L’ETÀ DI AUGUSTO
3. Orazio
PERCORSO ANTOLOGICO
Fies nobilium tu quoque fontium, me dicente cavis impositam ilicem 15 saxis, unde loquaces lymphae desiliunt tuae.
poliptòto del pronome di II persona (Te ... nescit tangere, vv. 9-10), stilema caratteristico degli inni alle divinità, che scandisce l’elencazione delle prerogative del dio celebrato e invocato (cfr. il proemiale inno a Venere di Lucrezio, De rerum natura I, 1-43). – frigus amabile: accusativo neutro oggetto di praebes; in disposizione chiastica con atrox hora (v. 9) forma un vivo contrasto, enfatizzato dall’allitterazione in a che lega i due aggettivi, vistosamente discordanti per significato e per suono (aspro e duro atrox; liquido e dolce amabile). – vomere: sineddoche per l’aratro (la parte per il tutto); ablativo di causa da collegare al dativo fessis. – fessis ... tauris ... et pecori vago: un altro chiasmo; al centro si colloca felicemente il verbo praebes, da cui i dativi dipendono. L’aggettivo vago, evocando immagini care alla poesia bucolica, si riferisce al bestiame libero di «errare» sui pascoli e nei boschi, a differenza dei tori, o meglio dei buoi (in latino taurus ha entrambi i significati), adibiti al duro
Analizzare il testo 1.
lavoro dell’aratura. – Fies: «diventerai», «sarai»; futuro di fio, fieri. – nobilium ... fontium: cioè le fonti sacre della poesia, come quelle di Castalia (a Delfi), di Aganippe e di Ippocrene (in Beozia). È genitivo partitivo da unire direttamente a fies; sottintende una. – tu quoque: il pronome di II persona riprende e continua la serie aperta ai vv. 9-10; e ancora tuae (v. 16). – Me ... desiliunt tuae: costruisci Me dicente ilicem impositam saxis cavis unde tuae lymphae loquaces desiliunt. – Me dicente: ablativo assoluto di valore causale-temporale. Il poeta vuol dire che in virtù del suo canto anche l’italica fonte di Bandusia (tu quoque) sarà d’ora in poi annoverata fra le sacre fonti della tradizione ellenica, ispiratrici di poesia e a loro volta rese illustri (nobiles) dal canto dei poeti. – cavis ... saxis: lett. «il leccio [o elce] sovrastante le rocce incavate»; ilicem (accusativo di ilex, ilicis, probabilmente un singolare per il plurale) è oggetto di dicente; la collocazione in enjambement dà rilievo all’immagine
La fonte di Bandusia cantata da Orazio è una sorgente immaginaria o reale? In questo caso, dove si trovava? 2. L’ode ha una chiara struttura bipartita. Enuncia sinteticamente il contenuto delle due parti, dopo averle identificate, illustrandone i temi e i motivi dominanti. Il componimento si può definire nel complesso unitario? 3. Qual è nella lingua latina la costruzione dell’aggettivo dignus (v. 2)? E del verbo donare (v. 3)? 4. L’ode alla fonte di Bandusia è intessuta di suggestioni letterarie, e d’altra parte di precisi richiami ad antiche tradizioni ed usanze romane e
dell’albero (forse più d’uno) che distende i rami frondosi sulla sorgente, proteggendola con la sua fresca ombra. Il participio perfetto impositam (da impoˉno, ĕre, «porre sopra») concorda con ilicem; l’ablativo semplice cavis ... saxis, retto da un verbo composto con in, esprime il complemento di stato in luogo (non manca peraltro chi lo intende come un dativo); è perifrasi per «grotta». – desiliunt: predicato della relativa introdotta da unde, è indicativo presente di desilio, ˉı re (de + salio, lett. «saltare», «balzare giù») che evoca il vivace, sonoro (loquaces) sprizzare e scorrere giù «saltellando» delle acque sorgive. – loquaces: lett. «parlanti», «chiacchierine» (da loquor, loqui). – lymphae ... tuae: soggetto di desiliunt, è un grecismo poetico. La scelta del vocabolo non è casuale: lympha (dal greco nymphe, «ninfa») indica in particolare un’acqua limpida, sorgiva; inoltre è attestato Lymphae in luogo di Nymphae, a designare specialmente le ninfe delle acque (personificazione).
italiche. Distingui nel testo i diversi spunti sui quali è costruita la lirica, facendo seguire all’analisi un breve commento.
Confrontare e interpretare i testi
5. Sebbene il poeta non lo affronti qui in modo del tutto esplicito, l’ultima strofa tocca uno dei temi oraziani per eccellenza, quello dell’immortalità (o quanto meno della perennità) del canto lirico, e più in generale della poesia. Sviluppa questo tema leggendo in particolare almeno l’ode III, 30 [ T19], estendendo ove possibile il discorso ad altri testi e ad altri autori, antichi e/o moderni, a te noti.
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