N U OVA RI VISTA DI C OU NSE L IN G F ILO SOF ICO, N. 16 , 2 0 20
Sull’ozio come categoria esistenziale Paolo Montecchio1
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copo di questo articolo è indagare, sotto una prospettiva filosofica, quella che potremmo chiamare la “categoria esistenziale” dell’ozio.
L’idea nasce da una presa di coscienza di un contesto sociale nel quale molti di noi ora si trovano a vivere, ovvero – com'è noto – un contesto nel quale le attività produttive sono ridotte al minimo quando non assenti, e vi è di conseguenza un “ritorno a sé”, un ritorno che, se è vero che può essere da una parte occasione di riscoperta del proprio Io, dall’altra è altrettanto indubbio che tale processo fa sì che l’essere umano sperimenti una certa condizione di angoscia, che può assumere le più svariate forme. Mostreremo in questo articolo che l’angoscia da una parte costituisce una categoria esistenziale fondamentale, anzi, è in qualche modo “la” categoria esistenziale più propria dell’essere umano; d’altro canto, mostreremo che è proprio nell’angoscia che la luce dell’Essere ha la possibilità più vera di rivelarsi. Cercheremo inoltre di condurre quest’indagine esistenziale attraverso una prospettiva che vuol essere quanto più filosofica possibile, ciò significa che è necessario mettere tra parentesi innanzitutto precomprensioni e tesi d’essere che non appartengono alla filosofia: psicologia e “psicologismo”, sociologia e antropologia sono prospettive che, ferma restando la loro validità scientifica ed epistemica, e sebbene abbiano delle intuizioni interessanti, non perseguono il nostro scopo che si configura invece come indagine in certo modo “fenomenologica” del “senso” dell’angoscia, che – come cercheremo di mostrare può avere la sua origine da una condizione che chiameremo di “ozio”. Sgombrato quindi il campo da ciò che filosofia costitutivamente non è, cercheremo di mostrare qual è il percorso attraverso cui la nostra indagine verrà condotta. In primo luogo, cercheremo di fare chiarezza sulla categoria esistenziale dell’ozio come propria dell’essere umano (che seguendo il linguaggio heideggeriano a volte chiameremo Esserci, per evidenziare da una parte la connessione essenziale ed esistenziale che l’essere umano ha con l’Essere in quanto tale, ovvero nel suo modo di esistenziare che consiste nel suo aver-daLaureato in Filosofia Teoretica presso l’Università degli Studi di Milano, lavora in ambito sociosanitario, Counselor Filosofico in formazione (II anno) presso SSCF & ISFiPP - Torino. 1
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