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Riflettere durante il Coronavirus e l’isolamento sociale: sarà l’inizio di un cambiamento? Debora Fariseo1
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fiori, che nascono e crescono nel mio giardino, si stanno aprendo al sole primaverile: sembrano felici. Hanno anticipato la loro fioritura a causa delle mutate condizioni metereologiche e climatiche. Il giardino però è sempre lo stesso anche se a me sembra così diverso. Perché? Che cosa sta succedendo, sono forse divenuta improvvisamente più sensibile? Mi sono sempre piaciuti e amo la natura, a cui sento di appartenere, in tutte le sue manifestazioni esteriori. Però oggi appare tutto così diverso. Perché? Non devo correre al lavoro, uscire in auto, andare ad un appuntamento. È come se il mondo si fosse fermato per lasciarmi il tempo di guardarmi intorno. Scopro l’importanza del cellulare che mi consente di tessere conversazioni con parenti, amici, persone non dimenticate ma allontanate a causa del frenetico correre che ci impone la vita di oggi. Posso dedicarmi alla lettura del mio libro acquistato tempo fa e riposto in attesa del “momento giusto”. Eccomi oggi sono questa persona, disposta ad obbedire alle imposizioni che lo Stato ci propina per uscire dall’emergenza sanitaria che stiamo vivendo il prima possibile e nel modo migliore. Il Coronavirus ci obbliga a rispettare la Natura, ad osservare certe regole comportamentali ma ci consente, tuttavia, di riappropriarci della nostra interiorità e non solo, di leggere le varie sfaccettature della vita rimaste inevase per tante ragioni, ma delle quali, forse, la più importante è il vivere in una società che ha dimenticato certi valori, emozioni, carezze di un vivere in armonia con il vicino,
Counselor Filosofico in formazione (I anno) SSCF & ISFiPP, laureata in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università degli Studi di Pavia. 1
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