N U OVA RI VISTA DI C OU NSE L IN G F ILO SOF ICO, N. 16 , 2 0 20
La malattia come condizione antropologica dell'esistenza nello spazio letterario de La Coscienza di Zeno: annotazioni ai tempi del Coronavirus Stefania Marengo1
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utti noi siamo sempre costantemente impegnati a contrastare trasmissioni virali e batteriche delle quali neppure ci rendiamo conto, perché è il nostro sistema immunitario che riesce a tener testa a questi microorganismi nemici; i luoghi stessi della cura, gli ospedali, da sempre possono trasformarsi in luoghi di contagio, anche a causa dell'antibiotico-resistenza; noi stessi conviviamo quotidianamente con una città invisibile di batteri, miceti e virus, che colonizzano tutte le nostre superfici di contatto verso l'esterno ed anche il nostro stesso intestino. Questa città invisibile, il microbiota, modula e controlla il nostro sistema immunitario e lo tiene attivo; di solito viviamo beatamente inconsapevoli di queste aggressioni e di questi meccanismi: solamente i più acuti o fragili di noi, sembrano rendersi conto di vivere all'interno di un sistema complesso, in cui tutti gli organismi (e noi stessi) - dai meno innocui, a quelli neutri od opportunisti - fanno parte al contempo di un macrocosmo e di un microcosmo. La mia prima reazione, all’inizio della pandemia, è stata quella di esercitare l'autoironia, affermando che in fondo anche la razza umana può essere considerata nulla più che un virus molesto per l'intero pianeta. Mi era tornato alla mente uno degli explicit più apocalittici della nostra letteratura, quello de La coscienza di Zeno di Italo Svevo. Ci sono, in questo finale, diversi spunti Laureata in filosofia, Bibliotecaria, Counselor Filosofico in formazione ( III Anno) presso la Scuola Superiore di Counseling Filosofico & Istituto Superiore di Filosofia Psicologia Psichiatria 1
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