Il regime turco sta lanciando un’aggressione contro un certo numero di villaggi e città nelle campagne di al-Hasakah e Raqqa, provocando la morte e le lesioni di centinaia di civili, compresi bambini, donne e lavoratori nei settori dei servizi e danni materiali significativi alle strutture di servizio e a importanti infrastrutture come dighe, centrali elettriche e acqua” (Tishreen)
Il karma del Golfo -------------------------------------------------------------------Come i conflitti tra Iran e Arabia si ripercuotono sulla guerra yemenita
Afrin e Raqqa, dalla loro conquista, sono parte di due diversi cantoni del Rojava, di fatto mai riconosciuti dal regime di Assad. Eppure il popolo colpito viene subito accostato alle preziose infrastrutture governative e non all’immediato obiettivo di Erdogan. Che, come ampiamente dimostrato, non ha alcun interesse nel rovinare i rapporti con i vicini siriani (soprattutto in vista della sua uscita de facto dall’alleanza atlantica) ma piuttosto a liberarsi di quel che resta delle forze curdo-siriane del nord. Le SDF infatti, nonostante l’alleanza temporanea stretta con il regime in chiave anti-turca, diventano l’ennesima forza esterna e illegittimamente armata sul sacro territorio controllato dal Ba’ath. Con lo scenario scatenato dal ritiro degli Stati Uniti, dunque, la Siria diventa territorio di prova per una nuova narrazione: i grandi saggi, Putin e Assad, veglieranno sulla stabilità della regione. A patto che siano loro a controllarla, nella loro interezza.
di Francesca Asia Cinone e Pietro Forti 22
Scomodo
Ottobre 2019