Quanto vale il Made in Italy? -------------------------------------------------------------------Analisi economica (e politica) dell’import-export italiano
Tutta colpa degli Airbus Nell’ottobre del 2004 il governo di Washington pone fine ad un accordo del 1992 tra USAUE sulla costruzione di velivoli civili, e apre un fascicolo presso l’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) per denunciare una presunta concorrenza sleale da parte dell’Unione Europea. Sotto la lente d’ingrandimento finiscono infatti 22 miliardi di dollari, sotto forma di sgravi fiscali, con i quali l’UE avrebbe aiutato illegalmente il colosso Airbus, principale concorrente della compagnia statunitense Boeing. Alla mezzanotte del 18 ottobre, 15 anni di contese hanno finalmente trovato una loro, parziale, conclusione: gli Stati Uniti hanno avuto il via libera dal WTO per imporre dazi di compensazione del 25% verso l’UE per un “risarcimento” complessivo che ammonta a 7,5 miliardi di dollari. I prodotti più interessati saranno quelli del settore agroalimentare: formaggi italiani, vini francesi, olive greche, whiskey scozzese; ma anche prodotti tessili, plastica, carta o componenti per l’aeronautica. Come esce l’Italia da questo braccio di ferro? Peggio di chiunque altro. Se si pensa che l’Italia non fa parte del consorzio Airbus (che coinvolge invece altri paesi europei come Francia e Germania) e che i dazi colpiscono uno dei fiori all’occhiello delle esportazioni italiane sul mercato statunitense (andando a penalizzare 28
il commercio italiano per una cifra intorno al miliardo di euro), ecco che ci sono tutti gli elementi perché si possa gridare ad una decisione quantomeno ingiusta. In questo verso, è sensato inquadrare la visita di Mattarella a Trump avvenuta verso la metà di ottobre come un tentativo di ricucire uno strappo che può essere molto doloroso per l’economia italiana.
Tentativo che ha portato i suoi, scarni, frutti: Lawrence Kudlow, il consigliere economico del presidente USA, ha dichiarato a margine della visita di Mattarella che l’aumento delle tariffe sul settore automobilistico, che avrebbe avuto come obiettivo principale l’industria tedesca, è stato evitato perché avrebbe danneggiato in maniera considerevole anche l’economia italiana. Il colloquio tra Mattarella e Trump, però, non è stato sempre così sereno.
Il capo dello Stato italiano ha apertamente rimproverato a Trump una generale politica di protezionismo e chiusura dei mercati che sarebbe controproducente per entrambe le economie, mettendo nel mirino probabilmente anche la stretta su acciaio e alluminio avvenuta nel 2018. La risposta di Trump è stata di quelle che fanno riflettere: il presidente USA si è lamentato dell’esigua quantità di finanziamenti che l’Italia riserverebbe alle spese militari e quindi al finanziamento della NATO (circa l’1% del PIL invece del 2% richiesto da Trump). Ciò mette in risalto come quella tra Europa e Stati Uniti sia una partita tutt’altro che limitata al settore economico: il progetto di un esercito comune europeo recentemente ritornato in auge va proprio nella direzione di rendere l’Unione Europea sempre meno dipendente da un alleato statunitense ritenuto non più così affidabile. E allo stesso modo va interpretata la visita di Xi Jinping in Italia lo scorso marzo, con gli accordi commerciali che lo hanno accompagnato: un tentativo di instaurare rapporti commerciali alternativi. Peraltro, la querelle tra Airbus e Boeing non può dirsi affatto conclusa, come ha ricordato lo stesso Kudlow dichiarando che “ci sono ancora sei mesi per negoziare”: è attesa a stretto giro di posta, infatti, anche la sentenza inversa che dovrebbe riconoscere gli USA colpevoli di concorrenza sleale per gli aiuti a Boeing, concedendo quindi all’UE l’opportunità di imporre a sua volta dazi sulle esportazioni statunitensi. L’Italia troverà quindi il modo di difendere il Parmigiano Reggiano dall’assalto del Parmesan americano? Scomodo
Gennaio 2019