N. 32 MAGGIO 2020

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Il digital divide Un’introduzione al tema Il digital divide segnala, nel suo significato più generale, la difficoltà di una parte della popolazione di dialogare con gli strumenti tecnologici. Ciò è dovuto d’altra parte a due ordini di problemi : da un lato le differenti dotazioni riguardanti l’accesso alla rete internet, dall’altro la disparità nel grado di "alfabetizzazione digitale", fondamentale per la comprensione degli strumenti digitali e per il loro utilizzo consapevole ed efficiente. L’inclusione e l’esclusione digitale sono determinate quindi da una molteplicità e complessità di fattori saldamente interconnessi fra loro di carattere culturale, economico, sociale, geografico. Le dinamiche territoriali a livello di infrastrutture fanno i conti con una presa di coscienza ancora troppo lenta e superficiale dell’importanza di dirigere i processi di cambiamento e di crescita culturale digitale. Con la pandemia, l’impreparazione delle società contemporanee è emersa palesemente, è venuta sotto gli occhi di tutti, scatenando accesi dibattiti e interrogativi sulla natura complessa e articolata di alcuni fenomeni, forse, con una evidenza inedita. Al vertice delle questioni critiche c’è sicuramente il tema del digital divide. Un primo sguardo ai dati L’Italia è arrivata tardi al digitale, abbiamo aspettato anni prima di investire qualche milione per portare la banda larga fissa su tutto il territorio nazionale, e questo ha causato un ritardo inevitabile nell’adeguamento del pensiero analogico collettivo a quello digitale, soprattutto se si guarda a chi è stato “coperto” più tardi, a chi è stato lasciato indietro nell’educazione digitale, o a quelle imprese che si sono trovate in un contesto ampiamente globalizzato e digitale, ma con una cultura territoriale ancora impreparata agli enormi mutamenti in atto. 4

Se 10 anni fa eravamo indietro sulla banda larga fissa, oggi, che questa raggiunge finalmente quasi la totalità del territorio, siamo indietro su quella veloce, fondamentale per le videochiamate, le conference call, i servizi di cloud, la scuola digitale ; siamo indietro sulle competenze, con una popolazione che per oltre il 40% ha competenze digitali basse, o addirittura minime. Secondo l’Indice Desi, strumento utilizzato dalla commissione europea per monitorare lo sviluppo tecnologico e la sua competitività, l’Italia si colloca al 24esimo tra i 28 paesi membri dell’Unione Europea. Per quanto riguarda la copertura dell'infrastruttura della rete, la posizione dell’italia ha conosciuto un netto miglioramento negli ultimi anni, con una copertura vicina al 100% delle famiglie per quanto riguarda la banda larga fissa, e una prospettiva di sviluppo basata su strategie nazionali di investimento per quanto riguarda la banda larga veloce. Tuttavia tre persone su dieci non utilizzano ancora Internet abitualmente e più della metà della popolazione non possiede competenze digitali di base. Ciò si riflette inevitabilmente sui servizi digitali, che versano in una situazione di stallo e di incompiutezza, con un seguente danno alla produttività delle imprese e alla crescita socio economica del paese. Cultura del digitale e tutela dei diritti Gli interventi legislativi, in particolare quelli che incidono sui diritti, accompagnano i processi culturali. Una nuova cultura del digitale inevitabilmente viene affiancata da un impianto normativo in grado di tutelare i diritti fondamentali dell’individuo, di proteggere la loro realizzazione. Garantire libertà di connessione significa ormai permettere di esercitare e godere dei propri diritti fondamentali : il diritto alla connettività è divenuto dunque un postulato irrinunciabile per l’esplicazione e la realizzazione materiale di una molteplicità di altri diritti fondamentali, consequenzialmente legati alla rete e che in essa si realizzano. Scomodo

Maggio 2020


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