La digitalizzazione del comparto statale A seguito della liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni avvenuta all’inizio degli anni 90’, è stato introdotta in Europa, e in seguito anche in Italia il cosiddetto “servizio universale” il primo istituto giuridico che imponeva obblighi regolamentari a qualsiasi gestore di servizi telecomunicativi e conseguentemente multimediali di utilità pubblica, fosse esso pubblico o privato. Introdotto in Italia nel 2003 con il Decreto n. 259, conosciuto anche come Codice delle Comunicazioni elettroniche”, questo codice identifica il servizio universale come “l’insieme minimo di servizi di una qualità determinata, accessibile a tutti gli utenti, a prescindere dalla loro ubicazione geografica e offerti a un prezzo accessibile”. Il servizio universale è dunque, secondo alcuni autori, quella parte di presenza pubblica che permane una volta terminato il gioco della domanda e dell’offerta. La fornitura del collegamento alla rete fissa è stato il principale, se non unico obiettivo di questo servizio per gli ultimi 15 anni,concepito dalla legislazione italiana per garantire a tutti l’usufrutto dei servizi telefonici. Questo servizio è stato garantito grazie alla presenza di una infrastruttura preesistente già molto vasta (la rete cosiddetta incumbent di Telecom) cosa che ha permesso di ridurre i costi di gestione e conseguentemente, quelli del servizio medesimo. Tuttavia, il nodo fondamentale del fallimento del servizio universale è sicuramente la mancanza di qualsiasi forma legislativa che garantisca l’accesso alla banda larga, ritenuto un privilegio non essenziale. 6
Per una riduzione del fenomeno del digital divide, l’inserimento di tale obbligo diventa un nodo fondamentale, considerando che l’evoluzione della digital society ha ormai reso l’inclusione dell'accesso alla rete digitale un diritto necessario, aspetto fondamentale per garantire la parità di diritti e accesso ai servizi pubblici nell’era della rivoluzione digitale. Lo stato digitale La digitalizzazione della pubblica amministrazione, chiamata anche con il termine “e-government”, è definito molto vagamente, da una comunicazione dell’Unione Europea del 26 settembre 2003, come «l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nelle pubbliche amministrazioni (..) al fine di migliorare i servizi pubblici ed i processi democratici e di rafforzare il sostegno alle politiche pubbliche>>. Il processo della digitalizzazione della pubblica amministrazione, definita in Italia come informatizzazione dell'organizzazione e dell'azione amministrativa, comporta l’utilizzo di varie soluzioni informatiche, al fine di consentire una circolazione di informazioni più rapida e diretta tra i vari apparati pubblici, accelerando i processi burocratici interni, e cercando così di garantire un servizio migliore per i cittadini. L’e-government dunque, mira essenzialmente a due scopi principali: l’offerta di servizi più efficaci e diretti per i cittadini e l’incremento dell’efficienza dei processi interni delle singole agenzie della PA. Grazie all'applicazione dell'ICT (Information e communication tecnologies, acronimo che definisce tutte le tecnologie riguardanti i sistemi di telecomunicazione digitale) congiuntamente ad una rielaborazione delle procedure interne: eliminando le operazioni superflue o quantomeno non fondamentali, che non apportano un valore aggiunto, si ottengono processi più rapidi e quindi efficienti; ciò comporta la possibilità di fornire risposte più celeri agli utenti finali. Scomodo
Maggio 2020