Il Giornale dei Biologi - N. 2 - Febbraio 2020

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Edizione mensile di AgONB, Agenzia di stampa dell’Ordine Nazionale dei Biologi. Registrazione n. 52/2016 al Tribunale di Roma. Direttore responsabile: Claudia Tancioni. ISSN 2704-9132

Febbraio 2020 | Anno III - N. 2 | www.onb.it

Il Giornale dei

CORONAVIRUS A CHI GIOVA IL PANICO?

Secondo alcuni studi, la popolazione europea sarebbe geneticamente refrattaria al Covid-19


EDIZIONE

SUMMER SCHOOL

of Environmental Toxicology 2020 Effetti dell'inquinamento sulla salute umana: principali patologie causa di mortalità nei paesi industrializzati

Napoli, marzo-maggio 2020 Quest’anno la Summer School sarà aperta anche a medici e pertanto le attività didattiche saranno implementate con approfondimenti di clinica medica. Sarà assegnata una borsa di studio dall'Onb, per un valore di 12.000 Euro, allo stagista biologo primo classificato che potrà frequentare i laboratori dell’Arpa Campania per un anno.

www.onb.it

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Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2020


Sommario EDITORIALE 3

ONB, al crocevia delle speranze e delle attese di Vincenzo D’Anna

PRIMO PIANO 6

di Daniele Tedeschi

9

Coronavirus: un gene salva-cellule

10

La salute del sistema immunitario inizia dal microbiota

12

34

E se dovessi non replicare te... SALUTE 26

di Riccardo Mazzoni

di Daniele Ruscitti

di Andrea Del Buono

28

Banca dati sull’oncologia personalizzata

Ctu e periti, tempo di bilanci per la commissione dell’onb

29

Mortalità perinatale: numeri allarmanti

Stati generali della ricerca a Napoli

30

I geni che causano l’autismo

32

Diabete e fumo, filo diretto tra cervello e pancreas

di Stefania Papa

14

Consultori familiari, ancora troppo pochi sul territorio

di Daniele Ruscitti di Daniele Ruscitti di Daniele Ruscitti

di Elisabetta Gramolini

34

Una molecola per studiare il cervello con la luce di Marco Modugno

36 6

di Domenico Esposito

38

Genetica e nutrizione

40

Umanesimo in nutrizione

44

Un muscolo nel follicolo pilifero

BIOLOGIA DEL PALAZZO 18

Scontro al Senato sul decreto intercettazioni. “Cittadini tutelati” “No, deriva illiberale”

di Riccardo Mazzoni

INTERVISTE

Codificati gli odori nel cervello: passi avanti per prevenire le malattie

di Gianni Zocchi, Stefano Bernardi, Lisa Fiore, Giacomo Ciampi, Giorgia Carabelli, Niccolò Zocchi di Biancamaria Saetta

di Biancamaria Mancini

20

Il biologo che ringiovanisce le cellule

46

Il segreto dell’aloe vera

22

Plastica e fertilità, relazione pericolosa

48

Anziani e tecnologia. Il mondo “invecchia” 24

di Carmine Gazzanni di Chiara Di Martino

di Carla Cimmino

di Ludovica Vollaro

Attualità

Scienze

Contatti


AMBIENTE

BENI CULTURALI

50

La nuova vita delle sigarette

52

I danni alla biodiversità dell’Australia

54

Piante modificate per non inquinare

68

di Giacomo Talignani

di Pietro Sapia

di Giacomo Talignani

69

di Giacomo Talignani

56

70

Il car pooling aziendale -832 tonnellate di CO2 di Gianpaolo Palazzo

59 61

L’eterna bellezza di Canova di Matteo Piccirilli

SPORT

#ilcibononsibutta: lo spreco alimentare vale 15 miliardi e l’80% è nelle case di Gianpaolo Palazzo

58

Il “Rinascimento Marchigiano” dopo il sisma

Smetto, anzi no: quando il campione batte anche l’età di Antonino Palumbo

72

Il volo di Duplantis, erede di Bubka di Antonino Palumbo

I cerotti smart che salvano i coralli

73

di Carmen Paradiso

Pesca, Mediterraneo sovrasfruttato

Calcio, questione di geni di Antonino Palumbo

BREVI

di Felicia Frisi

74

INNOVAZIONE 62

I neuroni Gps che conoscono il futuro

63

Rebus per la vita dell’uomo nello spazio

64

Imballaggi biodegradabili e “intelligenti”

65

Il “tandem” per un fotovoltaico efficiente

66

Progetto ELFO: l’elettronica si mangia

La biologia in breve di Rino Dazzo

LAVORO

di Marco Modugno

76

di Pasquale Santilio di Felicia Frisi

Concorsi pubblici per Biologi SCIENZE

78

Malattie cerebrovascolari: prevenzione e fattori di rischio di Sara Lorusso

di Felicia Frisi

82

di Gianpaolo Palazzo

Le regole di una vita (più lunga) senza malattie croniche di Sara Lorusso

86

Il vero volto della soia: le due facce della medaglia di Giada Fedri

ECM 92

L’analisi Minerale del Capello

di Antonio Procopio

CONTATTI 70

101 Informazioni per gli iscritti Attualità

Scienze

Contatti


EDITORIALE

ONB, al crocevia delle speranze e delle attese di Vincenzo D’Anna Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi

I

n queste ore migliaia di colleghi materia avulsa dalla società sopratiscritti all’ONB stanno risponden- tutto se ad affliggere il popolo sono do alle domande di un ulteriore fattori epidemici che interessano disondaggio d’opinione commissio- rettamente la sfera di competenza nato dall’ente per rilevare lo stato di dei Biologi. Dopo aver letto varie tesi gradimento delle attività, dei servizi e consultato eminenti colleghi gee delle opportunità, messi in campo netisti, virologi ed epidemiologi, ho dalla nuova dirigenza dell’Ordine, dal tratto un personale e fondato convinsuo insediamento ad oggi. cimento sui fatti in essere. Tra le domande ve ne sono due sul Ma questo contava poco se non tema di stretta attualità dell’epide- avessi ascoltato la voce dei numemia di nuovo Coronavirus rosi esperti riuniti negli ed in particolare sul gra“stati generali della ridimento della posizione cerca” lo scorso gioveÈ sbagliato ritenere pubblica assunta dall’Ordì 20 febbraio, al centro dine Nazionale dei Biodi genetica “Ceinge” di la scienza una logi circa la natura della Napoli, evento nel cormateria avulsa dalla malattia e le conseguenti so del quale ho avuto il esagerazioni, per non dire piacere e l’onore di presocietà soprattutto se panico, che tale evento miare Maria Capobianchi ad affliggereil popolo sta suscitando: misure di e l’equipe di Biologi che quarantena, cordoni di sicon lei ha isolato, da masono fattori di tipo curezza, paralisi dell’inteteriale infetto, il nuovo ra economia delle regioni Coronavirus e codificato epidemico del Nord (ove maggioril suo RNA, presso l’omente si produce la ricspedale “Spallanzani” di chezza nazionale). Perdere in borsa, Roma. Ho quindi deciso di divulgare in un sol giorno, oltre 40 miliardi di un comunicato stampa invitando alla euro significa aggravare lo stato di moderazione, ma anche a scongiuracrisi economica che tuttora affligge re il panico, trattandosi di un virus, il nostro Paese. il Covid-19, a bassissima letalità, che I Biologi non vivono sulla Luna e colpisce anziani già gravemente afnon credo siano immuni ed estranei fetti da malattie pregresse e persone dai contraccolpi che la congiuntura prive di difese organiche ed immuniproduce soprattutto sulla occupazio- tarie in generale. ne giovanile e sulle famiglie. In sinteInoltre il collega genetista Daniele si: è sbagliato ritenere la scienza una Tedeschi ha avuto la disponibilità, la Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2020

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EDITORIALE

pazienza ed il buon senso di illustra- volezza di questa nuova immagine di re e spiegare ai collegi Biologi in una autorevolezza per tutta la categoria video-intervista, pubblicata sul sito dei Biologi, una riflessione ultronea: dell’ONB, che la popolazione europea quale tipologia di Ordine professioè poco sensibile all’attecchimento di nale serve ed è gradita agli iscritti? questo tipo di virus per la Quella del tempo remoto presenza di un particolacon l’Ordine in perenne re polimorfismo della vasilenzio a recitare parti Gli europei sono poco riante genetica HLA*B27. secondarie nelle scenario In sintesi, la popolazioscientifico e sanitario, sensibili all’attacco di ne europea non possiede oppure un Ordine in graquesto tipo di virus sulla superficie cellulare do di assumere posizioni antigeni di superficie che anche pubbliche, ponper la presenza di un offrano al virus la possiderate ed avvedute, che polimorfismo della bilità di “attecchire” e poi conferiscano alla categopenetrare all’interno delria un ruolo, per quanto variante genetica le cellule contrariamenlimitato, da protagonite a quanto avviene per sta? HLA*B27 la popolazione nel Sud Nell’assumere la carica della Cina ove, nel 70% di presidente assunsi andella popolazione, si caratterizza il che un onere chiaro ed indefettibile: polimorfismo HLA B27 04 che rende non avrei mai presieduto un ente nel la cellula vulnerabile al virus. Si badi quale prevalessero comodità e mebene che non si tratta di una scoper- diocrità, un ente diretto da persone ta bensì solo dello studio di una larga che scambiassero la carica elettiva bibliografia dedicata al gene HLA nel- per un ben retribuito mestiere plule malattie reumatiche ed autoimmu- riennale e che aspirassero semplini che ha evidenziato anche questa cemente alla “buona vita”. Abbiamo particolare peculiarità. Detto, fatto. oltre trenta diverse professioni che Abbiamo subito informato le autori- i Biologi esercitano, e tuttavia anche tà preposte allegando la bibliografia qualche migliaio di precari e disoced in queste ore dalle stesse autorità cupati. stanno giungendo messaggi di minore Occorreva informare e formare i allarme e di convergenza sulle posi- colleghi sulle tante nuove strade da zioni esposte, per primi, dall’ONB. intraprendere per giungere ad una Finanche un giornale prestigio- collocazione professionale. Abbiamo so come il New York Times si è inte- agito a trecentosessanta gradi senza ressato alla vicenda ed alle posizioni trascurare nulla e senza comprimere dell’Ordine nazionale dei Biologi, ol- il pensiero di nessuno né la possibilitre che le principali agenzie d’infor- tà di inserirsi negli ambiti ordinistimazione. Una bella sodci, oggi anche territoriadisfazione, non c’è che li. Siamo contro i cordoni dire, per un Ordine, il sanitari di questi giorni Finanche un giornale nostro, rimasto per molperché esagerati e riti anni, nel cono d’ombra spondenti ad emergenze prestigioso come dell’anonimato e della che di sanitario hanno mediocrità operativa. In poco o niente. Lo siamo il New York Times questo numero troverete parimenti per le convensi è interessato l’articolo con i riferimenticole che vogliono tarpati bibliografici del collega re le ali all’emancipazioalla vicenda ed alle Tedeschi ed altre notizie ne della categoria ed alla posizioni dell’Ordine su questa “follia collettieredità dei giovani a cui va” che si è scatenata un andrà in eredità, infine, il Nazionale dei Biologi po’ in tutto il Paese annostro lavoro. Se dovesche per la distorta inforsimo arrivare al crocevia mazione di certa stampa e delle solite delle speranze e delle attese messe frange della “politica politicante” che in discussione chiameremo ciascuno hanno strumentalizzato la situazione. a declinare le proprie responsabilità Nasce dall’orgoglio e dalla consape- assumendo le opportune decisioni. 4

Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2020


Anno III - N. 2 febbraio 2020 Edizione mensile di AgONB (Agenzia di stampa dell’Ordine Nazionale dei Biologi) Testata registrata al n. 52/2016 del Tribunale di Roma Diffusione: www.onb.it

Direttore responsabile: Claudia Tancioni In redazione: Luca Mennuni e Gabriele Scarpa Febbraio 2020 | Anno III - N. 2 | www.onb.it

Edizione mensile di AgONB, Agenzia di stampa dell’Ordine Nazionale dei Biologi. Registrazione n. 52/2016 al Tribunale di Roma. Direttore responsabile: Claudia Tancioni. ISSN 2704-9132

Il Giornale dei

Hanno collaborato: Stefano Bernardi, Giorgia Carabelli, Giacomo Ciampi, Carla Cimmino, Rino Dazzo, Andrea Del Buono, Chiara Di Martino, Domenico Esposito, Nico Falco, Giada Fedri, Lisa Fiore, Felicia Frisi, Carmine Gazzanni, Elisabetta Gramolini, Sara Lorusso, Biancamaria Mancini, Riccardo Mazzoni, Marco Modugno, Gianpaolo Palazzo, Antonino Palumbo, Stefania Papa, Carmen Paradiso, Matteo Piccirilli, Antonio Procopio, Daniele Ruscitti, Biancamaria Saetta, Pasquale Santilio, Pietro Sapia, Giacomo Talignani, Daniele Tedeschi, Ludovica Vollaro, Gianni Zocchi, Niccolò Zocchi. Progetto grafico e impaginazione: Ufficio stampa dell’ONB. Questo magazine digitale è scaricabile on-line dal sito internet www.onb.it edito dall’Ordine Nazionale dei Biologi.

CORONAVIRUS A CHI GIOVA IL PANICO? Secondo alcuni studi, la popolazione europea sarebbe geneticamente refrattaria al Covid-19

Questo numero de “Il Giornale dei Biologi” è stato chiuso in redazione giovedì 27 febbraio 2020. Contatti: +39 0657090205, +39 0657090225, ufficiostampa@onb.it. Per la pubblicità, scrivere all’indirizzo protocollo@peconb.it. Gli articoli e le note firmate esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano l’Ordine né la redazione. Immagine di copertina: © MUNGKHOOD STUDIO/www.shutterstock.com

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PRIMO PIANO

E SE DOVESSI NON REPLICARE TE...

Genotipo e sensibilità al Coronavirus Il ruolo del gene HLA-B27 di Daniele Tedeschi*

È

necessario ricordare che un virus NON è un essere vivente: non vive, non muore. I virus sono “parassiti cellulari obbligati”: non sono in grado di replicarsi autonomamente dato che hanno la necessità di utilizzare le strutture della cellula ospite affinchè possano compiersi le diverse fasi del ciclo replicativo: l’infezione. La premessa è fondamentale per comprendere l’etiopatologia di una attività virale nonché la patogenesi geografica o meglio una patogenesi associata alla genetica di popolazione, potendone tracciare una storia “geo-genetica”, nonché le possibilità di diffusione e quindi i percorsi terapeutici. Potremmo dire che “l’ancestry di un virus esiste solo strettamente correlato all’ancestry dell’ospite”. Il polimorfismo genetico e più in particolare il polimorfismo a singolo nucleotide BSc PhD, Biologo, progetto Genobioma, Ragusa.

*

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(SNP) di un essere vivente, per esempio ad un neurotrasmettitore o un fattore di dell’essere umano, è rappresentato da crescita,…) ed anche la diversa suscettivariazioni di una base all’interno della bilità ad una azione/reazione immunitaria, sequenza di un gene codificante o di una come la predisposizione ad una aggresregione intronica o di una intergenica del sione batterica o virale piuttosto che la DNA. La variabilità genetica è alla base compromissione o il potenziamento della dell’assetto genetico individuale e di po- detossificazione o dell’attività infiammatopolazione ed è associato alla maggior par- ria o della difesa immunitaria dei tessuti e te delle patologie avendo il ruolo di indur- dell’individuo(1,2,3). Un virus ha l’esigenza di replicarsi utire variazioni di suscettibilità delle risposte biochimiche e fisiologiche dell’individuo lizzando un ospite: è fondamentale anche per SARS-CoV2 il viverso stimoli endorus che da fine 2019 geni o esogeni. La in luncodifica di proteine Il polimorfismo genetico è imperversa go e in largo “dalla che avranno una diversa costruzione rappresentato da variazioni Cina”, responsabile dell’influenza COo una diversa fundi base all’interno di VID-19 (coronavirus zionalità rispetto ad un gene codificante disease 2019), una una “popolazione sindrome respiratogenerale” di geni/ ria acuta grave che proteine (wild type) di fatto modifica l’efficienza di un intero purtroppo ha mietuto non solo malati ma ciclo metabolico sia esso “produttivo” di anche decessi nella popolazione cinese e un aminoacido piuttosto che di un neu- poi mondiale. La ricerca scientifica è alla rotrasmettitore o di un ormone o anche ricerca di un freno alla diffusione, un vacla predisposizione ad una patolgia (neu- cino, una cura specifica: un inibitore della rodegenerativa, vascolare, etc..) nonché proteasi o della elicasi, enzimi codificati una affinità recettoriale (ad un ormone o che di fatto permettono la replicazione


PRIMO PIANO

© Robert Wei/www.shutterstock.com

te viene dato per scontato: il virus DEVE usare la cellula ospite e l’ospite è geneticamente ed epigeneticamente diverso nella suscettibilità al virus, nella sua risposta immunitaria ed infiammatoria. Tra i geni del complesso maggiore di istocompatibilità (MHC I), HLA-B27 (human leukocyte activate) rappresenta un elemento strettamente dominante nelle risposte antivi© CI Photos/www.shutterstock.com rali(7) nonché responsabile della variabilità dei fattori di rischio per la spongilite virale; un approccio terapeutico è anche anchilosante e della diversità rispetto alla quello di rinforzare la risposta immunita- “sorveglianza” delle azioni virali anche inria ed alzare le difese contro l’aggressione sieme ad altri fattori di predittività quali i virale (p.e: interferone)(4). Ad oggi l’ap- geni ERAP1 e ERAP2 (Endoplasmic Replicazione più pratica sembra quella di ticulum Aminopeptidase)(8,9). In realtà utilizzare farmaci antivirali già registrati, o gli studi relativi alla diversità dei sottotiin corso d’opera e dei quali è nota l’azione pi di HLA-B27 (centinaia) sono numerofarmacologica, seppur contro altre attività si(10) ed in particolare vanno evidenziati i sottotipi HLA-B27:02 (mediterraneo) virali (HIV, HCV)(5). Alcune tecniche utilizzate sono appli- HLA-B27:04 (cinese) HLA-B27:05 (caucate in vitro o su animali, ma pongono un casico) ovvero rappresentativi delle varie popolazioni(11,12). problema di efficacia In questo quadro è in vivo sull’uomo, la diversa ricome spesso accade. La genetica dell’individuo nota sposta dei diversi Intanto il direttore modifica la sua capacità polimorfismi alle ingenerale dell’Orgafezioni virali. L’allenizzazione Mondiale di esposizione le HLA-B27 è utile della Salute (W.H.O.) agli attacchi virali nella risposta contro Dr Tedros chiede il virus dell’epatite praticamente aiuto C (HCV) ed è stata (“We need our collective knowledge…”)(6). Ci sono cer- osservata una diversa immunodominanza tamente delle risposte da dare a doman- dei diversi sottotipi verso uno degli epide senza risposta, ma ci sono domande topi della proteina virale. La variabilità di che forse non sono state poste, dato che risposta del polimorfismo HLA-B27 è stata nell’elenco degli “imperativi necessari alla osservata anche nell’infezione da HIV (viricerca per salvare vite umane” non è in- rus dell’immunodeficienza umana) rispetserito proprio l’assioma che probabilmne- to al ritardo di insorgenza della malattia.

La variabillità polimorfica di popolazione è spesso studiata per comprendere la storia genetica di una persona o di un cluster di persone distribuite all’interno di un’area geografica e spesso è riferita ad un fenotipo (colore forma degli occhi etc..) prima ancora che ad una funzionalità genetica, ma la comprensione di una variabile funzionale non solo racconta una storia evolutiva, per esempio quella della anemia mediterranea, ma in particolare una storia di adattamento funzionale anche rispetto alle attività di un parassita che si sono succedute nel tempo. La distribuzione etnica di HLA è variabile nel mondo(13) e così quindi anche la risposta ad un virus. La domanda che forse NON è stata presa in considerazione alla riunione del WHO è: quanto è importante la caratterizzazione di un polimorfismo genetico wild type per un’area geografica piuttosto che per un’altra al fine di poter dichiarare l’evidenza di una grave pandemia mondiale? Quanto è importante caratterizzare un polimorfismo genetico al fine di valutare la responsività di un sistema immunitario individuale e quindi la responsività anche ad una eventuale azione terapeutica (antivirale o vaccinale?): “… HLA polymorphisms affect immune responses…”(14). La domanda che suggerisco al WHO è “con quale variabilità individuale?” e quindi “quanto una azione terapeutica sarà efficace rispetto alla variabilità dei polimorfismi genetici?, quale sottotipo HLA è presente nei pazienti che hanno subito l’infezione e quali variabilità polimorfiche non hanno impedito una sorte infausta e cosa ha aiutato un paziente “infetto” fino alla guarigione?. A proposiIl Giornale dei Biologi | Febbraio 2020

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PRIMO PIANO to dell’allele HLA-B27:04 è si, cinese, ma è presente in particolare nella popolazione di Wuhan e forse “l’esplosione” virale, questa come quella del 2002 ha un “senso” rispetto alla azione obbligata del virus: ha necessità dell’ospite e quest’ultimo ed in quella area ha forse le caratteristiche genotipiche e polimorfiche utili alla replicazione di massa di quel virus. Una valutazione approfondita (genetica) dell’ospite, oltre che del virus, delle caratteristche polimorfiche del gene fin qui discusso, ed anche di quei

polimorfismi utili o necessari alla risposta immunitaria ed infiammatoria, rende possibile allertare, ma non allarmare, prevenire, ma non barricare, se non avendo una maggiore accuratezza nel controllo della attività virale e magari con più serenità rispetto alla “generica pandemia”. Spero che il WHO nel 2020 prenda in seria considerazione che nel terzo millennio possa ancora valere l’assioma che “il virus non vive di vita propria” e rispetto al 2002 oggi conosciamo meglio l’ospite ed il suo DNA e quindi la sua

(della persona o della popolazione) possibilità nel ricevere e nel rispondere ad una attività virale ed alla terapia (medicina di precisione??). Non dimentico che le azioni epigenetiche possano influenzare sia l’aggressività sia l’attività virale nell’ospite che lo stesso percorso terapeutico: la prima e più importante attività epigenetica è quella del microbiota, lo studio del genobioma oggi è possibile e potrà dare un contributo più alto sia alla prevenzione che alla terapia e cura.

Bibliografia

1 Cureus. 2018. Genetic Predisposition to Infectious Disease. Klebanov N. 2 Annu Rev Genomics Hum Genet. 2001;2:373-400. The genomics and genetics of human infectious disease susceptibility. Hill AV. 3 PLoS One. 2012;7(2):e25431. Trends in population-based studies of human genetics in infectious diseases. Rowell JL1, Dowling NF, Yu W, Yesupriya A, Zhang L, Gwinn M. 4 Drug Discovery Today (2020) Recent discovery and development of inhibitors targeting coronaviruses T. Pillaiyar, Set al. https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/ S1359644620300416?via%3Dihub#! 5 Nature Reviews Drug Discovery (2020) G. Li, E. De Clercq https://www.nature.com/articles/d41573-020-00016-0 6 COVID-19 Public Health Emergency of International Concern (PHEIC) Global research and innovation forum:

© Vybi/www.shutterstock.com

towards a research roadmap (2020) WHO https://www. who.int/blueprint/priority-diseases/key-action/Global_Research_Forum_FINAL_VERSION_for_web_14_feb_2020. pdf?ua=1 7 D Clin Exp Immunol. 2017. The interplay between HLA-B27 and ERAP1/ERAP2 aminopeptidases: from anti-viral protection to spondyloarthritis. Vitulano C, et al.. 8 Immunogenetics 1984. HLA-B27, a dominant restricting element in antiviral responses Gomard E, et al. 9 Front Immunol. 2017 J. Human Leukocyte Antigen (HLA) and Immune Regulation: How Do Classical and Non-Classical HLA Alleles Modulate Immune Response to Human Immunodeficiency Virus and Hepatitis C Virus Infections? 10 Curr Rheumatol Rep (2013), Polymorphism of HLA-B27: 105 Subtypes Currently Known M. A. Khan 11 F Rheumatol Int 2010 The Association of HLA-B*27 Subtypes With Ankylosing Spondylitis in Wuhan Population of China Xiang Liu et al. 12 Curr Rheumatol Rep (2017) An Update on the Genetic Polymorphism of HLA-B*27 M. A.Khan 13 The Immuno Polymorphism Database (IPD), International ImMunoGeneTics (IMGT) HLA Database – Release 3.27.0, 2017–01 IPD-IMGT/HLA 14 HLA polymorphisms affect immune responses (2020) Pubmed

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Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2020

NIH

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/?ter-

m=HLA+polymorphisms+affect+immune+responses


PRIMO PIANO

© nata-lunata/www.shutterstock.com

Coronavirus: un gene salva-cellule L’Onb affronta il tema con genetisti ed immunoallergologi

L’

Oms qualche settimana fa aveva lanciato un allarme volte maggiori: ovvero 800mila persone. Il che porterebbe la mondiale dicendo che il Coronavirus propagato in percentuale dei deceduti allo 0,3%. «Ben al di sotto, dunque Cina costituiva una minaccia globale più terribile del – sottolinea D’Anna - della percentuale di vittime che si regiterrorismo, mentre ieri l’ha derubricato a una semplistra normalmente con l’influenza invernale. In questa ottica, ce influenza da cui otto volte su dieci si guarisce spontanedi sicuro più razionale, l’epidemia viene derubricata al rango amente. Una correzione di tiro in linea con quanto sostiene, di virosi respiratoria, certo pericolosa, ma che nulla ha a che da quando il virus è arrivato in Italia, Maria Rita Gismondo, vedere con le pandemie del passato». virologa dell’Ospedale Sacco di Milano: «Si è scambiata un’inMa il dato più tranquillizzante è un altro, e D’Anna ci tiene fezione appena più seria di un’influenza per una pandemia ad evidenziarlo: «Secondo gli studi illustrati dai nostri genetiletale, non è così», aggiungendo che l’influenza “normale” sti, la popolazione italiana - afferma - è per lo più immune dal miete molte più vittime. Il mondo scientifico, in queste settipunto di vista genotipico nei confronti del Coronavirus grazie mane, si è diviso sull’emergenza Coronavirus, ma lunedì sera alla presenza di un particolare gene che rende le nostre cellule a Porta a Porta autorevoli esponenti dell’Istituto Superiore di inaccessibili, contrariamente ai cinesi del Sud i quali hanno un Sanità hanno puntualizzato che si muore diverso polimorfismo che consente al virus non “per” il Coronavirus, ma “con” il Codi attaccarsi all’antigene di superficie e peD’Anna: «Tasso di ronavirus, nel senso che la morte sopragnetrare nelle cellule. Si tratta di elementi giunge solo in malati molto anziani con mortalità molto basso, ben già noti alla comunità scientifica e descritti gravi patologie pregresse. Le statistiche, in una vasta bibliografia. Quindi si può afal di sotto della normale fermare che il Coronavirus ha un indice di insomma, dicono che miete molto più vittime la normale influenza. mortalità molto basso e che non attecchiinfluenza invernale» L’Ordine dei Biologi ha subito messo sce sulla popolazione europea, contrariain campo tutte le sue competenze per afmente a quella cinese del Sud. Per essere frontare l’emergenza, e dai suoi esperti è arrivata un’analisi più chiaro: solo il 2-3% della popolazione italiana ha un genotimolto accurata, e fortunatamente rassicurante, sulle possibipo ricettivo al virus, mentre a Wuhan e nella Cina meridionale li conseguenze del Coronavirus sulla popolazione italiana ed la percentuale di sensibilità è del 70%. Questo spiega perché europea. Il presidente Vincenzo D’Anna ha voluto prima di le popolazioni asiatiche sono più sensibili anche all’epatite C. tutto sottolineare l’importanza della statistica epidemiologiQuindi - conclude D’Anna - si può ragionevolmente sostenere ca diffusa dall’Imperial College di Londra secondo cui nella che il Coronavirus dà una spontanea guarigione nell’80% dei città di Wuhan, epicentro dell’epidemia, i contagiati curati casi e per la parte rimanente si guarisce con le cure fino al dal sistema sanitario locale sarebbero stati, finora, 80mila 98%. Queste percentuali, peraltro, sono riferite a quella piccon una mortalità di poco inferiore al 3%. I contagiati tocola parte di popolazione che possiede il polimorfismo 04 ed è tali, compresi cioè quelli che non si sono recati nei centri sensibile al virus. Quindi il panico che si sta diffondendo è del ospedalieri predisposti sul posto, sarebbero addirittura dieci tutto ingiustificato». (R. M.). Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2020

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PRIMO PIANO

LA SALUTE DEL SISTEMA IMMUNITARIO INIZIA DAL MICROBIOTA

Perché è essenziale un regolare consumo di alimenti eubiotici riducendo proteine animali e prodotti raffinati di Andrea Del Buono*

T

utte le infezioni, comprese quelle da virus respiratori come il “covi-d-19”, il nuovo Coronavirus, dipendono in qualche modo da un microbiota “disbiotico”. Esso, rappresentato da un pattern di batteri, protozoi e virus (di questi se ne contano più di 18.000 genomi regolarmente presenti nella nostra pancia) partecipa alla profilassi dalle infezioni batteriche e virali, grazie alla presenza di battericine, molecole ad attività antibatterica-antivirale nonché contribuisce alla modulazione immunologica del rapporto Th1/Th2. Il microbiota ha un enorme ruolo nell’educazione e nel controllo dell’efficacia del sistema immunitario, ragion per cui viene chiamato anche “organo invisibile immunocompetente”. Le ricerche son concordi nell’affermare che un microbiota danneggiato, disbiotico, non protegge dalle infezioni opportuniste e stagionali. Due esempi. Un’infezione molto nota a livello ospedaliero, è quella da Clostridium difficile, responsabile di una particolare forma di colite fulminante, prima causa di morte da infezione nosocomiale degli anziani ricoverati. E ancora: l’infezione da Pseudomonas ae-

Medico Chirurgo – Immunoallergologo, Specialista in Medicina Preventiva e del Lavoro, presidente Fondazione “DD Clinic Research Institute”

*

10 Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2020

ruginosa, altro terribile microrganismo che porta a morte per sepsi. Tali microrganismi sono normalmente contrastati dai batteri buoni del microbiota. Quando però l’anziano o una persona debilitata fa un’antibioticoterapia protratta, ecco che il Clostridium d. come lo Pseudomonas a. (che sono antibiotico-resistenti), possono prendere il sopravvento dando le note complicanze. Quasi tutte le infezioni degli anziani (urinarie, polmonari, gastrointestinali, cause di sepsi e setticemia) sono conseguenza in primo luogo di una disbiosi. In definitiva la salute del sistema immune inizia con la salute del microbiota; risulta dunque essenziale un regolare consumo di alimenti eubiotici (fibre prebiotiche, enzimi, oli vegetali) riducendo proteine animali e tutti i prodotti raffinati.

La disbiosi è inoltre lo stato precursore dell’inflammaging, infiammazione cronica a bassa intensità, che non ha sintomi visibili, ma produce effetti sistemici su tutto l’organismo, tra i quali l’inversione del rapporto Th1/Th2, l’aumentata espressione sulle membrane cellulari leucocitarie (e sulle cellule ciliari della mucosa respiratoria di molecole di adesione “ICAM1”) Tali processi richiamano citochine pro infiammatorie e favoriscono l’ingresso intracellulare


PRIMO PIANO

Tutte le infezioni, comprese quelle legate ai virus respiratori come il Covid-19, il nuovo Coronavirus, dipendono da un microbiota “disbiotico”

dei più frequenti virus patogeni respiratori, tra i quali il RSV (virus respiratorio sinciziale). L’ingresso del virus nel citoplasma attiva una cascata di reazioni aumentando le specie reattive dei ROS, RNS e del NF-Kb. Proprio su questo importante fattore di trascrizione si sono concentrati i ricercatori Italiani e Internazionali mostrando come il resveratrolo, nella forma trans, possa sopprimere l’attivazione del Fattore Nucleare kappa B (NF-Kb) indispensabile per la trascri-

zione e l’assemblaggio delle proteine virali dei principali virus respiratori interferendo così la replicazione degli stessi. Dati preliminari di uno studio in vitro condotto dal gruppo del dott. Lorenzo Drago (Lab of Clinical Microbiology, Dept Preclinical Science LITA Vialba, University of Milan, Via GB Grassi 74, 20157 Milano, Italy. 2007) mostra che il pre-trattamento con resveratrolo alla concentrazione di 2 mg/ml su cellule Hep-2 inibisce l’effetto citopatico indotto dai seguenti virus: Adenovirus, Virus Respiratorio Sinciziale (RSV), Influenza A. Un’ulteriore pubblicazione nel 2005 è stata condotta da un gruppo di ricercatori Italiani (J. Inf. Dis. 191: 1719-29) dell’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con esperti delle università di Roma La Sapienza e Tor Vergata e del Consiglio Nazionale delle Ricerche, i quali attribuiscono interessanti pro-

prietà antivirali al resveratrolo: i virus infatti, una volta entrati in una cellula, hanno bisogno di fondere il proprio materiale genetico con quello cellulare per ottenere la sintesi delle proteine necessarie alla costruzione di diverse copie di se stessi ed è proprio nell’ultimo passaggio della replicazione, cioè durante l’assemblaggio delle proteine che il trans-resveratrolo interviene. Tuttavia è possibile che l’effetto osservato nei topi infettati, dove c’è stata una significativa riduzione della mortalità rispetto a quelli non trattati con resveratrolo, sia dovuta anche ad altre azioni del trans-resveratrolo oltre al blocco del NFKb. (1-3/1-6 Glucan and C-resveratrol complex - possible synergistic effects on immune system. VetvicKa V, Volnv T, et al.). Un’avvertenza: il trans resveratrolo inibisce in vitro l’attività del Citocromo P450 3A4 (CYP3A4). Anche se questa interazione non è stata riportata nell’uomo, elevate assunzioni di resveratrolo potrebbero aumentare teoreticamente la biodisponibilità ed il rischio di tossicità di farmaci che subiscono il metabolismo di primo-passaggio del CYP3A4. I farmaci che vengono metabolizzati dal CYP3A4 includono: atorvastatin, lovastatin e simvastatin, calcio antagonisti (felodipine, nicardipine, nifedipine, nisoldipine, nitrendipine, nimodipine e verapamil), agenti anti-aritmici (l’amiodarone), inibitori di protease di HIV (saquinivir), immunosuppressivi (cyclosporine e tacrolimus), antistaminici (terfenadina), benzodiazepine, e farmaci per la disfunzione erettile (sildenafil). Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2020

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PRIMO PIANO

di Stefania Papa*

È

tempo di bilanci per la Commissione permanente CTU e Periti dell’Ordine nazionale dei Biologi, impegnata a tutto campo, fin dal giorno del suo insediamento (è stata costituita con atto deliberativo n. 142 del 27 luglio 2018), nel valutare i requisiti per l’iscrizione dei Biologi nella speciale sezione dedicata ai Periti e ai Consulenti tecnici d’ufficio e rispondere ai criteri dettati dalla riforma giudiziaria. Chiara la mission. E ben nota da tempo: garantire e rendere, in prospettiva, sempre più efficienti le varie fasi del dibattimento grazie al contributo - laddove necessario, s’intende - dei Biologi, quali consulenti autorizzati e pronti a prestare la loro opera fianco a fianco con i giudici, ciascuno nell’ambito delle proprie “speciali competenze” così come richiesto dalla riforma degli esercenti le Professioni sanitarie (legge Gelli Bianco) e, ancor prima, dall’art.15 delle disposizioni di attuazione del Codice di procedura civile e dall’art. 69 delle disposizioni di attuazione del Codice penale. Il tutto, ovviamente, alla luce di quanto, di volta in volta, richiesto, nelle diverse modalità operative, dai vari protocolli sottoscritti, via via, con i tribunali d’Italia. Un lavoro, quello della Commissione, da cui si evince l’alta competenza tecnico giuridica dei propri componenti e della materia trattata. È nato da qui, d’altronde, il varo del nuovo Regolamento per l’iscrizione agli Albi dei Consulenti Tecnici di Ufficio e dei Periti presso le numerose procure del Belpaese approvato poi dal Consiglio dell’ente

Consigliere dell’Onb, delegata nazionale per l’igiene e la sicurezza alimentare, delegata nazionale per le regioni Toscana e Umbria

*

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CTU E PERITI, TEMPO DI BILANCI PER LA COMMISSIONE DELL’ONB

Un gruppo di lavoro che valuta i requisiti per l’iscrizione dei Biologi nella speciale sezione dedicata alle consulenze giudiziarie

© Mariia Boiko/www.shutterstock.com

di via Icilio. Un primo fondamentale passo cato dall’art. 3 della legge istitutiva), nel cui è seguita, a ruota, la fase delle singole lavoro di “supporto” dei magistrati. A gensottoscrizioni dei protocolli d’intesa con i naio, tra l’altro, al termine di un breve rotribunali d’Italia. Un’attività serrata, che daggio interno, è partito il nuovo sistema ha portato i rappresentanti dell’ONB nel- operativo per la gestione della revisione le principali procure del Paese, da Nord degli albi CTU (o l’inserimento di nuove a Sud della Penisola: Firenze, Catanzaro, candidature) oggetto, questi ultimi, di Sondrio, Arezzo. E un ulteriore adeguapoi Cosenza, Napoli, mento ai nuovi criteLa commissione Bari, Paola, Pesaro ri che ciascun tribu(e presto seguiranno nale sta adottando è stata costituita con Monza e Grosseto) (o ha già adottato) atto deliberativo n. 142 solo per citare i “patal fine di premiare, ti” più recenti. appunto, la “speciale del 27 luglio 2018 A tal proposito, competenza” scelta giova sottolineare dal giudice di turno come la Commissione Ctu abbia condotto sulla scorta dell’oggetto del dibattimene stia conducendo un’importante riforma to. Il tutto, è sempre bene sottolinearlo, in materia di ordinamento e come sempre solo per poter rendere alla giustizia ed al più numerosi siano i tavoli tecnici “aperti” cittadino in particolare, il migliore aiuto presso le varie procure d’Italia, per chia- possibile. rire ed inserire le “speciali competenze” Un ausilio, s’intende, che non sia più dei Biologi, declinate nelle diverse aree solo appannaggio di saperi teorici ma di della loro professione (così come specifi- competenze reali e concrete, esercitate


PRIMO PIANO

e soprattutto “verificate” direttamente stessa commissione dell’Ordine, è stato sul campo. Ed è anche da qui, da questa programmato per il 28 e il 29 maggio prosmera esigenza che, grazie allo sforzo pro- simi, in una cornice d’eccezione: il Palais fuso dalla Commissione Ctu e dal Consi- des Papes di Avignone, in Francia. Si tratglio dell’Ordine stesso, sono stati messi ta, appunto, di un convegno franco-italiain campo e organizzati convegni e corsi no, organizzato dal tribunale di Avignone professionalizzanti in grado di garantire e dal collegio dei periti giudiziari di Nimes, agli iscritti all’ONB dal titolo significatinon solo un’adeguata vo: “Sguardi incroSi tratta di un elenco formazione in ambito ciati sulla dematetecnico-giudiziario rializzazione delle di biologi che potranno perizie giudiziarie”. ma anche i requisiti prestare la loro opera L’evento internazioche sono poi necesnale, allestito con il sari alla loro permaal fianco dei giudici patrocinio del primo nenza in quegli stessi Presidente e della Albi.Perché da soli, è risaputo, titoli di studio e specializzazioni Procura generale alla Corte di appello di non possono bastare. Ma occorre espe- Nimes e dei presidenti dei Tribunali di Firienza, professionalità maturata sul cam- renze e Siena, durerà due giorni e fornirà po, aggiornamento professionale costante anche l’occasione per affrontare la figura e continuo, per rendere CTU e periti i più del “perito giudiziario di fronte alla cybercriminalità”. Un percorso, come si vede, validi collaboratori delle toghe. L’ultimo percorso didattico, in par- studiato ad hoc (questo come i tanti alticolare, reso noto (e consigliato) dalla tri che nel frattempo sono stati organiz-

zati direttamente dall’Ordine) anche per valorizzare la “speciale competenza” dei Biologi, laddove essi possono essere chiamati ad offrire la propria consulenza nelle differenti fasi del dibattimento. Perché, è sempre bene sottolinearlo, forte di tali requisiti e con il peso della sua conosenza, il biologo forense, oltre a fornire un valido ausilio al magistrato, potrà anche agevolare l’accertamento della giustizia accorciando altresì i tempi dei procedimenti (laddove, ovviamente, il caso avrà consentito al CTU di turno di fare la sua parte per il raggiungimento della conciliazione). Infine, va ribadito ancora l’enorme contributo fornito dalla Commissione dell’ONB nella creazione del fascicolo elettronico tramite la messa a punto di un software utile a favorire la revisione degli albi CTU su richiesta dei tribunali, nella periodicità prevista dalla legge anche attraverso la creazione di un elenco di revisori qualificati. Info: https://www.onb.it/ctu-e-periti/ Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2020

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Vincenzo D’Anna durante la consegna dell’encomio a Maria Rosaria Capobianchi, coordinatrice del team dell’Ospedale “L. Spallanzani” che ha isolato il Coranvirus.

Stati generali della ricerca a Napoli Al convegno, premiata l’équipe che ha isolato il Coronavirus

«O

gni settimana ogni mese troviamo nomi italiani che hanno scoperto qualcosa in università che hanno un nome straniero. Oggi possiamo dire il contrario, perché l’équipe di Maria Rosaria Capobianchi ha dato una soddisfazione immensa al mondo della ricerca italiana». Queste le parole con cui Vincenzo D’Anna, presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi, ha conferito un attestato di economio a Maria Rosaria Capobianchi, biologa e coordinatrice del team dello Spallanzani che ha isolato il coronavirus Sars CO2. La ricercatrice è stata accolta con entusiasmo all’interno del convegno Stati Generali della ricerca, organizzato dall’Ordine Nazionale dei Biologi al Ceinge, il centro di biotecnologie avanzate di Napoli. In questa occasione il presidente D’Anna ha conferito ai 17 Biologi dell’équipe della Capobianchi un encomio solenne per il successo scientifico conseguito. Durante la giornata si è discusso di ricerca scientifica e delle criticità di un settore che salva vite e trova ogni giorno nuove soluzioni per combattere le patologie del nostro tempo, ma che almeno in Italia non dispone delle risorse finanziarie di cui avrebbe bisogno. Secondo l’ultimo rapporto dell’Anvur, l’agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, i fondi per la ricerca in Italia nel 2018 sono stati pari all’1,32 per cento del prodotto interno lordo, dunque al di sotto della media dei paesi OCSE dei paesi europei, rispettivamente al 2,36 per cento e all’1,95 per cento. Tuttavia, i ricercatori italiani sanno farsi apprezzare per i loro studi innovativi che però spesso realizzano all’estero. L’Ordine dei Biologi, dal canto suo, ha colto l’occasione per stilare un documento di sintesi da presentare al Ministro dell’Università e della ricerca, Gaetano Manfredi, contenente le proposte provenienti dal mondo della ricerca emerse durante i lavori del convegno. «Ho un appuntamento col ministro Manfredi il 12 di marzo prossimo, al quale sottoporrò una serie di

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questioni che riguardano i ricercatori e poi la ricerca – spiega D’Anna -. È bene non confondere le due cose perché i fondi per la ricerca sono scarsi ed è un problema di finanziamento, ma che esista ancora il precariato e che i ricercatori vivano in una specie di dequalificazione professionale non è accettabile. Gli studiosi vengono utilizzati al massimo delle loro competenze e vengono pagati al minimo, come se fossero dei tecnici». «Il nostro team è fatto di tanti Biologi – racconta la Capobianchi -. Io sono particolarmente felice di questa occasione qui a Napoli, perché riconosce il ruolo e l’importanza dei Biologi nella medicina e nella virologia, nel caso che mi riguarda». Il presidente del Ceinge, Pietro Forestieri, racconta come «la ricerca italiana sia essenzialmente penalizzata dalla mancanza di Fondi. Se teniamo presente che la percentuale del PIL che viene italiana è notevolmente inferiore a quella degli altri paesi civilizzati con i quali possiamo confrontarci». Al convegno hanno partecipato Claudia dello Iacovo, consigliere delegato alla formazione, che ha anche coordinato i lavori, il direttore Pasquale Piscopo e la presidente dell’Enpab, la cassa di previdenza dei Biologi, Tiziana Stallone.


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Vincenzo D’Anna.

Claudia Dello Iacovo.

Maria Rosaria Capobianchi.

Pietro Forestieri.

Cristina Capittini.

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Convegno

SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO 9:00 - Registrazione dei partecipanti

II. SESSIONE AMBIENTE E SALUTE Moderatore: : Dott. Masiero Antonio

9:00 - Saluti istituzionali Sen. Dott. Vincenzo D’Anna

11:30 - Nuovi strumenti di analisi e gestione del rischio negli impatti sanitari di origine ambientale: il ruolo strategico delle esposizioni negli ambienti di lavoro Dott.ssa Marina Vazzoler

Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi

Dott. Gennaro Breglia

Consigliere dell’Ordine Nazionale dei Biologi

Dott.ssa Anna Verde

Biologa Specialista, Padova

Prof. Edoardo Gaffeo

12:15 - Sicurezza nell’utilizzo dei gas in ambito ospedaliero Dott. Gennaro Breglia

Commissario dell’Onb per il Veneto Sindaco di Rovigo

Ivan Dall’Ara

Presidente Provincia di Rovigo

I. SESSIONE LEGISLATIVA Moderatrice: Dott.ssa Gloria Fortin 9:45 - Salute nella Costituzione Italiana Rapporti salute e lavoro Dott.ssa Antonella Zangirolami

Medico specialista in Medicina del Lavoro, ex Direttore del Dipartimento di Prevenzione AULSS 18 di Rovigo

Consigliere dell’Ordine Nazionale dei Biologi Delegato nazionale alla Sicurezza sui luoghi di lavoro

13:00 - Discussione delle sessioni della mattina 13.30 - Light lunch

10:30 - Dal Decreto Legislativo n. 81/2008 e s.m.i. ai nuovi rischi emergenti Dott. Antonio Masiero Chimico del Servizio di Prevenzione e Protezione AULSS 5 di Rovigo

11:15 - Coffee break

ROVIGO

Best Western Hotel Cristallo Viale Porta Adige, 1

16 maggio 2020

Riferimento per logistica e svolgimento dell’evento: 16 Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2020 Gloria Fortin (cell. 347 8278408, e-mail: fortin.gloria@gmail.com


III. SESSIONE SICUREZZA Moderatore: Dott. Gennaro Breglia

IV. SESSIONE PRATICA CON ESERCITAZIONI Moderatore: : Dott. Gennaro Breglia

14:30 - Il documento di valutazione dei rischi: dall’analisi dei rischi agli strumenti operativi per la gestione della salute e sicurezza negli ambienti di lavoro Dott.ssa Gloria Fortin

17:00 - Stesura di una procedura chimica. Studio di casi particolari, formazione di gruppi di lavoro, discussione finale guidata Dott. Claudio Soave

Biologa Igienista Industriale, Rovigo

Chimico Specialista, Verona

Dott.ssa Vittoria Cervi Biologa Specialista, Verona

15:15 - Rischio biologico: il metodo Fmea Dott. Vinicio Baccaglini

Dr.ssa Gloria Fortin Biologa Igienista Industriale, Rovigo

Biologo, Bianalisi, Centro Medico Rovigo

16:00 - Dal modello di organizzazione e gestione al sistema di gestione salute e sicurezza sul lavoro Dott.ssa Vittoria Cervi Biologa Specialista, Verona

V. SESSIONE CONCLUSIVA Moderatrice: Dott.ssa Gloria Fortin 18:30 - Valutazione dell’apprendimento ad opera dei partecipanti 19:00 - Discussione finale e chiusura dei lavori

16:45 - Coffee break

EVENTO ECM - Numero massimo dei partecipanti: 50 Con il patrocinio di

Comune di Rovigo

www.onb.it

Provincia di Rovigo

Il Giornale Radio Biodei Biologi | Febbraio 2020

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BIOLOGIA DEL PALAZZO

SCONTRO AL SENATO SUL DECRETO INTERCETTAZIONI “CITTADINI TUTELATI” “NO, DERIVA ILLIBERALE” Per la maggioranza garantita la segretezza delle indagini ma il centrodestra attacca: nuovo passo verso la democrazia giudiziaria © stockphoto-graf/www.shutterstock.com

di Riccardo Mazzoni

I

l sistema delle intercettazioni va inquadrato prima di tutto a livello costituzionale, con l’articolo 15 che garantisce la segretezza delle conversazioni private. Una recentissima sentenza della Cassazione ha richiamato un pronunciamento della Consulta ricordando che ci sono due distinti interessi in materia di intercettazioni: quello, appunto, inerente la libertà e la segretezza delle comunicazioni, riconosciuto come connaturato ai diritti inviolabili della persona, e quello invece connesso all’esigenza di prevenire e reprimere i reati, anche questo di rilievo costituzionale. Secondo quella sentenza, i diritti della persona inducono la giurisprudenza costituzionale a ritenere che lo spazio vitale che circonda la persona è un aspetto assolutamente primario, ed è per questo che l’interesse pubblico di contrastare i reati è sì inderogabile, ma sempre nel rispetto dell’inviolabile diritto alla libertà e alla segretezza delle comunicazioni. Questo per dire che la materia delle intercettazioni è molto delicata e com-

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plessa e fonte perenne di scontri politici, e il decreto legge approvato dal Senato non è sfuggito alla regola. Iniziamo dall’interpretazione della maggioranza: con la riforma si sono introdotte regole chiare che tutelano insieme i cittadini e la ricerca della giustizia raggiungendo così due obiettivi fondamentali, ossia regolare l’utilizzo delle intercettazioni e dei captatori e impedire che le intercettazioni registrate ma estranee alle indagini diventino pubbliche. Ora, dunque, i pm avranno la responsabilità di distinguere le intercettazioni funzionali alle indagini da quelle che non lo sono e che dunque rimarranno segrete. Non cambiano inoltre i reati per cui è permesso l’uso dello strumento invasivo dei trojan: mafia, terrorismo e reati contro la Pubblica amministrazione. Si consente

Bisogna tutelare la la segretezza delle comunicazioni e prevenire e reprimere i reati

poi la possibilità di utilizzare intercettazioni che prefigurano un reato diverso da quello indagato, a patto che preveda una pena superiore ai cinque anni. La ratio è: se durante le intercettazioni si incappa in altre notizie di reato, non si può fare finta di niente. Il centrodestra invece legge la riforma come un ulteriore passo verso la democrazia giudiziaria dopo l’abolizione della prescrizione. Prima di tutto, la riservatezza delle intercettazioni non è un principio solido nel nostro sistema giustizia, anche sotto il profilo tecnico, e l’accordo raggiunto dalla maggioranza finisce per calpestare il diritto alla libertà e alla segretezza: un emendamento del relatore, approvato in Commissione, ha infatti esteso in modo improprio, illegittimo e inopportuno l’uso delle intercettazioni. Trojan ovunque, potere assoluto alle procure, licenza di gossip sui media, inchieste con la pesca a strascico: non si indaga più su una notizia di reato, ma prima si stabilisce un presunto colpevole, e solo dopo si cerca di provare che ha commesso un reato. Per l’opposizione, insomma, siamo vicini a una deriva autoritaria, dimostrata anche da un ulteriore elemento significa-


BIOLOGIA DEL PALAZZO

L’uso indiscriminato dei trojan confligge con la Costituzione?

I

tivo: il completamento della parificazione dei reati dei pubblici ufficiali (e ora anche degli incaricati di pubblico servizio) contro la pubblica amministrazione con i reati di criminalità organizzata sia con riferimento ai presupposti, sia in relazione alle intercettazioni, ai provvedimenti d’urgenza e ai luoghi in cui è consentito l’uso del captatore informatico. Ma, al di là della polemica politica, c’è un dato di fatto oggettivo che deve far riflettere: secondo i dati del ministero della Giustizia ogni anno in Italia mille persone finiscono in carcere ingiustamente, e ogni anno queste ingiuste detenzioni costano almeno 30 milioni di euro. È in vigore una legge, da cinque anni, che impone al ministero di dare conto di queste cifre, ma le abbiamo solo grazie ad un’associazione privata, quella contro gli errori giudiziari. Questo perché la legge non è mai stata applicata. Ogni anno, in Italia, si pagano risarcimenti di 100 milioni di euro per processi troppo lunghi. Altre decine di milioni (parrebbe almeno 100) sono i risarcimenti per le carcerazioni in condizioni non conformi al diritto internazionale. matico. Una sorta di Grande Fratello, insomma.

l decreto legge n. 161 del 2019, approvato in prima lettura al Senato, interviene in materia di intercettazioni e proroga al primo marzo il termine a partire dal quale la riforma Orlando troverà applicazione. La riforma si applicherà solo ai procedimenti penali iscritti dal primo marzo 2020: per tutti i procedimenti in corso dunque continuerà ad applicarsi la disciplina attuale. La proroga si è resa necessaria per l’esigenza di completare l’avviata opera di adeguamento strutturale ed organizzativo in tutte le procure della Repubblica alle nuove disposizioni. In particolare il rinvio è stato necessario per consentire agli uffici giudiziari una migliore predisposizione degli aspetti organizzativi connessi con l’avvio della digitalizzazione del sistema documentale e del software delle intercettazioni predisposto dal Ministero della giustizia. Il governo ha posto la questione di fiducia tra le proteste delle opposizioni che si sono concentrate soprattutto sull’uso dei trojan, che sono software pirati simili a un virus, nascosti in un programma apparentemente lecito e funzionale, contenenti istruzioni dannose che vengono eseguite, all’insaputa dell’utente, quando questi mette in funzione quel programma. Il decreto infatti estende una serie di possibilità di intercettazione tecnologica a tutti coloro che esercitano un pubblico servizio, compresi, ad esempio, impiegati o bidelli. Tutte queste persone potranno essere assoggettate al captatore informatico: non solo i cosiddetti colletti bianchi, insomma, ma anche persone comuni, che possono essere controllate da un marchingegno nel cellulare che fa gli screenshot delle chat ogni tre minuti, che recupera le foto, i file, le conversazioni e i video, tutto ciò quindi che viene archiviato all’interno del telefonino. Gli stessi magistrati, nelle audizioni in commissione Giustizia, hanno avvertito che siamo di fronte a uno strumento altamente invasivo, e che le procure non sono ancora attrezzate per la gestione dei dati. Qui si entra direttamente nel campo dell’articolo 15 della Costituzione, per il quale “la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge. Ebbene, con questo decreto quelle garanzie inevitabilmente vacillano, anche perché si sarebbe potuto definire in modo più dettagliato il concetto dell’udienza stralcio, ossia l’udienza in cui un giudice e le parti decidono quale intercettazione è utilizzabile e quale no. E siccome sono pochi i giorni in cui un avvocato può ascoltare e verificare tutto ciò che registra un captatore informatico, si crea un’oggettiva disparità tra coloro che incappano nelle maglie della legge, perché si favorisce chi può permettersi di pagare un grande studio legale attrezzato. C’è poi il problema, anch’esso non indifferente, della raccolta dei dati. Tutto il materiale finisce nelle stanze digitali, che in termini tecnologici sono definiti “cloud”. I procuratori auditi hanno ammesso che le intercettazioni acquisite di fatto non vengono mai distrutte, in quanto il principio per cui devono essere distrutte viene disatteso a causa della diffusa carenza di personale e di mezzi. In questa situazione, la proroga di due mesi non può certo essere sufficiente a risolvere questi problemi che hanno implicazioni gravi perché attengono alla privacy dei cittadini tutelata dalla Costituzione. Inoltre, la mancanza di strumenti informatici adeguati creerà sicuramente problemi agli avvocati, ai procuratori, agli imputati e al sistema giustizia nel suo complesso. Viene, infine, riassegnato ai pubblici ministeri il controllo sulle intercettazioni, sulla loro rilevanza ai fini investigativi, sull’archivio, sui tempi del diritto della difesa di venire a conoscenza del loro contenuto e del diritto di copia sottraendolo così alla polizia giudiziaria, che dovrà limitarsi all’esecuzione delle attività di captazione e di ascolto (R. M.).

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INTERVISTE

di Carmine Gazzanni

C

hi l’ha detto che il futuro prospettato da i più arditi libri di fantascienza e dalle tante serie televisive degli ultimi anni, non possa essere più che frutto dell’immaginazione di qualche autore. Chi l’ha detto che in un futuro prossimo l’idea di ritardare l’invecchiamento al punto da annullare la morte, non possa diventare realtà. Ne è convinto lo scienziato Vittorio Sebastiano, professore a Stanford: uno dei tanti “cervelli” in fuga dal nostro Paese, da dieci anni in California, e prima ancora al Max Planck Institute di Münster, in Germania, dopo una laurea e un dottorato a Pavia. Sebastiano ha sviluppato e brevettato una tecnologia per la riprogrammazione epigenetica, in grado di riparare quei danni a livello di tessuti e organi causati dall’avanzare degli anni. «Una tecnologia – dice– che adesso apre nuove prospettive nella cura di tutte quelle malattie dovute alla vecchiaia e delle malattie degenerative». Com’è nata quest’idea, professore? «Tutto nasce da un interesse che ho nutrito a lungo, sin dai tempi del dottorato all’Università di Pavia, relativo al concetto di riprogrammazione nucleare. Sono sempre rimasto affascinato da questo concetto. Ricordo che nei primi anni 2000, al tempo appunto del mio dottorato, l’unico modo di riprogrammare una cellula era attraverso il trasferimento nucleare, il meccanismo cioè che ha portato agli esperimenti di clonazione». La pecora Dolly, per intenderci. «Esattamente. Questi sono stati i primi esperimenti che hanno dimostrato che l’epigenoma può essere riportato a zero in uno stato embrionale. Ovvero possiamo avere embrioni geneticamente identici allo stato iniziale». E poi cos’è successo? «Il vero grimaldello c’è stato nel 2012 quando lo scienziato giapponese Shinya Yamanaka ha vinto il Nobel dimostrando che

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questo processo di riprogrammazione può Da qui è partita concretamente la nostra essere ricreato in laboratorio in vitro. Solo ricerca». che lui si è concentrato su un aspetto, e E a cosa ha portato? cioè la possibilità di riprogrammare l’identi«Tramite dei test su cellule umane abtà delle cellule, generando delle cellule con biamo riscontrato che c’è un effettivo rinaltre funzioni, come avviene nell’embrione. giovanimento delle cellule. Abbiamo isolato Yamanaka le ha chiamate “cellule staminali cellule di pazienti che avessero più di 65 pluripotenti indotte”, e sono alla base oggi anni. E finora l’abbiamo fatto con sette tipi della medicina rigenerativa, perché posso- diversi di cellule, come pelle, muscoli, carno essere impiegate per la rigenerazione di tilagini, retina, vasi e nervi. Siamo riusciti tessuti e organi danneggiati. Finora però era a ringiovanire le cellule, senza modificarne stato sottovalutato il l’identità». fatto che queste nuoÈ possibile fare ve cellule sono anche Docente a Stanford, da dieci una stima anche degiovani: l’embrione gli anni di ringiovanianni vive in California. non ha la stessa età mento? Precedentemente biologica delle cellule «Questo ovviadei genitori. Da qui ci mente è più compliha lavorato in Germania siamo chiesti: questi cato perché devono due aspetti – e cioè essere fatti ancora la riprogrammazione cellulare e il fatto che altri esperimenti. Ma certamente abbiamo queste cellule ricreate sono “giovani” – sono dimostrato che possiamo riportare le cellule interconnessi o possiamo in qualche modo indietro anche di otto anni, che diventano scinderli?». 15-20 nel caso di cellule muscolari». Domanda a dir poco affascinante. Quali sono ora i prossimi step che La risposta? vi siete prefissati? «Alcuni studi avevano già dimostrato «La prospettiva ora è passare dagli che se si avvia una riprogrammazione cel- esperimenti cellulari a quelli sui tessuti. lulare e poi bruscamente viene interrotta, la Vogliamo capire, cioè, se possiamo riuscire cellula ricade nello stato iniziale e non perde a ringiovanire i tessuti. Siamo convinti che la sua memoria funzionale. L’interrogativo questa ricerca ha enormi potenzialità, non allora è diventato se in questa breve finestra solo nel contesto dell’invecchiamento ma riusciamo a misurare un ringiovanimento. anche e soprattutto nella medicina rigene-


INTERVISTE

IL BIOLOGO CHE RINGIOVANISCE LE CELLULE Vittorio Sebastiano: «La riprogrammazione cellulare può riparare i danni causati dall’età»

Chi è

D © Giovanni Cancemi/www.shutterstock.com

rativa, nel contrasto cioè alle malattie degenerative: se un tessuto smette di funzionare come prima, noi potremmo far tornare quel tessuto a uno stato funzionale». Questo significa anche allontanare la vecchiaia. La domanda, allora, è d’obbligo. Crede che la mortalità possa essere sconfitta un giorno? «Faccio una premessa. Il nostro obiettivo non è allungare la vita, ma curare quelle patologie il cui principale fattore di rischio è l’età, come artrite, malattie cardiovascolari e respiratorie, diabete, asma, cancro, Alzheimer. Se dimostriamo che queste cellule riprogrammate, una volta trapiantate, si comportano effettivamente come cellule giovani, allora riusciremo a contrastare anche quelle degenerazioni di tessuti e organi che sono all’origine di molte malattie causate dall’invecchiamento. Detto questo, le dico anche che io sono un biologo. E come tale sono fermamente convinto che non esistono dogmi. Tutti quelli che nel corso della storia della biologia sono stati postulati come tali, alla fine grazie alla ricerca sono stati superati. La mia opinione è che un giorno, combinando più tecnologie, in un certo qual modo si potrebbe quasi sconfiggere la morte biologica. D’altronde da un punto di vista cellulare già esiste l’immortalità: come leggere, altrimenti, il fatto che cellule germinali danno origine alle generazioni successive per ogni individuo? Di fatto già c’è un

continuum biologico». Lei è la dimostrazione che ci sono eccellenze italiane in giro per l’Italia. Ha avuto modo di vivere realtà differenti nel campo della ricerca. Cosa crede manca ancora al nostro Paese per essere competitivo in quest’ambito? «Il primo gap è senza ombra di dubbio quello economico: i finanziamenti per la ricerca in alcuni Paesi sono decisamente più abbondanti rispetto a quelli italiani, anche grazie all’impegno di finanziatori privati accanto a quelli pubblici. C’è, poi, sicuramente una questione di meritocrazia che spesso manca all’Italia. Detto questo, però, sono estremamente riconoscente al mio Paese, specie per quanto riguarda la formazione e l’istruzione». Una sorta di gap al contrario? «Esattamente. L’insegnamento italiano è unico nel suo genere. E le dico di più: la visione in un certo senso olistica dell’università italiana influisce e non poco sui miei studi e sulla mia ricerca, mi ha profondamente influenzato. Non dimenticherò mai gli studi di storia della biologia in cui mi sono immerso e da cui, in un certo senso, non sono mai riemerso: giganti come Spallanzani mi hanno profondamente influenzato. D’altronde le domande che si rivolgevano questi grandi geni della biologia, sono le stesse che continuiamo a porci. Cambiano le tecnologie, certo. Ma le domande restano le stesse».

opo la laurea e il dottorato in biomedicina applicata all’Università di Pavia, il professor Vittorio Sebastiano ha vinto una borsa di post-dottorato al Max Planck Institute di Münster, in Germania in biomedicina molecolare. Nel 2009 si trasferisce al California Institute for Regenerative Medicine di Stanford. Oggi è professore alla Stanford University e ricercatore nel campo della biologia della riproduzione, ed è co-direttore del programma di dottorato in biologia delle cellule staminali e medicina rigenerativa, e direttore dei programmi “Transgenic Knockout e Tumor Model Service” e “Human Pluripotent Stem Cells Core Facility”. Ha vinto diversi riconoscimenti internazionali, tra cui il “Woods Family Faculty Scholar in Pediatric Translational Medicine” nel 2019 e l’AFAR (American Federation for Aging Research) Junior Investigator Awardee nel 2014.

Vittorio Sebastiano.

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INTERVISTE

PLASTICA E FERTILITÀ, RELAZIONE PERICOLOSA di Chiara Di Martino

L’embriologa clinica Fabozzi ha messo insieme i principali studi sulla correlazione tra stili di vita e salute riproduttiva

N

ella vita quotidiana è davvero ovunque: negli oggetti di uso comune, negli imballaggi, intorno agli alimenti. Il suo passaggio tra le nostre mani è praticamente costante: la plastica, però, oltre al significativo impatto sull’ambiente – rispetto al quale la consapevolezza, per fortuna, cresce – irradia i propri effetti negativi anche sulla salute umana. Della donna, in particolare, e sulla sua fertilità. Si è concentrato proprio su questo il recente lavoro di Gemma Fabozzi, ricercatrice dei Centri Genera di Medicina della Riproduzione e Responsabile del Centro per la Salute della Donna B-Woman di Roma. Porta il suo nome, infatti, la sistematizzazione di tanti studi scientifici che negli ultimi anni si sono concentrati sulla correlazione tra stili di vita, alimentazione e fertilità. Dottoressa Fabozzi, è davvero così pregnante questa relazione? «Molti dei cibi che oggi mangiamo sono a stretto contatto con la plastica contenuta in oggetti quali pellicole, contenitori, e utensili da cucina che - è stato dimostrato - detengono sostanze tossiche (come il bisfenolo A (BPA) e gli ftalati) in grado di migrare negli alimenti durante il contatto. Il primo è ampiamente utilizzato nella produzione di attrezzature sanitarie, compositi dentali, lenti a contatto, lenti per occhiali, giocattoli ma, soprattutto, è uno dei materiali a contatto con il cibo; i secondi sono presenti in oggetti comunemente usati come imballaggi per alimenti e bevande, parti automobilistiche, nei giocattoli per bambini e nei prodotti di consumo e cosmetici che vanno dagli spray per capelli e profumi ai pesticidi, adesivi e lubrificanti o come eccipienti incorporati nel rivestimento enterico dei farmaci orali e negli integratori alimentari che vanno da alcuni oli di pesce ai probiotici».

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Quali sono i loro possibili effetti con assenza di concepimento dopo 12/24 sull’organismo? mesi di rapporti mirati non protetti” e ri«Sia il BPA che gli ftalati sono noti guarda in Italia circa il 15% delle coppie. “interferenti endocrini”: cioè sostanze Secondo il Ministero della Salute, in Itache possono mimare, interferire o bloc- lia una coppia su 5 ha difficoltà a concecare la normale attività ormonale di un pire naturalmente. Le cause sono tante, individuo. Ad esempio, possono intera- passano attraverso specifiche patologie gire con i recettori degli estrogeni endo- dell’uomo e/o della donna fino all’età della geni, stimolare la loro produzione e/o al- donna ma anche a stili di vita scorretti e terare la secrezione disturbi dell’alimendelle gonadotropine tazione. Un ruolo I cibi che mangiamo sono importante, lo dico(gli ormoni responsabili del funzionano gli studi, è giocaspesso a contatto con mento del sistema to dall’esposizione a la plastica contenuta riproduttivo) e, dunBPA e ftalati». que, interferire con C’è qualcosa in recipienti da cucina la fertilità». che è in nostro poMolti confontere fare per argidono l’infertilità con la sterilità e nare i danni? con tante altre patologie legate alla «Premesso che per la generazione dei salute riproduttiva. Ci aiuta a fare 30-40enni di oggi possiamo fare ben poco chiarezza? In questo caso di cosa – per la grande quantità di plastica cui è stiamo parlando? esposta fin dalla nascita – certamente è «Di infertilità, che, secondo la defini- possibile spingere sull’educazione a stili zione dell’Organizzazione Mondiale della di vita più sani. Senza dimenticare che gli Sanità, è “una patologia che si manifesta interferenti endocrini esercitano effetti


INTERVISTE

Gemma Fabozzi.

Chi è © Chinnapong/www.shutterstock.com

negativi anche sulle generazioni succes- re di lavare la plastica con acqua troppo sive, poiché il meccanismo patogenetico calda o detergenti aggressivi: la plastica di queste sostanze coinvolge diretta- usurata perde maggiormente sostanze mente le linee germinali degli individui. chimiche tossiche come il BPA. Un alPensiamo, per esempio, al fatto che nella tro pericolo è rappresentato dai cibi da donna la follicologenesi inizia già durante asporto in contenitori di plastica: alcuni la vita embrionale mentre è nella pancia studi hanno dimostrato che chi mangia della mamma, e una eventuale esposizio- più di frequente questa tipologia di aline della mamma stessa a sostanze con menti presenta in media livelli più alti proprietà di interfedi BPA nel sangue. renza endocrina può Andrebbe limitato Pellicole, contenitori anche l’uso delle latavere un’influenza tine quando il cibo negativa sulla fertie utensili detengono contenuto al loro lità della nascitura». sostanze tossiche in grado interno è per sua naUn’inversione di marcia è possidi migrare negli alimenti tura acido (come nel caso di pomodori, bile già a partire legumi e frutta), cirdalle azioni quoticostanza che accelera la migrazione del diane? «Soprattutto da quelle. Se dovessi BPA negli alimenti. E ancora: lavarsi le dare un consiglio, direi di correre in cu- mani il prima possibile dopo aver manegcina e liberarsi di tutta la plastica: conte- giato carta termica». Se dovesse riassumere in un’uninitori per il cibo, piatti, bicchieri, mestoli e altri utensili, soprattutto quelli che si ca frase il suo consiglio? «Ridurre drasticamente il contatto utilizzano a diretto contatto con fonti di calore. È estremamente saggio evita- con la plastica, e subito».

G

emma Fabozzi, biologa esperta in Embriologia Clinica, Nutrizione e Fertilità, si è laureata con lode in Biologia Cellulare e Molecolare nel 2008 presso l’Università di Roma “Tor Vergata”. Nel 2010 ottiene il titolo di “Master of Science” in Embriologia Clinica presso l’Università di Leeds, nel Regno Unito, con la votazione “Distinction” e nel 2013 consegue la Certificazione di “Senior Clinical Embryologist” della Società Europea di Riproduzione Umana ESHRE. Specialista in tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) di I, II e III livello, parallelamente all’attività di embriologa clinica, ha approfondito nelle sue ricerche la correlazione tra dell’alimentazione, stile di vita e fertilità e alcune delle principali patologie legate all’infertilità quali endomentriosi e sindrome dell’ovaio policistico (PCOS). Attualmente è Embriologa Clinica e Ricercatrice dei Centri Genera di Medicina della Riproduzione e Responsabile del Centro per la Salute della Donna B-Woman di Roma.

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EDIZIONE

CONVEGNO INTERNAZIONALE

NUOVE FRONTIERE DELLA BIOLOGIA

Farmaci biologici, medicina di precisione e scienze omiche: il ruolo dei Biologi

PROGRAMMA 8:30 - Registrazione dei partecipanti

12:50-14:00 - Pausa pranzo

Apertura del convegno

Seconda sessione

9:00-9:30 - Introduzione Sen. dott. Vincenzo D’Anna

14:00-14:45 - L’impatto del microbiota sul sistema immunitario Prof. Fabio Piccini

Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi

Prima sessione 9:30-10:15 - Criticità nella produzione e nel controllo dei farmaci biologici: l’innovazione tecnologica al servizio della qualità Dr.ssa Loretta Bolgan Chimico farmaceutico 10:15-11:00 - L’esaurimento del deuterio mitocondriale limita gli eventi cellulari coinvolti nella proliferazione dei procarioti e dei virus ospitati riducendo l’uso dei farmaci biologici Prof. Laszlo G. Boros, M.D.

Professor of Pediatrics (Endocrinology & Metabolism) - The Lundquist Institute of Biomedical Innovation at the Harbor - UCLA Medical Center - University of California Los Angeles - UCLA School of Medicine

11:00-11:20 - Pausa caffè 11:20-12:05 - Vaccinazione di precisione: la nuova sfida della vaccinologia Prof. Paolo Palma

Academic Department of Pediatrics, Research Unit of Congenital and Perinatal Infection, Children's Hospital Bambino Gesù, Rome, Italy

12:05-12:50 - Potenzialità e rischi delle biotecnologie applicate ai farmaci: il ruolo del biotecnologo nella valutazione del rischio Dr.ssa Sara Buresti Biotecnologa

ROMA - 18 APRILE 2020

SALA CONGRESSI GRAND HOTEL PARCO DEI PRINCIPI VIA FRESCOBALDI, 5

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Università Politecnica delle Marche di Ancona

14:45-15:30 - Dalla genetica all’epigenetica/Hologenomica Prof. Ernesto Burgio

European Cancer and Environment Research Institute

15:30-15:50 - Pausa caffè 15:50-16:35 - Microbiota, salute e invecchiamento Prof. Andrés Moya Integrative Systems Biology Instititute, University of Valencia and CSIC), FISABIO and CIBEResp

16:35-17:20 - Nutrigenomica e nutrigenetica nel trattamento delle malattie degenerative Prof.ssa Laura Di Renzo

Professore Associato Dipartimento di Biomedicina e Prevenzione, Università degli studi di Roma Tor Vergata

17:20-18:00 - Discussione 18:00 - Chiusura del convegno


Società Italiana di Ecologia

Società Italiana di Biologia Marina

MASTER TELEMATICO DI I LIVELLO

CAPITALE NATURALE SERVIZI ECOSISTEMICI E CONTABILITÀ AMBIENTALE

L’Università degli Studi di Napoli “Parthenope", con la collaborazione dell’Ordine Nazionale dei Biologi, organizza un Master telematico di 1° livello dal titolo “Capitale Naturale, Servizi Ecosistemici e Contabilità Ambientale”. Al Master, di durata annuale, potranno iscriversi ad un costo ridotto n. 100 biologi iscritti all’albo. Per i diplomati del Master sarà possibile l’iscrizione diretta al secondo anno della Laurea Magistrale in Biologia Applicata dell’Università Parthenope con il riconoscimento di 42 CFU (Crediti formativi universitari) su 60 del primo anno.Il Master sarà presentato durante la seconda edizione del Workshop Nazionale dal titolo “Capitale Naturale, Servizi Ecosistemici e Contabilità Ambientale” organizzato da SIBM e SItE in collaborazione con l’ONB. Il workshop si svolgerà a Napoli presso la sede di villa Doria d’Angri dell’Università Parthenope in data 28 e 29 maggio 2020.

Per aggiornamenti, visita il sito internet Ilwww.onb.it Giornale dei Biologi | Febbraio 2020

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SALUTE

di Daniele Ruscitti

I

consultori familiari sono ancora troppo pochi sul territorio rispetto ai bisogni della popolazione, percorso nascita e screening dei tumori femminili sono i punti di forza, ma va rafforzata l’assistenza nel dopo parto e vanno incentivati gli interventi nelle scuole dedicati ai giovani. È questa la prima fotografia scattata dall’Istituto superiore di sanità (Iss) sulla rete dei consultori familiari in Italia, strutture che dal concepimento fino alla nascita, per tutta l’adolescenza e anche nell’età adulta tutelano la salute della donna e del bambino. In base a questa prima indagine sui modelli organizzativi, le attività e le risorse, effettuata su 1.800 consultori italiani, è emerso che il loro numero sul territorio è quasi la metà in rapporto ai bisogni della popolazione. In Italia, infatti, vi è un consultorio ogni 35.000 abitanti sebbene la legge 34/96 ne preveda uno ogni 20.000. La differenza tra le regioni è così marcata che in sette il numero medio di abitanti per consultorio è superiore a 40.000. «I consultori risultano da questa prima analisi un servizio unico per la tutela della salute della donna, del bambino e degli adolescenti – afferma Laura Lauria dell’Iss, responsabile scientifico del progetto – nonostante la frequente indisponibilità di risorse dedicate e la carenza di organico, tutti i consultori svolgono un’insostituibile funzione di informazione a sostegno della prevenzione e della promozione della salute della donna e in età evolutiva. Accompagnano il percorso nascita seguendo le donne in gravidanza e nel dopo parto, offrono lo screening del tumore della cervice uterina e garantiscono supporto a coppie, famiglie e giovani, sebbene con diversità per area geografica suscettibili di miglioramento». Sono servizi prevalentemente dedicati alla salute materno infantile, le cui aree più consolidate di attività sono l’assisten-

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za al percorso nascita e al percorso Ivg e L’indagine si è svolta su tre livelli: regli screening oncologici per i tumori fem- gionale, di Asl e di singolo consultorio, pubminili. blico o privato accreditato. Tutte le Regioni «Il ruolo dei consultori è stato e ri- e PA hanno aderito al progetto. La raccolta mane strategico per il forte orientamento dei dati è iniziata a livello regionale nel noalla prevenzione e alla promozione della vembre 2018 e si è conclusa con la raccolta salute, la multidisciplinarietà dell’équipe nelle singole sedi consultoriali nel luglio professionale e l’approccio olistico alla sa- 2019. È emerso che in 5 regioni i consullute. Nell’ambito deltori sono incardinala promozione della ti nel Dipartimento In Italia, infatti, c’è un procreazione conmaterno infantile, in sapevole e respon2 regioni nel Diparconsultorio ogni 35mila sabile, i consultori timento delle cure hanno contribuito a abitanti sebbene la legge ne primarie, in 7 regioni ridurre le interruziopreveda uno ogni 20mila fanno capo a Diparni volontarie di gratimenti diversi nelle vidanza nel paese di diverse Asl e in 5 non oltre il 65% dal 1982 al 2017 – dice Serena fanno parte di un Dipartimento ma di un Donati, direttore del reparto Salute della Distretto. I consultori privati sono presenti donna e dell’età evolutiva – rimane critica in 6 regioni e una Provincia autonomia e l’offerta gratuita dei contraccettivi che è sono più numerosi nelle regioni del nord. garantita dal 25% dei consultori e l’offerta Quasi tutte le regioni hanno istituito i di interventi di educazione all’affettività e Comitati percorso nascita aziendali dedicadi promozione delle salute nelle scuole che ti al monitoraggio e miglioramento dell’asriguardano meno della metà dei servizi». sistenza in gravidanza, parto e puerperio


SALUTE

CONSULTORI FAMILIARI, ANCORA TROPPO POCHI SUL TERRITORIO

La prima fotografia del Paese. Va rafforzata l’assistenza nel dopo parto

in collaborazione con il livello regionale. so nascita il consultorio prende in carico L’assistenza al percorso nascita, il percor- le gravidanze a basso rischio ostetrico so d’interruzione volontaria di gravidanza e offre attivamente Corsi di Accompae l’accesso allo spazio giovani sono presta- gnamento alla nascita (Can) e sostegno zioni gratuite garantite in tutte le regioni. all’allattamento materno. Cinque regioni prevedono il pagamento di Per quanto riguarda l’area coppia, un ticket per alcuni servizi: esami per in- famiglia e giovani sono 1.226 (nord 504, fezioni/malattie sessualmente trasmissibili, centro 224, sud 498) i consultori che efvisite per menopaufettuano attività in sa, consulenza psicoquesto ambito. Gli In sette regioni il numero argomenti più trattalogica e sessuologica, ti sono la contraccepsicoterapie e conmedio di abitanti per zione, la sessualità e traccezione. consultorio è addirittura la salute riproduttiLa quasi totalità va, le infezioni/madei consultori partesuperiore a 40mila lattie sessualmente cipanti all’indagine trasmissibili e il disa(1535 su 1800; 622 al nord, 382 al centro e 531 al sud) ope- gio relazionale. Tra i consultori che hanno svolto atrano nell’ambito della salute della donna. Più del 75% dei consultori si occupa di tività nelle scuole il tema più frequente è sessualità, contraccezione, percorso Ivg, l’educazione affettiva e sessuale (il 94%), salute preconcezionale, percorso nasci- seguito dagli stili di vita, dal bullismo e cyta, malattie sessualmente trasmissibi- berbullismo; meno frequenti i programmi li, screening oncologici e menopausa e di prevenzione dell’uso di sostanze che postmenopausa. Nell’ambito del percor- però sono in carico anche ad altri servizi.

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Vanno potenziati gli organici

P

otenziare gli organici per affrontare la domanda di salute che arriva dalla popolazione. L’ indagine dell’Istituto superiore di sanità, grazie al progetto Ccm “Analisi delle attività della rete dei consultori familiari per una rivalutazione del loro ruolo con riferimento anche alle problematiche relative all’endometriosi” segnala che le figure professionali più rappresentate nei consultori sono il ginecologo, l’ostetrica, lo psicologo e l’assistente sociale, con una grande sofferenza e variabilità in termini di organico tra le regioni. Prendendo ad indicatore il numero medio di ore lavorative settimanali per 20mila abitanti previste per le diverse figure professionali per rispondere al mandato istituzionale, solo 5 regioni del nord raggiungono lo standard atteso per la figura dell’ostetrica, 2 per il ginecologo, 6 per lo psicologo e nessuna per l’assistente sociale che al sud registra un numero medio di ore settimanali (14) che è quasi il doppio rispetto al centro (8 ore) e al nord (9 ore).

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SALUTE

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Banca dati sull’oncologia personalizzata Accordo tra Alleanza contro il cancro e Cnaf

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a creazione di una banca dati nazionale in cui saranno do quindi di acquisire ed analizzare dati clinico-scientifici di centralizzati dati clinici e informazioni delle “analisi omitutti i pazienti. Ciò creerà un sistema di generazione della che” dei pazienti degli Irccs attualmente associati ad Alleconoscenza in continuo aggiornamento che si arricchirà con anza contro il cancro (26 ospedali di ricerca), con l’obieti dati di ogni nuovo paziente e consentirà, per ogni nuovo tivo, in futuro, di renderla poi accessibile a tutte le strutture paziente, di utilizzare la conoscenza disponibile per l’ottimizdel Servizio sanitario nazionale. Ruota su questo traguardo zazione della sua diagnosi e del suo trattamento. l’accordo sottoscritto tra Alleanza contro il cancro e Cnaf, il «Il valore di questa partnership, al di là dell’acquisizione Centro dell’Istituto nazionale di fisica nucleare per la ricerca e di tecnologia informatica, sta nel fatto che abbiamo indivilo sviluppo nel campo delle tecnologie informatiche applicate duato un partner con competenze altissime, al quale inteagli esperimenti di fisica nucleare e delle alte energie. ressa non solo trasferire ma anche fare ricerca. Il Cnaf si as«La diffusione di tecnologie come la genomica (analisi del socia in questo compito al Politecnico di Milano, che è parte Dna), la trascrittomica (analisi dell’Rna) e la radiomica (anaintegrale nel disegno della piattaforma informatica». Seconlisi computerizzata delle immagini radiologiche) – spiega il do Pelicci, inoltre, «capita molto spesso che quando le cose presidente della Rete, Ruggero De Maria sono radicate nelle necessità vere la real– impone decisioni terapeutiche basate su tà supera le previsioni: negli Irccs è depoIl progetto consentirà un’enorme quantità di dati che deve essitata infatti, già oggi, una tale quantità sere elaborata e integrata con altre infordi dati (istologici, radiologici e genomici) di rendere compatibili mazioni cliniche tramite sofisticate analisi da suggerirci, probabilmente già in questa tra loro i dati generati informatiche. Questa infrastruttura perprima fase, un più ampio dimensionamenmetterà di analizzare le informazioni con to della piattaforma». dai vari ospedali maggiore rapidità e complessità che in All’accordo con Infn e Politecnico, la passato, consentendo ai medici di indiviRete è giunta dopo aver realizzato una seduare la miglior cura per ogni singolo paziente». rie di azioni scientifico-tecnico-giuridiche indispensabili per «Cnaf – commenta il direttore Gaetano Maron – metterà la realizzazione del progetto: «Acc, infatti, negli ultimi tre a disposizione di Acc un’infrastruttura cloud all’avanguardia anni, ha reso possibile negli Irccs l’acquisizione di compebasata su tecnologie in grado di gestire e condividere i big tenze e attrezzature per eseguire screening genomici – agdata di tipo sanitario in modo semplice, efficace e secondo le giunge Pelicci – creando una comunità nazionale di esperti normative vigenti. Un servizio che sarà affiancato da un’atdi bioinformatica e analisi dei dati genomici. Acc ha inoltre tività di consulenza specializzata nella gestione e messa in istituito una commissione nazionale, composta dai massimi sicurezza del software». esperti del settore, per definire le linee guida per la gestione Il progetto, osserva il professor Pier Giuseppe Pelicci, codei dati genomici che consentiranno di rispettare la privacy ordinatore scientifico di Acc – renderà interoperabili (comdei pazienti e, allo stesso tempo, di trarre beneficio dalla conpatibili tra loro) i dati generati dai vari ospedali, consentendivisione di tutti i dati della Rete». (D. R.)

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SALUTE

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Mortalità perinatale: numeri allarmanti Anche se in linea con Francia e Regno Unito

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dati sono ancora molto preoccupanti perché rimane sempre schio al fine di migliorare la qualità dell’assistenza alla madre e alto il numero di bambini morti prima di nascere o entro la al neonato e contribuire a ridurre le morti perinatali evitabili». prima settimana di vita. Ogni 1.000 bambini nati si registraNelle tre regioni partecipanti al progetto pilota – Lombarno 4 morti in Sicilia, 3,5 in Lombardia e 2,9 in Toscana. La dia, Toscana e Sicilia - è stata costruita una rete di referenti cittadinanza straniera, la gravidanza multipla e il parto prima che coinvolge tutti i presidi sanitari dove nascono o vengono di 32 settimane di gestazione sono le condizioni associate ad assistiti i neonati in modo da garantire la segnalazione di ogni un maggiore rischio. nuovo caso di morte perinatale. La quasi totalità dei decessi Le morti avvenute durante il travaglio e il parto, in oltre la segnalati al sistema di sorveglianza sono stati sottoposti a una metà dei casi, sono attribuibili a eventi acuti come il distacco procedura di audit all’interno dei presidi, coinvolgendo tutti i della placenta. Tra le morti avvenute dopo la nascita una su professionisti sanitari. cinque è riconducibile ad analoghi eventi acuti intrapartum, A livello nazionale e regionale sono stati istituiti dei coma le cause più frequenti delle morti neonatali entro i primitati multidisciplinari di esperti indipendenti che hanno mi 7 giorni di vita sono i disturbi respiratori e cardiovascolari revisionato una parte dei casi passando in rassegna l’intera del neonato seguiti, per frequenza, dalle documentazione clinica disponibile meinfezioni e dalle malformazioni congenite. diante indagini confidenziali, al fine di atOgni 1.000 bambini Sono questi i primi risultati di un progetto tribuire la causa di morte e valutare la loro che ha coinvolto tre regioni e che si è da nati si registrano 4 morti evitabilità. La percentuale di punti nascita poco concluso dopo un lavoro durato tre coinvolti nella sorveglianza che riferiscoin Sicilia, 3,5 in Lombardia no di praticare oltre il 35% di tagli cesaanni. Il progetto pilota di sorveglianza delrei, cioè oltre il valore medio nazionale, è e 2,9 in Toscana la mortalità perinatale è stato coordinato decisamente più alta nella regione Sicilia dall’Istituto superiore di sanità e finanziato (69%) rispetto alla Toscana (13%) e alla dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle maLombardia (10%). La principale criticità evidenziata a carico lattie (Ccm) del Ministero della salute. I dati raccolti dal 2017 della rete dei presidi coinvolti riguarda il percorso assistenal 2019 hanno permesso di confermare il tasso di mortalità peziale offerto alle donne con gravidanza a rischio che risultano rinatale prodotto dall’Istat, pari a circa 4 decessi ogni 1000 nati, partorire ancora troppo spesso in ospedali non attrezzati per valore che ci colloca in linea con paesi, come la Francia e il Refronteggiare eventuali complicazioni materne o neonatali. gno Unito, che hanno sistemi socio-sanitari analoghi al nostro. Un esempio riguarda il parto estremamente pretermine «Questa sorveglianza pilota – dice Serena Donati, diret– prima di 32 settimane di gestazione – che dovrebbe essetore del Reparto Salute della donna e dell’età evolutiva e rere assistito esclusivamente in ospedali di II livello in grado sponsabile scientifico del progetto – è nata con l’obiettivo di di fronteggiare eventuali complicazioni neonatali mentre nel raccogliere i dati necessari a identificare e monitorare i casi 25% delle morti perinatali segnalate risulta assistito in presidi di morte perinatale e per descriverne le cause e i fattori di ridi I livello. (D. R.) Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2020

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SALUTE

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I geni che causano l’autismo Uno studio multicentrico internazionale fornisce nuove prove

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ono stati scoperti geni e le relative mutazioni genegetti analizzati e la complessità della loro elaborazione biotiche che causano l’autismo. Si tratta di uno studio informatica. È stato così possibile identificare oltre 100 geni multicentrico internazionale, appena pubblicato sulla associati ai disturbi dello spettro autistico, 30 dei quali mai rivista scientifica Cell, che, grazie alle nuove tecnolodescritti prima. gie di sequenziamento del Dna, ha permesso di identificare i I geni identificati sono espressi precocemente nello svimeccanismi biologici responsabili e chiarire le basi genetiche luppo del cervello, e molti hanno un ruolo nella regolaziodell’autismo. Tra i protagonisti di questo studio mondiale anne dell’espressione genica legata proprio ai meccanismi che che la Città della Salute e l’Università di Torino. regolano lo sviluppo del sistema nervoso centrale, o sono Il lavoro è iniziato nel 2015, grazie alla collaborazione coinvolti nella comunicazione tra neuroni. Questi geni sono dei gruppi italiani con il Consorzio Asc, in particolare con la caratterizzati dall’essere colpiti da mutazioni altamente didottoressa Silvia De Rubeis della Icahn school of Medicine struttive e frequentemente de novo, cioè non ereditate dai at Mount Sinai di New York. Con il coinvolgimento di molti genitori. Questo implica che almeno una parte di queste macentri clinici è iniziata la raccolta di famiglie con soggetti lattie sia dovuta a mutazioni casuali avvenute nelle cellule affetti da disturbo dello spettro autistico riproduttive, e spiega la scarsa ricorrenza e dei loro genitori da vari paesi nel mondella malattia in famiglie. L’identificazione do. In particolare, in Piemonte il progetto La ricerca, realizzata anche di nuovi geni associati a forme di disturbo di ricerca, denominato NeuroWes, è stato da équipe italiane, è stata dello spettro autistico è solo all’inizio e si coordinato dai gruppi dei professori Alprevede siano oltre mille i geni implicati pubblicata sulla rivista fredo Brusco e Giovanni Battista Ferrero in queste malattie eterogenee. (Città della Salute ed Università di ToriInfatti, buona parte di queste malattie scientifica Cell no) che hanno esteso la collaborazione sono probabilmente associate a diverse ai neuropsichiatri, genetisti e pediatri di varianti in geni importanti per il neurotutta la regione. sviluppo che diventano patologiche solo quando combinate «Alle famiglie è stata proposta la possibilità di essere inassieme. Le sfide del prossimo futuro, che potranno essere serite nello studio, dopo un’attenta ed approfondita rivalutaaffrontate proprio grazie alle collaborazioni internazionali zione clinica dei casi e la spiegazione dei risvolti della ricercome questa sono molteplici. La prima è la comprensione ca» riferisce il professor Ferrero del Dipartimento di Scienze dei meccanismi che portano allo sviluppo della malattia. Esidella sanità pubblica e pediatriche dell’ospedale Regina Marstono ipotesi multiple sull’origine della malattia, e nessuna gherita della Città della Salute di Torino. esclude l’altra: tra queste, difetti della migrazione neuronale, Il dna delle famiglie selezionate è stato inviato al conalterazione del citoscheletro, di canali ionici, di interazioni sorzio, che ha provveduto all’analisi dell’esoma. La parte più tra sinapsi. I nuovi geni identificati suggeriscono uno sbilancomplessa dell’intero processo è stato l’approfondimento dei ciamento tra segnali eccitatori ed inibitori nella trasmissione risultati di queste analisi, dato l’elevatissimo numero di sogsinaptica tra i neuroni. (D. R.)

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www.onb.it

Corso di biomedical writing L’editoria della ricerca PROGRAMMA 9:00 - Registrazione dei partecipanti 9:30 - Saluti istituzionali e presentazione del corso Sen. dott. Vincenzo D’Anna Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi

10:00 - Editoria Scientifica in Italia. Innovazione, Sostenibilità, Resilienza Dott.ssa Susanna Garofalo Edra, Milano

10:30 - Struttura di un articolo di ricerca. Parte I Dott.ssa Catherine Klersy UOS Epidemiologia Clinica e Biometria, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia

11:30 - Coffee break 11:45- Struttura di un articolo di ricerca. Parte II Dott.ssa Catherine Klersy 12:45 - Lunch a buffet 14:00 - Processo Editoriale: la scelta della rivista Dott.ssa Cristina Capittini Responsabile Nazionale dell’ONB per il Biomedical Writing Ricercatrice Biomolecolare - Referee per riviste indicizzate

14:30 - Processo Editoriale: come comunicare coi referees Dott.ssa Cristina Capittini 15:00 - Le fonti bibliografiche Dott.ssa Chiara Rebuffi

UOS Grant Office e documentazione scientifica, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia

16:00 - Analisi biostatistiche, tabelle e figure Dott.ssa Annalisa De Silvestri

UOS Epidemiologia Clinica e Biometria, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia

MILANO

28 MARZO 2020

17:00 - Discussione e compilazione questionario ECM 17:30 - Chiusura lavori

Hotel Sina De La Ville Via Hoepli n. 6

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SALUTE

di Elisabetta Gramolini

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l fumo di sigaretta interviene sul metabolismo del glucosio. Sì ma perché? La considerazione che i tabagisti abbiano più probabilità di ammalarsi di diabete è nota anche nella pratica clinica. Ora, un recente lavoro pubblicato su Nature ha individuato il collegamento diretto che esiste fra un’area specifica del sistema nervoso centrale, l’abenula mediale, e il pancreas, organo responsabile del rilascio e della produzione del glucagone e dell’insulina, due ormoni deputati al controllo della glicemia, ovvero la concentrazione di zucchero nel sangue. Oltre a questo, gli studiosi hanno indagato come il meccanismo di regolazione cambia se c’è una costante somministrazione di nicotina. La ricerca, frutto del lavoro di un gruppo di scienziati americani e cinesi presso la School of Medicine del Mount Sinai, ha individuato in particolare un fattore, una proteina che si lega con specifiche sequenze di DNA, regolando la trascrizione dei geni, denominato TCF7L2, fortemente presente nelle cellule dell’abenula mediale. Il fattore regola a sua volta un ormone, il GLP1, che modula la secrezione di insulina dal pancreas. «Questo studio – afferma il Professor Antonio Pisani, specialista della Società Italiana di Neurologia – è la prova che nell’uomo esiste una regolazione diretta, da parte di specifiche aree cerebrali, del metabolismo glicidico, e che questo “asse” diretto venga modificato dal consumo di nicotina. Questa è solo l’ultima evidenza scientifica in ordine di tempo che dimostra che c’è sempre un regolatore centrale nel cervello. Il particolare fattore di trascrizione TCF7L2 – continua Pisani - è stato trovato espresso nelle cellule della abenula mediale. Tramite una serie di manipolazioni di modelli genetici animali,

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DIABETE E FUMO, FILO DIRETTO TRA CERVELLO E PANCREAS

Uno studio pubblicato da Nature mette in luce la connessione fra l’abenula e l’organo che regola l’insulina

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gli autori della ricerca hanno fatto prima - potrebbe essere un bersaglio in futuro un knockout del fattore di trascrizione per eventuali terapie sia per intervenire su tutto l’organismo e poi uno selettivo sulle dipendenze in generale sia per la nell’area specifica dell’abenula attraver- cura del diabete di tipo 2». so un RNA silencing, ovvero un silenziaMa questo studio non è innovativo mento dell’RNA. In questo modo – spie- soltanto per l’evidenza riscontrata e i ga il neurologo - hanno mostrato come, possibili sviluppi. Anche le tecniche utimuovendo questo lizzate per compifattore, l’effetto dellare la ricerca sono la nicotina cambi La ricerca è stata pubblicata considerate all’asulle cellule della vanguardia. In parsu Nature da un gruppo abenula mediale e ticolare, mediante di scienziati della School metodiche avanzate sulla risposta pancreatica». of Medicine del Mount Sinai di biologia molecoPer approfonlare, i ricercatori dire la tematica hanno dimostrato saranno sicuramente necessari ulterio- che l’assenza di questo fattore di trascriri studi sperimentali e sull’uomo, ma zione, in un gruppo di topi mutanti, non l’osservazione fatta dal gruppo di ri- dà luogo allo sviluppo di alterazioni del cercatori pone le basi sia per spiegare metabolismo del glucosio nel sangue. l’osservazione clinica, sia per disegnare Inoltre, attraverso un sistema di mapstrategie di profilassi e di terapie speci- patura, iniettando un tracciante fluorefiche per un nuovo target. «Il fattore di scente nel pancreas, hanno osservato trascrizione TCF7L2 – commenta Pisani che tale tracciante si andava a localizza-


SALUTE

Diabete e fumo

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re proprio nell’area cerebrale indicata. casi, non sarà impossibile: «I modelli ani«Le tecniche impiegate per identificare mali sono fondamentali – osserva Pisani l’area del cervello sono di ingegneria ge- -. Uno studio come quello pubblicato da netica e biologia molecolare – ricorda il Nature non sarebbe stato possibile senza professor Pisani -. Inoltre, è stato usa- questi modelli. Sappiamo che quella del to un virus retrogrado che, dopo essere roditore, a parte i primati, è la specie più stato iniettato nel pancreas, a distanza vicina all’uomo ed il fatto di poter estradi tempo, è stato polare dei dettagli è riscontrato nell’abeimportante per gli Il fattore di trascrizione nula mediale che è studi successivi che una area cerebrale possono essere porTCF7L2 potrebbe essere tati avanti per lo svidel circuito motivaun bersaglio futuro luppo di nuovi farzionale quindi con maci per i pazienti. un ruolo cruciale di eventuali terapie Già oggi, come prinel meccanismo mo passo per passadelle dipendenze da vari tipi di sostanze non solo la nicotina. re dal modello animale all’uomo, vengono Va ancora capito però – sottolinea lo impiegati dei traccianti metabolici utilizspecialista - se lo stimolo diretto al pan- zati tramite la Pet, la tomografia ad emiscreas per produrre insulina o meno ar- sione di positroni, una metodica nota e riva dall’abenula o se intervenga anche comunemente utilizzata per la diagnosi l’asse ipotalamo ipofisario». Anche se la dei tumori, che nel neuroimaging si usa ricerca si basa su un modello animale la con dei marcatori metabolici a cui si agsua trasposizione all’uomo, come in altri gancia una sostanza radiattiva».

econdo i Centers for Disease Control and Prevention degli Stati Uniti, i fumatori hanno un rischio del 30-40 per cento maggiore di sviluppare la malattia rispetto a chi non fuma. E sulla diffusione della dipendenza da tabacco, in Italia i diabetologi hanno già lanciato l’allarme per i più giovani: «Stiamo assistendo ad un aumento del diabete di tipo 2, che generalmente compariva solo dopo i 55/60 anni – commenta il professor Francesco Purrello dell’Università di Catania e presidente della Società italiana di diabetologia -. Questo è legato al fatto che anche nei giovani si sta riducendo in modo preoccupante l’attività fisica. Il fumo potrebbe essere in alcuni di questi soggetti un fattore precipitante verso il diabete. È ormai accertato che chi ha il diabete e fuma, ha un rischio molto elevato di malattie cardiovascolari (infarto miocardico, scompenso cardiaco, ictus cerebrale) oltre che di cancro al polmone. Si innesca un letale circolo vizioso. Un motivo in più per non fumare o smettere di farlo».

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SALUTE

UNA MOLECOLA PER STUDIARE IL CERVELLO CON LA LUCE Un team italiano scopre come rendere i neuroni sensibili agli stimoli lumionosi di Marco Modugno

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l cervello è un organo importantissimo che però si trova collocato in un distretto anatomico difficilmente accessibile. È proprio per questo motivo che le conoscenze che abbiamo non sono molto ampie e a limitarle ulteriormente si aggiunge anche l’impossibilità di poter lavorare in vivo. Un gruppo di ricerca multidisciplinare composto da alcuni ricercatori dei centri dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) NSYN di Genova (Center for Synaptic Neuroscience) e del CNST di Milano (Center for Nanoscience and Technology) guidati rispettivamente dal dottor Fabio Benfenati, e dal dottor Guglielmo Lanzani, e in collaborazione con il gruppo di ricerca guidato dalla dottoressa Chiara Bertarelli del Politecnico di Milano, hanno appena pubblicato sulla famosa rivista scientifica “Nature Nanotechnology” uno studio da loro condotto, riguardante una molecola di nuova concezione che ha preso il nome di Ziapin. Questa nuova molecola fotocromatica, cambia funzione e cambia forma se stimolata dalla luce, e questa è una particolarità molto importante, infatti grazie a ciò è in grado di rendere i neuroni, le cellule che compongono il nostro sistema nervoso, sensibili agli stimoli luminosi. Questo tipo di scoperta può essere considerata fondamentale per alcuni processi ed in certi ambiti, non solo permetterà infatti di semplificare e

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velocizzare la ricerca nell’ambito delle neuroscienze, ma aprirà nuove strade e scenari per il trattamento di soggetti con attacchi epilettici e con malattie neurodegenerative della retina, che attualmente hanno mostrato molto spesso di non rispondere ai farmaci, inoltre ci permetterà di studiare più efficacemente il funzionamento del cervello stesso. In campo biologico, una molecola che cambia forma, cambia anche la sua funzione: questo è appunto esattamente ciò che avviene con le molecole fotocromatiche. Se tali sostanze vengono esposte alla luce, cambiano forma e caratteristiche, per fare un esempio più pratico è ciò che accade nelle lenti fotocromatiche di un comunissimo paio di occhiali da sole. In questo lavoro, che ha visto coinvolti i ricercatori IIT Mattia Di Francesco, Elisabetta Colombo e Francesco Lodola, come primi autori dello studio, il team di ricerca ha voluto dimostrare come una nuova molecola fotocromatica la (Ziapin) per l’appunto, sintetizzata dal team del Politecnico di Milano, può penetrare all’interno delle cellule nervose e svolgere la funzione di un nano-interrut-

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista internazionale “Nature Nanotechnology”


SALUTE

Ziapin può penetrare all’interno delle cellule nervose e svolgere la funzione di un nano-interruttore che “scatta” ogni volta che è sotto l’effetto della stimolazione della luce, attivando elettricamente la cellula che la contiene

tore che “scatta” ogni volta che è sotto l’effetto della stimolazione della luce, attivando elettricamente la cellula che la contiene. La molecola Ziapin, infatti, messa a contatto con i neuroni, si inserisce all’interno della loro membrana cellulare e - grazie alla sua particolare struttura - mantiene la cellula silente in assenza di luce, per poi attivarla elettricamente in seguito allo stimolo luminoso che innesca il suo cambiamento di forma, tutto questo in modo non invasivo, senza causare danni genetici, meccanici o termici. «Ad oggi, i metodi per studiare il cervello e in particolare l’attività di neuroni specifici, presuppongono l’utilizzo di tecniche piuttosto complesse, come l’optogenetica, che richiede la modificazione genetica delle cellule nervose» racconta il dottor Fabio Benfenati, Direttore del centro NSYN di IIT a Genova e aggiunge «con la Ziapin sarà possibile attivare i neuroni agendo reversibilmente sulle proprietà della loro membrana, senza causare alle cellule alcuno stress genetico, meccanico o termico» termina con queste parole la sua spiegazione Benfenati. «La molecola, il cui concept è nato

Si tratta di una molecola fotocromatica sintetizzata dal team del Politecnico di Milano

dall’approccio fortemente multidisciplinare tipico dei team di ricerca IIT, apre la strada anche alla ricerca di nuovi approcci terapeutici delle malattie legate al sistema nervoso e alla degenerazione della retina, ma sarà ancora necessario molto lavoro in questo senso» spiega il professor Guglielmo Lanzani, direttore del CNST di IIT a Milano. «L’effetto di attivazione a seguito dello stimolo luminoso è in infatti solo temporaneo, caratteristica che rende la Ziapin adatta soprattutto allo studio del funzionamento del cervello» conclude infine Lanzani. Questo nuovo modello di molecola, grazie alla sua duplice natura – che da una parte silenzia i neuroni al buio per poi attivarli in seguito ad una stimolazione luminosa – potrebbe essere applicata per contrastare l’eccessiva eccitabilità dei circuiti neuronali tipica nei casi di epilessia e, allo stesso tempo, per comandare, mediante la luce, l’attivazione dei neuroni in specifiche aree cerebrali coinvolte nello sviluppo di malattie neurologiche. Sempre grazie a questo studio, i ricercatori hanno dimostrato inoltre che la molecola Ziapin può essere utilizzata in diversi tipi di cellule e in campi diversi dalle Neuroscienze. Tra le possibili applicazioni future si potrebbe pensare a trattare le cellule del miocardio per creare una sorta di “pacemakers” che non vengono più regolati da impulsi elettrici, ma attraverso degli stimoli luminosi, molto meno invasivi e pericolosi rispetto a quelli utilizzati attualmente. Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2020

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SALUTE

di Domenico Esposito

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i sono voluti venti anni di ricerche, ma alla fine il risultato è arrivato: l’Istituto di neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche è riuscito a chiarire qual è il meccanismo molecolare della percezione degli odori: è basato essenzialmente sulla creazione di mappe sensoriali cerebrali, che sono state delimitate da una disposizione efficace dei neuroni olfattivi, a loro volta guidati dal recettore dell’odore. I risultati sono importantissimi per la ricerca sul morbo di Parkinson e su quello dell’Alzheimer. Un passo in avanti considerevole per giungere alla conoscenza di quei processi ritenuti responsabili della codifica di odori a livello cerebrale. A dimostrare la validità di questo meccanismo è stato il gruppo di lavoro coordinato da Claudia Lodovichi, primo ricercatore dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio Nazionale delle ricerche (Cnr-In) di Padova. Lo studio, pubblicato su Cell Reports, ha messo in luce il dispositivo molecolare che forma le mappe topografiche del cervello, all’interno delle quali i neuroni responsabili della percezione di un determinato odore sono concentrati in aree in peculiari aree del bulbo olfattivo, vale a dire quella zona cerebrale che elabora gli stimoli ricevuti nell’epitelio olfattivo (all’interno delle cavità nasali) attraverso i recettori olfattivi, che sono proteine che legano un determinato odorante che viene catturato nel muco nasale. È l’identità del recettore olfattivo a determinare la mappa topografica; il recettore non ricava soltanto gli odori, ma guida anche la creazione dei glomeruli. Oggetto di questo studio ultraventennale era proprio il meccanismo – sconosciuto - con cui la stessa molecola riusciva a svolgere ruoli così diversi tra loro. Grazie a questa scoperta effettuata

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CODIFICATI GLI ODORI NEL CERVELLO: PASSI AVANTI PER PREVENIRE LE MALATTIE

Claudia Lodovichi, coordinatrice del gruppo: «Stiamo costruendo la mappa topografica del cervello»

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dal team di lavoro guidato dalla dottores- il tutto a conferma del ruolo chiave risa Lodovichi ora riusciamo a saperne di vestito dalla proteina in questione per più. Le parole della scienziata riescono attivare questo determinato insieme di a spiegare in maniera dettagliata l’argo- recettori». Un lavoro incredibile, alle cui mento: «Il recettore olfattivo è presente spalle c’è il supporto della fondazione sia nelle cavità del naso che all’interno Armenise-Harvard, e al quale hanno coldel cervello, dove viene prodotto, nel- laborato fattivamente i Dipartimenti di la posizione finale scienze biomediche, dell’assone. Esso di scienze chimiche Le ricerche sono state viene messo in e di scienze farmamoto da molecole ceutiche dell’Unicondotte da un team espresse dal bulbo versità di Padova, di studiosi dell’Istituto olfattivo per aggrel’Istituto veneto di gare i neuroni che medicina molecoladi neuroscienze del Cnr esprimono lo stesso re di Padova e svarecettore nei gloriati centri di ricerca meruli. Abbiamo accertato – continua universitari in Belgio, Giappone, Stati - che nel fattore fosfatidiletanolammina Uniti e Regno Unito. – 1 (PEBB1) è presente la proteina che Lo studio ha tenuto sotto controllo i riesce a unire il recettore prodotto dal ligandi (molecole in grado di legare una terminale assonico. E nei topi genetica- biomolecola e formare un complesso in mente modificati al fine di non esprimere grado di svolgere o indurre una funzione questo fattore, la mappa topografica del biologica) presenti nel bulbo olfattivo, bulbo è sicuramente diversa e alterata, che riescono ad attivare determinati in-


SALUTE

La doppia funzione dei neuroni olfattivi

«C’

siemi di recettori olfattivi tra oltre mille tante soprattutto per un altro motivo. recettori. Questi recettori, inoltre, rie- Può contribuire infatti ad ampliare la coscono a lavorare insieme ad altre mole- noscenza di un sistema che è legato procole andando così a costituire la mappa fondamente a tante patologie neurodedi cui sopra. generative, come il morbo di Parkinson «Dunque, il recettore olfattivo non e il morbo di Alzheimer. I pazienti affetti va a contornare solamente lo spazio da queste patologie sono infatti soggetsensoriale di ogni ti, anni prima che neurone, ma anche si alterino le loro I risultati sono importanti funzioni motorie e il relativo bersaglio nel cervello. La cocognitive, a deficit per la ricerca sul morbo olfattivi - evidenzia difica degli odori di Parkinson e -. Comprendere i avviene grazie a un meccanismi primari pattern spaziale di sull’Alzheimer che regolano il siglomeruli attivati, il stema olfattivo e il cui posizionamento possiede un ruolo di primo piano per la suo funzionamento, è indispensabile per codifica e la percezione finale degli odo- i futuri studi destinati a chiarire questi ri», sottolinea la dottoressa Lodovichi, processi patologici». Una scoperta che che conclude poi il suo discorso con una apre il campo a una possibile, seppur ansperanza per moltissimi malati: «Questa cora molto lontana, definizione in positiè una scoperta che va oltre il suo valore vo di queste malattie neurodegenerative soggettivo. Oltre a farci comprendere la per le quali, attualmente, non esiste una fisiologia del sistema olfattivo, è impor- cura in grado di debellare il male.

è una differenza tra neuroni e neuroni», dice la dottoressa Claudia Lodovichi, primo ricercatore dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio Nazionale delle ricerche (Cnr-In) di Padova. «Da un lato quelli della vista e dell’udito, che sono già disposti con un ordine che si proietta nel cervello attraverso la creazione di mappe topografiche, all’interno delle quali gli stimoli visivi e uditivi vanno a incidere ed attivare diverse zone. E dall’altro troviamo invece i neuroni sensoriali olfattivi, che esprimono lo stesso recettore, ben determinato per un gruppo di odori, e sono localizzati in maniera apparentemente disordinata nell’epitelio olfattivo, insieme e a neuroni che esprimono recettori diversi - spiega -. Le estensioni dei neuroni presenti nelle cavità del naso che hanno lo stesso recettore, convergono infatti in uno specifico punto, detto glomerulo, sul lato mediale di ciascun bulbo olfattivo, dando luogo alla mappa topografica olfattiva. Ad ogni glomerulo è associato uno specifico recettore olfattivo, in grado di captare un gruppo di odori. La mappa topografica è basata sull’identità del recettore olfattivo, che non solo rileva gli odori ma guida la formazione dei glomeruli stessi».

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SALUTE

GENETICA E NUTRIZIONE Applicabilità e accuratezza nella personalizzazione del profilo alimentare di Gianni Zocchi, Stefano Bernardi, Lisa Fiore, Giacomo Ciampi, Giorgia Carabelli, Niccolò Zocchi

L

a Nutrizione Umana è da considerarsi una scienza relativamente nuova che si occupa di studiare le interazioni biochimiche e metaboliche degli alimenti con il nostro organismo. A tal riguardo, la transizione fenotipica dallo stato di salute a quello di malattia è dovuta principalmente a interazioni epigenetiche che portano ad una diversa espressione proteica. In questo contesto, i campi di applicazione della nutrizione sono in continuo sviluppo e la ricerca pone particolare interesse allo studio di strategie che portino a promuovere un buono stato di salute. Lo strumento più cono-

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sciuto, studiato, utilizzato e discusso nella Nutrizione Umana per promuovere cambiamenti fenotipici è senza dubbio la dieta espressa nella sua essenza filologica: dieta = stile di vita e stile alimentare. Il concetto di dieta si è però evoluto negli anni e sempre più spesso emerge la necessità di tradurre ciò che si è da prima cercato di costruire su modelli a larga scala “dieta ottimale per…” con l’attuale concetto di “dieta personalizzata”. La variabilità individuale è risultata essere negli ultimi anni uno dei punti chiave di interesse scientifico nel campo della Nutrizione Umana sia in termini di variabilità genetica che di popolazione microbica intestinale. A seguito del sequenziamento e dello studio del codice genetico e si sono sviluppate nuove discipline chiamate “scienze-omiche”, che

studiano le relazioni tra il codice genetico, la nutrizione e lo stato di salute costituite principalmente da: Nutrigenetica, Nutrigenomica, Proteomica e Metabolomica [1]. Negli ultimi anni si è inserita con grande impatto anche la Microbiomica, scienza ancora agli albori e che sta coinvolgendo moltissimi gruppi di ricerca. Le scienze omiche in ambito nutrizionale si esprimono essenzialmente attraverso i concetti di Nutrigenetica e Nutrigenomica. La Nutrigenetica, così definita da Brennan negli anni ’70, concentra l’attenzione sulla variabilità del singolo individuo e sulle sue peculiari caratteristiche genetiche dove piccole differenze nel genoma possono dare risposte diverse ai diversi nutrienti introdotti. Specularmente la Nutrigenomica pone l’ambiente e quindi l’alimentazione come potenziale e potente modulatore del codice g e -


SALUTE

Le scienze omiche in ambito nutrizionale si esprimono essenzialmente attraverso i concetti di Nutrigenetica e Nutrigenomica netico, capace di indurre adattamenti e/o modulazioni dell’espressione genica che possono ripercuotersi sullo stato metabolico e di salute. È quindi molto importante tenere in considerazione entrambi gli aspetti nella presa in carico del paziente al quale potrà essere fornito un consiglio ad alta specificità e personalizzazione. La priorità assoluta per poter prendere in considerazione la Nutrigenetica come approccio pratico è che i test a cui il paziente decide di sottoporsi, facciano parte del pool di test validati tramite ampi studi su popolazione. Numerosi siti e motori di ricerca scientifici accreditati, tra cui il più importante è sicuramente il sito GWAS (www.gwas.com) gestito dalla NCBI; riportano tutti gli studi di validazione ed è quindi “semplice” soprattutto per gli “addetti ai lavori” comprendere ciò che viene realmente proposto alla persona. Uno dei primi esempi di Nutrigenetica applicata è stato lo studio di relazione tra l’espressione del polimorfismo (SNP) -13910, posto sul gene della lattasi e le manifestazioni fenotipiche associate alla “intolleranza genetica al lattosio”. Fino dai primi lavori pubblicati (che risalgono agli anni 2000), si è osservato come lo studio dell’espressione di suddetto polimorfismo potesse rappresentare una vera e propria analisi di genetica di popolazione in termini di adattamento evolutivo. Oggi sappiamo che l’analisi di questo SNP costituisce un passo fondamentale di approccio al paziente tanto che l’American Gastroenterological Association, ha sentito l’esigenza di stilare vere e proprie line guida rivolte alla popolazione per una migliore conoscenza, comprensione e gestione dell’intolleranza stessa [2]. Lo stesso, può dirsi per molte altre situazioni in cui la genetica individuale può porsi come spartiacque tra diversi metodi di approccio allo stesso problema. Un esempio tra tutti è

l’insorgere di condizioni di obesità/sovrappeso in cui è ormai dimostrato come la componente genetica incida almeno per il 30%. Sul restante 70% di rischio, giocano un ruolo fondamentale tutti i fattori ambientali. Molti sono i polimorfismi associati alla predisposizione all’obesità ma due tra tutti sembrano fare davvero la differenza determinando, a livello fenotipico, uno scompenso nel bilancio energetico: il deficit nel sistema della melanocortina con specificità del suo recettore 4 (MC4R) e il deficit del gene dell’obesità (FTO). A questo proposito, in uno studio pubblicato da Ortega-Azorín et. al. (2012) [3], è stato valutato su un gruppo di 7.052 soggetti a rischio cardiovascolare se le associazioni tra MC4R, FTO e peso corporeo potessero essere modulate dalla dieta e dall’attività fisica. Dopo un attento monitoraggio dei geni interessati in relazione al cambio dello stile di vita (nello specifico adesione alla dieta mediterranea e attività fisica continuativa), è stata dimostrata una modulazione positiva dei polimorfismi FTO e MC4R sulla percentuale di rischio relativa ad obesità/sovrappeso. Alla luce di quanto sopra descritto, possiamo affermare, senza dubbio, che la più affascinante delle opportunità che si apre nel campo della Nutrigenetica è lo sviluppo, partendo dalle differenze genetiche individuali, di una «nutrizione personalizzata», allo scopo di ottenere una effettiva “terapia dietetica ottimale” in grado di prevenire e/o ritardare l’insorgenza di condizioni croniche o legate all’alimentazione, per singoli individui o per particolari gruppi di popolazione. In questi termini, la possibilità di associare alcuni SNPs (riscontrati e validati attraverso studi su larga scala) alla modificazione nell’introduzione di alcuni nutrienti e/o alimenti della dieta al fine di promuovere una modulazione positiva

dello stato di salute è certamente da considerarsi una delle nuove sfide della scienza. Tuttavia, la posizione della comunità scientifica a riguardo è certamente da considerarsi controversa in quanto il rischio di cattiva o falsata interpretazione dei risultati ottenuti da questo tipo di valutazioni e la necessità di conoscenze specifiche e trasversali in materia di nutrizione e salute da parte del professionista che legge la refertazione ci pone in un’ottica di prudenza e di necessità di approfondimento delle conoscenze. A tal riguardo infatti è da sottolineare l’importanza di dover necessariamente considerare la presenza di SNPs e/o predisposizioni metaboliche come un insieme di aspetti che possono convivere, interagire e generare condizioni che non possono esulare da un’ampia conoscenza anamnestica del paziente a 360° da parte del professionista e dall’esperienza ed utilizzo di una visione di insieme delle interazioni metaboliche/alimentari che si possono generare. A questo proposito l’applicabilità della Nutrigenetica e delle altre scienze omiche nella pratica di personalizzazione del profilo alimentare deve necessariamente passare attraverso una serie di considerazioni preliminari: - conoscenza approfondita dei test ad oggi disponibili e validati, delle loro potenzialità e dei loro limiti oggettivi - corretta gestione degli stessi in concerto con la completa anamnesi del soggetto - aggiornamento continuo da parte degli “addetti ai lavori” poiché, come detto in precedenza, le scienze omiche sono in costante evoluzione. In conclusione, il professionista non può esimersi dal mettere in guardia il proprio paziente verso il grande “business” che purtroppo colpisce ed ha colpito l’affascinante mondo della genetica applicata. Ricordiamo che, come già accaduto nella recente storia scientifica, la proposta “selvaggia” e senza scrupoli di test non scientificamente validati porta il soggetto a false credenze o aspettative ma soprattutto rischia di mettere sullo stesso piano “speculazione” e scienza. Bibliografia [1] Di Renzo et al., 2019. [2] Linee Guida American Gastroenterological Association, 2019. [3] Ortega-Azorín et. al., 2012.

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SALUTE

UMANESIMO IN NUTRIZIONE

Abusivismo, “diet business” e “speciali competenze”: una grossa mano può venire dal Counseling e dalle Counseling skills

di Biancamaria Saetta*

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a professione del Biologo sta decisamente crescendo. Via via, si stanno occupando spazi sempre più importanti, in settori che prima erano preclusi: dalle numerose applicazioni in campo genetico, fino all’ambiente, ai beni culturali ed all’embriologia. Di sicuro, però, uno degli ambiti più consolidati resta quello della Nutrizione, caratterizzato da una crescente preparazione e competenza da parte dei professionisti, perseguita attraverso l’istituzione di corsi di laurea specifici, master post laurea, corsi di perfezionamento sempre più qualificanti. Nel frattempo, però, è cresciuta, in maniera del tutto imprevedibile e quasi

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Nutrizionista, Counselor.

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esponenziale, la concorrenza da parte di plicemente cavalca tale necessità. Infatpseudo “figure” che, senza averne i titoli ti, se da un lato sono in crescita alcune e i requisiti, si professano “Nutrizioni- problematiche reali ed urgenti, e con sti”. Il loro successo può essere legato esse l’obbligo di rispondervi in maniera all’aumento della richiesta da parte di efficace (sovrappeso, obesità, disturbi un “mercato di confusi”, alla ricerca di del comportamento alimentare), d’altro soluzioni a problemi canto, il diet busispesso indotti dal ness, strumentalizmercato stesso. zando alcuni bisogni Gli eccessi a tavola, Sembra, infatumani fondamentali sia in ipercontrollo che ti, che, negli ultimi (la cura della salute 20-30 anni, l’essere innanzitutto), proin scarsa attenzione, muove mode alimenumano non sia più in sono ormai molto comuni tari che, paradosgrado di controllare salmente, non sono la propria alimentaproprio salutari. zione. Gli eccessi a L’illusione del controllo assoluto “sultavola, sia nella direzione dell’ipercontrollo sia in quella della mancanza di con- la” salute e l’esaltazione del ruolo della trollo, sono ormai molto comuni. La fame dieta, possono infatti condurre verso deè una nemica insidiosa. Il cibo è croce e rive alimentari decisamente patologiche delizia per molte persone. Il “bisogno” (vedi ortoressia). Come pure l’illusione di dieta è diventato urgente. Cosa fa, di di modificare indefinitamente il corpo conseguenza, il “diet business”? Sem- attraverso la dieta, per inseguire modelli


SALUTE © j.chizhe/www.shutterstock.com

Nutrizionista differenziarsi dagli abusivi, far emergere e dare valore alle proprie “speciali competenze”? Ebbene, una mano, in tal senso, potrebbe venire dal Counseling e dalle Counseling skills. Vale a dire, arricchire la professione di ulteriori competenze, al fine di caratterizzarla, qualificare il lavoro, rendere più efficaci gli interventi. Per Counseling skills si intende: 1) Competenze in Scienze Umane (Filosofia, Psicologia, Antropologia, Sociologia, Spiritualità) 2) Padronanza nella relazione 3) Comunicazione efficace. Partiamo dal presupposto che gli interlocutori di un operatore della Nutri© Photoroyalty/www.shutterstock.com zione sono gli esseri umani, che, in quanto tali, sono dotati di un corpo ed una fisiologia, argomenti sui quali un Biologo estetici idealizzati (vigoressia). Si profila Nutrizionista è decisamente ferrato. Ma, dunque una situazione paradossale: au- non dimentichiamo che il funzionamenmentano i problemi di eccesso di peso to degli esseri umani dipende anche da provocati dalle pressioni socio-culturali quella complessa ed affascinante struta mangiare in eccesso (food business), tura definita “mente”, di natura psico-ementre crescono, in contemporanea, le motiva, oltre che biochimica, fatta di esperienze vissute e difficoltà alimentari reazioni adattative a legate alle pressiotali esperienze. L’acni socio-culturali ad L’esaltazione della dieta quisizione di nozioni essere magri ed in può infatti condurre in Scienze Umane, forma (disturbi del consentirebbe, percomportamento aliverso derive alimentari tanto, al professionimentare veri e prodecisamente patologiche sta, di comprendere pri, nuovi disturbi meglio il proprio alimentari); di concliente e le sue istanverso, aumentano i fatturati del diet business, che non sem- ze, immedesimarsi nel suo vissuto per pre, però, riesce a fornire una risposta andare incontro alle sue richieste. Inoltre, quella del Biologo Nutrizioadeguata a tali livelli di difficoltà. La domanda, a questo punto, nasce nista è una professione decisamente baspontanea: come può un professionista sata sulla relazione d’aiuto, vale a dire qualificato porsi efficacemente di fronte sull’interazione con un essere umano in a tale complessità? Come può il Biologo difficoltà. E’ sempre più numerosa, in tal

senso, la letteratura medica che dimostra come l’efficacia dell’intervento dipenda anche dalla qualità della relazione che si instaura tra aiutante e aiutato e da quanto la comunicazione sia motivante e di sostegno per quest’ultimo. L’acquisizione, quindi, di abilità comunicative e relazionali, può migliorare l’efficacia degli interventi e promuovere, nelle persone, il cambiamento che auspichiamo. Non sottovalutiamo, infine, la complessità del flusso informativo che ci si trova a gestire e l’impatto emotivo sui clienti. Attraverso una formazione Umanistica, complementare a quella tecnico-scientifica caratteristica della professione, è possibile, di conseguenza, potenziare la capacità di discernimento e la visione d’insieme, qualità che aiutano l’operatore a gestire meglio il flusso dell’informazione e a trasmetterlo al cliente secondo una modalità che promuova la consapevolezza e la capacità di scelta dell’individuo. Come abbiamo già detto, la professione del Biologo Nutrizionista si occupa di esseri umani in difficoltà. In particolare, tali difficoltà, riguardano la loro condotta alimentare. E qui si apre un mondo. Mangiare è un bisogno primario degli esseri viventi, finemente regolato dall’evoluzione naturale e intrinsecamente legato ad aspetti di stampo edonistico. La condotta alimentare degli uomini è influenzata non solo da aspetti biologici (genetica, gusto, temperamento, funzionamento neuro-endocrino), ma anche dal funzionamento psicologico/emotivo (metaforicamente il cibo nutre non solo il corpo), dall’interazione con le figure parentali di riferimento, dalle dinamiche familiari (il cibo come premio o punizione o campo di battaglia), dalle influenze sociali, culturali, economiche, tipiche del contesto Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2020

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SALUTE

© Alena Ozerova/www.shutterstock.com

in cui si vive. E come se tutto ciò non bastasse, nei paesi occidentali, la questione si è ulteriormente complicata: le scelte e i comportamenti alimentari sono passati sotto l’egida dell’economia di mercato, con tutto ciò che ne consegue. Ecco perché è così difficile per le persone modificare stabilmente la propria condotta alimentare e per il professionista promuovere un cambiamento duraturo. Ed ecco perché, spesso, la dieta, da sola, non basta! Infatti, nella migliore delle ipotesi, i clienti sono ambivalenti rispetto al cambiamento: vogliono, per esempio, perdere peso, ma non sono disposti a rinunciare ai vantaggi del mangiare ad libitum. Talvolta poi non si sentono “all’altezza” a causa dei precedenti fallimenti, soggiogati da aspettative eccessive o incapaci di mettere in atto strategie di cambiamento efficaci. Il colloquio nutrizionale classico, infatti, è di tipo direttivo e/o persuasivo: spesso ci si limita a dire alle persone quello che devono fare, per esempio prescrivendo una dieta. Una modalità di colloquio di tipo motivazionale, invece, dà valore e fa emergere la motivazione propria della persona, mettendola al centro delle proprie scelte ed aiutandola a trovare la strada per perseguire i propri obiettivi. Tutto ciò rappresenta un vero e proprio cambiamento di paradigma in Nutrizione. Il Biologo Nutrizionista con abilità di Counseling può dunque farsi portavoce

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di una nuova modalità professionale, più olistica, basata sulla persona e non esclusivamente sulla dieta. Un vero e proprio Umanesimo in Nutrizione. Riepilogando, il Counseling Nutrizionale si propone di: 1) Restituire all’alimentazione i suoi significati autentici e la valenza originaria 2) Svuotarla da certe sovrastrutture socio-culturali 3) Rimettere l’uomo al centro delle sue scelte alimentari, secondo modalità proprie e non stereotipate

4) Promuovere un modus operandi basato sull’evidenza scientifica 5) Favorire la collaborazione tra diverse figure professionali nella gestione delle problematiche alimentari (medici, psicologi, counselor ecc) 5) Dare slancio alla prevenzione Concludendo, l’acquisizione di specifiche abilità Umanistiche, relazionali e comunicative, può contribuire a caratterizzare la professione e a differenziarla dagli abusivi. Consultare un Biologo Nutrizionista, comporta un valore aggiunto: un professionista competente e preparato non solo tecnicamente, ma anche dal punto di vista umano. Un professionista consapevole della posta in gioco, che sappia riconoscere il suo ruolo e i suoi limiti, eventualmente coinvolgere o delegare ad altre figure professionali. Un professionista in grado di aiutare le persone a compiere scelte alimentari in sintonia con le proprie caratteristiche psico-biologiche e a promuovere salute e benessere. Perché, come dice Eric Berne, è possibile provare ad aiutare le persone ad «abbandonare la credenza di un mondo perfetto e cominciare ad usare la parte adulta per risolvere i problemi e capire come fare affinché le proprie esigenze siano esaudite in un mondo che, se non sarà mai perfetto, può tuttavia essere meraviglioso e godibile».

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SALUTE

UN MUSCOLO NEL I FOLLICOLO PILIFERO

di Biancamaria Mancini

Meccanismi biochimici e cellule staminali del ciclo vitale del capello 44 Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2020

l follicolo pilifero risulta sempre più affascinante per i ricercatori che continuano a studiarlo e ad apprendere nuove informazioni su di esso. Nonostante si conosca già molto sulla sua embriogenesi, sulla sua anatomia e fisiologia, non si esauriscono le nuove scoperte e i nuovi studi sull’argomento. Sappiamo che dall’interazione di ectoderma e mesoderma, due dei tre foglietti germinativi, derivano tutte le componenti

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SALUTE

Botox ai follicoli

Nonostante si conosca molto sulla sua embriogenesi, anatomia e fisiologia, non si esauriscono le scoperte e i nuovi studi sull’argomento del follicolo pilifero1. Dall’invaginazione del derma si costituiscono da subito due delle principali componenti follicolari: 1) la papilla dermica nella parte più profonda del follicolo, costituita da una fitta rete di vasi sanguigni e linfatici, fonte di nutrimento per il capello e luogo di intensa attività mitotica; 2) il Bulge, situato a metà follicolo sotto l’inserzione del muscolo erettore del pelo, in quest’area sono presenti le cellule staminali indifferenziate. Dagli stessi foglietti germinativi si originano anche le importanti guaine di rivestimento: 1) la guaina interna che avvolge il capello; 2) la guaina esterna, diretta continuazione degli strati più profondi dell’epidermide; 3) la membrana vitrea, diretta continuazione della membrana basale cutanea; 4) la guaina connettivale che dà forma al follicolo delimitandolo dal tessuto connettivo circostante. La membrana connettivale, in particolare, svolge un ruolo chiave nel ciclo vitale del pelo (o capello), ovvero opera la rigenerazione della papilla dermica ad ogni nuovo ciclo vitale e ne assicura la continuità1. Ad ogni nuovo ciclo vitale del capello (Anagen), le cellule staminali dal Bulge migrano fino alla papilla dermica dove ricominceranno le divisioni mitotiche, la differenziazione cellulare e quindi l’allungamento del capello verso l’esterno. In seguito all’attiva fase di Anagen, inizia una fase di regressione in cui si interrompe l’attività cellulare della papilla dermica (Catagen) e si porta a compimento l’espulsione del capello invecchia-

to (Telogen). È proprio al termine di ogni fase di Catagen che avviene l’attivazione dell’area del Bulge. Il processo di avvio del nuovo ciclo di Anagen mediante le cellule staminali è controllato da complessi meccanismi biochimici cellulari, a cui partecipano fattori di crescita, interleuchine, enzimi specifici e particolari aminoacidi. Numerosi studi cercano ancora di decifrare la complessa regolazione di tale meccanismo, l’equilibrio tra la fase di regressione e la fase di attività nel ciclo vitale del capello e come sia possibile il processo di migrazione cellulare considerato che, a livello anatomico, il Bulge non è a stretto contatto con la papilla dermica. A questi interrogativi risponde un nuovo studio pubblicato a gennaio 2020 dalla prestigiosa rivista Science, in cui i ricercatori hanno scoperto un nuovo muscolo che si trova nei follicoli piliferi2. Usando i topi come organismo modello, Heitman e il suo team, sono riusciti a dimostrare che, a livello della guaina connettivale, esiste un muscolo liscio involontario di origine mesenchimale, simile a quello presente nei vasi sanguigni. La contrazione della guaina connettivale permette di sollevare sia la papil-la dermica che il fusto del capello, facilitando la migrazione delle cellule dal

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econdo i ricercatori che hanno condotto tale studio, questa nuova visione della guaina connettivale potrebbe cambiare la ricerca sulla caduta dei capelli. Questo tipo di muscolo infatti, essendo liscio, non può essere controllato volontariamente, ma si può studiare come controllarlo attraverso farmaci che blocchino la sua contrazione, come il botulino. Il blocco della contrazione muscolare della guaina connettivale potrebbe arrestare la fase di caduta anticipata del capello allungando la fase di Anagen. Tuttavia esistono ancora molti limiti, come definire quali sono gli effetti collaterali di una tale inibizione sull’ambiente circostante, e la necessità di eseguire studi in vitro e poi in vivo.

Bulge e l’espulsione del vecchio capello in Telogen. Il coordinamento di tale contrazione muscolare consente ogni volta un nuovo contatto tra le cellule staminali del Bulge e la papilla dermica durante la fase di regressione del follicolo pilifero ed è questo che rappresenta l’innesco del nuovo ciclo2. Se questa sequenza venisse interrotta o alterata, inizierebbe un ciclo vitale alterato che porterebbe alla perdita dei capelli. La scoperta di tale meccanismo ha posto una nuova luce sugli studi che ricercano una soluzione alla perdita dei capelli. Se tale contrazione si verificasse troppo spesso infatti, saremmo di fronte ad una maggiore frequenza di caduta, ad una minore durata della fase di crescita e all’inizio della miniaturizzazione che poi condurrebbe inesorabile alla calvizie. Sicuramente questa scoperta apre nuovi spunti di approfondimento e nuovi scenari che possano condurre a nuove soluzioni tricologiche, come inibire la contrazione della guaina durante la fase di Catagen al fine di aumentare la durata della crescita in Anagen.

Bibliografia 1. B. Mancini “Embriogenesi del follicolo pilifero”. Il Giornale dei Biologi. Ottobre 2019. Anno II-N.10. Pag.52-53 2. Nicholas Heitman,, Michael Rendl et al. «Dermal sheath contraction powers stem cell niche relocation during hair cycle regression» Science 2020 Jan 10; 367(6474):161-166.

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SALUTE

IL SEGRETO D DELL’ALOE VERA

di Carla Cimmino

Ăˆ fonte di acemananno, molecola immunostimolante, antivirale e antitumorale 46 Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2020

eriva da una pianta simile a un cactus, un membro della famiglia Liliaceae che cresce meglio nei climi aridi. Pianta erbacea perenne, alta fino ad un metro, le foglie sono disposte a ciuffo e si presentano lungamente lanceolate, con apice acuto, hanno una cuticola molto spessa e delle spine solo lungo i lati, sono carnose, di color verde chiaro. Se si tagliano le foglie, si


SALUTE

Gli estratti di Aloe si usano come cura per la pelle, lassativo, componente di molte miscele con benefici medicali e anche come aroma alimentare nota una cicatrizzazione del taglio quasi ni (con azione lassativa), vitamine B (B1, immediata; infatti la pianta libera un es- B2, B6, B12), A, C, E, enzimi (fosfatasi, sudato protettivo che impedisce la fuori- amilasi, bradichinasi, carbossipeptidasi, uscita della linfa. catalasi, lipasi e perossidasi), minerali Nel centro di queste foglie, da steli (ferro, calcio, magnesio, selenio, zinco, rigidi e legnosi, spuntano in estate i fiori cromo, potassio, rame, natrio), zuccheri, dell’Aloe a forma di grappolo nella tona- acidi grassi, aminoacidi, acido salicilico. lità del rosso, del giallo e dell’arancio. È Inoltre molti studi sostengono che l’aloe conosciuta da secoli per le sue proprietà vera abbia benefici su artrite, asma, affaticurative, infatti la camento cronico, diricerca moderna ha spepsia, costipazione confermato la valivari disturbi della Appartiene alla famiglia epelle. dità delle modalità Recentemente di utilizzo, che risalsecondo studi in videlle Liliaceae, gono a più di mille tro e sugli animali, è che crescono meglio anni fa. I riferimenti stata identificata annei climi aridi sui benefici dell’Aloe che come alimento vera sono numerosi, utile nella perdita di per gli Egizi rapprepeso, evidenziando sentava l’immortalità, infatti era presente come i componenti dell’aloe vera hanno all’entrata delle piramidi, per indicare ai proprietà antiproliferativa, antinfiammaFaraoni defunti la strada verso l’aldilà; il toria, ed epato-protettive. succo di Aloe veniva mischiato agli ingreL’aloe vera è ampiamente utilizzata dienti destinati alla mummificazione dei per via topica per il trattamento di consovrani d’Egitto; Cleopatra invece, face- dizioni della pelle come eczema, ustioni e va aggiungere l’aloe alle sue creme da ferite. Recenti studi hanno mostrato come massaggio. sia anche sicura ed efficace per la gestione Oggi come allora del melasma (malatgli estratti di Aloe tia della pelle acquiHa una cicatrizzazione hanno svariati usi: sita caratterizzata da cura della pelle, lasimmediata grazie a una iperpigmentazione sativo, componente simmetrica sulle aree protezione che impedisce esposte al sole, in di molte miscele con benefici medicali, in particolare sul viso). perdita della linfa piccole dosi anche Attraverso uno stucome aroma alimendio, alcuni ricercatotare. Dell’aloe si utilizzano, sia la parte ri hanno somministrando per via orale gel interna che quella esterna della foglia, di A vera (PAG) trasformato contenente per uso interno, si possono utilizzare il polisaccaridi di Aloe a basso peso molecosucco e il gel estratti internamente dalla lare per trattare la dermatite atopica (AD) foglia e la buccia della foglia stessa, il gel indotta da ovalbumina (OVA) nei topi, ha anche un uso esterno, in questo caso evidenziando come appunto la sommisi possono trovare anche preparazioni nistrazione orale di PAG ha soppresso la che oltre al gel contengono oli essenziali. produzione di IgE totali e OVA specifiche Le sostanze identificate sono: antrachino- nei sieri e ha ridotto lo spessore epidermi-

co della pelle. Il dottor Bruce Hedendal, dell’Hedendal Chiropratic and Nutrition Center, importante nutrizionista americano, sostiene che la ricchezza dell’aloe vera sia racchiusa nell’enorme quantitativo di mono e polisaccaridi al suo interno, considerandoli pilastri fondamentali per l’organismo. Sono presenti in tutte le cellule del nostro corpo, i più importanti sono le molecole di zuccheri a catena lunga (soprattutto i polimannani), che penetrano nelle pareti dell’intestino senza spezzarsi e che, una volta assorbite nel sangue, possono svolgere il loro effetto immunoregolatore. Posizionandosi all’interno delle pareti dell’intestino lo proteggono e impediscono l’assorbimento di sostanze indesiderate nella circolazione sanguigna. Conferiscono all’aloe vera funzione antibatterica, antivirale, calmante per le infiammazioni e stimolante per il sistema immunitario, facilitano la digestione, catturano ed eliminano colesterolo o l’eccesso di bile prodotta, che normalmente verrebbero assorbiti. Quello che però contraddistingue l’Aloe vera è l’acemannano, prodotto dal nostro corpo fino alla pubertà, la sua azione è di rafforzante il sistema immunitario, bloccando le infiammazioni, ha proprietà che permettono al sistema digestivo di assorbire meglio tutte le sostanze vitali. Nel gel dell’Aloe vera infatti sono state trovate tutte le sostanze appartenenti a questo gruppo: acemannano, aldopentosi, arabinosi, cellulosa, galattosi, acido galatturonico, acido glucoronico, glucosio, acido hexuronico, mannosio, acido manuronico, pentosano, ramnosio, acido uronico, xylosio. L’effetto sinergico di vitamine, sali minerali, enzimi e sostanze biochimiche uniche della pianta sono in grado di stimolare alcuni meccanismi naturali, già presenti nel nostro organismo, indeboliti per fattori diversi, in particolare di alcune sostanze. L’aloe vera può essere definita una pianta dalle molteplici proprietà benefiche, molto utilizzata nei cosmetici per le sue proprietà idratanti e anche per curare le ferite, infatti combinata con altri ingredienti ne riduce l’infiammazione locale, aumenta il rinnovamento cellulare, può persino ridurre la presenza di macchie della pelle e cicatrici. La costante crescita di produttori di aloe vera e la lavorazione delle foglie, permette di utilizzarla anche come integratore alimentare per l’alto valore nutrizionale. Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2020

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SALUTE

ANZIANI E TECNOLOGIA IL MONDO “INVECCHIA” Chi è l’ultra 65enne “vulnerabile” e quali azioni possono tutelarne la salute e conservarne l’autonomia

di Ludovica Vollaro

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da quasi 5 anni che la signora Mena vive sola. Esattamente dal giugno del 2015, quando l’uomo che aveva al suo fianco da più di mezzo secolo, è venuto a mancare. Mena, nonostante la rispettabile età di 81 anni, è completamente autosufficiente. Rientra, dunque, pienamente, nella fascia di popolazione ultra 65enne ancora in grado di vivere in autonomia la propria quotidianità, ma che si trovano comunque in uno stato di “potenziale vulnerabilità”. In questa condizione vive oltre il 20% della nostra popolazione ed il dato è costantemente in crescita sia per la sensibile diminuzione della natalità, sia per l’aumento dell’aspettativa media di vita che ha raggiunto gli 80 anni per gli uomini ed oltre gli 85 per le donne. La combinazione di questi due fattori è rappresentata in maniera evidente dai due parametri maggiormente indicativi del crescente invecchiamento della popo-

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lazione italiana: l’indice di vecchiaia e l’in- per circoscrivere questa ampia fascia di dice di dipendenza. L’indice di vecchiaia è popolazione: la potenziale insorgenza di il rapporto tra gli ultra 65enni ed i giovani malattie croniche, il trend demografico, nella fascia 0-14 anni: il dato Istat relativo l’indebolimento del “sistema famiglia” ed all’anno 2018 è del 168%. L’indice di di- i fattori di fragilità economica. Sono tutti elementi, questi, che sinpendenza è il rapporto tra la popolazione ultra 65enne e quella in età tra i 15 ed i 64 golarmente o in maniera combinata, conanni, vale a dire in età lavorativa: in que- corrono allo stato di vulnerabilità e che, in mancanza di intersto caso il dato Istat venti adeguati, fanno sfiora il 35%. scivolare l’anziano È evidente che L’indice di vecchiaia verso uno stato di siamo in presenza di dell’Istat indica il rapporto non autosufficienza una popolazione che e di dipendenza. È tende rapidamentra 65enni ed i giovani necessario quindi atte ad invecchiare in tra i 0 e 14 anni tivare alcuni procesmaniera sensibile si che consentono di ed è quindi ineviintercettare e gestire tabile attivare tutti quei processi in grado di sostenere sia le esigenze della popolazione over 65. In economicamente che socialmente il fe- primo luogo, va intensificata la transizione nomeno. Ma chi è l’anziano vulnerabile? da una medicina di attesa ad una sanità di E quali azioni possono mettersi in cam- iniziativa, intesa sia come preventiva che po per tutelarne la salute e conservarne, come proattiva nei confronti della popolaper quanto possibile, l’autonomia? Pos- zione anziana vulnerabile. Parallelamente siamo utilizzare alcuni parametri di base è necessario lavorare ad una concreta ri-


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attivazione dei legami nelle comunità terri- sizione della popolazione anziana verso un toriali in modo da creare quelle condizioni utilizzo più consapevole dei “nuovi media” e che possono garantire all’anziano vulnera- delle tecnologie più innovative. Le smart cibile il mantenimento delle relazioni sociali ties, in maniera più o meno avanzata, stanno e beneficiare del supporto dei servizi e del- rapidamente portando alla digitalizzazione le risorse del territorio. L’intero processo delle banche dati ed alla dematerializzazione è oggi favorito dall’evoluzione delle nuove di numerosi servizi, con il rischio sempre più tecnologie, intese però non come protesi frequente, di tagliare fuori una consistente articolari e neanche parte di popolazione come “ambienti dirappresentata dagli gitali”, bensì come 65 ed incremenLe tecnologie di comunità over tando il fenomeno del tessuti connettivi in diventano uno strumento digital divide, vale a grado di generare redire il gap tra coloro lazioni sia virtuali che che facilita e riattiva che posso accedere a in presenza. i legami territoriali dati e servizi digitali e Le tecnologie di coloro che, invece, ne comunità, viste genesono esclusi. ralmente come ostaEd è qui che interviene la figura del colo alla relazione, diventano, all’opposto, uno strumento che facilita e riattiva i lega- tutor di comunità che è chiamato a guidami territoriali grazie all’apporto del tutor di re il processo di alfabetizzazione digitale, comunità, figura professionale in grado di principalmente della popolazione più anapprofondire le dinamiche del proprio ter- ziana, attraverso le tre fasi di accesso-alfaritorio, di possedere le competenze comuni- beto-spirito critico.Un ulteriore step concative in presenza ed online, gestire la tran- siste della distribuzione sul territorio di

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sistemi di monitoraggio ambientale domiciliare idonei a garantire una sorveglianza non invasiva delle attività quotidiane dell’anziano vulnerabile, controllandone a distanza gli spostamenti ed i valori dei parametri vitali, con lo scopo di consentire all’anziano di conservare la propria autonomia in ambito domestico e garantendo un intervento tempestivo in caso di assistenza sanitaria. Nel complesso il sistema tende a fornire una serie di servizi quali, cura della persona, mantenimento della mobilità, servizi infermieristici e supporto psicologico, accompagnamento nelle attività quotidiane e di socializzazione e, non per ultimo, intervento di sostegno ai familiari nell’ottica di un welfare comunitario di cui trae vantaggio l’intero territorio. Tutti ambiti, sembra quasi inutile sottolinearlo, nei quali i Biologi, grazie al loro vasto e variegato campo di applicazione professionale ed a quella tendenza che li rende particolarmente inclini al lavoro di squadra, sono chiamati a recitare un ruolo strategico. Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2020

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LA NUOVA VITA DELLE SIGARETTE

A Capannori (Lucca), il progetto “Focus” trasforma i filtri dei mozziconi in piante

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di Giacomo Talignani

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n un piccolo paese in provincia di Lucca, Capannori, stanno creando un paradosso. Trasformano uno dei rifiuti più comuni, simbolo di inciviltà, in “terreno” in grado di stimolare la vita: aiutano a crescere le piante grazie ai mozziconi. Nel mondo si producono ogni anno 5,6 mila miliardi di sigarette e circa due terzi, secondo alcune ricerche, vengono gettati in natura in modo irresponsabile. In Italia si consuma-


AMBIENTE

no 80 milioni di chili di sigarette: è dunque facile immaginarsi quanti mozziconi vengano purtroppo abbandonati nell’ambiente e molti di questi, tra impianti fognari e scoli, finiscono poi in mare. I filtri, che contengono acetato di cellulosa, di fatto polimeri plastici, non solo ci mettono tra i dieci e i quindici anni a degradarsi, ma sono dannosissimi per gli ecosistemi. Ecco perché, partendo da questi dati, a Capannori hanno deciso di dar vita al progetto “Focus”: l’obiettivo è recuperare i filtri e trasformarli in un substrato, una sorta di torba in cui far crescere piccole piantine, dai fiori alle ornamentali. Sfruttando l’enorme quantità di mozziconi gettati, che nonostante in tutta Italia fiocchino divieti fino a 500 euro di multa non accennano per numero a diminuire, il progetto punta dunque alla trasformazione totale di un rifiuto in un materiale che sia di aiuto per l’ambiente, anziché dannoso. L’iniziativa, denominata Focus (Filter of cigarettes reUse Safely), ha una durata triennale e coinvolge il comune di Capannori, fra i comuni virtuosi dello Stivale, e il Centro Avanzi dell’università di Pisa in collaborazione con il Cnr, centro nazionale delle ricerche. La strada che gli scienziati stanno percorrendo in Toscana è doppia: da una parte il riuso dei mozziconi per creare il substrato e dall’altra la realizzazione di biocarburante. Il sindaco di Capannori, Luca Menesini, ha spiegato che i fiori e gli arbusti (di specie autoctone) che nasceranno dai mozziconi saranno poi utilizzati dal Comune per aiuole e giardini. «Metteremo dei cestini fuori da una decina di ristoranti o locali e ci occuperemo della raccolta dei mozziconi che verranno poi trattati dai ricercatori e applicheremo multe a chi butta questi rifiuti per terra» ha precisato in una intervista. Una splendida idea per riciclare un rifiuto che, secondo Legambiente, rappresenta il 37% di quelli totali in ambiente. Per poter realizzare questa impresa, spiegano i ricercatori, fondamentale sarà la fase di riciclo: carta e residui (come il tabacco) del mozzicone verranno separati da altre componenti dei filtri che saranno invece trattati in diversi modi e trasformati in incubatori, una sorta di torba per i semi, come quella delle coltivazioni idroponiche, per aiutare a germogliare girasoli nani o altre piante ornamentali. Il coordinatore della ricerca, il professor Lorenzo Guglielminet-

ti, ha spiegato che «trasformeremo i filtri usati delle sigarette in substrato inerte per l’agricoltura idroponica, cioè in coltivazioni fuori dal suolo e per farlo dobbiamo prima separare i mozziconi nelle loro componenti biodegradabili (carta e tabacco) e poi sottoporre i filtri a un lavaggio». I mozziconi non saranno dunque trattati chimicamente, ma saranno bolliti e poi, per quanto riguarda il filtro, decomposti «in modo tale da usarli al posto della lana di roccia nella germinazione dei semi». Ma non solo. Nella ricerca, a cui collaborano anche biologi, fisiologi vegetali, agronomi e altri esperti, «tramite l’uso delle alghe decontamineremo le acque di lavaggio dei filtri producendo una biomassa utilizzabile come biocarburante» spiega il capo ricercatore. Grazie alla sperimentazione nei prossimi anni, a partire da Capannori, non è escluso che i mozziconi recuperati potranno essere usati così anche in altri Comuni italiani per dar vita a progetti green di riuso e rinascita. Iniziative che oggi servono come non mai perché, come ha spiegato il presidente di Legambiente Stefano Ciafani, «il 99 per cento dei fumatori continua a buttarli nell’ambiente e la legge che prevede sanzioni viene pochissimo applicata. Sarebbe bene che i Comuni cominciassero a fare le multe e anche a pubblicizzarle come deterrente a un malcostume che è diventato una emergenza ambientale». In attesa che multe e ordinanze vengano applicate e che avvenga un cambio radicale nelle cattive abitudini degli italiani, in diverse zone di Italia si stanno comunque portando avanti sistemi curiosi per il riciclo delle “cicche”: chi le trasforma in sculture o opere d’arte, chi in sorta di materiale per fare mattoni, chi ancora sta studiando un metodo, come la AzeroCo2, per trasformare parte dei filtri in montature per occhiali. D’estate,

stabilimenti balneari offrono birre o caffè in cambio di chili di mozziconi recuperati dalle spiagge e in certe zone, come a Imola o Ravenna, aziende agricole offrono frutta e verdura a chi consegna centinaia di cicche tolte dalla natura. Lo scopo comune è sempre e solo uno: aiutare l’ambiente trasformando qualcosa di brutto in qualcosa di utile.

I danni per l’aria

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econdo uno studio commissionato dalla Food and Drug Administration (FDA) ed eseguito dai ricercatori del National Institute of Standards and Technology (NIST) anche i mozziconi risulterebbero dannosi in termini di fumo passivo. Nella ricerca pubblicata sulle riviste Journal of Indoor Environment and Health e Science of the Total Environment i ricercatori spiegano che anche dopo che le sigarette sono state spente i mozziconi rilasciano nell’aria sostanze nocive. All’interno di speciali camere in acciaio sigillate è stato eseguito un esperimento su 2100 mozziconi ed effettuate rilevazioni su otto comuni inquinanti contenuti nel fumo: fino a 24 ore dopo che la sigaretta è stata spenta le “cicche” continuavano ad emettere fino al 14% (rispetto a una sigaretta accesa) di nicotina. Successivamente le emissioni di nicotina e triacetina calano. Un risultato che ha sorpreso per primi i ricercatori che non si aspettavano tali livelli. Infine, dallo studio è emerso che più era alta la temperatura, più i mozziconi emettevano le sostanze chimiche nell’aria a velocità elevate.

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l viaggio all’inferno non attraversa ale ci sono poi la Nightcap oak (Eidothea solo cenere e distruzione, ma anche hardeniana) pianta scoperta appena consapevolezza: quella di aver for- nel 2000, oppure la genziana di Bredbo se perduto per sempre qualcosa di (Gentiana bredboensis), la Latrobea costraordinario. L’Australia regina della lophona, l’orchidea di Kelton (Prasophylbiodiversità, settimane dopo l’apice dei lum keltonii) e tante altre. Con cadenza potentissimi roghi che l’hanno devasta- mensile, nuovi elenchi saranno poi stilati ta, si trova oggi a far la conta dei danni. per indicare le specie vegetali in pericoMorti, case e abitazioni distrutte, miglia- lo, così come quelle animali, e servirania di sfollati e un’emergenza che più di no anche e soprattutto per indirizzare i tutte sembra non avere fine: la perdita fondi e le tante donazioni ricevute in prodi biodiversità. grammi specifici che avranno lo scopo di Le cifre possono impressionare - riuscire a preservare e sviluppare la oggi come quando si fragile biodiversità disse in piena emeraustraliana. Settimane dopo i roghi genza che quasi 1 Fra gli animali, miliardo di animali mentre preoccupa che l’hanno devastata, potevano essere stail Dunnart di Kanil paese si trova oggi ti uccisi dalle fiamgaroo Island (Sminme - ma la realtà è thopsis aitkeni) che a far la conta dei danni che stimare davvero potrebbe essere uno quanto è svanito è dei primi ad essere complessissimo. Perché oltre a canguri dichiarati estinti, l’attenzione è rivolta e koala, simbolo dell’Australia che tutti oggi soprattutto ai “simboli” dell’Austraconosciamo, a pagare un prezzo altissi- lia, come i koala uccisi e bruciati che mo per gli incendi che hanno distrutto hanno perso almeno il 30% di habitat e i quasi 10milioni di ettari sono state per wallaby devastati ai roghi. Fra quelli che esempio le piante. hanno perso oltre l’80% del loro areale Su 331 specie animali e vegetali che si contano invece il ragno-botola pigmeo hanno perso almeno il 10% del loro area- Bertmainius colonus e appunto il Dunle, la maggior parte, 272, sono proprio ve- nart, piccolo marsupiale di cui si spera di getali, secondo una trovare traccia malista stilata dal digari in qualche tana partimento dell’Am- Gli incendi hanno distrutto di Kangaroo Island. biente del governo quasi 10 milioni di ettari Ma l’elenco degli australiano. Fra queanimali ridotti al lidi terreno, danneggiando mite della sopravste ci sono i pini di Wollemi, ma anche vivenza è davvero tanto le piante quindici specie di lungo e comprende acacia e diciotto di per esempio anche eucalipto, tra cui l’Eucalyptus imlayen- la rana stuttering, lo scinco endemico sis, catalogato come “in pericolo critico”. delle Blue Mountains (Eulamprus leuraInsieme a questa specie fra le piante “cri- ensis), l’echidna Tachyglossus aculeatus tiche” che potrebbero presto scomparire multiaculeatus, il catatua nero lucente dato che hanno perso l’80% del loro are- Calyptorhynchus lathami halmaturinus

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e tantissimi altri. Nell’ultimo report diffuso dal governo viene stilato un elenco preliminare delle specie più colpite, catalogando soprattutto quelle a rischio estinzione attraverso un metodo che tiene conto della condizione di flora e fauna anche prima dei roghi. In totale sono ben 113 specie animali ad essere state dichiarate dall’esecutivo federale “più vicine all’estinzione”, tanto che serve una azione “urgente” per salvarle. Fra queste 19 specie di mammiferi, 13 specie di uccelli, 20 di rettili, 17 rane, 5 invertebrati, 22 specie di crostacei e 17 pesci. «Alcune specie erano già minacciate prima degli incendi, ma questa nuova analisi include altre specie di mammiferi, uccelli, rettili, rane e crostacei, che prima non erano considerate in pericolo» hanno fatto sapere gli esperti. Secondo il Wwf i roghi da novembre a febbraio hanno bruciato le Gospers Mountains, riducendo in cenere quasi 200.000 ettari di foreste; le Blue Mountains, enorme sistema di aree protette dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’Unesco di cui circa il 20% è andato distrutto; devastato almeno un terzo di


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I DANNI ALLA BIODIVERSITÀ DELL’AUSTRALIA Oltre 331 specie, tra animali e vegetali, hanno perso almeno il dieci per cento del loro areale

Kangaroo Island, area da elevata biodiversità, e bruciato oltre il 10% della superficie dei Parchi Nazionali del Nuovo Galles del Sud, la regione più colpita del Paese. Soprattutto in queste aree, privi di ripari e con un habitat devastato dagli incendi, uccelli e piccoli mammiferi sono oggi già esposti a predatori fra cui i gatti selvatici, mentre i pesci rischiano a causa di sedimenti e cenere trasportate dalle piogge nei fiumi. Ecco perché per poter proteggere questi animali il governo federale sta pensando ora a diversi sistemi, fra cui il lancio di cibo, programmi di riproduzione e reintroduzione, ma anche controllo dei predatori non endemici come gatti e volpi. Per il progetto di salvaguardia della biodiversità e protezione, dal koala sino alle rane, sono già stati stanziati almeno 50 milioni di dollari australiani. «Anche se - fanno sapere i funzionari - molte zone colpite dagli incendi sono ancora irraggiungibili e non sicure, dunque è presto per fare stime precise sui danni a fauna e flora in certe aree. Ci sarà ancora moltissimo lavoro da fare per salvare la nostra biodiversità». (G. T.).

Così la crisi climatica “piega” l’ecosistema

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essun luogo della Terra, in termini di conservazione della biodiversità, si può oggi considerare al sicuro. Secondo un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature, oggi il cambiamento climatico e i suoi effetti stanno sconvolgendo luoghi che da migliaia di anni garantiscono la tutela di specie animali e vegeta- © Anna Levan/www.shutterstock.com li fra le più antiche al mondo. Con il surriscaldamento questi “hotspot” di biodiversità, come ad esempio le foreste dell’Australia, quelle guineane nell’Africa occidentale, le aree dell’Amazzonia oppure delle Ande, sono oggi soggette a profondi cambiamenti e il rischio di estinzione precoce di diverse specie è “in aumento”. Per Damien Fordham, professore dell’Università di Adelaide e coautore della ricerca, finora è stata proprio “la stabilità climatica dei rifugi di biodiversità e la presenza al loro interno di vegetazione autoctona a far continuare a sopravvivere per millenni migliaia di specie”. Con l’accelerazione dei cambiamenti climatici si sono però innescate nuove variabili che sembrano aver messo in crisi questi meccanismi millenari.

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ossono inquinare gli alberi? In un mondo che corre per arginare gli effetti della crisi climatica e dell’inquinamento generato dall’uomo spesso viene indicata come soluzione quella di “piantare più alberi” per assorbire più CO2. Nei mesi scorsi, dall’India all’Etiopia, dall’Italia all’Australia, abbiamo assistito a centinaia di iniziative in cui sono stati piantati milioni di nuovi alberi, definiti come veri alleati e protagonisti nella battaglia per scongiurare i danni dei gas serra. Ai più sfugge però che sì, in un certo senso, anche gli alberi possono inquinare: certe specie emettono infatti gas nell’atmosfera che possono peggiorare l’inquinamento atmosferico, contribuire a polveri sottili ed alterare il clima. Per esempio, ormai comunissimi, i pioppi: questi alberi, come querce, eucalipti e altre specie, emettono tracce di isoprene, composto organico gassoso. Secondo alcuni studi le piante rilasciano un miliardo di tonnellate di isoprene e di altri gas organici ogni anno. Lo rilasciano con l’enzima isoprene sintasi che reagisce con i radicali idrossido e con gli ossidi d’azoto nell’aria contribuendo per esempio ad innalzare la concentrazione di ozono. Il rilascio di isoprene sembra che abbia la funzione di proteggere soprattutto le foglie quando sale la temperatura o sono più esposte alla luce e si crede che l’isoprene agisca come meccanismo per ridurre lo stress legato per esempio alla siccità. Mentre sono in corso diversi studi su questo composto in Oregon alcuni ricercatori, negli ultimi anni, si sono chiesti se fosse possibile “eliminare” questa funzione in modo da rendere i pioppi più efficaci nella lotta alla crisi climatica e dunque meno “inquinanti”. Per farlo hanno modificato geneticamente alcune piante in modo tale da bloccare l’emissione di isoprene e non danneggiare la qualità dell’aria. I risultati

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PIANTE MODIFICATE PER NON INQUINARE

Le specie vegetali contribuiscono ad aumentare le polveri sottili e ad alterare il clima dello studio sono stati pubblicati dai ri- vie respiratorie. Così gli scienziati dell’Ucercatori dell’Università dell’Arizona sulla niversità dell’Arizona, dell’Helmholtz Rerivista Proceedings of National Academy search Center di Monaco, della Portland of Sciences in cui si fa luce sulla possibi- State University e dell’Oregon State Unilità di applicare questa tecnica soprattut- versity hanno deciso di modificare genetito sui pioppi che oggi ricoprono circa 9,4 camente una serie di pioppi in piantagioni milioni di ettari a livello globale, più del dell’Oregon e dell’Arizona per osservare doppio di 15 anni fa. come si sarebbero I pioppi infatti sono comportati nei mesi alberi a crescita ra- Pioppi, querce ed eucalipti successivi. pida e ovunque nel Hanno scoperto producono isoprene, mondo servono per che gli alberi la cui un composto organico diversi tipi di induproduzione di isoprestrie, anche rinnovane è stata geneticagassoso e inquinante bili, e sono fonte di mente soppressa non biocarburanti e altri hanno subito effetti prodotti tra cui carta, pallet, compensato negativi in termini di fotosintesi oppure oppure legno per mobili. di “produzione di biomassa” e sono stati Lo scopo dei ricercatori era trovare il in grado di produrre cellulosa e di crescemodo per fare sì che milioni di tonnellate re, sostengono, proprio come gli alberi di isoprene gassoso non si disperdessero che producevano isoprene. La scoperta in atmosfera (riscaldandola) e non reagis- è stata una sorpresa, dato il ruolo prosero con altre sostanze inquinati trasfor- tettivo dell’isoprene nei climi considerati mandosi in un danno anche per le nostre stressanti, soprattutto nel caso della pian-


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La pianta Ogm che depura la casa

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tagione dell’Arizona. Per Russell Monson, influire sulla produzione di biomassa nelprofessore di ecologia e biologia evolutiva le piantagioni forestali temperate - chiosa all’Università dell’Arizona e autore princi- il co-autore dello studio Steven Strauss, pale dello studio, «la soppressione della professore di biotecnologia forestale presproduzione di isoprene nelle foglie ha in- so la Oregon State University - questo è ciò nescato percorsi di segnalazione di stress che volevamo comprende. Ci chiedevamo alternativi che sembrano compensare la se era possibile ridurre la produzione di perdita di tolleranisoprene e conservaza allo stress dovure allo stesso tempo ta all’isoprene». In Lo studio è stato pubblicato la salute generale sostanza «gli alberi sulla rivista Proceedings delle piante. Sembra che sia possibile, hanno mostrato una of National Academy che la nostra modifirisposta intelligenca non comprometta te che ha permesso of Sciences in modo significativo loro di aggirare la lo stato di salute». perdita di isoprene e arrivare allo stesso risultato, tolleran- Ora, mentre saranno realizzati altri studi do efficacemente le alte temperature e lo sulle piante geneticamente modificate, gli stress da siccità». In questo modo, dico- scienziati sperano che il loro esperimento no gli scienziati, le piante geneticamente possa aprire le porte «ad una maggiore somodificate con la tecnica dell’interferenza stenibilità ambientale mentre sviluppiamo dell’RNA risultano “non inquinanti”. «I no- le piantagioni e anche, se si pensa ai biostri risultati suggeriscono che le emissioni carburanti, all’utilizzo come fonti alternadi isoprene possono essere ridotte senza tive a combustibili fossili». (G. T.).

o scorso anno, parlando di piante geneticamente modificate, ha fatto scalpore una versione transgenica di una pianta comunemente presente nelle nostre case, l’Epipremnum aureum o Pothos, che grazie a dei geni di coniglio è stata modificata in modo tale da assorbire la maggior parte degli inquinanti potenzialmente cancerogeni che respiriamo in casa. Lo studio è stato realizzato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Washington che attraverso un gene che codifica per un enzima presente nel fegato dei conigli ha realizzato una pianta modificata e destinata ad ambienti chiusi, pensata per depurare da benzene e cloroformio, derivanti magari da fumo o candele o dall’evaporazione dell’acqua d’uso domestico. Secondo i ricercatori la versione non modificata ha assorbito meno del 10 per cento degli inquinanti in una settimana; quella transgenica invece oltre il 90 per cento.

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#ILCIBONONSIBUTTA: LO SPRECO ALIMENTARE VALE 15 MILIARDI E l’80% È NELLE CASE Oltre 2.200.000 tonnellate di cibo viene gettato ogni anno nelle abitazioni degli italiani di quasi 8,4 miliardi. La tendenza 2020 è stata calcolata, quindi, con un 25% in meno. Dall’analisi delle domande, sette utti a tavola, sì, ma senza sperpero. Italiani su dieci si scoprono d’accordo In occasione della settima Giornata con il green new deal, e il 40% degli innazionale di prevenzione dello spre- tervistati (ben 4 su 10) dichiara di sentirco alimentare, lo scorso 5 febbraio, si vigile e sensibile rispetto alle esigenze l’Osservatorio Waste Watcher di “Last Mi- dell’ambiente, pur mettendo in secondo nute Market/Swg” ha presentato il Rap- piano o guardando a distanza le manifeporto 2020 che registra un miglioramento stazioni durante i “Fridays for future”. nelle abitudini culinarie e non solo. Ciò Il 33%, uno su 3, comprende il lavoro di che buttiamo settisensibilizzazione demanalmente in megli attivisti per lo dia costa 4,9 euro a sviluppo sostenibile, Si stima che ciascun nucleo familiare per tanto da aumentaabitante del Belpaese un totale di circa 6,5 re l’attenzione nella miliardi e un costo cestini 36,54 chilogrammi vita di tutti i giorni verso quei temi complessivo di dieci di cibo ogni anno (16%) o, informanmiliardi, che annovedosi, ci ragiona su ra anche ciò che fini(17%). C’è chi, insce tra i rifiuti nella filiera produzione - distribuzione 2020, vece, non concorda con le sollecitazioni dei movimenti ambientalisti e crede che oltre tre miliardi e 293 milioni. L’ultimo “Rapporto Waste Watcher”, non si debba essere troppo catastrofisti diffuso nel corso del 2019, aveva fotogra- riguardo al Pianeta: sono pochi, ma non fato un valore medio di 6,6 euro settima- pochissimi, il 9%, in pratica uno su dieci. Il “Rapporto Waste Watcher 2020”, nali per nucleo familiare (il costo di 600 grammi circa a settimana), per un totale comunque, si rivolge a tutti essendosi

di Gianpaolo Palazzo

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occupato dello spreco percepito. Il dato su quello “reale” era stato calcolato nel 2018 - 2019 misurandolo nelle famiglie italiane con i test scientifici dei “Diari di famiglia” (“Progetto Reduce” dell’Università di Bologna / Distal con il Ministero dell’Ambiente e la campagna “Spreco Zero”); si poteva leggere che a settimana venivano mal gestiti 8,70 euro per ogni nucleo familiare, con un costo complessivo di 11.500 miliardi ogni anno. Passando alle misure di peso, i Diari avevano valutato più o meno cento grammi al giorno pro capite, per un totale di ben due miliardi e 200 milioni di tonnellate di cibo che andavano nel cestino non considerando il tempo, le risorse e le materie prime. La prossima rilevazione dei Diari di Famiglia potrebbe confermare che lo sperpero alimentare casalingo sia in calo, rinsaldando così il lavoro di educazione e responsabilizzazione verso le buone pratiche. «Ancora una volta - spiega il promotore della Giornata nazionale di prevenzione dello spreco Andrea Segrè, fondatore “Last Minute Market” - abbiamo misurato la “temperatura” ecologica del


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solo talvolta per il 20%. Quando stiamo per mettere il cibo nel carrello o nelle buste l’attenzione va verso la salubrità del cibo e il suo valore sulla salute, oltre agli elementi di sicurezza, che incidono in maniera decisiva per uno su tre, (36%), mentre per un’identica percentuale tale aspetto influisce in una certa misura non determinante. Il 13% pensa di poter dare per scontato queste peculiarità riguardo al cibo in vendita e una restante percentuale non ci fa caso (6%) o non ha elementi specifici di valutazione (9%). Per avere informazioni sugli alimenti che s’intendono acquistare, sono impor© Komsan Loonprom/www.shutterstock.com tantissime le etichette, un documento identitario dei prodotti e un punto di rifePaese: perché lo spreco alimentare è una rimento per i consumatori: ben il 64% afquestione centrale nelle abitudini quoti- ferma di guardarle al momento dell’acquidiane, a casa come nelle fasi di acquisto sto come garanzia di sicurezza per ciò di e conservazione del cibo. Il “risparmio” cui si ciberà, mentre uno su due (51%) dà 2020 si attesta dunque su un miliardo e valore alla stagionalità dei prodotti, a conmezzo di euro, conquistato quasi comple- ferma della scelta corretta. I prodotti bio tamente nelle case degli Italiani. “Waste finiscono in dispensa per uno su 5 (19%) Watcher” ci segnala anche che la comu- e una rilevante parte di cittadini asserisce nicazione dei dati funziona in termini d’informarsi prima di tirar fuori i danè, gli di sensibilizzazione: il 57% degli Italiani sghei o i piccioli (17%). Alcuni compratori ha aumentato la propria consapevolezza non curano molto il binomio cibo - salute (complessivamengrazie alla diffusione te uno su quattro), delle indagini sullo ma anche per loro spreco. Ottimi risulIl 57% degli italiani l’etichetta resta un tati che ci fanno ben ha aumentato la propria punto di riferimensperare per il futuprimario (40%), ro, perché la strada consapevolezza grazie alle to insieme alla stagiodella prevenzione è indagini sullo spreco nalità dei prodotti ancora lunga. Com(35%) e alle inforpie 10 anni nel 2020 mazioni preventive “Spreco Zero”, campagna pubblica di sensibilizzazione so- (20%). Meno importante, per questa fascia di persone, l’attenzione alle produziostenuta da fondi privati». Quasi sette Italiani su dieci (il 66%) ni biologiche (14%). È cresciuta, infine, la ritengono ci sia una connessione precisa sensibilità riguardo ai paradossi e alle difra spreco alimentare, salute dell’ambien- seguaglianze, con uno su due che dichiate e dell’uomo: è sempre così per il 30% ra di considerare nelle sue scelte pure gli degli intervistati, lo è spesso per il 36% e aspetti etico-sociali.

Sensibilizzazione sul tema

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preco Zero”, nata nel 2010, è una campagna di sensibilizzazione sul tema dello sperpero alimentare. Promossa da “Last Minute Market”, costruita in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e i progetti “Reduce” e “60 Sei Zero”, si è trasformata ben presto in un movimento di pensiero e strumento di lavoro con la Dichiarazione Congiunta firmata da uomini di scienza e di cultura, insieme a centinaia di cittadini, per individuare obiettivi e contenuti della Risoluzione del Parlamento Europeo del 19 gennaio 2012, un atto istituzionale europeo sullo spreco. La campagna ha portato con sé “Carta Spreco Zero” sottoscritta da oltre ottocento sindaci delle metropoli (Roma, Milano, Firenze, Napoli, Bologna) e di tante altre amministrazioni grandi e piccole; “Primo non Sprecare” (pranzi e cene realizzati con cibo di recupero dagli sprechi, griffati da grandi chef) e il Premio Vivere a Spreco Zero per aziende, enti pubblici e grandi testimonial come Susanna Tamaro, Paolo Rumiz, Moreno Cedroni, Francesco Tullio Altan e Giobbe Covatta.

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Il car pooling aziendale -832 tonnellate di CO2 La mobilità sostenibile aiuta l’ambiente e i risparmi dei lavoratori

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inunciare all’utilizzo giornaliero della propria automobile fa risparmiare 1.254.195 milioni di euro ed evita l’emissione in atmosfera di 832 tonnellate di CO2. Lo afferma il “Rapporto annuale sulla mobilità sostenibile aziendale” elaborato sui dati del 2019 da “Jojob”, il servizio che offre alle aziende italiane un’opportunità per migliorare la mobilità dei dipendenti. “Jojob” rende concreta la possibilità di estendere e incoraggiare i trasporti condivisi e a basso impatto ambientale tra i dipendenti, grazie alla certificazione tramite app per cellulari dei viaggi casa-lavoro fatti in carpooling, ma anche in bici, a piedi o con le navette aziendali. Fare in compagnia lo stesso tragitto con colleghi o dipendenti di aziende vicine, ha permesso nel 2019 di risparmiare 5.892.016 km, un risultato cresciuto dell’88% rispetto al 2018. In un anno sono state tolte dalle strade 197.595 auto non emettendo in atmosfera 765.962 kg di CO2 (+81% rispetto al 2018). Guardando alle tasche degli Italiani, il risparmio generato da passeggeri e autisti è in totale 1,2 milioni di euro, quasi raddoppiando i dati del 2018. Le cifre sono state calcolate a partire dal costo medio per ogni chilometro percorso senza carpooling che è pari a 0,20 €, cifra scelta come standard, ricavato da tabelle ACI, che tiene conto del carburante e dell’usura del veicolo. Nel 2019 l’utilizzo della bicicletta è quintuplicato rispetto al 2018. Quelli che raggiungono la sede di lavoro a piedi hanno, invece, percorso in totale 50.649,7 km, pari a +608% rispetto al 2018, evitando di spendere 10.129 euro e “diffondere” 6.584 kg

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di CO2. Con le navette sono stati certificati 220.092 km (+176% rispetto all’anno precedente). «Il 2019 è stato l’anno della svolta e ci prepariamo ad un 2020 ricco di importanti novità. Negli ultimi mesi - sottolinea Gerard Albertengo, amministratore delegato e fondatore di “Jojob” - abbiamo superato il milione di euro risparmiato e i numeri dell’utilizzo della certificazione per bici, piedi e navette sono cresciuti in maniera esponenziale. La diffusione dell’elettrico aiuterà senz’altro a ridurre lo smog in città; il carpooling, specialmente su tratte extraurbane, continua a rappresentare la soluzione più immediata per ridurre il numero di veicoli circolanti». Le imprese che scelgono le soluzioni di mobilità sono passate a tremila (+50% rispetto al 2018), di cui 260 grandi aziende da “Amazon” a “Luxottica”, passando per “Ferrero” e “Bulgari” (+44% rispetto al 2018), che oltre al servizio di carpooling aziendale stanno promuovendo gli spostamenti a piedi, in bici o con le navette. Ogni utente, certificando i propri tragitti con l’app, ha la possibilità di partecipare al piano incentivi e accumulare punti per ottenere i premi messi a disposizione (parcheggio riservato, buoni carburante, soggiorni etc). Tutti i colleghi a bordo di un mezzo, inoltre, accumulano le foglie oro in base ai chilometri percorsi, alle persone presenti sull’auto e al ruolo (autista o passeggero). Le foglie sono punti spendibili per accedere a sconti locali e nazionali in hotel, cinema, ristoranti, attività sportive e centri benessere. Certamente, rilassarsi fa bene, ma pensare anche alla sostenibilità ambientale è più appagante. (G. P.).


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I cerotti smart che salvano i coralli Un rimedio per le infezioni causate dall’inquinamento dei mari di Carmen Paradiso

antibiotici riuscendo a curare così le ferite. L’applicazione del cerotto avviene in due fasi: viene per primo applicato un cerotto che rilascia i farmaci sulla ferita, per evitare la dispersione nell’ambienistituto Italiano di Tecnologia, in collaborazione con il te, in un secondo momento ne viene applicato un secondo per siMaRHE Center (Marine Research and High Education Cengillare la ferita ed evitare così ulteriori infezioni. ter alle Maldive) dell’Università di Milano-Bicocca, ha messo «Questo lavoro rappresenta una novità assoluta nello studio e a punto i cerotti “Smart” per curare i coralli che vengono nel trattamento delle malattie dei coralli - sostiene Simone Moncolpiti da infezioni batteriche, funginee o virali, causate dall’inquitano ricercatore del Dipartimento di Scienze dell’ambiente e della namento, dai cambiamenti climatici o dalle attività dell’uomo. terra (Disat) e del MaRHE center dell’Università degli studi di MiLo studio riguardante lo sviluppo e l’applicaIone di questi lano-Bicocca, a oggi- spiega- per limitare l’impatto di queste patocerotti con farmaci è stato pubblicato su ‘Scientific Reports’ ed è logie, la tecnica che viene più comunemente utilizzata è la totale o parziale rimozione della colonia, con conseguente ulteriore danno stato testato su coralli in via di estinzione, quelli appartenenti alla specie Acropora muricata. Questi coralli, tipici dei mari tropicali, alle comunità coralline. Grazie a questo studio si potrebbe curare sono inseriti dalla Iucn (Unione internazionadirettamente in loco i coralli malati permetle per la conservazione della natura). L’inquitendo una conservazione più efficace di uno Il progetto nasce dalla namento, insieme ai cambiamenti climatici, degli ecosistemi naturali più meravigliosi del rischia di mettere in serio pericolo le barriere nostro pianeta». collaborazione tra coralline: habitat fondamentale per l’ecosistePer arrivare all’applicazione diretta in ma del mare. L’acidificazione delle acque, il Istituto Italiano di Tecnologia mare per 4 mesi, il cerotto è stato testato per surriscaldamento degli oceani e la crescente primo per 10 giorni in laboratorio. Utilizzando e Università Bicocca attività umana rappresentano i maggiori perile stesse tecniche per la cura delle ferite in colo per i coralli. ambito ospedaliero, il cerotto Smart ha proL’ecosistema marino negli ultimi 50 anni ha visto una riduzione dotto dei risultati efficaci sia negli ambienti piccoli come gli acquari del 50 per cento a causa di malattie che colpiscono i microrganismi che nell’ambiente naturale. Fino a poco tempo fa l’unica soluzione patogeni; sono oltre 40 le patologie che rappresentano un fattore adottata era la rimozione parziale o totale dei coralli malati per di rischio per questi animali. La mancanza di cure efficaci sia per evitare un possibile contagio dell’intera colonia. Secondo Marco prevenirli che curarli sta mettendo in pericolo questi habitat e tutContardi ricercatore del team Smart Materials di Iit e primo autore ta la biodiversità associata. I coralli che subiscono lesioni causate o dello studio «Il trattamento consentirà di poter caricare nel primo da stress naturali o di altra origine, sono più esposti al contagio di cerotto farmaci specifici a seconda del tipo d’infezione, da anti-batterici, ad anti-protozoi e anti-fungini, così da creare un trattamento batteri, protozoi, funghi e virus, che rappresentano i veri responsaad-hoc per le specifiche infezioni dei coralli». Lo studio apre così la bili dell’insorgenza di patologie che in molti casi sono fatali. I cerotti Smart, biodegradabili e biocompatibili, una volta applicati sulle strada anche all’applicazione nel campo dell’acquariologia per poi ferite agiscono rilasciando, in maniera controllata, antiossidanti o estendersi sia in natura che su larga scala.

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INAUGURAZIONE DELLA SEDE REGIONALE DI PIEMONTE, LIGURIA E VALLE D’AOSTA DELL’ONB TORINO* 13 marzo 2020 - Ore 10:30 Interventi: Sen. dott. Vincenzo D’Anna

Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi

Dott. Valter Canavero

Delegato regionale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta

Dott. Alessandro Miceli

Commissario della delegazione di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta

Autorità convenute

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*Via Alberto Nota, 3 Terzo Piano Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2020 www.onb.it


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Pesca, Mediterraneo sovrasfruttato Il Wwf propone soluzioni per salvaguardare la biodiversità

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iodiversità a rischio con lo sfruttamento intensivo degli e le Aree Specialmente Protette di Interesse Mediterraneo, ecosistemi marini. Secondo il Wwf, se si mantenesse invaASPIM), ma per lo più è costituita da piccoli paper park. Infatti, riata la pressione attuale della pesca si potrebbe arrivare, appena l’1,27% del Mediterraneo è coperto da aree a vario titolo nei prossimi 50 anni, a una riduzione progressiva del peprotette che implementano i propri piani di gestione mentre scato e dei relativi profitti, un indebolimento degli stock ittici e un esiguo 0,03% è protetto integralmente. Questo “spezzatino” danni per gli ecosistemi. Per risolvere il problema le soluzioni disomogeneo di aree di limitata estensione non può agevolare ci sono ma vanno intraprese immediatamente per puntare ad il ripopolamento degli stock ittici sulla scala del Mediterraneo una pesca sostenibile e al buono stato ecologico previsti dalle nord-occidentale. direttive europee. Al contrario, il prezzo che pagherebbero le Secondo le simulazioni del progetto Safenet, reti di tante comunità e l’ambiente sarebbe altissimo. aree a protezione integrale possono ospitare una biomassa di È questa la sintesi di un lungo lavoro di analisi portato avanpesce comparabile a quella all’interno di grandi aree completi dal progetto Safenet (Sustainable Fisheries in Mediterranean tamente protette. Dopo una media di 10 anni possono offrire EU waters through networks of MPAs) finanziato dalla Commisbenefici di pesca molto maggiori. In particolare, è stato stimasione europea, a cui collabora anche il Wwf, to che le specie di alto valore commerciale per trovare soluzioni al problema della so(saraghi e cernie) aumentino di sei volte la Le aree a protezione vra-pesca che siano basate su strumenti di biomassa nelle aree protette collegate da gestione dello spazio marino nell’area del integrale possono garantire dispersione larvale rispetto alle aree non Mediterraneo nord-occidentale. protette. Invece, reti di aree protette non un vitale “serbatoio” «Il 2020 – ha dichiarato Giulia Prato, connesse da dispersione larvale non moMarine Officer del Wwf Italia – è un anno strano benefici per la pesca. di biomassa di pesce chiave per fermare e invertire la rotta che Inoltre, le simulazioni indicano che le sta portando al degrado della biodiversità. catture delle principali specie costiere poLe analisi suggeriscono che le soluzioni per portare benefici trebbero aumentare quando le zone a protezione integrale ricoall’ambiente e ai pescatori ci sono e che sono almeno 6 i pasprono il 10% della superficie delle aree marine protette stesse. si necessari per ottenere effetti positivi su alcuni stock ittici Anche la pesca a strascico beneficerebbe delle chiusure in oggetto sia della pesca a strascico che della piccola pesca ma determinati spazi: ad esempio nel Mar Tirreno settentrionale anche sulla salute degli ecosistemi marini». e nel Mar Ligure, con una pressione di pesca ai livelli attuali Uno dei pilastri delle soluzioni proposte è rappresentato nei prossimi 15 anni si stima un declino delle catture di nasello dalle aree marine protette del Mediterraneo: il 9,68% del bacino del 5-10%. Si può invece invertire la rotta tutelando un’area di è designata come aree marina a vario titolo protetta principalriproduzione e di concentrazione dei giovanili. La ricerca chiemente nel nord del bacino (includendo Aree Marine Protette de anche una migliore gestione della pesca ricreativa e della designate a livello nazionale, Siti Natura 2000, la parte maripiccola pesca per ridurre l’impatto su specie vulnerabili quali na dei siti Ramsar e delle riserve della biosfera dell’UNESCO tonni, squali, tartarughe marine e cetacei. (F. F.) Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2020

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I neuroni Gps che conoscono il futuro Nell’ippocampo il meccanismo che ci aiuta a orientarci nello spazio

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uale direzione prendere e soprattutto doverlo fare nel la traccia neurale del fatto che l’animale si stava rappresentando più veloce tempo possibile. Per un animale in fuga dal mentalmente le diverse possibilità o vie di fuga. Un particolare suo cacciatore, fare questo tipo di ragionamento è fonimportante da evidenziare è che i segnali oscillatori delle cellule damentale per la propria sopravvivenza. La salvezza è di posizione diventavano sempre più intensi man mano che l’anilegata anche alla capacità di poter immaginare scenari futuri, tra male si avvicinava in prossimità del punto decisivo. loro alternativi, e valutare quale di essi sia in grado di garantire le L’ipotesi più probabile è che l’ippocampo abbia la funzione di migliori chance di sopravvivenza. poter generare una sorta di menù degli eventuali scenari possiAlla base di questo complesso processo mentale ci sono i cobili, in base al quale altre parti del cervello possono poi decidere siddetti neuroni GPS, il sistema di navigazione del nostro cervello quale opzione poter scegliere, tenendo però sempre conto di nuche permettono sia a noi, che ad altri animali, di orientarci nello merosi altri fattori che possono condizionare la scelta, come ad spazio. Essi non solo tengono traccia della posizione passata e esempio la situazione di pericolo imminente, gli eventuali bisogni presente del soggetto, ma immaginano anche la sua posizione dell’organismo, come gli stati di fame e di sete, o lo stato emotifutura. Questa scoperta è stata fatta dal professor Loren Frank, vo del soggetto, come può essere lo stato di paura dettata dalla insieme ai suoi colleghi dell’Università della particolare situazione. Un’altra importanCalifornia a San Francisco, autori di un artite scoperta rilevata da questo studio è che colo apparso sulla famosissima rivista “Cell”. La scoperta è stata fatta da i neuroni GPS tengono anche traccia della Tutto è partito registrando l’attivazione Loren Frank e dai colleghi direzione in cui il soggetto si sposta. Quanneuronale e studiando il comportamento di do infatti il topo si muoveva lungo un tratto dell’Università della alcuni topi collocati all’interno di un labirindel labirinto, si attivavano, alternativamente, to. In una versione un po’ più moderna di California a San Francisco sia le cellule di posizione per la direzione inquesto classico test da laboratorio, gli autotrapresa sia quelle per la direzione opposta, ri hanno registrato nei roditori l’attivazione con un’oscillazione ad alta frequenza anche delle cellule di posizione dell’ippocampo, così chiamate perché in questo caso. tengono traccia della posizione del soggetto durante il movimenIn sostanza è come se il topo durante il tragitto facesse queto nello spazio, funzionando come una sorta di navigatore neurosto tipo di ragionamento: «Sto andando da questa parte, ma ponale sempre attivo. I dati di maggior interesse emersi da questo trei anche girarmi e andare nella direzione opposta. Riteniamo tipo di esperimento, si sono registrati quando i topi dovevano che tutto questo dimostri che l’ippocampo non è solo responsabiaffrontare una biforcazione all’interno del labirinto, un bivio sole della registrazione degli eventi del passato e dell’elaborazione stanzialmente. Si è potuto constatare infatti che in quella particodel presente, ma anche dell’immaginazione del futuro», ha comlare situazione si attivavano in sequenza, oscillando di circa otto mentato il professor Loren Frank. «La nostra ricerca è solo un volte al secondo, le cellule GPS che rappresentavano la posizione primo passo, ma ci apre nuove strade per studiare in che modo del topo davanti al bivio, e le due possibili alternative dell’evengli scenari immaginati vengono generati e valutati nel cervello tuale percorso futuro. Secondo lo studio dei ricercatori, questa è mentre gli animali prendono le decisioni». (M. M.).

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Rebus per la vita dell’uomo nello spazio Un progetto che unisce ricerca e industria per le missioni spaziali di Pasquale Santilio

sull’integrazione di diversi organismi come piante, funghi, batteri e cianobatteri in modo da massimizzare l’uso delle risorse disponibili “in situ” e minimizzare, nel contempo, l’impiego di eBus è un progetto coordinato e finanziato dall’Agenzia quelle esogene, riciclando la materia organica prodotta (resiSpaziale Italiana (ASI), al quale partecipano Enea, Cnr, dui alimentari, colturali e fisiologici). Nell’ambito del progetl’Istituto Superiore di Sanità (ISS), Thales Alenia Space, to, Enea svilupperà sistemi di decomposizione e compostaggio Kayser Italia, Telespazio e le Università degli studi di degli scarti organici, basati sull’utilizzo di consorzi batterici e Tor Vergata, Pavia e Federico II di Napoli, quest’ultima nella insetti. Eugenio Benvenuto, responsabile del Laboratorio Bioveste di capofila con Stefania De Pascale responsabile scientitecnologie dell’Enea ha evidenziato che “l’uomo può sopravfico. L’obiettivo del progetto è mettere a disposizione tecnolovivere nello spazio, ma la sfida è garantire una permanenza gie e soluzioni innovative a sostegno della vita dell’uomo nello “sostenibile” di lungo periodo. In questo contesto, i sistemi biogenerativi di controllo ambientale e supporto alla vita sono spazio durante le missioni di lunga durata sulla Luna e Marte. L’Agenzia Spaziale Italiana, nata nel 1988, in meno di due essenziali per rigenerare le risorse necessarie all’equipaggio, decenni si è affermata come uno dei più ridurre al minimo l’approvvigionamento importanti attori mondiali sulla scena della dalla Terra trasferendo al settore spaziaLo scopo è quello di mettere le conoscenze e tecnologie innovative da scienza spaziale, delle tecnologie satellitari e dello sviluppo di mezzi per l’esplorazione settori tradizionali quali l’agricoltura, l’ina disposizione tecnologie del cosmo. Si è ritagliata un ruolo di primo gegneria, con impatti in termini di sostenie soluzioni innovative per bilità ambientale, efficienza energetica ed piano sia a livello europeo, poiché l’Italia è il terzo paese che contribuisce in maggior la vita dell’uomo nello spazio economia circolare”. misura all’Agenzia Spaziale Europea, che a Il progetto ReBus, nel suo insieme, si livello mondiale. Infatti, ha un continuo e propone di affrontare i principali aspetti proficuo rapporto con la Nasa; a tal proposito, uno dei progetti critici legati a questa sfida tecnologica, prevedendo anche alpiù affascinanti è stata la costruzione e l’attività della Stazione tre linee di ricerca che riguardano lo studio di sistemi innovaSpaziale Internazionale. tivi per la coltivazione di piante e micro-ortaggi in avamposti Il progetto triennale ReBus mira ad avviare una linea di planetari; l’impiego di “simulanti” di suoli lunari e marziani ricerca nazionale finalizzata alla realizzazione di sistemi biointegrati con bioprodotti ottenuti dalla degradazione delrigenerativi di supporto alla vita degli astronauti, obiettivo le biomasse di scarto; la valutazione degli aspetti di qualità fondamentale per l’esplorazione umana dello spazio prevista e sicurezza alimentare allo scopo di contribuire al benessere psicofisico dell’equipaggio e lo studio di molecole e prebiotici entro le prossime due decadi, così come indicato dall’agenda antistress recuperati dagli scarti; la definizione del contesto europea di Horizon 2020 e dalle roadmap dell’International Space Exploration Coordination Group e delle Agenzie spae degli scenari anche in vista del supporto tecnologico induziali italiana ed europea. Il sistema biogenerativo sarà basato striale ad attività di ricerca e realizzazione di prototipi.

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Imballaggi biodegradabili e “intelligenti” L’Enea offre soluzioni innovative per il packaging verde di Felicia Frisi

sono in grado di fornire una risposta specifica all’ambiente con cui il film contenitivo viene in contatto», aggiunge Massaro. Grazie all’aggiunta di olio di cardanolo (derivato dall’anaa sostenibilità ambientale avrebbe bisogno di packaging cardo) e di una molecola come la porfirina, queste bioplastiche interamente al packaging delle merci. Che si tratti di alipresentano spiccate proprietà antiossidanti e antifungine, molto menti, oggetti o arredi. In quest’ottica, il Centro Ricerche utili nel packaging alimentare, oltre ad essere in grado di “segnadell’Enea è impegnato a realizzare imballaggi biodegradalare” il deterioramento del prodotto alimentare che avvolgono: in bili e intelligenti. pratica reagendo attivamente con l’atmosfera interna della conTra le ultime novità, ci sono le “plastiche verdi” che cambiano fezione, cambiano colore a seconda dell’ambiente acido-base con colore per segnalare il deterioramento del cibo o ne prolungano cui vengono a contatto, diventando così indicatori dello stato di la scadenza. Le bioplastiche sono ricavate dalla trasformazione conservazione del prodotto. Inoltre, utilizzando ossido di zinco e alluminio sono state sviluppate biopellicole dalle proprietà antidegli zuccheri contenuti nel mais e nelle barbabietole, mentre i biocompositi sono stati ottenuti aggiungendo alla bioplastica admicrobiche particolarmente adatte per prolungare la scadenza ditivi provenienti dagli scarti di lavorazione dei prodotti, in linea con gli obiettivi di ridei settori agroalimentari tipici del territorio. duzione degli sprechi alimentari dell’Agenda Plastiche green cambiano ONU 2030. «Siamo impegnati da anni nella sfida per la sostenibilità – spiega Claudia Massaro, riI nuovi materiali “verdi” in biocomposito colore per segnalare cercatrice del Centro ENEA di Brindisi – in sono stati sviluppati aggiungendo alla bioil deterioramento del cibo plastica fibre o additivi di origine naturale linea con i principi della valorizzazione delle risorse locali e dell’economia circolare. Ci o prolungano la scadenza derivati da scarti della filiera agroalimentare siamo dedicati in particolare allo sviluppo (lino, canapa, scarti di vegetazione olearia e di soluzioni per ridurre l’impatto ambientale di lavorazione del caffè). Sono dotati di prodei contenitori a fine vita, in linea con gli obiettivi della diretprietà meccaniche e di resistenza al fuoco utili per applicazioni tiva europea SUP (Single Use Plastics) che ha vietato entro il sia nel packaging agroalimentare che nell’arredamento e negli 2021 l’utilizzo di molti prodotti in plastica monouso e stabilito, a interni dei mezzi di trasporto (auto, treni e aerei). In particopartire dal 2025, un contenuto obbligatorio minimo di materiale lare, i manufatti realizzati in bioplastica e nocciolino (scarti di riciclato nelle bottiglie in plastica pari al 25%, che salirà al 30% lavorazione del settore oleario) hanno dimostrato una maggiore nel 2030». resistenza al fuoco rispetto alla matrice in bioplastica “pura”. Le biopellicole intelligenti e antimicrobiche sono state messe «Le bioplastiche e biocompositi a fine vita – conclude Massaro – subiscono un processo di degradazione che produce sostana punto, in collaborazione con l’Università del Salento, rendendo ze innocue o utili, come i fertilizzanti; inoltre possiedono caratil film bioattivo con sostanze di origine naturale. «Oltre ad essere biodegradabili e compostabili e a svolgere la tradizionale funzioteristiche chimico-fisiche in grado di sostituire completamente le ne di contenimento e protezione degli alimenti, queste pellicole plastiche di origine fossile in molteplici applicazioni».

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Il “tandem” per un fotovoltaico efficiente Una ricerca made in Italy propone celle solari più performanti

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economia green è necessaria per proseguire sulla roadsuperiore al 26%. A metterla a punto è stato un gruppo tutto itamap della decarbonizzazione. Nel caso del fotovoltaico, liano composto da ricercatori Enea del Laboratorio di Tecnologie secondo l’ultimo rapporto statistico del Gse (la società Fotovoltaiche, Università di Roma “Tor Vergata” (con il centro per azioni controllata dal Ministero dell’Economia che CHOSE), l’IIT - Istituto Italiano di Tecnologia (con Graphene gestisce parte del settore energetico rinnovabile nel nostro Labs e il suo spin-off BeDimensional). I risultati di questa ricerca Pese), nella nostra Penisola c’è stata una produzione del solare sono stati pubblicati sulla rivista internazionale Joule. nel 2018 superiore a 22 GWh, circa il 7% del consumo interno La cella sviluppata è composta da due celle solari accoppiadi elettricità. A livello regionale, la Puglia continua a essere sul te meccanicamente una sull’altra in modo da lavorare in tangradino più alto del podio, con quasi 3.5 GWh della produzione. dem. La cella frontale, a base di perovskite, opportunamente Seguono Lombardia (2.252 GWh) ed Emilia-Romagna (2.187 dimensionata, converte bene la luce blu e verde dello spettro GWh). solare, lasciando passare la luce solare rossa ed infrarossa verso Al 31 dicembre 2018 risultano installati in Italia 822.301 imla cella posteriore realizzata in silicio. pianti fotovoltaici, per una potenza complessiva pari a 20.108 «La combinazione dei due materiali massimizza l’assorbiMW. Gli impianti di piccola taglia (potenza mento dei raggi solari e produce un’elevata inferiore o uguale a 20 kW) costituiscono il foto-tensione, pari alla somma delle tensioni In Italia (dati 2018) 90% circa del totale in termini di numero e generate dalle due singole celle, producenil 21% in termini di potenza; la taglia meci sono 822.301 impianti do in questo modo una maggiore efficienza dia degli impianti è pari a 24,5 kW. Sempre rispetto ad una singola cella solare», sottolifotovoltaici, per una nel 2018, sono stati installati circa 48.000 nea Mario Tucci, responsabile del Laboratoimpianti (in grande maggioranza di poten- potenza pari a 20.108 MW rio Tecnologie Fotovoltaiche dell’Enea. za inferiore ai 20 kW) per una potenza inDue elementi chiave nella realizzazione stallata complessiva di circa 440 MW. Alla della cella tandem hanno permesso di ottefine dell’anno risultano in esercizio 20.108 MW (+2,2% rispetto nere alta efficienza: il grafene ha migliorato le prestazioni nelal 2017), che nel corso dell’anno hanno generato 22.654 GWh la cella in perovskite, mentre l’eterogiunzione con film amorfi (-7% rispetto al 2017, principalmente a causa di peggiori condinella cella posteriore in silicio ha consentito di aumentarne la zioni di irraggiamento). tensione. Finora è stata ottenuta l’efficienza record del 26,3%, A livello europeo, l’Italia tra i paesi più produttivi, ma con ma l’obiettivo è di superare il 30%. un trend molto più “tranquillo” rispetto ad alcuni anni fa. AffinGrazie alla tecnica messa a punto dai ricercatori italiani ché si investa sempre di più nell’energia verde, è indispensabile nella struttura tandem delle celle, è possibile conservare i vanche le nuove tecnologie rendano sempre più performanti i getaggi delle singole tecniche di fabbricazione, combinando la neratori di elettricità. semplicità di realizzazione di film sottili in perovskite medianTra le novità a cui si sta lavorando, c’è un’innovativa cella te “solution process” con la produzione di celle in silicio ad solare “tandem” in perovskite e silicio con un’efficienza record eterogiunzione. (F. F.) Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2020

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Progetto ELFO: l’elettronica si mangia Dall’IA arriva la pastiglia intelligente per il monitoraggio medico

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ígliate ‘na pastiglia, siente a me…» Renato Carosone Il gruppo di lavoro potrà sviluppare una nuova piattaforma e il suo sestetto cantavano questa canzone nel 1957 tecnologica che renda possibile l’introduzione, in modo impercetper consolare un innamorato insonne. Ora quella tibile, di sensori e d’intelligenza, come pure la capacità di comunipastiglia è diventata intelligente e la sua tecnologia care con l’esterno, dentro qualsiasi materiale od oggetto commeservirà a rendere più sicuro il cibo, effettuare endoscopie e altre stibile. «Grazie a “Elfo” - aggiunge il ricercatore - potrò sviluppare attività di monitoraggio medico, senza bisogno di strutture speulteriormente le tecniche di fabbricazione di dispositivi elettronici cializzate, o a combattere le contraffazioni. L’Istituto italiano di stampati messe a punto durante il mio primo progetto finanziato tecnologia ci sta lavorando grazie alle ricerche di Mario Caironi, da ERC, Heroic». Il piano di ricerca sarà portato avanti seguendo coordinatore del laboratorio di Printed and Molecular Electrodue linee di sviluppo. Da una parte s’indagheranno le proprietà nics del Center for Nano Science and Technology a Milano, che elettroniche dei prodotti e dei derivati alimentari, per poi coma dicembre ha ricevuto un finanziamento di due binarli a materiali di sintesi commestibili, facendo milioni di euro dall’European Research Council nascere una nuova libreria di materiali elettronici per il progetto “Electronic Food” (ELFO). Ingeedibili; dall’altra si mirerà allo sviluppo di processi gnere elettronico, con dottorato in information di stampa e di scrittura diretta che permetterantechnology ed esperienze all’estero, Caironi è no di realizzare circuiti commestibili piccolissimi, tra i pochi scienziati in Italia scelti nell’ultima grazie al grado di precisione messo a disposizione competizione per i finanziamenti “Consolidator dalla microelettronica. grant” dedicati a ricercatori con almeno sette Le attività di studio guideranno il gruppo anni di esperienza dopo il dottorato che vogliaitaliano alla costruzione di due dimostratori. Il no consolidare la propria attività scientifica su primo sarà una pillola “elettronica” ingeribile, progetti di eccellenza. L’investimento europeo controllata da radiofrequenze e in grado sia di complessivo è stato di seicento milioni di euro, rilevare il livello di pH sia di rilasciare a comannell’ambito del programma di ricerca e innovado alcuni farmaci nell’intestino. Il secondo sarà zione “Horizon 2020”. un’etichetta intelligente, capace di ricevere ed «Questo progetto - spiega Caironi - mi peremettere radiofrequenze, utilizzabile all’interno Mario Caironi Foto: D. Farina Credits: © 2016 IIT. metterà di esplorare un campo tuttora quasi o sulla superficie dei cibi per evitare l’alteraziototalmente inesplorato come quello dell’elettrone e tracciarne il percorso fino alle nostre tavole. nica commestibile e consentirà, a me e al mio team, di perseNel futuro, difatti, i frigoriferi delle nostre case potrebbero essere guire strade anche ad altissimo rischio, ma che potranno avere dotati di una tecnologia in grado di dialogare con i circuiti edibili importanti ricadute nel campo dei dispositivi biomedici per il stampati sopra gli alimenti contenuti al loro interno, rilevando e monitoraggio diffuso delle condizioni della salute delle persone comunicando lo stato di conservazione e le scadenze di ognuno. e nel controllo della filiera alimentare per la sicurezza e la certiFiliera certificata e controllata, dunque, ma anche freschezza gaficazione del cibo». rantita fin dentro la cucina. (G. P.).

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Il “Rinascimento Marchigiano” dopo il sisma Una mostra itinerante per diffondere la “cultura adriatica” vesperbild di ambito tedesco, che ancora oggi si trovavano all’interno delle chiese come oggetti di culto da parte dei fedeli. Non mancano però nomi importanti come Jacobello del Fiore con la serie delle Scene della vita di Santa Lucia provenienti dal Palazoltre tre anni dal terremoto del centro Italia del 2016 zo dei Priori di Fermo, Vittore Crivelli con la Madonna orante, sono tornate nei luoghi del sisma 51 opere d’arte restauil Bambino e angeli musicanti di Sarnano, Cola dell’Amatrice di rate a cura di Anci Marche e Pio Sodalizio dei Piceni, con cui spicca la Natività con i santi Gerolamo, Francesco, Antonio il supporto scientifico della Soprintendenza Archeologia, da Padova e Giacomo della Marca dalla sacrestia della Chiesa di Belle Arti e Paesaggio delle Marche e il contributo della Regione San Francesco ad Ascoli Piceno. E ancora da Roma Giovanni BaMarche. glione e Giovanni Serodine che dalla Svizzera seguì nella capitale La mostra “Rinascimento Marchigiano” espone opere d’arte l’esempio di Caravaggio. Tutti autori di indubbia fama che nelle restaurate che rappresentano un viaggio nella religiosità popoMarche sono nati o che vi hanno soggiornato e che hanno contrilare marchigiana attraverso un affascinante percorso stilistico e buito a modificare la geografia della Storia dell’Arte. iconografico che, partendo dal centro della regione arriva fino Gli interventi di restauro sono stati esealla costa, era stato già definito da Federico guiti da tecnici tutti marchigiani, in collaboZeri e Pietro Zampetti cultura adriatica. Dopo l’esposizione che si è tenuta ad Le opere, dal Quattrocento razione con l’Università di Camerino e l’Università di Urbino e la direzione scientifica Ascoli Piceno, le opere saranno in mostra al Settecento, saranno della Soprintendenza, che con innovative fino al 5 luglio 2020 a Roma, presso il Comin mostra a Roma fino analisi diagnostiche hanno valutato lo stato plesso Monumentale di San Salvatore in Laudi conservazione di ciascuna opera. Questi ro del Pio Sodalizio dei Piceni. La tappa cona luglio 2020 interventi non soltanto hanno consentito di clusiva sarà il Palazzo del Duca di Senigallia, porre rimedio ai danni subiti dalle opere, ma dal 23 luglio al 3 novembre 2020, per favohanno permesso di effettuare nuove attribuzioni e di acquisire rire la conoscenza dell’operazione al grande pubblico, nazionale nuove conoscenze relative alla tecnica pittorica ed ai materiali ed internazionale, che gravita nel periodo estivo lungo la costa usati dai pittori, accrescendo le conoscenze che si avevano su adriatica. questi patrimoni e aprendo la strada a molti studi scientifici. PL’oIn mostra ci sono 37 opere che vanno dal Quattrocento al biettivo della mostra è anche quello di rendere fruibili le opere Settecento, alcune dall’alto valore devozionale e non storico-arrestaurate da qui in futuro, come spiega Pierluigi Moriconi della tistico ed altre invece dal grande valore storico-artistico”, come Soprintendenza dei Beni Architettonici delle Marche e curatore spiega il curatore Stefano Papetti. Tra queste crocifissi lignei e di dell’esposizione: «Terminate le mostre, le opere che non potranno essere ricollocate nelle loro sedi originali perché crollate o * Consigliere tesoriere dell’Onb e delegato non ancora restaurate, saranno collocate in 8 depositi e lì saranper Emilia-Romagna e Marche. no sempre a disposizione del pubblico».

di Pietro Sapia*

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L’eterna bellezza di Canova Si chiude a metà marzo la mostra del celebre scultore neoclassico di Matteo Piccirilli

mirare magnifiche sculture e numerosi disegni, testimonianza dell’attività grafica dello scultore. Tra le opere in mostra: sculture di straordinaria qualità esecutiva e interpretativa. Una i chiuderà il 15 marzo la mostra dedicata ad Antonio Casezione importante è dedicata alla intensa attività dello stunova e al suo legame con Roma che, fra il Sette e Ottodio canoviano di via San Giacomo: un’officina senza eguali per cento, diventò sua inesauribile fonte di ispirazione. Un l’epoca. Bozzetti in terracotta, piccoli gessi, modelli di grande rapporto, quello tra lo scultore e la città, che emerge in formato, marmi, e calchi in gesso di sculture già ultimate, costiun’infinità di aspetti, unici e irripetibili. Un allestimento di grantuivano una sorta di “antologica” permanente della produzione de effetto visivo, oltre 170 opere di Canova e di alcuni artisti a del grande scultore. L’atelier di Canova era una tappa obbligata lui contemporanei vivacizzano le sale del Museo di Roma in Paper artisti, aristocratici, intenditori e viaggiatori di passaggio lazzo Braschi. L’esposizione racconta in 13 sezioni l’arte canonell’Urbe. La mostra affronta anche il rapporto tra lo scultore e la viana e il contesto che lo scultore trovò giungendo a Roma nel 1779. Attraverso ricercate soluzioni illuminotecniche, lungo il letteratura del suo tempo: una piccola sezione è dedicata alla percorso espositivo viene rievocata la calda relazione tra Canova e Alfieri, la cui trageatmosfera a lume di torcia con cui l’artista, dia Antigone, andata in scena a Roma nel a fine Settecento, mostrava le proprie opere Un allestimento di grande 1782, presenta più di uno spunto di riflesagli ospiti, di notte, nell’atelier di via delle effetto visivo, con oltre 170 sione in rapporto alla rivoluzione figurativa Colonnette. canoviana. In mostra ci sarà anche la rapGli itinerari percorsi dallo scultore alla sue opere e di alcuni artisti presentazione di un episodio della più bella scoperta di Roma, sin dal suo primo sogfavola dei greci, secondo Voltaire, Amore e a lui contemporanei giorno. Sono presenti disegni, bozzetti, moPsiche, un gesso di Canova, tema oggetto di dellini e gessi, anche di grande formato, che particolare attenzione da parte di numerosi il grande artista sviluppò per i grandi Monumenti funerari di artisti, pittori soprattutto, alla fine del Settecento, ma che solo Clemente XIV e di Clemente XIII, e per il Monumento agli ultimi Canova riuscì a reinventare connotandolo di significati filosofici. Stuart; spicca tra essi, per la grande qualità esecutiva, il marmo Attraverso 30 fotografie di Mimmo Jodice, il pubblico può del Genio funerario Rezzonico concesso in prestito dall’Ermiammirare le opere dello scultore attraverso lo sguardo di uno tage di San Pietroburgo e il modellino del Monumento Stuart dei più grandi maestri della fotografia. Jodice è riuscito a offrirdella Gypsotheca di Possagno. ne una rilettura del tutto inedita e sorprendente, creando una Un itinerario unico per conoscere l’antica Roma attraverso serie di immagini che si sono da subito imposte come una delle più emozionanti espressioni della fotografia contemporanea. Le gli occhi di Canova. Con l’arrivo di Canova, Roma si confermò immagini sono una vera e propria mostra nella mostra. È un’occentro dell’arte moderna: il Monumento di Clemente XIV, fu subito acclamato come nuovo esempio di perfezione classica. casione unica per accostarsi allo scultore guidati dalla creatività Nelle sale del Museo di Roma in Palazzo Braschi si possono amdi un grande artista di oggi.

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SPORT

SMETTO, ANZI NO: QUANDO IL CAMPIONE BATTE ANCHE L’ETÀ di Antonino Palumbo

Quando i grandi dello sport non riescono a dire “basta”

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mettere a volte è più difficile che cominciare». Anche se non l’ha pronunciata uno sportivo ma un cacciatore di taglie, la massima di Henri Fonda/Jack Beauregard nel film “Il mio nome è Nessuno” sembra fotografare perfettamente la scelta di quei campioni che non sanno dire addio. Scarpette, cuffie o pallone, casco o racchetta, remo o guantoni: il chiodo può attendere. Da Michael Schumacher a Carl Lewis, da Josefa Idem a George Foreman, passando per Edoardo Mangiarotti e Dino Meneghin, la storia è costellata di miti dello sport capaci di battere anche il peso degli anni e dei sacrifici, come fossero avversari intimoriti dalla loro classe. Prendete Federica Pellegrini, ad esempio. Giovane di anni, 31, ma “vecchia” di ore, per citare ancora Beauregard, senza offesa per la Divina. La quinta Olimpiade all’orizzonte, 14 edizioni dei Mondiali alle spalle compresi 5 in vasca corta (con 7 ori, 6 argenti e 6 bronzi), oltre venti rassegne continentali totali (14 successi e 32 medaglie totali), l’olimpionica di Pechino sembrava decisa a dire basta a sacrifici, pressioni e ansie, il dark side of the moon di una vita di trionfi. «Dopo Tokyo 2020 non vedo l’ora di fare le cose con calma - aveva spiegato pochi mesi fa - di non avere la vita programmata, di alzarmi senza sveglia. Magari riuscirò persino a lavare le tende di casa e a sistemare i terrazzi”. Le faccende domestiche, però, rischiano di dover aspettare. In un’intervista più recente, infatti, la campionessa veneziana, ha infatti confidato che potrebbe continuare a gareggiare dopo l’Olimpiade di Tokyo 2020. E quel pensare “seriamente di andare avanti» non è solo legato al desiderio di “non sentire più è l’ultima, è l’ultima», come ha scherzato la stessa Pellegrini.

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Chissà quante volte l’avrà sentito Ta- so da mamma al Trofeo di Natale, nella nia Cagnotto, pluricampionessa europea, sua città, precedendo proprio Francesca. iridata nel trampolino da un metro a Ka- Prima della maternità gli ultimi tuffi in zan 2016, ritiratasi dalle scene tre anni una gara individuale di Tania erano stati fa, ma tornata a gareggiare nel maggio quelli, dorati, dei Campionati italiani assuccessivo. A convincerla, la storica com- soluti nel maggio 2017, a Torino. pagna di imprese Che sia stato Francesca Dallapè. Buffon, uomo-simFederica Pellegrini, Obiettivo, sincro da bolo della loro squatre metri a Tokyo dra del cuore a ispiall’età di 31 anni, vede 2020. rare la loro voglia la quinta Olimpiade di eterna gioventù «Ero molto conagonistica? Il numevinta. Ora non lo all’orizzonte ro uno - anzi, 77 sono più, magari è della Juventus semla gravidanza che gioca brutti scherzi o quel martello di bra davvero vivere un’eterna primavera. Francesca Dallapè, la mia compagna di Tornato alla Juventus dopo una stagione trampolino, che ogni giorno mi tormenta: al Paris Saint-Germain, Gigi ha raggiunto vedrai quando sei mamma che voglia di Paolo Maldini in testa alla classifica delle riprendere che ti torna» dichiarò Tania presenze in serie A e superato Del Piero in un’intervista a “La Stampa”, mentre in quella delle partite giocate con la Juve aspettava l’arrivo di Maya. Detto, fatto: nel massimo campionato italiano. Ma soTania è tornata a tuffarsi. E a vincere. Lo prattutto ha dimostrato, quando chiamascorso dicembre, la 34enne fuoriclasse to in causa, di conservare intatte l’istinbolzanina ha festeggiato il primo succes- to, la tecnica e il carisma che ne hanno


SPORT

Stefano Sorrentino para un rigore a Cristiano Ronaldo.

Sorrentino, da Ronaldo ai gol tra i dilettanti

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fatto uno dei migliori di tutti i tempi. divertito, dopo l’addio alla Formula 1 nel Come Valentino Rossi, nel motociclismo. 2006. Simbolo e primattore dell’ultima «L’idea di dover smettere mi spaventa» Ferrari vincente, rientrò nel circus tre ha detto il Dottore che, dopo una serie anni più tardi al volante di una Mercedes, di stagioni senza sorriso in Yamaha, dirà senza però ripetere i fasti del passato. quasi certamente addio alle competizioni Al ritiro inizia a pensare anche Ronel 2021. Un’ipotesi ger Federer, il Bruce che diventerà realtà Springsteen del tenLa tuffatrice Tania se nell’imminente nis, che tra un tormotomondiale Ros- Cagnotto ha già festeggiato neo e un altro orgasi non si sentirà più nizza esibizioni con competitivo”. La Ya- il primo trofeo da mamma decine di migliaia di fan. Gli manca l’omaha, del resto, ha a 34 anni ro nel singolare alle già deciso che VaOlimpiadi e i Giochi lentino non sarà più il pilota ufficiale: al suo posto, dall’anno di Tokyo sono perciò il suo principale prossimo, Fabio Quartararo, attualmente obiettivo del 2020. Poi, l’ignoto. «Ho 38 anni e mi chiedo: sta per finire alla Petronas, il team satellite dove corre anche Franco Morbidelli. E Lin Jarvis, tutto? Se fosse vero il tempo sarebbe volamanaging director Yamaha, non ha esclu- to via davvero velocemente. Ho trascorso so l’affascinante idea di un’accoppiata da anni meravigliosi nel mondo del tennis. E sogno Valentino Rossi-Jorge Lorenzo in so che dopo mi aspettano molte altre belle Petronas nel 2021. Chi smise e poi tornò, cose, anche se sono sicuro che questa vita non su due ma su quattro ruote, fu Mi- mi mancherà» ha dichiarato di recente a chael Schumaer. Che pure in moto si era Repubblica. Senza fretta, Maestro.

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ell’ultimo campionato di Serie A, a quasi 40 anni, Stefano Sorrentino è stato l’unico portiere a parare un rigore a Cristiano Ronaldo. Oggi l’ex portiere e capitano del Chievo Verona ha salutato il calcio professionistico, ma di cambiare vita proprio non se ne parla. Di diverso, però, c’è che Sorrentino ha appeso i guanti da portiere e ha debuttato come centravanti nel Cervo, la squadra di Seconda categoria allenato dal padre Roberto. E che debutto. Dopo una prestazione altalenante, con tanto di iniziale ammonizione per simulazione, il numero 11 ha trovato il gol del 2-1 che ha permesso ai suoi di battere il Riva Ligure, davanti a trecento spettatori. Intanto, però, Sorrentino sta giustamente progettando una nuova vita oltre il campo di calcio: «È stato giusto fermarsi - ha spiegato Sorrentino junior - raggiungere le mie figlie a Torino, divertirsi e pensare al futuro: a strettissimo giro di posta, infatti, inizierò il corso per diventare direttore sportivo».

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Il volo di Duplantis, erede di Bubka Lo svedese ha migliorato il record del mondo del salto con l’asta

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era una volta lo Zar. E in effetti c’è ancora, anche mo tentativo, per il vicecampione del mondo. Un gesto tecnico se ha smesso di issarsi con la sua asta oltre i limiti sontuoso. dei suoi rivali. Una, dieci, trentacinque volte. Oggi La sua indole, del resto, l’aveva fatta intendere a chiare Sergey Bubka, l’uomo che ha impersonato la stessa lettere: «Voglio battere il record del mondo, ma prima devi disciplina del salto con l’asta, ha finalmente trovato un degno vincere e questo è l’obiettivo principale. Ma se mi rimane un erede. Non ce ne voglia Renaud Lavillenie, il francese che po’ di energia, proverò ad alzare la posta», il suo pensiero. dopo vent’anni, nel 2014, aveva sottratto a Bubka l’ultimo priGià oro ai Mondiali U18 di Cali nel 2015 e agli Europei U20 mato. Ma Armand Duplantis, due primati mondiali in una setdi Grosseto nel 2017, bronzo alla rassegna iridata di Bydgoszcz timana tra Polonia e Scozia, sembra davvero avere l’aura del quattro anni fa, Duplantis si è preso la medaglia più pregiata predestinato. Statunitense per nascita, cittadinanza ed eredianche ai Campionati del mondo U20 di Tampere (con primato tà paterna (Greg, astista pure lui), ma svedese di madre (ex di categoria a 6,05 metri) e agli Europei di Berlino, nel 2018. eptatleta e pallavolista) e cittadinanza sportiva, il ventenne di L’anno scorso, ai Mondiali di Doha, si è fermato a 5,97 come il Lafayette è l’uomo copertina dell’atletica leggera mondiale in detentore del titolo Sam Kendricks che, però, si è ripreso l’oro quest’inizio d’anno. grazie a un percorso di salto meno falloso. L’8 febbraio al meeting di Toruń, quarIl 2020 è iniziato con i primati del mondo al Nel giro di 8 giorni ha ta tappa stagionale del World Indoor Tour, World Indoor Tour che, come da come da dopo aver compiuto un percorso senza er- superato per ben due volte regola IAAF 260.18 (a), valgono come rerori fino a 6,01, Armand ha portato il record cord assoluti. Prestazioni frutto di un deciil record del leggendario so cambio di rotta e abitudini, da parte del del mondo dell’asta a 6,17 metri, migliorando di un centimetro, al secondo tentativo, Miracle Kid, coinciso per sua stessa ammisatleta ucraino il record stabilito da Lavillenie nel 2014. «È sione con il passaggio dalla Louisiana State un obiettivo che inseguo da quando avevo University alla carriera da professionista. tre anni. Sarà un grande anno, con l’Olimpiade nel mirino, ed è «Cerco di mangiare meglio, ho un programma di sonno miglioil modo migliore per cominciarlo» le sue parole a caldo. Già, per re, prendo più seriamente il recupero e mi alleno di più. E devo cominciarlo. Che “Mondo” - questo il soprannome di Armand dire che sta andando alla grande», ha raccontato Mondo. avesse il record in canna s’era già visto a Karlshrue dove solo un A 17 anni, il giovane e ambizioso Duplantis dichiarò di votocco con la mano destra, nella fase discendente del secondo ler diventare il miglior astista della storia. E che, si, va bene tentativo, gli aveva negato la grande gioia. essere il miglior teenager, ma lui guarda oltre: record del monQuestione di tempo. In Polonia, l’Ibrahimovic del salto con do, Olimpiadi, Mondiali. L’oro iridato l’ha solo sfiorato e non l’asta, che da piccolo simulava salti col manico della scopa, ha vede l’ora di riprovarci l’anno prossimo, Kendricks permettenlimato i dettagli ed è entrato nella storia. I record del Mondo do. I Giochi olimpici di Tokyo, invece, sono dietro l’angolo. Il sono diventati due una settimana più tardi, a Glasgow, nella 4 agosto 2020 può diventare, per Armand, l’ennesimo giorno quinta tappa del World Tour. Sei metri e 18 centimetri, al prispeciale. (A. P.)

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SPORT

Daniel Maldini.

Cesare Maldini.

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Calcio, questione di geni Daniel Maldini ripercorre le orme di Cesare e Paolo al Milan

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uanto contano i geni del calcio? Moltissimo, se parliamo tro dal “Ragno Nero”, Fabio Cudicini, portiere del Milan negli di estro, creatività, capacità di pensare giocate non coanni Sessanta. Il figlio Carlo ha difeso la porta di Chelsea e Totmuni. Genio, appunto. Ma i geni contano moltissimo antenham in Inghilterra, poi dei LA Galaxy negli States. Il padre di che quando parliamo del plurale di “gene”: lo dimostraFabio, Guglielmo, galoppava sulla fascia sinistra negli anni Venti no alcune nobili dinastie che hanno scritto pagine importanti di e Trenta con la maglia della Triestina. uno degli sport più amati al mondo. Nonno, figlio, nipote. Con Stesso sangue, stessa indole felina per due forti portieri daqualche divagazione sul tema. Una sicurezza. nesi: Peter Schmeichel, campione d’Europa con la Danimarca Un tema tornato d’attualità all’inizio di febbraio, con l’esornel 1992 e il Manchester United sette anni più tardi, e il figlio dio nel Milan di Daniel Maldini, classe 2001, figlio e nipote d’arKasper, estremo difensore del Leicester e della “Danske Dynate, subentrato a Castillejo nei minuti finali della sfida casalinga mite”, passato dall’altra metà di Manchester, il City. In Danicon l’Hellas Verona. Un sogno, come l’ha definito il secondo dei marca, del resto, genetica e calcio hanno un rapporto speciale. due figli di Paolo Maldini, a 35 anni dal debutto del padre con Prendete i Laudrup, ad esempio. Nonno Finn fu un buon prola maglia rossonera e 66 dalla “prima” di nonno Cesare. “Era fessionista, il figlio Michael ha fatto incetta di titoli tra Italia e un obiettivo che mi ero prefissato, ora speSpagna (compresa una Coppa dei campioriamo di andare avanti così. Ho provato ni) e l’altro erede Brian si è “difeso” arrivanun’emozione forte, ma mio padre mi tran- L’Inter è pronta a lanciare do a indossare la maglia del Milan. Hanno quillizza”, le parole di Daniel dopo il triplice indossato le scarpe tacchettate anche Mads Stankovic tra i pali e fischio. Della dinastia Maldini fa parte ane Andreas, figli di Michael, prima di inseguiFonseca in attacco. che Christian, attualmente alla Pro Sesto in re altri sogni. Serie D. Pure in Islanda non scherzano. E anMa non solo... In Serie A c’è un altro talentuoso calciache nella famiglia Gudjohnsen la generaziotore che ha seguito le orme paterne: Justin ne di mezzo - Eidur - ha conosciuto fama Kluivert, olandese della Roma e figlio di Patrick, micidiale atmaggiore rispetto al capostipite (Arnor) e all’ultimo erede, taccante di Ajax, Milan, Barcellona, Newcastle, Valencia, PSV Sveinn Aron, che i tifosi di Spezia e Ravenna hanno avuto modo Eindhoven e Lille. Giocava a calcio anche il nonno Kenneth, in di apprezzare. Se in Uruguay hanno i Forlan e in Messico gli Suriname, ma senza picchi memorabili. Chi mescola le parole Hernández, in Serbia la storia iconica è quella degli Stankovic. calcio, Olanda e famiglia non può non pensare ai fratelli KoeBorislav e Dragica calciatori, il figlio Dejan pure, il nipote Filip man, Erwin e il più celebre e vincente Ronald, detto Rambo. manco a dirlo: è il paratutto della Primavera dell’Inter, illumiSono stati figli d’arte, perché papà Martin Cornelis militò nel nata dai gol di Matias Fonseca. Un altro predestinato: il fratello Groningen e nell’Heerenveen. Ronald Koeman Jr, figlio dell’atmilita nel Novara, il nonno faceva il terzino in Uruguay. E il patuale ct olandese, difende invece la porta del TOP Oss, in Sedre? Si chiama Daniel e gli ha donato il fiuto del gol. Cagliari, conda divisione. A proposito di portieri, chi ha un bel po’ di Napoli, Roma, Juventus: chi ha più di trent’anni non può averlo primavere alle spalle, ricorderà le tele tessute tra un palo e l’aldimenticato. (A. P.) Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2020

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LA BIOLOGIA IN BREVE Novità e anticipazioni dal mondo scientifico a cura di Rino Dazzo

AMBIENTE Pioggia di milioni per la mobilità sostenibile in città

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scuola o al lavoro in bici, con l’auto elettrica, oppure attraverso altre forme di mobilità sostenibile. Per 81 Comuni italiani, i cui progetti sono stati selezionati tra quelli presentati da 114 amministrazioni da un’apposita commissione di valutazione, sono in arrivo 164 milioni di euro destinati a finanziare interventi per decongestionare il traffico e migliorare la qualità dell’aria. Lo stanziamento intende favorire la realizzazione di percorsi ciclabili e pedonali, l’implementazione di servizi di car, bike o scooter sharing, la costruzione di parcheggi e ciclostazioni e la creazione di un efficace sistema di infomobilità e moderazione del traffico nelle città o nelle aggregazioni di comuni al di sopra dei 100mila abitanti. Gli obiettivi? Sviluppare la cultura della mobilità, ridurre le emissioni di gas serra e migliorare la qualità della vita nei centri urbani.

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ONCOLOGIA Un super orecchio per la voce dei tumori

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n super orecchio per decifrare il linguaggio delle cellule tumorali e realizzare cure su misura. Lo hanno messo a punto i ricercatori dell’University College di Londra studiando i segnali scambiati da milioni di cellule all’interno degli organoidi, dei mini tumori coltivati in provetta. I risultati dello studio promettono di rivelarsi utilissimi per comprendere i meccanismi attraverso cui i tumori sfuggono alle maglie del sistema immunitario, diventando resistenti a ogni tipo di terapia. Una volta decifrati i messaggi delle molecole segnale, si potranno sviluppare farmaci e terapie più efficaci. Lo studio ha già raggiunto buoni risultati per i tumori del colon, di cui sono state isolate 28 molecole segnale scambiate da sei tipologie di cellule. Prossimo step: usare il super orecchio per capire come bloccare le comunicazioni tra cellule nocive.


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VIROLOGIA

Virus del morbillo.

Creata la prima mappa atomica di un enzima virale

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a una forma tondeggiante, con una piccola coda, ed è costituita da duemila amminoacidi e cinque proteine diverse, di cui due mai vista prima: è la struttura atomica di un enzima presente nel virus dell’influenza, del morbillo, della parotite e di altre forme virali, compresa quella del coronavirus SarsCoV2. L’hanno ottenuta i ricercatori della Northwestern University e il loro studio apre la strada alla realizzazione di farmaci antivirali ad alta precisione, in grado di colpire il virus in maniera più che mirata. La prima mappa atomica ad alta definizione di un enzima virale è stata realizzata mettendo insieme e assemblando al computer le immagini ottenute attraverso la criomicroscopia elettronica, la tecnica valsa il Nobel per la chimica nel 2017 a Jacques Dubochet, Joachim Frank e Richard Henderson.

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SALUTE Camminare fa bene, ma non fa perdere peso

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IMMUNOLOGIA

a bene al cuore, migliora l’umore e indubbiamente aiuta a mantenersi in forma. Tra gli effetti positivi di una bella camminata, più o meno vicina ai famosi diecimila passi giornalieri raccomandati dai medici, non c’è il dimagrimento. Lo hanno stabilito i ricercatori della Brigham Young University, negli Stati Uniti, che hanno eseguito uno studio su 120 studenti. A tutti è stato chiesto di fare per 6 giorni alla settimana e per un periodo di 6 mesi tra i 10 e i 15mila passi al giorno. Il campione è stato monitorato attraverso un pedometro. Al termine della ricerca si è accertato come, a dispetto delle lunghe camminate, gli studenti hanno riportato mediamente un aumento di peso di circa un chilo e mezzo. Gli autori dello studio hanno comunque sottolineato i benefici delle camminate per contrastare la sedentarietà. © Kateryna Kon/www.shutterstock.com

Raffreddore? Combattilo con un pizzico di curcuma

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ra i tanti benefici della curcuma c’è anche quello di essere un valido aiuto contro il raffreddore. Lo certifica uno studio condotto dai ricercatori della Oregon State University, negli Stati Uniti, che ha accertato la capacità di questa spezia di rafforzare il sistema immunitario e di proteggere l’organismo dalle infezioni. In particolare, le sostanze anti-infiammatorie sono contenute nel rizoma della curcuma sono particolarmente efficaci contro le patologie croniche, come i dolori reumatici e il raffreddore. Per potenziarne l’effetto, la curcuma va assunta a piccole dosi insieme al pepe nero come condimento per carne o pesce, oppure sciolta in latte, succo di pompelmo, ananas o yogurt. Anche timo e zenzero sono utili per alleviare i sintomi di raffreddore, tosse e bronchite, mentre gli oli essenziali di chiodi di garofano e origano sono ottimi battericidici.

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LAVORO

Concorsi pubblici per Biologi Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri di Pisa Scadenza, 2 marzo 2020 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno professionalizzante per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca “Use of dredged sediments for creating innovative growing media and technosols for plant nursery and soil rehabilitation”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri di Porano (Terni) Scadenza, 4 marzo 2020 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito dei progetti di ricerca “Progetto Prin EUFORICC - Establishing urban forest based solutions in changing cities” e “CLIMA”, per la seguente tematica: “Implementazioni e validazione di un modello per la stima delle deposizioni fogliari di inquinanti atmosferici basato sulle caratteristiche morfologiche e fisiologiche degli alberi nonché sulle condizioni microclimatiche considerando anche eventi climatici estremi”. Per informazioni, www. cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Bioscienze e Biorisorse di Napoli Scadenza, 4 marzo 2020 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno professionalizzante per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca “Vita nello spazio – Origine, presenza, persistenza della vita nello spazio, dalle molecole agli estremofili – Opps”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi).

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Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Biostrutture e Bioimmagini di Napoli Scadenza, 6 marzo 2020 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno professionalizzante per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca “Nanofotonica per nuovi approcci diagnostici e terapeutici in oncologia e neurologia”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienza e Tecnologia dei Materiali Ceramici di Faenza (Ravenna) Scadenza, 7 marzo 2020 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno professionalizzante per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca: “Approcci tecnologici per la medicina rigenerativa: sviluppo di supporti 3D e di sistemi di rilascio da validare in vitro” di cui al progetto di ricerca PNRM Ministero della Difesa: “MIS-RIGENERA Innovazione tecnologica per la rigenerazione del midollo spinale lesionato”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Bioscienze e Biorisorse di Palermo Scadenza, 10 marzo 2020 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del progetto di ricerca “Biofertilizzanti innovativi per un’agricoltura sostenibile a tutela della salute dell’uomo e dell’ambiente - Bias”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Analisi dei Sistemi ed Informatica “Anto-

nio Ruberti” di Roma Scadenza, 11 marzo 2020 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno post dottorale per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca “Cisas – Centro studi avanzati su ambiente ed impatti su eco- sistema e salute umana”. Per informazioni, www. cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Bioimmagini e Fisiologia Molecolare di Milano Scadenza, 12 marzo 2020 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca “Molecular and imaging prodromal markers of dopamine neuron degeneration in animal models of Parkinson’s disease: pathophysiology and clinical perspectives”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Bioimmagini e Fisiologia Molecolare di Cefalù (Palermo) Scadenza, 16 marzo 2020 Pubblica selezione per il conferimento di due borse di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Effetti biologici delle radiazioni” da usufruirsi presso l’Istituto di Bioimmagini e Fisiologia Molecolare di Cefalù (Palermo). Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Fisiologia Clinica di Pisa Scadenza, 16 marzo 2020 Selezione per titoli e colloquio ai sensi dell’art. 8 del “Disciplinare con-


LAVORO cernente le assunzioni di personale con contratto di lavoro a tempo determinato”, per l’assunzione, ai sensi dell’art. 83 del CCNL del Comparto “Istruzione e Ricerca” 2016-2018, sottoscritto in data 19 aprile 2018, di una unità di personale con profilo professionale di Ricercatore III livello, presso l’Istituto di Fisiologia Clinica, sede di Pisa. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Biologia e Patologia Molecolari di Roma Scadenza, 16 marzo 2020 Pubblica selezione per il conferimento di una borsa di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Genetica e biologia molecolare” da usufruirsi presso l’Istituto di Biologia e Patologia Molecolari di Roma. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Bioscienze e Biorisorse di Perugia Scadenza, 16 marzo 2020 Pubblica selezione per il conferimento di una borsa di studio della durata di 5 mesi per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Scienze bio-agroalimentari” da usufruirsi presso l’Istituto di Bioscienze e Biorisorse di Perugia. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Biochimica e Biologia Cellulare di Monterotondo (Roma) Scadenza, 26 marzo 2020 Pubblica selezione per il conferimento di una borsa di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Scienze biologiche e biotecnologie” da usufruirsi presso l’Istituto di Biochimica e Biologia Cellulare di Monterotondo (Roma). Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per l’Endocrinologia e l’Oncologia “Gaetano Salvatore” di Napoli Scadenza, 26 marzo 2020 Pubblica selezione per il conferimento di una borsa di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Scienze biomediche” da usufruirsi presso l’Istituto per l’Endocrinologia e l’Oncologia “Gaetano Salvatore” di Napoli. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Nanotecnologia di Lecce Scadenza, 26 marzo 2020

Pubblica selezione per il conferimento di un assegno senior per lo svolgimento di attività di ricerca, sul tema “Sviluppo di nanoparticelle biomimetiche per terapia” nell’ambito del progetto “Tecnomed - Tecnopolo per la medicina di precisione”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Biofisica di Trento Scadenza, 31 marzo 2020 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del progetto di ricerca stipulato tra fondazione Telethon e Cnr-Ibf di Trento: “The role of smn protein in translation: implications for spinal muscular atrophy”. Per informazioni, www.cnr. it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Biochimica e Biologia Cellulare di Napoli Scadenza, 31 marzo 2020 Pubblica selezione per il conferimento di n° 1 assegno post dottorale per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del progetto “Integration Of Cutting-Edge Spectroscopic And Imaging Techniques For The Structural Analysis Of Living-Cell Machineries From The Atomic To The Cellular”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Azienda Socio-sanitaria Ligure 1 Imperiese Scadenza, 5 marzo 2020 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di dirigente biologo, disciplina di microbiologia e virologia, a tempo indeterminato. Gazzetta Ufficiale n. 10 del 04-02-2020. Università “La Sapienza” di Roma Scadenza, 5 marzo 2020 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato e definito, settore concorsuale 05/C1, per il Dipartimento di biologia ambientale. Gazzetta Ufficiale n. 10 del 04-022020. Azienda socio-sanitaria territoriale Papa Giovanni XXIII di Bergamo Scadenza, 8 marzo 2020 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di dirigente biologo, a tempo indeterminato, disciplina di laboratorio di genetica medica, area della medicina diagnostica e dei servizi. Gazzetta Ufficiale n. 11 del 07-02-2020.

Università Politecnica delle Marche di Ancona Scadenza, 12 marzo 2020 Procedura di selezione per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato, settore concorsuale 05/E1 - Biochimica generale, per il Dipartimento di scienze agrarie, alimentari ed ambientali. Gazzetta Ufficiale n. 12 del 11-02-2020. Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà Scadenza, 12 marzo 2020 Selezione pubblica, per titoli e colloquio, per la copertura di un posto di dirigente biologo, disciplina di patologia clinica, a tempo determinato per la durata di un anno, eventualmente rinnovabile, per la U.O.C. Coordinamento scientifico. Gazzetta Ufficiale n. 12 del 11-02-2020. Azienda Unità Sanitaria Locale di Reggio Emilia Scadenza, 19 marzo 2020 Conferimento dell’incarico quinquennale di dirigente biologo, chimico, fisico, farmacista, psicologo, medico nella disciplina di epidemiologia, direttore della struttura operativa complessa Centro screening oncologici. Gazzetta Ufficiale n. 14 del 18-02-2020. Crea - Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria Scadenza, 19 marzo 2019 Conferimento, per titoli e colloquio, di due borse di studio per laureati, della durata di dodici mesi, da svolgersi presso il Centro di ricerca politiche e bio-economia di Roma. Gazzetta Ufficiale n. 14 del 18-022020. Università di Catania Scadenza, 26 marzo 2020 Procedura di selezione per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato, settore concorsuale 05/E1 - Biochimica generale, per il Dipartimento di scienze biomediche e biotecnologiche. Gazzetta Ufficiale n. 16 del 25-02-2020. Azienda Sanitaria Locale Roma 1 di Roma Scadenza, 26 marzo 2020 Avviso di mobilità volontaria nazionale, per titoli e colloquio, per la copertura di un posto di dirigente biologo, a tempo pieno ed indeterminato. Gazzetta Ufficiale n. 16 del 2502-2020.

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SCIENZE

Malattie cerebrovascolari: prevenzione e fattori di rischio Ogni fascia di età può contrastare l’insorgenza della patologia attraverso diagnosi adeguate e comportamenti consapevoli

di Sara Lorusso

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e malattie cerebrovascolari sono la seconda causa di morte e la terza causa di disabilità a livello mondiale1. E questo è il dato in premessa. Ma è ciò che ne consegue direttamente a costringere la comunità scientifica e quella istituzionale a trasformare questo dato in una serie di strategie di azione e politiche di prevenzione, per contrastare il rischio della patologia. Le malattie cerebrovascolari sono, infatti, responsabili del “taglio” di un decimo dell’aspettativa di vita, per morte prematura o disabilità, e, soprattutto, di un considerevole carico sociale per il paziente e la sua famiglia. E con il crescente invecchiamento della popolazione è facile prevedere un collegato aumento dell’incidenza dell’ictus, che rappresenta la manifestazione clinica più frequente, e del carico sociale generato di conseguenza. Il Ministero della Salute ha pubblicato uno studio completo sulle malattie cerebrovascolari e sulle azioni di prevenzione da mettere in pratica, lungo tutto il corso della vita, sia sul fronte della cura farmacologica sia sul versante delle abitudini quotidiane. Il report dello studio, aggiornato al settembre 2019, è stato redatto dal gruppo di lavoro sulle malattie cerebrovascolari dell’Alleanza Italiana per le malattie cardio-cerebrovascolari, e affronta incidenza e prevenzione della patologia, incrociando molteplici fattori di rischio con l’età dell’individuo. La statistica dice che tra il 1970 e il 2008, nei Paesi ad alto reddito, l’incidenza dell’ictus cerebrale si è ridotta di oltre il


SCIENZE 40%, passando da 163 a 94 casi per 100.000 abitanti all’anfattori di rischio modificabili, ne accresce il ruolo7. L’età è, del no. È invece raddoppiata nei Paesi a reddito medio o basso, resto, il fattore di rischio più importante riconosciuto da tutti arrivando a toccare i 117 casi all’anno ogni 100.000 abitanti. gli algoritmi impiegati per la previsione del rischio cardiovaNello stesso arco di tempo, invece, la mortalità precoce per scolare globale. ictus è diminuita in maniera trasversale. Dato, quest’ultimo, Tra i fattori modificabili, quelli su cui è possibile agire che, tuttavia, rivela l’altra faccia della medaglia: l’incremento nella quotidianità, ci sono la scarsa attività fisica (dall’indadella patologia in termini di disabilità e perdita di produttività, gine multiscopo dell’ISTAT è emerso che in Italia nel 2017 soprattutto nella fascia di popolazione più giovane, con conseil 38,1% della popolazione dai 3 anni in su non ha praticato guente ricaduta sociale2. sport né attività fisica), il fumo (sia l’abitudine al fumo sia, In Italia l’incidenza dell’ictus cerebrale si è ridotta negli seppur in misura minore, quello passivo), l’uso di droghe, ultimi venti anni da 293 a 143 casi per 100.000 abitanti ogni l’eccessivo consumo di alcol (le linee guida SPREAD segnaanno, con una maggiore incidenza tra le donne (147 casi)3 lano che l’assunzione giornaliera di 60 grammi di alcol è core con un incremento dal 35,7% al 47,8% negli ultraotrelata a un aumento significativo del rischio di emorragia tantenni. La mortalità è del 20-30% a 30 giorni cerebrale8), un’alimentazione eccessivamente dall’evento e aumenta a 40-50% a distanza ricca di grassi saturi e sodio, un contesto di un anno. L’attacco ischemico transidi stress psicosociale. torio (TIA) ha, invece, un’incidenza L’intero elenco di fattori di ripari a 35 casi per 100.000 abitanti schio modificabili è disponibiall’anno con il 10% circa di rele nel report pubblicato dal cidive a 5 anni4. Ministero della Salute e ne La lettura incrociata di costituisce un’importante questi dati mostra un’appremessa. Ma è sulle straparente contraddizione. tegie di prevenzione che Ci si aspetterebbe che si dipana gran parte del all’aumento dell’età melavoro, che mette in reladia della popolazione, zione alcune specifiche soprattutto nei paesi tipologie di individuo più sviluppati, corri(focalizzandosi su genespondesse statisticare, età, abitudini) e le azioni da mettere in pramente un aumento tica. Ne deriva, dunque, dell’incidenza dell’ictus. un ventaglio di possibili Ma il ruolo chiave giocaazioni, più o meno accesto dall’efficace controllo di sibili e praticabili da tutti, alcuni fattori di rischio ha molto vasto. determinato un andamento È soprattutto su bambini diverso della tendenza. e adolescenti che è importante Da questo ragionamento redisegnare alcune strategie di prestano esclusi i casi di premorienvenzione particolarmente efficaci nel za rispetto alla possibile insorgenza © Tefi/www.shutterstock.com contrastare gli effetti di cattive abitudini. dell’ictus cerebrale per altre patologie competitive fatali, quali le neoplasie, le sepsi e Secondo un’indagine del 2016 dell’OMS, circa la broncopneumopatia cronica ostruttiva5. 41 milioni di bambini in età prescolare e 124 milioPer quanto riguarda l’età evolutiva, il Registro Italiano ni di bambini con più di 5 anni e adolescenti sono sovrappeTrombosi Infantili (RITI) dal 2007 al 2012 ha registrato 79 casi so o obesi. Attività fisica quasi nulla (secondo la rilevazione (di cui 49 maschi e 30 femmine) di ictus cerebrale ischemico 2016 di “Okkio alla salute” del programma “COSI” dell’OMS, il in bambini di età media di 4,5 anni, e 91 casi (di cui 65 maschi 23,5% dei bambini fa giochi di movimento non più di una volta e 26 femmine) di trombosi dei seni venosi cerebrali in bambini settimana), eccessivo consumo di bevande zuccherate, poca con un’età media pari a 7,1 anni6. frutta e verdura, merende troppo abbondanti, molto tempo Se, dunque, l’ictus cerebrale è una patologia il cui peso trascorso tra schermi di smartphone e TV (quasi il 41% gioca sociale sta diminuendo, lo si deve da un lato all’identificaziocon i videogiochi per più di due ore al giorno). ne - e al relativo trattamento - dei fattori di rischio, dall’altro Preoccupanti sono i dati sui comportamenti degli adoalle terapie sempre più mirate ed efficaci sui diversi target. lescenti rispetto al consumo di tabacco. Secondo alcune Lo studio pubblicato dall’Alleanza Italiana per le malattie rilevazioni9 della HBSC (Health Behaviour in School-aged cardio-cerebrovascolari utilizza proprio questo schema, inChildren) e della GYTS (Global Youth Tobacco Survey) la crociando caratteristiche dell’individuo e fattori di rischio a percentuale degli studenti 15enni che dichiara di aver fumacui lo stesso è sottoposto. to almeno una volta nella vita è pari al 42,1% tra i maschi e Tra i fattori di rischio non modificabili, subito vanno indisfiora il 50% tra le femmine. viduati quello genetico (la familiarità dunque con le patologie Ai fini preventivi, nella fascia di età compresa tra i 19 e i cardio-cerebrovascolari) e l’età, la quale, quando si somma ai 29 anni l’eziologia da considerare è particolarmente specifiIl Giornale dei Biologi | Febbraio 2020

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SCIENZE ca. È importante valutare la dissezione delle arterie carotidi e vertebrali e alcune condizioni genetiche; vanno considerate, inoltre, condizioni quali le alterazioni dei globuli rossi come nell’anemia falciforme, i disordini piastrinici e la sindrome da anticorpi antifosfolipidi10. Per gli individui giovani sotto i trent’anni la prevalenza dei fattori di rischio classici (ipertensione arteriosa, diabete, dislipidemie) è bassa, ma, ricorda il report, si tratta di una fascia di popolazione da tenere sotto controllo perché è in questo periodo della vita che in genere si iniziano a strutturare comportamenti che possono determinare l’incidenza futura delle malattie cerebrovascolari (consumo rischioso e dannoso di alcol, il tabagismo, l’insufficiente attività fisica e il sovrappeso corporeo11. La fascia di età compresa tra i 30 e i 65 anni è quella in cui aumenta la prevalenza dei classici fattori di rischio, quali ipertensione arteriosa, dislipidemie e diabete mellito. Dovendo costruire strategie di prevenzione, il report guarda allo sforzo da dirigere alla diagnosi precoce, suggerendo il controllo periodico della pressione arteriosa, della glicemia e della lipidemia. Le donne in generale sono soggette a un minor rischio cardio-cerebrovascolare godendo, almeno fino alla menopausa, della protezione ormonale estro-progestinica. In caso di menopausa precoce, venendo meno questa protezione naturale, è più probabile che si manifestino alcuni elementi della sindrome metabolica, a sua volta uno dei fattori di rischio modificabili. Nella donna in gravidanza l’ictus cerebrale si verifica con un’incidenza di 34 casi ogni 100.00012. E l’ipertensione in gravidanza è la causa principale di ictus, sia ischemico che emor-

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ragico. Poiché la gravidanza coincide con lo stato proinfiammatorio e protrombotico transitorio più importante nella vita di una donna in età fertile, è fondamentale – questa una delle raccomandazioni contenute nel report – prestare particolare attenzione alle donne ipertese. E se è vero che, come ricorda l’Istituto Superiore di Sanità, tra i soggetti di età compresa tra i 35 e i 65 anni l’ipertensione arteriosa è presente per il 46% tra i maschi e solo per il 29,5% tra le femmine, il dato cambia molto quando le donne vanno incontro alla menopausa. Raggiunta questa condizione, la prevalenza di ipertensione emerge in maniera rilevante tra la fascia di età 45-54 (27%) e quella 55-64 (52%). Anche l’etnia è un fattore utile da osservare. Anche se gli studi disponibili non coprono le specificità di tutte le aree geografiche, i dati della letteratura confermano il maggior rischio di ictus cerebrale negli afro-americani13 e il maggior rischio di emorragia cerebrale nelle popolazioni asiatiche14. In generale, però, avere a disposizione dati sulla provenienza assume particolare importanza quando questa è correlata a una condizione di disagio e povertà, che aumenta in maniera indiretta l’esposizione ai fattori di rischio. Nella lista dei fattori di rischio esaminati ci sono anche quelli relativi a patologie o condizioni cliniche particolari, quali aritmie (la fibrallazione atraiale è un fattore di rischio più diffuso per le donne), ipertensione arteriosa (in Italia ne soffre il 17,8% della popolazione), tachicardia, ipertrofia ventricolare sinistra, cardiopatie, diabete mellito, malattia renale, sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (la OSAS è un disturbo che colpisce il 4% della popolazione, toccando punte del 20% negli ultrasessantenni)17. Tra le strategie possibili per il contrasto alle malattie cardio-cerebrovascolari, a seconda delle specificità dell’individuo e della prevalenza di uno o più fattori di rischio, modificabili e non, la prevenzione primaria resta lo strumento più efficace a disposizione. È quello che si chiama approccio life-course, l’intervento, cioè, lungo tutto il corso dell’esistenza, attraverso abitudini corrette e grazie a una gestione consapevole di condizioni patologiche che aumentano il rischio di ictus (ipertensione arteriosa, dislipidemie, diabete mellito, fibrillazione atriale), anche facendo ricorso ad adeguate terapie. La lista dei suggerimenti che il ministero fornisce è lunga e in alcuni casi ribadisce conoscenze ormai acquisite: non fumare, evitare l’esposizione al fumo passi-


SCIENZE vo, seguire un’alimentazione corretta ed equilibrata, svolgere attività fisica regolare. Nel report è possibile però individuare anche piccoli suggerimenti che rispondono a più o meno comuni consapevolezze alimentari. Per esempio, a proposito di abitudini a tavola utili ad abbattere il rischio cerebrovascolare, il report ricorda che «il consumo di cacao in piccolissima quantità (in forma di bevanda o cioccolatino, contenente almeno il 70% di cacao), e di tè, sia verde che nero, noci e mandorle è benefico, probabilmente in ragione dell’elevato contenuto in polifenoli15. Per quanto riguarda il caffè, se da una parte ne sono ben riconosciuti gli effetti pressori e aritmogenici acuti», alcuni studi hanno evidenziato nel lungo termine perfino effetti protettivi, anche di tipo metabolico16, a patto che non si ecceda in quantità e non si proceda con la «deleteria abitudine» di consumarlo aggiungendo zucchero. Tuttavia, meglio non generalizzare troppo, tenendo sempre in considerazione il corredo genetico individuale e la personale risposta metabolica alla caffeina. In una valutazione complessiva, non si può evitare di tener conto del contesto ambientale. «Nell’ultimo decennio, un numero crescente di evidenze epidemiologiche e cliniche ha dimostrato il ruolo dei fattori climatici come fattore di rischio cardiovascolare di primaria importanza. Di particolare interesse – ricorda il report dell’Alleanza Italiana per le malattie cardio-cerebrovascolari – è il ruolo svolto dai diversi inquinanti ambientali che includono monossido di carbonio, ossido di azoto, anidride solforosa, ozono, piombo e il particolato, rappresentato dalle polveri totali sospese nell’aria che respiriamo». Diversi studi e ricerche hanno associato questi inquinanti a una maggiore ospedalizzazione e mortalità per malattie cardio-cerebrovascolari, soprattutto nelle persone con insufficienza cardiaca congestizia, aritmie frequenti o entrambe. Per dar corso, invece, alla prevenzione secondaria e primaria – nel caso in cui, eventi cerebrovascolari si siano già presentati e sia necessario prevenire le recidive – l’efficacia delle azioni da adottare è «condizionata da un’attenta valutazione delle condizioni cliniche dalle quali dipendono i potenziali fattori responsabili dell’evento ictale». E in presenza di alcuni fattori di rischio identificabili con patologie che concorrono ad aumentare l’incidenza di ictus, «cruciale diventa l’analisi del rapporto rischio-beneficio e l’identificazione del setting più opportuno per gli approcci complessi». Contano, prevedibilmente, anche la qualità e l’adeguatezza del controllo dei fattori di rischio e l’intensità dell’adesione del paziente. E poi c’è la comprensione. L’ictus determina cambiamenti rilevanti nella vita del paziente: «La spiegazione di quanto avvenuto, quali sono stati i fattori di rischio e quale è il rischio attuale, quali segni o sintomi sono da riconoscere precocemente, l’importanza dei farmaci e le modalità di assunzione sono aspetti che possono contribuire alla motivazione del paziente». Ad evento accaduto, la prevenzione secondaria e terziaria coinvolge anche l’ambiente familiare. In questo caso sono proprio alcuni comportamenti “esterni” ad incidere positivamente sullo stato di salute dell’individuo. La valutazione delle barriere architettoniche all’interno della casa (tappeti, mobili ingombranti, servizi igienici inaccessibili) e al di fuori (per esempio l’assenza dell’ascensore) ne è, per esempio, un aspetto centrale.

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Le regole di una vita (più lunga) senza malattie croniche Uno studio incrocia cinque fattori del comportamento a basso rischio e la possibilità di un’ampia aspettativa di anni senza cancro, disturbi cardiovascolari e diabete

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ivere sano per vivere meglio, e più a lungo. Il refrain a cui siamo abituati e di cui dovremmo ormai essere tutti coscienti trova sempre maggiore fondamento scientifico. Che uno stile di vita salutare influenzi in modo positivo la durata della vita e il contrasto all’insorgenza di diverse malattie croniche è una consapevolezza diffusa. Ma fino ad oggi non erano stati presi in considerazione in modo incrociato la consuetudine con diversi fattori di rischio e varie malattie croniche quali cancro, malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2. Lo ha fatto uno studio firmato da Yanping Li, Josje Schoufour, Dong D. Wang, Klodian Dhana, An Pan, Xiaoran Liu e altri, sviluppato in una collaborazione tra diverse università, tra cui l’Harvard School of Public Health di Boston, la University of Applied Sciences di Amsterdam, l’Institute of Social and Preventive Medicine di Berna, il Massachusetts General Hospital di Boston. Lo studio, pubblicato sul British Medical Journal1, propone i risultati della ricerca che è stata svolta su 111.526 individui (di cui 73.196 donne e 38.366 uomini), le cui abitudini di vita e la storia clinica sono state raccolte tramite questionari somministrati nel tempo. Senza alcun coinvolgimento diretto, sono stati analizzati i profili di oltre 73mila infermiere che partecipano al Nurses’ Health Study, uno studio, giunto ormai alla terza generazione, che è partito nel 1980 e analizza nel tempo le condizioni di salute delle operatici sanitarie. I profili maschili indagati, invece, sono stati recuperati tra quelli pre-

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senti nella banca dati dell’Health Professionals Study, analoga ricerca prospettica attivata nel 1986 e dedicata a uomini di età compresa tra 40 e 75 anni, attivi nel settore sanitario (dentisti, optometristi, osteopati, podologi, farmacisti e veterinari), il cui scopo è valutare la correlazione tra vari fattori nutrizionali e l’incidenza di malattie gravi. I ricercatori hanno preso

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SCIENZE

in considerazione cinque abitudini sane a “basso rischio”: il fumo, un indice di massa corporea (BMI) variabile da 18 a 25, l’abitudine a un’attività fisica più o meno intensa per almeno 30 minuti al giorno, l’assunzione di alcol moderata, una dieta sana. Quanto più variegata è emersa essere la combinazione di queste buone abitudini, tanto più alta si è rivelata la percentuale dell’aspettativa di vita dopo i cinquant’anni senza diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e cancro. Nello specifico, la ricerca di Li Yanping e colleghi ha determinato che l’aspettativa di vita senza queste malattie croniche si è attestata in ulteriori 23,7 anni (intervallo di confidenza al 95% da 22.6 a 24.7) per le donne che non avevano adottato fattori di stile di vita a basso rischio. Al contrario si è spinta a 34,4 anni (intervallo di confidenza da 33,1 a 35,5) per le donne che ne avevano adottati quattro o cinque tra quelli presi in considerazione. Il risultato si è replicato anche per gli uomini, la cui aspettativa di vita senza le malattie croniche è stata calcolata a 23,5 anni (intervallo di confidenza da 22,3 a 24,7) in assenza di comportamenti con basso fattore di rischio. Con uno stile di vita sano, integrato da quattro o cinque comportamenti a basso rischio, l’aspettativa di vita sale a ulteriori 31,1 anni (intervallo di confidenza da 29,5 a 32,5). La popolazione a cui ha attinto il gruppo guidato da Yanping deriva dunque dagli studi NHS e HPFS: si tratta di monitoraggi in progress, con relativa banca dati, organizzati e gestiti dall’Università di Harward in collaborazione con il National Cancer Institute del dipartimento della Salute degli Stati Uniti d’America. Questa mole di dati viene costantemente aggiornata sulla scorta dell’adesione volontaria e dell’autovalutazione. Per questo gli studiosi hanno ammesso in premessa alcuni errori potenziali nella ricerca, a partire proprio dalle misurazioni personali eseguite dai partecipanti. Inoltre la popolazione esaminata è per la maggior parte composta da professionisti del settore sanitario e, dunque, predisposti ad adottare comportamenti generalmente più sani. La ricerca ha però numerosi aspetti di grande interesse e una portata notevole, soprattutto relativamente a una sempre più precisa lettura dei comportamenti comuni2, utile alla definizione di politiche di prevenzione e all’intervento mirato sulla salute e la spesa pubblica3-4. L’aumento dell’età media della popolazione – condizione che accomuna i Paesi più sviluppati

– e la crescita dell’aspettativa di vita degli individui si portano dietro anche un’alta prevalenza di malattie croniche come diabete, malattie cardiovascolari e cancro. Le persone vivono più a lungo, ma le persone anziane vivono sempre più spesso con disabilità e malattie croniche5. Ne deriva una perdita in anni di vita stimata tra i 7,5 e i 206. Ecco allora l’urgenza di indagare a fondo i comportamenti e individuare correlazioni stabili tra abitudini, fattori di rischio e aspettativa di vita. Per districarsi nella grande quantità di dati e arrivare a una lettura univoca delle informazioni disponibili, Yanping Li e altri hanno individuato un “punteggio di stile di vita” a partire dai cinque fattori del rischio basso presi in considerazione (dieta, fumo, attività fisica, consumo di alcol e BMI). Per determinare la qualità della dieta hanno fatto ricorso al punteggio AHEI (Alternate Healthy Eating Index), che è significativamente associato al rischio di malattie cardiovascolari e altre malattie croniche nella popolazione generale7. Nell’indagine sono state esaminate anche informazioni relative ad altri fattori di rischio quali l’uso di ormoni per la menopausa, dati sulla riproduzione, dati sull’etnia e sulla familiarità con diabete o infarto del miocardio. Dalla ricerca sono stati eliminati circa 15mila individui a cui era già stata diagnosticata una delle tre malattie (cancro, malattie cardiovascolari e diabete). Sono stati eliminati anche gli individui con un’alimentazione decisamente fuori controllo (per le donne tarata su meno di 500 kilocalorie o più di 3.500 kcal; per gli uomini basata su meno di 800 o più di 4.200 kcal) e quelli per cui non era possibile far emergere dati chiari rispetto all’indice di massa corporea, al consumo di fumo e alcol. Per l’attività fisica sono state prese in considerazione le ore settimanali impegnate in attività intensa o moderata che richie-

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dono il dispendio di almeno 3 MET (equivalente metabolico dell’attività) all’ora, come una camminata veloce. I ricercatori hanno classificato “a basso rischio” un’attività fisica di almeno 30 minuti al giorno (o di 3,5 ore a settimana). Quanto al peso degli individui osservati, è stato stabilito come “sano” un indice di massa corporea compreso nell’intervallo 18,5-24,9. Per quanto riguarda le cattive abitudini, i fumatori sono stati classificati per quantità di sigarette giornaliere (1 a 14, da 15 a 24, più di 25). Un consumo moderato di alcol è stato invece stimato in un range di 5-15 grammi al giorno per le donne e 5-30 grammi per gli uomini. Per ognuno dei cinque fattori a basso rischio dello stile di vita, il partecipante ha ricevuto un punteggio di 1 quando ha soddisfatto il criterio e 0 in caso contrario. La somma di questi cinque punteggi ha prodotto un punteggio di stile di vita finale che variava da 0 a 5. Ai fini della ricerca è stato individuato anche un metodo di verifica delle cause dei decessi, qualora nella banca dati di NHS e HPFS fossero stati indicati come collegati al cancro, all’infarto del miocardio o all’ictus. In questi casi è stata chiesta l’autorizzazione all’acquisizione delle cartelle cliniche, che sono state sottoposte in maniera anonima a una verifica medica esterna. Tra questi, sono stati complessivamente confermati l’82,9% dei decessi per cancro, il 74,4% per la malattia coronarica e il 64,5% per l’ictus. Per individuare una statistica efficace, i ricercatori hanno costruito un sistema tabellare che divide le tre fasi del rapporto tra individuo e malattia: assenza di malattia, presenza di malattia e morte. Sono stati poi individuati tre stati di passaggio: dalla non-malattia all’occorrenza della stessa, dalla non-malattia alla mortalità tra i partecipanti liberi da gravi malattie croniche e dalla diagnosi della malattia alla mortalità tra quelli con malat-

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tia. Per ogni individuo è stato tenuto in conto il punteggio sullo stile di vita sano e la relazione tra numero di fattori a basso rischio e le tre transizioni, individuata attraverso il Modello dei rischi proporzionali di Cox. Per una maggiore precisione sono stati considerati anche fattori distorsivi, come il cambiamento della dieta in un percorso più salutare solo dopo l’insorgenza di una malattia. E per gli ex fumatori è stato utilizzato un criterio di sensibilità rispetto all’esposizione precedente al fumo (quantità e tempo trascorso dalla cessazione dell’abitudine). I risultati dell’analisi hanno confermato che la combinazione di più fattori di rischio basso, e dunque uno stile di vita sano, incidono positivamente sull’aspettativa di vita. Dal modello realizzato per la ricerca è emerso che l’aspettativa di vita totale all’età di 50 anni è aumentata in generale con l’aumentare del numero di molteplici fattori di stile di vita a basso rischio: da 31,7 anni a 41,1 anni nelle donne e da 31,3 anni a 39,4 anni negli uomini. La percentuale di aspettativa di vita libera da cancro, malattie cardiovascolari e diabete rispetto alle aspettative di vita totali è stata rispettivamente del 74,8%, del 77,6%, dell’80,1%, dell’82,2% e dell’83,6% tra le donne che hanno adottato da nessuno a cinque fattori di stile di vita a basso rischio. Per gli uomini la stessa sequenza diventa 75,3%, 75,8%, 76,8%, 77,9% e 79,0%. Per le donne, raggiunti i 50 anni di età, l’aspettativa di vita libera da cancro, malattie cardiovascolari e diabete si è rivelata di 23,7 anni in assenza di comportamenti sani, di 26,4 con un solo fattore di rischio basso, di 29,1 e di 31,8 rispettivamente con due o tre fattori di basso rischio, fino a salire a 34,4 anni tra quante avevano adottato tutti e cinque i fattori di stile di vita a


SCIENZE basso rischio. Negli uomini cinquantenni lo stesso andamento passa da 23,5 a 31,1 anni. E nei casi di una diagnosi di cancro, malattie cardiovascolari o diabete nel corso dell’indagine, gli individui che avevano applicato quattro o cinque dei fattori di basso rischio si sono rivelati aver precedentemente guadagnato 10 (per le donne) e 7,2 (per gli uomini) anni di vita senza queste malattie croniche. Il modello statistico utilizzato ha permesso di analizzare l’aspettativa di vita anche in modo separato per ciascuna delle malattie indicate. Le donne, con quattro o cinque fattori di stile di vita a basso rischio attivi, sono state associate ad una aspettativa di vita più lunga di 8,3 anni senza cancro, 10 anni in più senza malattie cardiovascolari e a 12,3 senza diabete. Gli uomini, in presenza di quattro o cinque fattori di stile di vita a basso rischio, hanno guadagnato un’aspettativa di vita più lunga di 7,6 anni senza le principali malattie croniche: 6 anni in più senza cancro, 8,6 anni senza malattie cardiovascolari e 10,3 anni senza diabete. Non sorprende verificare che il dato si abbassa drasticamente per i fumatori abituati a consumare più di 15 sigarette al giorno e per gli individui obesi: già a cinquant’anni emerge un’aspettativa di vita senza malattie croniche minore del 75% della media. Nell’analisi di sensibilità, le donne che avevano smesso di fumare da più o meno di 10 anni avevano perso rispettivamente 1,7 e 6 anni di aspettativa di vita libera da malattie croniche rispetto ai non fumatori; per gli uomini, questo indicatore si è rivelato rispettivamente di 1,9 e 2,6 anni tra quelli con più di 10 anni e meno di 10 anni liberi dalle sigarette. È stato osservato anche un aumento relativamente più lungo dell’aspettativa di vita libera da diabete associato a uno stile di vita a basso rischio, rispetto all’aspettativa di vita senza cancro o malattie cardiovascolari con premesse analoghe. Un dato che, spiegano i ricercatori, appare coerente con il risultato di attribuzione di altre malattie specifiche: nella popolazione esaminata il 90% degli individui con diabete, l’80% di quelli con della malattia coronarica, il 70% di pazienti con mortalità cardiovascolare e il 50% della mortalità per cancro erano attribuibili a uno stile di vita privo di fattori di basso rischio. A parità di stile di vita, rispetto agli uomini, le donne guadagnano una maggiore aspettativa di vita priva delle principali malattie croniche. Questa differenza tra generi è stata osservata anche in studi precedenti, ma i motivi non sono ancora stati chiariti. Quella di Yanping Li e colleghi non è certo la prima ricerca che prova a stimare l’effetto, singolo o in combinazione, di vari fattori di rischio legati allo stile di vita8-10. Ma i risultati ottenuti da studi precedenti sono stati ampliati, intrecciando i cinque fattori di rischio legati allo stile di vita e tre principali malattie croniche e fornendo valutazioni più estese della longevità e del numero di anni vissuti. Lo studio, inoltre, ha incluso solo il cancro, le malattie cardiovascolari e il diabete di tipo 2 perché si tratta di malattie altamente prevalenti, che rappresentano la maggior parte delle malattie croniche e le loro associazioni con i fattori dello stile di vita sono ben documentate. Il dato sull’aspettativa di vita calcolata come “libera dalla malattia” cambierebbe, naturalmente, se fossero incluse altre malattie, quali patologie respiratorie o renali. Ma il metodo, confermano i ricercatori,

porterebbe sostanzialmente ad analoghe differenze tra i diversi gruppi di stile di vita. «I nostri risultati – hanno spiegato i ricercatori - suggeriscono che la promozione di uno stile di vita sano contribuirebbe a ridurre gli oneri sanitari riducendo il rischio di sviluppare più malattie croniche, tra cui il cancro, le malattie cardiovascolari e il diabete, e l’estensione dell’aspettativa di vita libera da malattia. Le politiche pubbliche per migliorare il cibo e l’ambiente fisico, o che favoriscono l’adozione di una dieta e uno stile di vita sani, nonché le politiche e i regolamenti pertinenti (per esempio, il divieto di fumare nei luoghi pubblici o le restrizioni sui grassi trans) sono fondamentali». (S. L.).

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Il vero volto della soia: le due facce della medaglia Caratteristiche e proprietà di un legume contenenti alti livelli di aminoacidi e utilizzata come sostitutivo delle proteine animali

di Giada Fedri

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na dieta sana ed equilibrata include il consumo giornaliero di almeno tre porzioni di frutta o verdura e la variazione degli alimenti derivanti da diverse famiglie botaniche [1] e la soia è il legume con il più alto punteggio aminoacidico e il più vicino allo standard stabilito dalla Food and Agriculture Organization (FAO) e dalla World Health Organization (WHO). La soia ha un alto valore nutrizionale, un contenuto proteico di circa il 38% e poiché la composizione di aminoacidi è simile a quella proteine animali viene spesso utilizzata come componente sostitutivo. Sebbene le diete ad alto contenuto proteico possano aumentare il rischio di sviluppare malattie renali in soggetti sensibili, alcuni studi indicano che le proteine della soia influenzano invece favorevolmente la funzione renale rispetto alle proteine animali [2]. Non è solo la quantità totale di proteine a renderla un ottimo alimento, ma anche la loro qualità: contengono infatti tutti e otto gli aminoacidi essenziali ed alte concentrazioni di lisina, mentre metionina e cisteina restano al di sotto dei valori minimi e la loro carenza nella dieta per periodi prolungati può avere effetti dannosi sulla salute, come malattie neurodegenerative paralizzanti irreversibili o neurolatirismo [3]. La soia contiene un equilibrio salutare di acidi grassi, è povera di acidi grassi saturi e ricca di mono e polinsaturi come l’acido linoleico e l’acido alfa-linolenico (ALA) in grado di ridurre i livelli di trigliceridi e il colesterolo nel sangue. A differenza di altri legumi la soia ha un

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basso contenuto di carboidrati ad alto peso molecolare, anche se non possediamo gli enzimi per metabolizzare stachiosio e il raffinosio che vengono quindi digeriti dai batteri intestinali con successiva produzione di gas, divenendo così fattori anti-nutrizionali, provocando un aumento della flatulenza, diminuzione della digeribilità dei nutrienti e in alcuni casi possono causare ipertrofia dell’intestino [4] fino ad influenzare il microbiota intestinale e ridurre la crescita. Sebbene la soia sia una nota fonte di fosforo, la maggior parte è presente sotto forma di acido fitico che non può essere digerito dagli animali monogastrici e che contribuisce tralaltro all’inquinamento delle acque reflue. L’acido fitico ha inoltre un effetto chelante su calcio, magnesio, potassio, ferro e zinco rendendoli non disponibili per gli animali non ruminanti e riduce sia l’attività degli enzimi digestivi (pepsina, tripsina e amilasi) che la disponibilità di proteine, aminoacidi ed amido, agendo negativamente sul metabolismo energetico cellulare [5]. I legumi sono noti per gli insoliti meccanismi di difesa contro i predatori, producono infatti una vasta gamma di metaboliti secondari, un arsenale chimico accumulato sia nei semi che nelle foglie che include importanti quantità di kaempferolo e quercetina [6] e tali sostanze, in aggiunta agli inibitori della digestione, interferiscono con il metabolismo fino a raggiungere la funzione cerebrale e il controllo ormonale [7]. Alcuni enzimi tipici della soia hanno effetti negativi da un punto di vista metabolico: la lipossigenasi, ad esempio, fonda-


SCIENZE mentale nella catalisi dell’ossidazione degli acidi grassi polinsaturi da parte dell’ossigeno molecolare, causa la rancidità dei fagioli di soia e ne condiziona la composizione; mentre le lectine, tra cui le emoagglutinine, legano i carboidrati ed esercitano specifici effetti antinutrizionali [8] ma sono facilmente inattivate dal calore. La soia contiene anche proteine anti-nutrizionali come l’inibitore di Bowman Birk, l’inibitore dell’alfa-amilasi e l’inibitore della tripsina di Kunitz (KTI) (una delle più abbondanti nei semi di soia, identificata come principale allergene alimentare nell’uomo [9]) che causano la riduzione della ritenzione di azoto e ne aumentano l’escrezione, diminuiscono i risultati delle prestazioni fisiche ed interferiscono con la digestione proteica provocando diminuzione della crescita [10]. Oltre agli effetti dannosi sull’azione proteolitica, l’inibitore della tripsina influisce notevolmente sulla dimensione del pancreas e sulla quantità di tripsinogeno prodotto[11]. Lyman e Lepkovsky [12] infatti riportarono una riduzione netta di tripsina nell’intestino tenue di ratti immediatamente dopo i pasti contenenti farina di soia cruda e un aumento di tre volte della sua concentrazione normale già sei ore dopo l’allattamento, dimostrando che il pancreas produce tripsinogeno in eccesso per compensare l’inibizione della tripsina. La soia cruda inoltre, proprio a causa della presenza di queste proteine, può interrompere le attività di digestione nello stomaco causando crampi e malessere generale [13]. La lavorazione ad alte temperature, la germinazione o la fermentazione, eliminano le tossine attive che ne compromettono il valore nutrizionale ed inattivano le proteine anti-nutrizionali come gli inibitori della tripsina e chimotripsina, le galattosidasi, le proteasi, le lectine, le pectine, le ureasi, le lipossigenasi e altre sostanze anti-vitaminiche. D’altra parte, una temperatura troppo elevata causerebbe una riduzione della disponibilità di proteine e di alcuni aminoacidi, in particolare della lisina. Il vantaggio principale della soia per la salute umana, oltre al valore nutrizionale proteico ed energetico, è l’alto livello di fitoestrogeni, soprattutto gli isoflavoni genisteina e daidzeina presenti nei semi. Essi svolgono un ruolo nella simbiosi con i batteri Rhizobium; vengono metabolizzati dai batteri intestinali in equolo [14] e dopo l’assorbimento, gli isoflavoni raggiungono la circolazione enteroepatica e vengono coniugati principalmente con acido glucuronico nel fegato e quindi escreti nelle urine. Questi metaboliti secondari hanno effetti benefici sulla salute: sono utili per la prevenzione e il trattamento di malattie cardiovascolari, osteoporosi, per il sollievo dei sintomi pre e post-mestruali e in oncologia genisteina e daidzein sono usati per la prevenzione del carcinoma prostatico e mammario [15]. È noto che l’incidenza del cancro alla prostata è ridotta nelle popolazioni che consumano regolarmente prodotti a base di soia, in vitro, la genisteina inibisce una vasta gamma di cellule tumorali e nume-

rosi enzimi coinvolti nella trasduzione del segnale [16] ed una recente pubblicazione di una metanalisi di uno studio prospettico ha suggerito che il consumo di isoflavoni è associato a un ridotto rischio di incidenza del cancro al seno nelle popolazioni asiatiche [17], minor tasso di mortalità ed effetti antitumorali sul carcinoma della prostata e del colon. Gli isoflavoni impediscono la crescita di una varietà di cellule neoplastiche, comprese quelle non dipendenti dagli ormoni e questi effetti si basano sulla capacità di inibire l’attività degli enzimi che controllano la crescita cellulare, recentemente è stato dimostrato che la genisteina dietetica può ridurre la progressione del carcinoma mammario attraverso la regolazione trascrizionale di Rho GTPasi e PAK [18]. Un altro meccanismo proposto per l’attività antitumorale degli isoflavoni è l’inibizione dell’angiogenesi: Guo et al. [19] hanno scoperto che gli isoflavoni di soia possono inibire la formazione di nuovi vasi sanguigni nel tumore prostatico attraverso la soppressione del fattore di crescita endoteliale vascolare che segnala i percorsi tra le cellule tumorali e le cellule endoteliali. L’attività anti-neoplastica è associata anche alle potenti azioni antiossidanti dei fitoestrogeni, in grado di rigenerare le vitamine E e C considerati un fattore di longevità, e all’inibizione delle proteasi coinvolte nell’iniziazione e nella promozione della carcinogenesi [20]. L’assunzione di soia durante l’infanzia e l’adolescenza potrebbe fornire addirittura una protezione permanente dal cancro al seno e sensibilizzare gli effetti protettivi in fase adulta [21], [22]. D’altra parte, l ‘ACS (American Cancer Society) raccomanda ai sopravvissuti al cancro al seno di consumare solo moderate quantità di alimenti a base di soia nell’ambito di una dieta sana a base vegetale, e sconsiglia vivamente il consumo di fonti concentrate di soia come prevenzione delle recidive. Evidenze sperimentali ed epidemiologiche supportano l’ipotesi che i fitoestrogeni, grazie alla particolare struttura chimica, abbiano effetti estrogenici e antiestrogenici nelle donne, con Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2020

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SCIENZE effetti diversi in base alla fase fisiologica: nelle donne in età fertile, i fitoestrogeni agiscono come anti-estrogeni quando i livelli degli stessi sono alti mentre nelle donne in post-menopausa acquisiscono attività estrogenica [23], per questo sono considerati come ottime alternative naturali alla terapia ormonale classica. Altri studi hanno evidenziato invece risultati contrastanti, riportando un aumento dei sintomi vasomotori ed un peggioramento del benessere nelle donne che consumano cibo a base di soia in menopausa [24], ad oggi la reale efficacia dei cibi a base di soia nel migliorare i sintomi della menopausa rimane poco chiara, ma in tutti i casi gli effetti benefici della soia sono più evidenti se consumata già in fase fertile piuttosto che tardivamente [25]. La carenza di estrogeni tipica della menopausa contribuisce alla perdita della massa ossea, all’osteoporosi e condiziona in modo significativo il processo di rimodellamento osseo, quindi la possibilità che i fitoestrogeni della soia possano offrire un’alternativa naturale alla terapia ormonale convenzionale ha aperto la strada a studi specifici: esperimenti su ratti ovariectomizzati hanno dati ottimi risultati nella riduzione della perdita ossea, nella diminuzione significativa del numero di osteoclasti e nell’inibizione del riassorbimento osseo dopo l’ovariectomia [26]. Analogamente, è stata osservata una riduzione dei livelli di escrezione urinaria di deossi-piridinolina, uno specifico biomarcatore del riassorbimento osseo, dopo il consumo di isoflavoni con calcio supplementare. Un altro studio sui ratti ha dimostrato che la genisteina e gli esercizi fisici moderati impedivano l’aumento di peso corporeo e la perdita ossea [27]. Altre osservazioni cliniche hanno suggerito una relazione tra l’artrosi e il metabolismo modificato degli estrogeni nelle donne in menopausa [28], un effetto positivo sul metabolismo e sull’infiammazione della matrice della cartilagine articolare con effetto antinfiammatorio tramite la soppressione della COX-2 (cicloossigenasi 2) [29]. Un altro punto a favore degli isoflavoni riguarda l’azione preventiva sulle patologie cardio-circolatorie [30]: risultati preliminari suggeriscono un effetto cardioprotettore direttamente sulle pareti dei vasi sanguigni e su altri processi coinvolti nell’eziologia delle malattie coronariche, sebbene i risultati siano talvolta contrastanti. Gli isoflavoni di soia agiscono come potenti

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antiossidanti in grado di ridurre l’ossidazione del colesterolo LDL e indurre la reattività vascolare, riducendo la formazione di placche aterosclerotiche, migliorando della funzionalità endoteliale e il rilassamento arterioso [31], bloccando l’attivazione delle cellule infiammatorie e l’adesione all’endotelio vascolare attraverso la regolazione dell’attivazione dei monociti. Altri recenti studi sull’uomo sono invece in disaccordo con l’effetto benefico degli isoflavoni di soia [32], le discrepanze tra i risultati relativi ai benefici cardiovascolari indotti dagli isoflavoni possono essere influenzate non solo dalla capacità dei batteri intestinali di metabolizzare la daidzeina in equolo, ma anche dallo stato metabolico dell’individuo. Gli isoflavoni possono avere inoltre effetti inibitori sul tessuto adiposo, aiutando a prevenire le malattie associate all’obesità migliorando il profilo lipidico plasmatico. Tuttavia, studi in vivo, specialmente sull’uomo, hanno dimostrato che i meccanismi d’azione degli isoflavoni di soia sembrano dipendere dalle interazioni tra altri fattori, come la presenza delle proteine della soia e l’azione dei batteri intestinali [33]. D’altra parte, il consumo di fitoestrogeni non controllato può avere effetti collateriali importanti, anche pericolosi per la salute: nonostante gli effetti più deboli rispetto alla maggior parte degli estrogeni, alterano il sistema endocrino e l’esposizione a vita a tali sostanze, specialmente durante periodi critici di sviluppo, è stata associata alla formazione e la crescita di tumori maligni e a diverse anomalie dei sistemi riproduttivi [34] e a difficoltà nell’ovulazione. E’ anche importante sottolineare che i prodotti a base di soia nei paesi occidentali sono molto diversi da quelli consumati nelle diete tradizionali mondiali: mentre i semi di soia asiatici sono consumati interi con o senza fermentazione, in Europa e negli Stati Uniti si utilizzano proteine di soia a diversi livelli di purificazione o estrazione come proteine vegetali testurizzate, concentrati proteici o isolate con rese fino al 90%, ciascuno con un diverso profilo di composti nutrienti e non nutritivi, inclusi isoflavoni e saponine. È probabile che l’elaborazione di alimenti a base di soia moduli il profilo degli isoflavoni e modifichi la loro bioaccesabilità e biodisponibilità, ma è necessario studiare il modo in cui queste differenze influenzino il rischio di cancro e di recidive. Fitoestrogeni altamente concentrati infatti potrebbero indebolire il sistema immunitario dei neonati: alcuni studiosi hanno suggerito potenziali effetti anti-immunitari, anti-riproduttivi ed endocrini nei neonati e negli adulti a causa dell’elevato consumo di isoflavoni nelle formule commerciali a base di soia [35]. Un altro potenziale pericolo dei prodotti a base di soia mal conservati è la presenza di micotossine, soprattutto ocratossine (prodotti dai funghi Aspergillus ochraceous o Penicyllium varrucosum) e il zearalenone, come prodotto del Fusarium graminearum. Sono stati dimostrati effetti antidiabetici dei semi di soia, tramite l’aumento della resistenza all’insulina e del controllo glicemico [36], regolazione diretta dell’omeosta-


SCIENZE si del glucosio ed azione sui recettori degli estrogeni. Anche le proteine e le fibre della soia aiutano a regolare i livelli di glucosio nel sangue e la filtrazione renale [37] contribuendo così a controllare le complicanze diabetiche insieme alle malattie renali e alla prevenzione del diabete di tipo 2 e della sua progressione, in associazione agli effetti positivi su ipertensione, ipercolesterolemia, aterosclerosi e obesità. Tuttavia, gli studi clinici sull’uomo sono contraddittori [38], [39]: mentre test su donne in postmenopausa che assumevano un’integrazione dietetica con fitoestrogeni hanno dimostrato significativi miglioramenti del controllo glicemico, l’insulino-resistenza e le lipoproteine sieriche [39]; altri riportano che il consumo di isoflavoni isolati non influenza la sensibilità all’insulina anche se i livelli sierici di grelina risultavano ridotti dal trattamento, indicando solo alcuni cambiamenti dell’appetito [40]. Inoltre, la secrezione di insulina, la percentuale di grasso viscerale, grasso corporeo totale e la massa corporea magra non variavano tra le donne in postmenopausa che avevano consumato proteine di soia per tre mesi rispetto a quelle che consumavano caseina [38]. Fortemente dibattuto, è l’argomento della soia geneticamente modificata (GM): negli anni Novanta è stata una delle maggiormente coltivate, in particolare quella ingegnerizzata con l’inserzione del gene batterico per la resistenza agli erbicidi, al glifosato e al glufosinato [41]. La linea di Monsanto e Bayer CropScience dal 1996, è ancora la principale coltura biotecnologica su scala globale, coltivata su 73,3 milioni di ettari, il 50% della superficie totale delle colture GM nelle prime dieci colture biotecnologiche. Numerose aziende mondiali stanno tuttora lavorando per migliorare la genetica della soia per incrementare il suo valore nutrizionale, eliminare i principali allergeni e modulare le carenze di aminoacidi che ne limitano la qualità nutrizionale. Ad oggi, più del 90% della soia consumata è geneticamente modificata e di conseguenza ha una delle percentuali più alte di contaminazione da pesticidi, il gruppo guidato dal Dr. Malatesta dell’Università di Verona (Verona, Italia) ha infatti mostrato notevoli preoccupazioni a riguardo [42] in quanto pesticidi sono noti per aumentare l’incidenza di diversi tipi di tumori, e quindi la contaminazione dei semi di soia potrebbe spiegare l’aumento dell’incidenza e del rischio di alcuni tipi di cancro. La soia contiene anche goitrogeni che deprimono la funzione tiroidea [43] ed inibiscono l’azione dei farmaci per la tiroide, infatti l’abuso di semi di soia è associato a comparsa del gozzo e all’ipotiroidismo, accompagnati da costipazione, affaticamento e letargia nonostante l’adeguata assunzione di iodio [44]. Nel 1997, i ricercatori del Centro nazionale per la ricerca tossicologica della FDA hanno scoperto che i componenti goitrogenici della soia erano proprio gli isoflavoni [45]. Inoltre, i fitati possono bloccare l’assorbimento di minerali essenziali (calcio, magnesio, rame, ferro e soprattutto zinco) nel tratto intestinale [46], contribuendo alle carenze di minerali nei paesi del terzo mondo e nei vegetariani che consumano tofu e cagliata di fagioli in sostituzione a carne e latticini. La preoccupazione maggiore è la carenza di zinco, necessario per lo sviluppo e il funzionamento ottimale del cervello, del sistema nervoso, riproduttivo ed immunitario, nella sintesi proteica e nella formazione del collagene e nel controllo della glicemia. L’abuso dei semi di soia ha aumentato i requisiti di vitamine E, K, D e B12 e ha creato sintomi di carenze minerali come

organi ingrossati, in particolare il pancreas e la ghiandola tiroidea, e una maggiore deposizione di acidi grassi nel fegato [46]. Quindi, sebbene i legumi abbiano molte proprietà benefiche, proprio per la carenza dei suddetti amminacidi solforati non devono essere l’unico componente del paniere alimentare: solo la combinazione con cereali ricchi degli amminoacidi essenziali carenti nei legumi (come metionina, cisteina e triptofano) può produrre una qualità combinata di proteine paragonabile alla carne [47]. In conclusione, nonostante le molteplici proprietà benefiche e gli effetti positivi sulla longevità, la soia è anche al centro di diversi studi che la collegano a problemi di salute tra cui malnutrizione, disturbi digestivi, disfunzione tiroidea, declino cognitivo, disturbi riproduttivi, infertilità, difetti alla nascita, malfunzionamento del sistema immunitario e cancro [34], [48]– [50], motivi per cui andrebbe assunta nelle quantità consigliate e in assenza di condizione patologiche.

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INAUGURAZIONE DELLA SEDE REGIONALE DI PUGLIA E BASILICATA DELL’ONB Interventi: Sen. dott. Vincenzo D’Anna

BARI* 29 febbraio 2020 Ore 11:30

Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi

Dott.ssa Claudia Dello Iacovo

Consigliere dell’Onb e delegato regionale di Puglia e Basilicata

Dott.ssa Anna Barletta

Commissario della delegazione di Puglia e Basilicata

Autorità convenute

*Via Scipione Crisanzio, 6 Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2020

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ECM Questo articolo dà la possibilità agli iscritti all’Ordine di acquisire 3 crediti ECM FAD attraverso l’area riservata del sito internet www.onb.it.

L’analisi Minerale del Capello Uno strumento importante per diagnosticare precocemente la presenza di determinate patologie nell’uomo

di Antonio Procopio*

I

minerali sono coinvolti in quasi tutte le reazioni enzimatiche del nostro corpo cosicché una buona salute è imprescindibile da un’adeguata assunzione di minerali che aiuti a mantenere dei rapporti relativi ottimali fra di essi. Tuttavia, un accumulo di minerali nei vari organi o rapporti sbilanciati di alcuni di essi, possono causare gravi danni agli organismi viventi. Tutti i minerali hanno un’interazione complessa e si influenzano a vicenda; ad esempio, troppo calcio diminuisce l’assorbimento intestinale di zinco, mentre un’eccessiva assunzione di zinco può contrastare un adeguato assorbimento di rame [1]. Oggigiorno, l’umanità è esposta ai più alti livelli di metalli tossici registrata nella storia, fino a diverse migliaia di volte superiore a solo cento anni fa. Per contro, il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha dichiarato che i minerali essenziali nelle nostre verdure sono diminuiti dell’80% negli ultimi 80 anni, a causa dell’impatto della chimica sull’agricoltura: colture ibride, fertilizzanti superfosfati, cibi raffinati, pesticidi, ecc. Gli oligoelementi presenti nel corpo umano svolgono un ruolo importante nei processi vitali associati alla salute [2].

Dipartimento di Scienze della Salute, Università Magna Græcia di Catanzaro.

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Elementi essenziali come: Ca, Cr, Cu, K, Mg, Mn, Na e Zn sono componenti funzionali integrali di molti enzimi e supportano la conduzione nervosa e la contrazione dei muscoli. La carenza di oligoelementi essenziali o in alcuni casi, il loro eccesso può essere causa di molti problemi di salute [3]. D’altro canto, danni alla salute possono essere causati anche all’eccessiva presenza di elementi tossici come: Al, As, Cd, Hg e Pb, che hanno proprietà citotossiche, mutagene e cancerogene. La letteratura scientifica riporta numerosi casi di livelli significativamente più alti o più bassi di alcuni minerali nei capelli di pazienti vittime di varie patologie, rispetto a soggetti sani e basandosi su questi risultati hanno suggerito che il contenuto di alcuni elementi nel capello umano può essere uno strumento utile nella diagnosi di alcune malattie, a titolo di esempio [4]: • autismo - I e P più basso; • carcinoma mammario - As e Co più alti; • carcinoma prostatico - Cu e Fe più alti; • carcinoma polmonare - Cd più alti; • pazienti con cancro - Sb significativamente più alto (indipendentemente dal tipo di cancro); • ipertensione - Cd più elevato, Fe inferiore • (sia maschi che femmine); • ipertensione maschile - Zn più bassi di e Ni e Pb più alti; • infarto del miocardio - Cd, Ni e Pb più alto e Zn più basso;


ECM • • • •

malattia renale - Cr, Fe e Mg più alti; diabete - Cu più alto e Zn più basso; paralisi cerebrale - Mg più alto e Cu più basso; pazienti con ritardo - Cu più basso.

L’analisi minerale del capello HTMA è l’acronimo di Hair Tissue Mineral Analysis, un test che analizza il contenuto di minerali e metalli pesanti nei capelli e può essere considerato una vera e propria biopsia tissutale che utilizza i capelli come tessuto di campionamento. Il test misura i livelli di 20 o più oligoelementi nei capelli con una precisione di più o meno di circa il 3%. Questo è un livello di precisione anche superiore a quello della maggior parte degli esami condotti su sangue e urine. L’analisi minerale del capello è il test standard stabilito dall’Agenzia per la Protezione Ambientale statunitense (EPA) [5] per monitorare metalli pesanti tossici nell’uomo e negli animali, ed è anche usata per determinare gli oligoelementi presenti nell’organismo in parti per milione (ppm), rivelando livelli di essi bassi, normali, o alti e la presenza di metalli pesanti tossici. Questo rapporto ha confermato i risultati di molti altri studi portando alla conclusione che i capelli umani possono essere un tessuto più appropriato di sangue o urine per studiare l’esposizione della comunità ad alcuni oligoelementi. Per almeno 50 anni, la determinazione del livello di oligoelementi nei capelli umani è stata utilizzata per valutare l’esposizione ambientale e professionale ad elementi tossici [6]. L’analisi del capello (mineralogramma) viene utilizzata anche per stimare lo stato nutrizionale dell’individuo [7]. Rispetto ad altre matrici biologiche umane (ad es. sangue, urina), i capelli costituiscono una matrice stabile con un contenuto di elementi da almeno 50 a 100 volte superiore rispetto a sangue o urina. (ad esempio, nel caso del mercurio le concentrazioni registrate nei capelli possono essere anche 250 volte quelle ritrovate allo stesso momento in campioni di sangue). Inoltre, una volta formata, la ciocca di capelli cresce a una velocità di circa 1 cm al mese, memorizzando l’esposizione ai minerali che rimane invariata per periodi fino ad almeno 11 anni [8]. Il campionamento dei capelli è una procedura non invasiva rispetto al campionamento del sangue, elemento particolarmente importante negli studi epidemiologici [9]. I campioni di capelli sono facili da prelevare, trasportare e conservare, non richiedono nessuna gestione speciale e possono essere spediti per posta in una normale busta chiusa. [10]. È utile precisare, inoltre, che la concentrazione di oligoelementi nel siero spesso non corrisponde al loro contenuto nell’intero organismo, poiché le concentrazioni degli oligoelementi nel sangue sono controllate da meccanismi omeostatici. Cioè, il sangue ha la capacità di bilanciare in modo essenziale i minerali a scapito delle riserve cellulari e tessutali di questi stessi minerali “prendendo in prestito” i nutrienti dalle cellule e dai tessuti per creare omeostasi. Si potrebbe dire che il sangue rappresenta un’istantanea di ciò che sta accadendo nell’organismo in un dato momento e non fornisce un’analisi accurata dei livelli minerali nel corso del tempo. Quindi, i risultati ottenuti da mineralogrammi eseguiti sul sangue possono indicare in ritardo i problemi connessi all’accumulo o alla carenze dei vari oligoelementi. Questi ultimi sono osservati più facilmente in un HTMA (Hair Tissue Mineral Analysis) che è spesso

un indicatore precognitivo della tendenza verso problemi di salute (fisiche e psichiche) più affidabile di quanto non sia un’analisi del sangue o delle urine. Durante la formazione della fibra capillare, gli elementi chimici vengono incorporati permanentemente nella struttura cheratinosa e di conseguenza vengono esclusi dai processi metabolici [11]. I capelli umani sono un filamento di registrazione che può riflettere i cambiamenti metabolici di molti oligoelementi per lunghi periodi di tempo e quindi fornire una istantanea di eventi post nutrizionale. Va precisato, tuttavia, che l’analisi minerale del capello non un test diagnostico medico, ma solo un test di screening e non diagnostica nessuna malattia. Tuttavia, se correttamente eseguito e interpretato con perizia, il mineralogramma può rivelare squilibri minerali che indicano una tendenza a varie condizioni patologiche tra cui: tossicità da metalli pesanti, rallentamento o accelerazione metabolica, carenza e/o squilibri minerali, funzionamento della tiroide, squilibri del sistema nervoso, affaticamento surrenale, infiammazioni, astenia, alcune forme di sterilità, ecc…). Ad esempio, il test minerale dei capelli fornisce indicazioni generali sullo stato infiammatorio dell’organismo, ma l’infiammazione può poi manifestarsi con una qualsiasi delle 20 o 30 diagnosi mediche che hanno alla base processi infiammatori (artrite, borsite, gastrite, condrite, irite cc…). Il mineralogramma del capello è anche uno screen tossicologico dei metalli tra cui uranio, piombo, mercurio, cadmio, arsenico, alluminio e nichel presenti nell’organismo. Nessun test, incluso quelli sulle urine, le feci o sangue, possono evidenziare tutte le tossicità dei metalli pesanti che sono spesso bioaccumulati in profondità nelle ossa, nel cervello e in vari altri organi, pertanto, non rivelabili fino a quando non verranno rimessi in circolo nell’organismo. Per questo motivo, durante l’esecuzione di un programma di disintossicazione, solo un monitoraggio continuo, condotto su sangue e urine, per un periodo di anni potrebbe fornire indicazioni sufficienti sulla tossicità da metalli pesanti. A questo proposito, il mineralogramma condotto sul capello è un indicatore affidabile di tossicità ed è utile per monitorare i progressi di una terapia disintossicante.

Procedura di campionamento Il mineralogramma del capello fornisce una misura degli elementi chimici depositati nelle cellule dei capelli negli ultimi 3-4 mesi di crescita, quindi non misura il carico corporeo totale degli oligoelementi. Le quantità di oligoelementi nei capelli sono circa decine di volte superiori a quelli del sangue, il che li rende facili da rilevare e misurare con precisione. Il test dosa generalmente almeno 20 elementi suddivisibili nei seguenti tre gruppi: • macrominerali: calcio, magnesio, sodio, potassio e fosforo, in alcuni casi anche zolfo, • minerali traccia: ferro, zinco, rame, manganese, selenio, cromo e in alcuni casi anche altri, • minerali tossici: piombo, mercurio, cadmio, arsenico, alluminio e nichel e in alcuni casi anche altri. I valori degli elementi sono generalmente riportati in milligrammi per 100 grammi (mg %), in microgrammi per grammo o in parti per milione o ppm. L’accuratezza del test dipende dal taglio corretto del camIl Giornale dei Biologi | Febbraio 2020

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ECM pione di capelli che dovrebbe attenersi ad alcune regole di base: 1. Tagliare il campione da qualsiasi punto della testa. La nuca è eccellente, ma anche altre aree vanno bene. Se i peli della testa non sono disponibili, il successivo miglior prelievo possibile è quello dei peli che provengono dalle ascelle. Negli uomini, anche i peli della barba o del petto andranno altrettanto bene. 2. Tagliare i capelli il più vicino possibile al cuoio capelluto per avere letture più recenti e quindi più accurate. 3. Misurare circa un pollice o due centimetri dalla base del taglio. 4. Il modo migliore è di solito di tagliare diversi piccoli campioni e combinarli fino a quando le punte riempiono un cucchiaino circa 125 mg di capelli. 5. I capelli colorati, tinti, decolorati o trattati in modo permanente possono essere utilizzati solo dopo aver effettuato numerosi lavaggi e atteso la crescita di un tratto di capelli non trattati. 6. Se i capelli sono corti possono essere tagliati anche con cesoie sottili o persino con un rasoio anche se l’utilizzo di forbici in ceramica rimane lo strumento più indicato per questa operazione. 7. Utilizzare una busta di carta pulita per raccogliere i capelli. La plastica andrebbe evitata perché i capelli tendono a aderirvi risultando o più difficile da rimuovere. La letteratura scientifica riporta l’applicazione di diverse procedure di lavaggio del campione di capelli: shampoo, acqua di rubinetto, acqua deionizzata, acqua distillata, acetone, Triton X, Extran ed etere. Tuttavia, per una misurazione accurata, il campione di capelli dovrebbe rimanere il più inalterato possibile limitandone il lavaggio a procedure il meno aggressive possibile. Infatti, è stato rilevato che spesso la contaminazione dei capelli raccolti come campione da analizzare provocata dalle procedure di lavaggio degli stessi risulta molto più preoccupante della contaminazione occasionale dovuta a agenti ambientali [12]. Questi studi hanno dimostrato che lavare i capelli in laboratorio in modo irregolare e imprevedibile rimuove calcio, sodio e potassio e influenza anche il contenuto di zinco, magnesio, nichel e la maggior parte degli altri elementi. Shampoo, balsami, risciacqui, tinture per capelli, tinte, sudorazione leggera e inquinamento atmosferico generalmente non influiscono in modo significativo sul mineralogramma del capello. La maggior parte dei prodotti per capelli non contiene molti minerali che, comunque, grazie alla scarsa porosità dei capelli, difficilmente vengono assorbiti in maniera permanente. Tuttavia, alcune attività possono influenza l’analisi degli oligoelementi contenuti nei capelli: nuotare in piscine può aumentare i livelli di sodio e rame; una forte sudorazione immediatamente prima del taglio del campione può aumentare le letture di sodio e potassio; alcune tinte per capelli contengono piombo, molti shampoo antiforfora possono aumentare il livello di zinco e/o selenio. Tuttavia, questi contaminanti sono generalmente facili da identificare perché le letture del mineralogramma risultano fortemente distorte. La doccia può eliminare una piccola percentuale di minerali idrosolubili. Tuttavia, i minerali del sudore o delle ghiandole oleose sembrano ristabilire l’equilibrio nei capelli entro

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mezz’ora dopo il lavaggio. La candeggina o altri prodotti chimici aggressivi usati nelle permanenti hanno qualche effetto sulla lettura dei capelli. Chiedere al paziente quali prodotti sono sui suoi capelli sarà generalmente sufficiente per escludere letture anomale dovute ai prodotti per capelli. Dopo un trattamento estetico permanente o di candeggio, è meglio lasciare crescere i capelli per diverse settimane senza sottoporli ad altri trattamenti e comunque, quando non possibile, lavare i capelli 4-5 volte dopo questi trattamenti prima di fare un’analisi dei capelli. Una volta giunti in laboratorio, il campione di capelli viene prima tagliato in piccoli pezzi con forbici di ceramica, poi, una quantità di essi, accuratamente pesata, viene mineralizzata (distrutta per portare gli oligoelementi in soluzione) in acido nitrico, acido nitrico e perossido di idrogeno o acido nitrico e acido perclorico per tutta la notte o, molto più rapidamente, in un digestore a microonde, che è il metodo ad oggi di gran lunga preferito. Il campione viene reidratato e collocato nello strumento di analisi degli oligoelementi. Quando è necessario eseguire curve di calibrazione che tengano conto della matrice analizzata, si ricorre a materiali di riferimento standard certificati nel loro contenuto nei vari oligoelementi messi a disposizione da varie agenzie [es.: il giapponese National Institute of Standards and Technology (NSIT)] e costituiti da capelli con contenuto standard di vari oligoelementi.

Strumentazione analitica Esistono diverse tecniche analitico-strumentali per la determinazione quantitativa dei vari oligoelementi in campioni di capelli mineralizzati: spettrometria di assorbimento atomico (AAS), spettrometria di fluorescenza atomica (AFS), spettrometria di assorbimento atomico di vapore freddo (CVAAS), atomica forno di grafite per spettrometria di assorbimento (GFAAS), spettrometria di assorbimento atomico elettrotermico (ETAAS) e analisi di attivazione di neutroni (NAA), ma più recentemente, si è imposto l’utilizzo pressoché esclusivo della spettroscopia di emissione atomica a plasma accoppiato induttivamente, spesso indicata con la sigla ICP-AES o ICP-OES (Inductively Coupled Plasma Atomic Emission Spectroscopy da Optical Emission Spectroscopy) o la più sofisticata

Sistema di digestione a microonde. Immagine tratta da: https://www.anton-paar.com/.


ECM ICP-MS (Inductively Coupled Plasma Mass Spectrometry). L’analisi di minerali mediante spettroscopia di assorbimento atomico è stata sviluppata circa 100 anni fa. È diventato rapidamente il metodo standard per analizzare i minerali in geologia, agricoltura, monitoraggio ambientale e studi su piante, animali e tessuti umani. Circa 40 anni fa, lo sviluppo di spettrometri controllati da computer ha migliorato l’accuratezza e l’affidabilità del test e ne ha ridotto i costi. Inoltre, circa 40 o 50 anni fa, furono introdotti spettrometri di massa e strumentazione al plasma ad accoppiamento induttivo in grado di misurare rapidamente e contemporaneamente più minerali. Il mineralogramma di capelli e peli su popolazioni umane e animali esiste da oltre 80 anni, sono state eseguite oltre due milioni di analisi, pubblicate diverse migliaia di articoli e altre ricerche su questo metodo di monitoraggio biologico. Per quanto riguarda i metalli tossici, l’agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti ha pubblicato uno studio di 300 pagine nell’agosto 1979. Dopo aver esaminato oltre 400 articoli scientifici sulle analisi di minerali condotti su capelli, gli autori hanno concluso che i capelli sono un “tessuto significativo e rappresentativo per il monitoraggio biologico della maggior parte dei metalli tossici” [5]. I primi mineralogrammi, già in uso in America negli anni ‘70, utilizzavano la tecnologia della spettrometria di massa allora in voga nella mineralogia poi proposti come tecnologia anche in medicina per l’analisi di oligoelementi in capelli umani o nei peli animali [13].

La Spettrometria di Emissione Atomica a Plasma ad Accoppiamento Induttivo (ICP-AES o OES) Principio della tecnica Gli elementi da determinare vengono portati in fase gassosa nella loro forma elementare mediante la distruzione della matrice, nel nostro caso i capelli, in una fornace al plasma. Nella maggior parte degli strumenti si fa uso di plasma ad accoppiamento induttivo (ICP: Inductively Coupled Plasma). Il plasma fornisce anche l’energia per portare gli atomi dallo stato elementare a stati eccitati. Gli atomi eccitati tendono a tornare a stati con energia inferiore con concomitante emissione di energia radiante. L’intensità della radiazione emessa ad un’opportuna lunghezza d’onda è proporzionale alla concentrazione dell’analita.

Schema a blocchi di un’apparecchiatura ICP-AES: • Sistema di introduzione del campione; • Torcia ICP e riserva di gas; • Generatore di radiofrequenze; • Spettrometro ottico; • Rivelatori e sistema elettronico associato (convertitore); • Sistema di controllo computerizzato e acquisizione dati.

Componenti della strumentazione •

• • •

Sistema di introduzione del campione. In genere il campione viene aspirato da una pompa peristaltica e introdotto nella torcia per azione di un nebulizzatore. I nebulizzatori possono essere di tipo pneumatico (concentrico, crossflow, Babington e V-groove), a ultrasuoni, elettrotermico. Torcia. È un insieme di tre tubi concentrici, normalmente di quarzo. Un avvolgimento di rame è posto all’estremità superiore della torcia ed è connesso ad un generatore di radiofrequenza. Nella torcia un flusso di argon viene portato in forma di plasma che raggiunge temperature di 8000 - 9000 K. Monocromatore (quasi sempre a reticolo) per isolare la radiazione di interesse emessa dall’analita all’interno del plasma. Rivelatore (comunemente un fotomoltiplicatore) per convertire l’intensità della radiazione trasmessa in un segnale elettrico ad essa proporzionale. Sistema di registrazione del segnale (computer o registratore).

Applicazioni La Spettrometria di Emissione Atomica a Plasma ad Accoppiamento Induttivo (ICP-AES o OES) e applicata all’analisi della maggior parte dei metalli e alcuni metalloidi. Rispetto alle tecniche d’analisi strumentale più tradizionali presenta diversi vantaggi: • Buona sensibilità: limiti di rivelabilità a livello di unità o decine di μg/l. • Applicabilità ad un vasto numero di analiti. • Possibilità di determinazioni multielementari. • Ampio intervallo dinamico lineare (tipicamente 4-5 ordini di grandezza). • Effetti matrice limitati grazie all’elevata temperatura del Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2020

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ECM plasma ed all’atmosfera inerte creata dall’argon. Assenza di effetti da processi di volatilizzazione incompleta e interazioni in fase vapore. Accanto ad alcune limitazioni • Costi di gestione relativamente elevati a causa del consumo di argon. • Consumo di campione relativamente elevato (alcuni ml). In particolare, rispetto alle più tradizionali Spettrometria di Assorbimento Atomico a Fiamma [FAAS] e a Fornetto di Grafite [GFAAS], l’ICP-AES presenta diversi vantaggi significativi quali: • Possibilità di analisi multielementari. • Minori interferenze ed effetti matrice. • Non si utilizzano gas reattivi. • Tempi di analisi più brevi (10 elementi in circa 10 minuti. • Segnale continuo e non transiente. A fronte di ciò l’ICP-AES presenta minore stabilità del segnale di emissione con necessità di controllo più frequente del segnale di soluzioni standard, limiti di rivelabilità superiori rispetto alla GFAAS, e, soprattutto, maggiori costi di acquisto e di gestione. •

La Spettrometria di Massa con sorgente a Plasma ad Accoppiamento Induttivo (ICP-MS) Principio della tecnica Il campione, introdotto in una torcia in cui è presente un plasma ICP, viene vaporizzato, atomizzato e ionizzato. Una porzione del gas ionizzato viene introdotta, attraverso un’interfaccia, in uno spettrometro di massa. Dopo essere passati attraverso camere a vuoto successive, gli ioni raggiungono l’analizzatore di massa (solitamente un quadrupolo) e danno luogo ad un segnale dipendente dal loro rapporto massa/carica.

Componenti della strumentazione • •

Sistema di introduzione del campione. È analogo a quello utilizzato per la tecnica ICP-AES. Torcia. È analoga a quella utilizzata per l’ICP-AES, ma è posta in posizione orizzontale, mentre negli spettrometri ad emissione atomica può trovarsi anche in posizione verticale. Interfaccia. È costituita da un cono (sampler) avente una

Schema a blocchi di un’apparecchiatura per ICP / Spettrometria di massa.

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• •

piccola apertura attraverso cui fluisce il campione, che entra in una zona a bassa pressione (1 torr), dalla quale, attraverso un’altra apertura conica (skimmer) passa in una seconda camera a vuoto. Le basse pressioni sono ottenute con l’ausilio di pompe. Nella camera a vuoto la pressione è sufficientemente bassa (5 x 10-4 torr) da permettere alle lenti ioniche di selezionare le specie cariche (distinguendole da specie neutre e fotoni) e di trasmetterle all’analizzatore di massa. Analizzatore di massa. Di solito è un quadrupolo. Vengono separate le specie con diverso rapporto massa/carica (m/z) variando opportunamente i potenziali applicati alle coppie di barre del quadrupolo, gli ioni con diverso rapporto m/z raggiungono progressivamente il rivelatore. Si ricava così lo spettro di massa. Rivelatore. Di solito si usano moltiplicatori di elettroni. Trasformano l’energia che ricevono dagli ioni in un segnale elettrico che viene amplificato. Calcolatore che gestisce il funzionamento dello strumento ed elabora i segnali. Un tipico spettro ICP-MS riporta l’intensità (ioni/s) in funzione della massa di ciascuno ione. L’intensità è proporzionale alla concentrazione di analita.

Applicazioni La Spettrometria di Massa con sorgente a Plasma ad Accoppiamento Induttivo (ICP-MS) e applicata all’analisi della maggior parte degli elementi della tavola periodica. Rispetto alle tecniche d’analisi strumentale più tradizionali presenta diversi vantaggi: • Ottima sensibilità e limiti di rivelabilità inferiori ai μg/l (spesso a livello di ng/l). • Possibilità di determinazioni multielementari simultanee. • Ampio intervallo dinamico lineare (5 ordini di grandezza). • Possibilità di effettuare analisi basate sul principio della diluizione isotopica. Accanto ad alcuni significativi svantaggi: • Costi elevati. • Analisi di matrici saline problematica. In particolare, rispetto all’ICP-AES presenta limiti di rivelabilità più bassi e analisi multielementari più veloci.

Interpretazione del Mineralogramma del Capello La maggior parte dei medici tradizionali e molti nutrizionisti utilizzano il mineralogramma dei capelli solo per rilevare alti livelli di metalli tossici, ma un numero sempre più crescente di essi comincia ad utilizzare il mineralogramma dei capelli per rilevare i livelli degli oligoelementi nutritivi. Questo modo di utilizzare il mineralogramma può portare ad elaborare una terapia sostitutiva e/o integrativa per aumentare i livelli degli oligoelementi presenti in quantità inferiore al dovuto o per bilanciarne il rapporto in maniera più idonea al corretto funzionamento biochimico dell’organismo. Infatti, il mineralogramma del capello può rivelare problemi nello stile di vita di una persona quali l’uso di droghe, gravi condizioni di stress, gli effetti altamente tossici dell’uso di sigarette e marijuana, entrambi contenenti cadmio, o quelli, a volta altrettanto tossici, di prodotti per la cura del corpo come shampoo contenente selenio, anti-traspiranti contenenti alluminio e coloranti per capelli contenenti piombo. Effetti tossici


ECM causati dallo squilibrio fra gli elementi dosati attraverso l’analisi dei capelli possono essere legati anche all’uso eccessivo di farmaci come spray nasali (antimonio), antiacidi (alluminio) e alcuni diuretici (mercurio); così come all’esposizione professionale o di altra natura. Molti danni alla salute sono provocati da squilibri minerali, l’analisi minerale condotta sul capello può rivelarli mesi o anni prima che si manifestino nell’organismo e, sen ben condotto e interpretato, costituisce uno screening economico e accurato per evidenziare tendenze a diabete, malattie cardiache, affaticamento cronico, cancro, malattie neurodegenerative, infezioni da lieviti e molte altre condizioni patologiche [4]. È’ molto utile sottolineare che i rapporti fra determinati oligoelementi sono generalmente più importanti del livello assoluto di ciascuno degli oligoelementi stessi perché evidenziano stati omeostatici di squilibrio dell’organismo. Analizzando gli squilibri minerali nel corpo, si può imparare molto sulle cause di centinaia di comuni condizioni patologiche fisiche e mentali e provvedere alle possibili correzioni. Inoltre, alcuni elementi tossici per la salute umana possono essere monitorati allo scopo di indagare la loro diffusione e persistenza nell’ambiente e, nel contempo, approfondire la conoscenza dei loro numerosi effetti dannosi sugli esseri umani, animali, piante e altri organismi viventi. Ancora di più si

le cellule. Così, il mineralogramma dà un’immagine dei trend metabolici degli elementi dosati, ma non potrà portare alla diagnosi di nessuna malattia e neanche predirne un futuro sviluppo. Tuttavia, conoscere l’andamento metabolico degli oligoelementi nutritivi o tossici, consente di pianificare un’opportuna gestione di questo trend e evitare l’insorgere di patologie riconducibili a squilibri degli stessi. A titolo di esempio viene qui di seguito riportato un rapporto di analisi riferito ad un’analisi minerale condotta sul capello. Il certificato di analisi riportato prende in esame il dosaggio nel capello di 20 elementi suddivisi in tre categorie: • Oligoelementi nutritivi - Ca, Mg, Na, K, Fe, Cu, Mn, Zn, Cr, Se e P • Oligoelementi addizionali - Ni, Co, Mo, e B • Metalli pesanti - Pb, Hg, Cd, As, Al Lo stesso documento analitico mette in evidenza alcuni rapporti significativi fra determinati oligoelementi che qui di seguito vengono riassunti nel loro principale significato:

Zucchero nel sangue e Pancreas (Ca/Mg) Quando i valori sono alti, indicano un eccessivo consumo carboidrati, zucchero e alcol o eccessivo stress. Alti valori di Ca mantengono alti valori d’insulina nel sangue e riducono la permeabilità cellulare (150-blanda, 200-moderata, 250-estrema). Nel caso di valori bassi (<2,5 è il valore estremo) è evidente una perdita di Mg o, comunque, la necessità di integrare questo elemento.

Tiroide, velocità di ossidazione (Ca/K)

Valori molto alti di questo rapporto (> 50) indicano una ridotta attività della tiroide a livello cellulare (che non indica ipotiroidismo) e, con valori di K<4, esaurimento fisico con mente ancora attiva (running on fumes) e tossicità del Cu, a prescindere dai valori di questo elemento, quando il Ca>50. Valori bassi di Ca/k (<1,0 estremo) indicano una eccessiva attività della tiroide a livello cellulare e/o tossicità. Valori molto bassi di Ca sono associati a ipersensibilità, ansia e crampi muscolari.

Rapporti surrenali (Na/Mg e Na/K) può apprendere sulla salute umana e animale studiando i rapporti tra i principali minerali presenti nell’organismo. Come già detto, la quantità di oligoelementi riscontrata nel capello non ha niente a che fare con il contenuto degli stessi oligoelementi nel sangue, nella saliva o in altri fluidi biologici, ma rispecchia invece la quantità di oligoelementi contenuti nel-

Il sistema surrenale ha bisogno di sodio, nonostante la criminalizzazione subita da questo elemento negli ultimi decenni. Questi due rapporti sono entrambi correlati allo stress surrenalico cosicché se uno dei due valori è alto, anche l’altro lo seguirà verso valori superiori alla norma, viceversa valori bassi di un rapporto porteranno a valori bassi dell’altro. Valori bassi Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2020

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ECM di questi rapporti sono indicativi di affaticamento surrenale legati ad una alimentazione povera in nutrivi, vita stressante, drammi familiari come malattie o perdita di persone care.

Ormoni e sistema cardiovascolare (Zn/Cu)

Valori fuori dalla norma indicano sbilanciamento del rapporto fra ormoni femminile e maschile e stress del sistema cardiovascolare spesso con condizioni patologiche subcliniche, il che sottolinea ulteriormente il valore predittivo del test sui capelli. Valori alti del rapporto Zn/Cu (>15) possono essere anche indice di una tossicità latente del Cu. Valori molto bassi del rapporto Zn/Cu (<3) possono essere invece indice di una vera a propria tossicità del Cu, predominanza di ormoni femminile con sbilanciamento del loro rapporto con gli ormoni maschili e ancora stress cardiovascolare.

Sistema Nervoso Autonomo e utilizzo delle proteine (Ca/P) Il Sistema Nervoso Autonomo controlla i processi che avvengono in maniera autonoma nel nostro corpo: la respirazione, l’apparato digerente, ecc… Valori molto alti di questo rapporto (>8) indicano uno stato parasimpatico del soggetto che tende a rallentare le sue attività, a “sentirsi giù” assumendo un atteggiamento pessimistico. Valori bassi (<1,5) di questo rapporto indica invece uno stato simpatetico del soggetto che si sente perfettamente a suo agio, quasi iperattivo portando ancora a condizioni critiche per il proprio apparato digerente. I livelli del fosforo indicano la qualità con la quale l’organismo usa le proteine assunte con l’alimentazione, un valore basso indica scarsa qualità delle proteine ingerite e/o scarsa capacità di assimilarle.

Conclusioni L’analisi elementare del capello viene utilizzata da circa 80 anni per il monitoraggio dei metalli tossici presenti sul luogo di lavoro e, più in generale, nell’ambiente in cui vivono esseri umani e animali. Negli ultimi decenni è emersa sempre più prepotentemente l’esigenza di analizzare a fondo le cause più intime di molte patologie, soprattutto croniche, a sempre più ampia diffusione. Il legame fra l’accumulo di elementi tossici e la carenza o abbondanza di oligoelementi nutrivi, ma, soprattutto, la determinazione dell’importanza dell’equilibrio di molti di essi, rende l’analisi elementare del capello, se correttamente eseguita e interpretata, uno strumento estremamente utile per migliorare la salute umana e animale ai livelli più profondi. A riprova, basti digitare la parola “mineralogramma”, “analisi minerale del capello” o loro sinonimi in rete per verificare l’apertura di decine di miglia di siti che propongono il test sui capelli con scopi di diagnosi precoce di moltissime patologie.

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Ordine Nazionale dei Biologi

Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2020

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INAUGURAZIONE DELLA SEDE REGIONALE DI TOSCANA E UMBRIA DELL’ONB FIRENZE* 28 marzo 2020 - Ore 10:30 Interventi: Sen. dott. Vincenzo D’Anna

Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi

Dott.ssa Stefania Papa

Consigliere dell’Onb e delegato regionale di Toscana e Umbria

Dott.ssa Antonella Gigantesco Commissario della delegazione di Toscana e Umbria

Autorità convenute

*Via dei Brunelleschi, 4 100

Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2020

www.onb.it


CONTATTI

Informazioni per gli iscritti Si informano gli iscritti che gli uffici dell’Ordine Nazionale dei Biologi forniranno informazioni telefoniche di carattere generale nei seguenti orari: dal lunedì al giovedì dalle ore 8:30 alle ore 13:30 e dalle ore 14:30 alle ore 17:00 e il venerdì dalle ore 8:30 alle ore 13:30. Tutte le comunicazioni dovranno pervenire tramite posta (presso Ordine Nazionale dei Biologi, via Icilio 7, 00153 Roma) o tramite posta elettronica, all’indirizzo protocollo@peconb.it, indicando nell’oggetto l’ufficio a cui la comunicazione è destinata. È possibile recarsi presso gli uffici dell’ONB per richiedere documenti o informazioni. Gli uffici della sede di rappresentanza, in via Icilio 7, forniscono esclusivamente i certificati di iscrizione. Per tutte le altre richieste, quali domande di cancellazione o iscrizione, passaggi albo/elenco e informazioni sullo stato dei propri pagamenti, è necessario rivolgersi agli uffici della sede operativa, in via della Piramide Cestia 1/C. Per avere risposte a quesiti più complessi o che richiedano la consultazione dei fascicoli personali degli iscritti, le richieste dovranno essere inoltrate esclusivamente a pezzo lettera o posta elettronica.

UFFICIO TELEFONO Centralino 06 57090 200 Area riservata 06 57090 237 - 06 57090 241 Ufficio ragioneria 06 57090 220 - 06 57090 222 Ufficio iscrizioni 06 57090 210 - 06 57090 223 Ufficio certificati, Pec 06 57090 202 e Rc professionale 06 57090 214 Ufficio quote annuali 06 57090 216 - 06 57090 217 Ufficio formazione 06 57090 207 - 06 57090 239 Ufficio stampa 06 57090 205 - 06 57090 225 Ufficio anagrafe 06 57090 218 - 06 57090 237 Ufficio abusivismo 06 57090 228 Ufficio legale 06 57090 226 Consulenza 06 57090 221 fiscale consulenzafiscale@onb.it Consulenza lavoro consulenzalavoro@onb.it Ufficio CED 06 57090 230 - 06 57090 231 Presidenza e Segreteria 06 57090 211 - 06 57090 227 Organi collegiali 06 57090 229

CONSIGLIO DELL’ORDINE NAZIONALE DEI BIOLOGI Vincenzo D’Anna – Presidente E-mail: presidenza@peconb.it Pietro Miraglia – Vicepresidente E-mail: analisidelta@gmail.com Pietro Sapia – Consigliere Tesoriere E-mail: p.sapia@onb.it Duilio Lamberti – Consigliere Segretario E-mail: d.lamberti@onb.it Gennaro Breglia E-mail: g.breglia@onb.it Claudia Dello Iacovo E-mail: c.delloiacovo@onb.it Stefania Papa E-mail: s.papa@onb.it Franco Scicchitano E-mail: f.scicchitano@onb.it Alberto Spanò E-mail: a.spano@onb.it CONSIGLIO NAZIONALE DEI BIOLOGI Erminio Torresani – Presidente Maurizio Durini – Vicepresidente Raffaele Aiello – Consigliere Tesoriere Immacolata Di Biase – Consigliere Segretario Sara Botti Laurie Lynn Carelli Vincenzo Cosimato Giuseppe Crescente Paolo Francesco Davassi Luigi Grillo Stefania Inguscio Andrea Iuliano Federico Li Causi Andrea Morello Marco Rufolo Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2020

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LE MALATTIE DEGENERATIVE

Impatto dell’inquinamento ambientale e approcci innovativi. NUTRIZIONE come prevenzione e terapia Erice (Trapani), 9 maggio 2020 PROGRAMMA 8:30 - Registrazione

13:00-14:00 - Pausa pranzo

9:00 - Introduzione Sen. dott. Vincenzo D’Anna

14:00-14:40 - I fattori di differenziazione cellulare nel trattamento delle malattie degenerative Prof. Pier Mario Biava

Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi

Dott. Pietro Miraglia

Vice presidente dell’Onb e delegato regionale della Sicilia

Dott. Nicola Locorotondo Commissario dell’Onb Sicilia

9:30-10:10 - Tecniche Diagnostiche e terapie innovative per il morbo di Parkinson Prof. Ubaldo Bonuccelli

14:40-15:20 - Terapie nutrizionali nelle malattie degenerative Dott.ssa Elke Arod

Nutri-detossicologa, direttore del Centro Stelior di Ginevra- Svizzera

Direttore UOC Neurologia & Dip. A.I. Specialità Mediche, AOU Pisa. Dip. Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Pisa

15:20-16:00 - L’uso dei terpeni della canapa nel trattamento delle malattie degenerative Dott. Alfredo Orsingher

10:10-10:50 - Terapie ossidative per il trattamento e la cura delle patologie neurodegenerative Prof. Giovanni Barco

Discussione

Istituto Internazionale Barco S.p.a. - Ricerca e cure ossidative - Pisa

10:50 -11:10 - Pausa caffè 11:10-11:50 - Trasmutazione biologica di isotopi stabili e radioattivi in sistemi biologici in crescita e le sue possibili applicazioni in medicina ed ecologia Prof. Vladimir Vysotskii Kiev National Shevchenko University, Kiev, Ukraine

11:50-12:30 - Impatto dell’inquinamento ambientale nello sviluppo delle patologie degenerative e approccio nutrizionale per la prevenzione e la terapia Prof. Francesco Squadrito Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università degli Studi di Messina

www.onb.it 102

Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Multimedica

Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2020

Farmacologo, head of medical and marketing communication – ODELFE

17:00 - Chiusura del convegno


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