.SULLA CURA DEJ.LE A-D&~lTl INGUfNALI SUl'PURAN_T I, ECC.
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correre in ultima _Istanza, quando non si poteva fare diversamente. Fortunatamente oggi l'acc_ordo degli autori sulla neçes· sità delle enucleazioni in fatto di adeniti in genere è pressochè cumpleto. Riguardo aUe adeniti inguinali molti credono ancora alla efficacia delle semplici incisioni, ma in yari scrittori è evid.ente la poco dimestichezza con la lesione e quasi discutono di forme fittizie che no-n corrispQndono al reale. Così il Broca nella sua traduzione francese del trattato di chirurgia clinica deii'.4Jbert oppone al consiglio dell'autore di estirpare le glandole, una volta invaso dalla suppurazione il connettivo periglandolare, fin dal principi.o per economizzare tempo e pericoli all' infetmo, oppone dico che nell'inguine come dappertutto vi sono due specie di adeniti: dei veri adeno-flemmoni e delle adeniti croniche, in massima tuber~~olari; riserbando solo a quest'ultime ia enucleazione.
L'enucleazione delle glandole dell'inguine è operazione facile e scevra pressochè da qualsiasi pericolo, perc.hè può iarsi tutta col dito e con l'aiuto di un cucchiaio di Yolkmann e dj una forbice curva chiusa che agiscono da Jev-a. L'ope· razione dev'esse-re eseguita largamente se non . si vuole avere il disappunto di vedere protuberare durante la cura in mezzo alle granulazioni qualche altro gaw~lio ed essere costretti a ripeterla. Incisa la cute ed asportati i primi gangli il dito enucieatore non senLe più resistenza e crede_ avere esaurito il ·com piro; si palpi allora dall'esterni)., Ja regione, sui confini del cavo praticato e verso 1a sua base, la sensazione di à~rezzà guidèrà ad ulteri{)re ricerca. Così facendo, nella gran maggioranza dei casi bisogna esren' 10