Storia e Politica. Annali della Fondazione Ugo La Malfa - xxxi, 2016
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Santi Fedele
La Sinistra non marxista e la Rivoluzione russa: anarchici e repubblicani
Le due principali, storiche componenti della Sinistra italiana non marxista, anarchici e repubblicani, condividono l’entusiasmo per la rivoluzione di Febbraio che ha rovesciato l’aborrita autocrazia zarista; accolgono con reazioni opposte la notizia della conquista bolscevica del potere, che per i primi segna l’avvio della fase “sociale” della rivoluzione, mentre per i secondi prelude alla pace separata della Russia con gli Imperi centrali; avviano una riflessione critica sull’esperienza del comunismo sovietico che proseguirà nei decenni successivi e che, soprattutto nel caso del movimento anarchico, ne influenzerà gli sviluppi politici. Se vi è una peculiarità nell’atteggiamento degli anarchici italiani di fronte alla rivoluzione russa, essa va fuor di dubbio ricercata nella straordinaria precocità con la quale, in virtù della loro spiccata sensibilità libertaria, percepirono e denunciarono senza esitazioni i pericoli d’involuzione autoritaria cui va soggetta una rivoluzione che si faccia Stato. Infatti se da un lato gli anarchici condivisero, al pari delle altre componenti del movimento operaio italiano ed europeo, lo spontaneo moto d’entusiasmo per l’evento grandioso prodottosi, in piena tormenta di guerra, nel Paese di Bakunin e Kropotkin, prima con il rovesciamento dell’autocrazia zarista e quindi con la conquista del potere da parte delle frazioni estreme del proletariato rivoluzionario, dall’altro prima e più di ogni altro manifestarono aperte riserve sull’indirizzo accentratore impresso dai bolscevichi alla rivoluzione e sulla loro gestione manifestamente autoritaria del potere. Eppure la notizia dello scoppio della rivoluzione di Febbraio aveva ingenerato tra i libertari italiani una corrente d’interesse e d’entusiasmo tale da spezzare le rigide catene dell’opprimente censura di guerra, per esprimersi in giornali improvvisati quale per l’appunto il numero unico “Eppur si muove!” che, a cura d’un non meglio specificato circolo operaio, appare a Torino nell’aprile 1917 con ambedue le pagine dell’unico foglio di cui si compone occupate dall’articolo senza firma – ma con certezza attribuibile a Luigi Fabbri – La Rivoluzione in Russia. «Finalmente», si leggeva in esso, un fascio di luce viva e sfolgorante ha rotto all’improvviso la fitta e buia nebbia di dolore e di sangue, di menzogna e di morte, che da ormai tre anni avvolge e uccide l’umanità. È la luce d’un sublime incendio, che fa tremare sui troni tutti i potenti e infonde il desiderio della rivolta in tutti gli oppressi; un fuoco di purificazione e di liberazione, che illumina le menti assetate di verità e riscalda i cuori anelanti giustizia. È la rivoluzione! La rivoluzione è scoppiata e ha trionfato in Russia. Ecco la