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Storia e Politica. Annali della Fondazione Ugo La Malfa - xxxi, 2016
Antonello Venturi
La lotta per l’immagine della rivoluzione: i socialisti-rivoluzionari russi in Italia tra il 1917 e la nascita del PCdI
In un’Italia che sempre più velocemente andava allontanandosi dal vecchio mondo liberale, a partire dal 1917 emersero con forza nuove fratture politiche legate alla lettura, alla definizione e alla rappresentazione della rivoluzione russa, ancora in pieno svolgimento ma fin dall’inizio in grado di fornire alla politica italiana idee nuove e nuovi linguaggi. Scopo di questo saggio è mostrare come, nella vera e propria lotta per l’immagine della rivoluzione che ne seguì, un ruolo particolare finì per spettare allora ai socialisti-rivoluzionari russi attivi in vario modo all’interno dello spazio politico italiano, interpreti capaci talvolta di farsi tramiti efficaci delle proprie culture e della nuova realtà russa, talvolta invece inadatti essi stessi a comprendere gli avvenimenti in corso, paradossalmente a causa delle loro esatte conoscenze dell’ormai superata realtà precedente. Il lessico della rivoluzione russa servì spesso a definire aspirazioni e timori del mondo politico italiano di quegli anni, anche se in alcuni momenti la diversità delle culture e dei linguaggi politici che vennero così a incontrarsi costituì un serio ostacolo alla comprensione di quelle esperienze, togliendo efficacia anche alle più realistiche rappresentazioni. Nel contrapporsi delle più diverse immagini della rivoluzione, nel pieno della lotta per la loro affermazione, per qualche anno i socialisti-rivoluzionari russi poterono così pensare di contribuire a dar forma alle nuove forze politiche che andavano emergendo in Italia, ma in genere ne furono largamente strumentalizzati. Si trattò in ogni modo d’un incontro complesso, in cui anche le loro immagini più chiare e più forti subirono una ricezione molto selettiva da parte di un mondo politico così particolare come quello italiano in cui si trovarono ad agire, segnato da categorie che di volta in volta condizionarono o deviarono il significato delle esperienze1.
Quel che si presenta qui è un punto d’osservazione particolare su una vicenda alla quale, in forme diverse e più generali, mi sono spesso avvicinato: cfr. Antonello Venturi, Rivoluzionari russi in Italia, 1917-1921, Feltrinelli, Milano 1979; Id., L’emigrazione socialista russa in Italia, 1917-1921, “Movimento operaio e socialista”, a. X, n. 3 1987, pp. 269-297; Id., L’emigrazione rivoluzionaria russa in Italia (1906-1921), ne I russi e l’Italia, a cura di Vittorio Strada, Banco Ambrosiano Veneto-Libri Scheiwiller, Milano 1995, pp. 85-89; Id., Russkie emigranty-revoljucionery v Italii (19061922) [Rivoluzionari russi emigrati in Italia (1906-1922)], in Russkie v Italii: kul’turnoe nasledie emigracii [Russi in Italia: l’eredità culturale dell’emigrazione], Russkij Put’, Moskva 2006, pp. 4452; Id., U mifologii v plenu. Russkaja emigracija v Italii i revoljucionnaja Rossija [In balia del mito. L’emigrazione russa in Italia e la Russia rivoluzionaria], “Rodina”, n. 4 2011, pp. 136-137. 1