STORIA E POLITICA

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Storia e Politica. Annali della Fondazione Ugo La Malfa - xxxi, 2016

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Luciano Pellicani

Gramsci e Mondolfo di fronte alla Rivoluzione bolscevica

La rivoluzione d’Ottobre irruppe sulla scena internazionale come una dichiarazione di guerra lanciata contro la civiltà liberale e tutte le sue istituzioni, dalla proprietà privata alla libertà individuale, dalla democrazia parlamentare alla laicità dello Stato. Mentre l’Europa sembrava impegnata ad autodistruggersi in un raccapricciante bagno di sangue, una élite di rivoluzionari di professione addestrati dalla ascetica scuola leninista proclamò alto e forte d’aver trovato il metodo per far passare dalla potenza all’atto l’Evento – il rovesciamento violento del capitalismo – profetato dai classici del “socialismo scientifico”. L’Utopia collettivista si era fatta Stato. Iniziava una nuova epoca della storia universale: «l’epoca della offensiva mondiale, l’epoca del trionfo della rivoluzione mondiale»1 che si sarebbe conclusa con la «liberazione di tutto il mondo proletario e di tutti i Paesi oppressi»2. L’annuncio era esaltante. Per generazioni e generazioni, i socialisti erano stati educati all’idea che la «dissoluzione della società capitalistica era ormai questione di tempo» e che la «creazione di una nuova forma di società», centrata sul piano unico di produzione e di distribuzione, «non era più solo qualcosa di desiderabile, ma era diventata inevitabile»3. Ed erano stati altresì educati a raffigurarsi la transizione dal capitalismo al socialismo come una «guerra civile prolungata»4, che si sarebbe immancabilmente conclusa col trionfo del proletariato mondiale. Tuttavia, colui che veniva considerato il massimo campione dell’ortodossia marxista – Karl Kautsky – aveva categoricamente escluso ogni forma di volontarismo, sviluppando il seguente ragionamento: Noi sappiamo che il nostro fine può essere raggiunto soltanto per il mezzo di una rivoluzione, ma sappiamo che è altrettanto poco in nostro potere questa rivoluzione, quanto è in potere dei nostri avversari di impedirla. Perciò noi non possiamo affatto provocare o preparare una rivoluzione. E poiché noi non possiamo fare la rivoluzione a nostro arbitrio, non possiamo dire alcunché a proposito di quanto, in quali circostanze e in quali forme la rivoluzione avrà luogo. Noi sappiamo che la lotta di classe fra la borghesia e il proletariato non terminerà fino a quando quest’ultimo non arriverà al pie-

Vladimir Il’ič Lenin, Quarto Congresso straordinario dei soviet, in Id., Opere complete. Vol. XXVII, Editori Riuniti, Roma 1967, p. 177. 2 Nikolaj Ivanovič Bucharin, Il programma dei comunisti, Tindalo, Roma 1970, p. 211. 3 Karl Kautsky, Il programma di Erfurt, Samonà e Savelli, Roma 1971, p. 123. 4 Karl Kautsky, La révolution sociale, Rivière, Paris 1912, p. 109. 1


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