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Notizie dall‘Alta Val d‘Isarco
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ZODERER,
Conobbi Zoderer di persona, un uomo straordinario, comprese le sue bizze caratteriali. La rilettura dei suoi libri dopo la sua dipartita altro non farà che esasperare la mancanza di un corteggiatore di parole quale egli era. La sera che iniziai a leggere Der Irrtum des Glücks, uscito nel 2019 per Haymon Verlag, mi recai nella solita locanda bolzanina. Il cameriere notò subito con cosa mi accompagnavo per cena. Leggi Zoderer? Sì, mi piace, poi lo conoscevo. Veniva spesso a mangiare qui. Era un VIP. A titolo speculativo gli chiedo cosa pensa del titolo. Io non lo leggerei mai. Mi fa pensare subito alla gente del Sudtirolo. Vuol dire “La felicità non esiste”, giusto? Der Irrtum des Glücks, tradotto letteralmente con L’inganno della feli-
NICOLA CAMILLO MENNA, docente di italiano lingua seconda, si firma nico menna per non confondere l’attività burocratica con il suo spirito creativo. A settembre 2020 ha pubblicato “Istantanee~Schnappschüsse”. Attualmente sta lavorando a una nuova raccolta e a un romanzo che non riesce a concludere. “Temo che rileggendolo dopo la sua pubblicazione, potrò scriverlo meglio di adesso.” Quando apprese la morte di Zoderer, stava andando a Vienna in treno. Ne fu così sconvolto che rovesciò il vassoio con il caffellatte e il bicchiere che08/22 aveva ordinato. 62di acqua Erker
“LA FELICITÀ CHE PUÒ DELUDERE” cità, evoca in maniera fine e sottile, il piano della delusione di Alexander nel non poter vivere l’intensità del sentimento cui è legato. Di seguito i temi riscontrati e i numeri delle pagine che rimandano alla versione originale del romanzo tra parentesi. Le frasi in corsivo invece rimandano alle parole testuali dell’autore. L’idealizzazione del sentimento amoroso associato alla rinascita primaverile (21). L’ossessiva ricerca di un’identità affettiva in cui l’anima e il cuore della donna amata completano l’appagamento del desiderio, non sempre e solo la carne (26). Un gioco, quello dell’amore, leggero e deludente (28). La percezione della Morte intesa più come invecchiamento-decadimento da ripudiare (33; 87-88) che come estinzione-liquidazione dell’esistenza umana secondo l’idea nichilistica di Thomas Bernhard. La fuga la mattina di Alexander dallo specchio per la restituzione dell’immagine dei muscoli aggrinziti che la sera prima al contrario rifletteva ancora tonici (98). Percezione della fine e desiderio di ricominciare a vivere come un bambino, iracondo e prepotente (36) oltre a inventarsi una nuova gioventù (33). Il fiume e il torrente che straripano associati al sentimento struggente; non un ruscello di montagna o una pozzanghera che sta per sparire sotto la forza del sole (37; 38). Il buio, il Vuoto e l’autoeliminazione (Selbstvernichtung) come consapevolezza di un’esistenza in declino fino al suo annullamento? L’incontro con la pioggia battente in armonia con la malinconia che le parole evocano (37). L’inseguimento dei ricordi che hanno
costellato la vita di Alexander (95) e la quiete che lenisce. La scissione tra presente e futuro (40) attraverso la rievocazione del passato (86), il motore della vitalità del protagonista. Il timore di non essere più desiderato, di non elargire più il classico odore testicolare (41). L’assurdità di dover invecchiare e la dolorosa accettazione che ne consegue ancorandosi alla pazzia, inventandosi una nuova gioventù e incontrando l’amore, il volto visibile della Morte (43). L’erba, il ciliegio, il melo come lenitivi del senso di colpa di un amore che si vorrebbe perfetto di cui però si veste di perfetta imperfezione (45-48). Il conforto delle illusioni perché il Vuoto esistenziale non possa strangolare (49; 54 e altre in seguito) e la Morte viva, inguaribile tristezza che asfissia. Il tradimento necessario perché il sentimento non vacilli (66-67). Man mano il sentimento per “la donna d’altri” infuria giustificando così la caduta di Alexander in amore, preda inguaribile e disperata. La gratitudine di esistere, l’amore come rinascita individuale (73) e il desiderio inappagato per una donna che si può possedere – non avere! – come si vorrebbe (81). La ripetizione come ancoraggio alla certezza e alla stabilità del sentimento: Alexander non chiude occhio se l’amata non si annuncia prima di coricarsi, pur consapevole della noia mortale che tale comportamento può arrecare se protratto nel tempo (62; 75); si arrabbia se lei si lascia desiderare o dichiara una serie di impedimenti prima di ogni incontro (84). L’identificazione dell’amore con la Heimat (intraducibile in italiano) in cui rifugiarsi e vivere protetti, un
bambino irascibile che chiede di essere amato, sentimenti affini alla metafora del nido in Pascoli (35-36; 87). La scissione tra l’amore inteso come eterna giovinezza e l’oggetto dell’amore riferito alla donna che non consente la realizzazione del sentimento in toto perché legata a un altro uomo. La consapevolezza di un amore infelice, l’unica condizione per entrambi di rimanere avvinghiati (95; 100). Un amore paragonabile al tronco d’albero descritto dal poeta greco Anacreonte, che la scure di Eros ha abbattuto affidandolo alle acque del torrente. Il movimento impetuoso e lo squilibrio del sentimento che lo guidano rompono il criterio della <via di mezzo> risalente all’etica aristotelica. Un amore che prelude a una felicità che non conosce né morte né malattia, eppur presenti (97). Un susseguirsi di momenti in cui si collocano la tristezza per la lontananza dei due amanti, le difficoltà per il legame in sé e le ripetute confessioni di non poter vivere regolarmente la presenza (fisica) dell’altro fino al tragico epilogo che vede protagonisti i due innamorati nello stesso giorno. La felicità che può deludere è una cornice poetica dell’amore redatto in prosa; un romanzo psicologico denso e complesso che si apre in forma dialogica per poi proseguire in una perpetua analisi introspettiva condotta dal protagonista. Un’opera marcatamente attuale sul malessere esistenziale di ognuno che si preferisce stipare nei sotterranei del nostro Io anziché elaborarlo puntualmente come ha fatto Zoderer dando sfogo vulcanico alla voce di Alexander. Inico menna