In missione
Un nemico invisibile è entrato in casa nostra... E
Camminando con fede 2/2020
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ravamo serene, attive, costruttive e orgogliose di poter servire il Signore nei nostri piccoli allievi. La salute ci permetteva di poter spendere tutte le nostre buone risorse per aiutare la loro crescita e formazione umana, spirituale e sociale. Purtroppo, di nascosto, è entrato nella nostra Comunità un morbo pericoloso, talvolta anche letale, che ha colpito seriamente Suor Joulia Azzi, e qualche altra consorella in maniera meno violenta, ma sempre pericolosa. La Madre Generale ne ha dato notizia a tutte le nostre Comunità, supplicandole di intensificare le loro preghiere al Signore per ottenere il suo potente aiuto. Tutte hanno collaborato, soprattutto con la preghiera, ma anche con la vicinanza fraterna e affettuosa, con telefonate per avere preziose informazioni al riguardo. Le consorelle di questa nostra comunità di Ventimiglia hanno sperimentato, con molta gioia, questo clima fraterno, premuroso, affettuoso, di cui ringraziamo il Signore e la Madonna, con sincera gratitudine. Non meno grate siamo a Madre Carla che ci è stata vicinissima con la preghiera, l’interessamento incessante e premuroso sull’andamento della dolorosa situazione. Abbiamo sperimentato
da Ventimiglia
quanto il dolore condiviso sia prezioso, meno amaro e, sicuramente, più prezioso agli occhi del Signore.
Questa è l’esperienza dolorosa di suor Joulia Azzi La mattina del 26 ottobre mi sono svegliata con uno strano malessere e con la febbre. Subito dico a me stessa: “Ci siamo”, perché il venerdì precedente una maestra della sezione Rossa era risultata positiva, e Suor Rita Gaggero, che lavora con lei, era in isolamento. Abbiamo pensato immediatamente alla chiusura di tutta la Scuola dell’Infanzia. Il giorno dopo ho fatto il tampone e dopo 28 ore sono risultata positiva. Ho cominciato l’isolamento in casa e la cura con antibiotico e cortisone. La febbre continuava ad essere alta anche dopo quattro giorni e il respiro era pesante e la tosse persistente. Il primo novembre tutte le consorelle hanno dovuto fare il tampone. La superiora, Suor Aurelia Salvadori, ha chiesto al dottore che era venuto per i tamponi, se mi visitava. Appena ha sentito i polmoni è uscito dalla camera e ha detto alla superiora che era necessario il rico-