Lezione
3 ECONOMIA E REGIONI L’Africa è il continente con lo sviluppo economico più basso del Pianeta. Le risorse sono abbondanti, ma l’economia è arretrata e troppo dipendente dalle multinazionali straniere. L’Africa centrale è la regione più povera, mentre a Nord e a Sud alcuni Paesi hanno raggiunto un discreto grado di sviluppo.
Un continente ricco di risorse
Una miniera di rame in Sudafrica.
L’Africa possiede molte risorse, soprattutto minerarie: minerali energetici come il petrolio, il gas naturale e il carbone, e minerali come l’oro, i diamanti, il rame, il cobalto. L’attività estrattiva è comunque monopolizzata dalle multinazionali straniere e quindi contribuisce solo in minima parte allo sviluppo del continente. Lo sfruttamento economico delle risorse africane è stato per lungo tempo monopolio di alcuni Stati europei (soprattutto Francia, Regno Unito, Germania), ma dall’inizio degli anni Duemila l’Europa ha lasciato il posto alla Cina. I cinesi hanno bisogno di risorse naturali (minerali, petrolio e gas naturale, prodotti agroalimentari), i Paesi africani di capitali da investire nelle infrastrutture (strade, aeroporti, porti, telecomunicazioni). La Cina è oggi il primo partner commerciale dell’Africa. Il settore dei servizi e quello industriale sono i meno sviluppati del mondo, a parte alcune eccezioni come il Sudafrica. In molti Paesi africani circa metà dei lavoratori è ancora occupato in agricoltura, praticata generalmente con tecniche arretrate, fatta eccezione per le piantagioni che producono per l’esportazione.
I problemi che frenano lo sviluppo
Piantagioni di tè in Uganda.
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Numerosi e complessi problemi frenano lo sviluppo del continente, coinvolgendo oltre un miliardo di africani: • corruzione delle classi dirigenti al governo; • guerre alimentate in parte da conflitti etnici e religiosi; • interessi delle multinazionali straniere; • mancanza di infrastrutture (scuole, ospedali, vie di comunicazione); • degrado ambientale e riscaldamento climatico (aumento della siccità e avanzamento del deserto); • diffusione di malattie come l’Aids e la malaria; • elevata disoccupazione, soprattutto giovanile.
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