S&A 134 Marzo-Aprile 2019

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segnaletica &sicurezza

A cura di Pasquale Cialdini(1)

OSSERVATORIO CDS PROSEGUE L’APPROFONDIMENTO SUI CONTENUTI DEL CODICE DELLA STRADA: IN QUESTO NUMERO VIENE COMMENTATO L’ART. 13 “NORME PER LA COSTRUZIONE E LA GESTIONE DELLE STRADE” CENNI STORICI Il primo richiamo storico è doverosamente rivolto alle strade costruite dagli antichi Romani. Le strade erano per i Romani in primo luogo un indispensabile strumento per penetrare nei territori nemici e per consolidare le conquiste, ma poi costituivano anche il mezzo necessario per la diffusione della civiltà e lo sviluppo dei commerci. In fase di progettazione delle strade, i tracciati e i criteri di costruzione erano subordinati alle necessità militari prima che a ragioni commerciali. Il tracciato stradale era, di norma, rettilineo, o con ampi raggi di curvatura, e congiungeva le grandi città, mentre i centri minori venivano collegati con strade secondarie: inoltre, la necessità di poter scorgere da lontano eventuali nemici e quindi di dover di-

2. Un tratto della Via Appia Antica a Roma

1. La sezione di una strada romana: sul fondo, dopo un primo strato di malta, si disponevano lo statumen (massicciata formata da grosse pietre di spessore variabile tra i 20 e i 60 cm), quindi si poneva un successivo strato di sabbia e ghiaia che veniva opportunamente costipato. Tale strato veniva denominato rudus o ruderatio (nella parte sottostante alla quota del terreno) e nucleus (nella parte che sporgeva oltre il livello del terreno). Sopra il nucleus venivano posizionati la summa crusta (con materiale molto fino) e l’agger (carreggiata) e i margines (marciapiedi laterali). L’agger poteva essere semplicemente realizzato mediante uno strato di ghiaia (glarea stratum) oppure lastricato con larghi locchi di pietra (silice stratum) incassati nel nucleus. La mezzeria della carreggiata era sempre sopraelevata rispetto ai bordi, per un corretto deflusso dell’acqua piovana che veniva incanalata in fossi di scolo posti lateralmente alle strade, attraverso fori praticati sui margines normalmente sopraelevati rispetto al piano viabile

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STRADE & AUTOSTRADE 2-2019

sporre di un ampio orizzonte, per la sicurezza dell’“iter agminis”, ha indotto i Romani a preferire, in pianura, un tracciato sopraelevato e, in territorio montagnoso, la costruzione in mezza costa piuttosto che nel fondo valle. Tutto ciò rispondeva anche alle esigenze di natura idraulica, in quanto tali tracciati consentivano il naturale scolo delle acque piovane. Era già noto, infatti, che il ristagno dell’acqua sulle strade costituisce grave impedimento per la conservazione del manto stradale, oltre che per il regolare deflusso dei veicoli. Pertanto le suddette necessità portavano a pendenze molto elevate (anche del 20%) che tuttavia non consentivano il transito di veicoli molto pesanti. La larghezza della sede stradale variava a seconda delle esigenze del traffico, rispettando, comunque i limiti minimi stabiliti dalle XII tavole. Veni-

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