Rischio clinico e sicurezza del paziente chirurgico
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ma scritta attraverso videoregistrazioni o, per la persona con disabilità, attraverso dispositivi che le consentano di comunicare. Il consenso informato, in qualunque forma espresso, è inserito nella cartella clinica e nel fascicolo sanitario elettronico”. Il paziente può rivedere le sue decisioni rifiutando, non iniziando, o rinunciando, interrompendo, tutti gli accertamenti diagnostici e i trattamenti sanitari, tra i quali la Legge include l’idratazione e la nutrizione artificiali. Nel caso di rinuncia o rifiuto di prestazioni sanitarie necessari alla sopravvivenza, il medico prospetta al paziente e, se questi acconsente, ai suoi familiari, le conseguenze di tale decisione e le possibili alternative e promuove ogni azione di sostegno al paziente medesimo. Fermo restando la possibilità per il paziente di modificare la propria volontà, l’accettazione, la revoca e il rifiuto devono essere annotati nella cartella clinica. La Legge ribadisce inoltre che: «Il medico è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente di rifiutare il trattamento sanitario o di rinunciare al medesimo e, in conseguenza di ciò, è esente da responsabilità civile o penale. Il paziente non può esigere trattamenti sanitari contrari a norme di legge, alla deontologia professionale o alle buone pratiche clinico-assistenziali; a fronte di tali richieste, il medico non ha obblighi professionali”. Nelle situazioni di emergenza o di urgenza: “il medico e i componenti dell’équipe sanitaria assicurano le cure necessarie, nel rispetto della volontà del paziente ove le sue condizioni cliniche e le circostanze consentano di recepirla”. La Legge sottolinea inoltre che: “il tempo della comunicazione tra medico e paziente costituisce tempo di cura” ed è quindi auspicabile che questo tempo venga considerato nell’organizzazione del lavoro, in modo che il paziente possa ricevere tutte le informazioni necessarie nel modo migliore possibile, affinchè la firma del paziente sul consenso informato venga apposta con la dovuta consapevolezza. In conclusione, il successo dei programmi e degli interventi per il miglioramento della sicurezza delle cure ai quali abbiamo accennato nel capitolo, dipende non solo dall’applicazione delle buone pratiche basate sull’evidenza, ma soprattutto dal cambiamento culturale e dall’implementazione delle strategie di gruppo e di comunicazione (20). La cultura della sicurezza è un insieme di convinzioni, valori e norme relative ai percorsi del paziente, condiviso da tutti i componenti dell’Organizzazione, dell’Unità Operativa o del team di lavoro. Nonostante il cambiamento richieda un percorso difficoltoso, può riuscire a influenzare i comportamenti, le abitudini, la percezione di se stessi e del proprio lavoro, favorendo le pratiche sicure e considerando prioritaria la sicurezza del paziente rispetto agli altri obiettivi.