Camminando_2_2022

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notiziario delle suore di santa marta

Notiziario delle suore di santa marta

Via V. Orsini, 15 00192 Roma

Quadrimestrale

Anno LXXXV

Editoriale

3 Una preziosa eredità la Redazione

Parola di Dio

4 Un Dio che gioca in compagnia degli uomini don Marcello Brunini

Attualità

7 Cantieri di Betania suor Maria Pia Mucciaccio

Ricordare e... vivere

9 Le Suore di Santa Marta: missionarie ieri come oggi

La Commissione Beato Tommaro Reggio

La parola a... Madre Lilian

10 Betania nel mondo

Spiritualità e carisma

11 E sono andate dietro a Gesù... dal Chile

14 Esperienza di Gratitudine suor Stelin e suor Nancy

16 Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino le Suore del Venticinquesimo

Frammenti di santità

20 Madre Celestina Erba

Percorsi di formazione

21 Nelle mani del vasaio suor Anita Bernasconi

23 Impressioni che scaturiscono dal cuore... dal Chile

In missione

25 Dove l’amore e l’innovazione educativa sono di casa da Querceto di Sesto Fiorentino

28 Miniolimpiadi all’Educandato di Roggiano da Roggiano

Redazione

suor Mariana, suor Alessandra, suor Stefania, suor Maria Pia, suor Alice

Suore di Santa Marta

Via Montenero, 4

22063 Vighizzolo di Cantù (CO)

Tel. 031.730159

camfede@istitutosantamarta.org

Stampa Olivares srl

Progetto grafico Bergamaschi Fabio

In missione

30 Addio... “isola dell’allegria” nel cuore della verdeggiante Valsolda suor Adriana Turavani

34 Con riconoscenza nuova sfida don Romeo

36 75 anni fa da Roma

37 A te, carissimo bimbo/a e a tutti gli Amici Nostri suor Flora e suor Adriana

38 Navi nuove pronte a salpare! Martina Podestà

40 Il divertente gioco di crescere insieme suor Stefania Benini

42 Consumarci nel fuoco, fiamma e azione suor Emilia Opazo

44 Festa di fine anno alla San Giuseppe Sorrisi, commozione, volo Matteo Salvatti

46 Uno spettacolo per la festa di Santa Marta da Trivandrum

48 Oggi diciamo grazie alle suore di Viareggio suor Anita Bernasconi

51 Addio alle Suore di Santa Marta don Marcello Brunini

54 Ci avete donato il cuore da Viareggio

55 Un saluto alle Suore... nostre sorelle e amiche da Viareggio

57 Chiavari 2022: Un’esperienza di fraternità la Comunità di Chiavari

59 Verso nuovi orizzonti la Comunità Educante di Velletri

Pagine aperte

62 Una vita dedicata al volontariato la Redazione

64 È tornato il tempo del canto

suor Renata Vivenzi

65 Riverdersi e stare insieme... ex alunne del Santa Gemma

67 Congedo di Sua Eminenza il Cardinale Angelo Sodano

Madre Lilian Doll Cortes

68 Profonda gratitudine al Card. Angelo Sodano

Madre Carla Maria Roggero

Con l’affetto della memoria

70 suor Rachele Bertolone; suor Lucrezia Bresciani

Una preziosa eredità

“Se tu mi addomestichi la mia vita sarà come illuminata… Tu hai i capelli color dell’oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato, il grano che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…”

E quando l’ora della partenza del piccolo principe fu vicina: “Ah!”, disse la volpe, “piangerò”. “La colpa è tua”, disse il piccolo principe, “io non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi e che diventassimo amici…”. “È vero”, disse la volpe. “Ma sapevi che avresti pianto!”, disse il piccolo principe. “Certo”, disse la volpe. “Ma allora che ci guadagni?” “Ci guadagno”, disse la volpe, “il colore del grano”…

È uno dei passi più belli e più commoventi del Piccolo Principe, la grande opera di Saint-Exupery letta da grandi e piccoli, che ben esprime il valore di relazioni autentiche.

Quando si creano legami di vicinanza affettiva e di amicizia vera, non ci sono realtà che possono spezzare questa comunione: né tempo né luoghi!

Sono legami che si vivono in famiglia, nei gruppi, tra persone accomunate da stesse esperienze, in parrocchia, a scuola, nei luoghi di lavoro… momenti segnati da cura, dedizione e attenzioni particolari, da appuntamenti e riunioni vissuti come incontro, come scambio nel dare e ricevere.

E così in questo intreccio di legami c’è chi ha imparato a credere nelle proprie capacità o nella vita, a crescere secondo i principi e i valori cristiani, a vivere nella gioia, a fare le cose con cura e con amore, ad aprirsi agli altri e ad

impegnarsi per loro, a saper vivere la gratuità e il dono, a fidarsi di Dio e a camminare sulle sue strade… tanto è il bene ricevuto attraverso parole e testimonianza di vita!

Ora l’estate, un tempo per distendersi e ritemprarsi, diventa pure un tempo di saluti, di trasferimenti, di passaggi… trasferimenti di suore verso nuove comunità, di insegnanti verso altre scuole, chiusura di strutture o di servizi apostolici/lavorativi prestati, dipartite verso il cielo di persone care…

Ma partire, lasciare, morire apre sempre la porta a nuovi dolori e a nuovi orizzonti.

È in questo scenario che si vivono le emozioni più contrastanti, che riaffiorano ricordi, gesti, parole e vissuti che riportano al cuore il passato con una tale vividezza che volti e legami diventano il presente.

In ogni legame c’è una grande eredità di valori, di insegnamenti che costituiscono quel bene prezioso che ci portiamo dentro ovunque saremo o andremo, quel tesoro che ci appartiene per sempre e il cui valore è conosciuto solo dalla persona che lo riassapora tra nostalgia, rimpianto, gioia o sofferenza…

Un patrimonio personale, dunque, che nessuno potrà rubarci!, anzi non è solo una preziosa eredità, ma un capitale da investire nell’oggi e nel domani proprio in forza di quelle belle e semplici relazioni costruite nel tempo e che sopravvivono oltre la dimensione temporale.

I ricordi ci sostengano e ci diano quella spinta giusta per non fermarci quando siamo stanchi, in difficoltà o ci sentiamo soli…

Sia il coraggio di saper guardare il campo di grano nella gratitudine di ciò che è stato!

2/2022 3 La Redazione Editoriale

Un Dio che gioca in compagnia degli uomini

La tradizione cristiana, seppure in un filone minoritario, ha sottolineato la dimensione positiva del gioco e della danza, anche se in generale la Chiesa si è opposta al gioco, alla danza.

Un teologo tedesco, già nel 1948, aveva scritto un saggio dal titolo significativo, Homo ludens, L’uomo che gioca, riproponendo riflessioni antiche che non si sono soffermate a descrivere soltanto l’homo ludens, ma un Dio capace di giocare e una Chiesa avvolta nella danza.

Mi pare degno di interesse riproporre qualche aspetto di una polis-ludens, “città giocosa”, che ritrova nel gioco una gioiosa libertà, tale da rendere i suoi abitanti e coloro che in tanti accorrono a vivere quell’evento “homines ludentes”, uomini e donne giocose.

La riflessione che permette di inquadrare la dimensione giocosa della città riflette la vostra missione educativa verso i ragazzi e i giovani, che vanno aiutati a rendere il gioco un momento significativo della loro esistenza. Per la Bibbia, il primo a giocare è Dio stesso. Il libro sacro non ha imbarazzo a personificare la Sapienza divina raffigurandola come una “fanciulla” che danza, divertendosi nel cooperare a creare il mondo. Il libro dei Proverbi (8,27-31) mette in bocca alla Sapienza divina queste parole:

Quando Dio creava i cieli, io ero là; quando tracciava l’orizzonte della superficie dell’oceano.

Quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell’abisso, quando stabiliva al mare i suoi limiti, così che le acque non ne oltrepassassero i confini, quando fissava le fondamenta della terra io gli ero accanto come fanciulla io lo allietavo ogni giorno (ero la sua estasi), giocando alla sua presenza tutto il tempo, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo.

La Sapienza è figlia prediletta di Dio. Questa “fanciulla” gioca davanti a lui, come una bambina spensierata.

La Sapienza sta davanti a Dio, ma il giocodanza che preferisce è sulla terra e in compagnia degli uomini. Così la Sapienza che aveva cominciato giocando davanti a Dio e stando con lui, termina il suo percorso in compagnia degli uomini e divertendosi con loro. È il preludio di quello che i cristiani riconoscono nell’incarnazione del Figlio di Dio. Un antico autore si esprime così: “in virtù della sua origine dal Padre, il Figlio è addirittura definito “bambino”, poiché in rugiadosa freschezza e bello come un fiore che nella sua eterna gio-

Parola di Dio Camminando con fede 2/2022 4

vinezza, gioca in ogni tempo davanti al Padre”. Colui, allora, che accetta di giocare con la Sapienza-Verbo di Dio sarà trasfigurato ad immagine del Deus-ludens e diverrà homo-ludens, uomo “giocoso”, donna “giocosa”, saggio, prudente. Al contrario colui che ne prende distanza diverrà “stolto”, si divertirà unicamente a “ordire inganni”.

Dopo Dio, il secondo a giocare è l’uomo (l’Adam) – termine che trattiene sia il maschio che la femmina.

Questi è creato a immagine del Dio che gioca, come homo ludens. Se egli fosse solo ludens rimarrebbe una sorta di giocatore d’azzardo chiuso nella sua superficialità. Se fosse unicamente homo sarebbe un disperato avvolto nella sua depressione. L’uomo autentico è homo ludens, colui che, da fine umorista serio e sereno, sa “sorridere” anche tra le lacrime, convinto che l’esistenza umana è lieta e tragica insieme: lieta perché sempre raccolta in Dio, tragica perché pericolosamente libera.

In definitiva l’homo-ludens vive “in tensione” tra semplicità e dignità. Sa giocare e usare le “cose” quotidiane senza disprezzarle sentendosi libero da esse, perché non devono essere prese troppo sul serio. L’homo ludens è consapevole che gioco e serietà, sorriso e

pazienza, in definitiva non sono altro che fratello e sorella.

Insieme a Dio e all’uomo anche la Chiesa e la città sono chiamate a giocare, invitate ad essere comunità ludiche, comunità giocose. Le creature umane per fare festa si radunano in comunità. Il dolore può bastare a se stesso, ma per apprezzare a fondo la gioia è necessario condividerla.

La Bibbia invita a trasfigurare l’umana esperienza. La città di Gerusalemme pacificata sperimenta una sorta di “infantilità redenta”. Lo annuncia il profeta Zaccaria (8,4-5): “Vecchi e vecchie siederanno nelle piazze di Gerusalemme, ognuno con il bastone in mano per la loro longevità. Le piazze delle città saranno piene di ragazzi e ragazze che giocheranno sulle sue piazze”.

La comunità cristiana realizza la profezia di Zaccaria nella liturgia, vissuta come ”gioco divino”, nell’annuncio gioioso del vangelo di Gesù, nello stare insieme come “comunità gioiosa e giocosa”.

La città la esprime quando gode di sicurezza e profonda pace. Allora ragazzi, giovani, adul-

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Parola di Dio

ti, anziani, liberi da “doveri”, possono festeggiare nella gioia con il gioco e la danza. Città e Chiesa sono invitate a sperimentare la serietà del gioco, sapendo – come avverte il Vangelo – che “se non diventiamo come bambini non possiamo entrare nel regno dei cieli”. In principio, dunque, era il gioco. Ma anche alla fine, quando – come nei dipinti del Beato Angelico – gli uomini intrecceranno le loro danze nei verdi pascoli del cielo, sarà il gioco, un’esplosione di festa, gaudio senza limiti, premio di vita eterna.

L’uomo-ludens è colui che attende di entrare nella danza celeste; attende di partecipare al gioco con la Sapienza divina.

Antichi testi cristiani si soffermano a descrivere la danza del Verbo incarnato. Nel Cantico dei Cantici troviamo scritto (2,8-9): “Un rumore…

Il mio amato! Eccolo viene superando d’un balzo monti e colline. Il mio amato è simile alla gazzella o al giovane cervo”. Ippolito Romano (II-III secolo) commenta: “Che immensi misteri! Che significa questo balzare? Il Verbo eterno è balzato dal cielo fino nel grembo della Vergine. Dal grembo della Madre è balzato sulla croce. Dalla croce è sceso fino negli inferi e, di là, nella carne dell’umanità, sulla terra… nuovissima risurrezione! Dalla terra è balzato nel cielo, dove siede alla destra del Padre. E di nuovo balzerà sulla terra in tutta la sua magnificenza per la redenzione finale”. Questa interpretazione, però, non è che la spiritualizzazione della danza.

Va notato che, in quasi tutti i secoli in numerose Chiese, vescovi, preti e fedeli allestivano nella liturgia delle “danze sacre”. Alcune testimonianze risalenti al XIII secolo ricordano come, vicino al Natale, vescovi e arcivescovi con i loro preti e fedeli organizzavano

nel chiostro o nella sede vescovile oppure nel coro della cattedrale, un gioco con la palla o delle danze o dei canti. Questo evento veniva chiamato “libertà decembrina” perché ricordava una usanza pagana in cui, in un giorno di dicembre, gli schiavi, i pastori e le serve avevano una certa libertà anche nei confronti dei loro padroni.

Eventi simili accadevano pure nel pomeriggio del giorno di Pasqua. Un rituale della cattedrale di Besançon del 1582 dispone che dopo le tre del pomeriggio le danze abbiano luogo nel chiostro, ma se il tempo è piovoso, al centro della navata. Si canteranno alcuni inni secondo l’ordine processionale. Alla fine della danza, nella sala del capitolo, verrà offerto un sorso di vino bianco e rosso.

La festa – il gioco, anche se può apparire azzardato, si inserisce in questo alveo e, se vissuto tra sorriso e pazienza, può aiutarci a passare dall’homo-faber, che dalle cose cerca sempre un vantaggio per sé, all’homo-ludens che vive con più libertà imparando dal gioco non l’interesse, ma la fraternità, la gratuità. Il gioco autentico – quando non è vissuto come un anestetico o addirittura come un oppio – è contestazione delle ingiustizie esistenti e prefigurazione di rapporti nuovi; attraverso di esso si riconosce che le cose non devono essere come sono, ma si anticipa e si sperimenta un avvenire diverso, un nuovo stile di vita.

Come sottolinea il profeta Isaia (52,7): “Come sono belli i piedi danzanti delle donne che annunciano la pace”. Concludiamo con l’affermazione di Hermann Hesse nel suo libro

Il pellegrinaggio in Oriente: “La vita, se bella e felice, è proprio un gioco. Naturalmente possiamo anche farne tutt’altra cosa: un obbligo, una guerra, un carcere, ma non la faremo per questo più bella”.

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“se non diventiamo come bambini non possiamo entrare nel regno dei cieli”

Cantieri di Betania

Il Cammino sinodale, avviato un anno fa, procede passo dopo passo pur tra difficoltà, preoccupazioni e sfide, senza retrocedere; alla pandemia si sono aggiunti altri problemi e incertezze legati alla guerra, alle risorse energetiche, ai cambiamenti climatici…

Per proseguire il cammino sinodale in questo secondo anno la Conferenza Episcopale Italiana, attraverso la pubblicazione del testo “I Cantieri di Betania”, offre indicazioni e prospettive per sostenere il popolo di Dio e per raggiungere chi è seduto ai bordi della strada fermo a guardare il passo degli altri.

Consegnato all’inizio dell’estate il testo costituisce un’opportunità per riappropriarsi della propria identità e missione: annunciare il Signore Gesù, aprirsi alla grazia che Lui offre e alla speranza che sostiene e incoraggia a non fermarsi.

La pubblicazione nelle sue linee riporta all’attenzione dei credenti anche la ricorrenza del sessantesimo anno di apertura del Concilio Vaticano II, un evento che ha segnato fortemente la Chiesa e i cui frutti si raccolgono nel tempo. Le parole di San Giovanni XXIII, pronunciate all’inizio del Concilio, sono di grande attualità ancora oggi e ci portano al cuore della sinodalità: diventare profeti di speranza, “non di sventura, che annunziano sempre il peggio, quasi incombesse la fine del mondo”. Dobbiamo essere prudenti ed obiettivi per non allinearci a coloro che “vanno dicendo che i nostri tempi, se si confrontano con i secoli passati,

risultano del tutto peggiori; e arrivano fino al punto di comportarsi come se non avessero nulla da imparare dalla storia, che è maestra di vita”.

Il primo anno del Cammino sinodale ha rappresentato per molti un’esperienza discepolare di “strada” percorsa con Gesù, un tracciato su cui si sono create preziose sinergie tra le differenti vocazioni e componenti del popolo di Dio (laici, consacrati, vescovi, presbiteri, diaconi, ecc.) e tra le diverse condizioni di vita e di età.

L’ascolto della Parola di Dio e delle varie esperienze di vita e di fede intrecciate alle risonanze interiori dei discepoli in cammino hanno creato un clima di discernimento comunitario che porta a superare logiche di contrapposizione e di tornaconto per abbracciare la ricerca di una vera sintonia e comunione dentro cui può davvero risuonare la voce dello Spirito. La sintesi del primo anno di Cammino ha permesso così di focalizzare meglio l’ascolto del secondo anno lungo alcuni assi o cantieri si-

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Attualità nodali, da adattare liberamente a ciascuna realtà territoriale.

Le priorità individuate per il secondo anno del cammino sinodale, dunque, ruotano sempre attorno ad un ascolto… “orientato” a raccogliere narrazioni utili per proseguire il cammino, un ascolto che si fa riflessione, un ascolto proprio di chi cammina insieme, non da solo!

Bella e incisiva l’immagine del cantiere che riesce a trasmettere molto bene l’idea e la necessità di un lavoro che dura nel tempo, che non si limita ad organizzare semplicemente degli eventi, ma che punta sulla costruzione di percorsi di ascolto e di esperienze di sinodalità vissuta, che a loro volta possono costituire il punto di partenza per nuovi itinerari da percorrere secondo il cuore di Cristo.

È dall’ascolto della Parola che nasce l’esperienza di un incontro che lungo il cammino può cambiare la vita, che può far ardere il cuore di gioia per questa relazione di amicizia con Gesù nata o ritrovata! È l’amicizia che aleggia a Betania, nella casa di Marta, Maria e Lazzaro e per questo la casa di Betania (Lc 10,38-42) diventa l’icona per il secondo anno sinodale. Ed è proprio a partire dall’icona di Betania che scaturiscono i tre cantieri proposti.

Se accoglienza, ospitalità, servizio, ascolto, amicizia, relazioni, accompagnamento, prossimità, condivisione… sono gli atteggiamenti continuamente richiamati e ridisegnati per il sogno di una Chiesa aperta a tutti come la “casa di Betania”, nelle betanie della nostra Congregazione queste parole dovrebbero sempre prendere forma in gesti e atteggiamenti concreti quasi ad essere le esperte, per allenamento costante, di queste virtù racchiuse nel carisma delle Suore di Santa Marta.

Il documento della CEI consegnato alle Chiese locali propone:

• il cantiere della strada e del villaggio, per prestare ascolto ai diversi “mondi” in cui i

cristiani vivono e lavorano, dove “camminano insieme” a tutti coloro che formano la società, curando l’ascolto di alcuni ambiti caratterizzati da disagio, abbandono, disabilità, emarginazione, sfruttamento, esclusione o discriminazione; gli ambienti della cultura (scuola, università e ricerca), delle religioni e delle fedi, delle arti e dello sport, dell’impegno politico, sociale ed economico, in tutti quegli spazi in cui la Chiesa vive e opera, attraverso l’azione personale e organizzata di tanti cristiani.

• il cantiere dell’ospitalità e della casa. Il cammino richiede ogni tanto una sosta, desidera una casa, reclama dei volti. Marta e Maria, amiche di Gesù, gli aprono la porta della loro dimora. Le comunità cristiane attraggono quando sono ospitali, quando si configurano come “case di Betania. Il cantiere dell’ospitalità e della casa dovrà approfondire l’effettiva qualità delle relazioni comunitarie e la tensione dinamica tra una ricca esperienza di fraternità e una spinta alla missione che la conduce fuori.

• il cantiere delle diaconie e della formazione spirituale focalizza l’ambito dei servizi e ministeri ecclesiali, che porta a distinguere la diaconia cristiana dall’impegno professionale e umanitario.

Le numerose attività legate spesso alla burocrazia talvolta portano a far trascurare un ascolto attento e le relazioni.

Le varie vocazioni, i ministeri e i servizi ecclesiali si intrecciano per un impegno e una dedizione incondizionati. Marta e Maria diventano, perciò, figure centrali per richiamare il tema della corresponsabilità femminile all’interno della comunità cristiana.

Una miniera di spunti offre il documento, tutti utili per la costruzione di cantieri in forma laboratoriale ed esperienziale e per fornire strumenti e diversi linguaggi con cui proporre cammini significativi.

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Le Suore di Santa Marta: missionarie ieri come oggi

L’intelligente presa di coscienza dei segni dei tempi, Tommaso Reggio cercò di infonderla anche nelle Suore di Santa Marta. Per la giovane Famiglia Religiosa non si poteva certo pensare a un salto che portasse lontano ma, già con la iniziale formazione, invitò le “sue Marte”, come amava chiamarle, ad andare ovunque fossero richieste: dall’umile ma necessario servizio ai ministri di Dio, a quello presso i malati, a far da madri ai bambini orfani, ad annunciare il Vangelo ai giovani attraverso la catechesi, ad istruire le fanciulle nelle scuole anche in “terre lontane”, come poteva essere Chiavari rispetto a Ventimiglia. Scriveva infatti: “Voleranno in aiuto dell’indigenza con tutto il loro potere e secondo lo spirito della regola” (Cfr. Regole 1900).

Il loro operare doveva essere come quello del Padre: “Vi attenderanno finché bastino loro le forze con sollecitudine, con santa allegrezza e schietto amor di Dio, al quale solo intenderanno servire e piacere lavorando” (Cfr. Regole 1885).

“I poveri li serviranno con rispetto, riguardando in essi la persona di Gesù Cristo:

• con cordialità;

• con verità e pazienza;

• con compassione, entrando a far parte delle loro miserie;

• con prudente impegno, preferendo generosamente questo servizio anche agli esercizi di pietà prescritti dalle Regole, quando questi concorrano, in modo inevitabile, con il servizio urgente dei poveri;

• con disinteresse, nulla ricevendo da essi sotto qualsiasi pretesto, né cercando farsi da loro lodare e stimare personalmente.” (Cfr. Regole 1900).

Le nostre prime Suore non solo vissero concretamente ciò che il Padre Fondatore aveva loro suggerito ma si impegnavano anche a raccogliere aiuti per le “missioni” e soprattutto si resero conto che, la preghiera per i missionari, era un modo privilegiato di collaborazione.

La missionarietà, per Monsignor Reggio, ha le sue radici nel cuore: per lui Genova restava il luogo in cui continuare a evangelizzare secondo il suo stile.

Genova allora aveva le sue gravi esasperazioni sociali, il grido dei suoi poveri arrivava da mille mondi e l’Arcivescovo non solo “ascoltava”, ma provvedeva a soccorrere.

Le sue Suore, guardando il loro Padre, impararono che ogni luogo, anche piccolo e angusto, può essere terra di missione in cui vivere davvero il progetto di Dio.

vuole essere una “piccola finestra” che si aprirà in ogni numero di questo notiziario e da cui si potrà “guardare” sia la vita e la spiritualità del Beato Tommaso Reggio che i cammini iniziali della Famiglia Religiosa.

La commissione del Beato Tommaso Reggio

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“Ricordare e… vivere”

Betania nel mondo

In questo tempo di vacanze, un tempo di riposo fisico e di ristoro spirituale, c’è una casa, quella di Betania, dove l’aria che si respira rafforza le relazioni nel segno della gratuità e dell’amicizia.

Ed è proprio in estate che trova collocazione la festa di Santa Marta che, ormai dallo scorso anno, è la festa di tutti e tre i fratelli (Marta, Maria e Lazzaro). Una festa che richiama lo spirito di distensione, di libertà e di amicizia per rinsaldare dinamiche relazionali serene e autentiche. Sono le “Betanie” presenti anche oggi e che vorremmo si moltiplicassero a dismisura. Penso in particolare ad ogni Suora di Santa Marta che fa parte di una BETANIA del mondo.

In essa c’è Marta la donna che ospita, accoglie e si affanna per servire con amore l’Ospite, Maria la donna che “ai piedi” del Maestro ascolta la Sua Parola e Lazzaro colui che obbedisce al comando di Gesù passando dalla morte alla vita. Tre atteggiamenti da imitare senza tradire il DNA di Suore di Santa Marta. Un giorno caro a tutte le Consorelle, per le quali imploro protezione e benedizioni dalla nostra Santa Protettrice Marta perché ci aiuti a diventare “sollecite” nel creare, dove siamo, questo clima di casa.

Credo sia questo il modo più bello per realizzare il “sogno” del nostro Padre Fondatore, il Beato Tommaso Reggio, essere là dove siamo, pronte ad accogliere e ad amare per

far crescere “ciò che è necessario” ad ogni vita!

E tuttavia è un giorno caro anche a tutte quelle persone che si sforzano di praticare l’ospitalità e l’accoglienza secondo la fratellanza sollecitata molto da Papa Francesco: verso i fratelli migranti, verso chi fugge da luoghi di guerra, verso chi è segnato da lutti, malattia o sofferenza di altro genere… verso ogni fratello fragile ed indifeso che bussa alla porta delle nostre betanie.

In questo tempo estivo in cui sperimentiamo di ospitare o essere ospitati, l’avvertimento di Papa Francesco ci fa da guida:

“L’ospite non va semplicemente servito, nutrito, accudito in ogni maniera. Occorre soprattutto che sia ascoltato (…) va accolto come persona, con la sua storia, il suo cuore ricco di sentimenti e di pensieri, così che possa sentirsi veramente in famiglia”.

Che lo spirito di Betania sia lo spirito di ogni nostra famiglia in ogni incontro con l’altro.

La parola a...
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Madre Lilian

Spiritualità e carisma

E sono andate dietro a Gesù...

Parlare del processo for mativo, da quando sia mo entrate nella famiglia re ligiosa fino ad ora, significa per noi vedere la mano per manente di Dio nel nostro cammino di donazione, vedere nella nostra storia come Egli ci ha trasforma to e ci chiama a risponde re ogni giorno, mettendo nelle sue mani, per mezzo della preghiera, le nostre preoccupazioni, i nostri dubbi, le nostre gioie, pau re, incertezze, i nostri de sideri; e come ci invita a nutrirci ogni giorno della sua Parola.

Mi chiamo Daniela Cifuentes e il 16 luglio 2022, solennità della Madonna del Carmelo, ho iniziato il mio anno di noviziato canonico. Da quando sono entrata nella Famiglia Religiosa fino ad ora è stato un cammino pieno della presenza del Signore nella quale ho scoperto, nella mia storia e nella chiamata che mi ha fatto, la sua mano misericordiosa e di amore infinito. È Lui che mi ha scelto con tutto ciò che sono, e mi chiede che ogni giorno mi metta nelle sue mani affinché trasformi il mio cuore e le mie debolezze in grazie. La Congregazione è diventata la mia famiglia e mi sono sempre sentita fortunata di tutto ciò che mi ha donato per avere una buona formazione: offre spazi preziosi perché possiamo vivere un costante incontro con il Signore, momenti di preghiera personale e comunitaria, che nutrono sempre la nostra vita, e persone incaricate della formazione, come lo è la Madre Maestra. Quando decisi di fare la mia richiesta per iniziare il noviziato, il mio cuore mi fece sentire che ero sulla strada giusta, che il Signore mi chiamava in questa famiglia religiosa dove volevo consegnare la mia vita al servizio dei fratelli.

È per questo che sono con il cuore aperto a ciò che Egli mi mostra per compiere sempre la sua santa volontà; nonostante i momenti di difficoltà, di dubbi e paure, sono fiduciosa che il Signore mi accompagnerà sempre, non sarò mai sola, perché così l’ho

dal Chile

Spiritualità e carisma

Per me, il cammino di formazione, che durante questi due anni e quattro mesi ho fatto, presa dalla mano del Signore e accompagnata dalle mie sorelle e, specialmente dalle mie formatrici, è stato di intensa crescita personale e spirituale. Credo che il Signore mi abbia invitato a fare una profonda rilettura della mia storia personale, per vedere i segni del suo infinito amore e misericordia in ogni evento della mia vita. A volte non è stato facile avanzare su quella strada, ma ha sempre messo le luci su quello che era, è e rimarrà la SUA PRESENZA nella mia vita. Lasciare che Dio entri ed abiti in noi è un lavoro continuo, soprattutto quando le situazioni della vita diventano difficili, complesse e confuse. Desidero camminare per donarmi nel quotidiano con uno spirito di libertà e di dedizione tra le mie sorelle, che con il loro esempio mi invitano ad una continua formazione, poiché sempre coloro che ci circondano hanno tanto da darci.

Un processo formativo non è facile, richiede cambiamenti che sono sempre per un bene maggiore, perché il Signore dispone tutte le cose per la nostra crescita. Mettere tutto questo in preghiera e rasserenare il cuore che in tanti momenti si ribella non è sempre semplice e, anche se mettiamo tutto nelle sue mani, non cessiamo di soffrire. In questo ci può aiutare l’interrogarci “per Chi sono qui” e “che cosa Lui desidera da me”. Nonostante le difficoltà del cammino, ho sentito che Dio mi chiama a rispondere in modo più profondo, a rinnovare il mio sì di ogni giorno, a consacrarmi a Lui in questa Famiglia Religiosa. Oggi sono felice di condividere la mia vita tra le mie sorelle come novizia delle Suore di Santa Marta. Il mio inizio di noviziato si è svolto con una cerimonia semplice e bella, accompagnata da coloro che erano presenti e da coloro che ci seguivano attraverso la preghiera. Sento solo gratitudine nel mio cuore per tutto il bene che il Signore mi ha fatto.

Ringraziamo Dio per averci permesso di far parte della nostra bella Famiglia Religiosa e vogliamo continuare a lasciarci formare per diventare quelle religiose che voleva il nostro

Padre Fondatore, il beato Tommaso Reggio, ed essere per coloro che busseranno alle nostre porte “vere Betanie”.

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Spiritualità e carisma

Esperienza di Gratitudine

Il 4 giugno 2022 per noi è stato un giorno meraviglioso, perchè abbiamo potuto godere della gioia della nostra Consacrazione al Signore Gesù.

La celebrazione dell’Eucaristia è stata presieduta dall’Arcivescovo di Trivandrum, Rev.do Fr. Thomas J. Netto, che ha celebrato insieme a tanti sacerdoti e alla presenza di tante consorelle, familiari e persone a noi care.

È stata una giornata speciale per ricordare le tante benedizioni che Dio ha riversato nella nostra vita da quando siamo entrate nella Congregazione fino ad oggi.

Ricordiamo con gratitudine tante persone che ci hanno sostenuto nella nostra crescita con amore e cura nelle varie fasi della vita consacrata. Quei momenti hanno acceso in noi il desiderio di accogliere lo Sposo Divino nel corpo e nell’anima, momenti che la nostra mente ricorda come un’esperienza soprannaturale, indescrivibile con le parole.

Al mattino del giorno della nostra Professione Religiosa il Signore ci ha benedetto mandando la pioggia come benedizione. I numerosi sacerdoti, che hanno concelebrato, ci hanno comunicato la gioia della presenza di Dio.

Crediamo che la preghiera, che essi hanno innalzato per noi, ci aiuterà a rimanere come lampade accese per Dio e che le preghiere di tante persone presenti diventeranno una gra-

zia speciale per noi. Per questo abbiamo scelto anche come Parola di Dio un testo biblico che ci potesse ricordare la ricchezza della grazia divina: “La grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù” (1 Tm 1,14).

Questa Parola di Dio ci insegna che, se la grazia di Dio ha sovrabbondato nei nostri cuori, è solo per amore e fiducia che Lui ha nei nostri confronti.

Sappiamo che la consacrazione è un riflesso della presenza di Dio, perciò noi come persone consacrate dobbiamo diventare nella comunità testimoni del suo amore.

Siamo consapevoli che se siamo state scelte dobbiamo diventare esempio di imitazione di Cristo per molti.

La vita è un insieme di gioia e di dolori, non esiste vita cristiana senza sofferenza, che va accettata con fortezza e serenità, perchè aiuta a tirar fuori le tante potenzialità che ciascuno ha dentro di sè.

Chiediamo l’intercessione di Santa Marta e del Beato Tommaso Reggio per accogliere ogni giorno lo Spirito Santo che è contrario alla mondanità spirituale e speriamo che le benedizioni e le preghiere delle nostre carissime consorelle ci accompagnino sempre e non solo in questa meravigliosa giornata.

Grazie!

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di suor Stelin e suor Nancy India
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Spiritualità e carisma

Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino

le Suore del Venticinquesimo

Il versetto del salmo 119 “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino” ci ha accompagnato in questo tempo di preparazione al nostro 25° di Professione Religiosa.

Giorni di grande grazia che ci hanno riempito il cuore di tanta gioia e riconoscenza verso la nostra Congregazione.

Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino

Le guide umane e spirituali che hanno accompagnato i nostri cammini sono state favolose! È difficile descrivere tutto il bene che abbiamo ricevuto, comunque vogliamo condividere con tutti voi alcuni momenti più incisivi, e nello stesso tempo desideriamo fissare nei nostri cuori alcuni consigli per la vita che ci hanno lasciato in eredità per poter vivere meglio la nostra vita quotidiana.

Con Don Adriano Castagna, abbiamo messo a confronto due viaggi verso Gerusalemme: quello di Gesù e quello di San Paolo, due viaggi e due offerte di vita. Attraverso il dono dell’Eucaristia, Gesù ci dona sempre la grazia di perpetuare nella nostra vita ciò che Lui ha fatto consegnando la Sua vita per la salvezza nostra e degli altri. Il don ci ha raccomandato di coltivare abitudini sane anche nel vivere le celebrazioni eucaristiche, affinché non diventino dei riti esteriori, ma parte di noi e che esse possano trasformarci dentro!

Dall’incontro con il Prof. Mastromarino abbiamo capito che se non costruiamo la nostra umanità non possiamo costruire neppure quella spirituale. Dopo avere ascoltato le nostre esperienze sulla vita comunitaria, ci ha consigliato di tentare di chiarire le relazioni e di avere sempre delle persone di riferimento che ci possono aiutare nel cammino.

Con la Prof.ssa Costacurta abbiamo ripercorso alcune chiamate di Dio: Abramo, Geremia, Giacobbe e Pietro, scoprendo che dietro ad ogni chiamata c’è un dono di Dio che è il Suo perdono. Dio chiama dalle situazioni difficili come quelle vissute dai personaggi sopra citati (fallimenti, deportazioni, imbrogli o tradimenti).

Anche nella società in cui viviamo siamo chiamate a trovare il senso della vita e sperare nella salvezza anche quando questa ci sembra impossibile.

Madre Carla, attraverso la figura del profeta Abacuc (significa l’abbraccio di Dio), ci ha parlato del profeta che solo dopo aver sperimentato periodi di angoscia e di lontananza da Dio, si sente abbracciato dal Signore. Questa esperienza del profeta dovremmo sempre tenerla presente per essere aiutati nelle difficoltà che viviamo a passare dalla consueta domanda del “perché” al ri-trovare

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Spiritualità e carisma

il vero senso di ciò che avviene nella vita quotidiana.

Dall’incontro con Madre Antonia abbiamo conosciuto da vicino il servo di Cana, colui che ha attinto l’acqua dal pozzo per far sì che Gesù potesse trasformarla in vino buono. Nelle mani di Dio anche le nostre azioni di routine quotidiana si possono trasformare in azioni di grazia.

Nell’incontro con Madre Lilian siamo state aiutate a ripercorrere il nostro cammino di crescita nel tempo e la nostra storia personale. La nostra crescita in una continuità di passato, presente e futuro. Ci ha ricordato che il passato è la matrice del presente, quindi ciascuna deve rileggere la propria vita sottolineando il bene ricevuto, ma riconoscendo anche il male come parte del cammino percorso. Accogliere con fede il presente del nostro vivere quotidiano senza idealizzarlo e aprirsi al futuro con speranza. Ci ha richiamato all’attenzione che il nostro cammino passa attraverso l’accettazione della nostra povertà, che solo se si è in pace con se stessi e con gli altri si può ricevere il dono dell’autentica povertà di spirito che ci farà sentire che tutto sta nelle mani di Dio. L’uomo, infatti, vale nella misura in cui è amato da Dio e da Lui perdonato.

Oltre a questi incontri che portiamo via come tesoro per la vita futura, abbiamo avuto anche la possibilità di visitare diversi luoghi, considerati come culla della fede, del cristianesimo e per questo fondamentali anche per riconfermare la nostra fede. Abbiamo visitato gli scavi di San Pietro, le quattro Basiliche Maggiori di Roma, la Scala Santa, la Chiesa di Santa Prassede e quella di Santa Pudenziana, l’Abbazia di Casamari… luoghi visitati sempre con guida che ci ha fatto assaporare meglio la bellezza e la ricchezza dei luoghi visitati e così rinforzare ulteriormente la nostra fede.

Abbiamo, inoltre, vissuto momenti di accoglienza e di fraternità presso alcune nostre

comunità che hanno preparato per noi dei bei momenti di festa.

A conclusione del nostro itinerario abbiamo partecipato in Roggiano agli Esercizi Spirituali tenuti da Don Carlo Vallati che ha trattato il cammino di fraternità nella Bibbia. La fraternità ha un valore simbolico, perché spesso è frutto di un percorso talvolta tortuoso o in salita. La fraternità spesso si realizza attraverso il limite- fallimento- tradimento. Si costruisce giorno dopo giorno offrendo e ricevendo sempre un’altra chance.

Così siamo arrivate all’8 agosto, il giorno della celebrazione del nostro 25°, che abbiamo vissuto con tanta gioia ed entusiasmo come se fossimo agli inizi della nostra Consacrazione. La Rinnovazione dei santi voti durante la Celebrazione eucaristica ci ha offerto l’occasione per riconfermare la nostra scelta di seguirlo sulla via dei Consigli Evangelici e di ripetergli dal profondo del cuore la nostra gratitudine per questo cammino di fedeltà prima di tutto suo!

Un sincero grazie a tutte le consorelle che in vari modi hanno voluto rendere luminosa quella giornata.

Ringraziamo anche le consorelle delle nostre comunità che a distanza ci hanno seguito e accompagnato; in vari modi sono luci sul nostro cammino quotidiano.

Ed infine non vogliamo dimenticare tutte le altre persone che abbiamo incontrato in questo periodo e che hanno illuminato il nostro cammino con le loro parole e gli esempi di vita che custodiamo nel cuore.

Cariche di entusiasmo e riconoscenza di quanto ricevuto, anche noi osiamo desiderare poter diventare piccole luci per chi incontreremo sul nostro cammino di vita.

La Parola di Dio illumini davvero i nostri passi e sostenga i nostri desideri di bene!

Roma 17 luglio - Roggiano 8 agosto 2022

Sr Karem, Sr Molly, Sr Alice, Sr Jobby, Sr Shyni, Sr Laissy, Sr Selin e Sr Shali

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Frammenti di santità

Esempio continuo di fedeltà alla sua Famiglia Religiosa e di donazione senza misura, eccellente formatrice ed educatrice.

Allegra, gioviale e di spirito sereno, la ricordiamo per il suo grande equilibrio umano, la sua profonda umiltà e sapienza spirituale.

Sempre attenta a discernere la volontà di Dio, ha guidato con bontà e rettitudine la Delegazione dell’America Latina, vivendo l’ultima tappa apostolica nella missione del Brasile.

Madre Celestina Erba

passata alla casa del Padre

l’8 aprile 2005

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Nelle mani del vasaio

Il 7-8 maggio 2022 si è tenuto un Convegno a Roma per le Suore responsabili delle varie scuole in Italia. Ha introdotto l’incontro la Madre Generale, Madre Lilian Doll Cortes, con la riflessione sul testo del Profeta Geremia 18,16, adattandolo al presente:

“LE NOSTRE SCUOLE… IL LORO FUTURO NELLE MANI DEL VASAIO”.

Non siamo che un po’ di fango che Dio sta modellando, secondo la sua volontà. Come possiamo leggere il testo? Partendo dal nostro Carisma, è Dio il formatore e la Comunità si mette nelle sue mani. L’argilla deve lasciarsi plasmare per sentire risuonare il kerigma: “Gesù ti ama, è vivo al tuo fianco, ha dato la vita per salvarti”.

Punti fermi da tener presente nel vivere la vita comunitaria sono stati:

• Finalità: obbedienza al piano di Dio

• Clima: relazionale di famiglia

• Stile: di corresponsabilità e discernimento

• Metodo: dialogo per arrivare a decisioni condivise

• Mezzo: progetto di vita

• Riforma: coinvolgimento dei laici

• Missione: bisogno di un servizio all’umanità intera.

Così a partire da questa proposta abbiamo continuato l’analisi delle nostre realtà scolastiche suddividendoci in gruppi, ciascuno costituito dalle suore della stessa Comunità per prendere in esame i vari aspetti, seguendo una traccia uguale per tutti i gruppi. La Commissione Scuola attraverso l’intervento di Madre Carla e Suor Chiara ha offerto ai gruppi alcune indicazioni per lo svolgimento del lavoro.

Ci siamo perciò interrogate per vedere la situazione attuale che riguarda:

• l’identità della scuola

• la motivazione e il coinvolgimento, la stabilità del personale docente

• il progetto di Evangelizzazione

• i bisogni dell’utenza

• i punti di forza

• i punti di debolezza e le criticità emergenti

• il piano di miglioramento continuo in atto

• le prospettive

• i progetti.

Suor Chiara sottolinea ancora che Dio sta facendo un’opera nuova con noi: fermiamoci,

Camminando con fede 2/2022 21 Percorsi di formazione
di suor Anita Bernasconi

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confrontiamoci, guardiamo la nostra situazione, chiediamoci – che significato ha la nostra opera nella Chiesa?–

Nei lavori di gruppo ognuno ha fatto emergere lo specifico della propria realtà, se potrà esserci un percorso di continuità nell’apostolato o occorrerà dare una forma diversa.

Questa ricerca di discernimento dobbiamo viverla con speranza e audacia evangelica, perché i problemi non mancano. Se i membri delle Comunità diminuiscono di numero o invecchiano, non scoraggiamoci, conserviamo lo zelo della testimonianza là dove continuiamo a operare. Valutiamo il nostro “vino nuovo”: fedeltà carismatica, primato del servizio, attenzione ai piccoli e ai fragili, rispetto della dignità di ogni persona, realizzazione di un progetto per i laici, adeguamento dell’opera ai tempi e alla realtà locale, accettazione del ridimensionamento.

Il nostro è stato un servizio efficace ed apprezzato, ma ora quali sono le risorse per continuare?

Non c’è dubbio che ci troviamo ad una svolta della storia della nostra Congregazione.

Ci incoraggia, tuttavia, la certezza che lo Spirito guida e modella la nostra vita comunitaria e apostolica. Per questo dobbiamo preparare con amore un presente che abbia futuro; senza tenerezza, senza cuore non ci sarà profezia né testimonianza credibile.

Al termine dei lavori di gruppo e della lettura delle sintesi fatte dai Capigruppo, Madre Carla esprime una soddisfazione per come è stato gestito il lavoro in questi due giorni. Ha colto

impegno e serietà in tutte; nei gruppi è emersa una lettura vera, sincera, obiettiva della realtà con le sue positività e limiti. Molto prezioso quanto è stato detto per ogni scuola: vivere in pienezza la nostra vita e collaborare con i laici. In un clima molto sereno si è rappresentata la propria realtà scolastica, esperienza di vita bella, cristiana, serena e il desiderio di potenziare l’impegno nel servizio apostolico per rispondere alle famiglie che chiedono attenzione, sicurezza, orario completo.

• Alcuni punti di forza: coinvolgimento di tutte le suore, sacrificio, dedizione, risultati scolastici, collaborazione dei docenti, assistenza ai bambini più difficili, senso di appartenenza, programmazione personalizzata;

• Alcuni punti deboli: mancanza di personale religioso sufficiente, cambio di personale docente che si inserisce nella statale, problema economico;

• Prospettive: inserimento dei laici in aiuto alla comunità religiosa, anche per ruoli di Direzione.

Occorre continuare il discernimento, tutto è nelle mani di Dio. La pienezza della vita non dipende da quello che facciamo ma dalla nostra offerta e ricchezza di come operiamo. Chiarezza, confronto, è quanto si è vissuto in questi giorni con corresponsabilità. È stato un lavoro ben organizzato che ha dato i suoi frutti. Madre Carla farà poi una sintesi completa, quando i capigruppo invieranno le sintesi dei lavori.

Ringraziamo il Signore per questo tempo prezioso e per l’aiuto reciproco che ci siamo donate nell’ascolto e nel dialogo.

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Impressioni che scaturiscono dal cuore...

Quest’anno, terminato il biennio filosofico, iniziamo con gli studi teologici e abbiamo potuto verificare come il Signore sia più presente nelle nostre classi, poiché, da percorsi in cui Dio era nascosto nel profondo della razionalità, siamo passati alla riflessione manifesta su Dio. Questo è qualcosa che ci incoraggia spiritualmente, perché saremo in grado di conoscerlo di più e, conoscendolo di più, potremo desiderarlo e amarlo, come Lui vuole che lo amiamo.

Le lezioni in presenza hanno reso il periodo di studi un’esperienza molto più arricchente, poiché possiamo condividere con altre persone, non solo nel campo educativo, ma anche a livello fraterno, e abbiamo l’opportunità di interagire con fratelli di carismi diversi, capirne la ricchezza e l’accompagnamento a crescere e a valorizzare la nostra vocazione, pregando gli uni per gli altri.

In questo tempo, abbiamo riflettuto molto sulla vita spirituale emersa dallo studio, evitando tuttavia il rischio che tutto rimanga un concetto e non raggiunga il cuore. Per questo vogliamo far nostre le parole del Santo Padre:

«Il teologo è qualcuno che ha sperimentato Gesù Cristo e ha scoperto che senza di Lui non può più vivere. Sa che Dio si fa presente, come parola, come silenzio, come ferita, come guarigione, come morte e come risurrezione». (Padre Francesco ai membri della Commissione Teologica Internazionale, 5 dicembre 2014).

È il percorso che vogliamo seguire, e per questo chiediamo con tutto il cuore al Signore la grazia che la Teologia sia, per noi, più che una conoscenza intellettuale, un’esperienza spirituale, un’esperienza di vita che ci faccia crescere e maturare nella fede e nella nostra consacrazione.

Sebbene abbiamo imparato molte cose, davvero importanti per una fede ragionata, senza una profonda intimità con Dio esse rimangono vuote. Il nostro desiderio di conoscenza è ogni giorno più grande, perché più ci inoltriamo nella conoscenza del mistero di Dio, più l’anelito che proviamo per Lui è grande e ci fa percepire che non sarà mai del tutto soddisfatto.

Da juniores continuiamo a camminare nella

Frammenti di santità Camminando con fede 2/2022 23 Percorsi di formazione dal Chile
Teologia: avvicinarsi a conoscere in profondità a Chi ci siamo consacrati

Percorsi di formazione

formazione iniziale. Ci siamo consacrate al Signore ed ora l’opportunità di studiare teologia, con la grazia di Dio, ci permetterà di capire meglio che non possiamo vivere senza di Lui e che potremo poi testimoniarlo a coloro che incontreremo nel nostro apostolato.

Ringraziamo Dio e le nostre madri per questa opportunità di studiare, consapevoli che, sebbene all’inizio sia stato difficile, non c’è nulla

che non sia stato pensato dal Padre e che continuerà a mostrarci la strada da seguire.

Continuiamo ad affidarci alla preghiera delle sorelle, che, oltre ad accompagnarci nel nostro cammino, sono importanti nel sostenerci in questo percorso, perché non perdiamo mai il vero significato degli studi teologici.

Sor Lucía Casanova Muñoz (juniora 3° año)

Sor Jessica Olea Retamales (juniora 5° año)

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Dove l’amore e l’innovazione educativa sono di casa

Con un doppio evento, sentito e partecipato, la scuola dell’infanzia santa Marta, sulle colline di Querceto ha festeggiato i primi 90 anni della sua istituzione. Un’occasione speciale per spegnere le candeline, simbolo della storia, della tradizione e del desiderio di innovazione e per adeguarsi alle sfide della complessa realtà contempo-

ranea. “Il mio saluto più cordiale va a tutti coloro che rendono bella la nostra scuola – ha detto suor Manuela all’inizio della cerimonia – e ai genitori che ci affidano in custodia i loro bambini, un ringraziamento va anche ai nostri Superiori Maggiori e a tutti coloro che collaborano, comprese le nostre suore impegnate nella scuola per portare avanti, nel loro

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In missione

agire, il carisma educativo di suor Maria che con la sua umanità, la sua personalità, il suo lavoro continuativo e qualitativo ha contribuito a consolidare nella tradizione e ad innovare la nostra scuola.

Se un genitore sceglie l’Istituto Santa Marta –ha proseguito – è perché ha un’idea chiara per la crescita del proprio bambino e noi siamo qua, per portare avanti il progetto della nostra famiglia religiosa, accogliere le persone e aiutarle a crescere secondo la dimensione cristiana”.

In occasione del novantesimo anniversario, dunque, la direttrice, suor Giovanna, i docenti, le educatrici e tutte le componenti del personale della scuola hanno voluto organizzare una festa che si è tenuta venerdì 17 e sabato 18 giugno 2022 presso la scuola di Querceto. Le due date hanno corrisposto all’esigenza di configurare, attraverso attività di vario tipo, le due realtà umane ed educative presenti all’interno dell’Istituto, quella dei piccoli del nido e quella dei più grandi della Scuola dell’Infanzia.

Un modo per condividere, con gioia e semplicità, quanto la scuola Santa Marta è in grado di proporre ed attuare per una crescita serena e costruttiva di ogni bambino.

“Questa scuola – ha poi precisato Lucia, la coordinatrice – si trova in una posizione meravigliosa, la più amena di Sesto e non è mai stata lontana dalla realtà sestese, dal Comune ed i suoi abitanti, con una costante interazione che rappresenta da sempre la cifra del nostro Istituto.

In questi 90 anni – ha proseguito – abbiamo sempre mantenuto la nostra tradizione, il nostro insieme di valori

che fanno la differenza, come l’accoglienza, il servizio, l’amore, la disponibilità ad accogliere la diversità. Tradizione significa dunque conservare e tramandare questi valori mettendo in atto stili educativi all’avanguardia che hanno consentito di far collaborare questa scuola con tutte quelle di Sesto”.

In seguito alla penuria di religiose, sempre più ridotte nel numero, da tempo nella scuola opera la comunità laica. “L’arrivo delle educatrici – ha spiegato la rappresentante Lucia – ha portato un grande arricchimento tra la componente religiosa e laica, continuando a puntare verso l’innovazione, essendo da sempre un istituto cosmopolita con tante suore provenienti da ogni angolo del mondo. Oggi la scuola si prende cura della fascia di età più importante, dal primo anno di età fino all’inizio della Scuola Primaria.

La nostra sfida è dunque quella di portare avanti l’Istituto nel grande equilibrio tra le diverse anime per individualizzare il lavoro nei confronti di ogni bambino ed ogni famiglia e per rispondere a tutte le esigenze che emergono”.

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Al termine degli interventi dei relatori è stata intonata l’Ave Maria (Verbum Panis) con la consegna di alcune rose bianche da parte dei bambini della scuola.

Vivi complimenti sono arrivati da Madre Carla che ha ricordato di conoscere bene la realtà educativa apprezzando il costante lavoro che viene svolto dalle suore e da tutti gli attori.

In rappresentanza della Congregazione delle Suore di santa Marta, ha poi consegnato in dono una nuova struttura ludica da installare nell’area verde della scuola.

Un nuovo gioco per offrire giorni pieni di divertimento ai bambini e per aiutare le suore a far “scivolare” via ogni difficoltà con la stessa disinvoltura dei piccoli.

Tutti i relatori della cerimonia hanno ricordato il grande impegno nella storia delle suore che hanno dato la propria vita per costruire e far sviluppare l’istituto scolastico senza misurare le proprie forze.

Un impegno oggi portato avanti insieme al corpo docente della comunità laica, per rendere la scuola, sempre di più, il luogo ideale dove ogni bambino può sviluppare in piena armonia la propria identità.

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Miniolimpiadi all’Educandato di Roggiano

Il giorno 17 maggio, a partire dalla prima mattinata, si sono svolte a Roggiano, presso l’Educandato Maria Santissima Bambina, le Miniolimpiadi, una tradizione sportiva che da anni viene rispettata nella scuola e che vede competere i bambini della Scuola Primaria e i ragazzini della Secondaria di primo grado. Le diverse squadre si sfidano in gare come il

vortex, il salto in alto, basket, anelli, staffetta, calcio, salto in lungo.

I ragazzi hanno partecipato con grande entusiasmo, aiutati anche dalla splendida giornata e dal tifo delle rispettive classi.

La manifestazione ha dato la possibilità agli alunni di ritrovarsi tutti insieme, allenandosi e divertendosi e di ritrovare quel forte senso

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di gruppo e di appartenenza che gli eventi degli ultimi due anni avevano inevitabilmente affievolito.

Le Miniolimpiadi sono state, come ogni volta, un successo per una scuola che mette al primo posto non solo la crescita culturale dei propri allievi, ma anche quella relazionale e fisica, sostenendo l’importanza dell’esercizio

fisico per una corretta maturazione anche psicologica dei ragazzi.

L’Educandato ha la fortuna di poter offrire ai propri ragazzi un ampio e meraviglioso parco in cui è possibile sfogare le proprie energie durante gli intervalli e addirittura organizzare una manifestazione significativa e importante come le Miniolimpiadi.

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da Roggiano

Le Suore di Santa Marta sono presenti a Puria dal 17 febbraio 1946, accolte dal parroco don Andrea Baj, che le aveva ripetutamente chieste, ma il primo settembre del 1947 furono ritirate dalla Congregazione, in quanto non c’era un ambiente adatto per loro e per l’asilo nascente.

Il fatto preoccupa il Parroco e la popolazione che arrivano a una azione risolutiva: fabbricare la casa per le suore con gli ambienti per l’Asilo. Don Andrea Baj aveva intuito l’esigenza e la necessità di avere un’opera educativa per i bambini e i ragazzi di questi paesi montani, sapendo che tutto sarebbe andato a vantaggio della loro formazione umana, religiosa e civile.

Vogliamo ripercorrere alcuni momenti della nascita della Scuola Materna voluta da don Baj.

Intanto il 17 ottobre 1947 le Suore ritornano e vengono accolte in modo festoso dalla popolazione che ha sfogato il suo entusiasmo, suonando a distesa le campane della Parrocchia.

Si diceva: “Sono tornate le Suore! Dio sia benedetto. Adesso non le lasceremo più scappare”.

I primi anni per le Suore sono stati duri. Scrivono: “Il nostro lavoro è faticoso, ma non ingrato; è lento, ma sicuro e si cominciano a vedere i risultati nei bimbi e nelle famiglie. Un lavoro di bonifica”.

È da tenere presente che era finita da poco la seconda guerra mondiale ed erano in grande

povertà. A volte le Suore, come tante mamme, con il nulla fanno tutto e, forse, qualcosa avanza per andare avanti ancora.

Don Baj, combattuto tra il desiderio e la povertà, scrive un’accorata lettera ad un ricco amico residente in America a cui spiegava l’esigenza di avere l’Asilo Infantile: “…Abbiamo buone Suore per l’asilo e la gioventù per il doposcuola, ma non ancora l’ambiente adatto per ospitarli”.

Il 30 novembre 1947, giorno della posa della prima pietra, scrive ancora all’amico: “Siamo con l’acqua alla gola per il fabbricato promesso… Voi che conoscete la delicata situazione economica italiana e di questa Valsolda, aiutateci e aiutateci decisamente… Ascoltate questo mio grido di invocazione, voi che vi so di buon cuore… Poi avrò modo di far lavorare gli uomini di quassù… Così è stato.

Don Baj chiama tutti al lavoro: “Sono finiti gli scavi, ora c’è posto per tutti: muratori, manovali, trasportatori… Per ora dobbiamo arrivare al tetto e ci dobbiamo arrivare. Poi la Provvidenza ci aiuterà”.

Il 28 aprile 1950 don Andrea scriveva alle famiglie del paese: “Molti dissero che era una pazzia costruire la Scuola materna, invece era e fu un vero atto di fede e Dio benedisse l’atto di coraggio. Ora è finita e solo Dio sa con quante difficoltà ed amarezze. Le opere di bene sorgono e crescono sempre così, perché la Provvidenza le vuole santificare nel battesimo della sofferenza…”.

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Addio... “isola dell’allegria” nel cuore della verdeggiante

dell’allegria” verdeggiante Valsolda

Il 14 maggio 1950, la scuola viene inaugurata e venne organizzata una festa grandissima con la partecipazione di tante autorità religiose e civili.

Nel Manifesto col Programma della celebrazione si legge:

Valsoldesi!

Salite tutti a Puria ad ammirare ciò che ha fatto la buona volontà, la tenacia, la concordia e la cooperazione dei frazionisti di Puria e di Dasio. Ne sarete contenti.

In una breve relazione le Suore, con poche parole, mettono in evidenza il loro stile di lavoro tra la buona gente di Puria: “Il Padre Fondatore ci ha chiamate ad un umile lavoro… in questo paese della Valsolda che si adagia sulle rocce delle Alpi Lepontine. In questa quiete che ha dell’infinito silenzio e nel verde che si riflette nel sottostante lago di Lugano malinconico, qui si avverte la presenza di Dio.

Partecipiamo alla vita parrocchiale, inserendoci nella comunità, disponibili a condividere le gioie, ma soprattutto le difficoltà, le pene, le

sofferenze, recando ad ognuno la certezza che il Signore conosce anche la lacrima più nascosta e anche il dolore più grande che, con Lui, può diventare fonte di gioia”.

Nella Festa del 25° di Fondazione, le autorità locali dissero:

“Un ringraziamento è doveroso farlo alle suore di Santa Marta, che hanno prestato la loro opera per la Scuola Materna e quindi hanno contribuito in modo determinante al buon esito della stessa.

Ora noi, Suor Flora e suor Adriana, provenienti da esperienze comuni in grandi centri come Chiavari, Firenze, Viareggio e Ventimiglia, in cui il nostro apostolato era tra fanciulli e adolescenti con i loro piccoli o grandi problemi, in obbedienza, siamo inviate a Puria, dove abbiamo ereditato ciò che le consorelle hanno costruito in tanti anni di apostolato. Rispettiamo e seguiamo le loro orme.

Qui ci troviamo in mezzo a pargoletti vocianti, e di fronte a tante personalità in fieri e a volti nuovi.

Il paesaggio verdeggiante ci ha richiamato i nostri paesi di origine: ubertosa Lugugnana (Ve) e San Pio, un Borgo medioevale (Aq) tra il Gran Sasso e il parco del Sirente. Entriamo subito in sintonia con l’ambiente.

La relazione con i piccoli non è un problema per noi, perchè loro chiedono affetto, consolazione per il distacco dalla mamma o per un giocattolo conteso e poi ti salgono in braccio spontaneamente.

1946-2022 Camminando con fede 2/2022 31
Camminando con fede 2/2022 32

La popolazione vuole molto bene alle Suore, hanno sempre detto tutte le consorelle che ci hanno preceduto.

Così è stato anche per noi, che siamo arrivate in questi ultimi anni. Gente di paese, gente speciale, semplice, genuina, sempre pronta ad accogliere e a offrire il prezioso dono di un sorriso dato e ricevuto; un ciao dalle terrazze con l’esplosione del colore dei gerani, in questo periodo.

Abbiamo incontrato persone che hanno considerato le Suore “Sorelle-Figlie”: Le primizie dei vostri orti, qualche fagottino tolto dal carrello della propria spesa, il pranzo in casa per qualche ricorrenza, gli accompagnamenti per le nostre necessità, e alla stazione di Lugano per i viaggi, l’aiuto per la manutenzione della casa. Tutta grazia di Dio!

Noi, ultime Suore, vi assicuriamo che “non scappiamo” per nostra decisione, ma è la storia, la situazione di oggi che ci strappa dalla Valsolda. Ma tutto finisce nell’archivio del cuore, dove nulla invecchia e quando riemerge ti accorgi che ha conservato la freschezza delle origini, in tutte le sue parti.

Ora un saluto affettuoso, da parte nostra, da tutte le consorelle che hanno svolto il loro apostolato a Puria e dai nostri Superiori Maggiori che stanno soffrendo per la decisione presa.

Grazie verdeggiante Valsolda che deve continuare a ossigenare e a custodire l’Isola dell’Allegria;

Grazie a tutte le generazioni che hanno frequentato questa scuola e a tutte le persone che l’hanno aiutata a crescere, anche ai primi amministratori che, con saggezza, l’hanno amministrata;

Grazie ai nostri genitori di oggi… per la stima, il rispetto, l’aiuto e la collaborazione nelle fatiche;

Grazie ai nostri bimbi: ci avete donato tanta gioia con la vostra freschezza;

Grazie ai nostri Sacerdoti: Don Cesare, don

Romeo, don Gabriele, don Enrico… per la stima e la fiducia;

Grazie a tutte le Autorità, alla Sindaca Laura Romanò e collaboratori;

Grazie alle maestre Catia, Cristina, Denise nostre strette collaboratrici con cui è stato bello lavorare insieme.

E ora affidiamoci tutti alla Madonna della Caravina, che pianse l’undici maggio 1562 nella rozza Cappelletta campestre.

Poi, nel Santuario voluto da san Carlo Borromeo, non ha più pianto perchè consolata dalla preghiera quotidiana del suo popolo, che la invoca con tutto il cuore:

ALLA MADONNA DELLA CARAVINA

Tu, Regina d’amore e di dolore Tu, nel tempo, presenza materna e dolcissima, testimone silenziosa e attenta della vita che fiorisce, della vita che matura, della vita che si dona. Tu continua a posare il tuo sguardo sulle gioie e sui dolori di tutti; guida quanti si mettono in cammino, aiuta a comprendere che nulla finisce per chi sa ricominciare, abbraccia con l’infinita tenerezza che tu solo puoi offrire, chi parte e chi rimane.

In Lei ancora uniti! Buona gente della Valsolda.

Camminando con fede 2/2022 33 In missione

Con riconoscenza e disposti a una N

ei giorni scorsi, prima i membri del Consiglio Pastorale e poi i genitori dei bambini che frequentano la scuola materna di Puria sono stati partecipi di una decisione sofferta che la Congregazione delle Suore di S. Marta ha dovuto prendere e ci ha comunicato poco prima di Pasqua: a luglio, dopo oltre 70 anni di presenza preziosissima, le suore lasceranno la Valsolda.

È una notizia che ci lascia tutti tristi perchè tutti noi abbiamo goduto della loro presenza, sia per il servizio svolto e per il cuore con cui l’hanno svolto, sia per la trama di relazioni che hanno costruito e custodito e riguardo alla quale ciascuno avrebbe mille cose da raccontare.

Sapevamo che prima o poi questa dolorosa decisione sarebbe stata presa. Era ingenuo pensare, a fronte del calo vertiginoso di vocazioni religiose che è in atto, che a Puria le suore sarebbero rimaste in eterno. Ciò nonostante, tutti speravamo che questo momento potesse avvenire “un po’ più in là”.

E forse lo pensavano anche suor Flora, suor Adriana e prima ancora suor Luigia, che alla Valsolda, e in particolare alla scuola materna, si sentono legate e qui sarebbero rimaste ancora volentieri. Se è un passaggio faticoso per noi, non dimentichiamo che lo è anche per loro. Prima di tutto a loro è chiesto un nuovo “affidarsi”. Cosa vorrà il Signore adesso da loro? Questa decisione è giunta adesso. I motivi che

hanno portato la Madre Generale con il suo Consiglio a tale risoluzione possiamo anche immaginarli e certamente ha contribuito ad accelerare questa scelta anche la vicenda di suor Luigia, alla quale inizialmente è stato concesso un tempo di riposo e di cura per giungere alla valutazione che per lei non era più opportuno tornare qui. Di norma una comunità deve essere composta almeno da tre suore, sempre. La collocazione geografica di Puria, lontana dalle altre case della Congregazione, unita ad attenzioni che l’età che avanza può esigere, non ha fatto altro che confermare per la Madre Generale e il suo Consiglio la norma che una comunità non può rimanere aperta con solo due suore.

Accanto alla tristezza che inevitabilmente si prova nel cuore, invito a fare spazio ad altri due sentimenti.

Innanzitutto, quello della gratitudine. Gratitudine perché abbiamo potuto godere di 70 anni di presenza delle suore. Non sono molte le comunità che hanno potuto beneficiare di questo. E gratitudine ancora più grande perché le suore hanno fatto, e stanno facendo, più di quello che si poteva loro chiedere.

Pur essendo una comunità così piccola e isolata Puria è stata trattata con un occhio e un cuore particolare. È stata l’ultima scuola dell’infanzia dalla quale le suore si sono ritirate. Le altre scuole erano già state lasciate da tempo.

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riconoscenza nuova sfida

L’altro atteggiamento è quello della disponibilità a raccogliere e portare avanti una sfida. 70 anni di presenza delle suore non sono briciole, non è aria fritta. Ciò che hanno lasciato e seminato è tanto.

Quello stile fatto di attenzione, dedizione, disponibilità al servizio, amorevolezza, che trae forza e sorgente nella loro fede e nel loro rapporto con il Signore non può andare perso. Quanto hanno seminato deve continuare a crescere.

Come per un genitore, il solo pensiero che quando lui non ci sarà più tutto quello che ha

trasmesso, che ha insegnato, che ha costruito è come se non ci fosse stato – perchè i figli avranno dimostrato di non avere imparato niente, litigheranno e lasceranno andare allo sfascio tutto – così sarà anche per le nostre suore. Se tutto finirà, loro stesse con delusione si chiederanno: “Ma cosa abbiamo seminato e costruito in 70 anni?”.

Questo vale anche per la Scuola Materna che deve continuare nello spirito portato dalle suore e, come è stato detto con rassicurazione ai genitori, ci sono le condizioni per continuare.

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da Roma

75 anni fa

Roma, 24 luglio 2022

Rev.do Don Romeo e carissimi tutti voi bambini e fedeli, io credo che 75 anni fa, il giorno in cui le Suore di Santa Marta hanno fatto il loro ingresso a Puria sia stata una giornata di grande festa per la gente e per le Suore stesse.

Certo i fedeli erano contenti perché delle persone, che avevano scelto Dio come Signore della loro vita, che stavano imparando a vivere interamente affidate a Lui e che avevano accettato il mandato della evangelizzazione, venivano in questo luogo così bello a servirlo nei più piccoli all’asilo, nei più grandicelli con la catechesi e poi nei malati e nelle persone che avevano bisogno di ascolto e di consiglio.

Le suore pure saranno state contente di vivere il carisma della fede e dell’umile servizio, che lo Spirito Santo, attraverso il nostro Padre Fondatore il beato Tommaso Reggio, ci ha donato, e di operare con atteggiamento di accoglienza in mezzo alla gente, così buona e generosa con le suore che si sono susseguite negli anni.

Oggi invece rischia di essere un giorno triste perché veniamo via da un’opera, in cui abbiamo sempre creduto, lasciamo i bambini e tante persone con cui abbiamo ben collaborato.

Invece voglio concludere con un MAGNIFICAT che mi sgorga dal cuore:

• per tutto il bene che in questi 75 anni abbiamo ricevuto da voi e che abbiamo potuto donare con l’aiuto di Dio e per i Sacerdoti e tutte le persone di buona volontà che ci hanno sostenuto

• ma soprattutto perché, a partire da oggi, continuerete a vivere il carisma dell’accoglienza e a “far fiorire il bene”, eredità che Tommaso Reggio ha lasciato alle suore e loro hanno cercato di trasmettere. Questa scuola parrocchiale adesso è affidata a tutti voi, il suo futuro è nelle mani di ciascuno e sono certa che farete a gara per renderla sempre più accogliente per il bene dei bimbi che la frequentano.

Grazie a don Romeo, alle persone che più direttamente hanno collaborato con le suore, ai bambini di ora, a quelli che ormai sono cresciuti e alle famiglie.

Grazie e una richiesta di perdono per le nostre inadeguatezze, la vostra pazienza è stata tanta e la vostra benevolenza ha superato i nostri limiti.

Il Padre vi ricambia con tante benedizioni e vi aiuta certo a godere di Lui e a vivere la richiesta di Gesù: “lasciate che i bambini vengano a me”.

Pregate per noi come faremo anche noi per voi.

Grazie

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Madre Lilian Doll Cortes

A te, carissimo bimbo/a e a tutti gli Amici Nostri

Il giorno 24 luglio è stata organizzata per noi una festa dai vostri genitori, da voi e da tutti gli amici della Valsolda perché, come Suore di Santa Marta lasciamo Puria, l’asilo in cui noi ti abbiamo conosciuto in tutta la tua bellezza ed esuberanza infantile.

È stata una festa carica di amore, di gioia e di riconoscenza senza limiti. E tu indossavi una maglietta bianca con un grande Cuore rosso, che superava quasi le dimensioni del tuo ancora piccolo torace e, con ciò, ci hai voluto dire che il tuo amore per noi è grande.

Per il futuro cerca di essere un Faro per la Valsolda, perché il mondo ha bisogno di Luce per non continuare a camminare nel buio.

Tu cerca di seminare Pace, Gioia, Serenità, come già stai facendo durante il gioco con i bimbi. Ti lasciamo che sei piccolo/a e forse non sarai in grado di ricordarti di noi.

Ma noi ti abbiamo messo nella memoria del nostro cuore e ti penseremo con tenerezza. Auguri per la tua vita futura. Ogni giorno metti un mattone e farai una bella casa: quella della vita. Ormai a scuola ti stai già allenando con le costruzioni, vai avanti e scegli sempre il pezzo giusto per realizzare bellezza e armonia.

A te una carezza e sentila sulla tua guancia anche quando sarai grande, perché è lì e conti-

nuerà a darti gioia. Ogni giorno prega il tuo Angelo Custode perché ti guidi e ti accompagni sui sentieri della tua vita futura, senza smarrirti.

Oggi ci incontriamo ancora, all’aperto, per un saluto che si colora sempre più di amore vero e che ci fa sperimentare la fatica del distacco da tanta brava gente, che ringraziamo per il tanto, il troppo che ha fatto per noi sempre, ma in modo particolare in questo ultimo periodo. Abbiamo sentito la vicinanza di tutta la Valsolda e abbiamo vissuto insieme l’esperienza del distacco che ha generato emozioni indescrivibili. Pensa che c’era anche la Banda che dà sempre un tocco specialissimo in ogni circostanza. Grazie a tutti: Parroco, Sacerdoti, Sindaca e Consiglio, Amici sempre presenti, Rappresentanti di sezione sempre sul piede di partenza, Genitori presenti, passati e anche futuri, perchè la verdeggiante Valsolda continuerà ad ossigenare la nostra Scuola dell’Infanzia, che in questo contesto di silenzio e case sparse, è stata Battezzata da noi

“ISOLA DELL’ALLEGRIA”. ADDIO!

Isola dell’Allegria nel cuore della verdeggiante Valsolda!

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Navi nuove pronte a salpare!

Addio alla terza media 2021/2022

«Al molo nuovo ci sono nove navi nuove, e la più nuova delle nove navi nuove non vuole andare» recita un famoso scioglilingua genovese. I ragazzi di terza media, durante il laboratorio teatrale, sono stati chiamati a dare una risposta a questa domanda: perché la nave nuova non vuole partire?

Perché non sa se il porto in cui approderà sarà bello quanto quello da cui sta partendo, dicono alcuni. Perché ha timore che il vento possa scuoterla durante il viaggio. Ha paura di rovinare le vele bianchissime spiegate al vento, gli alberi maestri intatti e lucidi di cera. Poi, la consapevolezza negli occhi dei ragazzi: le navi siamo noi. Stiamo partendo per un viaggio che ci spaventa e ci attrae; siamo sul punto di levare l’ancora, di abbandonare il nostro porto sicuro per approdare su altri lidi, misteriosi e sconosciuti.

Da qui è nata l’idea dei messaggi in bottiglia: i ragazzi hanno immaginato di scrivere a loro stessi nel futuro frasi di incoraggiamento, pensieri, frammenti di esperienze, paure e segreti che hanno poi arrotolato e custodito in bottigliette decorate. Tanti i timori, altrettante le speranze: sarò bravo? Conoscerò nuovi amici? Le mie vele saranno grandi abbastanza per affrontare il mare?

Il giorno dell’addio alla terza media, momento di festa attesissimo, è ora di leggere a tutti i messaggi: ecco che i ragazzi prendono teli

e lenzuola azzurre per creare il mare. Alcuni materassi vengono disposti a formare un molo. La scenografia è pronta: ora, ognuno dei ragazzi legge il proprio messaggio in bottiglia davanti a genitori, compagni e insegnanti. Alcune mani tremano leggermente, ma le voci sono forti e sicure: sì, ci sono anch’io, sembrano affermare. Siamo navi pronte a partire, le nostre cime sono forti. Le bottiglie, custodi dei loro pensieri, vengono adagiate sul telo azzurro, in balia delle onde. Nonostante la malinconia, è una giornata di festa: si cantano le canzoni preparate con gli insegnanti, si balla insieme. I ragazzi, chini sulle chitarre, le dita sospese sopra la tastiera, sono pronti a suonare: è la marcia trionfale dell’Aida di Verdi. Le note, lunghe e solenni, vibrano, cariche di emozione. Gli applausi sono forti, e i volti dei ragazzi, prima seri e concentrati, si aprono di sincero entusiasmo. Arriva poi il momento del video con le foto più belle dei tre anni passati: una carrellata di ricordi, visi più infantili e rotondi che suscitano risate di tenerezza. Ecco le foto del pellegrinaggio, quelle della gita, le ricreazioni in campetto, i cartelloni, le lezioni d’inglese, il teatro d’opera, le gare di corsa, i disegni all’aperto… c’è chi versa una lacrima, chi stringe la mano al proprio compagno, chi arrossisce d’imbarazzo, ritrovandosi per un attimo ancora bambino.

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La mattinata sembra finita, ma c’è una sorpresa: i ragazzi, aiutati dai genitori, si mettono in fila e leggono pensieri per gli insegnanti.

Ci ringraziano di averli incoraggiati, di averli aiutati a disegnare una rotta per il futuro e di aver insegnato loro a veleggiare con il favore del vento.

Arriva poi il momento dei regali: ad ogni insegnante viene regalata una maglietta con i nomi dei ragazzi e, sul retro, una frase ricorrente:

“Se parlate mentre correte restate senza fiato!” recita quella del professore di scienze motorie, “Mettete il punto alla fine della frase!” si legge su quella della professoressa di lettere.

Dopo un piccolo rinfresco e qualche chiacchiera, la mattinata è davvero finita, e ha il sapore agrodolce degli ultimi giorni di scuola: quel misto di nostalgia e felicità che accompagna la fine dei viaggi importanti.

I ragazzi si allontanano, contenti della giornata appena trascorsa, pronti a salpare per il prossimo porto.

Noi insegnanti rispondiamo ai loro saluti, e guardandoci di sottecchi, so che stiamo pensando la stessa cosa: che le navi stanno benissimo nel loro porto sicuro, ma è per solcare i mari che sono state costruite.

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Il divertente gioco di crescere insieme

Per i ragazzi della Scuola S. Marta di Genova l’estate è uno dei momenti più attesi dell’anno, perché finalmente si realizza il Campo Estivo in cui i nostri ragazzi stanno insieme vivendo la fantastica esperienza delle vacanze. Immersi nel verde, con lo sfondo azzurro del mare si dedicano al gioco libero ed organizzato, alla scoperta della vita insieme e dell’autonomia.

È bello ogni estate ritrovarsi a sperimentare l’avventura dello stare insieme: giocare, camminare, cantare, organizzare, confrontarsi in un momento tutto speciale per i bambini, nella piena libertà a dare sfogo alla fantasia e a mettere in campo le iniziative piacevoli nel massimo rispetto della natura, dell’ambiente che li ospita.

Questo periodo di tre settimane è stato un momento fondamentale per consolidare amicizie ed esprimere al massimo le loro potenzialità organizzative. In questo contesto di natura, gioco e formazione, hanno trovato posto anche momenti di preghiera e riflessione, che su un prato o in un boschetto hanno acquistato un sapore emozionale particolare. Inoltre c’è stata la bella esperienza di un’uscita alla settimana.

La prima è stata la giornata all’Osservatorio Astronomico del Righi: bellissima ed emozionante esperienza alla scoperta dei pianeti, delle galassie e dell’amico sole.

L’uscita della seconda settimana è stata a Casella, un tipico paese dell’entroterra genovese, che si raggiunge con il trenino che fa il suo percorso tra i boschi dei monti liguri.

Una volta arrivati al paese i ragazzi sono stati guidati alla scoperta della storica via del sale da un’abilissima guida che ama il luogo e le sue tradizioni, incantando i ragazzi con le sue narrazioni.

La terza uscita è stata alla scoperta della città, conclusasi con un giro divertente sul trenino Pippo.

Estate 2022, dunque, palestra di vita: avere a cuore i compagni che sono tuo prossimo, impegnarsi al massimo con il sorriso sulle labbra sono le piccole missioni quotidiane che gli educatori affidano ai ragazzi del Centro Estivo Santa Marta a Genova. Vita all’aperto, tuffi in piscina, spirito di avventura, gioco, servizio e… dimensione comunitaria. Questo è stato l’impegno allegro e sorridente di tutti i partecipanti alle tre settimane del Centro Estivo di giugno che è diventato un divertente gioco per crescere insieme.

Anche la scuola dell’Infanzia S. Marta ha vissuto tre settimane speciali di Centro Estivo in luglio con altrettanto appassionanti esperienze vissute all’insegna della scoperta dei colori delle emozioni. Anche per loro una divertente palestra di vita attraverso giochi nel bel parco della Scuola Santa Marta a Genova. I bambini si sono cimentati in freschi giochi d’acqua in questa calda e afosa estate, in laboratori interessanti e divertenti. Uscite alla scoperta del territorio circostante hanno permesso la ricerca di stimolanti emozioni.

Le famiglie hanno gioito della gioia dei bambini nel partecipare a questo emozionante Centro Estivo.

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Consumarci nel fuoco, fiamma e azione

Studenti appartenenti alla pastorale JUCEC, del Collegio Santa Marta di Osorno, hanno svolto missioni invernali nella località di Quilacahuín, paese appartenente al comune di San Paolo, il cui motto è stato:

“CONSUMARCI NEL FUOCO, FIAMMA E AZIONE”. Hanno partecipato a questa attività dodici giovani di 3° e 4° medio, oltre alla consulente pastorale Suor Emilia Opazo e l’insegnante, Maria Paz Uribe insieme alla sua mamma, la signora Maria Cristina, che generosamente ha prestato il suo aiuto nel servizio della cucina.

In questa missione, tutti noi che partecipiamo constatiamo la mano provvidenziale di Dio; in più di un’occasione, insieme alla professoressa Maria Paz, pianifichiamo un piano B, nel caso non potessimo realizzarlo, e Dio, con

i suoi segni, ci faceva pensare che dovevamo andare avanti con i preparativi e la loro realizzazione.

La partenza si è svolta venerdì mattina 8 luglio, dopo un bellissimo invio, da parte della comunità religiosa, nella persona di suor Erica. Abbiamo iniziato con entusiasmo questa esperienza, che per molti era la prima.

Arrivando sul posto siamo stati accolti dal parroco della zona, Padre Oscar e abbiamo iniziato la nostra avventura. Sono stati quattro giorni e tre notti in cui si sono intrecciati, formazione, azione sociale, Eucaristia e momenti di preghiera.

Il motto di questa missione è stato ispirato dal nostro Santo Cileno: Sant’Alberto Hurtado. Il venerdì sera, per introdurre la formazione, abbiamo visto il film “Quanto costa

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fare un occhiello”, il giorno dopo abbiamo lavorato con i giovani su alcuni testi dove si invita, appunto, ad essere “fiamma, fuoco e azione”; oltre ad approfondire, insieme alla professoressa Maria Paz, la dignità dell’essere umano, utilizzando i documenti della dottrina sociale della Chiesa.

La tematica è nata quando ci siamo resi conto della sensibilità degli studenti, di fronte alle ingiustizie di carattere sociale, è per questo che abbiamo ritenuto opportuno riflettere sul tema.

Abbiamo voluto trasmettere principalmente che il nostro “fare” come cristiani ha la sua base e fondamento in Cristo e nella Chiesa; e da questa convinzione e dalla nostra fede possiamo farlo conoscere agli altri.

Abbiamo avuto mattine e pomeriggi di azione sociale (a seconda del giorno), che consistevano nell’aiutare a tagliare la legna, a ordinarla, fare compagnia, ascoltare e pregare insieme alle famiglie.

Padre Oscar ci ha portato nei luoghi più lontani dove conosceva le famiglie che avevano più bisogno, in particolare gli anziani che vivevano da soli. E in un’altra occasione abbiamo realizzato un “porta a porta” in capanne del luogo. Entrambe esperienze di arricchimento. È stato bello condividere quello che abbiamo vissuto, quando eravamo a cena, lì decantavamo ogni esperienza vissuta e comunicavamo momenti piacevoli di risate e conoscenza reciproca. Prima di dormire facevamo qualche attività ricreativa: abbiamo visto un film, giocato a bingo e anche a carte. Con nostalgia nel cuore, ci siamo preparati alla partenza, lunedì 11 luglio alle 18.00 circa, dopo aver vissuto l’Eucaristia di ringrazia-

mento e aver detto a Dio che eravamo felici di averci permesso di vivere tanti bei momenti. Il disagio e il freddo del luogo non è stato un impedimento per far conoscere Gesù e alla fine rimaniamo con quei volti e nomi concreti che rimarranno nella nostra memoria, nella preghiera e nel nostro cuore.

Ringrazio in modo particolare la comunità religiosa di Osorno per sostenere e rendere possibile, in diversi momenti e con gesti concreti, questa istanza arricchente non solo per i giovani, ma anche per noi adulti che partecipiamo, dall’organizzazione fino alla fine.

Il Signore benedica i giovani che hanno partecipato a questa prima esperienza di missione invernale, padre Oscar che ci ha accolto e tutte le persone che abbiamo potuto incontrare…

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Festa di fine anno alla San Giuseppe Sorrisi, commozione, volo

Ènell’ordine delle cose che tutto abbia un inizio e una fine. È importante però, per non esprimere soltanto la dimensione temporale, che oltre a una fine ci sia anche un fine. Il fine della scuola è certamente l’istruzione, l’apprendimento, ma anche, specialmente alla scuola primaria, la formazione. Una formazione che non è disgiunta dalla trasmissione dei contenuti. Altrimenti questi ultimi sarebbero soltanto un addestramento. Tutto questo lo si è percepito plasticamente, concretamente, sabato 28 maggio, alla scuola San Giuseppe.

La Messa, il palco con i bambini che, contraddistinti per classi da simpatici foulard sgargianti, a turno, hanno cantato, recitato poesie, suonato strumenti musicali.

La banda di Rodengo Saiano sembrava fisicamente sorreggerli e interagire armonicamente. Questa immagine della musica è proprio l’immagine dell’esistenza, dove l’armonicista la si avverte proprio laddove non c’è una voce fuori dal coro, ma insieme si dà vita a qualcosa che è di più della semplice somma delle singole voci.

Dal saluto dell’assessore alla cultura Santino Mafessoni alle toccanti parole di Suor Valeria, passando per il maestro di musica che ha evidenziato quanto tutti abbiano apportato il loro contributo fino all’entusiasmo dei genitori, che non erano semplicemente spettatori del succedersi degli eventi, ma abbracciavano con la loro presenza e la loro partecipazione il risultato di un anno di lavoro, addirittura di cinque

anni per coloro che lasceranno il cancello delle suore di Santa Marta.

Sì, il tempo è volato, come hanno evidenziato le maestre, ma il volo non è solo una dimensione temporale che sfugge quando ci si trova bene e si coopera per un obiettivo comune nobile, è di più: il volo è anche una dimensione spaziale. Ecco allora che suor Valeria si ricollega a quel volo che ogni studente intraprenderà, quel volo che spiccherà nel cielo di un’esistenza che avrà al suo interno le tonalità cromatiche più vaste, tra cui quella indelebile degli anni indimenticabili “alla San Giuseppe”.

Non è facile oggigiorno vedere adulti che si asciugano gli occhi. In questa occasione è capitato… a tanti.

E la commozione dei genitori che si fondeva con i sorrisi dei figli, beh, non è di per sé un capolavoro, un successo educativo?

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Uno spettacolo per la festa di Santa Marta

La Scuola Speciale di Trivandrum si distingue nello stato del Kerala per la sua organizzazione, per la sua qualità, per le sue possibilità di ambienti e per le varietà di terapie. Un centinaio di bambini e genitori godono del suo servizio da 17 anni.

Vengono accolti bambini con disturbi mentali, disabilità intellettive, paralisi cerebrali, sindrome di Down, autismo e disabilità multiple ed altro.

Quando è stata riaperta la scuola dopo la pandemia causata dal Covid che è durata due an-

ni, i genitori e in particolare i bambini erano molto felici di riprendere le attività. La scuola con nuovo vigore ha offerto agli studenti più entusiasmo e numerosi interventi creativi. Di conseguenza genitori e bambini ora sono molto contenti; i genitori provano un grande senso di sollievo sapendo che i loro figli sono affidati in buone mani. I bambini sono più entusiasti di lasciare le quattro mura delle loro case ed entrare nell’ambiente scolastico più ampio, dove c’è divertimento, apprendimento e intrattenimento.

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Così quest’anno abbiamo potuto celebrare insieme la festa della nostra Patrona, Santa Marta, in modo diverso. Ogni classe ha presentato una scena statica sulla vita di Santa Marta narrata nei Vangeli, con l’aiuto degli insegnanti. Lo spettacolo, oltre ad avere la sua bellezza coreografica ed educativa, ha rappresentato anche un momento di evangelizzazione, in quanto i bambini hanno raffigurato diversi eventi biblici: Gesù e i suoi discepoli che arrivano a Betania, Marta che ospita Gesù e Gesù che risuscita Lazzaro.

È stata un’occasione anche per permettere al personale e agli studenti non cristiani di familiarizzare con le storie bibliche e lasciarsi avvolgere dalla conoscenza della storia di Santa Marta, Patrona della loro scuola. Ringraziamo il Signore per averci permesso di offrire un pezzettino di paradiso sicuro a queste persone, genitori di bambini che vi-

vono e custodiscono nel loro cuore intenso dolore, debolezza e angoscia a causa della disabilità dei loro figli.

In questa occasione speciale esprimiamo la nostra più sentita gratitudine a tutta la Congregazione e in particolare alle nostre Madri che hanno preso a cuore questa missione e che offrono il loro immenso sostegno e la loro preghiera per il nostro piccolo Istituto di Trivandrum.

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Oggi diciamo grazie alle suore di Viareggio

Sono venuta da Pisa, dove mi trovo in un Pensionato Universitario, per unirmi a tutti voi: bambini, famiglie, insegnanti, amici, nuovi responsabili della Scuola, per dire il nostro grazie a questa Comunità delle suore di S. Marta che ha operato con tanta generosità, corresponsabilità e attenzione ai bambini.

Abbiamo partecipato alla Santa Messa solenne, ravvivata dai canti e dalle preghiere dei bambini della Scuola dell’Infanzia e della Scuola Primaria in un clima gioioso e di grande partecipazione. Il parroco Don Luca ha coinvolto tutti col suo entusiasmo e la sua creatività. Al momento della Consacrazione ha chiamato intorno all’altare tutti i bambini della Scuola dell’Infanzia: è stato un momento commovente per tutti.

Permettetemi ora questo ricordo personale. Il mio legame e amore a Viareggio risale agli inizi di questa scuola, al 1962. Ero novizia, mi trovavo da qualche mese a Genova, nella scuola costruita lo stesso anno di questa di Viareggio.

La scuola inizia il 5 ottobre e la Superiora della casa, Madre Leonarda, mi affida una classe: la 5^ elementare.

Sono stata con i bambini tutta la mattina, a mezzogiorno arriva la telefonata della Madre Generale, Madre Ignazia Ongaro, che dice alla Superiora: -Accompagna Suor Anita a Viareggio, al Varignano, da suor Melania che era la superiora della casa. E così ho iniziato qui l’anno scolastico in una seconda elementare di 30 bambini che ricordo tutti ancora; suor Melania insegnava in prima con altrettanti

bambini e abbiamo lavorato intensamente e gioiosamente sempre.

Non è finita lì la mia collaborazione a Viareggio: ogni anno, terminata la frequenza all’Università Suor Melania chiedeva in aiuto la mia presenza per la colonia estiva al mare e così per 5 anni ho fatto questa bella esperienza con Suor Alfonsina e suor Rita, perciò grande è davvero il mio legame a Viareggio. Quello che notavo in tutto il personale docente religioso e laico era la volontà di prendersi cura e custodire i piccoli, sempre con l’atteggiamento della tutela e della protezione e col desiderio della promozione dei diritti dei bambini. Tutte le suore della Comunità collaboravano in questo, anche chi non era della scuola si prendeva a cuore ogni bambino, come hanno continuato a fare fino ad oggi suor Luciana, suor Donata e suor Marietta, rimaste al S. Marta in aiuto, a loro perciò tutta la nostra riconoscenza. Diciamoglielo con un grande battimano.

I bambini sempre al centro: è sempre stato il loro solo impegno.

Il Papa S. Giovanni Paolo II diceva: “La Chiesa ha sempre attribuito particolare importanza alla Scuola Cattolica che, mentre coordina l’insieme della cultura umana con il messaggio evangelico, promuove non solo i bambini ma anche efficacemente il bene della città e del quartiere, preparando i soggetti a diventare sale, fermento, guide future”.

Le suore hanno continuato a vivere intensamente il nostro carisma di accoglienza e di servizio con tanta attenzione ai bambini, ai

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1° Giugno 2022

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più fragili, nel rispetto della di gnità di ogni persona. Il loro è stato un servizio efficace ed ap prezzato, ma ora le risorse sono venute meno: le suore invec chiano, si ammalano, mancano le vocazioni, per cui l’emergen za ha costretto la Congregazio ne a provvedere, a malincuore, alla riduzione delle opere. Vogliamo ancora riconoscere tutto il bene apostolico che è stato fatto qui al Centro Didat tico S. Marta in tanti anni dal 1962 al 2022 con amore, com petenza, professionalità da me ritare gratitudine da parte dei genitori perché hanno portato avanti nei bambini una forma zione completa: culturale, uma na e cristiana. Ci troviamo ad una svolta nella storia della no stra Congregazione e facciamo tanti auguri ai responsabili, agli insegnanti che continueranno l’attività scolastica con senso di appartenenza e col carisma di accoglienza e di servizio delle suore di S. Marta.

Dio sta facendo un’opera nuova che verrà continuata con la corresponsabilità e la collaborazione di tutti. È importante modellare questa realtà scolastica tenendo presente i bisogni di oggi e del quartiere, perciò con apertura vera e realistica la scuola continuerà ad essere un dono prezioso per il territorio, prestando attenzione alle famiglie che ci hanno scelto e ci hanno dato fiducia.

Al termine della Santa Messa Don Luca ha chiamato via via quelli che desideravano esprimere la gratitudine alle suore per la loro presenza a Viareggio. Sono intervenute perciò le maestre, le mamme, i papà, la prima maestra assunta agli inizi della scuola, che ha raccontato tutta la sua esperienza con i

bambini e il bellissimo rapporto con le suore. Il Signore continuerà a benedire quest’opera che abbiamo molto amato e continueremo ad amare.

Nel dire grazie alle nostre carissime suore: suor Luciana, suor Donata e suor Marietta che sono ancora rimaste in aiuto e a tutte le suore della Comunità già destinate altrove si uniscono a noi i nostri Superiori che conoscono profondamente tutto il bene che è stato fatto nella scuola, che hanno sempre apprezzato e valorizzato.

Tanta è stata la commozione che si leggeva negli occhi di tutti, adulti e bambini, nei tanti abbracci dati alle suore con immenso affetto sincero. Un fiore disegnato dai bambini insieme alle maestre con la scritta “Fai fiorire il bene” è stato donato a tutti come messaggio e impegno lasciato dalle carissime suore.

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Addio alle Suore di Santa Marta Omelia 4 giugno 2022

Carissimi amici la celebrazione di questa sera segna un addio; una fine più dolorosa di quella che abbiamo vissuto il 27 agosto 2017. In quell’occasione salutammo le Suore di S. Marta che, dopo quasi 100 anni, lasciavano il servizio presso l’Istituto De Sortis.

Stasera diamo l’addio definitivo alle nostre Suore, perchè, a fine mese, se ne andranno definitivamente da Viareggio, ma soprattutto dal nostro Varignano.

Salutando Suor Luciana, Suor Marietta e Suor Donata, stasera, non salutiamo solo loro, con le quali abbiamo condiviso il cammino di questi anni; salutiamo, attraverso di loro, le tante suore di S. Marta che si sono avvicendate nel servizio ai nostri ragazzi.

Certo, l’Istituto scolastico continua a operare con altra direzione, ma per noi del Varignano immaginarlo senza le Suore è quasi impossibile.

In particolare sarà difficile pensare al nostro quartiere senza le Suore. Non vederle più in Chiesa; non incontrarle più in giro per il quartiere; non sapere più che in Via S. Marta c’era un luogo e delle persone, delle donne sempre disponibili ad aprire la loro porta; a consolare i nostri dolori; a condividere la nostra gioia; a scambiare una parola sul futuro dei nostri figli.

Come dicevo le Suore di S. Marta sono qui con noi da quasi 100 anni. Hanno visto cresce-

re il quartiere, hanno preso parte alle lotte dei nostri nonni e dei nostri genitori. Sono parte di noi, in una continuità ininterrotta di donne, sempre disponibili, sempre accanto a noi.

È difficile accettare che, in un attimo, tutta questa ricchezza e questa amicizia svanisca. È vero rimane il ricordo, la riconoscenza, la gratitudine, ma a noi del Varignano non basta. Questo almeno dovete dirlo alle vostre superiore. Avremmo voluto che rimaneste, ma non siamo riusciti a far niente per farvi restare.

Non ci resta che dirvi un grande grazie. Anzitutto a voi: Suor Luciana, Suor Marietta, Suor Donata che, siamo certi, vivete come noi, la tristezza del distacco. E, attraverso di voi, alle tante suore che si sono avvicendate qui al Varignano e sempre hanno aiutato e servito il quartiere e la nostra comunità parrocchiale. Un grazie non formale che si faccia almeno carico dell’eredità che voi ci lasciate. Una eredità che voglio sintetizzare in alcune parole, come già ebbi modo di sottolineare alla partenza delle Suore in servizio al De Sortis. Un’ eredità fatta di quattro atteggiamenti: affetto, servizio, crescita culturale, interiorità.

1. Affetto

Carissime suore, ora che ve ne andate definitivamente, noi vorremmo accogliere la vostra capacità di offrire “affetto”. A contatto con i

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ragazzi e le ragazze, il primo atteggiamento che voi avete vissuto è stato proprio l’affetto: la disponibilità accogliente del cuore; il farsi carico delle loro persone. Oggi, sempre più spesso, la maternità e la paternità sono vissute in una logica di chiusura e di possesso: “il mio figlio; la mia bambina”. Spesso i genitori vogliono che i figli ripercorrano le loro strade, non si allontanino troppo dalle loro scelte, rimangano per molto tempo nella loro orbita. Lo stile di maternità che le nostre suore ci lasciano è pervaso dalla disponibilità ad una maternità e paternità “aperte”, “ospitali”, non possessive. I ragazzi che hanno incontrato, li hanno riconosciuti come dei “doni”; autentici “doni” che non possono essere trattenuti; “doni” che non possono rimanere nelle loro mani. Le nostre suore hanno accolto con affetto e stima profonda i ragazzi e le ragazze loro consegnati, ma, al tempo stesso, sono rimaste disponibili a che ciascuno di essi potesse scoprire la sua profondità e potesse fare la sua strada, spesso decisamente accidentata. Sono

state donne aperte alla gioia accogliente e disponibili al pianto degli addii. Uno stile simile potrebbe far scivolare il loro servizio in una semplice “funzione”. Ma, in tanti anni del loro servizio, questa caduta non si è mai verificata. La loro capacità materna è sempre stata “non possessiva”; sempre aperta alla cura più autentica e disposta all’addio più doloroso, ma capace di far crescere figli e genitori.

2. Servizio

Una seconda eredità che ci lasciate è rappresentata dalla vostra disponibilità al servizio disinteressato ai ragazzi e alle ragazze, in particolare a quelli più in difficoltà. Lo spirito evangelico della “Casa di Betania”, secondo l’intenzione del vostro Fondatore, il Beato Tommaso Reggio, è davvero singolare. Per voi ogni ragazzo è sempre stato prezioso, perchè è una persona con la sua caratteristica, con la sua qualità, con la sua specificità anche se spesso decisamente problematica. Per voi, i ragazzi e le ragazze con i quali condivide-

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te l’esistenza non sono “problemi” e neppure “hanno problemi”, sono persone che vivono momenti singolari e hanno delle opportunità nascoste, che attendono qualcuno che li aiuti a portarle alla luce per trasformarle in cammini di speranza. In altre parole, voi suore, siete come delle levatrici. Donne davvero singolari: avete rinunciato a far nascere, per aiutare a “rinascere” alla felicità. Sta qui, del resto, il segreto della vostra scelta di vita evangelica; scelta che incide con fecondità sul vostro stesso servizio. Anche noi vorremmo essere come voi: capaci, anche solo un po’, di far “rinascere” gioia là dov’è il dolore; di trasformare le ferite in feritoie, di scoprire nelle difficoltà della vita delle opportunità per un futuro più umano.

3. Crescita culturale

Una terza eredità che ci lasciate è l’educazione alla crescita culturale in un quartiere che ne ha estremo bisogno. Ma una crescita culturale globale, intesa come saper leggere, saper ascoltare, saper parlare e dialogare. Una crescita culturale che ha saputo valorizzare i tratti tipici della nostra periferia: la consapevolezza di avere dignità, anche se poveri; il desiderio di comunicare tra persone provenienti da luoghi tanto diversi; la voglia di crescere nel rispetto vicendevole. La comunità del Varignano, in questi lunghi anni di comune impegno, ha visto in voi la possibilità di una evangelica “rinascita”: passare, cioè, da una condizione di povertà ad una vita più dignitosa; affrontare le avversità del quotidiano come strade originali per inventare nuovi stili di stare insieme, valorizzando le diversità, condividendo le difficoltà. Questo è un motivo di pianto, per noi del Varignano, a causa della vostra definitiva partenza.

4. Interiorità

Dalla vostra permanenza in mezzo a noi, vogliamo trattenere una quarta eredità: l’importanza dell’interiorità vissuta nella pre -

ghiera. Voi siete state per noi una “Casa di Betania” come la descrive il Vangelo: Casa accogliente, Casa di preghiera per tutti i popoli. In un quartiere e in una parrocchia come la nostra, l’intercessione orante, seppure silenziosa e quasi invisibile, è una grazia e un dono inestimabile. È da quasi cento anni che voi, al pari di Mosè, tenete le braccia alzate al cielo e invocate su di noi, nella forza e nel fuoco dello Spirito Santo, la presenza di Cristo Signore, crocifisso e risorto, perchè curi le nostre ferite, consoli i nostri cuori, inondi di speranza ogni nostra disperazione, si faccia sentire vicino, soprattutto quando il futuro si fa cupo e oscuro, come in questi tempi. Care sorelle, senza di voi ci sarà difficile mantenere i nostri cuori aperti all’intimità della preghiera. Eppure è un lascito che non vogliamo disperdere, ma alimentare e far crescere. D’altra parte, è nella preghiera che noi possiamo continuare il cammino di amicizia con voi, che oggi sembra concludersi. La preghiera è come una “casa di Betania invisibile” che tutti ci ospita e ci tiene legati come figli di Dio, amici di Gesù, fratelli e sorelle l’uno dell’altra, in qualsiasi condizione e luogo noi siamo.

Affetto, servizio, crescita culturale, interiorità sono le quattro perle che ci lasciate in eredità e che noi non vogliamo assolutamente svendere.

Care sorelle che dire ancora? Desidero, a nome di tutti, ripetere una semplice parola: grazie, grazie, grazie! E buon cammino per quelle vie che solo lo Spirito di Dio, di cui oggi celebriamo la discesa nei nostri cuori, traccia per ciascuna di voi, carissime suore di S. Marta. Vie che lo Spirito traccia anche per ciascuno di noi, per i nostri ragazzi e le loro famiglie, per la nostra comunità, per il nostro quartiere e per la nostra città. Sosteniamoci l’un l’altro “con il bacio santo” e con un grande applauso di amicizia.

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Ci avete donato

L’educazione è cosa del cuore, diceva, San Giovanni Bosco.

E voi in questi anni avete davvero dato il CUORE ai nostri bambini che con voi sono cresciuti , si sono divertiti ed hanno imparato.

E il cuore è quel posto dove noi e i nostri figli vi porteremo per sempre e di certo non sarà la lontananza a spezzare il filo che ci lega a voi. Grazie… di cuore!

Francesca Antognoli mamma di un alunno di classe 4^

Grazie è la migliore preghiera che vi si possa dedicare, care Suore.

Un grazie che esprime una gratitudine estrema, umiltà e comprensione, perché è proprio con questi sentimenti che ci avete accolto nella scuola di Santa Marta.

La vostra scuola è stata guidata con lo stesso carisma con cui avete donato la vostra vita al

Signore e al servizio di tutti i vostri bambini che si sono sentiti amati con gioia come da chi ha il cuore in pace e serenità in Cristo. La vostra presenza nella nostra vita è stata un dono prezioso e una guida per tutti noi. Ringraziamo Dio per tutto questo e preghiamo affinchè l’esempio del vostro amore possa lasciare un segno indelebile nei nostri cuori.

Tiziana e Cecilia due mamme

Buonasera a tutti, sono Serenella mamma di Ettore che frequenta l’ultimo anno dell’asilo Santa Marta, parlo anche a nome di tutti i genitori della nostra sezione Gialla. Con la fine di giugno termina un lungo percorso che ha dato a tutti un grosso dispiacere: le suore lasciano l’Istituto Santa Marta. Queste suore hanno dato a tutta la comunità scolastica un grande contributo.

In missione
Camminando con fede 2/2022 54

il cuore

Ci hanno insegnato che la lungimiranza trasforma le criticità temporali in opportunità, che si svilupperanno durante ogni ciclo stagionale dei nostri bimbi. Le suore con i loro vari progetti si sono indirizzate non solo alle fasce sensibili in età evolutiva che in profondità implementa gli orizzonti educativi e formativi di tutti i giovani talenti, ma anche alle famiglie di questi bimbi che ne hanno preso parte. Progettualità, sensibilità e amore sono le strategie orientate ad un approccio educativo e formativo a partire dall’età prescolare.

A nome di tutti i genitori e dei nostri bambini abbiamo il piacere di ringraziare anche le maestre per tutto quello che hanno fatto per i nostri figli.

Serenella

Ho trascorso gli ultimi 15 anni “passo dopo passo” accompagnando i miei tre figli nella loro crescita insieme alle suore di Santa Marta… da Barbara che nel 2007 iniziò

la sezione Primavera… Gemma nel 2009… e Matteo che conclude quest’anno il suo cammino di quinta…

Una cosa che si respira appena entri al Santa Marta è l’amore che le suore mettono in ogni cosa, la preghiera che accompagna ogni loro giorno: dalla Messa del mattino fino alla compieta. La vita consacrata è spesa nella donazione senza riserve e voi care suore entrate nelle nostre famiglie e ci mostrate quanto sia bello vivere con Gesù in ogni azione.

Grazie Signore per questo periodo di cammino insieme… dove i nostri figli hanno potuto sperimentare accoglienza, aiuto e solidarietà. Non ho mai visto una quinta elementare andarsene senza aver pianto dalla commozione, consapevoli di aver vissuto momenti che rimarranno nel cuore anche dopo 50 anni.

Grazie Signore Gesù.

Con amore e gratitudine.

Marco Triola papà di un alunno della classe 5^

Un saluto alle Suore... nostre sorelle e amiche

Oggi è un giorno importante: celebriamo la presenza delle Suore di Santa Marta nella nostra Comunità del Varignano dove sono giunte nel lontano l962, rappresentando un pezzo della nostra storia, e adesso, dopo 60 anni, partono per un nuovo viaggio.

Varignano 1962: strade sterrate, campi verdi, baracche per case lungo la Via Paladini e la Via Santa Marta, un’umanità semplice, operaia,

separata dal resto della città, ma così presente e con tanta voglia di esserci…

Un quartiere, allora, isolato ed emarginato che reclamava servizi, dignità e rispetto, una povertà, una semplicità, che in confronto ad oggi ci rendeva più veri e più partecipi.

Ecco che allora alcune suore scelgono di camminare per quelle strade e, come Marta e Maria, decidono di accogliere nella propria casa

da Viareggio
Camminando con fede 2/2022 55 1° Giugno 2022

In missione

la gente di questo quartiere, proprio come a Betania.

Nasce la scuola, ma non solo, il Centro Didattico Santa Marta, una scuola aperta ai problemi del quartiere, un centro di aggregazione, un punto di riferimento per tutti questi lunghi 60 anni.

Accoglienza, disponibilità, integrazione per i giovani del quartiere con o senza problemi, credenti e non.

Testimone di quel pezzo di storia fu Madre Melania, la prima Superiora del Santa Marta, “la vigilessa” come la chiamavano, sì perchè accompagnava i suoi ragazzi ad attraversare via Aurelia, in quanto il quartiere allora era privo di infrastrutture. Lei fermava praticamente il traffico come una vigilessa, e non solo lei lo è stata, ma molte altre suore che sarebbero venute dopo.

Le suore sono state testimoni di valori cristiani ed insegnanti, liete di educare a vedere più in là del cibo e del riposo per scoprire l’inesauribile ricchezza del mondo…

Testimoni di valori di povertà evangelica, di ospitalità, di accoglienza, di ascolto, di dialogo, del dare e del ricevere… proprio come Dio, povero e ospitale, accogliente e pellegrino.

Tanti sono gli alunni della Scuola Santa Marta che hanno avuto il dono di capire questo messaggio e di testimoniarlo nella loro vita. Oggi celebriamo questa immensa ricchezza che le Sorelle hanno infuso nei nostri cuori all’interno della loro Betania.

La voglia di essere partecipi della quotidianità del Varignano, di sentirsi donne libere e di essere strumenti per Dio secondo l’espressione di Madre Teresa di Calcutta “essere come una matita nelle mani di Dio”.

Care Sorelle il nostro quartiere vi deve tanto e forse ancora di più tutta la Comunità di Viareggio che è cresciuta anche grazie a voi… Grazie per aver creduto e percorso la nostra stessa strada per questi lunghi 60 anni.

Da parte nostra un abbraccio “doloroso” ma ricco di gioia e di pace vera…

GRAZIE!

De Benedetti Michela

Un vero colpo al cuore aver saputo che le suore dopo 60 anni esatti lasceranno l’Istituto “Santa Marta”. Io e tanti altri amici che sono qui oggi, abbiamo iniziato il percorso scolastico quando nel lontano 1962 la scuola aprì. A quell’epoca l’Istituto didattico religioso, così si chiamava, non fu solo un’innovazione per il nostro quartiere ma una vera e propria civilizzazione come esempio di educazione, nel rispetto della libertà di ognuno. Per quanto mi riguarda, l’aver frequentato il “Santa Marta” è motivo di vanto per ciò che mi è stato insegnato e che mi sono portata nel tempo. Una volta era proprio così… i valori imparati in famiglia, continuavano poi sui banchi di scuola.

Chi ha avuto suor Angela come insegnante, sa di che cosa parlo. Non voglio dilungarmi, voglio solo ricordare quel periodo felice della mia acerba vita che ancora custodisco gelosamente nel cuore. Dieci anni fa per la festa dei 50 anni c’è stata Ia corsa a ritrovarci e Ia felicità che un gruppetto si sia ritrovato fino a quel traguardo fa capire il forte legame creatosi in quegli anni. Frequentarci ancora dopo 60 anni è bellissimo.

Un grazie immenso va a tutte le suore che si sono avvicendate negli anni e che ci hanno aiutato a crescere e a diventare le donne e gli uomini che siamo oggi. Un ricordo e un pensiero va in particolar modo a quelle suore che non ci sono più, certa però che da lassù continueranno ad amare la gente del Varignano.

Care suore qualunque sia la vostra destinazione, auguriamo a voi una “buona vita” sperando di rimanere nel vostro cuore e nei vostri pensieri.

Grazie ancora di tutto!

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Grazia Agostini, ex alunna

Chiavari 2022: Un’esperienza di fraternità

Da alcuni anni a Chiavari, la nostra comunità aderisce all’iniziativa “USMI TI ACCOGLIE”, progetto sostenuto dalla CEI. Accoglie suore di diversi Paesi e Congregazioni che sono a Roma per motivi di studio. Esse sono disponibili nei mesi estivi per la collaborazione a prestare servizio presso altre Famiglie religiose; quest’anno sono venute da noi nei mesi di luglio e agosto tre suore, una del Burundi, una della Cina e una dell’India. È stata un’esperienza particolarmente viva e fraterna. E loro ci hanno lasciato queste testimonianze.

Nella Congregazione delle Suore di Santa Marta di Chiavari, ho fatto una bella esperienza, sia umana che spirituale. Prima di venire mi chiedevo, con un po’ di preoccupazione, come mi sarei trovata in questa comunità, ma mi sono trovata a vivere come a casa mia. Sono stata felice di poter continuare la vita spirituale, con la preghiera personale e comunitaria, la Santa Messa quotidiana, la meditazione. In particolare ricorderò con gioia la possibilità che ho avuto di andare, ogni sera, con la mia patrona, Santa Bernardetta, a recitare il rosario di Lourdes. Nella vita comunitaria mi sono trovata bene con tutte: con le due suore che sono venute con me dall’Usmi romana, con le Suore di Santa Marta della Comunità, perché il Signore ha custodito in me il sapore della vita consacrata anche se ero lontana dal-

la mia Congregazione. Con le suore e le persone con cui lavoravo nella “Casa per Ferie” e nel servizio degli ospiti in sala da pranzo mi sono trovata a mio agio perché ognuno ha compreso le mie difficoltà nella lingua e ha cercato di capire con pazienza ciò che volevo dire. A Chiavari, con le Suore di Santa Marta, ho imparato tante cose buone: l’accoglienza, il loro amore, l’umiltà e la fraternità gioiosa che ti fa sentire bene. Spero di ritornare.

Suor Christella Nsengimana (studente alla Pontificia Università Urbaniana - Scienze Religiose).

È la prima volta che esco dalla mia Comunità (escluso il Collegio dove studio) e mi sono sentita benissimo, come se fossi sempre stata qui. In particolare mi è piaciuto il servizio comunitario a tavola che viene fatto passando davanti a ciascuna e offrendo il cibo; noi in Cina facciamo il self service ed è un modo molto più freddo e impersonale. Poi qui le suore lavorano tutte, anche le anziane e sono “piene di vigore” passando da un lavoro all’altro con disinvoltura, sempre capaci di affrontare le situazioni più diverse. Mi è piaciuto molto il modo di pregare di queste suore, lo definisco:

la Comunità Chiavari
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In missione

“pregare camminando”. Pregano in cappella, in sala di comunità, alla mensa, ma soprattutto mi commuove quando usciamo dalla Messa sentirle recitare il “Magnificat” mentre vanno in refettorio. Noi in Cina stacchiamo molto la preghiera dal lavoro, mentre come ho visto qui, la preghiera è nella vita, la preghiera è vita! L’ho detto anche alla mia Madre che è in Cina quando l’ho sentita al telefono. Spero di ripetere questa bella esperienza che mi ha scaldato il cuore.

Suor Yu Qiaoli (Suor Goretti) (studente alla Pontificia Università Urbaniana - Spiritualità Missionaria)

“Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla!” questo è il mio salmo preferito e il Signore, proprio come un pastore, mi ha accompagnato in questa nuova esperienza. Luglio e agosto, due mesi molto importanti per la mia vita, vissuti con tanta serenità.

Ricordo quando sono arrivata a Chiavari e Sr. Rosanna ha mandato una suora alla stazione che si è presentata con un bel sorriso: era Sr Saly, indiana come me, che parla la mia lingua e mi si è allargato il cuore. Ho incontrato un paese sconosciuto, tante suore nella comunità, alcune con cui ho lavorato direttamente. L’accoglienza calorosa di tutte loro mi ha fatto sentire la presenza e la benedizione del Signore, come anch’io voglio essere per loro una benedizione. Posso dire di essere stata felice. All’inizio, con le mie compagne di studio: Sr Christella e Sr Goretti, abbiamo incontrato la superiora Sr Rosanna che ci ha detto: “Voi non siete ospiti, ma siete parte della nostra comunità, vogliamo che vi sentiate come nelle vostre case”. Infatti le Suore sono state molto care con noi, non ci hanno lasciate da parte, ma siamo state come un’unica famiglia, nella preghiera, nel refettorio, da qualsiasi parte e, quando ci incontravano, ci hanno sempre salutate con un bel sorriso, perciò io ho sempre

lavorato con cuore tranquillo e sereno, mi sono sentita molto apprezzata. Devo dire che queste suore sono molto accoglienti, hanno sempre un bel sorriso e una parola buona, hanno proprio il cuore di Santa Marta, non sono mai stanche, anzi, sono premurose, unite nella preghiera, nella mensa e proprio nella vita. Io le ringrazio con tutto il cuore e porterò con me il loro ricordo, specialmente Sr Vincenza, la Suora con cui ho lavorato e alla quale voglio lasciare queste parole: “È stata per me come una sorella maggiore, ci aiutava nel lavoro, ci insegnava come dovevamo fare perché fosse perfetto. Scherzava con noi, ci faceva ridere e il lavoro non pesava”. Voglio rivolgere un pensiero anche al personale con cui abbiamo collaborato, sia nella pulizia delle camere che nel servizio alla mensa degli ospiti. Sono state tanto gentili e ci hanno parlato anche della loro vita. Tutte porteremo nel cuore! Ringrazio tanto il Signore perché se ho fatto qualche cosa di buono è stato merito suo. Pensavo di essere benedizione e ho trovato tante benedizioni! Grazie di cuore a tutti!

Suor Palakkat Johney Lijimol (studente alla Pontificia Università Salesiana - Pastorale giovanile)

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Verso nuovi orizzonti

Nella scuola Santa Marta di Velletri si chiude l’anno scolastico 21-22 e per qualcuno termina un triennio ricco di avventure ed esperienze di vita…

“Andiamo nella scuola dei grandi”!, queste le parole dei bambini di 5 anni, ignari di ciò che comporta; con queste stesse parole regalano ai genitori un giro gratuito sulla grande giostra della vita, vivendo emozioni dissonanti che resteranno senza tempo racchiusi negli annali delle famiglie e delle insegnanti mentre si preparano a spiccare un nuovo volo.

Sembra ieri quando hanno varcato l’ingresso del cancello con tutte le loro paure, cercando di superare il primo vero distacco dalla famiglia.

Il progetto didattico speciale “Ci alimentiAMO” ha accompagnato l’intero anno dei nostri bambini; tante sono state le esperienze fatte in classe, con esperimenti e laboratori a tema.

Abbiamo cercato insieme, scuola e famiglia, di ritornare alla “normalità”, anche se con tanta fatica e pazienza da parte di tutti: la paura “covid” è stata arginata.

Se questa è la premessa non potevamo non raccontarvi il ritorno di un grande evento fortemente voluto dalla Comunità delle Suore di Velletri, ma anche dagli stessi genitori che frequentano il nostro Istituto, stiamo parlando della “FESTA DELLA FAMIGLIA”.

Dopo aver imparato termini come lock down –pandemia ed esserci specializzati ad effettuare tamponi, ora siamo pronti a ritornare a respirare in piena libertà, a poter stare con la gente senza barriere, fermo restando che la cautela non è mai troppa.

Nel pomeriggio del 25 giugno 2022 in via Paganico 29, abbiamo sperimentato la collaborazione di tante forze e artisti in campo. Visto il

Educante
la Comunità
Velletri
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grande flusso di partecipanti, abbiamo interpellato il gruppo dei “Nonni Vigili” che, insieme ai nostri collaboratori più fidati (Luciano, Marco, Emanuele e Corrado), hanno indirizzato tutte le autovetture che sopraggiungevano per l’evento nel parcheggio adibito per l’occasione.

Una volta parcheggiata la propria auto, le famiglie potevano raggiungere a piedi, e quindi in totale sicurezza, piazza “Santa Marta” che già dalle prime ore del pomeriggio era stata attrezzata con un’area “street food”, con una piccola mostra nel giardino della scuola, con pannelli e piccoli manufatti realizzati nel corso dell’anno.

Alle ore 17:00 è stata inaugurata la 11° edizione della Festa della Famiglia alla presenza di tutta la comunità delle Suore di Santa Marta, e di Don Nicu della Comunità di Don Orione. Un forte applauso ha accompagnato l’ingresso dei bambini di 5 anni delle 5 sezioni: quella Rossa accompagnata dalla maestra Daniela, quella Blu dalla maestra Lucia, quella Verde dalla maestra Sr Lusy, quella Gialla dalla maestra Loriana e l’Arancione dalla maestra Mariangela. Consegnato ad ognuno il proprio “pass”, il diploma, e fatta la consueta foto di rito, si è chiusa la cerimonia dei diplomi con l’inno del nostro Istituto “Fai fiorire il bene”.

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All’improvviso il cielo di Velletri ha iniziato a tingersi dei colori dell’arcobaleno, con il lancio dei palloncini, simbolo di un nuovo viaggio, di una nuova avventura per i nostri bambini, sperando che possano portare con loro il rispetto, l’amore per il prossimo e tutti quei valori che abbiamo cercato di coltivare insieme alle loro famiglie in questi 3 anni.

Per una grande festa, non poteva mancare un ospite d’eccezione, anzi due ospiti “Patatina e Cocacola”, veri e propri professionisti dello spettacolo circense itinerante. Con il loro camioncino trasformer hanno dato vita ad un grande show facendo ballare e ridere genitori e bambini.

L’evento ha proseguito il suo spettacolo nel giardino della scuola con nuovi artisti pronti ad allietare la serata a suon di tamburelli, fisarmonica e nacchere.

Si è esibito, quindi, un altro ospite, la grande artista a tutto tondo, ricercatrice, intrattenitrice ed educatrice della musica popolare, stiamo parlando di Francesca Trenta che insieme al suo gruppo ha portato una ventata di libertà, di tradizioni antiche. Sono le musiche che fanno battere il cuore, riuscendo a conquistare i bambini, che hanno ballato e seguito Francesca nei ritmi e nelle coreografie che incontrano inclusività e voglia di pace.

Ormai siamo arrivati a tarda sera, con i ritmi, le chiacchiere e la voglia di riprendere la nostra vita “normale”, e a qualcuno è rimasto il desiderio di non vedere tagliato quel cordone ombelicale che ha visto coccolare, crescere i propri figli in questa grande Comunità Educante.

Ma come ben sappiamo la vita corre veloce e lontana, tutto viene e tutto va, questa è una triste ma nello stesso tempo una reale verità. Occorre vivere ogni giorno con gratitudine a chi ci dona un sorriso, a chi nei momenti più importanti è sempre presente anche con un semplice sms.

Ringraziamo il Signore di averci dato la vita e di averci resi uomini e donne forti.

Viviamo il nostro tempo con serenità, rendiamoci protagonisti di questa opportunità, donando al prossimo tutto l’amore che negli anni si è riusciti a immagazzinare, grazie alle esperienze fatte, alle persone incontrate nel nostro cammino.

Anche quest’anno abbiamo cercato di dare il massimo, di regalare un petalo di quel fiore che sarà sempre nel cuore di ognuno di tutti noi, quel fiore seminato e iniziato a crescere nel giardino del nostro Beato Tommaso Reggio e mai ci stancheremo di gridare al mondo “Fai fiorire il bene”.

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Una vita dedicata al volontariato

Renato Vivenzi non è solo il fratello di una nostra suora, suor Renata Vivenzi, ma una persona che ha fatto della sua vita un dono agli altri.

Impegnato in Africa nell’Associazione Mondo Giusto di Lecco di cui è stato presidente per diversi anni, ha dedicato anni della propria vita nella realizzazione di progetti a sostegno dei paesi poveri del continente africano, in particolare in Rutshuru, regione congolese tra le più povere, dove ha realizzato importanti opere come acquedotti rurali, centrali idroelettriche, mulini e dispensari.

Ci piace richiamare alcuni passaggi di un’intervista rilasciata qualche anno fa: “Ho contribuito a portare l’elettricità in quelle zone, vivendo laggiù ho compreso l’importanza di un aiuto dato non solo per fare, ma per permettergli di fare. È importante non sostituirsi alle persone che vivono laggiù, ma mostrargli e spiegare loro perché certe cose possono essere fatte in un certo modo, traendone vantaggio. Mi ricordo le infinite riunioni per spiegare come incanalare l’acqua, come gestire un dispensario o come costruire un ponte. L’energia elettrica è stata fondamentale per le strutture pubbliche ma anche per le botteghe artigiane, in cui si lavorano i materiali da costruzione”.

Grazie a Renato e ai suoi collaboratori negli anni sono stati costruiti chilometri di acquedotti, serbatoi, tantissime fontanelle e sorgenti, garantendo così molti litri di acqua per persona ogni giorno.

Renato aveva ben compreso che quella parte del Congo “Non è una zona dove questo bene prezioso scarseggia, ma è stato fondamentale riuscire a renderla utilizzabile da tutti”.

Grazie alla sua intraprendenza e alle relazioni che ben sapeva tenere con i vari organismi, ha trovato collaborazione e sostegno finanziario da parte di associazioni, missioni religiose sia a livello nazionale che internazionale.

E in questo suo operato non sono mancati rischi e scontri che più di una volta hanno messo a repentaglio la sua stessa vita, come era accaduto durante l’ attentato di kinshasa. Ha dovuto fare i conti con il clima politico locale ostile e con una guerra civile che da metà anni Novanta ha incendiato il Paese, causando distruzione e perdite anche tra i volontari della stessa Associazione di Mondo Giusto. Renato ha creduto nella sua missione cercando di operare alla costruzione di un futuro migliore in Africa.

Grazie Renato per la tua testimonianza non solo di parole ma del tanto bene fatto nella tua vita!

la Redazione
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di suor Renata Vivenzi

Riverdersi e stare insieme...

È passato tanto tempo, soprattutto sono accadute tante cose… Sono passati più di 30 anni, che a vederli scritti sembrano tantissimi… sono tantissimi!

Un lavoro gratificante, tre bambini, diversi cambio vita, perché faccio fatica a rimanere troppo tempo nello stesso posto! Delusioni, brutti scivoloni dai quali è stato faticoso riprendersi… ma dentro il cuore qualcosa di importante ha sostenuto con grande forza ogni momento difficile ed ogni momento felice…

La spensieratezza delle elementari! È stato un periodo favoloso che tutti ricordiamo con grande affetto e amore e, quando a giugno ci siamo incontrati a Chiavari, il tempo sembrava essersi fermato…

Suor Alessandra, che per me è stata una seconda mamma, ha ricreato quella magia e quel calore umano che nessun’altra persona è stata capace di farmi sentire… fantastica Suor Alessandra! Con un abbraccio faceva passare tutto… e abbiamo ricordato tutto… i miei cari compa-

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Pagine aperte

gni di classe che sono rimasti gli stessi. Sembrava non ci fossimo mai lasciati!

Nessuna timidezza, nessun timore, ma la consapevolezza che ciò che ci rende ancora uniti, e probabilmente sarà sempre così, è la nostra profonda conoscenza e il legame che la nostra cara Suora è riuscita a costruire tra noi…

Gli insegnanti hanno un ruolo ed una responsabilità fondamentale nella crescita umana di un bambino… questo dovrebbe essere un principio assoluto da tenere a mente… Insegnare deve essere una vocazione non un lavoro!

Grazie Suora dei tuoi sorrisi, della tua dolcezza, del tuo entusiasmo che ancora oggi trasmette una grande energia!

E grazie amici miei di una vita fa, grazie di esserci ancora, oggi come ieri… ora che ci siamo ritrovati senza comunque esserci mai persi…

Vi voglio bene. Eleonora

Gli anni passano ma l’Amicizia resta!

Eh già…è proprio così, a distanza di 40 anni ecco qua, un piccolo gruppetto di quella 5°A del Santa Gemma di Bovisa-Milano, arrivare in quel di Chiavari, per un saluto alla nostra carissima maestra Suor Alessandra.

Ed è proprio a lei che vorrei dire “Grazie” per averci insegnato quel valore unico e profondo che tutti chiamano Amicizia ma che non tutti sanno cogliere nella vera essenza.

Non siamo riusciti a portare tutta la 5°A a Chiavari…. ma sicuramente l’affetto e la riconoscenza di tutti era lì con noi.

Si parla spesso di amicizia… eppure ogni volta che sento questa parola il mio pensiero vola a quel periodo trascorso alla scuola elementare… ai miei compagni e a tutte le cose belle che abbiamo fatto insieme… alla gioia nel condividere lo studio, nel crescere insieme, nell’aiutare i nostri fratelli in Tanzania, nel volersi bene, quel bene disinteressato che arricchisce l’anima…

Ovviamente la vita va avanti e ognuno ha intrapreso la sua strada, chi ha cambiato città, chi addirittura si è trasferito in Francia… Sicuramente i “Social” ci aiutano a mantenere vivi i contatti, ma quando riusciamo a vederci… ecco,

lì posso dire, che il tempo sembra essersi davvero fermato a quegli anni 80. Le emozioni che provo ogni volta che ci abbracciamo per salutarci è davvero una carica di energia positiva che fa bene al cuore. Grazie Amici!

Due foto davanti a me: una scattata in prima elementare nel giardino dell’Istituto Santa Gemma di Milano, l’altra scattata presso l’Istituto Santa Marta di Chiavari. Non più con il grembiule ma sempre con la nostra Suor Alessandra.

40 anni separano queste due foto: Milano la città nella quale abbiamo iniziato il nostro percorso di studi, Chiavari dove ci siamo ritrovati per festeggiare la “nostra Suora”.

Il tempo corre e va in fretta, ma le emozioni e i ricordi sono rimasti indelebili. Ricordare i tanti momenti vissuti insieme e che hanno caratterizzato gli anni dell’infanzia è stato il filo conduttore di una giornata trascorsa in amicizia, spensieratezza ed allegria; la stessa atmosfera che ci ha accompagnato negli anni delle elementari. Il merito di questa gioia nel volersi rivedere e stare insieme è di Suor Alessandra che, fin dai primi giorni di scuola e per tutti i cinque anni delle elementari, e non solo, ha saputo crescerci ed accompagnarci, scrivendo sulla lavagna delle nostre vite quei valori che mai potranno essere cancellati.

Esserci incontrati dopo anni, con la sensazione da parte di tutti di non esserci mai persi, ancora uniti come dal primo giorno in cui ci siamo trovati nella nostra prima aula di scuola con Suor Alessandra, è stato bellissimo!

Grazie Suor Alessandra, grazie Amici di ieri e di oggi.

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Congedo di Sua Eminenza il Cardinale Angelo Sodano

NOI, Suore di Santa Marta, vogliamo ringraziare il Signore per il dono immenso che è stato per la nostra Famiglia Religiosa sua Eminenza il Cardinale Angelo Sodano.

Lo abbiamo sempre sentito molto vicino fin dagli anni in cui, Nunzio Apostolico in Cile, con le sue attenzioni e la sua capacità di prevenire le varie necessità ci aiutò e ci sostenne nelle varie case in anni particolarmente difficili!

Ci ha voluto con Lui quando Dio, nella Sua Provvidenza, lo ha chiamato in Vaticano come Segretario di Stato di Sua Santità Giovanni Paolo II.

Da sua Eminenza abbiamo imparato a servire la Chiesa e a servirla con un amore incondizionato e attento ai segni dei tempi. Sempre infatti, nei cammini importanti e nei sentieri più quotidiani, Sua Eminenza, con l’esempio e con la preghiera intrisa di fede, ci ha insegnato ad amare la Chiesa, a vivere con entusiasmo ogni progresso e a insistere perché sempre Dio fosse al centro di ogni preoccupazione e desse al mondo il coraggio della Verità.

La nostra Famiglia Religiosa, con il cuore colmo di gratitudine per aver potuto stargli accanto in questi anni in Vaticano, invoca su di Lui la pace senza fine e spera di sentire come prima, anzi con ancora più certezza, la sua benevola, preziosissima attenzione.

Eminenza Rev.ma riposi in pace nell’abbraccio eterno del Padre.

Roma, 31 maggio 2022

di Madre Lilian Doll Cortes
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Madre Lilian Doll (Superiora Generale delle Suore di Santa Marta)

Profonda gratitudine al Card. Angelo Sodano

Al ricordo e saluto che la Madre Generale Madre Lilian Doll ha preparato per il giorno del funerale del Cardinale Angelo Sodano, vogliamo aggiungere queste considerazioni che vogliono soprattutto dire il grande affetto, la stima e la profonda gratitudine che tutta la Congregazione delle Suore di Santa Marta vuole esprimere nei confronti del Cardinale.

Il Cardinal Angelo Sodano è stato “un perfetto diplomatico” e ha servito la Chiesa con profonda saggezza e una rara capacità di valutare le situazioni nazionali e internazionali; come Segretario di Stato è riuscito, nei momenti particolarmente pesanti e difficoltosi della scena mondiale, a “conciliare”, senza scendere a compromessi, posizioni che hanno alimentato la fede e la fiducia nella Chiesa.

L’amore per la Chiesa, come ha detto il Cardinal Giovanni Battista Re durante l’omelia nel giorno del funerale, era familiare al Cardinale Sodano, che più volte, nelle sue omelie o nei suoi interventi citava il libro del Cardinal Ballestrero: “Questa Chiesa da amare”, “sottolineando che non basta credere nel mistero della Chiesa, ma è necessario amarla, non in modo astratto ma operando nelle sue istituzioni, condividendo i problemi quotidiani di una Chiesa che insegna, di una Chiesa che santifica e di una Chiesa che guida nella carità”.

Molti hanno potuto apprezzare da vicino l’alto senso del dovere del Cardinale Sodano, le sue doti di intelletto e di cuore, la sua sensibilità per le finalità pastorali dell’azione della Chiesa nel mondo, la sua saggezza nel valuta-

re avvenimenti e situazioni e la sua disponibilità ad aiutare, cercando in ogni caso adeguate soluzioni. Ha creduto fermamente in Cristo, e l’ha seguito fedelmente fino agli ultimi istanti della sua vita.

Si dedicò ai rapporti della Sede Apostolica con l’Europa dell’Est, quando. l’Europa era ancora divisa in “due blocchi”. Molto importante il suo servizio come nunzio apostolico in Chile dal 1977 al 1988, cooperando all’iniziativa di mediazione nel contenzioso esistente fra Cile ed Argentina per il territorio del Beagle. Erano anni molto difficili per il Chile!

Lungo sarebbe raccontare la sua disponibilità come “Nunzio apostolico” in Chile e noi vogliamo qui soprattutto ricordare che proprio in Chile presso la Nunziatura, la nostra Famiglia Religiosa ha incontrato e conosciuto il Cardinale Sodano. Da quel momento le Suore di Santa Marta sono sempre state “oggetto delle sue attenzioni” e delle sue cure, prima in Chile, poi a Roma, quando nel 1988 Papa Wojtyla lo richiamò in Vaticano nominandolo Segretario di Stato e a breve distanza Cardinale. In questi anni si prodigò con competenza e dedizione a favore della pace in momenti di particolare complessità dalla “fine della guerra fredda, al conflitto del Golfo

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Persico… al tragico 11 settembre del 2001 a NewYork e alla successiva crescita del terrorismo…

Al Cardinale erano molto care le Missioni e in particolare quelle della nostra Congregazione, le situazioni “di periferia”, che pullulavano di bisogni: concretamente più volte ha soccorso la nostra casa di Derqui in Argentina e le altre realtà missionarie della nostra Congregazione: spesso, senza chiedere “preveniva” la necessità.

Come già abbiamo sottolineato era sempre molto attento alla nostra Famiglia Religiosa: spesso arrivava con i suoi doni inaspettati e sempre molto graditi. Sempre disponibile e attento a darci il consiglio giusto di fronte a qualsiasi problema o necessità che potevamo sottoporre alla sua considerazione.

Volentieri veniva nella nostra Casa Generalizia per farci visita e per presiedere alcune celebrazioni in solenni ricorrenze, ma non esitava quando viaggiava a fare sosta per un saluto anche alle nostre suore a Querceto, a Viareggio… e in modo particolare a Genova presso la tomba del Padre Fondatore.

Straordinario è stato il suo aiuto nel cammino percorso per la beatificazione del nostro Fon-

datore, il beato Tommaso Reggio da lui molto amato.

Negli ultimi anni a Roma, nella sua alta funzione di “Decano del Collegio Cardinalizio”, ha cercato di darsi con tutto il suo impegno e la sua esperienza, finché gli acciacchi dell’età non lo hanno sorpreso. Ha piano piano rallentato il suo lavoro, ma la lucidità, la solidità della sua fede e del suo amore per la Chiesa non sono mai venuti meno.

Anzi!

È stato per tutti, ma in particolare per noi Suore di Santa Marta, un esempio di servizio umile e operoso, un Padre affettuoso sempre pronto a venirci incontro con attenzioni semplici ma molto preziose e insostituibili. Quanta gratitudine lui stesso ha sempre espresso alle sue Suore che prestavano il servizio presso di lui, fino agli ultimi istanti della sua vita! Sono state numerose le suore che hanno condiviso il cammino con il Cardinale in Chile e in Vaticano. Non possiamo nominarle tutte ma le ricordiamo perché per tanti anni l’hanno servito con squisita dedizione e delicatezza.

Ci sembra ora bello ricordare le parole del Cardinale Re quando nella sua omelia ricordava il testamento spirituale del Cardinale Sodano, in particolare quando scrisse: “di rinnovare, nell’attesa della chiamata a sé del Signore, il suo atto di fede, di speranza e di carità, come li aveva imparati fin da bambino sulle ginocchia di sua madre”. Guardava al Signore con queste parole: “spero che un giorno mi accolga misericordioso fra le sue braccia”, e a Maria Santissima: “l’ho invocata fin da giovane come Porta del Paradiso”.

Pensiamolo così e sempre pronto a “vegliare sulla Chiesa e sulla nostra Famiglia Religiosa” da lui tanto amata, mentre diciamo al Signore il nostro “Grazie” per il dono ricevuto.

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Con l’affetto della memoria

Roma, 31 maggio 2022

Carissime, oggi, a Querceto, nella Casa di Infermeria ha fatto ritorno alla Casa del Padre

Suor RACHELE BERTOLONE

nata a Castiglione Chiavarese (GE) il 02 dicembre 1930, entrata in Comunità il 28 ottobre 1950, professa dal 14 agosto 1953.

Il Signore l’ha chiamata a sé dopo essere stata ricoverata in ospedale a Firenze per un aggravamento improvviso del suo stato di salute. Ha così raggiunto, nella pace e nel gaudio che non hanno fine, le sue consorelle e in particolare sua sorella Suor Ilaria.

Da diversi anni si trovava nella Casa di Infermeria a Querceto perché la vecchiaia e gli acciacchi dell’età si erano fatti sempre più pesanti. Ha vissuto questo tempo con serenità accettando di continuare a servire il suo

Signore con l’offerta e la preghiera continua.

Ha amato la sua Famiglia Religiosa svolgendo con dedizione e generosità i vari servizi che le sono stati richiesti nel corso della sua vita.

Nascosti dietro al suo carattere

piuttosto “burbero” c’erano una sensibilità inaspettata e il desiderio di andare incontro ai bisogni di chi le stava accanto; o cucinando qualcosa di buono o “aggiustando” e cucendo gli abiti per le consorelle.

Sempre attenta e ben organizzata nello svolgimento del suo lavoro si è dedicata alla cucina in varie comunità (Genova, Paderno, Saiano, Velletri, Vighizzolo, Settignano e Chiavari…) e successivamente al guardaroba a Milano, Chiavari, Viareggio, portando avanti il suo servizio fino a quando le forze glielo hanno permesso.

L’affidiamo al Signore perché l’accolga nella sua pace e le chiediamo di intercedere per la sua Famiglia Religiosa, per tutte noi, per le consorelle di Querceto che l’hanno seguita con cura e dedizione e per i suoi cari che la ricordano con affetto.

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Camminando con fede

Roma, 03 luglio 2022

Carissime, oggi a Querceto di Sesto Fiorentino, il Signore ha chiamato a sé

Suor LUCREZIA BRESCIANI

nata a Brione (Brescia) il 24 giugno 1928, entrata in Comunità l’8 settembre 1946, professa dal 28 agosto 1949. Dopo giorni di grande sofferenza, accompagnata amorevolmente dalle sue consorelle di Querceto e anche dal fratello sacerdote, Suor Lucrezia ha affrontato il suo passaggio da questa terra alla vita vera, all’incontro con lo Sposo che lei ha amato e servito con gioia e fedeltà nella sua vita di Suora di Santa Marta. Si è particolarmente dedicata ai malati, svolgendo con professionalità e spirito di sacrificio il suo servizio ai fratelli malati come ha fatto Gesù, prediligendo quelli più bisognosi nella cura non solo delle ferite

del corpo, ma soprattutto quelle dell’animo e donando tenerezza, conforto e una parola buona portatrice di speranza. È stata un esempio di donna coraggiosa, infatti ha accettato di rimanere in Libano negli anni in cui infuriava la guerra, continuando con determinazione a prestare il suo servizio. Ha amato tanto la terra libanese, infatti più volte e per diversi anni, ha svolto il suo servizio apostolico come infermiera presso l’ospedale a Beirut e poi come responsabile di Comunità a Sehaile. La sua presenza e il suo ricordo ancora oggi è molto vivo nella memoria delle persone

che l’hanno conosciuta. Anche a Querceto è stata una presenza bella nel tempo in cui ha svolto il suo servizio nella cura delle consorelle malate e, quando le è stato chiesto di ritornare in Libano, nonostante gli anni fossero già tanti, ha risposto con coraggio e, fidandosi sempre del Signore, non ha avuto timore di lasciare ancora una volta l’Italia. Ha trascorso gli ultimi anni a Querceto, nella casa di Infermeria quando l’età avanzata e gli acciacchi non le hanno più permesso di svolgere il suo servizio. Ringraziamo il Signore per averci donato Suor Lucrezia, e preghiamo per lei, mentre le chiediamo di intercedere per tutte noi, per la Famiglia Religiosa, per il Libano che tanto ha amato, per tutti i suoi familiari e in particolare per il suo fratello sacerdote che l’ha accompagnata e seguita in tanti momenti della sua vita ed è stato per Suor Lucrezia un punto di riferimento molto significativo.

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è che la nostra anima rimanga ad aleggiare nei luoghi dove una volta giocavamo”.

“Le cose che il bambino ama rimangono nel regno del cuore fino alla vecchiaia. La cosa più bella della vita

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Con l’affetto della memoria

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