nota del curatore Giuseppe Alberto Centauro
Università degli Studi di Firenze
Per cominciare: alcune note sulla didattica a distanza per emergenza da coronavirus Nel trascorso mese di febbraio la presente opera monografica incentrata sulle esperienze della didattica nel restauro poteva dirsi già sostanzialmente ‘chiusa’. Restava da montare il “pre-impaginato-blind” richiesto per il referaggio per poi condurre gli ultimi aggiustamenti in attesa di avviare la fase compositiva finale per essere in grado di pubblicare il libro per l’inizio dell’A.A. 2020/2021. Del resto, le esperienze condotte nel triennio 2017-2019 selezionate e monitorate per dar conto delle dinamiche dell’insegnamento di una disciplina, quale il restauro nell’architettura, in continua evoluzione dialettica con il contesto sociale, politico, amministrativo e, soprattutto professionale, era principalmente orientata a mettere al centro del dibattito alcune problematiche particolarmente avvertite nella conduzione stessa del percorso formativo dei futuri architetti. Questo primo semestre del 2020-2021 ha però avuto – come ben sappiamo – un risvolto del tutto inatteso e drammatico a causa del deflagrare dell’infezione da COVID-19. L’effetto del virus SARSCOV2 si è fatto pesantemente sentire anche nell’organizzazione dell’opera. Alla luce degli stravolgimenti prodotti nella modalità stesse introdotte con la didattica da svolgersi sostanzialmente ancora a distanza, l’impatto è stato ‘dirompente’ quel tanto da mettere persino in dubbio l’opportunità di tracciare le esperienze pregresse, svolte prima di questi eventi, come punti di riferimento per la definizione dei programmi dei prossimi laboratori. Infatti, molti e radicali erano i fattori destabilizzanti rispetto all’impalcato del volume che si sarebbe dato di lì a poco alle stampe. Sarebbe forse stato più opportuno guardare al cambiamento in atto e misurare le esperienze didattiche nel restauro in maniera diversa, magari valutando nel tempo gli effetti producibili dal distanziamento messo in atto e dal diverso modo di guardare ai giacimenti culturali anche in chiave di analisi e fruibilità futura. Pur tuttavia, il 31 gennaio scorso con la dichiarazione dello stato di emergenza sanitaria semestrale (recentemente prorogato dal Cdm fino al febbraio 2021) al fine di contrastare adeguatamente il diffondersi epidemico della infezione da coronavirus, nessuno avrebbe immaginato che nel giro di tre mesi si sarebbe rovesciata un’onda così devastante sull’intera nazione nell’inevitabile condivisione pandemica di dimensioni planetarie. Il mondo della scuola e quello universitario in particolare sono stati tra i settori maggiormente toccati dal prolungamento del lockdown connesso con i vari provvedimenti addotti per ragioni di tutela sanitaria e dal procrastinarsi di misure di prevenzione e controllo di sicurezza. E, facendo un parallelo letterario, come ogni tempesta di sabbia ammanta e ricopre qualunque cosa che sta al disotto fino
pagina a fronte Plesso didattico di Santa Teresa Un’aula di laboratorio dopo l’emergenza da coronavirus