diagnostica architettonica e monitoraggio • irene centauro
necessario modulare le indagini e gli interventi in relazione alle caratteristiche specifiche di ogni manufatto. La diagnostica rappresenta una fase imprescindibile anche successivamente alla chiusura del cantiere, espletandosi nelle attività di monitoraggio periodico e programmato per la verifica della bontà ed efficacia degli interventi effettuati. Tecniche analitiche per i materiali lapidei naturali e artificiali
Le tecniche diagnostiche applicabili in ambito di Beni Culturali e in particolare nel restauro architettonico sono innumerevoli e proprio per questo la scelta di quelle più idonee al singolo oggetto di studio rappresenta una fase cruciale nella pianificazione dell’intervento, al fine di evitare un inutile dispendio di tempo e risorse economiche e di ottenere, invece, informazioni preziose sul manufatto ed i suoi materiali costitutivi. Fondamentale è definire che cosa si vuole indagare, perché è necessario farlo, quali informazioni si vuole ottenere: in altre parole, il punto di partenza per il progetto diagnostico è la definizione di un protocollo operativo. Prima di entrare nel merito delle tecniche diagnostiche è importante sottolineare che la prima operazione da compiere, successiva al reperimento delle informazioni storiche e ai rilievi, è certamente l’ispezione visiva diretta del manufatto e delle sue superfici, coadiuvata anche da indagini fotografiche, osservazioni in luce radente, o altre strumentazioni che possono mettere in luce particolari poco visibili. Questa fase non è da considerarsi un aspetto banale o poco significativo ai fini della diagnostica poiché rappresenta, al contrario, il primo passo verso cui direzionare le successive scelte analitiche a seconda delle finalità delle indagini: si ottengono informazioni sulle tecniche di esecuzione, sui fenomeni di degrado, si selezionano le aree più idonee e rappresentative per eventuali campionamenti, si stabilisce la tipologia e la quantità di materiale – carotaggi e micro-carotaggi, porzioni stratigrafiche, polveri, liquidi – che può essere prelevato, si ottiene un quadro dello stato attuale che costituirà un’importante base di confronto per misurare l’efficacia degli interventi realizzati. Fornire un elenco completo ed esaustivo delle tecniche diagnostiche impiegate nel restauro architettonico è un’operazione impossibile oltre che impropria perché le metodologie di analisi possono essere molteplici in base alla tipologia di problema che si intende affrontare. Inoltre, la maggior parte delle tecniche e protocolli normativi sono mutuati da tecnologie afferenti a settori diversi da quello dei Beni Culturali o aventi come oggetto di indagine dei materiali moderni (ad esempio, le radiografie e le tomografie impiegate in ambito medico). Per approfondimenti si rimanda in bibliografia alcuni dei principali repertori e trattati in materia, sottolineando inoltre che il mondo delle indagini diagnostiche applicate ai Beni Culturali è in continuo sviluppo e implementazione: Matteini Moles, 1984; Musso, 1995; Guidi, 1999; Castellano et al., 2002; Maino e Ciancabilla, 2004; Musso, 2006; Cardinali et al., 2007; Lorusso et al., 2007; Aldrovandi e Picollo, 2007; Carbonara, 2008; Santopuoli e Seccia, 2008; Puppin e Piccolo, 2008; Paolillo e Giudicianni, 2009; Milazzo e Ludwig, 2010; Frate, 2010; Altomare, 2019.
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