introduzione Giorgio Caselli
Conoscenza per la valorizzazione del patrimonio Un momento di riflessione sul concetto di conoscenza del nostro patrimonio culturale non è mai superfluo, specie se può contribuire all’orientamento di tutti gli operatori della disciplina che con quotidiana applicazione esercitano le proprie professionalità per la conservazione dei beni culturali di proprietà pubblica. Non può essere un caso che il dibattito contemporaneo offra continui contributi ad una questione di chiara elezione nel campo degli studi sul restauro ma che continua a mostrare, specie nella pratica concreta, ancora punti irrisolti. Pur nell’evidenza del noto postulato ‘conoscere per conservare’, da tutti riconosciuto come indiscutibile nella sua valenza dottrinale, la questione ha assunto nel dibattito odierno una distinta complessità che ogni volta si ripropone nel processo dialettico che s’instaura tra il restauratore e il manufatto sul quale si interviene. In discussione sono le ragioni stesse del cosa e del ‘come’ conoscere per intraprendere il restauro architettonico, laddove si mettono in gioco le competenze stesse, già prerogativa degli architetti, che stanno alla base dell’azione che si intende svolgere.1
Questo processo dialettico tra il restauratore ed il testo architettonico è ancor più rilevante quando si consuma all’interno di strutture tecniche pubbliche dedicate al patrimonio monumentale di proprietà di un’amministrazione di rilievo internazionale, quale quello fiorentina2. All’interno di questo specifico ambito, che coinvolge una pluralità di figure non necessariamente formate nelle facoltà di architettura, non deve risultare banale un richiamo ai precetti normativi della conoscenza, di cui non dobbiamo mai dar per scontata la giusta consapevolezza degli operatori, tenuta in debito conto, tra l’altro, la varietà di scala degli interventi: dallo scavo archeologico al ‘restauro urbano’3, che richiede un impegno critico tutt’altro che banale. 1 Centauro G.A., A. Bacci A. 2017, p. 169. Su questo argomento s’incentra la principale riflessione che sta alla base dell’articolata rassegna di studi che viene qui presentata nell’ambito delle esperienze di conservazione e restauro nella didattica. 2 Chi scrive dirige dal 2009 il Servizio Belle Arti del Comune di Firenze, preposto, all’interno della Direzione dei Servizi Tecnici dell’Ente, alla conservazione del patrimonio storico di proprietà dell’Ente. 3 Dal 2010, per la prima volta nella storia dell’Ufficio Belle Arti, la struttura del Servizio si è dotata di una posizione organizzativa denominata “restauro urbano” dedicata al coordinamento di tutte le azioni conservative riguardanti i complessi architettonici cui è stata riconosciuta una particolare rilevanza per lo sviluppo e la valorizzazione del tessuto urbanistico cittadino, dal recupero delle Murate o di reperti di archeologia industriale quali il Gasometro dell’Anconella, fino alla progettazione di piazze e giardini (quali il giardino del nuovo teatro dell’Opera di Firenze intestato a Vittorio Gui o la piazza del Carmine).