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esperienze di conservazione e restauro • giuseppe alberto centauro
degli interventi e mettere a disposizione in tempo reale i dati a tutti i soggetti interessati (Casciu S., Centauro G.A., Chimenti M. 2000, pp. 208-220). Di fatto è stato elaborato, attraverso quell’esperienza di working in progress, un profilo metodologico completo, fornendo una sorta di ‘codice di pratica’ a valere, più in generale, nella conduzione dei cantieri di restauro più complessi come nella comunicazione dei risultati per la didattica, fornendo un modello da seguire e le linee guida per intervenire, aprendo, altresì, alle innovative procedure dell’analisi preventiva, alle nuove metodologie per le indagini diagnostico-conoscitive e ai sistemi di monitoraggio di controllo via via messi a punto in seno al progetto. D’altronde la creazione di gruppi di lavoro misti
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Fig. 1.3 Copertina del volume Progetto HECO, op. cit.
Soprintendenza/ Enti locali/ Università/ liberi professionisti, regolati da specifiche convenzioni e coordinati tra loro sia nello svolgimento delle indagini preliminari sia nella definizione del progetto e nel corso d’attuazione degli interventi, rappresenta un esempio ai fini formativi che può trovare anche una sua specifica attuazione nelle scuole di architettura o di scienze per la conservazione nell’ambito dell’organizzazione didattica dei laboratori di restauro di primo, secondo e terzo livello. Su questo solco metodologico si è mosso il Progetto HECO (Heritage Colors) (2014-2017), cit. con gli studi condotti dal gruppo di studio del Dipartimento di Architettura (DIDA) e dall’Ufficio UNESCO del Comune di Firenze (da ora indicato come ‘Ufficio Firenze Patrimonio Mondiale e rapporti con UNESCO’), nell’ambito di un progetto integrato di ricerca finanziato dal MiBACT25. Per dare continuità all’esperienza e non isolare l’esperienza di ricerca inizialmente prodotta in un ambito di condivisione con altri indirizzi disciplinari, è stato messo in piedi un “Laboratorio congiunto”26 ad hoc (Heritage_City Lab, oggi Heritage Research - HERE) per la valutazione d’impatto sul patrimonio del costruito storico (Heritage Impact Assessments - HIA)27. (Fig. 1.3) L’approccio al restauro architettonico Quale restauro, oggi? Questo è un punto di domanda che ricorre frequentemente nei corsi di architettura, quasi fosse una frase rituale che puntualmente, anno dopo anno, accompagna le prime lezioni in aula fin dal momento della presentazione dei programmi. Si tratta di un quesito che solo in apparenza ha un risvolto didattico al fine di introdurre la eterogeneità degli argomenti che caratterizza oggi la disciplina. Lo può certamente essere per il neofita della materia. Per chi abbia già maturato nel
AI sensi della L. 77/2006 «Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella ‘lista del patrimonio mondiale’». 26 Il “Laboratorio congiunto” consente all’Università e a soggetti pubblici e privati di mettere in condivisione il proprio know-how e le proprie strutture di ricerca realizzando un luogo di incontro con caratteristiche nuove rispetto ai due o più istituti proponenti. I ricercatori universitari e ai partner esterni lavorano congiuntamente allo sviluppo di ‘road map’ scientifiche e tecnologiche di comune interesse e creano partenariati stabili per la partecipazione a bandi competitivi attingendo a finanziamenti per la ricerca e aumentando la potenzialità di attrarre investimenti privati (scheda descrittiva tratta dal sito del Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze, cfr. https://www.dida.unifi.it/vp-638-laboratori-congiunti.htm. L’obiettivo è quello di realizzare e condividere linee guida operative, una sorta di template, uno spazio da riempire in itinere attraverso lo sviluppo delle ricerche. 27 Come frutto di questa esperienza è nata la pubblicazione del Progetto HECO, cfr. Centauro G.A., Francini C. (a cura di) 2017, op. cit. 25