conservazione e restauro: aspetti disciplinari • giuseppe alberto centauro
della prevenzione e della messa in sicurezza in funzione antisismica degli edifici, quindi al di là del loro valore storico artistico e architettonico. Per un approfondimento sulla complessa tematica del restauro strutturale si rimanda, più in generale, al capitolo curato dal prof. Silvio Van Riel. Lineamenti disciplinari Non si ripercorreranno anche in questo caso le tappe di questa ‘storica mutazione’, oggetto di un’ampia e separata saggistica che da tempo fa parte del bagaglio culturale e formativo di ogni storico dell’arte e di ogni architetto, anche se - come abbiamo denunciato - è andato via via riducendosi lo spazio dedicato dalla didattica alla teoria e alla storia del restauro, e più specificatamente allo studio dei restauri del passato. Nelle proposizioni fondamentali della dottrina resta comunque interessante riconsiderare il significato stesso dato, nel succedersi delle dinamiche storico-evolutive, alla parola ‘monumento’ che identificava da sola, ab origine, l’oggetto dell’azione restaurativa, quasi fosse quella un’attribuzione terminologica invariante, sennonché anche a quella stessa terminologia sono stati abbinati nel tempo significati diversi, in una più ampia visione. Al di là quindi del significato etimologico stretto che attiene al ricordo (dal lat. monumentum), l’espressione ‘monumento’, che in principio definisce l’opera d’arte, ha finito per coincidere più in generale con il profilo dottrinale della disciplina, sintetizzato per l’appunto nella locuzione “restauro dei monumenti” quale principale ‘etichetta’ d’identificazione dell’intervento. Tant’è vero che la locuzione è stata mutuata per estensione dall’opera d’arte all’architettura (o anche alla scultura in genere) ma pur sempre considerandone il particolare pregio artistico e storico. A tale riguardo è calzante la definizione di Cesare Brandi: Il restauro costituisce il momento metodologico del riconoscimento dell’opera d’arte nella sua consistenza fisica e nella duplice polarità estetica e storica, in vista della sua trasmissione al futura46.
Inoltre, c’è da dire che il restauro dei monumenti, subordinato al pensiero della critica d’arte e, conseguentemente, al significato stesso dato a quella locuzione, ha anch’esso modificato la sua originaria definizione, acquisendo infine dopo i lavori della Commissione Franceschini che operò fino al 1967, l’attribuzione di ‘bene culturale’, assumendo cioè il più ampio significato di documento, di testimonianza, estendendosi di fatto a molti altri soggetti: nelle arti figurative, ai cicli pittorici e decorativi parietali, nei complessi ambientali, ai giardini, alle sistemazioni urbanistiche, ed oggi ai paesaggi culturali. Si tratta in ogni caso di un’accezione nuova che nell’interlocuzione corrente ha sostituito quella vecchia. Essendo poi i beni culturali declinati per legge in beni storico-artistici, architettonici, archeologici e del paesaggio, ecc. ne è derivata un’ulteriore precisazione che nel settore urbanistico attiene Il restauro, come “schema preconcettuale” dell’intervento “volto a rimettere in efficienza un prodotto dell’attività umana” è stato posto dall’autore come incipit alla monografia da lui dedicata alla “Teoria del Restauro”; la frase riportata nel testo è quindi da considerarsi come un approfondimento critico (Brandi C. 1963, p. 6)
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