UN GIRO IN MACCHINA 2019
LA CRISI DELLE PICCOLE IMPRESE DEPRIME IL MERCATO DEI MEZZI La tendenza. Pesano il costo del lavoro e la concorrenza dell’Est.
L
a Polonia è il principale trasportatore d’Europa, con una quota del 18% sul totale delle merci movimentate su strada, pur rappresentando appena il 3% del PIL dell’UE. La Germania, che invece è il maggior soggetto economico, col 21% del PIL, pesa per il 16% sui trasporti. In proporzione, se la passa meglio di Francia e UK, le due seconde economie del gruppo dei 28, che hanno una quota dei trasporti del 9 e 8%, rispettivamente. L’Italia, che pesa per l’11% del PIL, trasporta il 6% delle merci. Già queste cifre macroeconomiche fanno intuire che il trasporto su gomma è un’industria dove si muovono meglio le nuove economie del continente, grazie ad alcuni vantaggi competitivi. Innanzitutto, il minor costo del lavoro, che è la seconda voce di spesa di un veicolo industriale, al 26%, dietro al carburante (30%), secondo uno studio di ACEA, l’associazione europea dei costruttori. Per dare una consistenza a questo fattore, vengono in soccorso alcuni numeri del CNR (Comité National Routier). Un autista polacco guadagna il 21% di quanto si porta a casa il suo collega italiano, trattato comunque peggio del francese, che trova in busta il 18% in più. Ma dal lato dell’impresa di trasporti le cose stanno diversamente. Non tanto nel confronto con il sistema polacco, visto che i rapporti restano pressocché invariati (il costo azienda dell’autista polacco è il 22% di quello che costa all’impresa italiana un autista), quanto piuttosto con quello francese: pur guadagnando molto di più, l’autista polacco rappresenta per la sua azienda un costo pari al 98% di quanto costa il collega italiano. Ormai da anni le aziende nazionali di autotrasporto denunciano i medesimi problemi, come principali fattori di minor competiti116