UN GIRO IN MACCHINA 2019
SULL’INTESA NEO DISTRIBUZIONE: PESA IL CASO CONCESSIONARI L’altra faccia della fusione.
N
ella fusione FCA/PSA, dopo gli impianti e gli staff amministrativi, arriverà il momento di ottimizzare le reti di distribuzione, che troppe volte passano sotto silenzio. Lo scenario nel nostro Paese presenta caratteristiche interessanti. Innanzitutto, gran parte del business ruota attorno ai brand generalisti, Fiat e Lancia da un lato e Peugeot, Citroen e Opel dall’altro. Sono tutti mandati che non hanno fatto sorridere i concessionari, negli ultimi anni, stando all’indagine sulla soddisfazione condotta da Quintegia. Nessuno di essi figura tra i Top 20 negli ultimi tre anni. Una ragione di fondo può essere che tutti i marchi di volume abbiano sopportato la pressione maggiore da parte dei costruttori. Sono stati gli anni dei chilometri zero e dello stock eccessivo di auto presso le reti, le cui finanze hanno accusato il colpo. Secondo l’analisi dei bilanci condotta da Dekra, tra il 2014 e il 2018 (ultimo dato disponibile) le rimanenze sono più che raddoppiate (+109%) così come i debiti entro i 12 mesi verso fornitori (le case, +105%). Questioni di famiglia, si dirà. Forse, ma sta il fatto che anche i debiti a breve verso le banche sono cresciuti della metà (+56%). Inoltre, i due gruppi hanno perseguito negli anni due strategie diverse, sulla distribuzione. PSA ha cercato, con delle eccezioni, di tenere i mandati Peugeot e Citroen separati, affidandoli a imprenditori diversi, ancorché pluri-mandatari. All’opposto, FCA ha puntato alle sinergie tra i brand, anche se i marchi premium Alfa Romeo e Jeep in molti casi hanno seguito una strada diversa. 180