IN FUMO L’AMBIENTALISMO GRILLINO: DETASSATE LE AUTO PIÙ INQUINANTI Circa 400 milioni di euro di mancato gettito. Dimezzata l’imposta di proprietà per le vetture con oltre 20 anni di età. Mentre i motori di ultima generazione sono colpiti dall’«eco-tassa».
S
e uno compra un’auto ibrida plug-in o addirittura elettrica, aiuta l’ambiente e il Governo aiuta lui con un incentivo, che raddoppia se contestualmente toglie dalle strade (rottama) un’auto vecchia. All’opposto, se la sostituisce con un’auto a motore tradizionale, seppure di ultimissima generazione, che inquina poco, il Governo lo punisce con un’eco-tassa. Fin qui lo spirito ambientalista dell’esecutivo, che poi di fronte al parco auto circolante si arresta e cambia casacca – cosa non difficile, a giudicare dalle immagini quotidiane. Infatti, se uno continua a girare con un’auto di 10/15 anni, che inquina abbastanza ed è poco sicura, il Governo lo lascia tranquillo. Di più, se l’auto ha tra 20 e 30 anni, il Governo lo premia, dimezzando la tassa di proprietà. È l’ennesima illuminazione contenuta nella manovra, al comma 1048: “Autoveicoli e motoveicoli (…) in possesso del certificato di rilevanza storica (…) sono assoggettati al pagamento della tassa automobilistica con una riduzione pari al 50 per cento”. A leggere la norma, in votazione nei prossimi giorni, dovrebbe trattarsi di pochi modelli storici, con scarso impatto ambientale ma grande rilevanza per la cultura motoristica del Paese. Ha certamente senso preservare un patrimonio che poi dà luogo a raduni e manifestazioni, che fanno bene allo spirito e (che male c’è?) all’economia. Il sacrificio dei conti pubblici, stimato in appena 2 milioni di euro, pare sopportabile e giustificato. Sfortunatamente non è così. In Italia poche cose sono facili da ottenere come il certificato di rilevanza storica. Non serve che sia 27