UN GIRO IN MACCHINA 2019
AUTO, MADE IN ITALY ORMAI MARGINALE. LA NUOVA GEOGRAFIA DELLA PRODUZIONE IN EUROPA
U
n giorno non lontano gli Stati Uniti potrebbero vincere il Campionato del Mondo di calcio. Eppure, non sono stati i ragazzini americani a giocare a pallone nelle strade, ma gli italiani e i brasiliani. Molte attività umane hanno una fase epica, le cui radici affondano nella cultura popolare, ma poi si sganciano e si industrializzano, nel senso che diventano frutto di investimenti e di altri fattori “produttivi”. La produzione di automobili non fa eccezione. Nata in quattro grandi Paesi europei, Germania, Regno Unito, Italia e Francia, per decenni la produzione si è sviluppata dentro il sistema imprenditoriale e industriale dei rispettivi Paesi, tanto che ancora oggi a noi piace celebrare quei tempi epici e i luoghi (la motor valley) che l’hanno cullati. Oggi non è più così. Stando ai dati Acea, l’Europa ha una produzione di 17 milioni di auto, localizzata per 1/3 in Germania, e va bene, il 10% in Francia e il 10% in UK, e già sembra poco, mentre il Bel Paese ne sforna poco più del 4%, decisamente pochine per chi annovera tra i suoi eroi grandi costruttori, geniali carrozzieri e piloti formidabili. Senza tanta epopea, o meglio ancora senza alcuna epopea, la Spagna produce quasi il 14% delle macchine, e altrettante ne fanno la Repubblica Ceca e la Slovacchia insieme, mentre un restante 15% è distribuito negli altri Paesi. Quando si guardano queste statistiche, il pensiero va subito all’occupazione. L’Unione Europea impiega ben 2,5 milioni di addetti diretti nella produzione di auto e veicoli commerciali, oltre a 900mila per la fabbricazione di componentistica. La somma dei due conta per oltre l’11% di tutta l’occupazione manifatturiera. Tornando agli addetti diretti, oltre 1/3 di essi lavora in Germania, poco meno del 9% in Francia e meno del 7% sia in UK che 78