Un lavoro eccezionale Nel corso di Gestione Ambiente e Territorio, nell’articolazione Produzione e Trasformazioni, gli studenti sono stati invitati a redigere una riflessione critica e argomentata, scegliendo tra alcune tematiche proposte. Esther Riz, Studentessa della 5A PT, ha approfondito questo tema: “La comunicazione dei risultati della ricerca ai portatori di interesse e ai cittadini deve essere orientata a comprendere, stimolare ed elevare il tenore partecipativo verso l’inno-
vazione, favorendo stabilirsi di un rapporto di fiducia tra mondo della ricerca, dell’innovazione e pubblico. La scarsa accettabilità dell’innovazione ha ripercussioni sulla competitività delle aziende. Si deve investire in comunicazione per attenuare la paura dei consumatori e dei cittadini nei confronti dell’innovazione in agricoltura.” Essendo stato, quello di Esther, un lavoro eccezionale, lo riportiamo integralmente nell’annuario.
L’innovazione in agricoltura L’innovazione agricola è un’espressione di accezione negativa per la maggior parte dei cittadini ma probabilmente è necessario innanzitutto comprendere come si sia evoluta nel tempo ed è opportuno partire dall’inizio, proprio dalla Preistoria. Per ironia l’agricoltura stessa come concetto medesimo-pratico fu un’innovazione avvenuta nel Neolitico quando l’homo sapiens sapiens iniziò a formare i primi insediamenti stabili e sostituì la caccia e la raccolta con l’attività agricola. In Mesopotamia, intorno al 6’000 a.C. l’uomo iniziò ad allevare i buoi per agevolare l’attuazione delle pratiche agronomiche primordiali. La situazione restò immutata fino all’anno mille quando, durante l’alto Medioevo, si presentò un aumento demografico per l’innalzamento della temperatura globale e per la cessazione delle invasioni barbariche nel continente europeo, così nacque la necessità di innovare le tecnologie agricole. La rotazione triennale (che andava a sostituire la rotazione biennale e permise di sfruttare al meglio i terreni, diminuire la possibilità di infezioni da parte di agenti patogeni ed evitare la destrutturazione del terreno) e l’aratro
pesante (in modo da poter sfruttare i terreni compatti che precedentemente non potevano essere impiegati e lavorati) furono le prime e maggiormente rilevanti innovazioni agricole della storia. Altre innovazioni tecnologiche che hanno caratterizzato questa cosiddetta rivoluzione agricola furono l’impiego del cavallo da tiro, l’invenzione di collari a spalla per il bestiame da lavoro, lo sfruttamento di nuove fonti di energia come la forza idrica ed eolica e la ferratura degli zoccoli. In seguito, intorno al 1750 vengono introdotte nell’agricoltura europea nuove colture provenienti dall’America, quali il mais, pianta poco esigente anche se sensibile al freddo e molto più produttiva rispetto al frumento; la patata, coltura con una produzione eccezionale di un bene particolarmente energetico; il pomodoro e la zucca. Vennero anche introdotte le prime trebbiatrici e seminatrici arcaiche che determinarono l’inizio dell’impiego e sfruttamento dell’energia meccanica e l’aratro costituito interamente di ferro. Molti storici ritengono che la rivoluzione agricola avvenne parallelamente alla rivoluzione industriale e ne fu estremamente influenzata, infatti nella società preindustriale il 70-90% della
ESTHER RIZ Studentessa classe 5A PT
LA REALTÀ
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