MEDIEVAL SOCIETY

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II. LA «CADUTA SENZA RUMORE» DELL’IMPERO ROMANO D’OCCIDENTE

II. LA «CADUTA SENZA RUMORE» DELL’IMPERO ROMANO D’OCCIDENTE

fine dei tempi, nel Ragnarök, in una battaglia finale in cui gli dei Asi sarebbero caduti e il cosmo sarebbe stato inghiottito dal lupo Fenrir. Anche quest’analogia con l’Apocalisse cristiana fu sfruttata dai missionari. Dal punto di vista sociale, il nucleo base delle popolazioni germaniche era quello che riuniva più famiglie collegate da rapporti di parentela (Sippe); non esisteva in genere la proprietà privata, e i beni immobili erano gestiti comunitariamente. Ogni gruppo di Sippen, identificatosi con un’area territoriale (gau, o pagus), si riconosceva in una superiore entità che i romani chiamavamo civitas e si potrebbe definire «popolo». Ciascun popolo aveva i suoi uomini liberi, contraddistinti dal diritto di portare le armi e detti arimanni. Erano essi (e segnatamente, fra loro, la nobiltà di sangue, gli adelingi) che in caso di guerra eleggevano un re. Al di sotto degli arimanni stavano i semiliberi o aldii, e infine gli schiavi. 9

9. Solido con l’effigie di Odoacre. 10. Veduta esterna del mausoleo di Teodorico, Ravenna.

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LA CONVIVENZA Fu ancora un barbaro ch’era al tempo stesso capo mercenario nell’armata romana, l’erulo Odoacre, che nel 476 pose fine all’impero d’Occidente deponendo ed esiliando il giovanissimo imperatore Romolo, ultimo imperatore della pars Occidentis. Odoacre, rompendo la consuetudine della nomina di sovrani-fantoccio, inviò le insegne imperiali all’augusto della pars Orientis, Zenone (426 ca.-491), accompagnandole con il messaggio che un solo imperatore bastava per tutto l’impero. Il sovrano rispose conferendo a Odoacre il titolo di patricius, grazie al quale egli poté governare come un funzionario pubblico l’Italia fino al 493, allorché venne battuto e ucciso da un altro capo barbarico, l’ostrogoto Teodorico. I goti avevano fatto in un certo senso da battistrada a ulteriori migrazioni di popoli. Alla metà del V secolo, essi erano subordinati agli unni e insediati nella pianura pannonica (grosso modo l’odierna Ungheria). In seguito divennero foederati dell’impero d’Oriente e come tali si insediarono in Macedonia; ma il governo di Costantinopoli, che preferiva non averli ai suoi confini, li incoraggiò a indirizzarsi sull’Italia conferendo al loro re Teodorico (454 ca.-526) il titolo di patricius. Vinto e ucciso Odoacre, Teodorico, risiedendo nella capitale Ravenna, inaugurò una politica sotto molti aspetti originale di convivenza tra goti e romani, basata sulla distinzione dei compiti, ma attenta a evitare soperchierie e quindi attriti. Teodorico era, istituzionalmente parlando, l’unico goto ad avere, come patricius, la cittadinanza romana; per il resto, goti e romani convivevano in un regime di separazione giuridica. I primi, che istituzionalmente erano foederati dell’impero, si occupavano solo delle cose militari; i secondi solo di quelle civili. Il fatto che i goti fossero ariani mentre i «latini» (come sempre più spesso venivano definiti dalla loro lingua ufficiale) seguaci della Chiesa che aveva accettato il concilio di Nicea favorì lo sviluppo della vita parallela delle comunità, ciascuna delle quali aveva i suoi edifici di culto, il suo clero e la sua liturgia. A questa saggia ed equilibrata politica interna, Teodorico accompagnava un estremo dinamismo nei rapporti con gli altri regni romano-barbarici: si alleò, anche con una costante politica matrimoniale, con visigoti di Spagna, franchi di Gallia, burgundi. Insomma, la sua azione prese gradualmente a configurare una sorta di soluzione federativa germanica dell’Occidente. Ma egli non dimenticava la veneranda tradizione di Roma, dalla quale si sentiva affascinato. E da funzionario e alleato di Roma si comportava: rivide la legislazione, abbellì la

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sua capitale Ravenna di sontuosi monumenti, affidò la cancelleria a una serie di brillanti intellettuali romani quali Cassiodoro, Boezio, Simmaco. La politica teodoriciana, comunque, fallì a causa sia degli intrighi del governo imperiale romano, che negli anni Venti del VI secolo aveva cominciato a guardare con rinnovato interesse alla pars Occidentis e a seminare quindi discordia fra goti e latini, sia dell’intransigenza di molti capi goti, che avrebbero preferito ridurre i latini in schiavitù piuttosto che rispettarne le proprietà e le consuetudini. Alla morte di Teodorico (526) si scatenarono le lotte per la successione dinastica e non ci fu quindi nessuno in grado di opporsi a una riconquista romano-orientale dell’Italia. Al termine di una lunga guerra detta Greco-gotica (535-553), che segnò uno dei momenti più tragici nella vita della penisola, l’Italia cadde sotto il controllo di Costantinopoli. Vi sarebbe rimasta (almeno nella sua maggioranza) ben poco, visto che nel 568 i longobardi ne avviarono la conquista.

11. Veduta interna di Sant’Apollinare Nuovo, Ravenna.

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