computer è lo strumento più diffuso nel Pianeta. Forse più del pane e dell’amore oggi sentiamo il bisogno di giga. 5.3 IL PENSIERO CODIFICATO Abbiamo uno splendido computer, meglio dire un Hardware, che però senza il pensiero di qualcuno non funziona. Anche se la corrente elettrica fa accendere la sua lucina rossa, la macchina non funziona, non fa niente, non può fare niente. Serve una benzina speciale, creata appositamente per lei, affinché si possa animare attraverso lo schermo. Serve un apposito programma. Il programma è un algoritmo, cioè una successione di operazioni che permette, a partire da dati iniziali, di ottenere la soluzione di un determinato problema, e viene scritto in un linguaggio di programmazione, uno dei possibili adatti o speciali, che regala alla macchina la possibilità di funzionare e quindi esibire tutte le sue caratteristiche. (7) I linguaggi di programmazione sono linguaggi artificiali progettati per trasmettere istruzioni, rappresentate da codici numerici espressi in sistema binario (formalizzazione di un algoritmo) ad un computer capace di interpretarle ed eseguirle, ed anche di poter essere lette, comprese e modificate da esseri umani. Ci sono i linguaggi di basso livello che sostanzialmente sono la sequenza di istruzioni inserite nella memoria del computer espresse in codice binario, anche definiti linguaggio macchina, e sono orientati alla macchina stessa, cioè questa li esegue attraverso il processore. La nota negativa è che ogni computer può comprendere solo il proprio linguaggio macchina, poiché esso è diverso da processore a processore. Quelli di alto livello, invece, sono linguaggi più vicini alla logica umana dove le istruzioni non sono in forma numerica, ma possono essere anche parole, il cui significato corrisponde all'operazione che l’istruzione vuole che sia effettuata. Sono progettati per essere facilmente comprensibili dagli esseri umani e per essere eseguiti da un computer, però, necessitano di traduzione o interpretazione effettuate da un altro programma detto “compilatore” o ”interprete”. Questi traducono, affinché il computer comprenda le istruzioni, il linguaggio alto in linguaggio matematico binario, lo stesso del linguaggio macchina. Quindi, si ha un problema, lo si analizza, si comprende la soluzione attraverso un algoritmo che si scrive e si formalizza; poi, in base al linguaggio scelto o necessario (a seconda della macchina e/o del problema), si scrive l’algoritmo nel linguaggio stabilito, cioè si programma. Si crea poi il programma per la traduzione in linguaggio-macchina, cioè comprensibile al calcolatore, e così facendo si ha la benzina a base pensiero umano per far funzionare la macchina ed ottenere la soluzione del problema. Il primo essere umano a seguire questo scrupoloso metodo, praticamente ad inventarlo, fu la matematica Ada Lovelace, l’assistente dell’ideatore del primo computer, chiamato macchina analitica, il matematico Babbage. Praticamente quasi 100 anni prima di Turing, nel 1843, una donna realizzò il primo programma, creando stringhe di simboli matematici che, se fossero state immesse nella CPU della macchina di Babbage, si sarebbero tradotte in risultati ripetibili. Seguì Turing e poi Konrad Zuse, che intorno agli anni 1943/45 sviluppò il programma Plankalkül per permettere il funzionamento del suo elaboratore Z3. Ma il linguaggio non fu diffuso e il lavoro dell’ingegnere tedesco si perse li.
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