5.4.1 PROCESSING e P5.JS Ebbene si, mi reputo fortunata. Alla fine del secondo anno del corso di pittura durante la lezione di computer-graphic la professoressa presenta nuove pratiche artistiche nell’era digitale, e mostra delle immagini create dal computer grazie ad algoritmi. Fantastiche! Poi ci fa entrare nel sito di Processing (34) ,..e da lì la mia vita è cambiata.
Fig. 36 Logo di Processing
Ai pennelli ho preferito da subito la tastiera e i numeri, e la mia voglia sopita di matematica ha avuto un piacevole, seppur brusco, risveglio. Quante meraviglie potevo creare, non più dipingendo, ma scrivendo, per poi vederle nel mio schermo! E da lì è iniziato il mio “percorso generativo” costellato di passione al punto di dimenticarmi di cenare, di non uscire perché il loop non funzionava come avevo scritto, perché la macchina riscontrava un errore ed io non riuscivo a trovarlo. Ore ed ore ed ore a cercare una parentesi che avevo lasciato nella testa o una virgola ritrovatasi single senza il suo punto. Così è stato ed è tuttora, con la differenza che la sintassi del linguaggio è ora nella mia testa e dita...e gli eventuali errori sono in grado di intercettarli piuttosto velocemente. All’inizio copiavo e studiavo gli algoritimi inventati dai già esperti e li percepivo come un calderone di simboli, segni e numeri, dalla cui alchemica ebollizione “in macchina” uscivano armoniose creature di pixels. Seguendo il saggio consiglio di Austin Kleon “copiavo come un’ artista”(35) e cercavo di capire come ogni singola riga di codice che veniva snocciolata avrebbe influito sul risultato finale. Timidamente introducevo qualche piccola variazione, per capire se avessi realmente compreso l’algoritmo e ...per vedere l’effetto che fa! Pian piano ho preso coraggio e nel calderone-editor ho iniziato ad inserire mie proprie ricette, provando sempre un senso soddisfazione e di stupore da questo tipo di trasformazione pilotata che permette al codice di diventare immagine o animazione. “Un linguaggio di programmazione è, dopo tutto, solo un altro linguaggio. Ma se una lingua non è capace di poesia, ha chiaramente perso la sua rilevanza sul lato umano dell'equazione”. (36)
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