proporzioni del corpo umano (canone vitruviano), di cui Leonardo da Vinci quasi 1500 anni dopo ne fece la rappresentazione grafica, immortalata nel suo famosissimo disegno chiamato l’Uomo Vitruviano, raccogliendo ed elaborando le parole del suo ideatore: “senza simmetria e senza proporzione non può esistere alcun tempio che sia dotato di una buona composizione e lo stesso vale per l’esatta armonia delle membra di un uomo ben proporzionato”. (8) 2.4 GLI ARABI Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente (476) molte biblioteche, come quella di Alessandria, andarono distrutte e gran parte della Matematica greca andò persa con l’Arte da lei scaturita. La civiltà romana dal canto suo aveva accolto e fatta sua l’Arte classica, mentre non manifestò mai un atteggiamento di interesse verso la Matematica, tanto che il testo per eccellenza all’epoca, insieme alla Bibbia, “Gli Elementi” di Euclide, non fu tradotto da loro in latino. Ci penserà secoli dopo Gherardo da Cremona (1114/1187) e prima di lui i volumi di Euclide furono resi fruibili ai dotti ed ai matematici grazie agli Arabi che li tradussero nella loro lingua già all’inizio del primo millennio, mentre il primo occidentale a far conoscere l’essenziale testo fu un matematico inglese Adelardo di Bath (1080/1152) che prima di Gherardo da Cremona tradusse i 10 volumi di Euclide, ma dall’arabo in latino. Possiamo comprendere da questi pochi dati che gli arabi furono i continuatori della tradizione matematica greca in un sincretismo proficuo con quella orientale. Sempre gli arabi, attraverso le traduzioni, la catalogazione e la diffusione delle conoscenze greche, salvarono e tramandarono i saperi matematici, tesori dell’Umanità, che altrimenti sarebbero andati persi. Gli Arabi furono il ponte tra le culture matematiche orientali e quella greca ed anche furono in grado di tradurre, conservare ed assimilare l’eredità di quest’ultima. Come per miracolo, dei popoli che fino a pochi secoli prima vagavano errabondi nei deserti, incapaci di organizzarsi in una qualsiasi forma sociale, dopo la nascita di Maometto (570/632), grazie alle sue predicazioni, riuscirono a risvegliare le loro energie sopite, che così rigenerate crearono la forza e la fede per costituirsi in un popolo unito. In pochi anni conquistarono territori immensi che andavano da quelli bagnati dal Mediterraneo fino a quelli bagnati dall’Indo. Nelle loro conquiste certo non potevano proporre una cultura che ancora non possedevano, ma assorbirono quelle dei popoli che sottomettevano. Erano pluralisti, accettavano altri usi e costumi, non imponevano la loro religione e durante i loro viaggi e nel loro fare commercio impararono ed elaborarono i saperi “occidentali” e quelli orientali, diffondendo questi per arricchire di concetti nuovi la Matematica e di conseguenza anche l’Arte. Dai contatti con gli indiani gli Arabi appresero il sistema posizionale dei numeri a base 10, la conoscenza e successivo uso dello zero, gli inizi di quella che sarà l’algebra, i procedimenti per la soluzione di equazioni di primo e secondo grado e molto altro. E nella loro incredibile conquista di Paesi e territori giunsero in Spagna, precisamente nel suo sud, l’Andalusia, dove l’invasione iniziò al termine del 7 secolo, ma i loro insediamenti più importanti, Siviglia, Cordova e Granada, furono conquistati e ben governati, tra cultura ed Arte in fermento, nei secoli successivi. E proprio a Granada gli arabi diedero prova della loro incomparabile abilità artistica esaltata dalla conoscenza della Matematica. Bisogna ricordare che il testo sacro delle tre religioni monoteiste, il Vecchio Testamento, nega ai seguaci la possibilità di rappresentare figure umane, men che meno esibire raffigurazioni di Dio e nemmeno di tutto ciò che splende nel cielo e sulla Terra. Possiamo dire ora che, con 28