Come mosaici composti da piastrelle dai disegni rigorosamente geometrici con simmetrie ripetute e trasformabili in 17 isometrie nel momento in cui si varia la rotazione, la direzione della traslazione e l’incidenza dei multipli del disegno originario. Per la realizzazione di questi “ mosaici” gli artisti arabi si son serviti di calcoli algebrici e conoscenze delle proprietà dei poligoni (solo tre in grado di coprire completamente un piano: il triangolo equilatero, il quadrato e l’esagono), di calcoli e di composizioni diversificate che hanno reso all’Umanità una grande opera del genio umano. Un'opera che descrive le aspirazioni dell’uomo verso il divino attraverso la smaterializzazione dell’immagine per giungere ad astrazioni soprannaturali, proprie delle menti e della fantasia degli artisti che conoscevano le regole della Matematica. Dobbiamo essere riconoscenti agli Arabi per aver riportato in auge le opere matematiche greche e averci fatto conoscere la sapienza dei numeri degli Indiani. Tutto ciò ha permesso una rigenerazione totale delle stesse e delle Arti che di a li a poco vivranno il loro magnifico periodo rinascimentale. 2.5 LA SUCCESSIONE DI FIBONACCI Tutto scorreva nell’indifferenza circa la Matematica in quella che oggi è l’Europa, senza nessuna traduzione dei testi greci, Euclide in primis, ed ignari delle conoscenze orientali. Tranne che per un matematico di Pisa, Leonardo Pisano detto Fibonacci (1170/1242), che per sua sorte ebbe a vivere nel nord-Africa. La sua storia e passione matematica inizia infatti a Bugia presso Algeri, dove il padre lavorava come doganiere per i mercanti pisani dell’epoca e dove il giovane Leonardo entra in contatto con la Cultura araba. Rimase impressionato dalle conoscenze matematiche che questa portava e le assimilò facilmente osservando e praticando il nuovo modo di contare che usavano gli arabi. Infatti ad Algeri, già si era abbandonato l’abaco, il più antico strumento di calcolo, utilizzato sin dal -XXI secolo in Cina, nella Mesopotamia, in Egitto e dai Greci ed i Romani (tale uso durò in Europa fino all’ l'inizio del XVIII, dopo l'introduzione definitiva dei numeri arabi). Ad Algeri i commercianti già usavano la numerazione araba di derivazione indiana e da lì nacque la passione in Fibonacci per i numeri che lo portò ad essere il primo in Europa ad esporre il concetto dello zero, del nuovo sistema numerico indiano con la relativa numerazione posizionale a base 10, sistema superiore a ogni altro per praticità ed efficacia, le regole di calcolo per radici quadrate e cubiche ed i principi di matematica commerciale (l’odierna ragioneria). Dopo aver imparato l’arabo e viaggiato in Egitto, in Siria, in Grecia ed in Sicilia per incrementare il suo sapere circa la matematica araba, esporrà tutto il suo sapere nella sua opera composta da 15 volumi, “Liber abbaci”, il testo attraverso il quale si diffonderà la matematica araba in Europa. Lo pubblicò una prima volta nel 1202 (edizione andata persa) e poi successivamente nel 1228 con l’inserimento di nuovi concetti fondamentale per la Matematica, la Natura e l’Arte, il più importante dei quali è la sequenza che prende il suo nome. La seconda rinnovata pubblicazione avvenne dopo che l'imperatore Federico II, cultore dell’opera di Fibonacci, lo volle incontrare e lo invitò a partecipare ad un incontro tra matematici che si sarebbe tenuto a Pisa. Durante tale convivio ci fu una gara di abilità per risolvere un quesito posto dell’imperatore stesso, circa la prolificità dei conigli in cattività. La conoscenza dei numeri indo-arabi fu fondamentale per Fibonacci per arrivare velocemente alla soluzione. 30