PREMESSA Oggi come mai prima, di fronte all’ultimo sforzo da compiere in questa fase della mia vita, ho capito una cosa di me, che è caratteristica degli inquieti e curiosi e forse insoddisfatti, che ben viene descritta da un grande matematico Carl Friedrich Gauss, probabilmente anch’egli affetto e mosso dagli stessi sentimenti: “Non
è la conoscenza, ma l'atto di imparare; non il possesso ma l'atto di arrivarci, che dà la gioia maggiore. Quando ho chiarito e esaurito un argomento, mi ci allontano, per tornare nell'oscurità; l'uomo non soddisfatto è così strano, che se ha completato una struttura non ce la fa a restarci in pace, ma deve iniziarne un'altra”. (1) Ecco, ora, come sempre, mi sento invasa e confusa dal sentimento sopra descritto. Quasi giunta a meta, dopo aver raccolto dati, fatto ricerche, approfondito, studiato, dato esami, giocato col pc (la mia creatività si esprime come un gioco), faccio, disfo, ricomincio… e sul più bello (forse), comunque quando ritengo che il cammino sia terminato, ho un unico desiderio: girar pagina ed iniziare un altro percorso ancora. Così è stata ed è la mia vita. ..e non levo la polvere, per cui tutto rimane inalterato fino al momento del mio ultimo sguardo. Tutto è lì, fermo, ormai intoccabile perché il desiderio si è spostato. Ed io con lui. Quindi la casa non è mai pulita, non c’è tempo per il godimento dei risultati ottenuti, essendo che già un altro desiderio è pronto a spingere il mio corpo nel mondo verso una nuova avventura. Che dire, io vivo e mi diverto durante il processo! E quindi, percorrendo strade e giocando sempre con questo metodo assurdo dell’accumulo di vita, vorrei ora andare avanti per un nuovo cammino. Sarà paura della morte? ..si credo di si. Un’inconscia certezza simile al chi si ferma è perduto, ma anche una curiosità famelica che mai mi ha fatto rimanere ferma pettinando bambole. Comunque, non faccio morire nulla, tutto ciò che è stato ha senso, ma non permetto che comprometta il futuro. A pro della mia forse “malsana” abitudine, rilevo, però, che la vita non mi da torto per averla così condotta: son arrivata fino a qui, sto bene, sono abbastanza soddisfatta delle mie conquiste ed anche dei miei supposti errori di cui non mi affliggo pur pagandone le conseguenze. Le strade son state tante e da ognuna ho preso ciò che mi ha permesso di essere ora qui, umilmente appagata dai miei risultati. E, forse perché ormai indiscutibilmente matura, questa volta con determinazione decido di cambiare strategia ed arrivare alla fine non stabilita da me, riconoscendo comunque gratitudine al mio personale modo di affrontare la vita. Quindi, ora, devo apportare un cambiamento al mio metodo e mi è di aiuto l’argomento scelto per la fine di questo percorso, quello a cui sono in procinto di dedicarmi, che coincide con uno desiderio disatteso, quello mio da ragazza di studiare matematica. Non sarà questo testo una prova delle mie conoscenze della somma materia, di cui purtroppo conosco ben poco, ma una tesi a dimostrazione dell’importanza che la Matematica ricopre nella vita degli umani insieme all’Arte. Ricordo il prof. Boccardo, il prof. di matematica alle superiori, a cui, entro già la prima ora delle due concesse, consegnavo il mio compito. Pulito, ordinato, corretto al limite del
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