117
rotelle. Qualcuno dei giovani indignati non ha avuto mille giocattoli meccanici, elettrici, elettronici, play-station? Qualcuno di loro ha solo sognato skateboard o pattini in linea che io non potevo nemmeno sognare perché inesistenti? Sci, tennis, nuoto esistevano ma non rientravano nelle cose possibili; la bicicletta l’ho desiderata per molti anni. Morbillo, varicella, tosse canina, orecchioni erano sempre in agguato e anche malattie peggiori, ma non ci pensavo. Portavo i calzoni corti, per evitare di sbregarli sulle ginocchia, ma queste si sbregavano, eccome. Si giocava su cortili di terra pieni di sassi o coperti di ghiaia, si cadeva: abrasioni su ginocchia e gomiti non facevano in tempo a guarire che si ripresentavano. E non c’era penicillina o altri medicamenti: alcol, bruciore e via, se non necessitava fasciatura. Eravamo sempre pieni di broxe, quelle croste che si formavano sulle ferite. In compenso non mi rompevo le ossa praticando costosi sport. Non so se la mia infanzia sia stata migliore dell’infanzia degli arrabbiati. Per andare a scuola non portavo pesanti zainetti ma non sempre riuscivo a comprare tutti i libri, nuovi sicuramente no. Vicina o lontana (fino a 3 Km), sempre a piedi ci sono andato, qualche rara volta in filobus, sicuramente mai in auto: non c’era. Non ho mai avuto un motorino, uno scooter, una moto. Non avevo telefonino, computer, iPad o similia e nessuno li aveva. Niente pizzeria, ristorante, discoteche: qualche bella camminata e tanto ricreatorio parrocchiale. Le droghe erano solo quelle che vendeva el caxo’in (l’alimentarista): cannella, broche de garofano, pepe.