INTERVISTE
di Carmine Gazzanni
R
eADI FP. Una sigla che verosimilmente a molti non dirà nulla. Sta per “REducing Arthritis Dependent Inflammation First Phase”. L’esperimento, in altre parole, punta a caratterizzare alcuni elementi funzionali per la prevenzione dell’osteoporosi. Ma la novità assoluta di questo progetto, che vede tra i partner anche il dipartimento di Biologia dell’Università di Napoli Federico II, rappresenta il primo passo di un’attività più ampia di ricerca sulla Terra e nello Spazio, i cui risultati saranno utili non solo per la prevenzione dell’osteoporosi nei voli spaziali, un fenomeno molto sentito dagli astronauti, ma anche per il miglioramento delle terapie osteoporotiche nei pazienti comuni. Non a caso il progetto si svolgerà a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. «È ben noto che la permanenza nello spazio di un essere umano influenza in modo determinante il benessere del corpo. Gli equipaggi di missioni spaziali, infatti sono sottoposti a vari fattori che possono alterare la biologia di cellule ed organi. In particolare, la variazione di forza di gravità (microgravità) può influenzare la funzionalità di muscoli, cuore, cervello ed ossa», spiega il professor Geppino Falco, professore di Biologia applicata alla Federico II e ideatore del progetto. Il rischio di osteoporosi è dunque alto? «Esattamente. L’impatto più evidente si presenta proprio a carico del tessuto osseo. In caso di missioni di lunga durata, è possibile osservare la perdita della densità minerale ossea a livello di colonna vertebrale, ossa pelviche e femore. Studi effettuati su astronauti coinvolti in note missioni come Apollo e Skylab, mostrano chiare alterazioni della massa ossea, in linea con quanto accade al corpo umano sulla Terra in condizioni di immobilità prolungata. La microgravità e la ridotta attività fisica sono responsabili dei processi di decalcificazione ossea. In parti-
20 Il Giornale dei Biologi | Settembre 2020
UN PROGETTO “SPAZIALE” CONTRO L’OSTEOPOROSI Parla il professor Falco: «Un esperimento di biologia rigenerativa che potrà avere importanti riflessi anche “a Terra”»
colare, si riduce l’attività degli osteoblasti, di capire come la microgravità agisce sulla le cellule deputate al deposito di matrice genetica molecolare della rigenerazione del ossea. In concomitanza, aumenta l’azione tessuto osseo, e studiare il ruolo dell’infiamdegli osteoclasti, le cellule deputate al rias- mazione nel modulare tale processo biolosorbimento di matrice ossea. Tale squilibrio gico. Per inibire l’infiammazione abbiamo nella fisiologia del tessuto osseo comporta puntato su molecole naturali con forti prol’instaurarsi di un processo di osteoporosi». prietà antiossidanti, quali il resveratrolo, Com’è stato concepito quest’esperi- nell’ottica di potenziare l’economia circolamento? re della filiera vitivini«Il progetto ha cola». preso forma nel corso La permanenza nello spazio Quali saranno di interventi di pro- di un essere umano influenza ora le prossime mozione della ricerca tappe? in modo determinante scientifica nazionale «Innanzitutto, oce regionale in Campacorrerà un periodo di il benessere del corpo nia in seguito a discusottimizzazione dell’esioni, che in primis sperimento “a terra”, sembravano improbabili, ma che man mano molto importante per testare le componenti sono diventate sempre più focalizzate e par- chimico-fisiche. Dopodiché passeremo alla tecipate da esperti di biologia, fisica e di simulazione dell’esperimento in micrograviingegneria spaziale. A valle di tali incontri, tà, per testare le componenti di software ed è nata l’idea che ha messo intorno al tavolo elettrico/meccaniche delle strumentazioni, un team interdisciplinare per affrontare la in collaborazione con ALI e Marscenter. Poi problematica della rigenerazione del tessuto si passerà alla fase di assemblamento della osseo nello spazio». “scatola/incubatrice” in collaborazione con Cosa prevede? Nanoracks Europa. Questa sarà una fase «In linea generale il progetto prevede molto delicata poiché con spazi così con-