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La svolta per Luke Newton ha un nome: «Bridgerton», la serie Netflix in costume che unisce i suoi due più grandi amori, lo schermo e il palcoscenico. In attesa di portare al cinema un ruolo da musical (è partito dai teatri del West End), trasformandosi in un cantante swing
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«LA PRIMA a notarmi è stata mia madre». Prima ancora di pensare che recitare potesse essere un lavoro, per Luke Newton, 29 anni, noto ai fan della serie inglese più vista su Netflix come Colin Bridgerton, era qualcosa per cui aveva una passione. «Da bambino ho trascorso più tempo nei panni di personaggi di fantasia, da Superman a Mary Poppins, di quanto sia stato me stesso. Persino quando giocavo a calcio a scuola in realtà recitavo la parte di David Beckham. Ho capito che il teatro poteva anche essere un lavoro andando a vedere i musical nel West End in cui recitavano due mie zie. Quando mi sono trasferito a Londra ero aperto a ogni possibilità artistica. Ma finché non ho ottenuto la mia prima parte per il piccolo schermo (nella serie The Cut, ndr) non avevo nemmeno mai preso in considerazione l’idea di diventare un attore di tv e cinema. Ora ho capito che è la mia strada». «RICORDO che a 14 anni cantavo nella mia stanza e sognavo di essere come Elvis: ho ascoltato tutti i suoi album, visto le sue esibizioni in tv e i film a lui dedicati. Chissà forse
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potrei avere talento nello scrivere canzoni, non ci ho mai realmente provato, ma mi piacerebbe interpretare un cantante, magari Michael Bublé di cui sono un grande fan da ben prima del famoso album natalizio». Sarà che suo padre è un cantante swing: «Sono cresciuto ascoltando Frank Sinatra e gli altri Rat Pack e questo ha influenzato moltissimo il mio modo di cantare, che è sempre tendente al jazz». QUANDO nel 2016 ha avuto la parte di Ben Evans nella serie The Lodge su Disney Channel pensava che la sua carriera fosse lanciatissima, «e invece subito dopo sono tornato a lavorare in un bar e a dividere l’affitto con un amico. La svolta vera (anche se all’epoca non sapevo ancora che avrebbe avuto questo incredibile successo!) è arrivata quando ho ricevuto la chiamata da Netflix per Bridgerton, che è un po’ l’anello di congiunzione tra teatro e cinema. Del primo amo la routine di salire sul palco tutte le sere associata al brivido dell’essere davanti a un pubblico diverso ogni volta. Ma per la recitazione preferisco l’immediatezza dello schermo, dove puoi essere più
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naturale perché l’inquadratura mostra allo spettatore ogni tua più piccola smorfia facciale, senza dover enfatizzare tutto affinché chi è seduto nelle ultime file possa apprezzarti. Non che non voglia tornare prima o poi sul palcoscenico, anzi, Broadway resta uno dei miei sogni...». IL SUO MITO è Leonardo DiCaprio: «Ogni volta che guardo un suo film mi stupisco di quanto diverso sia il personaggio che interpreta rispetto a qualsiasi cosa abbia fatto prima, eppure non potrei pensare a nessun altro che possa interpretarlo. E lo so che va un po’ contro il principio per cui ogni attore potrebbe dare qualcosa di diverso al ruolo, ma quando uno è così bravo finisci per pensare che in quel ruolo poteva esserci solo lui. È questo che vorrei essere anche io. Ed è per questo che vivo il mio lavoro di attore come totalizzante: vado a teatro e al cinema più volte alla settimana per vedere titoli che mi colpiscono o “studiare” i colleghi, ma mi piace anche ritagliarmi del tempo nel weekend per fare due tiri a pallone con un amico elettricista e finalmente non parlare di lavoro».