IL CAVALLO LIBERO - IL CAVALLO NELL'ARTE

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IL CAVALLO LIBERO

“Fantino di Capo Artemisio” di autore anonimo

L’entusiasmante “Fantino di Capo Artemisio”, è una statua greco-ellenistica in bronzo del II secolo a. C. rinvenuto a pezzi, in momenti diversi, nel mare al largo di Capo Artemisio nel nord dell’Eubea, tra il 1926 e il 1937 e in seguito ricomposto e integrato. La statua equestre è approssimativamente a grandezza naturale, con una lunghezza di 2,9 metri e 2,1 metri di altezza ed è conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Atene. È opera di uno scultore rimasto anonimo ed è databile intorno al 140 avanti Cristo. È molto differente dai cavalieri eseguiti sul fregio del Partenone e rappresenta in modo esemplare la libertà espressiva dell’ultima grande stagione dell’arte greca, chiamata Ellenismo, un’arte che segue le imprese di Alessandro III di Macedonia, universalmente conosciuto come Alessandro Magno. Il cavallo ricorda, nella resa della testa lunga e stretta e nella rigidità del collo, modelli di periodo classico: le proporzioni del corpo del fanciullo rimandano invece allo stile di Lisippo e il volto, per l’accuratezza dei dettagli fisionomici, può essere considerato un ritratto vero e proprio. Il cavallo e il fanciullo sono rappresentati nello slancio finale verso il traguardo. L’animale, con le zampe proiettate in avanti e all’indietro secondo una convenzione iconografica, è cavalcato a pelo. Tutte le membra sembrano partecipare alla tensione che pervade muscoli, tendini e vene

che affiorano sotto la pelle tesa; il muso è proteso in avanti a fendere l’aria e le orecchie sono stese all’indietro a suggerire la velocità del galoppo. Le gambe del fantino, un ragazzino sui 12 anni che cavalca senza sella, sono contratte nell’atto di colpire i fianchi del cavallo con lo sperone, indossato sul piede nudo e fermato mediante un sistema di strisce di cuoio. Il braccio sinistro è alzato nell’atto di allentare le redini, mentre il destro è abbassato e portato indietro per colpire con il frustino l’animale, mentre si volge con il capo per controllare l’avversario nell’agitazione dell’ultimo tratto della volata finale. Forse il senso di questo capolavoro è da individuare nel rapporto tra l’uomo, qui espresso dal ragazzino, e l’enorme forza della natura. Emoziona ed entusiasma guardare questo piccolo essere umano, che cerca di dominare il folle volo del destriero. Durante lo straordinario sviluppo del periodo classico della Grecia, tra il V e il IV secolo epoca in cui veniva costruito e decorato il Partenone, il più famoso tempio periptero di ordine dorico dell’antica Grecia, si pensava che l’uomo dominasse la natura. Ai tempi in cui è stata costruita la statua del Fantino, circa tre secoli dopo l’edificazione del Partenone, la Grecia era già passata sotto il dominio dei Romani, che la conquistarono nel 146 a.C. con la presa di Corinto. Il fantino, la cui statua cade quindi nel cosiddetto periodo del-


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