Intervista a LORENZO TONOLLI, operatore in una cooperativa sociale di Rovereto
Il “disabile” è come noi: stop a pena e falsa pietà Puoi darci qualche dettaglio sul tuo percorso di studi e spiegarci come mai hai deciso di intraprendere proprio questo? Adesso tu lavori a Rovereto, in quale realtà? Diciamo che mi sono ritrovato dentro un po’ per caso. Tutto è partito dalle medie quando mi consigliarono di fare il “Liceo delle scienze sociali” che all’epoca si chiamava così. Successivamente ho proseguito e mi sono trovato benissimo. Già alle superiori ero molto interessato a temi sociali quali la disuguaglianza e altri temi di questo genere. Sono laureato in educazione sociale e culturale e più precisamente mi occupo dell’aspetto della riabilitazione sociale e dell’inserimento. Lavoro per una cooperativa sociale che si chiama “Villa Maria” e nello specifico in un progetto intitolato “Vivere a colori”, destinato a persone che hanno una disabilità lieve, sia motoria che cognitiva; ci occupiamo di far aumentare l’autonomia, in casa e fuori, dei ragazzi che seguiamo. L’obiettivo è quello, in un futuro più o meno vicino, prossimo, di permettere loro di vivere autonomamente insieme ad altri ragazzi disabili. L’aspetto chiave non è tanto insegnar loro come pulire o utilizzare il gas, ma far capire loro che vivere insieme comporta delle regole ben precise e non si devono fare torti dettati dall’egoismo. So che sei un ragazzo molto altruista e generoso sia sul campo da tennis ma anche fuori. Credi che in qualche modo questo ti abbia aiutato nei tuoi percorsi di studio e di lavoro o è stato semplicemente un altro caso? Sicuramente questo mi ha aiutato ma non è una prerogativa necessaria, anche se essere espansivi e altruisti aiuta. Serve sia in un primo momento, sia quando bisogna improvvisare, perché alla fine è un lavoro di improvvisazione. Sì, direi che in sostanza mi aiutato. Con la mia classe ho aderito ad un progetto di Fondazione Fontana Onlus intitolato “WSAPeople”; in particolare ci siamo occupati del tema della disabilità. Potresti spiegarci come lo intendi tu e che cosa hai imparato nei tuoi percorsi di studio e di lavoro? Sicuramente è un concetto ambiguo per la maggior parte delle persone. Dal punto di vista tecnico si suddivide su tre livelli: menomazione, disabilità e handicap. Tutto parte da una menomazione che può essere cognitiva e fisica. Ad esempio chi non ha un piede ha una menomazione fisica. La disabilità è lo svantaggio che chi porta la menomazione ne trae. L’handicap invece è lo svantaggio sociale che la persona subisce a causa di questa menomazione o disabilità. Molti non sanno che la disabilità in soldoni è questo. Nel mio caso il fatto di aver potuto fare molti tirocini ed essere entrato a contatto con realtà differenti mi ha aiutato nella comprensione della disabilità, anche se secondo me è un brutto termine. Ho capito che tutta la sorta di pantomima sulla pena verso il disabile deve