LETTER TO MILAN

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A te, luogo di nascita, di crescita, di vita JACOPO ETRO Stilista

d’ogni qualità, Veluti, Picché, Mussoline, Dobletti, Vallis, Nankini, Calanca, Imbroglié, Calicots, Percals, Fazzoletti, Sciali, Telerie, Tovaglie, Mantini, Palpignani, Fustagni, Mezzettine, Bombasine, Pizzi di reffe, e di seta, ed altro ad onestissimo prezzo». O sonni meravigliosi, o gran pranzetti che mi sarei fatti al solo sentirli nominare, questi panni fini o mezzi fini, e anche solo «ordinarj». E chissà che anch’io non mi sarei provato a scrivere, come l’illustre Trasformato Domenico Balestrieri, qualche “sonett sora el mangià” o meglio ancora una qualche quartina “sora el dormì”, dove il poeta, nella città più laboriosa d’Italia, poteva pur scrivere: «Me faan pur anca rid quij c’hin content / a visorà cinqu o ses or appenna; / par mì ghe ’n voeur pocch manch d’ona donzenna, / cinqu o ses or me tocchen gnanch on dent». Per chi non la conosce, questa tua bella lingua, che ha il sapore di un infanzia sognata, ecco la versione di Felice Milani: «Mi fanno pur ridere quelli che si accontentano di dormicchiare appena cinque o sei ore; per me ne occorrono poco meno di una dozzina, cinque o sei non mi toccano neanche un dente».

A te che accogli senza distinzioni chi fra le tue mura ci nasce e chi ti sceglie per studio, per lavoro, o nella ricerca di opportunità. Perché il tuo animo genuinamente democratico infonde senso di appartenenza anche a chi ti vive per breve tempo. A te che sei da conoscere con confidenza reciproca. Perché, riservata, non ti mostri a prima vista, risultando talvolta sterile, fredda, grigia: è la superficiale impressione di chi ancora non ha scoperto il verde dei tuoi cortili, le tue botteghe artigiane, i tuoi quartieri a misura d’uomo, i tuoi spazi più nascosti. A te che sei teatro di scambi artistici, culturali, sociali ed economici. Perché il tuo è un fermento corale, quello che fonde l’operosità dei tuoi cittadini con il contributo dei tuoi affezionati visitatori internazionali. A te che sei terreno fertile di realizzazione personale. Perché rendi partecipi tutti, senza giudizio e con onestà. A te che sei esempio di altruismo, sia per chi ti abita che per le altre città. Perché in tempi difficili sai riunire chi è solo e abbracciare chi vive un quotidiano disagio. A te che fai convivere tradizione ed evoluzione. Perché il tuo tessuto si sviluppa ben oltre il centro storico, inglobando quartieri periferici e integrando il loro spirito multietnico. A te che dai voce al cambiamento. Perché guardi al futuro delle giovani generazioni con occhio inclusivo ed ecosostenibile. A te che metti in primo piano le persone, grazie. Grazie per avermi riaccolto, dopo un periodo di studi all’estero, con lo stesso calore che mi hai dedicato alla nascita. Grazie per esserti interessata alle novità che, a inizio anni Ottanta, bussavano da oltre confine: è grazie alla tua apertura mentale che oggi ci possiamo dire, orgogliosamente, all’avanguardia. Di te amo la curiosità, il movimento, il coinvolgimento, lo spirito contemporaneo. Grazie Milano.

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