le posture, le poche parole spezzate e incomprensibili che giungono in alto; oppure attraverso lo spioncino della porta d’ingresso, perché la realtà spesso bussa alla casa del professore, attraverso personaggi che cercano d’intravedere qualcosa, che dicono e non dicono, piuttosto vorrebbero farsi dire quello che pensano già di sapere. Raramente abbiamo visto rappresentata una realtà criminale in modo più vischioso e compromettente; si ha paura di toccare i muri dei palazzi convinti di ritirare le mani sporche di unto; si ha pau-
ra, anche, di dire buongiorno perché non si sa come potrebbe essere interpretato un semplice saluto. Come un insulto? Una sfida? Una minaccia? Non si spara, non ci si scontra, gli uomini vanno e vengono, si guardano, si toccano e ogni tocco ha un significato, un lamento si sente dietro una porta, un rivolo di sangue sul volto dell’accordatore di pianoforti goccia alla fine come il timbro a una storia cui manca solo un pezzetto per chiudersi. Di fronte a tutto questo il professore si ribella, a suo modo, prende coscienza della propria inutile solitudine e si inventa quell’affettuosità che non ha mai avuto né voluto possedere per dare un senso a quella sorta di figlio che il destino ha messo sulla sua strada, come ultima ancora di dignità e amor proprio cui aggrapparsi prima della fine. Il bambino, a sua volta, sente questo calore che gli viene, anche se maldestramente, vicino e ca-
di Julia Ducournau
pisce che solo in questo modo potrà diventare un uomo diverso da quello cui era destinato. La camorra così si trova di fronte due avversari temibili e difficili da battere perché non giocano sul suo stesso terreno, non sparano, non uccidono: un bambino in debito d’amore e non di violenza e un professore antico, indifferente, invisibile, fiero della sua cocciutaggine conquistata per la liberazione di se stesso e in nome di un territorio perseguitato dai criminali. Bello il tocco di regia di Roberto Andò, misurato, attenuato, sensibile nel disegnare l’atmosfera della storia e pudico e prudente di fronte al rapporto tra i due protagonisti. Bravissimo Silvio Orlando, raccolto, concentrato nella sua umanità accantonata ma rivelatasi bruciante; così il piccolo Ciro (Giuseppe Pirozzi), disponibile, immediato nella sua ricerca inconsapevole di ordinaria pietà. Fabrizio Moresco
TITANE
Origine: Francia, 2021 Produzione: Jean-Christophe Reymond per Kazak Productions, in coproduzione con frakas Productions, Arte France Cinema, Voo Et Betv Regia: Julia Ducournau Soggetto e Sceneggiatura: Julia Ducournau Interpreti: Vincent Lindon (Vincent), Agathe Rousselle (Alexia), Garance Marillier (Justine), Laïs Salameh (Rayane), Dominique Frot, Théo Hellermann, Myriem Akheddiou, Nathalie Boyer Durata: 108’ Distribuzione: I Wonder Pictures Uscita: 30 settembre 2021
La prima scena del film mostra una bambina, di nome Alexia, che infastidisce continuamente suo padre durante un viaggio in auto. In seguito però, mentre quest’ultimo si toglie la cintura
L
di sicurezza per girarsi e rimproverare la figlia, distoglie gli occhi dalla strada provocando un terribile incidente. Tutto ciò causa una profonda ferita al cranio della bambina che i medici cureranno attraverso l’inserimento di una placca in titanio. Anni dopo, Alexia, oramai adulta e con una vistosa cicatrice sul lato destro della sua testa, lavora come ballerina sexy durante i motor show. Una sera, dopo la fine di un suo spettacolo, Alexia viene inseguita da un suo fan fino all’interno dalla sua auto. Costui prima le chiede un autografo e poi si dichiara perdutamente innamorato di lei; la donna però, lo uccide brutalmente con una forcina. Dopo essersi fatta la doccia, Alexia viene 24
improvvisamente attratta da strani rumori provenienti all’interno dello showroom che la porteranno a trovarsi di fronte a una Cadillac di fiammante bellezza; la donna quindi, eccitata, decide di addentrarsi nuda all’interno di essa: qui si sfregherà con la tappezzeria dell’auto fino a raggiungere l’orgasmo. Nei mesi successivi Alexia ucciderà uomini e donne divenendo in poco tempo una temuta e ricercata serial killer. Intanto, la donna vive ancora con i suoi genitori (con i quali non ha mai instaurato un forte rapporto affettivo) che sembrano ignari del suo legame con i crimini compiuti In seguito, Alexia si rende con-