rombi del cannone si dileguavano nell’immensità dell’orizzonte; vicino, lo squillo di una campanella si sperdeva nelle misteriose ragioni del cuore»1.
Molto più asciutte le righe riferite a quella giornata nell’Albo. «5 maggio 1921: Splendido tramonto presso l’Arco della Pace a Milano. Nell’aria tiepida e luminosa c’è l’oscillio d’una lontana campanella. Non si potrebbe pensare ad una campanella della pace sul castello di Rovereto? Ritornato a casa ripenso. O una campanella d’argento per la pace, o una grande campana pei caduti. La Campana dei Caduti sarà la più grande del Trentino»2.
Probabilmente più signiicativo di quanto non sembri, il discrimine tra la campanellina per la pace e la grande campana ai caduti. Piuttosto prevedibilmente la scelta cadde sul grande monumento, in una tensione magniloquente verso la celebrazione degli eroi caduti3.
2.2. Le iniziative parallele: Museo della Guerra e Campana dei Caduti Fanno da sfondo a quel momento le vicende del neonato Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto, che trovò sede nel castello veneziano della città. L’iniziativa era stata lanciata inizialmente dal collezionista d’armi Giovanni Malfer e dall’impiegato comunale Giuseppe Chini4 che spedirono una lettera a oltre 300 personalità ed enti culturali tra il maggio e il luglio 1920. «Per cura di alcuni volontari cittadini e per ricordare degnamente l’immane guerra che segnò per noi l’alba della tanto auspicata redenzione si vorrebbe creare un Museo locale di guerra nel quale venissero raccolti e disposti in bell’ordine tutti gli svariati oggetti bellici usati da ambo le parti combattenti, come armi, ed ogni altra suppellettile dell’arredamento militare»5. 1 2 3
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rossaro, La Campana cit., p. 3. rossaro Albo storico, 5 maggio 1921. «Non morti, e tanto meno uccisi o ammazzati, ma un più incorporeo “Caduti”; esclusione di tratti raccapriccianti, cioè della isica veridicità della morte violenta, spesso in realtà orrida e sigurante» M. isneghi, La Grande Guerra, in I luoghi della memoria cit., p. 303. Chini aveva già lanciato nel 1906, dalle pagine del quotidiano liberale roveretano “il Messagero”(21-22-23 agosto), l’idea di un museo civico patrio che raccogliesse materiali, cimeli, armi e documenti allo scopo di illustrare la storia della gente di Rovereto. Circolare inviata a 300 personalità ed Enti culturali del luglio 1920, in Archivio Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto (AMSGR), Busta n.2, Statuti (dall’anno 1920 all’anno 1959).
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