Film 16 ottobre/dicembre 2020

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che non passano i suoi pezzi e dei dirigenti che non vogliono nemmeno pronunciare il suo nome. Per i successivi cinque anni la cantante si barrica in casa e continua a cantare solo nelle piazze dei piccoli centri, lontano dal mondo patinato della telvisione. Un giorno però Bruno Lauzi ritrova un pezzo che aveva scritto per lei e la convince a partecipare a Sanremo. Quel pezzo è Almeno tu nell’universo. Molti hanno detto e scritto che questo film per la televisione dedicato a Mia Martini - uscito anche al cinema grazie a Nexo Digital - fosse un atto di scuse da parte di un intero establishment impegnato a buttar giù o innalzare, a seconda di chi più gli conviene, cantanti, showgirls, presentatrici, giornaliste, attrici, registe, sceneggiatrici come pedine di una partita a scacchi. Il punto non sono le scuse, ma un’intrinseca difficoltà a mutare le regole del gioco che perdura nel tempo. Se Mia Martini ha parlato fortissimo silenziando le meschine questioni untorie e attraverso la raffinatezza unica della sua

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arte canora, per molte la questione è tutt’altro che conclusa. Io sono Mia, fin dal titolo, sceglie di concentrarsi su un’appropriazione del corpo - e quindi della voce - che è propria delle lotte femministe fin dal loro apparire, e che la cantante ha come molte, non certo biasimevoli per questo, saputo soltanto sfiorare. La struttura in flashback del film è impostata sulle 48 ore prima dell’esibizione del 1989 della cantante e il punto di vista, inventato e forse nemmeno tanto verosimile, poco importa, è a ben vedere quello di un soggetto astratto, estrapolato dai documenti, dalle interviste, dai ricordi e dalle canzoni. La scrittura di Monica Rametta, sceneggiatrice unica del film, è empatica, poetica, strutturata su un livello interpretativo che non pasticcia, che lancia degli input di visione e non si ammanica coi pettegolezzi. Esattamente come il soggetto presentato. Semmai a non capire il gioco dei non detti e dell’appena accennato è la regia di Riccardo Donna che per quanto riesca nei costumi e nelle location a centrare il margine in cui la cantante ha di fatto vissuto e amato, non riesce fino in fondo a penetrare la centralità di chi il margine lo soffre e non lo coglie. Impegnato a rendere fruibile un prodotto che è comunque Rai e comunque fiction, il regista tralascia l’affondo interpretativo nell’anima della cantante - che pure la scrittura gli permetteva - e si accontenta di narrare qualche fatto, insieme a orpelli di dialogo ben orchestrati. Questa è la

di Michel Hazanavicius

ragione per cui Mia sembra ‘mancare’ rendendo vistose alcune assenze come quella di Ivano Fossati o di un entourage familiare e amicale che evidentemente non era lecito o possibile inserire. Il film, che anche per questo avrebbe potuto esaltare l’impossibile agiografia anziché soccombere a essa da un punto di vista strettamente narrativo, si regge pertanto su tali barlumi di dialogo, che mancano di diventare luci centrifughe sul presente, e sulla maestosa e dolcissima interpretazione di Serena Rossi. La bravura canora dell’attrice è cosa nota, basti ricordare, tra le tante performance, quella di C’era una volta... Scugnizzi del 2002 piéce musicale di Claudio Mattone ed Enrico Vaime, Ammore e malavita dei Manetti Bros o i doppiaggi canori nello spin off animato Disney di Frozen, Le avventure di Olaf e in Il ritorno di Mary Poppins di Rob Marshall tanto per citarne alcuni. Meno intuitivo era immaginare il come la sua voce pulita e vivace avrebbe interpretato le struggenti, delicate, appassionanti raucedini di Mia Martini. Per fortuna, e forse questo è il vero merito della regia, non vi è alcuna imitatio Dei, e quindi alcuno scimmiottamento, quanto una parziale e rivisitata adesione al gesto della cantante che regala lampi di somiglianza; commoventi, quasi epifanie del ricordo di una delle voci più esaltanti della musica leggera italiana. Carmen Zinno

IL PRINCIPE DIMENTICATO

Origine: Francia, 2019 Produzione: Jonathan Blumental, Philippe Rousselet per Pathé Regia: Michel Hazanavicius Soggetto e Sceneggiatura: Noé Debré, Michel Hazanavicius, Bruno Merle Interpreti: Omar Sy (Djibi), François Damiens, Bérénice Bejo Durata: 101’ Distribuzione: 01 Distribution Uscita: 1 luglio 2020

Dopo la morte della moglie, Djibi ha dedicato la sua intera vita a sua figlia Sofia, a cui ogni sera racconta fiabe della buonanotte; durante la narrazione, il mondo fiabesco prende vita e Djibi assume le sembianze di un valoroso principe azzurro che deve salvare

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la principessa Sofia dal perfido Pritprout. Una volta che la bambina si è addormentata, la messa in scena si interrompe e gli attori possono uscire dal set e avventurarsi nell’universo fantastico di Storyland. Anni dopo, Sofia sta per iniziare le scuole medie, dove si innamora


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