Film 16 ottobre/dicembre 2020

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La conseguenza è che l’imam è arrestato e Ahmed avviato in un centro di recupero in campagna, dove, a contatto con disponibili educatori e un’attività agreste, dovrebbe compiere un percorso di recupero. I tentativi sembrano però destinati al fallimento. Neanche la conoscenza con una ragazza, Louise, a cui Ahmed piace molto e che suscita un bacio fugace, considerato subito un atto impuro, può fare qualcosa. Lui vuole ancora uccidere la sua insegnante: fugge dal centro ma nel tentativo di entrare in casa di lei attraverso una finestra dei piani alti, precipita al suolo ferendosi gravemente. È la stessa insegnante a chiamare l’ambulanza per tentare di salvarlo. Sappiamo che la cinematografia dei fratelli Dardenne si è sempre dedicata ad approfondire temi sociali, miserie quotidiane e angosce esistenziali con una speciale sensibilità verso il documentario (ne hanno girati una quarantina, forti della loro provenienza dalle città industriali del Belgio e dall’ambiente operaio della loro infanzia). In questo film i due registi sposta-

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no il loro sguardo di cineasti dalla povertà di una condizione umana e ambientale all’alienazione di un nucleo postindustriale reso ancora più problematico da valenze male intese d’integralismo religioso. D’altra parte è la nuova conflittualità sociale: la forte avanzata migratoria dai paesi dell’Islam si è stabilizzata in tante città del Nord Europa creando non pochi problemi di convivenza con i locali e d’integrazione con costumi e abitudini spesso non accettate e mal sopportate. Sono gli stessi Dardenne a dire, in una bella intervista rilasciata a Cannes 2019 per la presentazione del loro film che: “...se il nostro cinema è conosciuto come quello che guarda il mondo, cerca di fare luce, di aprire un dibattito su argomenti importanti, ci siamo detti che non potevamo chiamarci fuori da questa fase della nostra storia...” (il riferimento era rivolto agli attentati nell’area metropolitana di Bruxelles del 2016); “...con il cinema cercavamo di capire se e come si poteva uscire da questo fanatismo”. Questo è il punto. Quel tentativo di uscire dalla situazione difficile imposta dal destino che nei film dei due fratelli cineasti si realizzava (si sublimava, quasi) in un vero riscatto morale, qui in cosa si è trasformato, da cosa è stato sostituito? Quale obiettivo si sono posti i Dardenne nel seguire passo dopo passo le azioni del giovane Ahmed, standogli accanto in tanti momenti con la loro amatissima macchina a mano?

di Olivier Masset-Depasse Origine: Francia, Belgio, 2018 Produzione: Jacques-Henri Bronckart, Olivier Bronckart Regia: Olivier Masset-Depasse Soggetto e Sceneggiatura: Barbara Abel Interpreti: Veerle Baetens (Alice Brunelle), Anne Coesens (Céline Geniot), Mehdi Nebbou (Simon Brunelle), Arieh Worthalter (Damien Geniot), Jules Lefebvres (Theo), Luan Adam (Maxime), André Pasquasy (Dottore) Durata: 97’ Distribuzione: Teodora Film Uscita: 27 febbraio 2020

Da quello che abbiamo visto non c’è un riscatto morale. I pur disponibili educatori, gli organizzatori dell’impianto sociale della città, il forte equilibrio dell’insegnante oggetto del desiderio omicida di Ahmed, nulla possono fare per risolvere lo scontro che non è solo di persone ma di civiltà. I Dardenne vogliono forse dirci che non è possibile ipotizzare una società in cui diverse religioni, diverse culture, posizioni umane diverse, possano convivere in un nuovo equilibrio di civiltà? Soprattutto quando uno dei due “sfidanti interlocutori” non sente ragioni nel considerare l’altro da sé un infedele? Perché questo è il centro nevralgico della storia dei Dardenne che elimina ogni possibilità di ricostruzione umana e considera infruttuoso ogni percorso di redenzione. La stessa caduta di Ahmed nel suo tentativo di entrare nella casa dove poter uccidere l’insegnante non sembra un fatto doloroso con relativa richiesta d’aiuto: piuttosto un estremo atto di ribellione, un estremo desiderio di solitudine offensiva nei confronti di chi accorre, in questo caso l’insegnante, di cui non si vuole il soccorso ma solo la punizione feroce per essere dal lato degli infedeli. Se invece i Dardenne volevano fare riflettere sull’impossibilità sofferta e sofferente dell’incomunicabilità tra due mondi dobbiamo dire che ci sono riusciti. Fabrizio Moresco

DOPPIO SOSPETTO Una cittadina qualsiasi del Belgio, anni ’60. In una villetta bi-familiare vivono due famiglie molto amiche, molto unite. Alice e Céline sono le due donne che guidano la loro vita borghese, l’amicizia dei loro figli adolescenti, Theo e Maxime, la compagnia dei loro mariti, non particolarmente importanti.

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Un giorno un fulmine arriva a distruggere tutto questo: Maxime, sporgendosi dalla finestra della sua camera da letto per recuperare il gatto in fuga sui tetti, cade al suolo e muore. Da questo momento le cose non sono più come prima: Céline sembra rimproverare la sua amica per


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