Scienze
Covid-19: inquinamento, impronta ecologica e clima Proposta di strategia per le aree interne e progetto “Borghi del benessere”
di Teresa Pandolfi, Giovanni Misasi e Matteo Olivieri*
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uesto studio si inserisce nel solco del position paper della Società Italiana di Medicina Ambientale (2020), dei dati della Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) e dell’OCSE (2020), e del working paper della università di Harvard (Wu et al., 2020), secondo cui il meccanismo di contagio del Covid-19 sembrerebbe collegato all’inquinamento atmosferico, che funge da vettore di trasporto del coronavirus. Anche le rilevazioni ambientali condotte nella regione Calabria dalla Associazione Scientifica Biologi Senza Frontiere (ASBSF) durante il periodo di lockdown, sembrano confermare tale ipotesi, nel confronto con altre regioni italiane. L’implicazione principale di questo studio è che la tutela della salute umana e quella del nostro pianeta sono attività interconnesse, e ciò delinea nuove prospettive nella pianificazione territoriale ed urbanistica in ottica ecosostenibile. Per supportare un cambio di paradigma, che ormai appare non più rinviabile, viene presentato il progetto “i Borghi del Benessere”, il cui obiettivo è la promozione di un concetto di sviluppo sostenibile che sia al contempo diffuso, tale cioè da invertire la tendenza alla concentrazione di risorse nei centri urbani, e partecipato, attraverso forme decentrate di governance territoriale, che combattano lo spopolamento in atto nelle aree interne e valorizzino i borghi, quali cerniera tra aree urbane, agricole e naturali. Covid-19 e inquinamento atmosferico In Italia il Covid-19 ha colpito le regioni del Nord e ha risparmiato quelle del Sud. In particolare, la pandemia ha colpito duramente le aree della Pianura Padana (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna) che, in base ai dati dell’AgenComitato tecnico-scientifico della Associazione Scientifica Biologi Senza Frontiere (ASBSF), Cosenza, presidenza@asbsf.it.
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100 Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2021
zia Europea per l’Ambiente (Eea) e dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), sono tra le più inquinate d’Europa. Anche lo studio di Watts e Belesova (2019), pubblicato su The Lancet, conferma che l’Italia è il primo paese in Europa, e l’undicesimo nel mondo, per numero di morti premature causate dalla esposizione alle polveri sottili Pm2,5. Similitudini sono state notate anche con la provincia cinese di Wuhan e la regione autonoma spagnola di Barcellona, pure fortemente colpite dal coronavirus e aree fortemente inquinate. Tale evidenza ha indotto ad ipotizzare che i livelli di inquinamento atmosferico possano essere associati alla diversa propagazione dell’epidemia, attraverso la presenza di polveri sottili nell’aria (Pm10 e il Pm2,5), le quali – fungendo da vettori di trasmissione del virus – ne amplificano la diffusione spaziale. In particolare, tenuto conto che il principale sintomo del coronavirus sono le complicanze respiratorie, si è ipotizzata una correlazione tra la esposizione prolungata agli inquinanti atmosferici e la maggiore vulnerabilità al coronavirus. Infatti, le polveri sottili presenti nell’aria hanno dimensioni microscopiche, nell’ordine di diametro uguale o inferiore a 10 millesimi di millimetro e, attraverso le vie respiratorie, riescono a penetrare stabilmente nei polmoni, causando perciò infiammazioni e rischi per la salute. La pericolosità di tali polveri sottili è poi direttamente proporzionale alla loro dimensione: infatti, tanto più piccole sono tali particelle, tanto più facilmente esse vengono inalate nel sistema respiratorio e, quindi, danneggiare gli alveoli polmonari. Cambiamenti climatici e protezione della salute umana Il termine particolato indica un insieme di sostanze costituite da polveri sottili, fumo, microparticelle o anche sostanze liquide che rimangono sospese in atmosfera e – in presenza di particolari condizioni climatiche, come la assenza di piogge o di venti prevalenti – determinano un duraturo peggioramento della qualità dell’aria respirata e quindi un