Intervista
“
LA VISTA CON I LAMPI DI CALCIO
Dan Cojoc parla dell’innovativa ricerca che porta la firma della Sissa e dell’Istituto officina dei materiali del Cnr
di Chiara Di Martino
C
osa guida i nostri movimenti nella penombra, quando gli oggetti e l’ambiente circostante non sono abbastanza visibili da darci indicazioni precise? È noto da tempo che questa capacità è garantita dai bastoncelli, un tipo di cellule sensibili alla luce presenti nella retina dei vertebrati, capaci di rivelare luci bassissime. Meraviglie biologiche in grado di rivelare anche un singolo quanto di luce, dei quali, però, non si conosce ancora una descrizione completa in merito a proprietà strutturali e funzionali. Una risposta arriva da uno studio pubblicato su PNAS da ricercatori della SISSA - Scuola internazionale superiore di studi avanzati, sotto la direzione del professor Vincent Torre, neuroscienziato del Dipartimento di Neurobiologia, e dell’Istituto officina dei materiali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iom), che ha fornito il supporto tecnologico necessario sotto la guida del dottor Dan Cojoc. Il team ha unito le relative competenze per dimostrare una distribuzione non-uniforme del calcio nei bastoncelli e individuare lampi di calcio che nessuno aveva ancora ipotizzato. Dan Cojoc ci racconta di più. Dottore, ci riassume i primi passi? «L’obiettivo era scoprire come fosse distri-
10 Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2021
buito il calcio nei bastoncelli e quale fosse la dinamica. I bastoncelli, come sappiamo, sono costituiti da due segmenti: il segmento esterno e il segmento interno. Il segmento esterno dei bastoncelli è quello dove ha sede la macchina biologica in grado di captare la luce, mentre il segmento interno è responsabile dell’informazione da trasferire al cervello. Il primo è il responsabile dunque della fototrasduzione, il processo che converte la luce in segnale elettrico da trasmettere al cervello. Gli ioni di calcio, la cui concentrazione nel segmento esterno è un ottimo indicatore della funzionalità ed integrità della fototrasduzione, hanno mostrato una importanza determinante anche per comprenderne la distribuzione. L’apporto innovativo di questo studio è stato quello di usare una tecnica di microscopia a fluorescenza utilizzando un fluoroforo nuovo, una sostanza già esistente dal punto di vista commerciale ma mai impiegata in uno studio di questo tipo. Questa sostanza ha il vantaggio di essere meno tossica e più efficiente». Cosa è emerso? «Che invece di avere una distribuzione uniforme, esistono gradienti di calcio, quindi una distribuzione non omogenea: c’è una maggiore concentrazione di calcio alla punta del segmen-