Il Giornale dei Biologi - N. 2 - Febbraio 2021

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Salute

ALZHEIMER E OBESITÀ

Uno studio evidenzia che il forte sovrappeso può avere effetti negativi sul cervello

I

l morbo d’Alzheimer, la malattia che cancella i ricordi e priva il cervello delle sue capacità, potrebbe essere aggravato dall’obesità. A sostenere che questa condizione possa esacerbare gli effetti della malattia neurodegenerativa sono stati ricercatori britannici e finlandesi, che in uno studio hanno ravvisato un’associazione positiva tra obesità e volume di materia grigia intorno alla giunzione temporoparietale destra, deducendo che la presenza di grasso corporeo in eccesso potrebbe giocare un ruolo nel favorire la vulnerabilità neurale. Lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of Alzheimer’s Disease Reports, è stato condotto dai ricercatori dell’Università di Sheffield e dell’Università della Finlandia orientale, i quali hanno svolto un’analisi di neuroimaging multimodale. Dal lavoro emerge come detto il convincimento che il forte sovrappeso possa rappresentare un fardello per la salute dell’intero organismo e del cervello. Il team di studiosi ha analizzato in particolare le scansioni cerebrali mediante risonanza magnetica di 47 pazienti con diagnosi clinica di demenza lieve associata al morbo di Alzheimer, 68 soggetti con decadimento cognitivo lieve e 57 individui cognitivamente sani. Nella ricerca sono state utilizzate tre tecniche computazionali complementari per analizzare l’anatomia del cervello, il flusso sanguigno e le fibre cerebrali. Come ha spiegato Annalena Venneri del Neuroscience Institute presso l’Università di Sheffield, il mantenimento di un peso sano, corretto, potrebbe aiutare nella preservazio-

18 Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2021

ne della struttura del cervello. Si tratta di un’indicazione non secondaria considerando che ad oggi nel mondo si stimano più di 50 milioni di casi attivi di Alzheimer. A gravare sulla condizione di queste persone e a rappresentare un dolore per le famiglie che si prendono cura dei malati, vi è poi il fatto che al netto di decenni di studi e di un importante sforzo nel campo della ricerca, ancora nessuna cura si sia rivelata efficace per questo morbo. Di più: agli scienziati sfuggono ancora in maniera complessiva i meccanismi che determinano la comparsa di questa terribile malattia. Ecco perché è importante lavorare sulla prevenzione, esaminando i potenziali fattori di rischio, così cercando di intervenire per neutralizzarli. Al riguardo, gli autori dello studio rimarcano che questo lavoro non è la prova che l’obesità rappresenti una causa del morbo di Alzheimer, ma che l’importante sovrappeso potrebbe esacerbare la patologia. La dottoressa Venneri ha spiegato che l’associazione positiva tra obesità e volume di materia grigia attorno alla giunzione temporoparietale destra potrebbe infatti significare una vulnerabilità neurale negli individui cognitivamente sani e in quelli che presentano lieve deterioramento cognitivo. Anche Matteo De Marco, collega della dottoressa Annalena Venneri al Neuroscience Institute dell’Università di Sheffield, in qualità di coautore dell’articolo ha spiegato come la perdita di peso rappresenti uno dei primi sintomi riscontrati nei pazienti affetti da morbo di Alzheimer. Questa circostanza non sarebbe una casualità bensì la conseguenza del fatto che


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