Marzo 2023

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SOCIETÀ

Parità di genere

nel mondo del lavoro

Un obiettivo ancora difficile da raggiungere

INCHIESTA Anzianità: una questione di diritti

Per una società che riconosca e rispetti la dignità, la libertà e l’autodeterminazione nella terza età

ATTUALITÀ

La classifica delle città italiane in cui si vive meglio

L’indagine sulla qualità della vita premia Bologna, Bolzano e Firenze

EVENTI

50&Più si tinge d’arte col Concorso Prosa, Poesia, Pittura e Fotografia

È uscito il bando per partecipare alla prossima edizione

Il valore dell’esperienza | MARZO 2023 | Anno XLV - n.3 - € 2,50 I.P.

50&Più il valore dell’esperienza

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50&Più e Fondazione Leonardo: insieme per parlare di diritti e responsabilità Carlo Sangalli 5

Tutto quello che non dovremmo dire Anna Maria Melloni 6

In questo numero

Periscopio, notizie dal mondo Dario De Felicis 16 Parità di genere, un obiettivo lontano Annarita D’Agostino 18

I Comuni più vivibili d’Italia Anna Costalunga 26

Rapporto Migrantes: rifugiati in aumento Giovanna Favale 28

Tutori volontari, per accogliere e aiutare Romina Vinci 30

Rifiuti elettronici, smaltirli si può Rita Nicosanti 40

Tecnologia Valerio Maria Urru 75

Previdenza M. Silvia Barbieri 76

Fisco Alessandra De Feo 78

Sotto il mare, a caccia di vulcani

Una spedizione nel Mediterraneo per studiare i vulcani sommersi di Francesco Torre

I nostri diritti e i

altri

Anno XLV - n. 3 - marzo 2023

IDENTITÀ DI GENERE, QUESTIONE APERTA

Tra stereotipi, pregiudizi e condizionamenti, c’è più che mai bisogno di modelli e linguaggi nuovi che promuovano la parità fra uomini e donne.

36

22 di D. Floridia di G. Capuano

CONCORSO 50&PIÙ, SPAZIO ALL’ARTE

Tutto pronto per la nuova edizione dell’evento dedicato ai talenti artistici over 50: bando, scheda di iscrizione e qualche novità.

72 di G. Valdannini

Una disciplina che aiuta a rimettersi in contatto con sé stessi e a riscoprire i benefici della respirazione calma, migliorando anche la salute.

Sommario
doveri degli
Quanto sono rispettati, riconosciuti e tutelati i diritti della terza età di G. Vecchiotti, S. Leoni, I. Romano, P. Ascani, A.G. Concilio, G. Valdannini, V.M. Urru 43
Anni possibili Marco Trabucchi 12 Effetto Terra Francesca Santolini 14 Lettere al Direttore Giovanna Vecchiotti 98 marzo 2023 | www.spazio50.org 3 PER LO
È MAI TROPPO TARDI 64
Rubriche La forma delle nuvole Gianrico e Giorgia Carofiglio 10
YOGA NON

Ritratti

Seamus Heaney

A dieci anni dalla scomparsa, l’Italia ricorda e omaggia il poeta irlandese di L. Guzzo 61

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Quanto conta mantenere la nostra bocca in salute?

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50&PIÙ E FONDAZIONE LEONARDO: INSIEME PER PARLARE DI DIRITTI E RESPONSABILITÀ

Il 23 marzo, alla Camera di Commercio di Roma, sarà presentato il volume “Età anziana: tempo di diritti e responsabilità”, nato dalla collaborazione di 50&Più e Fondazione Leonardo. Un lavoro corposo che, grazie al contributo di oltre 20 autori, guarda a una società che sappia tutelare i diritti e le responsabilità dei senior

Diritti e responsabilità sono due parole complementari, perché la garanzia dei diritti implica sempre l’assunzione di responsabilità. Lo sappiamo bene come corpi intermedi che si assumono la responsabilità di interpretare gli interessi delle persone della terza età in una società in trasformazione. Vittorino Andreoli nel bel libro Lettera ad un vecchio scrive: «Non si può confinare la vecchiaia a numeri anagrafici. Essa corrisponde ad una vera metamorfosi, non diversa nel suo significato da quella che segna il passaggio dall’infanzia all’adolescenza. La vecchiaia si lega ad un nuovo stile di vita, ad una nuova visione del mondo». Per questo l’impegno di una realtà come 50&Più è proprio quello di proporre una comunità e

«ESISTONO ANCHE DIRITTI PIÙ “SOTTILI”, MENO EVIDENTI, MA CHE SONO UGUALMENTE SPESSI, CORPOSI, PER LA VITA E LA DIGNITÀ DELLE PERSONE»

uno stile di vita, quasi una visione del mondo, fatta di rispetto e valorizzazione di una fase della vita che non è un “parcheggio” e tantomeno una “prigione”. Per questo le notizie degli ultimi mesi sullo stato delle RSA colpiscono dolorosamente: non è possibile leggere di anomalie in 1.934 strutture sanitarie e 165 posizioni lavorative irregolari tra infermieri, medici e operatori sanitari in tutta Italia. Non è possibile sentir parlare ancora di deferimenti, esercizi abusivi della professione, risorse umane non adatte, titoli abilitanti non riconosciuti, accuse di frode in pubbliche forniture, turni di oltre 24 ore senza riposo. Parliamo di una serie di problematiche che, oltre a ledere la sicurezza, la dignità e la salute dei lavoratori, danneggiano gravemente anche quelle degli assistiti. È un quadro disastroso, che certamente non rispecchia la totalità dei casi, ma che rappresenta un campanello d’allar-

me indifferibile, a cui ha dato una prima risposta l’ultimo disegno di legge sulla non autosufficienza che proprio in queste pagine abbiamo già accolto come una buona, un’ottima notizia. Non dobbiamo tuttavia dimenticare che non ci sono solo i diritti essenziali, come quello ad un trattamento umano o a ricevere i servizi di cura adeguati. Esistono anche diritti più “sottili”, meno evidenti, ma che sono ugualmente spessi, corposi, per la vita e la dignità delle persone. Pensiamo al diritto all’alfabetizzazione digitale che, quando manca, compromette l’accessibilità a servizi e utilities importanti. Pensiamo a quante volte un anziano viene “scavalcato”, se il medico non gli comunica una diagnosi parlandone prima con i figli o con i nipoti, o quando i familiari (pensando anche di fare per il meglio e a volte per semplificare la vita) gli negano alcune attività di autonomia, come fare la spesa o prelevare con il bancomat. Tutto questo sembra quasi fisiologico, nell’assunzione scontata (ma non esatta) che anzianità significhi per forza progressiva perdita di autonomia e vita attiva. È innegabile che il tempo cambi le cose, ma - proprio tenendo stretta la connessione tra diritti e responsabilità - si può immaginare che ogni tempo della vita abbia più libertà. Ed è un po’ questo il senso del nuovo volume che 50&Più ha realizzato con Fondazione Leonardo, Età anziana: tempo di diritti e responsabilità (Edizioni Il Mulino). Si tratta del lavoro corale di 20 autori che richiama la possibilità di costruire un futuro e una società in cui i diversi diritti degli anziani, dall’assistenza alla socialità, siano al primo posto, grazie anche ad una vera e propria assunzione di responsabilità della popolazione senior sulla propria vita e sul futuro del Paese. La responsabilità praticata è infatti un ottimo modo per realizzare una vita vissuta, dando voce e soprattutto sostanza ai diritti di tutti.

marzo 2023 | www.spazio50.org 5
di Carlo Sangalli Presidente Nazionale 50&Più

Spazio alla redazione

Direttore editoriale 50&Più Anna

TUTTO QUELLO CHE NON DOVREMMO DIRE

Ogni giorno combattiamo una battaglia contro le discriminazioni: da quelle sessiste a quelle razziste fino ad arrivare a quelle legate all’età e all’aspetto fisico. Ma quante volte, inconsciamente, siamo i primi a usare le parole “sbagliate”?

Silvia ha 34 anni e lavora come impiegata per una compagnia che fornisce energia elettrica. È incinta del suo secondo figlio, al quinto mese di gravidanza, e con enormi sforzi per conciliare lavoro e famiglia riesce a portare avanti gli impegni che si è prefissata. Una donna “con gli attributi” insomma: competente sul lavoro e sempre disponibile ad aiutare colleghi e clienti in cerca di risposte. È anche particolarmente fortunata ad essere sposata con Carlo che si occupa spesso della casa e della cena, senza contare i pomeriggi in cui riesce a portare Luca, il loro primogenito, in piscina. Un vero e proprio “mammo”. Carlo, dal canto suo, lavora come scrittore freelance e sta avendo un notevole successo grazie alla pubblicazione di una sua collana di libri per ragazzi. È spesso impegnato in alcune presentazioni che la casa editrice ha programmato in tutta Italia e quando deve partire Silvia è costretta ad occuparsi di tutto da sola. Ma d’altronde dietro a un grande uomo, c’è sempre una grande donna: non potrebbe certo fare tutto ciò che fa senza Silvia. La coppia di Silvia e Carlo è affia -

tata, la loro vita coniugale è equilibrata ed entrambi si barcamenano nella gestione della quotidianità come moltissime altre famiglie. Ma il racconto della loro storia, così come lo abbiamo letto, rivela una serie di strutture che utilizziamo sovrappensiero per rafforzare i concetti che vogliamo esprimere, ma che al tempo stesso sono frutto di stereotipi ed espressione di alcune forme di discriminazione. A partire dalla definizione “donna con gli attributi” quando ci si vuole complimentare con una donna per la sua tempra morale facendo riferimento a qualcosa che appartiene solo alla categoria maschile. Oppure quando si definisce “mammo” un padre che si occupa dei figli, come a sottintendere che la cura della prole sia affare solo delle madri. Ma nel breve racconto qui sopra ci sono due espressioni, forse meno evidenti, ma ugualmente stereotipate: Silvia è “particolarmente fortunata” perché Carlo si occupa della casa, della cena e del figlio; Carlo è il “grande uomo” dietro cui sta la “grande donna”. Perché ci riteniamo fortunate se i nostri compagni o mariti si oc -

cupano della casa o della cena? Perché storicamente e culturalmente è un impegno femminile. Perché una grande donna dovrebbe stare “dietro” un grande uomo? Anche in questo caso potremmo ricondurlo a un limite culturale: gli uomini hanno spesso occupato posizioni di rilievo lasciando alle donne i ruoli considerati meno apicali.

Una serie di frasi fatte e stereotipi su cui, negli ultimi anni, si è cercato di sensibilizzare tutte le generazioni, soprattutto quando si tratta di sessismo. Eppure, permangono quelle subdole forme di pensiero parte della nostra cultura e del nostro modo di esprimerci. Quante volte quando il veicolo davanti a noi ci è sembrato troppo lento abbiamo pensato o detto “Il guidatore sarà sicuramente un anziano” oppure a una persona che ci sembra troppo magra abbiamo chiesto “Ma non mangi?”. Fare caso a queste frasi è il primo passo per riconoscere i pensieri che dobbiamo cambiare per arrivare a una società sempre più inclusiva ed equa.

www.spazio50.org | marzo 2023 6

LEE JEFFRIES. PORTRAITS L’ANIMA OLTRE L’IMMAGINE

Cinquanta inquadrature in primo piano che catturano i volti degli “invisibili” incontrati lungo le strade delle grandi metropoli europee e statunitensi. L’inglese Lee Jeffries, fotografo autodidatta, punta i riflettori sulle persone che vivono ai margini della società, cercando di restituire luce e dignità ad ogni essere umano.

MUSEO DIOCESANO CARLO MARIA MARTINI, MILANO FINO AL 16 APRILE

FOTO UFFICIO STAMPA CLP

Vuoi dare una mano a Don Silvano?

Un pomeriggio, nella missione di don Silvano in Ciad, una donna arriva con un cesto di uova per il sacerdote. È il suo modo per dire grazie perché quando suo marito, in ospedale, stava per morire, con l’auto del missionario ha potuto riportarlo nel suo villaggio e farlo morire a casa sua. Tornando in Italia don Silvano Perissinotto, dopo 17 anni nel Ciad, ricorda quelle uova come il dono più prezioso che qualcuno gli abbia mai fatto. Neppure lui, del resto, si è mai risparmiato per i suoi Tupurì. «Gli uomini della savana – racconta – ti studiano molto prima di aprirsi; devi mostrare che vuoi loro bene imparandone la lingua e rispettandone la cultura». Oggi è tornato a Treviso e anche qui «c’è bisogno di rievangelizzare persone che magari hanno lasciato da tanti anni la Chiesa. La s da – conclude – rimane sempre la stessa: annunciare il Vangelo oggi dialogando col mondo in cui si è, come ha fatto Gesù»

Per conoscere la storia di don Silvano e quella di tanti altri sacerdoti basta visitare il sito www.unitineldono.it.

I sacerdoti sono quasi 33.000 nelle 227 diocesi italiane e ogni giorno instancabilmente annunciano il Vangelo, insieme alle comunità cristiane a date alle loro cure. Sono uomini che si impegnano a costruire un tessuto umano accogliente e fraterno e a seminare speranza. Si spendono per costruire una

società che non lasci indietro nessuno. Alcune centinaia, tra questi preti, vivono il loro ministero come missionari “ dei donum” nei paesi più poveri del mondo, come è stato per don Silvano in Ciad. Altri 3300 sono ormai anziani o malati, anche se magari continuano a rendersi disponibili ugualmente per la celebrazione della messa o per le confessioni.

Dal 1989, per legge, il loro sostentamento non è più a carico dello Stato (né tantomeno del Vaticano) ma è a dato a tutti noi; a tutte quelle persone di buona volontà che, attraverso la rma per l’8xmille alla Chiesa cattolica o direttamente attraverso le o erte deducibili per i sacerdoti contribuiscono a garantire loro un sostentamento dignitoso.

Ovunque si trovino a svolgere il loro operato e a portare avanti la loro missione, grazie ad un sistema che si fonda sulla perequazione e la corresponsabilità, ciascuno di loro ha bisogno del contributo di tutti. Anche del tuo. Per sostenerli basta una donazione, andando sul sito Magari poco, ma in tanti. Don Silvano, e tanti altri don come lui, te ne saranno riconoscenti, insieme alle loro comunità.

In foto: Don Silvano Perissinotto, missionario nella Repubblica del Ciad con una mamma musulmana.

La forma delle nuvole Un padre e una figlia osservano il mondo

ATTIVIAMO I NOSTRI ISTINTI MIGLIORI

Èuna bella mattina di sole. Stiamo camminando in direzione dell’ufficio, e mentre attraversiamo il solito parco, vediamo che un bambino piccolo, di due o tre anni, si dimena in uno stagno e non riesce a uscirne. Ci guardiamo intorno, ma i suoi genitori non si vedono da nessuna parte. Senza pensarci più di tanto, ci gettiamo nell’acqua nel nostro completo da lavoro e salviamo il bambino prima che sia troppo tardi.

Ci sembra un comportamento irreprensibile: se possiamo salvare la vita di qualcuno a un costo ridotto per noi, abbiamo il dovere di farlo. Poco importa, ovviamente, che saremo in ritardo al lavoro e ci perderemo una riunione importante, che ci rovineremo il nostro completo nuovo, che ci verrà un bel raffreddore.

completo sporco, non abbiamo il dovere di farlo?

Non c’è nessuna differenza tra un bambino che affoga mentre attraversiamo un parco e un bambino che rischia di morire di fame in un Paese lontano. Quindi perché consideriamo nostro dovere salvare il primo ma non il secondo?

Siamo governati dalle nostre emozioni che - consapevoli o menoci guidano nelle scelte etiche che facciamo tutti i giorni. E diamo il meglio di noi durante l’urgenza di una situazione, perché possiamo usare il nostro istinto a vantaggio di azioni altruistiche

Questa storiella è l’inizio di uno dei testi di etica più famosi del secolo scorso, del filosofo australiano Peter Singer. Il suo ragionamento continua così: se ci pare moralmente necessario salvare il bambino nello stagnovisto che a rischio non c’è la nostra vita né nulla che fondamentalmente alteri il corso della nostra esistenzaallora ci sono molte altre situazioni in cui siamo in dovere di soccorrere chi è in seria difficoltà. Se possiamo aiutare una persona in povertà assoluta donando l’equivalente che pagheremmo in lavanderia per il nostro

Quello di Singer è un potente monito contro la nostra indifferenza. Siamo dell’idea che aiutare gli altri, soprattutto le persone lontane da noi, sia un atto di altruismo apprezzabile ma non obbligatorio. Singer prova a mettere in dubbio le nostre certezze. Da una parte ci sembra moralmente necessario correre in soccorso del bambino nello stagno, dall’altra non siamo sufficientemente motivati nei confronti di qualcuno che non conosceremo mai di persona. Le nostre emozioni si prendono in parte gioco di noi: la distanza tra noi e qualcun altro ci convince che non ci sia nessun vincolo che ci leghi.

Ovviamente la questione non è così semplice: quando passiamo davanti al lago siamo chiamati in forma immediata ad agire. Siamo gli unici (o tra i pochi) che possono portare in salvo il bambino. È soprattutto un caso eccezionale: se dovessimo salvare ogni giorno qualcuno (e non per mestiere) la nostra qualità della vita ne risentirebbe notevolmente. Se ci sono al mondo migliaia, milioni di

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di Gianrico e Giorgia Carofiglio

persone che hanno urgente bisogno di aiuto, a che punto sentiremmo di aver fatto il nostro dovere?

Inoltre, uno studio recente ha dimostrato che la decisione di soccorrere una persona in pericolo è solitamente un processo intuitivo, che ha luogo in una frazione di secondo, non il risultato di un’attenta riflessione. Molte delle persone intervistate, scelte perché avevano salvato una persona da morte praticamente certa, riportavano di non avere nemmeno avuto il tempo di pensare, di aver reagito automaticamente. Quando l’urgenza di una situazione del genere non esiste, è più difficile mettere in moto il nostro istinto.

Secondo lo psicologo Jonathan Haidt, che per decenni ha studiato il modo in cui gli esseri umani, nelle più diverse culture, producono parametri e giudizi, noi pensiamo all’etica come

al risultato di riflessioni sistematiche. Concepiamo categorie ed esprimiamo giudizi influenzati prima di tutto dalle nostre emozioni. La logica interviene solo in un secondo momento, per giustificare (a posteriori, anche se non ce ne rendiamo conto) le nostre intuizioni morali.

L’emotività può essere rappresentata come un elefante, la razionalità come il suo guidatore: cerca di indirizzarlo, spesso ci riesce ma non ne ha mai il completo controllo e deve comunque tenere conto della sua forza soverchiante.

Il racconto di Peter Singer ci chiede di mettere da parte, anche solo momentaneamente, i nostri istinti, di tenere sotto controllo l’elefante della nostra emotività. Non è chiaro quanto sia possibile. Forse la soluzione più pragmatica non è quella di cercare di essere perfettamente razionali, ma di

usare le emozioni a vantaggio di azioni altruistiche. Ad esempio, numerosi studi hanno dimostrato che siamo più inclini a donare denaro quando ci viene raccontata una storia personale, piuttosto che una serie, seppur allarmante, di numeri. Per cui ci farà più effetto sapere che Raman, 12 anni, ha bisogno del nostro aiuto, piuttosto che sentirci dire che mezzo milione di persone, soprattutto bambini, muoiono di malaria ogni anno. È il metodo utilizzato dalle organizzazioni che propongono adozioni a distanza: il rapporto che sentiamo di stabilire con una persona a cui diamo un nome e un volto ci spinge a donare più volentieri. Qualcuno potrebbe vederlo come una forma di manipolazione; molto meglio considerarla come uno stratagemma etico per salvare più vite attivando i nostri istinti migliori.

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È POSSIBILE SPERARE ANCHE DA VECCHI?

Qualcuno potrebbe ritenere retorico e consolatorio l’interrogativo del titolo, perché la riduzione del tempo futuro dell’anziano indurrebbe necessariamente ad una perdita progressiva di speranza.

Come può sperare un vecchio, rendendo così vivibili i propri anni?

La speranza più promettente è quella di chi vive giorno per giorno, apprezzando ogni momento la vita. Questo atteggiamento si raggiunge con l’impegno alla relazione, alla vicinanza, all’accompagnamento. La speranza si realizza nel momento in cui la vita non è intesa come conquista personale di spazi, ma come ascolto e condivisione.

Il vero nemico della speranza è la solitudine, quella di chi non riesce ad amare, talvolta per una chiusura dell’altro, talaltra per una chiusura volontaria, talaltra ancora per l’impossibilità di costruire un rap -

porto di significato a causa di difficoltà ambientali. Chi è solo non spera, perché non ha la possibilità di fare qualche cosa di significativo e quindi si concentra sulle proprie personali perdite, sulle malattie, sui disagi psicologici. È molto facile trasformare questa condizione in una critica alla società in termini generali, accusata perché non sarebbe in grado di offrire amore e protezione. Chi, invece, riesce a trovare gli spazi per costruire una relazione è indotto a sperare, perché dall’incontro può nascere qualche cosa di originale, di nuovo, l’attesa per qualche evento.

La speranza è un fattore che induce salute; è ben noto che la vita piena di vicinanza con gli altri è destinata a durare più a lungo; al pari di un’adeguata attività fisica, di una dieta salutare, di un’attenzione alla prevenzione delle malattie, la speranza indotta dalla condivisione della vita è un fattore che la prolunga.

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Anni possibili
È

oramai un classico della letteratura medico-scientifica l’affermazione di un famoso studio longitudinale, secondo il quale a tavola è più importante la possibilità di incontro e di scambio di attenzioni umane rispetto all’attenzione verso il contenuto di colesterolo nei cibi. Anche se l’affermazione potrebbe essere ritenuta paradossale, indica come il vivere in armonia con gli altri, in famiglia e fuori, ha un peso rilevante per la salute, che può essere paragonato ad importanti interventi preventivi dietetici o farmacologici. È doveroso sottolineare che la pre -

sione, malattia che riduce la voglia di vivere, che impedisce di apprezzare la luce, la vicinanza: nulla assume rilievo quando il buio domina il passato, il presente e il futuro. Secondo alcuni studi epidemiologici, la depressione si accompagna al 15% delle persone in età non più giovane. Deve essere curata con gli strumenti della medicina, non necessariamente farmacologici, ma anche di tipo psicologico; è una sofferenza da non trascurare né giustificare, come fosse un accompagnamento necessario della vecchiaia. Peraltro, è largamente dimostrato che la depres -

Non esiste un momento della vita dove la speranza si spegne; neppure nella terza età. Per alimentarla possiamo accogliere il supporto della fede, delle relazioni, ma soprattutto stare attenti alle insidie della solitudine

disposizione all’incontro non è compromessa dalla malattia o da altre condizioni di disagio psicosociale. Non raramente capita di incontrare persone gravemente ammalate, che conservano la capacità di relazione anche in condizioni di gravissima limitazione funzionale. Ricordo, ad esempio, gli ammalati di sclerosi laterale amiotrofica, che attraverso il supporto di tecnologie avanzate, riescono a comunicare muovendo gli occhi sullo schermo di un computer. Sono colloqui nei quali la vita trionfa sulla rinuncia, sulla chiusura, sulla depressione, sul desiderio di fine. E la vita in queste circostanze è accompagnata dalla speranza, cioè dalla ricchezza psicologica indotta dalla relazione, anche se espressa attraverso modalità molto difficili. Non si deve pensare che la sofferenza si annulli; sarebbe non realistico, però la speranza è in grado di convivere con qualsiasi difficile realtà.

Nemica della speranza è la depres -

sione in età avanzata è un fattore che riduce in modo rilevante, oltre alla qualità, la stessa durata della vita. Amica della speranza dell’anziano è invece la fede, per chi ha la fortuna di possederla; amica è anche una città che accoglie e assiste le persone meno fortunate. Ad esempio, dove sono state realizzate, le “Comunità amiche della demenza” sono state attrici di speranza, perché hanno dato senso ai malati e alle loro famiglie, sottraendoli alle incomprensioni, al nascondimento e alla fatica dell’assistenza non condivisa.

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marzo 2023 | www.spazio50.org 13

UNA RIVOLUZIONE CHE PARTE DALLA TAVOLA

Immaginate solo per un momento di poter salvare il mondo con un chicken nugget, una crocchetta di pollo: semplicemente mangiandola. I denti affonderebbero in una tenera carne, ma nessun animale avrebbe perso la vita per quel pasto. Perché quella crocchetta verrebbe da un laboratorio e non da un allevamento.

Immaginate poi che all’improvviso ci sia abbastanza carne prodotta in laboratorio per nutrire tutto il mondo. La lotta alla fame sarebbe una cosa del passato. I terreni ora utilizzati per coltivare mais destinato all’alimentazione degli animali, potrebbero essere riconvertiti in foreste che assorbono CO2 dall’atmosfera, l’allevamento industriale di bestiame non sarebbe più necessario. A dire il vero, soluzioni che sembrano così semplici dovrebbero essere consi-

www.spazio50.org | marzo 2023 14 Effetto Terra
di Francesca Santolini

derate con molta cautela. Eppure, c’è un luogo in cui questa utopia sembra ormai vicinissima. Un luogo dove si può assaggiare la carne creata in laboratorio, crocchette di pollo che non provengono dall’uccisione di animali.

Quel posto è Singapore.

La “carne pulita”, ottenuta senza macellazione animale, è prodotta da una startup di San Francisco, Eat Just, che prima di ottenere il via libera ha dovuto sottoporre i suoi prodotti alle autorità regolatrici di Singapore e dimostrarne l’assoluta sicurezza.

Ma come si ottiene il pollo di laboratorio? Il procedimento per ottenere carne coltivata generalmente si compone di quattro fasi e comincia con la ricerca delle cellule migliori di mucche e polli più adatti al processo, che vengono estratte senza causare

alcun dolore all’animale. Le cellule prelevate dai tessuti muscolari e dal grasso vengono studiate e inserite all’interno di un bioreattore, una sorta di incubatrice, dove possono continuare a riprodursi all’infinito. Qui vengono alimentate con gli stessi nutrienti di cui si ciberebbe l’animale, come amminoacidi, grassi e vitamine, e lasciate crescere e dividere.

cati, e con un contenuto ridotto di ferro eme.

È la prima volta nella storia che un Paese permette la commercializzazione di carne coltivata o cultured meat, una scelta che potrebbe diventare sempre più diffusa e rappresentare un punto virtuoso di non ritorno.

La scelta di produrre e vendere la carne a Singapore del resto non è

Il tutto senza ricorrere a ormoni o antibiotici. Il processo dura di norma dalle quattro alle sei settimane. La Singapore Food Agency include la “carne coltivata in condizioni controllate” tra i novel food, etichetta che descrive cibi che non hanno una storia significativa di consumo o che sono ottenuti con metodologie inedite, come alcuni tipi di alghe e di funghi e - naturalmente - gli insetti. Un altro aspetto potenzialmente rivoluzionario è l’impatto sulla nostra salute. Ormai sappiamo tutti che la carne non è esattamente il cibo migliore per la nostra salute. La ricerca evidenzia come un suo consumo regolare, possa esporci ad un rischio più elevato di malattie cardiache, diabete e ad alcuni tipi di cancro. Ma in che modo la carne coltivata in laboratorio potrebbe essere migliore per la nostra salute rispetto alla carne tradizionale?

Niente grassi saturi, niente antibiotici, nessun ormone della crescita: la carne coltivata sembra avere molti benefici. Tra dieci o vent’anni potremmo averla sugli scaffali dei nostri supermer-

casuale, dato che si tratta di una città-stato molto popolosa (5,7 milioni di abitanti) ma priva di agricoltura e che produce solo il 10% del cibo che consuma.

Il prezzo? Ancora non è dato saperlo, ma una cosa è certa: finora il maggior ostacolo alla diffusione della carne coltivata in vitro è stato il costo elevato delle sostanze usate per far moltiplicare le cellule animali. Ma l’azienda ha fatto sapere di aver fatto progressi anche per rendere più accessibili i suoi nuggets. Probabilmente è solo questione di tempo perché questa rivoluzionaria novità compaia anche sulle nostre tavole.

PARLIAMONE...

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marzo 2023 | www.spazio50.org 15
Si chiamano novel food, e sono considerati i cibi del futuro. Tra questi, la carne prodotta in laboratorio potrebbe veramente dare una svolta alla carenza di alimenti nel mondo.
Ma il prezzo di produzione rimane ancora un’incognita

LO SPORT DELLA GENERAZIONE DIGITALE

La nuova frontiera dello sport è davanti (o dietro, a seconda della prospettiva) ad un monitor. Sono gli eSports, termine che deriva da “electronic-sports”, dove i giocatori disputano partite in enormi arene con tanto di pubblico, arbitri e commentatori specializzati nel settore. In parole povere: videogiochi competitivi. I “player”, questo il nome degli atleti, si sfidano davanti ad un computer in un gioco dove dovranno competere per avere la meglio sugli avversari, che sia su un campo di calcio, un terreno di guerra, un autodromo o un ring da combattimento: tutto rigorosamente virtuale. Le partite sono tesissime e seguite da un numero impressionante di spettatori, che come fossero in uno stadio tradizionale, tifano la propria squadra incitando i propri campioni alla vittoria. Se qualcuno dovesse avere ancora dei dubbi sugli eSports, basti pensare che stanno diventando un vero e proprio fenomeno generazionale: sono i numeri a dirlo. Innanzitutto, il riconoscimento sociale degli Sport digitali sta crescendo in maniera esponenziale. Ad esempio, secondo un sondaggio commissionato dall’associazione digitale Bitkom, in Germania un ragazzo su tre di età pari o superiore a 16 anni considera gli eSports come un vero e proprio sport. Anche perché i giocatori dei titoli più conosciuti di questi

videogiochi godono in molti Paesi di uno status spesso riservato solo alle più grandi star del calcio. Tanto che qualcuno sta spingendo per far entrare queste discipline, nei prossimi anni, nel programma delle Olimpiadi. Altri numeri, impressionanti, derivano dall’indotto economico che gira intorno a questi videogiochi, principalmente grazie alle sponsorizzazioni e alla pubblicità. Il Global Games Market Report della società di marketing Newzoo ha mostrato che il mercato globale del gaming ha prodotto 1,38 miliardi di dollari nel 2022 e secondo le stime, il trend crescerà fino a 1,87 miliardi fino al 2025. Del resto, i premi per i vincitori di queste discipline digitali sono semplicemente spaventosi: i montepremi variano da migliaia a milioni di dollari. Un esempio? Nel 2022 il vincitore del campionato di “Brawlalla” ha guadagnato un montepremi mostruoso da 1.320.000 dollari, il più grande mai visto per un gioco di combattimento. Quindi, se a qualcuno capitasse di vedere un ragazzo in divisa sportiva con tanto di guanti con le dita scoperte, davanti ad un pc con monitor curvo ad altissima risoluzione, tastiera retroilluminata, cuffie e microfono, magari non è solo un semplice videogiocatore appassionato. Probabilmente sta cercando di diventare un pro-player, un atleta digitale professionista.

a cura di Dario De Felicis
Periscopio
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Più grande della luna

Incredibile a dirsi ma l’Australia è più ampia della luna. Se parliamo di diametro. Infatti il nostro satellite ha un diametro di 3.400 km, mentre quello dell’Australia, da est a ovest, è di quasi 4.000 km. E da nord a sud misura circa 3.000 km.

www.quora.com

Il marketing del Natale

La nostra interpretazione moderna di Babbo Natale, un uomo sorridente e paffuto con la barba bianca, è dovuta in realtà alle pubblicità natalizie della Coca-Cola. Questa figura bonaria è stata creata nel dicembre del 1931 dall’illustratore statunitense Haddon Sundblom.

www.coca-cola.com

Un albergo… storico

Ancora oggi è possibile soggiornare nell’hotel più antico del mondo, il Nishiyama Onsen Keiunkan in Giappone, fondato nel 705 d.C. da Fujiwara Mahito. È posizionato a Hayakawa, nella prefettura di Yamanashi, ed è stato ereditato dalla stessa famiglia per 52 generazioni, passando così attraverso intere ere storiche.

www.viaggiomag.it

A PROPOSITO DI...

NUMERI DA RECORD

Un cuore grande così

Il cuore della balenottera azzurra, l’animale più grande della terra, è lungo 1,5 metri e pesa circa 180 kg, considerando che una balena pesa circa 18 tonnellate. Per fare un confronto, il cuore di un elefante pesa circa 13,5 kg e il cuore umano… solo 285 grammi.

www.nationalgeographic.com

Un piede in quattro Stati

JONATHAN

L’animale vivente più antico conosciuto è una tartaruga di nome Jonathan, che sta per compiere 190 anni. È nato nel 1832 e vive sull’isola di Sant’Elena, nell’Oceano Atlantico.

Esiste un luogo unico negli Stati Uniti dove è possibile stare in quattro Stati contemporaneamente: Utah, Colorado, Arizona e New Mexico. Si chiama “The Four Corners” ed è un particolare punto di intersezione geografica, fissato con una placca di acciaio che si trova nel bel mezzo del deserto.

www.fourcorners.it

Alla salute!

La pizza più grande mai creata è stata prodotta a Roma nel 2012. Si chiamava “Ottavia”, era senza glutine e copriva un’area di oltre 1.200 mq per 40 metri di diametro.

PICCANTI DA MORIRE

Per qualcuno è un’impresa, per qualcun altro un divertimento. Mangiare alimenti piccanti, però, può essere addirittura pericoloso a causa dell’elevata quantità di capsicina, il composto chimico che provoca la sensazione di bruciore in bocca. Per certificare il grado di piccantezza viene usata la “scala Scoville” (SHU - Scoville Heat Units).

Sembra che gli antichi romani mettessero un pezzo di pane tostato nel vino per contrastarne l’acidità. Un’usanza adottata anche nel Regno Unito, soprattutto in caso di brindisi con vini di qualità non eccelsa. Ecco perché in inglese l’atto del brindare è indicato con il verbo “to toast”.

www.wineshop.it

Attenti alle spezie

La noce moscata, se ingerita a grandi dosi, è un potente allucinogeno. La spezia, infatti, contiene miristicina ed elemicina, sostanze capaci di interferire col normale funzionamento del sistema nervoso centrale: più precisamente, inibisce il funzionamento di alcuni neurotrasmettitori.

www.my-personaltrainer.it

marzo 2023 | www.spazio50.org 17
mondo Carolina Reaper 2.200.000 Trinidad Moruga Scorpion 1.463.700 Naga Viper 1.382.118 Bhut Jolokia 1.041.427
In giro per il
OTTAVIA SHU

LE DONNE MERITANO DI PIÙ

La parità di genere è un obiettivo ancora lontano per il nostro Paese. Non solo per le poche risorse messe a disposizione, ma anche per un approccio “maschile” alle politiche di genere e una miopia culturale ancora diffusa

Essere donna in Italia? Ancora una penalità, a scuola, al lavoro, in famiglia, nella società. Secondo il Global Gender Gap Report 2022, il rapporto sul divario globale di genere promosso dal World Economic Forum, il nostro Paese si colloca al 63° posto su 146 Paesi in classifica. Sulla parità di genere arrivano prima di noi anche Paesi fra i più poveri del mondo o dove i diritti umani sono quotidianamente calpestati. Se ci fermiamo ai confini europei, secondo l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE), nel 2022 l’Indice di uguaglianza di genere in Italia si è fermato a 65, a fronte di una media UE di 68,6. Un valore al di sopra dei Paesi dell’Est e del Sud Europa (ad eccezione della Spagna, che arriva a 74,6) ma decisamente al di sotto dei Paesi del Centro e Nord Europa. Il lavoro è una delle realtà in cui il divario fra donna e uomo si genera e si riflette in modo drammatico. Lo studio Gender Policies Report

2022 dell’Inapp (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche) ha evidenziato che il tasso di occupazione femminile si è fermato al 51,4% a fronte del 69,5% maschile. Il tasso di inattività fra le donne raggiunge il 43,3%, contro il 25,3% degli uomini. Ancora, nel primo semestre 2022 il 49% dei contratti attivati a donne è part-time contro il 26,2% fra gli uomini. Percentuale che sale al 64% se si considerano solo i contratti a tempo determinato, a fronte del 32% tra i lavoratori. Il tempo parziale è spesso involontario, cioè non scelto liberamente dalla lavoratrice. Nel mondo, le donne sono pagate mediamente il 20% in meno degli uomini. In Italia - spiega ancora il report Inapp - la disparità nel 2018 è salita fino al 43% se si considera la combinazione di retribuzione media oraria, numero di ore pagate in media al mese e tasso di occupazione della media delle donne in età da lavoro. L’UE si è fermata al 36,2%. Il differenziale di genere aumenta

poi esponenzialmente in età pensionabile. Già nel 2019, quindi prima della pandemia, secondo l’Eurostat le pensionate italiane percepivano assegni inferiori in media del 33% rispetto a quelli dei pensionati. Se la disuguaglianza di genere è un fatto assodato, cosa si sta facendo per combatterla e sradicarla? Lo abbiamo chiesto a Marcella Corsi, economista e docente del Dipartimento di Scienze Statistiche della Sapienza Università di Roma, dove coordina anche Minerva, Laboratorio su diversità e disuguaglianze di genere. Professoressa Corsi, partiamo dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che inserisce la parità di genere fra le priorità trasversali per il rilancio del Paese. A due anni dalla sua adozione, sembra che non ci siano ancora risultati significativi…

È troppo presto per fare bilanci visto che il primo anno di piena applicazione del Piano è stato il 2022 e i dati a nostra disposizione sono parziali. Ma ci si può aspettare realisticamente che solo una parte esigua delle ri-

www.spazio50.org | marzo 2023 18
Società

sorse avrà un impatto sulla parità di genere. Il PNRR ha sei missioni di cui l’unica che ha a che fare direttamente con la parità di genere è quella che riguarda l’inclusione sociale. Le altre, anche quelle maggiormente finanziate come la digitalizzazione e la transizione ecologica, hanno una prospettiva di genere molto debole o addirittura “invisibile”. Dunque, la parità di genere è una priorità solo sulla carta?

Le faccio un esempio: il PNRR punta a promuovere l’occupazione femminile valorizzando cultura e turismo, settori nei quali le donne sono tradizionalmente occupate. Ma in realtà le donne sono “segregate” in questi comparti economici, mentre resta ad esempio insoluta la forte assenza femminile nei settori scientifici. Questo nonostante sia stata lanciata nel 2021 la Strategia Nazionale per la Parità di Genere complementare al Piano. La Strategia definisce cinque ambiti strategici di intervento: lavoro; reddito; competenze, proprio con l’obiettivo di garantire l’accesso paritario alle discipline matematico-scientifiche e all’istruzione; tempo, per una suddivisione dei compiti familiari più equa; potere, per incentivare la presenza femminile nei ruoli manageriali e di leadership dove è ancora fortemente carente. Ma la Strategia sembra essere al momento in gran parte disattesa. A questo si somma il problema delle risorse…

Sì, e a documentarlo è la Ragioneria generale dello Stato in uno studio sull’uguaglianza di genere e intergenerazionale nei PNRR dei Paesi europei. La mancata partecipazione femminile al mercato del lavoro nel nostro Paese è al 23%, ovvero inferiore solo alla Grecia (24,4%), contro una media europea del 9,4%. A fronte di ciò, l’Italia ha destinato solo il 4,1% delle risorse

complessive alle donne. Fra le ultime novità adottate nella cornice del PNRR, c’è il sistema di certificazione volontaria della parità di genere nelle imprese. Su richiesta dell’impresa, un ente certifica il rispetto di determinati criteri di parità nell’organizzazione per ottenere “premi”, come un esonero dal pagamento di contributi previdenziali a carico del datore di lavoro o accedere alle gare di appalto pubbliche. Secondo lei, è una misura efficace?

Che le donne abbiano mille disincentivi ad offrire la propria professionalità sul mercato del lavoro è un dato di fatto, ma dobbiamo anche chiederci quanto le imprese siano in

cui efficacia, che dipenderà molto dal sistema di monitoraggio, è ancora tutta da valutare nel concreto. Sul lavoro femminile interviene anche la Legge di Bilancio 2023, ma sostanzialmente con la riproposizione di misure limitate a specifiche categorie, come gli esoneri contributivi per donne svantaggiate e “Opzione donna” per consentire il pensionamento anticipato a determinate condizioni. Non si è persa un’occasione per misure di più ampio respiro? Assolutamente sì, in particolare con le modifiche ad “Opzione donna”, che diventa a mio avviso “Opzione nonna”. Considerando il numero dei figli ma non le storie familiari e contributive delle lavoratrici, questa formula di uscita anticipata dal mondo

grado di (o disposte ad) assumere donne. La certificazione di genere è a mio avviso un ottimo esempio di come si può agire sulla domanda di lavoro che proviene dalle imprese. Così come va in questa direzione la previsione, nell’ambito delle procedure di appalto per realizzare gli obiettivi del PNRR, di assicurare a donne e giovani almeno il 30% dei nuovi posti di lavoro creati. Detto questo, si tratta di misure nuove la

del lavoro ottiene l’unico risultato di pensionare le donne affinché possano accudire i nipoti. Un discorso a dir poco atavico, se non patriarcale, in uno scenario in cui il differenziale pensionistico già condanna molte pensionate alla povertà. L’idea che le donne debbano essere per destino madri e nonne è un modo assolutamente distorsivo di guardare al ruolo delle donne nella società, in cui personalmente non credo pur

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Società

essendo madre. Le donne meritano di più.

CONFCOMMERCIO,

TERZIARIO DONNA E UNITER, INSIEME PER CERTIFICARE LA PARITÀ DI GENERE

Diffondere la certificazione della parità di genere fra le imprese italiane: è questo l’obiettivo della collaborazione fra Confcommercio-Imprese per l’Italia, il Gruppo Nazionale Terziario Donna, che rappresenta le imprenditrici, lavoratrici autonome e professioniste associate a Confcommercio - Imprese per l’Italia, e l’organismo di certificazione UNITER, fra i primi accreditati al rilascio della certificazione della parità di genere da parte di Accredia, l’Ente unico nazionale di accreditamento designato dal governo italiano. Certificare la parità di genere significa riconoscere l’impegno dell’impresa nel rendere più equilibrato il rapporto fra lavoratrici e lavoratori. Un impegno in linea con l’Obiettivo 5 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU e con il PNRR che, nell’ambito della Missione 5 “Inclusione e Coesione”, ha stanziato 10 miliardi di euro per promuovere una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e ridurre il divario retributivo di genere attraverso la creazione del sistema nazionale di certificazione. «I dati italiani sulla parità di genere ci dicono che c’è ancora molta strada da fare», evidenzia Anna Lapini, presidente nazionale di Terziario Donna. Il gruppo di imprenditrici e professioniste «ha creduto da subito nella certificazione della parità di genere - prosegue - e si è fatta promotrice della misura insieme a Confcommercio e UNITER, perché è un sistema concreto per agevolare finalmente l’empowerment femminile». Il sistema di certificazione della parità di genere prende infatti in considerazione una serie di indicatori chiave che segnalano l’adozione, da parte dell’impresa, di misure operative per ridurre i divari di genere. Questi indicatori riguardano la cultura aziendale e la gestione delle risorse umane; le opportunità di crescita ed inclusione delle donne in azienda; l’equità retributiva fra lavoratrici e lavoratori; la tutela della genitorialità e la conciliazione vita-lavoro.

Ma non solo: la certificazione di parità è «un meccanismo premiante, libero, non obbligatorio, e chi vi aderisce ha delle agevolazioni particolari», sottolinea ancora la presidente Lapini. Ai benefici in termini di reputazione, si affiancano infatti diversi vantaggi fiscali ed economici: uno sgravio contributivo dell’1% per le aziende; un punteggio premiale per la valutazione di proposte progettuali per l’accesso ai fondi del PNRR; la riduzione del 30% della garanzia fideiussoria per la partecipazione alle gare pubbliche; un criterio premiale nella partecipazione alle gare pubbliche. A questi vantaggi, il percorso di certificazione offerto da Confcommercio, Terziario Donna e UNITER aggiunge inoltre finanziamenti a copertura dei costi della certificazione e per la consulenza destinati alle imprese con meno di 250 dipendenti, con l’obiettivo di favorire la certificazione delle imprese medie e piccole. Il PNRR si pone infatti l’obiettivo di arrivare, entro giugno 2026, a certificare almeno 800 PMI. Un obiettivo auspicabile e realistico secondo la Presidente Lapini, al quale il progetto Confcommercio, Terziario Donna e UNITER sta già dando il proprio contributo.

La disparità di genere è un fattore culturale, che accompagna le donne per tutta la loro vita. Dai ruoli familiari alla scuola alla carriera alla pensione e oltre. Secondo la Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, negli ultimi 10 anni i casi di violenza, abusi, truffe sulle over 65 sarebbero aumentati del 150%, arrivando a 2,5 milioni di vittime, spesso anche del silenzio. Quali sono tre obiettivi su cui puntare subito per intervenire alle radici del problema?

Nel nostro Paese l’onere del lavoro non retribuito, che sia di cura dei bambini, degli anziani, dei fragili o domestico in senso stretto come fare le pulizie o la spesa, è quasi completamente sulle spalle delle donne. Molte abbandonano il lavoro già alla nascita del primo figlio; precipitano in una spirale di dipendenza economica e psicologica che genera tensioni familiari e, nei casi più gravi, violenze di ogni genere. Per interrompere questo drammatico vortice, occorre riequilibrare i ruoli in famiglia, ma anche investire nell’istruzione e nella sanità pubbliche.

Quali misure concrete si dovrebbero adottare per realizzare questi obiettivi? Per riequilibrare i ruoli si dovrebbe innanzitutto migliorare e ampliare la regolamentazione dei congedi parentali e di paternità obbligatori. Inoltre, sarebbe fondamentale introdurre una dinamica di genere nei contratti nazionali collettivi di lavoro a tutti i livelli, cioè riconoscere che

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donne e uomini hanno bisogni diversi quando si tratta di incentivi alla produttività; “fringe benefit”, ovvero beni e servizi offerti dal datore di lavoro a lavoratrici e lavoratori in alternativa ai compensi in denaro; polizze assicurative. Purtroppo, infatti, le politiche economiche e del lavoro sono formulate prendendo come modello l’uomo - il famoso “homo oeconomicus” -, mai la donna. Allo stesso tempo, riequilibrare i ruoli significa anche offrire servizi adeguati, come gli asili nido, investimento fondamentale del PNRR, che dovrebbero essere obbligatori e gratuiti, con orari prolungati e flessibili per tutte le famiglie perché non sono un servizio per le madri, come si pensa comunemente, ma per i bambini e per la collettività. Così come lo sono

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le scuole di ogni grado. Ecco perché la parità di genere passa anche da investimenti efficaci nell’istruzione pubblica, per migliorare la qualità dell’insegnamento ma anche per ampliare l’offerta educativa e i servizi connessi, come il tempo prolungato. Infine, le cure sanitarie di lungo periodo e la medicina di prossimità, al centro della Missione Salute del PNRR, sono temi di cruciale importanza per la parità se si considera che la cura dei familiari non autosufficienti o disabili, come abbiamo evidenziato, grava essenzialmente sulle donne. Da questo punto di vista, ritengo di vitale importanza che sia realizzata al più presto la riforma della non autosufficienza. Ma investire sulla sanità significa anche, e ancora una volta, garantire servizi di qualità per tutti e per tutte, e quindi equità, sociale e di genere.

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IDENTITÀ DI GENERE FRA STEREOTIPI, PREGIUDIZI E CONDIZIONAMENTI

Oggi, più che mai, c’è bisogno di modelli e linguaggi nuovi per promuovere la parità fra uomini e donne.

A partire dagli esempi “al femminile” che si trovano sulla Treccani

di Daniela Floridia

Se si propone a chi si diletta con l’enigmistica questa formula: “Parigi - Francia + Italia”, troverà facilmente la risposta, che è “Roma”, così come per “re - uomo + donna”, la soluzione è “regina”. E i medesimi risultati sono stati prodotti da un programma informatico. Tuttavia, lo stesso programma, se si digitava “medico – uomo + don-

na” talvolta produceva come risultato “infermiera”; e “negoziante - uomo + donna = casalinga”!

Questo esempio, riportato da Giuneco – una software house ideatrice del Dorothy Program, un incubatore di progetti che combatte il divario di genere nel settore delle tecnologie, ci deve far riflettere. Gli algoritmi perpetuano stereotipi e pregiudizi

perché, quando non supervisionati adeguatamente, imparano dai modelli esistenti. Se in rete si trovano perlopiù immagini di negozianti barbuti che offrono sorridenti la propria frutta a dimesse casalinghe, perché mai un software dovrebbe ragionare diversamente?

In sostanza, non è molto diverso da quello che succede alle persone. Im-

www.spazio50.org | marzo 2023 22 Attualità

magini, linguaggi e comportamenti stereotipati, superati e sbilanciati perpetuano la disparità di genere: ossia la mancanza di parità, la differenza nel trattamento o nella percezione di appartenenza in funzione di un genere sessuale rispetto ad un altro. Era il 1973 quando è stato pubblicato Dalla parte delle bambine, di Elena Gianini Belotti, la pedagogista recentemente scomparsa. Il libro nasce dall’osservazione diretta del bambino dalla nascita in poi e analizza il comportamento degli adulti nei suoi riguardi, a cominciare dalle aspettative legate all’appartenenza ad un sesso piuttosto che un altro. Riporta

Gianini Belotti: «In Lucania, quando nasce un maschio si versa una brocca d’acqua per la strada, a simboleggiare che il bambino che è nato è destinato a percorrere le strade del mondo; quando nasce una femmina l’acqua viene versata nel focolare, a significare che la sua vita si svolgerà al chiuso delle pareti domestiche».

I casi e i dati citati da Gianini Belotti sono innumerevoli, e dimostrano che se nessuno ha il potere di modificare eventuali cause biologiche innate, le cause sociali e culturali della differenza fra i sessi possono essere cambiate. A cominciare dai primissimi momenti di vita di una persona. Dalla disponibilità all’allattamento al seno (in un campione di bambini di ambo i sessi il 34% delle madri rifiutava di nutrire al seno le figlie femmine mentre tutte le madri di figli maschi, tranne una, avevano voluto allattarli al seno) allo svezzamento precoce per le bambine rispetto ai maschi, ad una diversa indulgenza sul succhiamento del pollice, tenacemente ostacolata nelle bambine per il timore degli effetti estetici.

E così via, passando dalle differenze di accettazione di caratteri e comportamenti più volitivi e vivaci alle pretese di sacrifici e sottomissioni,

dall’esaltazione dell’aspetto estetico piuttosto che alle caratteristiche legate a forza ed intelligenza, tanto da non stupirsi che - secondo un altro studio citato nel libro “a tre anni e mezzo neppure uno dei cento bambini interrogati preferiva essere femmina, mentre 15 bambine su 100 preferivano essere maschi”.

«A cinque anni - conclude Gianini Belotti - tutto è compiuto, l’adeguamento agli stereotipi maschili e femminili è già ottenuto».

La condizione della donna, nonostante fosse percepita come minimo iniqua, è stata sempre considerata, perlomeno fino al secolo scorso, immutabile.

Tanto che per poter immaginare e ventilare una situazione diversa, alcune femministe ante litteram sono ricorse al genere della fantascienza, filone sul quale si sono mosse diverse scrittrici, a tutte le latitudini. Fra queste, Begum Rokeya, madre del femminismo bengalese ed in particolare di quello di religione musulmana che nel 1905 pubblicò un libro con il titolo

Il sogno della pace, nel quale la protagonista immagina di essere trasportata, in sogno, nel ruolo di sultana, in un mondo che è del tutto capovolto e la segregazione imposta alle donne,

sia invece imposta agli uomini. Ne Il sogno della pace, l’imperatrice non soltanto ordina che tutte le bambine ricevano un’istruzione adeguata, ma fonda il suo regno sulle sorprendenti scoperte delle sue scienziate. Una antesignana della promozione fra le ragazze di quelle che oggi si chiamano materie STEM (scienza, tecnologia, ingegneria, matematica), considerate da sempre appannaggio degli uomini, sulla base di un preconcetto che vuole le donne meno portate per l’applicazione a studi tecnici e scientifici. Preconcetto smentito dai dati sul rendimento scolastico: le studentesse che intraprendono studi universitari in questo campo, si laureano prima e meglio dei loro colleghi. Ma, secondo i dati del World Economic Forum, meno del 30% delle studentesse intraprende un percorso universitario o post-universitario in questo campo.

Per superare questo gap, l’ONU ha istituito la Giornata Internazionale per le Donne e le Ragazze nella Scienza (11 febbraio) e moltissime sono le iniziative pubbliche e private che si muovono in questa direzione. Far conoscere scienziate che hanno fatto la storia, insieme a quelle che invece sono rimaste nell’ombra,

marzo 2023 | www.spazio50.org 23
RITA LEVI MONTALCINI, UNICA DONNA ITALIANA AD AVER VINTO UN PREMIO NOBEL SCIENTIFICO.

Attualità

è l’obiettivo del volume Scienziate nel tempo che raccoglie oltre 100 biografie. Da Margherita Hack alle suore astronome Emilia Ponzoni, Regina Colombo, Concetta Finardi e Luigia Panzeri - il loro nome è rimasto sconosciuto fino al 2016 - che nel 1800 catalogarono oltre 400mila stelle. A dimostrazione del perdurare di stereotipi sessisti, è emblematica la vicenda di Samantha Cristoforetti prima donna europea comandante della Stazione Spaziale Internazionale. Nei titoli dei giornali è sempre e solo stata AstroSamantha (“il presidente Mattarella e AstroSamantha in diretta con l’astronauta Parmitano dallo Spazio”), e della sua biografia più che gli studi, i titoli, professione e carriera, veniva evidenziato il fatto che fosse donna e addirittura madre (“l’Astromamma”).

La consuetudine di non indicare nei titoli il cognome delle donne, relegandolo se tutto va bene nei sottotitoli o perso nel corpo dell’articolo, quando queste assurgono alla notorietà per aver acquisito ruoli apicali o di successo in ambiti solitamente considerati maschili (“una mamma alla guida dei carabinieri”, “la premier League sceglie una donna come Presidente”)

è purtroppo diffusa addirittura quando si tratta di femminicidi (“il calvario di Chiara, uccisa dal vicino”).

La necessità di utilizzare correttamente il linguaggio, perché è una rappresentazione della realtà che a sua volta la condiziona, è diventato un tema tanto attuale quanto controverso: dalla declinazione dell’articolo davanti alle cariche pubbliche (il/la Presidente) all’introduzione della “schwa”, un simbolo fonetico internazionale rappresentato con una e rovesciata (ə) che identifica una vocale intermedia da utilizzare, quando si vuole dare una desinenza neutra al posto del più comune maschile plurale, anche in sostituzione dell’asterisco.

Una vera rivoluzione, in questo campo, è quella introdotta da Treccani, che ha pubblicato il primo vocabolario che non presenta le voci privilegiando il genere maschile, registrando invece il femminile di nomi e aggettivi prima del maschile, in virtù dell’ordine alfabetico: dunque “bella” viene prima

di “bello”, “amica” precede “amico” ma “attore” si trova prima di “attrice”. E negli esempi, finalmente, non ci saranno più gli stereotipi di genere, per i quali a cucinare o a stirare è immancabilmente la donna, mentre a dirigere un ufficio o a leggere un quotidiano è puntualmente l’uomo.

DA VEDERE:

“Il diritto di contare” USA, 2016, la storia vera di tre scienziate afroamericane, Katherine Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson, che lavorarono alla NASA agli inizi degli Anni ’60 collaborando all’operazione spaziale degli Stati Uniti.

DA LEGGERE O DA TENERE SUL COMODINO (FUNZIONA ANCHE APRENDO UNA PAGINA A CASO):

“Scienziate nel tempo. Più di 100 biografie”, Sara Sesti, Liliana Moro, Ledizioni “Le mille. I primati delle donne”

a cura di Ester Rizzo, Navarra Editore

www.spazio50.org | marzo 2023 24
SAMANTHA CRISTOFORETTI, PILOTA DI CACCIA E ASTRONAUTA ITALIANA.

PICCOLO È BELLO? I COMUNI PIÙ VIVIBILI D’ITALIA

Sono più fortunati i cittadini di Siena o gli abitanti di Oristano?

Si vive meglio nelle piccole realtà o nelle grandi aree metropolitane?

Esiste ancora il divario tra Nord e Sud? Un viaggio ideale lungo la Penisola, tra molte conferme e qualche sorprendente novità

L’indagine Qualità della vita de Il Sole 24 Ore fotografa il livello di benessere sul nostro territorio esaminando 90 indicatori ufficiali, suddivisi in sei macro categorie: ricchezza e consumi; affari e lavoro; ambiente e servizi; demografia, società e salute; giustizia e sicurezza; cultura e tempo libero. L’edizione 2022 evidenzia le ricadute sulla popolazione degli eventi più scioccanti: la guerra in Ucraina (che non accenna a finire), il caro energia (che ha fatto schizzare i prezzi delle bollette) e un’inflazione mai così alta dagli inizi degli Anni ’80. Le fa-

miglie italiane si sentono schiacciate e la pressione fa lievitare il divario Nord-Sud, peraltro endemico nel nostro Paese. Tutti fenomeni - accuratamente registrati dalla ricerca - di grande interesse pubblico, per i cittadini e per le Istituzioni.

Le tre città sul podio non sono una novità. Bologna, medaglia d’oro per il 2022, si aggiudica la vittoria per la quinta volta consecutiva. Firenze (già prima nel 2003) ottiene il terzo posto, mentre Bolzano, habitué della top 10, conquista la medaglia d’argento. In classifica balzano all’occhio Emilia e Toscana, con un brillante 9° posto di

Parma (e un 13° a Reggio Emilia), la rimonta di Siena e il +12 posizioni di Pisa che sale alla decima. A premiarle sono soprattutto i piazzamenti nelle categorie “Cultura e tempo libero” e “Ambiente e servizi”. Non stupisce la leadership del Trentino Alto Adige, grazie anche al 5° posto di Trento, mentre la Lombardia rimane sempre tra i primi 30 classificati con Cremona (11ª) e Bergamo, quest’anno Capitale della Cultura insieme a Brescia, 14ª, seguita da Sondrio.

Non meraviglia neanche constatare il peggioramento delle condizioni delle

www.spazio50.org | marzo 2023 26 Attualità
di Anna Costalunga

città metropolitane, dove più dilagano fenomeni di inquinamento e delinquenza. L’ottavo posto di Milano si spiega con l’aumento dei canoni di locazione ma anche con il penultimo posto per le rapine in strada. Roma scivola al 31° posto perdendo 18 posizioni, soprattutto per il numero dei delitti denunciati e di scippi, chiaro segnale di insicurezza. Torino si colloca - insospettabilmente, ma non troppo, per la pessima qualità dell’aria e il numero di crimini denunciati - al 40° posto, seguita da Palermo (88ª) e Napoli (98ª). La prima per l’eccesso di beneficiari del reddito di cittadinanza, la seconda per la densità abitativa più elevata e per il record di rapine nella pubblica via.

Il rapporto privilegia le province più piccole, spesso maggiormente benestanti rispetto alle aree più grandi e popolose. Così, nella casistica “Ambiente e servizi” premia Siena e Aosta, nella categoria “Ricchezza e consumi” Belluno, seguita da Bologna e Bolzano, mentre Oristano scalza Pordenone in testa a “Giustizia e sicurezza”. A Bologna, prima in “Demografia, salute e società”, grazie ai parametri dei livelli di istruzione, seguono Modena e Roma. Alcune aree al Sud necessitano di interventi urgenti nel campo del digitale, delle energie rinnovabili, della sanità e dell’istruzione. È questo il caso di Crotone, maglia nera per la terza volta, che colleziona record negativi anche in tema di “Ricchezza e consumi” e “Cultura e tempo libero”. Le posizioni dall’81ª alla 107ª sono tutte occupate da città del Sud, incluse Salerno, Napoli, Foggia, Taranto e Reggio Calabria. Risalendo, le prime province non del Mezzogiorno in graduatoria sono Latina (80ª) e Frosinone (79ª), mentre Rovigo, prima del Nord, è 77ª. Tra le tante voci, molto interessante è il dato sulla speranza di vita alla

La 33ª indagine sulla Qualità della vita de Il Sole 24 Ore certifica, ancora una volta, il primato di Bologna (nella foto d’apertura) come città più vivibile d’Italia. Al secondo posto, Bolzano (nella foto sotto), città che da anni frequenta la top 10 di questa particolare classifica. Terza posizione per Firenze (foto in basso).

nascita, che vede Firenze, Cagliari e Monza-Brianza sul podio e, ultime, Agrigento, Siracusa e Caltanissetta. Mentre tra le new entry troviamo un indice sulla qualità della vita declinata al femminile, basato su 12 parametri tra i quali occupazione, imprese, quote rosa e competenze nelle discipline scientifico-tecnologiche, campi in passato tradizionalmente “feudi” dell’uomo. Qui campeggia la provincia di Monza-Brianza, con uno dei tassi di occupazione femminile più alti del Paese e il record di giornate retribuite a dipendenti donne, seguita da Treviso e Cagliari. Mentre sono le province del Sud a governare la classifica più bassa con Cosenza, Napoli e Vibo Valentia. Ma è nel numero delle neolaureate che risiede il riscatto del Mezzogiorno, con Benevento, Avellino e Caltanissetta sul podio. E la terza età? Considerando tra gli altri parametri la presenza di orti ur-

bani, farmacie, biblioteche e infermieri, possiamo affermare che è una fortuna essere anziani a Cagliari, Bolzano e Trento (prime tre), a Roma e Nuoro (al 4° e 5° posto), mentre qualcuno potrà rimanere sorpreso nel trovare a fine classifica - e dopo Messina e Vibo Valentia - Vercelli, Verbano, Lucca, Massa-Carrara e Pistoia (maglia nera per la qualità di vita dei senior).

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AUMENTANO I RIFUGIATI NEL MONDO, SERVONO RISPOSTE

Secondo il Rapporto Migrantes, lo status di “protezione temporanea” concesso agli ucraini ha dato vita ad un’accoglienza efficace e puntuale, ma non va sempre così

stato l’anno in cui la guerra d’Ucraina, nel giro di poche settimane, ha disperso nel cuore d’Europa milioni tra rifugiati e sfollati, come non succedeva dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. È stato l’anno in cui la stessa Europa si è mostrata capace di accogliere milioni di profughi ucraini

senza perdere nulla in termini di benessere e sicurezza.

Ma il 2022 è stato anche l’anno in cui l’Unione Europea ha fatto di tutto per tenere fuori dai propri confini poche decine di migliaia di persone bisognose, provenienti da altre rotte e da altri Paesi.

Sono 103 milioni i rifugiati nel mondo,

una cifra record mai raggiunta prima, pari ad un abitante su 77. Più del doppio rispetto a dieci anni fa, quando era un abitante su 167. Questi sono solo alcuni dei dati emersi nel Report 2022 sul Diritto d’asilo della Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Cei.

LA PROTEZIONE TEMPORANEA

Dallo studio emergono una UE e un’Italia a dir poco “sdoppiate”, solidali con gli ucraini e discriminanti e in violazione dei diritti umani e delle convenzione internazionali con altri. Agli ucraini in fuga, infatti, è stata concessa la categoria della “protezione temporanea”, introdotta da una direttiva nata dopo la guerra nella ex-Jugoslavia, che sino ad ora non era mai stata applicata. «Eppure ci sono state altre crisi; pensiamo ad esempio alla guerra siriana o anche alle crisi dei Paesi africani», spiega Ma-

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Attualità È

ria Cristina Molfetta, che ha curato il volume insieme a Chiara Marchetti. «Però i Paesi non erano mai riusciti a mettersi d’accordo per attuarla, prima del conflitto iniziato lo scorso 24 febbraio - continua Molfetta -. Grazie alla protezione temporanea gli ucraini, hanno potuto passare le frontiere senza alcun impedimento, scegliere il Paese da raggiungere, quello in cui avevano dei familiari che potessero aiutarli, o che li soddisfaceva maggiormente. Per tutti gli altri, invece, il Regolamento di Dublino obbliga a fare domanda sul territorio del Paese di primo approdo».

L’attivazione della cosiddetta direttiva 2001/55/CE (quella che definisce la protezione temporanea), applicata agli ucraini in fuga dalla guerra, ha mostrato che un sistema di protezione più umano, e attento ai bisogni dei profughi, è possibile. In Europa, però, ad oggi, vige un doppio standard in materia d’asilo. Ed il comportamento ambiguo di alcuni Paesi ne è la testimonianza.

«Pensiamo solo alla Polonia - riflette Maria Cristina Molfetta - che ha accolto il numero più alto di ucraini, se non altro perché era il più vicino alla crisi.

Ma lo stesso Paese, a poche centinaia di chilometri di distanza, ha continuato a respingere le persone nella foresta con la Bielorussia. Molte di queste erano siriani, afghani, gente che per raggiungere l’Europa stava attraversando la cosiddetta “rotta balcanica”, parliamo di numeri molto più ridotti, poche centinaia di persone, eppure per loro non c’è stato niente da fare, chiusura totale».

LE CAUSE

Sono cinque le grandi cause che costringono alla fuga sempre più persone: in primis, le guerre (oltre a quella in Ucraina, sono 46 i conflitti attualmente in corso, che nella stragrande maggioranza rimangono ignorati); poi ci sono le persecuzioni, a seguire le disuguaglianze e la povertà (che la pandemia ha soltanto aumentato, con il propagarsi della “nuova disuguaglianza” nell’accesso ai vaccini anti-Covid). La fame, la sete e il cambiamento climatico (e nel 2022 ci sono state tante catastrofi naturali che hanno fatto salire il numero di profughi e sfollati), ed anche il fenomeno della tratta e schiavitù. Oltre il 70% di chi lascia il proprio

Paese cerca rifugio in uno Stato confinante, mentre solo una minima parte riesce a raggiungere l’Europa. Questo perché sono pochi, pochissimi, i canali d’ingresso legali e sicuri, e ciò costringe i profughi a mettersi nelle mani dei trafficanti e ad affrontare viaggi lunghi e pericolosi, seguendo molteplici direzioni. Le rotte principali di accesso all’Europa, ad oggi, continuano ad essere quella del Mediterraneo centrale e la rotta balcanica. Verso la fine di ottobre 2022, sulla rotta che porta verso l’Italia e Malta, si sono contati 1.295 morti e dispersi. Un numero che non può, e non deve, smettere di indignarci.

COSTRUIRE IL FUTURO CON I MIGRANTI E I RIFUGIATI

Il titolo del Rapporto Migrantes riprende le parole di papa Francesco pronunciate in occasione della 108ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Eppure siamo ancora lontani da quel monito, visto che le forme di riconoscimento e protezione subiscono una contrazione e una diversificazione che rischiano di creare rifugiati di “serie A” e “serie B”. «Nell’ultimo anno più di 22,3 milioni di persone hanno dovuto lasciare la casa a causa dei cambiamenti climatici, ma sono persone che faticano a vedere riconosciuto il proprio status, in assenza di un quadro condiviso che regola il diritto di accesso alla protezione internazionale», lamenta Maria Cristina Molfetta. L’impressione, però, è quella che si stia andando in una strada opposta: «Anziché allargare le buone pratiche, come la protezione temporanea, che hanno mostrato di funzionare per quanto riguarda gli ucraini, assistiamo ad un ritorno dei muri e dei confini in Europa, un atteggiamento che lede alcuni diritti fondamentali. Non abbiamo imparato la lezione, perché continuiamo a commettere gli stessi errori».

29 marzo 2023 | www.spazio50.org

IN AIUTO DEI MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI

A prendersi cura di loro è il tutore volontario, una figura ancora poco conosciuta e sottovalutata. Privati cittadini che mettono a disposizione il loro tempo e le loro energie con un obiettivo: accogliere e aiutare

La prima foto che ci mostra la ritrae con Zaidou, ragazzo di pelle scura, sguardo serio e occhi limpidi. «È arrivato nel 2017 in Italia e io me ne prendevo cura, insieme ad una signora. Lei aveva spazio in casa e lui viveva con lei. Nel fine settimana e durante le vacanze, però, Zaidou veniva da me. Ci siamo supportati a vicenda ed è stato bellissimo. Oggi lui è maggiorenne, ha un lavoro fisso, è regolare sul territorio. Continuiamo a sentirci e a volte si appoggia a noi, ma è completamente autonomo». È così

che Raffaella racconta il suo esordio, come “tutrice volontaria”. Lei abita a Sondrio, di professione fa l’educatrice, si occupa di disabili. La sensibilità, dunque, fa parte del suo DNA. Ma un conto è lavorare nel terzo settore, un conto è decidere di intraprendere un percorso tout court. Dal 2017 ad oggi ha aiutato sei ragazzi, un intreccio di storie e di volti, un arricchimento del quale non riesce a fare più a meno. E non è la sola. Insieme ad altri tutori ha creato un’associazione, “Tutori Lombardia”, per sensibilizzare e promuovere questo ruolo.

IL TUTORE VOLONTARIO

Chi è? Che cosa fa? Di cosa si occupa? Il tutore volontario è un privato cittadino che dà la sua disponibilità ad esercitare la rappresentanza legale di un minore straniero non accompagnato (MNSA), ovvero giunto in Italia senza alcun adulto di riferimento. Si tratta di una figura introdotta con il Decreto Legislativo n. 47 del 2017, la cosiddetta “Legge Zampa”. Non servono particolari requisiti, almeno sulla carta. In Lombardia, ad esempio, si può rispondere ad un avviso pubblico dell’Ufficio del Difensore Regionale Garante per l’Infanzia e adolescenza. Bisogna avere almeno 25 anni, un diploma di scuola superiore, la residenza in regione e, ovviamente, delle motivazioni forti. Una volta vagliate tutte le domande, si viene convocati per un colloquio attitudinale e, in caso di esito positivo, si accede ad un percorso formativo, anche da remoto, obbligatorio e gratuito. Se la persona, al termine di tutto questo iter, è ancora intenzionata al percorso, viene inserita nell’apposito elenco di tutori volon-

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Solidarietà

tari. Sarà poi il Tribunale Minorile ad avviare i contatti nel momento in cui si aprirà una tutela in favore di un minore straniero. A quel punto può avere avvio l’esperienza.

LA CARENZA DI TUTORI

Non è facile trovare queste figure, soprattutto perché se ne parla ancora poco, gli iter di reclutamento variano da regione a regione, il percorso a volte non è sempre ben strutturato e i tutori rischiano di sentirsi soli. A fine luglio scorso, ad esempio, in Lombardia c’erano 226 tutori appena a fronte di 1.800 minori presenti sul territorio. Un numero esiguo, troppo esiguo. I comuni, nel frattempo, si organizzano in autonomia, per garantire a questi adolescenti un’alternativa alla comunità. Per la città di Lecco, ad esempio, è il Comune stesso, nella persona del Sindaco, ad assolvere la funzione di tutore legale. Non potendosi occupare, ovviamente, di tutti i minori non accompagnati presenti sul territorio delega, attraverso i servizi sociali, degli “affidatari” a cui spetta il compito di accudire i ragazzi. «Prima di tutto bisogna ga-

rantire un’ospitalità idonea, il mantenimento, l’accompagnamento nei luoghi nei quali sia necessario, come la questura, la scuola, i presidi sanitari; bisogna inserirli nel tessuto sociale». A parlare è Gianfranco Stamerra, classe 1951, che da otto anni ricopre questo incarico.

DOPO LA PENSIONE, UNA NUOVA NASCITA

Consulente amministrativo, da sempre attivo nel settore dell’associazionismo e del volontariato, Gianfranco decide di abbracciare questa causa in modo abbastanza fortuito. Tutto nasce un po’ per caso. «Una signora che conoscevo, molto attiva sul territorio lecchese, aveva l’incarico di badare a cinque ragazzi marocchini, ma non riusciva bene a gestirli. Così mi ha chiesto di darle una mano, visto che ero da poco andato in pensione - racconta Stamerra -. Ho

accettato soprattutto per farle un favore, non avevo riflettuto troppo sulla cosa».

Era la fine del 2015, era l’inizio delle prime grandi ondate migratorie. Nelle città italiane iniziavano a comparire i primi grandi centri di accoglienza, tirati su in tutta fretta, spesso in tende e strutture precarie. Lo Stato stava, in qualche modo, cercando di prendere le misure e di costruire un sistema che, negli anni, sarebbe stato sempre più sviluppato. Ma già allora si iniziavano ad intravedere dei tentativi diversi di accoglienza. Un’accoglienza lontana dai grandi numeri, ma declinata in progetti che miravano alla persona. Gianfranco inizia ad occuparsi di questi ragazzi, la mattina presto li raggiunge in casa, si assicura che si alzino in tempo per andare a scuola. Li aspetta per il pranzo, trascorre con loro il pomeriggio. Passano alcune settimane e poi, in accordo con i servizi sociali, decide di compiere un passo ancora più grande, essere lui stesso “affidatario” aprendo le porte della sua casa. E la sua vita cambia.

LA REGOLA DEI 40 PUNTI

«Rimettersi in gioco non è facile, soprattutto a 65 anni - racconta Stamerra -. Dovevo capire come riuscire a penetrare nel loro mondo, mi serviva una chiave di accesso». Lo è stata il gioco della carte, quella che lui definisce “la regola dei quaranta punti”.

«A Scala 40, infatti, avere in mano 40 punti è la condizione per poter

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Solidarietà

aprire il gioco. Quindi, con quei 40 punti in mano, tu sei uno che può agire. Io ho cercato di far capire loro che, per riuscire nel loro progetto migratorio, dovevano conquistare questi 40 punti anche nella vita, attraverso il percorso scolastico ed educativo. E che dovevano affrontare questi percorsi da giovani adulti. Perché l’esperienza del viaggio intra-

preso per raggiungere le coste italiane, li aveva già portati in un’altra dimensione. Una dimensione che, per loro, doveva rappresentare un valore, un elemento rafforzante». E così, con la filosofia dei 40 punti, Gianfranco è riuscito a creare un ponte, indirizzandoli ed esercitandoli anche al rispetto delle regole. «Le partite che facevamo a carte erano molto belle, ci sfidavamo a vari giochi, imparando varie regole di gioco. A volte interrompevo la partita e facevamo dei momenti di riflessione.

Perché nelle carte, se non rispetti le regole, sei fuori dal gioco. E lo stesso succede nella vita. Eravamo tutti intorno ad un tavolo, in maniera paritaria, a dialogare. Mi vedevano come un nonno, con la saggezza che contraddistingue i nonni». Quel primo gruppo di minori da accudire è stata una palestra di vita per Gianfranco. «Uno di loro si è sposato, qualche tempo fa e mi ha invitato al suo matrimonio, a Milano. Sono andato e sembrava che tutti mi conoscessero. Persone mai viste ma a cui ero ben noto, perché lui parlava spesso di me. È questo il bello, sentire di aver dato qualcosa a questi ragazzi, di aver trasmesso loro dei valori, di averli accompagnati in un

momento clou della loro vita». Gianfranco nel corso degli anni ha ospitato molti ragazzi. «Quarantacinque per la precisione, per lo più egiziani, ma anche pakistani, bengalesi, albanesi, marocchini». Non ci sono tempi di permanenza fissi. «Alcuni restano qualche anno, altri pochi mesi, dipende tutto da quando diventano maggiorenni», spiega Stamerra, abbassando lo sguardo.

I 18 ANNI

E quello che per la maggior parte dei giovani è il traguardo più agognato, il compimento della maggiore età, per questi ragazzi, diventa invece un grande salto nel vuoto. Perché in quel preciso momento escono dal sistema di accoglienza e dovranno dimostrare di farcela da soli. «Per alcuni di loro è una conquista, per altri ancora un momento triste; di certo si tratta di un momento di passaggio - racconta Stamerra -. Si cerca di indirizzarli al meglio, di prepararli ai problemi e magari ai soprusi che si troveranno ad affrontare. Però non sempre si riesce. Sarebbe bello, in fondo, poterli proteggere per sempre, ma non si può. Sono particolari i giorni che precedono il compimento del diciottesimo anno. Li paragono a quella luce d’inverno, quando c’è quel sole pallido che, sì, ti fa vedere le cose, ma conferisce a tutto il contesto un qualcosa di malinconico. Ecco, è quella la sensazione alla fine di tutto».

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Bando di Concorso 2023

Corti di Lunga Vita è il concorso di cortometraggi ideato e organizzato da 50&Più a cui possono partecipare opere che fanno espressamente riferimento all’anzianità o all’invecchiamento.

Il titolo della 5a edizione del Concorso è ENERGIA.

1. Il Concorso è internazionale.

2. Non sono posti vincoli di nazionalità, età o professione.

3. Una giuria tecnica valuterà le opere pre-selezionate dal Centro Studi 50&Più.

4. La giuria tecnica assegnerà tre premi in denaro:

a. primo premio: 2.000 euro;

b. secondo premio: 1.000 euro;

c. terzo premio 500 euro;

5. Il Concorso prevede un Premio 50&Più riservato agli iscritti all’Associazione e alle 50&Più provinciali. I tre premi in denaro (primo premio: 1.500 euro; secondo premio: 1.000 euro; terzo premio: 500 euro) verranno assegnati da una giuria la cui composizione verrà comunicata entro il 21 aprile 2023. Nel caso gli iscritti volessero partecipare al Premio 50&Più, anziché al Concorso generale, dovranno espressamente indicarlo nel modulo di iscrizione.

6. I titoli dei cortometraggi selezionati per essere sottoposti alla giuria tecnica, i componenti della giuria tecnica, il regolamento per la valutazione del Premio 50&Più, la data e il luogo dell’evento conclusivo del Concorso saranno resi noti attraverso il sito www.spazio50.org entro il 21 aprile 2023.

7. Le opere dovranno avere una durata inderogabilmente uguale o inferiore ai 7 minuti (comprensivi di titoli di testa e coda).

8. Nel caso di opere in lingua straniera, le stesse dovranno essere sottotitolate in italiano.

9. I formati e i supporti richiesti: formato DVD-VIDEO (PAL) o Blu Ray e formato .mp4 alla massima risoluzione, aspetto 16:9.

10. I cortometraggi dovranno essere inediti o editi, purché realizzati e/o trasmessi dopo il 1° ottobre 2021.

11. Ogni partecipante potrà iscriversi al Concorso con una sola opera.

12. L’iscrizione avverrà attraverso il sito www. spazio50.org dal 1° dicembre 2022 al 31 marzo 2023.

13. Nel caso di partecipanti minorenni, la domanda di iscrizione dovrà essere compilata e sottoscritta da un genitore o chi ne fa le veci, indicando di seguito il nome e cognome del ragazzo/a partecipante.

14. Nel caso di partecipazione di un ente o associazione, l’iscrizione dovrà essere sottoscritta dal legale rappresentante.

15. La partecipazione al Concorso è gratuita.

16. L’opera potrà essere inviata per via telematica tramite WeTransfer (all’indirizzo: cortidilungavita@50epiu.it) o spedita, in duplice copia, su supporto fisico (DVD video o Blu Ray o chiavetta USB). Si potrà ritenere valido l’invio effettuato per via telematica solo al ricevimento di una mail di avvenuta ricezione da parte del Centro Studi 50&Più. L’invio postale dovrà essere indirizzato a: Segreteria Corti di Lunga Vita, Centro Studi 50&Più - Via del Melangolo, 26 - 00186 Roma e dovrà contenere copia della mail ricevuta all’atto dell’iscrizione al Concorso, firmata dal partecipante.

17. Le spese di spedizione sono a carico del partecipante. Le opere in nessun caso verranno restituite all’autore che ne dovesse fare richiesta.

18. Le opere dovranno pervenire entro le ore 12.00 del 31 marzo 2023; per le spedizioni con posta tradizionale, farà fede la data del timbro postale.

19. L’Organizzazione si impegna a promuovere il Concorso e le opere vincitrici con comunicati stampa e recensioni sia su organi di stampa che media digitali.

20. Le opere finaliste verranno proiettate durante la cerimonia conclusiva del concorso Corti di lunga vita.

21. Le opere che supereranno la pre-selezione di cui all’art.3 saranno pubblicate sul canale YouTube del Centro Studi e su Spazio50.org.

22. Il materiale ricevuto verrà conservato presso il Centro Studi 50&Più, consultabile da chiunque, previa espressa richiesta all’Organizzazione. Le copie potranno essere utilizzate a fini formativi, di studio e ricerca, di informazione e di diffusione della conoscenza, ad esclusione di ogni utilizzo commerciale.

23. Gli autori si assumono la responsabilità del materiale girato. I contenuti delle opere presentate in Concorso devono essere in regola per quanto riguarda l’eventuale assolvimento dei diritti Siae e con la vigente normativa sul diritto d’autore. L’associazione 50&Più declina ogni responsabilità in tal senso.

24. In caso di controversie è competente il Tribunale di Roma.

25. La partecipazione al Concorso comporta l’accettazione e l’osservanza di tutte le norme del presente bando.

TORNIAMO A PARLARE D’ARTE!

Con il Concorso 50&Più gli over 50 avranno la possibilità di esprimere il loro talento di artisti misurandosi in diverse discipline di Grazia Capuano

«L’arte spazza la nostra anima dalla polvere della quotidianità». Sono le parole di Pablo Picasso, tra i più celebri pittori al mondo, a spiegare l’alto significato di una simbologia della bellezza racchiusa nelle più sublimi forme di rappresentazione. Un linguaggio universale, quello dell’arte, che acquista un valore quasi assoluto quando esprime forme di rappresentazione realizzate da principianti e non da professionisti. Succede da quarant’anni al Concorso 50&Più che invita aspiranti scrittori, poeti, pittori e fotografi a dare concretezza al proprio estro e alla propria fantasia. Il Concorso nazionale dedicato agli over 50 è stato ideato nel 1983 con l’obiettivo di valorizzare la creatività dei senior. Quattro le categorie in cui si cimenteranno aspiranti artisti. Le loro opere verranno poi valutate da una giuria di esperti e premiate - come negli ultimi due anni

- nell’ambito della Settimana della creatività, lo spazio dedicato a laboratori creativi e con artisti professionisti. Nulla più di una farfalla e di una libellula può esaltare il significato della libertà di ognuno nella creazione dell’arte, è per questo che sono il premio per eccellenza: Farfalle 50&Più agli ammessi al concorso, Libellule 50&Più ai vincitori. È previsto anche il premio Superfarfalla, riservato ai vincitori dell’edizione 2022 del Concorso e assegnato dai lettori di Spazio50 e della rivista 50&Più.

Il Concorso, come tutte le altre attività promosse da 50&Più, crea socialità, condivisione e, ça va sans dire, bellezza. Come, dunque, non essere d’accordo con le parole del Premio Oscar Giuseppe Tornatore: «L’arte e la cultura rimandano ad un concetto di bellezza che serve a fornire all’uomo strumenti migliori per la convivenza sociale e civile»?

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Eventi

BANDO DI CONCORSO

Il Concorso 50&Più è ideato e organizzato dall’Associazione 50&Più e prevede la partecipazione di opere artistiche a tema libero realizzate da autori over 50 non professionisti.

1. Al Concorso possono partecipare tutti coloro che abbiano compiuto 50 anni all’atto dell’iscrizione, purché non siano scrittori, poeti, pittori o fotografi professionisti.

2. Gli autori possono partecipare esclusivamente con opere da loro realizzate.

3. Le opere concorrenti devono essere inedite.

4. Il Concorso prevede quattro categorie: Prosa, Poesia, Pittura e Fotografia. È possibile partecipare a più categorie, con massimo un’opera per ogni categoria.

5. Una commissione istituita dall’Associazione 50&Più verificherà i requisiti delle opere che verranno successivamente sottoposte a una Giuria qualificata.

6. Il Concorso prevede i seguenti premi / riconoscimenti:

• Farfalla 50&Più: assegnato a tutte le opere ammesse al Concorso 50&Più.

• Libellula 50&Più: assegnato dalla Giuria a cinque opere per ogni categoria tra quelle ammesse al Concorso.

• Superfarfalla: riservato ai vincitori dell’edizione 2022 del Concorso e assegnato dai lettori di Spazio50 e della rivista 50&Più.

7. Le opere in Concorso devono rispondere alle seguenti caratteristiche:

• Prosa: lingua italiana, massimo 7.200 battute spazi inclusi (2 cartelle da 40 righe a pagina) scritta al computer (formati ammessi doc, docx, pdf, txt, odt);

• Poesia: lingua italiana, massimo 35 versi scritti al computer (formati ammessi doc, docx, pdf, txt, odt);

• Pittura: olio/acrilico/acquerello/grafica/collage, dimensione massima 60×80 cm comprensivi di eventuale cornice (in fase di iscrizione allegare una fotografia in formato digitale dell’opera);

• Fotografia: bianco e nero o a colori, formati 20×30 cm o 30x45 cm (in fase di iscrizione allegare l’opera in formato digitale in alta definizione).

8. L’iscrizione può essere effettuata online o per posta ordinaria, entro il 12 maggio 2023.

• online: compilare la scheda di iscrizione presente sul sito www.spazio50.org - sezione Concorso al-

legando l’opera con cui si intende concorrere nei formati richiesti nel presente bando.

• posta ordinaria: compilare la scheda pubblicata sul numero di marzo della rivista 50&Più, allegando una copia dell’opera con cui si intende concorrere nei formati richiesti nel presente bando.

Le opere possono essere allegate sia in formato cartaceo che su chiavetta usb. Inviare a: Concorso 50&Più, Via del Melangolo n. 26, 00186 - Roma.

Il mancato rispetto dei formati e delle misure indicate, comporta l’esclusione dell’opera dal Concorso. N.B. Si ricorda che le opere pittoriche dovranno essere spedite alla sede espositiva della mostra nei termini e nel luogo che saranno comunicati in seguito. NON inviare le opere alla Segreteria del Concorso.

9. La partecipazione al Concorso prevede il versamento di un contributo pari a:

Per chi non è socio:

40 € per concorrere con un’opera

70 € per concorrere con due opere

95 € per concorrere con tre opere

120 € per concorrere con quattro opere.

Per i soci:

30 € per concorrere con un’opera

50 € per concorrere con due opere

70 € per concorrere con tre opere 90 € per concorrere con quattro opere.

Il versamento può essere effettuato tramite:

• c/c postale n. 19898006 (al momento dell’iscrizione allegare copia della ricevuta);

• bonifico bancario - IBAN

IT33H0832703247000000047010 (al momento dell’iscrizione allegare copia della ricevuta);

• carta di credito o Paypal disponibile al momento dell’iscrizione online sul sito www.spazio50.org.

10. Le spese di spedizione sono a carico del partecipante. Le opere, ad eccezione di quelle pittoriche, in nessun caso verranno restituite all’autore che ne dovesse fare richiesta.

11. La composizione della Giuria, il luogo e la data delle premiazioni verranno resi noti sul sito Spazio50 entro il 31 maggio 2023.

12. La partecipazione al Concorso comporta l’accettazione e l’osservanza di tutte le norme del presente bando.

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Il sottoscritto:

Scheda di iscrizione da inviare entro il 12 maggio 2023

Cognome Nome

Nato/a il Residente a

Via n° Cap Prov.

Codice fiscale

PER I PARTECIPANTI AL PREMIO LIBELLULA

Vincitore della Farfalla d’Oro nel nella/e Categoria/e

Vincitore della Libellula d’Oro nel nella/e Categoria/e

chiede di partecipare alla 41a edizione del Concorso Prosa, Poesia, Pittura e Fotografia con:

un’opera di Prosa dal titolo: allegare 1 copia dell’opera stampata, o in formato digitale su chiavetta usb. doc, docx, pdf, txt, odt. - (max 7.200 battute spazi inclusi)

un’opera di Poesia dal titolo: allegare 1 copia dell’opera stampata, o in formato digitale su chiavetta usb. doc, docx, .pdf, txt, odt- (lunghezza massima 35 versi)

un’opera di Pittura dal titolo: allegare 1 foto stampata dell’opera o in formato digitale su chiavetta usb con l’indicazione delle tecniche adottate - (misure quadro massimo 60x80 cm)

un’opera di Fotografia dal titolo: allegare la fotografia stampata o in formato digitale su chiavetta usb, in alta definizione, con l’indicazione dell’apparecchio usato e delle tecniche adottate - (20x30 cm o 30x45cm)

A tal fine provvede al versamento di:

Non socio Socio Numero tessera

40 € per concorrere con un’opera

70 € per concorrere con due opere

95 € per concorrere con tre opere

120 € per concorrere con quattro opere

mediante:

30 € per concorrere con un’opera

50 € per concorrere con due opere

70 € per concorrere con tre opere

90 € per concorrere con quattro opere

versamento c/c postale n. 19898006 intestato a 50&Più causale: Partecipazione Concorso ed. 2023 (allegare ricevuta)

bonifico bancario intestato a 50&Più - codice IBAN IT33H0832703247000000047010

causale: Partecipazione Concorso ed. 2023 (allegare ricevuta) carta di credito o Paypal disponibile al momento dell’iscrizione online sul sito www.spazio50.org (allegare ricevuta)

CURRICULUM:

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RIFIUTI ELETTRONICI? SMALTIRLI SI PUÒ, ED È SEMPLICE

I RAEE sono i rifiuti che aumentano più velocemente in Europa. Fatichiamo a sbarazzarcene e, così, riempiono i cassetti delle nostre stanze.

Ma una soluzione c’è

Chiavette USB, vecchi telefoni, pc che non funzionano, cavetti di ogni tipo: alzi la mano chi, in casa, non “nasconde” in un angolino tutti questi dispositivi. Una caratteristica li accomuna: non funzionano. Si tratta dei cosiddetti RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche). Sono la categoria di rifiuti che più aumenta in Europa. Eppure, secondo la Commissione Europea, meno del 40% viene riciclato. Ma perché ci ostiniamo a tenerli in casa? Eppure smaltirli correttamente non è affatto difficile.

QUESTIONE DI SIGLE

Prima di capire la corretta definizione di RAEE, è bene partire da un’altra sigla: AEE, ovvero le Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. Si tratta di tutti quei dispositivi che utilizziamo nella nostra vita quotidiana: elettrodomestici, apparecchiature elettroniche, informatiche e quelle di illuminazione. Una volta che il ciclo di vita di queste apparecchiature volge al termine, ecco che gli AEE diventano RAEE, cioè Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. I RAEE hanno dei tratti distintivi tutt’altro che lusinghieri: si caratterizzano per un’elevata tossicità per l’ambiente e per il fatto di non es -

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sere biodegradabili. Non tutto però è perduto: queste apparecchiature, infatti, sono ricche di metalli come rame, ferro, argento e piombo, che possono essere riciclati e riutilizzati. E, con un corretto smaltimento, è possibile recuperare oltre il 90% dei materiali del vecchio dispositivo.

UNA DEFINIZIONE ALLARGATA

Il 15 agosto 2018 è stata approvata la normativa “Open Scope”, che ridefinisce, ampliandola, la categoria dei prodotti che rientrano nella definizione dei RAEE. Fino a quel momento, infatti, rientravano in questa categoria solo elettrodomestici, computer, Tv, smartphone, lavatrici, radio, forni, frigoriferi e altri dispositivi elettrici ed elettronici (di ogni dimensione), guasti o arrivati a fine vita. L’Open Scope, invece, amplia la definizione di rifiuto elettronico, includendo anche i gadget tecnologici o le periferiche come le chiavette USB, i caricatori degli smartphone, le prolunghe elettriche e tutti i tipi di cavetti, che possono così essere smaltiti seguendo le stesse direttive e gli stessi “percorsi” riservati ai più tipici elettrodomestici.

UNO SMALTIMENTO RESPONSABILE

Liberarsi di questi “rifiuti” si può, ma è bene farlo in modo corretto. Ci sono tre opzioni. Il cosiddetto “Uno contro uno”, permette ai cittadini che acquistano un nuovo apparecchio di grandi dimensioni, come ad esempio una lavatrice o un frigorifero, di richiedere al venditore il ritiro di quello vecchio di cui vogliono disfarsi. Attenzione, l’elettrodomestico consegnato deve essere equivalente a quello comprato. Non si può, quindi, comprare un frigorifero e dare indietro una lavatrice. Se la consegna del nuovo prodotto avviene a domici-

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Attualità

lio, anche il ritiro del vecchio deve essere gratuito. C’è poi l’“Uno contro zero”: permette di disfarsi - gratuitamente - di un apparecchio di piccola dimensione, come ad esempio il caricatore dello smartphone, in qualsiasi punto vendita che abbia una superficie superiore a 400mq, senza l’obbligo di acquisto di un dispositivo equivalente. In questo modo ci si può disfare di tutti i RAEE che misurano non più di 25 cm. E poi rimane sempre in piedi l’opzione dell’isola ecologica del proprio Comune di residenza, a cui si può richiedere anche il ritiro a domicilio.

I DATI E LE ASPETTATIVE

L’Unione Europea punta a raggiungere il 65% di tasso di raccolta, cioè il rapporto tra i RAEE raccolti in un anno e la media delle apparecchiature commercializzate nel triennio precedente. In Italia, ad oggi, il tasso di raccolta si attesta al 34,56%, ciò significa che siamo distanti oltre 30 punti percentuali dall’obiettivo europeo. Il Centro di Coordinamento RAEE, riceve ogni mese i dati della raccolta e delle missioni da parte dei Sistemi Collettivi che se ne occupano. Secondo il Centro, nel 2022 sono stati raccolti 361.160.508 kg di RAEE, il 6,06% in meno rispetto al 2021. E, ad oggi, solo l’8,6% dei materiali viene riutilizzato per rientrare nel nostro sistema produttivo.

UN SISTEMA PRODUTTIVO CIRCOLARE

Negli ultimi anni, è aumentata la consapevolezza di quanto sia importante adottare dei sistemi produttivi circolari che mirino a far vivere un prodotto il più a lungo possibile. Quando poi arriva al termine del ciclo di vita, è essenziale recuperare le materie con cui è composto per farne delle materie prime seconde, ovvero quelle che derivano dal riciclo e dagli scarti di produzione.

È in questa ottica che, a marzo scorso, la Commissione Europea ha presentato la “Sustainable Products Initiative”, per stabilire nuovi target per i tassi di riuso e durabilità dei prodotti. Tra le varie proposte, c’è quella di migliorare l’etichettatura energetica, che nel 2021 ha già fatto risparmiare 120 miliardi euro, aiutando ed orientando i consumatori a scegliere i prodotti più efficienti. In Italia, 7 persone su 10, quando un elettrodomestico si rompe, preferiscono acquistarne uno nuovo anziché ripararlo, perché è la scelta più conveniente. Il nostro stile di vita, però, crea seri danni all’ambiente, ed è bene ricordarlo: se non cambia qualcosa, infatti, nel 2050 ci serviranno le risorse di tre “Pianeta Terra” per poter continuare a vivere così.

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I NOSTRI DIRITTI

E I DOVERI DEGLI ALTRI

«Se non hanno emendato la Costituzione senza farmelo sapere, ho ancora i miei diritti!». Miss Daisy Wethan è un’anziana signora dal carattere forte, pungente, che “non ha peli sulla lingua” ed è in lotta con suo figlio per affermare la propria libertà, di azione e di pensiero. La ragione che ha scatenato “la rivolta” di Daisy è stata la decisione che suo figlio ha preso senza consultarla: quella di assumere un autista, Hoke, per accompagnare la madre dopo che questa, alla guida della propria auto, aveva provocato un incidente automobilistico che avrebbe potuto avere ben più gravi conseguenze. A spasso con Daisy, la pellicola vincitrice di 4 premi Oscar, non è solo la storia di due persone anziane, Daisy e Hoke, che si trovano a percorrere un lungo tratto di vita insieme, ma anche una riflessione sulla solitudine, sui pregiudizi, sull’indipendenza degli anziani e sulla possibilità di esercitare i propri diritti anche in tarda età. «Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione», recita all’articolo 2 la Dichiarazione universale dei diritti umani, che stabilisce i valori che tutelano la libertà e la dignità delle persone. Eppure, più si va avanti negli anni e più si ha l’impressione che i diritti si volatilizzino, come se “ad una certa età” non si avesse più il diritto di avere diritti. Ma la cosa peggiore è che sembra una situazione alla quale lentamente ci si abitua.

Ci si abitua ad essere spostati in fondo alle liste d’attesa di visite diagnostiche, ci si abitua a non essere interpellati quando c’è da prendere una decisione che riguarda la propria vita o a rinunciare all’indipendenza economica perché la propria pensione viene gestita da un familiare, o a ricevere un’informazione parziale perché non si è in grado di gestire la tecnologia e i nuovi media. E ci si abitua anche alla solitudine, amica della depressione e nemica dell’esistenza. Eppure la partecipazione, l’inclusione, l’autodeterminazione, l’indipendenza economica sono tutti diritti riconosciuti anche dall’Unione europea che, insieme a molti altri, sono stati racchiusi nella Carta dei diritti delle persone anziane, a tutela specifica di chi è avanti negli anni. Una garanzia che ci deve rendere consapevoli, come affermava Norberto Bobbio, che «I nostri diritti non sono altro che i doveri degli altri nei nostri confronti».

Focus

L’ETÀ ANZIANA È UN TEMPO DI DIRITTI E RESPONSABILITÀ

È in uscita il terzo volume nato dalla collaborazione tra 50&Più e Fondazione Leonardo ed edito da Il Mulino: “Età anziana: tempo di diritti e responsabilità”. Un’opera curata dal presidente nazionale di 50&Più, Carlo Sangalli, e dal presidente di Fondazione Leonardo, Marco Trabucchi, e a cui hanno lavorato 20 autori ed esperti del settore

«Ilvolume che abbiamo l’onore di introdurre è testimonianza concreta di un impegno culturale e operativo in difesa degli spazi vitali delle persone anziane, non sempre adeguatamente rispettati». Sono le parole con cui Carlo Sangalli, presidente nazionale di 50&Più, e Marco Trabucchi, presidente di Fondazione Leonardo, aprono l’introduzione al volume Età anziana: tempo di diritti e responsabilità. Un’opera che vuole offrire spunti e analisi ai cambiamenti che stanno scuotendo la società e in particolare la popolazione over 65. Se nel 2020 era una priorità trattare il tema del lavoro e del pensionamento in un mondo in cui andava affermandosi sempre più lo smart working, nel 2021 si è dimostrato necessario trattare il rapporto che intercorre tra senior e tecnologie: dalla telemedicina all’uso sociale fino al loro supporto in ottica di autonomia. Quest’anno, proprio a poca distanza dall’approvazio-

ne del disegno di legge sulla riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti, sembra quantomai imprescindibile trattare il tema dei diritti dei senior e delle responsabilità che è necessario assumersi.

«Il volume affronta il problema dei diritti partendo da un’affermazione che apparentemente potrebbe sembrare banale: il passare degli anni non incide su nulla che riguardi un possibile cambiamento della cittadinanza. Purtroppo, in questi anni di difficoltà sociali sono comparse tendenze che collocano i vecchi in una prospettiva particolare, amati e rispettati a parole e oggetto di retorica buonista, purché non costino, non disturbino l’organizzazione delle comunità, non impongano sacrifici alle famiglie», sostiene il professor Marco Trabucchi. «La crisi economica ha ridotto i finanziamenti al sistema sanitario, come una scarsa attenzione sociale lo ha fatto con quelli riservati al sistema dell’assistenza, la crisi demo-

grafica fa ipotizzare a breve una grave difficoltà del sistema pensionistico, la crisi culturale e psicologica di fatto ha escluso dagli stili di vita dominanti quelli adottati dagli anziani: un insieme di dinamiche che, in modo più o meno palese, ha determinato un diffuso “pensiero diverso” attorno alla vita di chi ha superato il confine per entrare nella vecchiaia», sottolinea il presidente Carlo Sangalli.

È così che il volume parte da una disamina dei bisogni di questa fascia di popolazione che devono diventare via via diritti inviolabili. Questa prima parte si apre proprio con un capitolo ad hoc a cura di Davide Lucantoni, Giovanni Lamura e Andrea Principi, ricercatori all’IRCCS-INRCA (Istituto di Ricerca a Carattere Scientifico -Istituto Nazionale di Riposo e Cura per Anziani) di Ancona, e prosegue con un’indagine di Format Research, analizzata dal presidente della società di ricerca Pierluigi Ascani, sulla percezione che gli anziani hanno dei loro diritti. Un aspetto indagato anche nel capitolo scritto dalle giornaliste Linda Russo e Anna Grazia Concilio, le quali hanno realizzato le interviste a vari over 65 che ricoprono ruoli di caregiver o sono assistiti in prima persona per conoscerne le impressioni in merito alla libertà di scelte e all’espressione dei diritti. Due temi sapientemente affrontati da Leo Nahon, psichiatra, psicoterapeuta e membro del direttivo dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria. La seconda parte del libro, invece, analizza nello specifico i diritti fondamentali dei senior. A partire da quelli sociali trattati da Valerio Maria Urru, coordinatore del Servizio Informazione e Studi 50&Più, a quelli economici a cura di Luca Giustinelli, direttore delle attività presso il Patronato 50&PiùEnasco, e quelli legati alla fragilità e alla tutela esa-

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Inchiesta
50&Più

minati da Antonio Caputo, avvocato cassazionista e difensore civico della Regione Piemonte, passando per una proposta di welfare del futuro espressa da Cristiano Gori, ideatore e direttore del Network Non Autosufficienza (NNA).

Continua poi con la terza parte dedicata agli attori e ai contesti che rendono fruibili i diritti partendo da un contributo di Pietro Checcucci, primo ricercatore presso l’I-

stituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP). Segue una disamina sul ruolo delle diverse istituzioni economiche, sociali e politiche per la costruzione di un welfare efficiente ed efficace a cura di Marco Musella, professore ordinario di Economia Politica presso l’Università Federico II di Napoli e direttore della collana Welfare, economia sociale e sviluppo. Per passare poi al tema del volontariato come espressione dei diritti, grazie al racconto di Domenico Giani, presidente nazionale della Confederazione delle Misericordie d’Italia, e alla famiglia come luogo in cui si esprimono i diritti e i doveri con un intervento a firma di Michela Floris, docente di Economia e Gestione delle Imprese presso

il Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università degli Studi di Cagliari.

L’opera si chiude con un’ultima parte dedicata all’impegno collettivo grazie al contributo di Claudio Falasca, direttore dell’associazione “Abitare e Anziani” e coordinatore dell’ufficio studi di Auser, seguito da un contribuito sull’esperienza internazionale di AARP (Associazione americana dei pensionati) riportata nelle parole di Marijke De Pauw, ricercatrice statunitense di dottorato e membro del gruppo di ricerca sui diritti fondamentali e costituzionali dal 2012 al 2017. A chiudere il volume il capitolo redatto da Gabriele Sampaolo, segretario generale di 50&Più, all’interno del quale è esaminato il ruolo delle organizzazioni sindacali e di categoria nella difesa dei diritti e dei doveri dei senior.

Per ulteriori informazioni consultare www.spazio50.org

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Il volume “Età anziana: tempo di diritti e responsabilità” sarà presentato il 23 marzo presso la Camera di Commercio di Roma.

È NECESSARIO TUTELARE L’ETÀ ADULTA

L’Italia ha bisogno di un sistema legislativo stabile e concreto per tutelare la popolazione anziana. Con misure economiche, abitative e che riguardino il mondo del lavoro: perché tutti hanno diritto ad un invecchiamento attivo

Quali sono oggi i bisogni della popolazione over 65 e come si traducono in diritti? Oltre a quelli primari che riguardano il sostentamento, nella società contemporanea le necessità dei senior includono sempre di più fattori come la qualità della vita, la posizione socioeconomica, il lavoro e le relazioni

sociali, inquadrati in quello che viene definito “invecchiamento attivo”, secondo l’espressione proposta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità rispetto al processo di ottimizzazione delle opportunità di salute, partecipazione e sicurezza per le persone anziane.

«Si parla di bisogni dal punto di vista

della relazione e dell’inclusione proprio per differenziarli dall’aspetto assistenziale verso il quale ci si è rivolti storicamente - spiega a 50&Più Andrea Principi, ricercatore senior presso il Centro Ricerche Economico-Sociali per l’Invecchiamento CRESI dell’IRCCS INRCA di Ancona - perché l’anziano è stato sempre visto come un portatore di bisogni prevalentemente assistenziali, anche in termini economici associati a misure come l’indennità di accompagnamento. Con i nuovi anziani c’è un cambio di paradigma, perché hanno motivazioni e aspirazioni, non solo necessità di assistenza, che pure non è da trascurare. E le politiche devono tenere conto della necessità di invecchiare in maniera attiva. Attualmente come IRCCS INRCA, insieme al Dipartimento Politiche della Famiglia presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, stiamo svolgendo un Progetto di coordinamento nazionale partecipato multilivello delle politiche sull’invecchiamento attivo, e abbiamo creato una rete che comprende una

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parte istituzionale formata da tutte le Regioni, le Province autonome e i Ministeri e Dipartimenti presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, e una parte di società civile rappresentata da sindacati e associazioni che si occupano di anziani. Il progetto si basa sul quadro fornito dalle Nazioni Unite con il “Madrid international Plan of Action on Aeging” del 2002, che ha individuato dieci impegni che stiamo portando

dei sistemi di diritto dedicati: in America il filone della elder law tratta i diritti degli anziani in maniera sistematica ma poco integrata, che si basa sui singoli casi da risolvere su richiesta dei soggetti che si presentano in uno studio legale, e per accumulazione si crea un bagaglio di casistiche che però non fornisce una visione unitaria; nel Nord Europa sono state sviluppate altre correnti di pensiero che riguardano

avanti con le amministrazioni. Esiste anche uno strumento quantitativo, ossia l’indice di invecchiamento attivo, recentemente adottato in Italia a livello regionale, che si basa su quattro elementi: mercato del lavoro, partecipazione alla società, vita indipendente e capacità ambientali per invecchiare in maniera attiva».

«Nell’ambito di questo lavoro stiamo cercando di promuovere una legge nazionale sull’invecchiamento attivochiarisce a 50&Più Davide Lucantoni, ricercatore presso il CRESI dell’IRCCS INRCA di Ancona - perché attualmente l’iniziativa è lasciata soprattutto alle Regioni, con grandi differenze. Fra Regioni e Province autonome sono 12 quelle che si sono dotate di una legge sull’invecchiamento attivo, ma ci vuole un coordinamento che metta insieme le iniziative esistenti sul territorio, e stabilisca l’erogazione di risorse. In Italia non c’è una definizione di persona anziana, e se da un lato sarebbe necessario adottarla per poter inquadrare meglio un target di riferimento specifico per le politiche da attuare, dall’altro si rischia di creare una distorsione isolando concettualmente una fascia di popolazione. All’estero ci sono stati dei tentativi di sviluppare

la gerontologia».

«Il primo diritto riconosciuto e tutelato dalla Costituzione per le persone non autosufficienti, anziane o con disabilità è quello alle risorse economiche - dice Giovanni Lamura, coordinatore del CRESI - ma non si tratta di un diritto generale, bensì esercitabile dalla persona. Ad esempio, un figlio è tenuto al sostegno del genitore che lo richiede, ma se non c’è la richiesta non vi è nessun obbligo. La questione è complessa, soprattutto nei casi di ricovero in strutture socio-assistenziali, dove una parte della retta spesso resta

in carico ai Comuni se il soggetto non ha redditi sufficienti e non subentrano i parenti. C’è poi la questione delle pensioni, perché molti anziani non hanno maturato un numero di anni sufficienti in termini contributivi, e questo vale soprattutto per le donne che non hanno prestato attività lavorativa fuori di casa, e che oggi si ritrovano con importi minimi e insufficienti. Nei prossimi anni, poi, cominceranno a raggiungere l’età pensionabile soggetti che non sempre hanno avuto un iter lavorativo continuativo come è accaduto nei decenni passati: gli importi delle pensioni non saranno gli stessi del passato, anche per effetto delle riforme che ci sono state nel settore. A margine degli aspetti economici c’è la questione abitativa: l’Italia è un Paese dove l’80% degli anziani vive in casa di proprietà, ma le condizioni in cui versano le abitazioni è un problema riferito nel 60% dei casi, senza contare le spese sempre più elevate. L’altro diritto spesso trascurato è quello all’informazione, e su questo occorre un intervento forte per ridurre il divario digitale, magari attivando anche reti come i patronati, che sono già un punto di riferimento per tanti anziani nell’assistenza fiscale».

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«Fra Regioni e Province autonome sono dodici quelle che si sono dotate di una legge sull’invecchiamento attivo, ma ci vuole un coordinamento che metta insieme le iniziative esistenti sul territorio...»

LA SITUAZIONE ITALIANA, IN NUMERI

Attraverso i grafici elaborati con il supporto dell’istituto di Ricerca Format Research, è possibile dare uno sguardo ravvicinato a quanti, tra i senior, sono a conoscenza dei propri diritti

L’indagine I diritti degli anziani è stata realizzata da 50&Più con la collaborazione dell’Istituto di Ricerca Format Research. Il lavoro è stato effettuato con l’obiettivo di rilevare, descrivere ed analizzare il livello di conoscenza degli anziani, o comunque delle persone più avanti negli anni, in merito ai cosiddetti “diritti esigibili”, facendo emergere il percepito rispetto ai diritti che dovrebbero essere garantiti durante la terza età. A titolo di esempio: quan-

te persone anziane sono a conoscenza dei propri diritti per quanto riguarda la salute? Quante persone anziane sono a conoscenza dei propri diritti per quanto riguarda l’inclusione sociale? Quanti sono al corrente del proprio diritto di poter gestire liberamente ed in autonomia i propri averi? Quanti anziani, o comunque quante persone di età superiore ai 64 anni - la fascia di età considerata ai fini dello studio - pensano che tali diritti vengano garantiti nel nostro Paese? Oltre al tema

dei cosiddetti “diritti esigibili” è stato esaminato anche quello dei “doveri”, secondo la declinazione etico-politica della “restituzione alla società”: il dovere di cura di sé stessi, il dovere di responsabilità verso la collettività e così via. Lo studio, basato su una indagine campionaria svolta con il metodo delle interviste, si articola in sei sezioni: a) il rispetto dei diritti in Italia; b) partecipazione e inclusione; c) reddito; d) salute; e) autodeterminazione; f) doveri.

Il filo della narrazione in quasi tutte le sezioni si regge sulla messa a confronto di due concetti: quanti italiani oltre 64 anni ritengono che “un qualcosa” sia un diritto, che conseguentemente come tale dovrebbe essere goduto, e quanti ritengono che il godimento di quel diritto sia realmente assicurato nel nostro Paese.

Il rispetto dei diritti in Italia. Analisi del rispetto dei diritti in Italia, secondo l’opinione dei cittadini con oltre 64 anni.

Partecipazione e inclusione.

In questa sezione vengono considerati aspetti e dimensioni diverse della persona. Il diritto delle persone più avanti negli anni di disporre della possibilità reale di essere informati e aggiornati su ciò che accade nel mondo. La possibilità per le persone over 64 di poter accedere alle nuove tecnologie, senza accesso alle quali difficilmente oggi sarebbe possibile parlare realmente di inclusione sociale.

Reddito.

Il diritto per gli over 64 di avere accesso autonomamente, anche in caso di non autosufficienza, al proprio conto corrente ed ai propri fondi economici e quanto la possibilità di godere realmente di tale diritto sia garantita in Italia.

Salute.

In questa sezione vengono esaminati i seguenti diritti: l’assistenza domiciliare e la possibilità di ricevere cure palliati-

Inchiesta 50&Più
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ve. Quanti sono gli italiani over 64 che ritengono che l’assistenza domiciliare sia un diritto e quanto viene garantita la possibilità di ricevere un’assistenza domiciliare? Il diritto di ricevere cure palliative quando si è alla fine della propria vita quanto viene rispettato nel nostro Paese?

Autodeterminazione.

Quanti sono gli italiani over 64 ai quali capita di non vedere rispettate le proprie opinioni da parte di altri, i propri desideri, le proprie scelte? Disporre dei propri spazi, dei propri tempi, sono componenti che intessono il diritto all’autodeterminazione della persona, così come del resto il diritto alla privacy, il diritto di disporre della “propria” privacy: il diritto al rispetto della propria privacy e della propria intimità, anche in caso di perdita di autonomia.

Doveri.

Se da una parte i cittadini sono portatori di “diritti esigibili”, sono anche però portatori di “doveri”. Quanti sono gli over 64 che ritengono un proprio dovere quello di tenersi informati su ciò che accade nel mondo, nella propria città, nel territorio nel quale vivono ed allo sviluppo del quale sono evidentemente tenuti a dare un contributo? Quanti sono gli italiani più avanti negli anni consapevoli della necessità di partecipare alla vita pubblica e sociale? Quanti sono coloro che guardano all’attività di volontariato o anche all’aiuto dei propri figli negli impegni quotidiani come veri e propri “doveri” ai quali sono tenuti? Quanti sono coloro che guardano alla prevenzione in campo medico e sanitario, così come del resto alla necessità di tenersi in una buona forma fisica, come a un loro vero e proprio dovere?

L’indagine è stata basata su un campione statisticamente rappresentativo della popolazione italiana di età superiore ai 64 anni, in funzione del

genere (maschi, femmine); età in classi (65-74 anni, 75 anni e più); area geografica di residenza degli intervistati (Italia Nord-Ovest , Italia Nord-Est, Italia Centro, Italia Sud e Isole ); titolo di studio degli intervistati (laurea o superiore, medie superiori, medie inferiori, elementari o nessun titolo); occupazione (occupato, pensionato/ lavoratore, pensionato, casalinga); posizione professionale (imprenditore, libero professionista, dirigente, impiegato, artigiano, libero professionista senza studio, operaio, salariato agricolo); composizione del nucleo famigliare (n. 1 componente, n. 2 componenti, n. 3 componenti, n. 4 o più componenti); dimensione dei centri abitati di residenza. Le interviste telefoniche sono state effettuate per mezzo di un questionario strutturato, che è stato somministrato per mezzo del Sistema Cati/Cawi. Lo studio è stato realizzato nel rispetto del Codice deontologico dei ricercatori europei Esomar, del Codice deontologico Assirm (Associazione istituti di ricerca e sondaggi di opinione italiani), e della Legge sulla privacy D.lgs 196/03, Regolamento (UE) n. 2016/679 (GDPR).

IL RISPETTO DEI DIRITTI IN ITALIA

Poco meno di un terzo degli italiani over 64 ritiene che i diritti dei cittadini vengano rispettati in misura significativa. Su una scala da zero a dieci, dove dieci costituiva il valore massimo in termini di “rispetto dei diritti”, soltanto il 32,3% dei rispondenti ha dato una risposta compresa tra sette e dieci, il 22% ha dato una risposta intermedia pari a sei, mentre oltre il 45% ha dato una risposta compresa tra zero e cinque. Si coglie in modo evidente l’idea presso le persone più avanti negli anni che in qualche modo qualcosa non vada e che i diritti dei cittadini non sempre vengano rispettati. Il fatto però che almeno sei over 64 ogni dieci ritengano che i diritti dei pensionati non vengano sempre rispettati è comunque indice di un disagio, di un qualche senso o genere di insicurezza. Può trattarsi di un epifenomeno generato dalla curva dell’età, oppure no, oppure c’è qualcosa d’altro che riduce la fiducia di coloro che sono più avanti in Italia e in qualche modo qualche cosa non funziona come dovrebbe [Figura 1].

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Figura 1

PARTECIPAZIONE E INCLUSIONE

Il diritto di tenersi aggiornati e informati su ciò che accade Oltre il 95% degli over 64 anni ritiene che sia un diritto accedere ad una pluralità di canali informativi ed il 44,3% ritiene che la possibilità di accedere ad una pluralità di canali informativi sia garantita in Italia [Figura 2].

Il diritto per gli over 64 di accedere alle nuove tecnologie La possibilità per le persone over 64 di poter accedere alle nuove tecnologie, senza accesso alle quali difficilmente oggi sarebbe possibile parlare realmente di inclusione sociale, è ritenuta importante da quasi il 60% del campione e, secondo il 92,6%, la possibilità di accedere alle nuove tecnologie (ad esempio, smartphone, internet, computer), dovrebbe essere considerato un vero e proprio diritto per le persone anziane.

REDDITO

Il diritto di disporre dei propri beni Avere accesso autonomamente, anche in caso di non autosufficienza, al

proprio conto e ai propri fondi economici è un diritto in Italia secondo il 90% circa degli over 64 anni, a fronte dei quali tuttavia soltanto il 25,9% ritiene che tale diritto sia completamente garantito nel nostro Paese. Il 27,0% ritiene che tale diritto sia garantito talvolta ed il 50% circa ritiene che sia raramente o mai garantito. Tra costoro, ossia tra i rispondenti che ritengono che il diritto di disporre dei propri beni

sia raramente o mai garantito, prevalgono coloro che hanno oltre 75 anni, le donne, coloro che risiedono nelle Regioni del Sud Italia (anzi si potrebbe affermare che l’idea che il diritto in questione non sia garantito nel nostro Paese sia un tratto assolutamente distintivo del Meridione), tra coloro che hanno un titolo di studio basso (elementari o nessun titolo) o medio basso (scuola media inferiore) [Figura 3].

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Figura 2 Figura 3

SALUTE

L’assistenza domiciliare

L’assistenza domiciliare è un diritto nel nostro Paese secondo il 96% degli over 64. Non sempre, però, tale diritto viene garantito: se da una parte il 33,5% dei rispondenti ritiene che sia quasi sempre o sempre rispettato, quasi il 50% ritiene che sia raramente o mai garantito ed il 20% che sia garantito qualche volta ma non sempre. Tra coloro che ri-

tengono che il diritto all’assistenza domiciliare sia poco o per nulla garantito nel nostro Paese prevalgono i residenti nelle Regioni del Sud Italia e coloro che risiedono nei centri abitati di piccole dimensioni (fino a 10.000 abitanti) [Figura 4].

La possibilità di ricevere cure palliative La quasi totalità dei rispondenti ritiene che sia un diritto esigibile in

Italia la possibilità di ricevere cure palliative, quando si è alla fine della propria vita. Il 36,6% ritiene anche che tale diritto sia quasi sempre o sempre garantito, il 25,4% che sia garantito qualche volta, ma non sempre, mentre secondo il 38,0% sarebbe poco, quando non per nulla, garantito [Figura 5].

AUTODETERMINAZIONE Essere consultati quando si tratta di decisioni che ci riguardano Gli over 64 generalmente si sentono artefici della propria vita e delle decisioni che li riguardano. Il 35,7% afferma di non essergli mai capitato di non vedere rispettate le proprie opinioni da parte di altri, i propri desideri, le proprie scelte, ovvero di non essere stato consultato per assumere decisioni che li riguardano, anche se oltre un intervistato ogni due, il 54,1% per la precisione, afferma di essere stato esposto raramente ad una situazione di questo genere: non si è tenuto conto di ciò che desideravano veramente e altri evidentemente hanno deciso per loro. Un fenomeno questo che interessa in concreto il 10,2% degli italiani più

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Figura 4 Figura 5

avanti negli anni, per i quali al contrario è un fatto frequente il non vedere rispettate le proprie opinioni da parte di altri, i propri desideri, il non essere consultati sulle decisioni che li riguardano.

IL RISPETTO DELLA PRIVACY

Quasi il 14% degli italiani con oltre 64 anni hanno l’impressione di non disporre interamente della propria privacy. Non è un dato elevato, ma comunque più alto rispetto a quello riscontrato per altri fenomeni studiati nell’ambito del presente lavoro. Oltre il 45% circa degli intervistati ha raramente l’idea di non disporre interamente della propria privacy, mentre il 40,3% non ha mai avvertito una sensazione del genere. La propria privacy, del resto, è ritenuta abbastanza o molto importate dall’80% degli over 64 e la quasi totalità ritiene che il rispetto della privacy dovrebbe essere considerato un vero e proprio diritto [Figura 6].

DOVERI

Quali sono i propri “doveri” secondo gli italiani più avanti negli anni? Oltre il 70% ritiene che siano dei veri e propri doveri per le persone anziane “tenersi informati” (74,9%) e “fare prevenzione” (71,5%). Partecipare alla vita pubblica e sociale è un dovere per le persone anziane secondo oltre il 65% dei rispondenti, così come è un dovere assistere i figli negli impegni quotidiani (59,6%), tenersi in buona forma fisica (58,7%), aiutare i figli economicamente (55,6%). Fare “volontariato” è un dovere secondo il 38,9% mentre lavorare lo è per il 35,8% [Figura 7]

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Figura 6 Figura 7

A TUTTI SPETTA “ESSERE LIBERI”

Tutti gli anziani dovrebbero poter vivere una vita dignitosa, indipendente ed essere attivi nel tessuto sociale. Questo è anche l’obiettivo fondante del documento noto come “Carta di Nizza”

“Iltutto è più della somma delle singole parti”. Questa frase rappresenta un dogma della “Psicologia della Gestalt”, una corrente scientifica di pensiero che si è sviluppata in Germania agli inizi del XX secolo e che fonda la sua filosofia su due pilastri fondamentali: la percezione e l’esperienza. Ed è proprio attraverso il vissuto dei senior, la quotidianità, la condizione sociale e familiare, che abbiamo voluto indagare sul loro diritto ad essere liberi nel volume dal titolo L’età anziana: tempo di diritti e responsabilità, pubblicato da 50&Più Associazione e Fondazione Leonardo. Lo abbiamo fatto ricordando l’articolo 25 della Carta

dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, noto anche come “Carta di Nizza”, che recita: «L’Unione riconosce e rispetta il diritto delle persone anziane di condurre una vita dignitosa e indipendente e di partecipare alla vita sociale e culturale».

Un inciso che, in Italia più che in Europa, colma anche un vuoto legislativo, poiché a tutela dei diritti dei senior non esistono specifici dettami di legge. Certamente, negli ultimi anni, anche grazie all’impulso di associazioni, comitati internazionali e realtà sociali, il faro sulla condizione degli anziani è diventato una luce sempre più forte. In Italia vivono 13 milioni di over 65 e oltre 7 milioni di over 75. Un dato

demografico importante che mette il Paese in una condizione privilegiata di osservazione, di studio e di analisi, soprattutto in ragione dei mutamenti sociali che si sono registrati negli ultimi anni, anche a seguito della pandemia e della crisi economica.

È la possibilità di scegliere come, dove vivere e con chi farlo. È, ancora, l’opportunità di decidere in maniera autonoma cosa è meglio per sé (dalle visite mediche al tempo libero) a garantire agli anziani il diritto “ad essere liberi”. Voci, testimonianze e racconti di donne e uomini, caregiver, single, non autosufficienti, tutti con un’età compresa tra i 66 e i 94 anni, che rappresentano una fotografia nitida di una società in trasformazione. Rappresentano, più di tutto, la manifestazione di diritti e doveri, la loro evoluzione nel corso del tempo, anche in relazione alle dinamiche famigliari. Dall’indagine condotta emergono aspetti importanti: il 92% degli intervistati over 64 trascorre il tempo prevalentemente con la famiglia, rimarcando il ruolo centrale che essa ricopre nella nostra società. In molti chiedono ai figli, ai familiari o ai caregiver di intervenire, per sicurezza propria e non per invasione altrui, sia nelle scelte legate al quotidiano che in quelle specifiche per la salute. La quasi totalità dei senior ha espresso preoccupazione e speranza allo stesso tempo su un tema centrale anche nell’attuale dibattito pubblico: l’assistenza agli anziani, soprattutto agli anziani non autosufficienti affinché il diritto ad “essere liberi” venga garantito a tutti. E saranno gli attori sociali a dover lavorare perché questo accada e perché nell’agenda politica i senior ricoprano un ruolo centrale. È così che la somma delle singole parti - delle singole persone e dei loro sacrosanti diritti - diventa il “tutto” di cui parlava la filosofia della Gestalt.

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OCCORRE DAR VOCE AI BISOGNI DEGLI ANZIANI

Troppo spesso le tutele per i senior sulla carta rimangono inespresse, latenti. E, alla stessa maniera, si tende a sottovalutare il concetto di salute, inteso solo come benessere fisico, trascurando l’aspetto mentale e relazionale

«Il tema dei diritti dell’anziano è un tema un po’ trascurato nel senso che si dà per scontato che il diritto riguardi la persona dalla culla alla tomba. In realtà c’è un calo dell’applicazione del diritto e della tutela dell’anziano derivante probabilmente dal calo del suo peso sociale».

Nasce da qui la riflessione che Leo Nahon - specialista in Psichiatria e già direttore S.C. Psichiatria dell’O-

spedale Niguarda - affida al libro L’età anziana: tempo di diritti e responsabilità nel capitolo che cura dal titolo Il diritto all’autodeterminazione e all’autonomia.

Professor Nahon, salute, età anziana e diritti come si intersecano?

Bisogna fare una premessa: la salute è qualcosa che tradizionalmente riguarda il corpo fisico. In realtà, le moderne concezioni di salute - al di là della classica definizione dell’OMS - ci dicono che

la salute - e cioè le condizioni fisiologiche e fisiopatologiche del corpo - includono anche la rete di relazioni sociali del corpo stesso. Quindi, quando si dà una definizione di salute, bisognerebbe anche dare esplicitamente una definizione delle condizioni di rete relazionale che quel corpo ha. È nota l’influenza di un corpo in un ambiente malsano. Esiste anche un ecosistema relazionale che, nel caso dell’anziano, colpisce spesso la disponibilità che la persona anziana ha dei propri diritti.

Ossia?

I diritti dell’anziano sono codificati sulla carta, ma sono più indisponibili e direi in proporzione diretta col crescere dell’età e con il calare della forza mentale, fisica e sociale dell’individuo.

Il che vale a dire che il diritto non sia qualcosa di acquisito ma che, anzi, con l’andare degli anni vada protetto, vigilato, semmai con più attenzione?

In tutte le società, verosimilmente in quelle democratiche, dovrebbe essere più facile. Però, in tutte le società, la presenza di un diritto sulla carta non corrisponde necessariamente all’esercizio reale di questo diritto se non viene incentivato, implementato - direi, rivendicato - dal soggetto che ne ha bisogno. Ricordiamoci che i diritti restano morti, o comunque indifferenti, finché non ci servono, ma quando ci servono diventano una macchina che dobbiamo azionare.

Proviamo a fare un esempio. Pensiamo al diritto a una visita medica in una lista d’attesa che non duri un anno o più. Come faccio io a esercitare il mio diritto alla salute? Non basta che mostri all’impiegato l’articolo della Costituzione che parla del diritto alla salute, devo avere dei mezzi per trasformare questo

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mio diritto astratto in un ottenimento concreto di una prestazione. E, purtroppo, questa capacità di tramutare un diritto da una lettera più o meno morta a un’azione praticabile dipende molto dalla forza del soggetto e quindi anche dalla sua età.

La società come dovrebbe intervenire per tutelare l’anziano che possa essere in una condizione di maggiore fragilità nell’esigere l’applicazione di un diritto?

Questo è un tema delicatissimo perché ovviamente è molto difficile sostenere che bisogna applicare differentemente i diritti a seconda dell’età; però, una modulazione nel modo in cui per esempio si garantisce l’accesso alle prestazioni sanitarie - ma direi anche a tutto il dispositivo sociale - da parte dell’anziano, beh questa dovrebbe essere pensata.

Se dovesse descrivere, quasi fotograficamente, lo stato dei diritti all’autonomia e all’autode-

terminazione per gli anziani del nostro Paese, che quadro verrebbe fuori?

Un grande silenzio. C’è troppo silenzio sui diritti dell’anziano perché l’anziano, per la sua condizione, tende ad essere più silenzioso e questo silenzio dovrebbe avere una voce che i più giovani - o i più competenti o più fortisiano in grado di amplificare e talvolta interpretare estraendolo dal silenzio. Trasformare il silenzio degli anziani in una voce è quello che tutti noi che lavoriamo nella sanità dovremmo saper fare. Questo del silenzio è un dramma che si verifica anche nella quotidianità della medicina. In che modo?

L’anziano in pronto soccorso spesso è un paziente che non sa dar voce bene alla propria malattia, al proprio disagio. Lo sanno bene i geriatri che sono abituati a interpretare il silenzio dell’anziano così come gli psichiatri sanno che devono leggere ciò che c’è

al di là di quel poco o quel tanto che viene manifestato clinicamente. Quindi c’è un bisogno di interpretazione. A chi ci legge e a chi avrà occasione di approfondire il vostro libro, quale messaggio vorrebbe arrivasse?

Dei progressi, ad esempio in medicina, ci sono stati negli ultimo quarant’anni per affermare la specificità del paziente anziano e dargli una dignità di oggetto di studio. Ormai la medicina sa che il paziente anziano non è un paziente con più anni. Nell’ambito dell’articolazione sociale, forse, questo processo non è così sviluppato. È molto facile trasformare la condizione di anzianità in una condizione di disabilità, proprio antropologicamente. Il paradigma della fragilità dell’anziano non significa che abbia delle disabilità e il fatto di essere differente non deve trasformarlo in una persona con disuguaglianze nei diritti.

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DIFENDERE LA FRAGILITÀ

La non autosufficienza degli anziani è un tema ancora oggi sottostimato e con gravi lacune normative. In tal senso, serve una presa di coscienza collettiva per tutelare una fetta di popolazione in costante crescita

Non esiste ad oggi una definizione univoca di fragilità negli anziani, anche se alcuni fattori che riguardano la salute e il grado di autonomia fisica e psichica contribuiscono a delinearla.

Secondo gli ultimi dati raccolti da Passi d’Argento, il sistema di sorveglianza della popolazione over 64 dell’Istituto Superiore di Sanità, risultano fragili 17 persone su 100. Questa condizione cresce progressivamente con l’età: riguarda il 9% dei 65-74enni e raggiunge il 34% fra gli ultra 85enni. È associata a una condizione di svantaggio socioeconomico, ed è leggermente più frequente nelle donne rispetto agli uomini (18% contro 16%).

«Il tema dell’invecchiamento della popolazione sta diventando cruciale ed è legato all’aumento di casi di parziale o totale autosufficienza - spiega a 50&Più Antonio Caputo, avvocato e già Difensore civico della Regione Piemonte e presidente del Coordinamento italiano dei Difensori civici regionali - in Italia abbiamo

un problema di riorganizzazione del welfare che riguarda le istituzioni e le strutture che dovrebbero occuparsene, ma anche, in concreto, le persone a contatto con queste necessità. Spesso manca la garanzia della tutela effettiva dei diritti». Come si può intervenire per migliorare?

Le soluzioni possono essere tante, ma si tratta di prendere coscienza collettiva e creare una sorta di volontariato dei diritti che si autodifenda, inteso come quelle espressioni organizzate o individuali che vadano oltre la semplice denuncia del problema, e che contribuiscano a risolverlo. In generale non manca il volontariato caritatevole e del terzo settore, ma spesso si traduce in interventi parziali e a volte autoreferenziali che finiscono per perdere di vista l’interezza della situazione. C’è poi un problema legato alla tutela psichica della persona, che non è considerata. Ci sono anziani non autosufficienti che a loro volta hanno in carico figli o nipoti con disabilità gravi, a volte fisiche o psichiche, anch’essi non autosufficienti. Citta-

dini e strutture sociosanitarie che fanno capo alle istituzioni devono essere messi in condizione di interagire efficacemente: a ogni individuo deve essere garantito quello che io chiamo il diritto al reclamo, che non vuol dire far compilare un modulo su Internet, ma avere un interlocutore che garantisca una risposta concreta ed efficace. Una figura come quella che hanno identificato i danesi, che chiamano “Ombudsman”, un mediatore fra le pubbliche am-

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ministrazioni e il cittadino comune. Quale ruolo può avere la comunità nel sostenere e tutelare i diritti nella fragilità?

La problematica degli anziani è infinita, e va incentivata una sorta di educazione civile di massa che possa garantire l’effettività dei diritti, e dare un peso alla relazione fra il cittadino anziano e il mondo che lo circonda. Il bisogno di una comunità che tuteli è il punto fondamentale, perché i bisogni dell’anziano sono i

bisogni di tutti, delle persone non autosufficienti di ogni età. Si tratta di realizzare azioni concrete con gli strumenti possibili, anche attraverso una corretta allocazione delle risorse.

In tema di passi avanti dal punto di vista delle soluzioni, il Governo ha recentemente approvato lo schema di Disegno di Legge Delega in materia di politiche a favore degli anziani.

«Il Disegno di Legge Delega appro -

vato a fine gennaio dal Governo, in continuità con quello predisposto nella precedente legislatura, contiene numerose proposte elaborate dal Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza (www. pattononautosufficienza.it) - spiega a 50&Più Cristiano Gori, Coordinatore del Patto e docente di Politica sociale -, possiamo dire con soddisfazione che la voce del Patto sia stata ampiamente ascoltata e che siano state poste le basi affinché l’assistenza agli anziani diventi una riforma qualificante della legislatura. L’introduzione del Sistema Nazionale Assistenza Anziani SNAA servirà a programmare e monitorare in modo integrato l’insieme dei servizi e degli interventi, per cogliere più adeguatamente le esigenze degli interessati».

Qual è la novità più importante che introduce il SNAA?

La sua presenza all’interno del Disegno di Legge Delega è fondamentale nel portare avanti l’idea di creare un settore unitario per la non autosufficienza. Non si tratta sicuramente di un’idea originale, basti guardare ai Paesi europei simili al nostro che hanno già realizzato questo tipo di riforma negli anni scorsi. In altre parole, se ben progettato, un sistema come lo SNAA - rappresentato a livello centrale dal CIPA, Comitato interministeriale per le politiche in favore della popolazione anziana - permetterà di superare la frammentazione attuale delle tre filiere istituzionali, servizi sanitari, servizi sociosanitari e indennità di accompagnamento. Si verranno così a creare le condizioni affinché il nostro Paese si possa dotare di un approccio specifico all’assistenza agli anziani non autosufficienti, un approccio che non sia né sociale né sanitario, né l’integrazione dei due, ma qualcosa di diverso e peculiare.

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LE TUTELE NON “SCADONO” QUANDO SI DIVENTA SENIOR

Pensare agli anziani significa tutelarli sotto ogni punto di vista, anche quelli che rischiano di essere considerati “di secondo piano”: come l’accesso alla cultura, alle tecnologie e alle relazioni sociali

Dopo il Giappone, l’Italia è la nazione più longeva al mondo: invecchiamo sempre di più, facciamo sempre meno figli. Siamo un Paese “di” anziani dal punto di vista demografico, ma continuiamo a non essere un Paese “per” gli anziani. Lo stesso mondo del diritto manifesta una certa difficoltà nel ritenerli destinatari di particolari attenzioni.

Quando poi si affronta il tema dei

diritti dei senior in Italia, l’attenzione si concentra principalmente su aspetti come l’assistenza per chi non è più autosufficiente e necessita di cure continue. Giusto, anche se in tal modo tutto sembra muoversi su un unico binario: quello della fragilità, elemento che finisce indirettamente - senza volerlo - per porre in secondo piano tutti gli altri percorsi di riflessione.

Così, mentre il sempre maggiore in-

vecchiamento della popolazione accresce il suo impatto sulle tradizionali categorie giuridiche, la senilità - intesa in ogni suo aspetto - appare confinata in una “zona grigia” del diritto. Al contrario, si conferma sempre più importante pensare a specifici interventi normativi, armonizzarli alla condizione del passare degli anni, riconsiderare come agiscano (e reagiscano) tutti quei dispositivi legislativi già esistenti. Dopo una certa età i diritti non “scadono”. Tuttavia, sembrano trasparire aree in cui scarseggiano adeguate tutele (o la conoscenza di esse), dal momento che non sono molte le disposizioni riservate espressamente agli anziani, fatta eccezione per quelle pensionistiche. Quindi, anche aspetti legati alla fruizione dei diritti sociali - in grado di proiettare un riflesso importante sulla terza età come su qualsiasi altra fascia di popolazione -, aspetti come accesso alla cultura, alle tecnologie, alle relazioni finiscono per scivolare in secondo piano. Il sistema dei diritti sociali si basa oggi sul principio di “solidarietà”. Difende la dignità umana “a qualsiasi età” grazie a quella che si può definire una tutela “multilivello”. Nel nostro ordinamento, infatti, la loro attuazione è garantita attraverso diversi piani di intervento: statale, regionale e - se si integrano le dimensioni dell’Unione Europea, del Consiglio d’Europa e dell’ONU - anche internazionale. In particolare, il ruolo della Commissione e del Consiglio degli Stati Membri è fondamentale nell’incentivare una società più a misura di senior: è uno degli antidoti per arrestare il diffondersi di un ageismo spesso travestito da opinione comune e per andare oltre la raffigurazione di una terza età come classe protetta.

www.spazio50.org | marzo 2023 58 Inchiesta 50&Più

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730

LA POESIA CHE SALVA IL MONDO

Dieci anni fa moriva il poeta irlandese

Seamus Heaney, tra i grandi della letteratura del ’900, premio Nobel nel 1995. L’Italia, a cui lo univano legami umani e letterari, lo ricorda con omaggi e scritti inediti

Seamus Heaney è più di un poeta. Premio Nobel per la letteratura nel 1995, professore universitario a Dublino e poi ad Harvard, è il creatore colto e ispirato di un’affascinante poesia della natura e dell’umanità, che nasce dall’esperienza - della terra, degli affetti, della sofferenza - e dall’esperienza trae un vigoroso slancio morale. Nordirlandese, testimone dei troubles - la stagione di lotta armata, terrorismo, assassinii e violente repressioni che ha insanguinato l’Irlanda negli anni Settanta e Ottanta -, Heaney ha elaborato una via personale alla poesia civile: una scrittura concreta e simbolica, privata e pubblica, tragica e tenera. Seamus Heaney è morto dieci anni fa, nell’agosto del 2013, a 74 anni, dopo aver prodotto dodici raccolte poetiche (da Morte di un naturalista del 1966 a Catena umana del 2010), testi teatrali e innumerevoli traduzioni, rendendo orfana l’Irlanda, che lo guarda co-

Cultura
di Leonardo Guzzo
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Cultura

me un nume tutelare, e lasciando al tempo stesso una vastissima eredità letteraria e umana che coinvolge da vicino l’Italia.

Lo testimonia The translations of Seamus Heaney, un poderoso volume pubblicato alla fine del 2022 dalla storica casa editrice del poeta, Faber&Faber, che raccoglie tutte le traduzioni “riconosciute” del Premio Nobel. Il curatore è un italiano, Marco Sonzogni, professore di traduttologia all’università di Wellington, in Nuova Zelanda, amico personale del poeta, che ha a lungo frequentato in Irlanda, e già curatore del volume degli storici Meridiani dedicato a Heaney dalla casa editrice Mondadori. «Il rapporto di Seamus Heaney con l’Italia è molto stretto - racconta Sonzogni -. Comincia sui banchi di scuola attraverso la cultura classica, attraverso l’amore per l’Eneide di Virgilio che lo accompagnerà per tutta la vita e sarà suggellato dalla pubblicazione postuma di una traduzione in inglese del libro sesto del poema. Più che di una traduzione, in realtà, si tratta di una versione: un omaggio che è anche un incontro, nel tipico stile di Heaney. La sua poesia incorpora gli spunti che le vengono dallo studio e dal contatto con altre culture, le traduzioni che realizza portano sempre impresso il segno della sua storia personale e del suo immaginario». Da Virgilio Heaney passa a Dante, di cui traduce (o piuttosto riscrive) l’episodio del conte Ugolino, contenuto nei canti 32 e 33 dell’Inferno, ponendolo a conclusione di Lavoro sul campo, una raccolta del 1979 che fa i conti con la terribile situazione dell’Irlanda del Nord. Ugolino diventa il simbolo di una nazione che mangia i suoi figli, ma anche degli indipendentisti incarcerati che protestano con lo sciopero della fame. «Sono tanti i momenti - spiega Marco Sonzogni - in cui la Divina Commedia funge da ispirazione per Heaney, come pure l’Eneide, che gli offre lo spunto

Il profondo legame tra Seamus Heaney e l’Italia è testimoniato anche dalla recente uscita di The translations of Seamus Heaney, una voluminosa raccolta di traduzioni “riconosciute” del poeta curata da Marco Sonzogni e pubblicata dalla Faber&Faber, storica casa editrice di Heaney.

per rintracciare, nel rapporto tra Enea e Anchise, il suo stesso rapporto col padre. Ma la familiarità di Heaney con l’Italia non si ferma qui: passa attraverso l’incontro letterario con Eugenio Montale, Mario Luzi e Primo Levi, si nutre di tante amicizie e viaggi a Mantova, Urbino, Bologna dove, nel 2012, Heaney annuncia di aver completato la traduzione di un ciclo di poesie di Giovanni Pascoli. Quelle traduzioni saranno presto pubblicate in un volume, dalla casa editrice italiana Samuele Editore, come omaggio al poeta a dieci anni dalla morte».

L’Irlanda ricorderà Seamus Heaney con una serie di eventi in collaborazione con l’Heaney Estate, la fondazione che gestisce l’eredità letteraria del poeta rappresentata dalla figlia Catherine. A Bellaghy, in Irlanda del Nord, l’Home Place di Heaney ospiterà un programma di incontri e convegni a fine agosto; la Biblioteca Nazionale d’Irlanda celebrerà il poeta con l’esposizione multimediale Seamus Heaney: listen now again e un ciclo di eventi estivi, mentre conferenze e letture sono pre-

viste per tutto l’anno dalla società Poetry Ireland. L’Italia omaggerà Seamus Heaney con convegni, mostre e pubblicazioni celebrative, ma per chi volesse approfondire c’è solo l’imbarazzo della scelta: tutte le raccolte poetiche del Premio Nobel irlandese sono state

tradotte e pubblicate in lingua italiana. «Quella di Heaney - spiega il professor Sonzogni - è una poesia della natura e dell’osservazione, concreta e tattile. Nei versi famosissimi di Scavare il poeta esprime la sua indole contadina: “Tra il mio pollice e l’indice riposa/ la tozza penna./ Scaverò con questa”. Al tempo stesso Heaney scrive poesia storica, capace di raccontare la terribile stagione dei troubles in Irlanda del Nord, e memoriale, capace di racchiudere e rinnovare la tradizione della cultura irlandese e gaelica. È infine, quella di Heaney, una poesia di rinvenimenti, di redenzione, di riconciliazione, che da una parte “s’accorda alla musica di ciò che accade” e dall’altra cerca “il ritmo/ che piano ti spinge, miglio dopo miglio,/ alla tua vera casa/ in qualche posto, al largo, oltre”. Quando deve definire la poesia Heaney si richiama a un italiano, Eugenio Montale. Con lui ripete che la poesia nasce dalla vita, dalla vita trae il suo primo nutrimento, e poi compie un oscuro pellegrinaggio attraverso la memoria e la coscienza, per riemergere, infine, di nuovo alla vita: una vita cambiata nella percezione, pesante e palpitante, bella di quel palpito e quel peso».

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SOTTO IL MARE, A CACCIA DI VULCANI

Una spedizione scientifica nel Mediterraneo, per studiare i vulcani sommersi e la possibile formazione di tsunami

Stavo lavorando in giardino quando arrivò la telefonata di Robert Ballard. «Ciao Francesco, cosa stai facendo? Prepara la valigia e vieni con noi». «Robertdissi -, ma dove sei, a Boston o nel Connecticut? Ma quale valigia devo preparare e per che cosa? Prima di prenotare

un biglietto per gli Stati Uniti passerà un po’ di tempo. E comunque mi sorprendi sempre, dimmi cosa dobbiamo scoprire questa volta».

«Caro Francesco, la vera sorpresa è che io sono al porto di Trapani con tutto l’equipaggio scientifico che ti aspetta sulla nave, il Nautilus. Siamo passati

da Trapani con rotta Cipro per studiare tutti i vulcani sommersi del Mediterraneo. Entro un’ora partiamo, cerca di farti di corsa la valigia».

Così iniziò la mia meravigliosa avventura geologica sullo studio dei vulcani sommersi del nostro Mediterraneo. Uno studio nell’ambito di una campagna di monitoraggio e mappatura del fondale marino, studio dei vulcani sottomarini, esplorazione di relitti e ricerca di nuove forme di vita negli abissi. Comandante della spedizione sempre lui, come nelle altre spedizioni scientifiche, il celebre professor Robert Ballard, l’esploratore marino più famoso del mondo, soprannominato “l’Uomo del Titanic”, colui il quale nel 1985, con una missione finanziata dalla U.S. Navy, ha ritrovato il relitto del transatlantico affondato nel 1912, durante il suo viaggio inaugurale dall’Europa agli Stati Uniti.

In questa spedizione è stata usata una nave oceanografica, il Nautilus, per esplorare il Mar Nero, il Mar Egeo e il Mar Mediterraneo al largo delle coste della Turchia, di Cipro e della Sicilia. L’obiettivo principale era quello di

www.spazio50.org | marzo 2023 64 Geofisica

esplorare con mappature la geologia dei fondali, gli aspetti biologici, archeologici e chimici di queste regioni fino a profondità di circa 2.000 metri. Durante la spedizione c’è stata la condivisione delle scoperte in diretta sul web attraverso la tecnologia di telepresenza, mettendo l’oceano inesplorato direttamente nelle case delle persone che si erano collegate con il Nautilus. Il Mar Tirreno, essendo il mare più giovane del Mediterraneo, è quindi anche molto instabile. Questo mare si è formato circa 10 milioni di anni fa. Secondo i geologi, è stato l’ultimo mare a crearsi, lo avevano preceduto l’Adriatico e poi il Mare Ionio.

Nel periodo geologico chiamato Terziario il Mar Mediterraneo si è completamente prosciugato. Questo periodo si conclude 5-6 milioni di anni fa con la grande frattura tra Spagna e Marocco. Nel corso dei millenni la “diga” naturale che si era formata tra Spagna e Marocco cominciò a lesionarsi, e si ebbe un collasso generale di tutta l’area, le acque dell’oceano Atlantico si riversarono fragorosamente nella depressione del Mediterraneo: era nato lo stretto di Gibilterra. A quell’epoca le isole vulcaniche di Stromboli e Lipari non esistevano ancora, ma si potevano ammirare altri vulcani che svettavano come tanti Kilimangiaro.

Piana abissale tirrenica

Il Tirreno centrale è il più giovane oceano del mondo, perché un piccolo oceano in formazione ed è anche il più giovane mare del Mediterraneo; alla sua base è presente una crosta oceanica sottile, e la tettonica, di tipo distensivo, sta ampliando progressivamente tutto il bacino circostante. La massima profondità che il Tirreno raggiunge in questa zona è di 3.593 mt. La struttura più elevata e la più imponente tra queste strutture positive è il vulcano Vavilov, esteso per 33 Km, che si innalza per almeno 2.700 mt sulla piana abissale

tirrenica e raggiunge la quota di 731 mt di profondità.

Tutta la storia degli tsunami che sono avvenuti nel Mediterraneo, legati al vulcanesimo e alla sismica sottomarina, è storia alquanto recente: durante il periodo neolitico si è generata un’onda di tsunami di altezza pari a 50 mt, che fu originata dall’attività sismica dell’Etna. Questa onda in poche ore raggiunse tutte le coste del Mediterraneo orientale e meridionale, distruggendo gli insediamenti costieri. Anche nel 1693 vi fu un maremoto collegato all’attività sismica dell’Etna, che distrusse le coste della Sicilia orientale; pure il terremoto di Messina, nel 1908, alzò un’onda tsunami che procurò la maggior parte delle vittime di quell’evento sismico.

I recenti rilievi geologici hanno dimostrato che sotto lo stretto di Messina passano diverse faglie di carattere distensivo, collegate direttamente al cosiddetto “Siculo-Calabrian Rift Zone”. Molte di queste faglie sono sconosciute dai geologi in quanto si trovano alla profondità di 7-8 km sotto lo stretto di Messina, per tale motivo è difficile studiarle e monitorarle. Questa faglia viene chiamata dai geologi di tipo “cieca”, poiché è difficile studiarla e perché agisce in profondità senza riuscire ad emergere in superficie. Questo arcipelago, che noi chiamiamo delle Eolie, è un arco magmatico insu-

lare composto da 6 principali vulcani sommersi e da 7 isole vulcaniche emergenti; considerando anche i vulcani sommersi, l’arco vulcanico presenta una forma pressoché anulare. L’origine dell’arco insulare è da ascrivere alla risalita di magmi provenienti dalla fusione della placca in subduzione. Marsili è lungo 50 km e largo 20 km. Il vulcano sottomarino Marsili dista 150 km a sud del golfo di Napoli e 70 km dalle isole Eolie. Si sviluppa da 3.000 a 505 mt dalla superficie marina, a metà strada tra Salerno e Cefalù. Il Vavilov è un vulcano tuttora attivo e, insieme a Magnaghi, Marsili e Palinuro, è considerato tra i vulcani pericolosi del Tirreno: eventuali attività esplosive, o collassi calderici, di questi edifici vulcanici sottomarini porterebbero infatti violente onde tsunami sulle coste del Tirreno. Il loro risveglio potrebbe essere drammatico per i paesi costieri della Calabria, della Campania e della Basilicata. Uno tsunami, un’immensa onda simile a quelle che periodicamente si abbattono sui Paesi del Pacifico (come Giappone e Indonesia), potrebbe infatti colpire Calabria, Campania e Sicilia.

Palinuro è un complesso vulcanico lungo circa 75 km, composto da almeno 8 edifici maggiori allineati all’incirca in direzione Est-Ovest. È un vulcano importante per la sua pericolosità, si tratta di un cono attivo che

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Geofisica

registra attività sismica, la vetta è posta ad appena 70 mt di profondità e a circa 65 Km di distanza dalla costa del Cilento. Un eventuale evento parossistico di questo vulcano sommerso avrebbe effetti catastrofici sulla costa tirrenica meridionale. Con la nave oceanografica abbiamo studiato sia le eruzioni laviche che i gas all’interno dei coni vulcanici con strumenti collegati ai ROV (Remotely Operated Vehicle), veicoli subacquei a controllo remoto. I campioni venivano poi studiati all’interno dei laboratori della nave.

L’isola Ferdinandea

Era il lontano giugno del 1831 quando di fronte alla cittadina di Sciacca, l’attività vulcanica portò all’emersione dell’isola Ferdinandea. Questo piccolo cono vulcanico fu distrutto dal moto ondoso pochi mesi dopo, mentre il Regno delle due Sicilie, l’Inghilterra e la Francia ne rivendicavano la sovranità assegnandogli diversi nomi: Ferdinandea, Graham e Giulia. La nostra ricerca ha potuto constatare che l’apparato si trova ad una profondità minima di 4 metri sotto il livello del mare ed ha un’attività di degassamento, con lo sviluppo di colonne di gas di decine di metri di diametro. Quando emerse dal mare aveva una superficie di circa 4 km² e 65 metri di altezza. Era però composta prevalentemente da tefrite, materiale roccioso eruttivo facilmente erodibile dall’azione delle onde. A conclusione dell’episodio eruttivo si verificò una rapida subsidenza e l’isola scomparve definitivamente sotto le onde del Canale di Sicilia dopo pochi mesi. Ma è bastato così poco tempo per creare storie, leggende, dispute politiche internazionali e, soprattutto, a generare un grande amore dei Siciliani nei suoi confronti.

Appena emersa, l’isola si presentava con una forma conica per via della

la nave utilizzata per la spedizione scientifica nel

sua attività vulcanica. All’esterno del vulcano c’erano due laghetti sulfurei in costante ebollizione e anche una sorta di torrente che trascinava verso il mare l’acqua che era dentro il cratere e che a tratti “esondava”.

Dalle nostre recenti ricerche oceanografiche abbiamo potuto evidenziare che l’isola costituisce - con i vicini banchi “Terribile” e “Nerita” - uno dei coni accessori del vulcano sottomarino Empedocle, un edificio vulcanico paragonabile all’Etna per larghezza della base ed elevato mediamente di circa 500 metri dal fondo del mare. Il re Ferdinando II di Borbone, inviò sul posto la corvetta bombardiera “Etna” al comando del capitano Corrao il quale, sceso sull’isola, piantò la bandiera borbonica battezzando l’isola “Ferdinandea” in onore del sovrano. Ma la Francia e l’Inghilterra ne rivendicarono la proprietà. Nel 1846 e nel 1863 l’isoletta è riapparsa ancora in superficie, per poi scomparire nuovamente dopo pochi giorni.

Durante il terremoto del Belice, nel 1968, le acque circostanti il banco di Graham si sono nuovamente intorbidite e hanno ribollito, cosa che venne interpretata come un probabile segnale che l’isola Ferdinandea stesse per riemergere. Non successe

niente, ma venne segnalato un movimento nelle acque internazionali di alcune navi britanniche della flotta del Mediterraneo. Questi movimenti sospetti portarono alcuni subacquei siciliani a porre sulla superficie del banco Graham una targa in pietra, sulla quale si legge: “Questo lembo di terra una volta isola Ferdinandea era e sarà sempre del popolo siciliano”. Durante le riprese video da parte del ROV abbiamo incontrato pesci di grande profondità, molto strani e particolari, come il pesce vipera che usa la bioluminiscenza per catturare le prede. Ma quello che più ci ha colpiti è stato il pesce stampella che non nuotava, ma camminava sul fondo usando delle stampelle. Due stampelle nella parte centrale e una nella coda per appoggiarsi. Un giorno vi mostrerò il filmato. Ciò che si vede ha dell’incredibile: mai un uomo avrebbe potuto immaginare che potesse esistere un essere così strano. Quella notte c’ero io nella control room e sono rimasto basito.

Nei fondali marini sono ancora molte le specie sconosciute. L’uomo cerca di scoprire nuovi sistemi solari ma ancora non conosciamo perfettamente le specie che vivono sulla terra in cui viviamo. Alla prossima avventura.

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Sopra, Mar Mediterraneo. Nella foto d’apertura, Francesco Torre sul Nautilus.
IN FARMACIA

IL TRATTAMENTO RIABILITATIVO: LA PROGRESSIONE VERSO LA GUARIGIONE

Dalla presa in carico del paziente in fase acuta fino alla completa ripresa

Dal trauma dello sportivo agli infortuni, dalle tensioni posturali alle alterazioni congenite o acquisite del sistema muscolo-scheletrico (ad esempio per le scoliosi o per i piedi piatti), dalle patologie respiratorie (come per le broncopneumopatie) alle patologie neurologiche (come per le emiplegie e tutte le forme di paresi), dalle patologie del pavimento pelvico (come per l’incontinenza urinaria e per il prolasso) alle malattie reumatiche (come per l’artrite reumatoide e la pelvispondilite anchilosante) e così via, per un lunghissimo elenco di tutti gli ambiti per i quali la riabilitazione offre un prezioso contributo, il trattamento fisioterapico nella sua più ampia accezione può

assumere diverse forme e molteplici impostazioni. In linea generale, il protocollo terapeutico deve essere strutturato sempre in relazione alle tappe fondamentali del processo di guarigione dettate dalla fisiologia e dalla fisiopatologia. Il piano terapeutico del trattamento riabilitativo presenta quindi differenti aspetti e peculiarità e varia in relazione alla fase della patologia. Il primo step del trattamento riabilitativo rappresenta un momento fondamentale per la rapida e completa guarigione del paziente. Si deve quanto prima “ridurre l’infiammazione” e di conseguenza la sintomatologia dolorosa. Che si tratti di un trauma acuto, ma anche nel caso di uno squilibrio posturale adattativo che può aver portato

nel tempo verso una condizione patologica, si deve ripristinare - sia a livello locale che globale - il corretto ambiente cellulare e vascolare (drenaggio dei cataboliti del processo infiammatorio) per migliorare la biochimica verso la guarigione. In questa prima fase l’obiettivo è anche quello di “ridurre l’assunzione di farmaci”. È un obiettivo raggiungibile grazie alla terapia manuale (che mira al ripristino della mobilità dei tessuti) ma anche con l’utilizzo di apparecchi elettromedicali che, ad oggi, grazie all’evoluzione tecnologica, hanno raggiunto un elevato livello di efficacia.

Il secondo step prevede la “riduzione delle tensioni muscolari e tissutali” sempre grazie alla terapia manuale,

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Scienze

per l’azione diretta sulle retrazioni e sulle contratture muscolari responsabili del dolore. Normalmente è abbinata alla cauta mobilizzazione per incrementare progressivamente il range di movimento. La rigidità delle articolazioni è dovuta all’eccessiva tensione muscolare e fasciale, normalmente come risposta di difesa al dolore. Sono questi alcuni tra i fattori che mantengono vivo il dolore e di conseguenza portano alla limitazione articolare. Al recupero dell’articolarità deve poi seguire il “recupero della forza e della resistenza muscolare”. All’incremento della libertà articolare devono seguire esercizi (progressivamente più impegnativi) sia di contrazione attiva contro gravità (contrazione isometrica) che di controllo del movimento in fase di rilascio (contrazione eccentrica). L’allenamento della contrazione eccentrica (contrazione muscolare utilizzata per scendere le scale o per scendere un ripido pendio di montagna) è fondamentale perché garantisce la completezza del recupero funzionale. Permette un controllo più evoluto del movimento e “riduce il sovraccarico delle superfici articolari”.

Segue poi la fase in cui si deve “rior-

ganizzare l’azione coordinata di tutti i muscoli” protagonisti della funzione motoria limitata. Ogni muscolo ha una sua funzione specifica, ma è soltanto grazie all’integrazione armoniosa dell’azione di tutti i muscoli che si otterrà un risultato stabile e duraturo nel tempo.

Alla coordinazione motoria deve seguire la fase nella quale si devono “attivare ed esercitare i recettori muscolari ed articolari” su come deve avvenire il controllo motorio. Un arto o una articolazione che sono stati immobilizzati e protetti a causa di un dolore o un infortunio devono essere “riprogrammati”. È una fase molto delicata, necessaria per eliminare i compensi che

sono stati adottati per evitare il dolore. È un livello superiore di elaborazione del movimento. Coinvolge i recettori periferici per integrare il controllo motorio periferico con le aree del sistema nervoso centrale preposte al controllo del movimento (in particolare il cervelletto ed il tronco dell’encefalo). Per completare il piano di trattamento è fondamentale l’integrazione con “esercizi di propriocettività” e mobilità fine. Sono esercizi che prevedono l’utilizzo di piani d’appoggio instabili associati a movimenti improvvisi non programmati. Questo al fine di simulare le varie situazioni di instabilità di appoggi che si possono presentare durante la giornata.

L’EVOLUZIONE TECNOLOGICA AL SERVIZIO DELLA RIABILITAZIONE

Sia nel campo degli elettromedicali (come laserterapia, tecarterapia, onde d’urto, ultrasuoni etc.) - utili per la riduzione del dolore e dell’infiammazione - che nel campo delle macchine utilizzate per l’allenamento e la coordinazione muscolare (come per la isocinetica e il controllo del movimento con “biofeedback”), la tecnologia ha contribuito ad ottenere risultati impensabili fino a 20-30 anni fa. Un esempio eclatante è visibile anche per il grande salto in avanti che è stato compiuto dalla robotica nella progettazione delle protesi per gli atleti che hanno subito amputazioni degli arti.

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Salute

QUANTO CONTA UN SORRISO: LA SALUTE DELLA BOCCA

Troppo spesso relegata nell’ambito delle preoccupazioni estetiche, talvolta trattata come un lusso, la salute della nostra bocca è invece da tenere nella massima considerazione. Denti e strutture del cavo orale, infatti, ci permettono di svolgere funzioni fondamentali: respirare, mangiare e bere, parlare. Ci consentono di sorridere e di comunicare con gli altri. Vediamo quali sono le principali minacce al benessere della nostra bocca e, soprattutto, come preservarlo nel tempo.

LE MALATTIE DEL CAVO ORALE

Che cosa può rovinarci il sorriso? Carie e malattia parodontale, la perdita dei denti, eventi traumatici e tumori del cavo orale. Tutte queste patologie, dalla più lieve alla più grave, tendono ad essere legate all’avanzare dell’età e a condizioni socioeconomiche svantaggiate. Sono infatti gli stili di vita salutari, la capacità e la possibilità di mettere in atto strategie di prevenzione e di intervenire tempestivamente in caso di problemi a fare la differenza.

Come ricordano le società scientifiche di riferimento, i primi nemici della salute orale sono una cattiva igiene orale, il fumo di tabacco, una dieta non corretta, ma anche lo stress e la sedentarietà. Inoltre ci sono ormai evidenze convincenti che mostrano una correlazione fra malattie dei denti e delle gengive e patologie serie e diffuse come quelle cardiovascolari e il diabete.

IL FUMO

Non c’è parte della bocca che non sia danneggiata dall’azione del fumo di tabacco. Sui denti viene alterata la colorazione, con macchie e ingiallimento, e aumenta l’incidenza di placca e di carie. Le gengive dei fumatori sono più soggette a infe-

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zioni batteriche che possono dare origine a parodontite (o piorrea), un’infiammazione della struttura che sostiene i denti, che si manifesta con le gengive che si ritirano fino, nei casi più gravi, a rendere instabili i denti e provocarne la caduta (anche sei volte più probabile nei forti fumatori).

Anche le mucose della bocca subiscono il fumo; il rischio più diffuso è la leucoplachia, una placca bianca dovuta all’alterazione dell’epitelio, da tenere sotto attento controllo perché può evolversi in un tumore. Anche le infezioni e le candidosi sono più frequenti nei fumatori, le procedure odontoiatriche possono essere gravate da complicazioni infettive e guarigioni più difficili.

LA DIETA E L’ALCOL

L’alcol è un fattore di rischio importante di tumore della bocca e della gola. Se combinato con il tabacco, poi, l’effetto dannoso è potenziato; quindi ridurre o eliminare il consumo di alcolici è un buon punto di partenza anche per il nostro sorriso. Fondamentale inoltre l’attenzione all’alimentazione, ricordando che non sono solo i bambini a dover limitare i cibi ricchi di zuccheri, ma anche gli adulti; al contrario, cinque porzioni di frutta e verdura ogni giorno aiutano a mantenere pulita la bocca e a stimolare una corretta salivazione, prima alleata per una superficie forte e sana dei nostri denti. Per questo motivo è importante fare attenzione alla secchezza della bocca, ad esempio se si assumono farmaci che la provocano, e interpellare il medico che potrà consigliare dei rimedi efficaci.

I TUMORI DEL CAVO ORALE

Nel mondo, i tumori di bocca e labbra sono al sedicesimo posto

per incidenza e mortalità. In Italia si registrano poco meno di diecimila nuove diagnosi l’anno fra tumori del cavo orale, faringe e laringe. I fattori di rischio sono noti (alcol e fumo in primis, poi le infezioni persistenti da alcuni ceppi di papillomavirus o HPV), ma sono poco controllati. Come ribadito dagli estensori del rapporto annuale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica, la prevenzione «potrebbe dare ottimi risultati per la buona prognosi di queste neoplasie quando diagnosticate in fase precoce, ma le fasce sociali più a rischio sono poco sensibili ai controlli clinici periodici. Per questi motivi, oltre la metà dei casi vengono diagnosticati in fase localmente avanzata o già metastatica».

RIDURRE IL RISCHIO SI PUÒ

Da tempo si sommano evidenze dei benefici di smettere di fumare: il rischio di tumori del cavo orale diminuisce tanto più quanto più si prolunga l’astinenza dalle sigarette, e cala rapidamente l’incidenza delle leucoplachie. Si calcola che dopo vent’anni il rischio diventi simile a quello di chi non ha mai fumato, ma bastano quattro anni per ridurlo di un terzo. E l’alcol? Un forte bevitore che smette dopo vent’anni ha un rischio quasi dimezzato.

OCCHIO AI SINTOMI

I tumori del cavo orale si possono curare efficacemente se scoperti in tempo. È bene interpellare il medico se uno dei seguenti disturbi si presenta per 3 settimane o più:

• dolore alla lingua, ulcere che non guariscono, macchie rosse o bianche in bocca;

• dolore alla gola;

• raucedine persistente;

• dolore e/o difficoltà a deglutire

• gonfiore del collo;

• naso chiuso da un lato, perdita di sangue dal naso.

LA PREVENZIONE IN ETÀ ADULTA

Igiene e controlli sono una combinazione vincente per la salute orale, troppo spesso trascurata dalle persone in età adulta. In particolare, il Ministero della Salute consiglia di:

• spazzolare i denti dopo ogni pasto per almeno 2-3 minuti;

• usare uno spazzolino dalla testina medio-piccola per arrivare in tutte le zone della bocca;

• sostituire lo spazzolino almeno ogni due mesi;

• spazzolare accuratamente tutti i denti;

• usare regolarmente filo interdentale e scovolino per eliminare la placca batterica dalle zone interdentali;

• usare possibilmente un dentifricio a base di fluoro (aiuta a prevenire la carie proteggendo lo smalto dei denti);

• sottoporsi regolarmente a visite di controllo e sedute d’igiene.

a cura di Fondazione Umberto Veronesi
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PER LO YOGA

NON È MAI TROPPO TARDI

«Si va avanti con gli anni e, piuttosto che contrastare il tempo dicendo “Ah, voglio sembrare più giovane”, occorrerebbe diventare amici del tempo, viverlo al meglio». A parlare è Patrizia, 61 anni. La incontriamo in una shala - il Samadhi yoga shala -, luogo in cui, ogni giorno, si pratica lo yoga. Siamo a Ostia, il quartiere sul mare della Capitale ed è qui che ci racconta come abbia iniziato a praticare. «Okay, mi sono detta, alla mia età devo mettere in banca i miei prossimi duecento anni. Come? Diventando più flessibile, più consapevole e ritrovando, se possibile, il modo di

Serve costanza e pazienza, ma alla fine i risultati sono assicurati.

Lo yoga serve a rimettersi in contatto con sé stessi e riscoprire i benefici della respirazione calma.

E con la pratica si migliora anche la salute

sentirmi nuovamente me stessa». La vita frenetica di tutti i giorni ci allontana sicuramente dai bisogni della mente e del corpo e invita a tutto fuorché alla calma, al rilassamento e alla lentezza. Eppure, scoprire i benefici di una pratica così antica come lo yoga può trasformarsi in un autentico toccasana per mente e corpo. «Quando ho iniziato (3 anni fa, N.d.r.), - prosegue Patrizia - avevo la stessa corporalità di oggi, ma avevo qualche chilo in più: quei tre o quattro chili che essendo una spilungona magari dall’esterno si notano poco, ma che io sentivo eccome».

«All’epoca - ci dice ancora - il mio corpo era veramente conciato ma-

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Scienze
Sopra, da sinistra, Patrizia Freggi, Barbara Novelli e Antonio Scappin.

le, sono anche stata operata alla spina dorsale. Soffrivo di gravi e seri dolori alle anche, non riuscivo più a piegare le ginocchia, consumavo tantissimi antidolorifici e antinfiammatori, cosa che adesso non uso più».

Un’esperienza analoga di benessere ce la racconta Barbara, 52 anni: «Ho iniziato perché ho avuto problemi di schiena. Sono partita prima con la posturale e poi col pilates ma, dopo un anno, ho sentito il bisogno di andare alle origini di molte di queste pratiche ed è come se avessi sentito una chiamata: voglio andare alla fonte, mi son detta. Così mi sono iscritta alle prime classi di yoga. Avevo un’ernia che non ho più: è rientrata completamente».

L’Ashtanga yoga - la disciplina che loro praticano - lavora infatti sul corpo rendendolo più flessibile e forte col contributo prezioso del lavoro sulla respirazione che, spesso, in Occidente, trascuriamo del tutto. «Da quando ho iniziato a fare yoga ho ricominciato ad essere io. Ho ritrovato la Patrizia che avevo perso dieci anni prima - ci racconta ancora lei -. Lo yoga ti aiuta ad essere più aperta mentalmente ma anche emotivamente e fisicamente. Il respiro conta molto, lo si fa in maniera molto più profonda».

Come lei, Barbara, che aggiunge: «La mia schiena era iperverticalizzata e quindi scaricavo tutto nella parte bassa, ragion per cui mi era uscita quell’er-

nia. Non avevo la curvatura lombare e con lo yoga ho dovuto piegare la schiena. Ci ho messo tempo, ma è tutta salute. I benefici, infatti, li percepisci da subito anche se bisogna andare piano con l’ego perché, se si eccede, si rischia di strafare». Ed ecco perché tutti - qui nella shala - ci consigliano di seguire sempre corsi di insegnanti qualificati, persone con comprovata esperienza. Antonio, in questa classe, ha iniziato a praticare per ultimo e un po’ per scommessa. Oggi ha 67 anni. «Le prime lezioni mia moglie e mia figlia le svolgevano a casa con un’insegnante privata e, dato che occupavano il salone, io sfruttavo quel tempo per innaffiare il giardino di 1.200 mq che avevamo.

Sudavo sotto il sole mentre vedevo le loro evoluzioni ma, a un certo punto, hanno iniziato a dirmi: “Perché non provi anche tu?”». Antonio però era scettico. «Avendo praticato in passato arti marziali - sia il karate sia il kendo -, vedevo lo yoga un po’ statico per quelle che erano le mie aspettative e quindi ho sempre trovato una scusa per rinviare». Eppure, un giorno, qualcosa cambia perché la figlia decide di metterlo alla prova: «Se passo l’esame con un ottimo voto - gli dice -, tu provi a fare una lezione di yoga con noi». Così, ci racconta ancora Antonio, «quando l’esame è andato bene, il bel voto è arrivato, io ho mantenuto la mia promessa».

Oggi, a un anno e mezzo dal suo inizio con questa disciplina, sono già tanti i progressi. «Quando si pratica lo yoga - ci confida Patrizia - si ha più rispetto per il proprio corpo e quindi si ha un atteggiamento di maggiore riguardo verso di esso. In questi tre anni di pratica - tramite un’alimentazione più sana, senza imposizioni né tantomeno una dieta draconiana - sono tornata al mio peso forma. La pratica si riversa in altri campi dell’esistenza migliorandola naturalmente; il tutto, con un approccio molto dolce, naturale».

Secondo Antonio, «bisogna fare un investimento nel lungo periodo perché tutte le cose che ottieni facilmente, allo stesso tempo le perdi facilmente. Quindi bisogna avere costanza e sicuramente si viene invogliati dal fatto che si vedono i risultati. Tutte le attività che abbinano la respirazione con i movimenti del corpo portano dei benefici incommensurabili a tutti i livelli: non solo fisico ma anche mentale. Aumentare la flessibilità aumenta anche la vita operativa del nostro corpo».

«Non è mai troppo tardi per iniziareconclude Patrizia -. Lo consiglio a tutti, anche agli ottuagenari, perché con lo yoga ritrovano quel loro io che hanno perso tanti anni prima».

marzo 2023 | www.spazio50.org 73 Benessere

DACCI IL 5

LO TRASFORMEREMO IN RICERCA D’ECCELLENZA PER LA CURA DEI TUMORI

Sostenere la ricerca scientifica per trovare nuove cure per i tumori è facile come dare un 5 e non ti costa nulla. Quest’anno quando fai la dichiarazione dei redditi destina il tuo 5xMille a Fondazione Umberto Veronesi

5xMille a Fondazione

CODICE FISCALE

Umberto Veronesi Nella casella: “Finanziamento della ricerca scientifica e dell’università”

5xmille.fondazioneveronesi.it

Tecnologia e dintorni

CURIOSITÀ

Quando inventò l’e-mail nel 1971, Ray Tomlinson usò la chiocciola, @, un simbolo che sembrerebbe risalire al Medioevo, quando a Venezia era impiegato per indicare la parola anfora, in relazione all’unità di misura.

1 UN ROBOT AVVOCATO? SÌ, NO, FORSE

Avrebbe dovuto debuttare a febbraio l’algoritmo “forense”…

Doveva debuttare a fine febbraio difendendo il suo primo cliente da un’accusa di eccesso di velocità. “DoNotPay” - questo il nome dell’avvocato “robot” - non è entrato in aula a seguito, pare, delle minacce ricevute al suo sviluppatore, Joshua Browder. “DoNotPay”, però, non è un vero e proprio robot: è un algoritmo gestito dall’Intelligenza Artificiale che può suggerire ad un avvocato dotato di auricolari le argomentazioni da proporre durante il processo. Un progetto ambizioso, ma che ha sollevato un vespaio di polemiche.

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REALTÀ VIRTUALE, AUMENTATA O MISTA?

Sono diverse fra loro: vediamo in cosa differiscono

Quale realtà preferite: virtuale, aumentata o mista? Ma soprattutto, in cosa differiscono? Con visori, sensori e periferiche, la realtà “virtuale” (VR) consente un’esperienza immersiva, mentre quella “aumentata” (AR) si basa su informazioni che si sovrappongono a quanto si vede (come accade con Google Maps o con gli occhiali smart). Quella ibrida (MR) è un mix fra aumentata, virtuale e reale: attraverso un visore consente di vedere non solo la realtà vera aumentata con dati, ma anche componenti o avatar con cui interagire.

3 VIAGGI SPAZIALI E IBERNAZIONE, UN FUTURO VICINO

Non più fantascienza, ma scienza in fase sperimentale

Non c’è stato film di fantascienza negli ultimi decenni che non abbia narrato il sonno e il risveglio di equipaggi in viaggio nello Spazio. Di recente, ricercatori dell’Istituto di Tecnologia Avanzata di Shenzhen (SIAT), in Cina, sarebbero riusciti ad indurre uno stato di ipotermia controllata in primati non umani. Ovviamente, si è ancora distanti dall’ibernare esseri umani, ma adattare il processo potrebbe essere in futuro la chiave per lunghi viaggi spaziali. Senza contare che i vantaggi potrebbero essere molti altri in campo medico.

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DEEPFAKE, il lato oscuro dell’IA

Quando l’Intelligenza Artificiale può manipolare la realtà

Già nel 2017, circolando sui social, intaccarono la reputazione di molte persone famose e mostrarono tutte le loro rischiose implicazioni. Il termine “deepfake” - nato dalla fusione tra le parole inglesi “deep learning” (apprendimento profondo) e “fake” (finto) - indica una tecnica per la sintesi dell’immagine umana basata sull’IA che sa produrre falsi molto credibili, combinando e sovrapponendo immagini e video. La prova? Circa il 50% delle persone coinvolte in un esperimento con "deepfake" erano convinte di aver assistito ad un filmato vero.

LO SAPEVATE CHE?

Finisce il 2 marzo il Mobile World Congress, la fiera dedicata al settore “mobile” più importante del mondo. Quest’anno sul palco di Barcellona sono presentati tanti nuovi prodotti (www.mwcbarcelona.com).

a cura di Valerio Maria Urru
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2023 E PENSIONI: COSA CAMBIA DAVVERO?

QIntrodotta “quota 103” e prorogate “opzione donna” e Ape sociale. Riforma strutturale rinviata al 2024 uando potrò andare in pensione? E con quanto? Ogni anno le domande dei lavoratori sono sempre le stesse, soprattutto in fase di approvazione della Legge di Bilancio. Sono ormai trascorsi più di dieci anni dalla tanto vituperata riforma Fornero e da allora si sono susseguite ben nove “salvaguardie” e diverse misure sperimentali per favorire il pensionamento, con il risultato che districarsi tra le norme previdenziali è sempre più difficile. Anche la Legge di Bilancio 2023 non ha di fatto dato l’addio alla riforma Fornero: restano invariati i requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia (67 anni di età e almeno 20 anni di contributi) e alla pensione anticipata ordinaria (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne). Il Governo, annunciando una riforma strutturale del sistema previdenziale nel 2024, si è per il momento limitato all’introduzione di “quota 103” e alla proroga di “opzione donna” e Ape sociale.

Dopo “quota 100” e “quota 102”, che restano valide per chi ha maturato i requisiti rispettivamente entro il 31/12/2021 e il 31/12/2022, la nuova Legge di Bilancio introduce, in via sperimentale per l’anno 2023, “quota

103”, ossia la possibilità di accedere alla pensione con 62 anni e almeno 41 anni di contributi. Restano ferme le finestre mobili di tre mesi per i lavoratori del settore privato e di sei mesi per il settore pubblico e l’impossibilità di cumulare reddito da lavoro e pensione fino al compimento del 67° anno di età. A queste limitazioni però se ne aggiunge un’altra, decisamente più severa: l’importo della pensione non potrà essere superiore a cinque volte il trattamento minimo (€ 2.818,65 per il 2023) per le mensilità di anticipo rispetto al compimento dell’età pensionabile di vecchiaia. Anche “opzione donna” è stata prorogata, ma con requisiti più stringenti. Potranno accedervi le lavoratrici con 60 anni di età e 35 anni di contributi maturati entro il 31/12/2022, ma solo se appartengono a tre specifiche categorie: caregivers, lavoratrici con una percentuale di invalidità civile pari o superiore al 74%, lavoratrici in forza o licenziate da imprese in crisi. È previsto uno sconto di un anno sul requisito anagrafico per ogni figlio, entro un massimo di due anni. Per le lavoratrici appartenenti alla terza categoria, invece, il requisito anagrafico è fissato 58 anni a prescindere dal numero dei figli. Prorogata per il 2023 anche l’Ape so-

ciale, un’indennità corrisposta fino al raggiungimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia a lavoratori in stato di difficoltà che abbiano compiuto almeno 63 anni di età, abbiano un’anzianità contributiva tra i 30 e i 36 anni e rientrino in una delle categorie individuate dalla normativa (lavoratori che svolgono mansioni gravose, invalidi civili con una percentuale pari o superiore al 74 %, lavoratori dipendenti in stato di disoccupazione che abbiano esaurito il trattamento di NASpI o equivalente, caregivers).

Tra norme transitorie, misure sperimentali e proroghe, è partito anche il cantiere per l’annunciata riforma delle pensioni che dovrebbe vedere la luce nel 2024. Come si legge sul portale istituzionale del Ministero del Lavoro, il ministro Marina Calderone ha innanzitutto anticipato la volontà di ripristinare il nucleo di valutazione della spesa previdenziale, per monitorare in modo efficace la situazione economica e consentire una revisione sostenibile del sistema pensionistico vigente.

«La razionalizzazione dei sistemi di accesso alla pensione che ci proponiamo di realizzare risponde alla volontà di dare certezze a quanti, dopo una vita di lavoro, si interrogano rispetto alle effettive prospettive pensionistiche», ha affermato il ministro Marina Calderone, che ha aggiunto: «Serve un quadro chiaro e stabile di norme affinché i singoli possano scegliere come eventualmente provvedere a integrare gli assegni, con congruo anticipo e in maniera sostenibile».

Ci auguriamo che le parole del ministro Calderone si possano tradurre in fatti concreti. Questo non solo significherebbe fornire risposte chiare ai dubbi di molti lavoratori, ma rappresenterebbe una spinta verso quell’azione di educazione previdenziale già annunciata nella riforma Fornero e oggi indispensabile per garantire la sostenibilità del nostro regime pensionistico.

a cura di Maria Silvia Barbieri Previdenza
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APE SOCIALE

PROROGATA ANCHE PER IL 2023

C’è tempo fino al 31 marzo 2023 per richiedere la pensione anticipata “APE Sociale”.

TI ASPETTIAMO NEI NOSTRI UFFICI PER VERIFICARE I TUOI REQUISITI E PER INVIARE LA DOMANDA!

PER AVERE DIRITTO ALL’APE SOCIALE SONO RICHIESTI I SEGUENTI REQUISITI:

almeno 63 anni di età almeno 30 anni di anzianità contributiva per chi è disoccupato, invalido o con parenti di 1° grado con disabilità grave 36 anni di anzianità per chi ha svolto attività gravose, previste dalla normativa non essere titolari di alcuna pensione diretta.

Le domande presentate successivamente al 31 marzo 2023 saranno prese in considerazione solamente nel caso in cui siano ancora disponibili risorse finanziarie.

Chiama il numero unico nazionale o trova la sede a te più vicina sul nostro sito

Gli uffici 50&PiùEnasco sono a tua disposizione per fornirti tutte le informazioni sull’anticipo pensionistico e valutare la soluzione per te più opportuna.

www.50epiuenasco.it ISTITUTO DI PATRONATO E DI ASSISTENZA SOCIALE ISTITUTO DI PATRONATO E DI ASSISTENZA SOCIALE

LEGGE DI BILANCIO 2023

Come chiudere le liti pendenti con l’Agenzia delle Entrate

In caso di controversia, il contribuente può effettuare il pagamento di un importo che varia di percentuale in relazione al caso di soccombenza e al grado di giudizio

Anche il presente articolo è dedicato alla disamina delle disposizioni introdotte con la Legge di Bilancio 2023 e, in particolare, a quella con cui viene riconosciuta al contribuente la facoltà di definite le controversie attribuite alla giurisdizione tributaria, in cui è parte l’Agenzia delle Entrate, pendenti al 1° gennaio 2023 (data di entrata in vigore della Legge di Bilancio 2023) in ogni stato e grado del giudizio (Commissione Tributaria Provinciale, Regionale, compreso quello in Cassazione e anche a seguito di rinvio).

In materia, l’Agenzia delle Entrate è intervenuta con Circolare n 1/E del 13 gennaio 2023 e con il provvedimento del Direttore, prot. n. 30294/2023, dell’1 febbraio (pubblicato il 2 febbraio) e con errata corrige del 3 febbraio 2023. Con la Circolare n.1/E, l’Ufficio ha riassunto gli aspetti principali delle disposizioni dettate dalla Legge di Bilancio. In merito alla chiusura delle liti pendenti, ha sottolineato come il comma 186 preveda che la definizione avvenga con il pagamento di un determinato importo rapportato al valore della controversia, stabilito in base a quanto previsto dal comma 2 dell’articolo 12 del d.lgs. n. 546 del 1992, secondo cui «Per valore della lite si intende l’importo del tributo al netto degli interessi e delle eventuali sanzioni irrogate con l’atto impugnato; in caso di controversie relative esclusivamente alle irrogazioni di sanzioni, il valore è costituito dalla somma di queste».

Al valore della controversia si applicano le percentuali di riduzione stabilite dai

commi da 186 a 191, in relazione all’oggetto, allo stato e al grado in cui pende la controversia medesima.

100% del valore della controversia

Il comma 186 prevede il pagamento di un importo corrispondente al 100% del valore della controversia nei casi in cui:

l’Agenzia fiscale è risultata vincitrice nell’ultima o unica pronuncia giurisdizionale non cautelare depositata al 1° gennaio 2023;

il contribuente ha notificato il ricorso, alla stessa data, all’Agenzia fiscale, ma a tale data non si è ancora costituito in giudizio tramite il deposito o la trasmissione del ricorso stesso alla segreteria della Corte di Giustizia Tributaria di primo grado, ai sensi dell’articolo 22, comma 1, del d.lgs. n. 546 del 1992.

90% del valore della controversia

Il comma 187 prevede, inoltre, il pagamento di un importo pari al 90% del valore della controversia nel caso in cui il contribuente, alla data del 1° gennaio 2023, si sia già costituito in giudizio attraverso il deposito o la trasmissione del ricorso alla segreteria della Corte di Giustizia Tributaria di primo grado, ma, alla stessa data, la Corte di Giustizia Tributaria non abbia ancora depositato una pronuncia giurisdizionale non cautelare.

La medesima percentuale si applica anche nei casi in cui, al 1° gennaio 2023, pendano i termini per la riassunzione a seguito di sentenza di Cassazione con rinvio ovvero penda il giudizio di rinvio a seguito di avvenuta riassunzione.

40 e 15% del valore della controversia

Il comma 188 prevede che, nell’ipotesi di soccombenza dell’Agenzia nell’ultima o unica pronuncia giurisdizionale non cautelare depositata alla data di entrata in vigore della legge di bilancio 2023, il contribuente può definire in via agevolata la controversia pagando:

il 40% del valore della controversia, in caso di soccombenza nella pronuncia di primo grado;

il 15% del valore della controversia, in caso di soccombenza nella pronuncia di secondo grado.

5% del valore della controversia

Il comma 190 stabilisce che per la definizione agevolata delle controversie tributarie pendenti innanzi alla Corte di cassazione, per le quali l’Agenzia risulti soccombente in tutti i precedenti gradi di giudizio, il contribuente deve pagare un importo pari al 5% del valore della controversia.

L’Agenzia delle Entrate in data 2 febbraio ha pubblicato il modello e le istruzioni con cui deve essere esercitata la suddetta richiesta di adesione, da inviare fino al 30 giugno 2023.

a cura di Alessandra De Feo
www.spazio50.org | marzo 2023 78
Fisco

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Liguria Telefono

Genova - Via XX Settembre, 40/5 010543042

Imperia - Via Gian Francesco De Marchi, 81 0183275334

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Savona - Corso A. Ricci - Torre Vespucci, 14 019853582

Lombardia Telefono

Bergamo - Via Borgo Palazzo, 133 0354120126

Brescia - Via Trento, 15/R 0303771785

Como - Via Bellini, 14 031265361

Cremona - Via Alessandro Manzoni, 2 037225745-458715

Lecco - Piazza Giuseppe Garibaldi, 4 0341287279

Lodi - Via Giovanni Haussmann, 1 0371432575

Mantova - Via Valsesia, 46 0376288505

Milano - Corso Venezia, 47 0276013399

Pavia - Via Ticinello, 22 038228411

Sondrio - Via del Vecchio Macello, 4/C 0342533311

Varese - Via Valle Venosta, 4 0332342280

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Le sedi 50&Più provinciali
Biella - Via Trieste, 15 01530789 Cuneo - Via Avogadro, 32 0171604198 Novara - Via Giovanni Battista Paletta, 1 032130232 Torino - Via Andrea Massena, 18 011533806 Verbania - Via Roma, 29 032352350 Vercelli - Via Duchessa Jolanda, 26 0161215344 Puglia Telefono Bari - Piazza Aldo Moro, 28 0805240342 Brindisi - Via Appia, 159/B 0831524187 Foggia - Via Luigi Miranda, 8 0881723151 Lecce - Via Cicolella, 3 0832343923 Taranto - Via Giacomo Lacaita, 5 0997796444 Sardegna Telefono Cagliari - Via Santa Gilla, 6 070280251 Nuoro - Galleria Emanuela Loi, 8 0784232804 Oristano - Via Sebastiano Mele, 7/G 078373612 Sassari - Via Giovanni Pascoli, 59 079243652 Sicilia Telefono Agrigento - Via Imera, 223/C 0922595682 Caltanissetta - Via Messina, 84 0934575798 Catania - Via Mandrà, 8 095239495 Enna - Via Vulturo, 34 093524983 Messina - Via Santa Maria Alemanna, 5 090673914 Palermo - Via Emerico Amari, 11 091334920 Ragusa - Viale del Fante, 10 0932246958 Siracusa - Via Eschilo, 11 093165059-415119 Trapani - Via Marino Torre, 117 0923547829 Toscana Telefono Arezzo - Via XXV Aprile, 12 0575354292 Carrara - Via Don Minzoni,20/A 058570973-570672 Firenze - Via Costantino Nigra, 23-25 055664795 Grosseto - Via Tevere, 5/7/9 0564410703 Livorno - Via Serristori, 15 0586898276 Lucca - Via Fillungo, 121 - c/o Confcommercio 0583473170 Pisa - Via Chiassatello, 67 05025196-0507846635/30 Prato - Via San Jacopo, 20-22-24 057423896

Le sedi 50&Più all’estero

WWW.50EPIU.IT 50&Più SISTEMA ASSOCIATIVO E DI SERVIZI VITA ASSOCIATIVA ASSISTENZA PREVIDENZIALE ASSISTENZA FISCALE Pistoia - Viale Adua, 128 0573991500 Siena - Via del Giglio, 10-12-14 0577283914 Trentino Alto Adige Telefono Bolzano - Mitterweg - Via di Mezzo ai Piani, 5 0471978032 Trento - Via Solteri, 78 0461880408 Umbria Telefono Perugia - Via Settevalli, 320 0755067178 Terni - Via Aristide Gabelli, 14/16/18 0744390152 Valle d’Aosta Telefono Aosta - Piazza Arco d’Augusto, 10 016545981 Veneto Telefono Belluno - Piazza Martiri, 16 0437215264 Padova - Via degli Zabarella, 40/42 049655130 Rovigo - Viale del Lavoro, 4 0425404267 Treviso - Via Sebastiano Venier, 55 042256481 Venezia Mestre - Viale Ancona, 9 0415316355 Vicenza - Via Luigi Faccio, 38 0444964300 Verona - Via Sommacampagna, 63/H - Sc. B 045953502
Argentina Telefono Buenos Aires 0054 11 45477105 Villa Bosch 0054 9113501-9361 Australia Telefono Perth 0061 864680197 Belgio Telefono Bruxelles 0032 25341527 Brasile Telefono Florianopolis 0055 4832222513 San Paolo 0055 1132591806 Canada Telefono Burnaby - Vancouver BC 001 6042942023 Hamilton 001 9053184488 Woodbridge 001 9052660048 Montreal Riviere des Prairies 001 5144946902 Montreal Saint Leonard 001 5142525041 Ottawa 001 6135674532 St. Catharines 001 9056466555 Toronto 001 4166523759 Germania Telefono Dusseldorf 0049 021190220201 Portogallo Telefono Lisbona 00351 914145345 Spagna Telefono Valencia 0034 961030890 Svizzera Telefono Lugano 0041 919212050 Uruguay Telefono Montevideo 0059 825076416 USA Telefono Fort Lauderdale 001 9546300086

SERENÈ VILLAGE BLUSERENA

a Marinella di Cutro in Calabria, sul Mare Ionio

Incontri 50&Più è un evento importante, una grande festa di inizio estate dove oltre 2.000 soci 50&Più si ritroveranno per condividere il piacere di una vacanza, all’insegna del bel mare, del divertimento e del relax. Il soggiorno personalizzato e arricchito con attività culturali, incontri dedicati, corsi danza con “gara di ballo”, tornei di burraco e altri divertimenti, oltre all’assistenza in loco dello staff 50&Più e 50&Più Turismo, sono il vero valore aggiunto che determina il grande successo di partecipazione.

SERENÈ VILLAGE

Il Serenè Village è un villaggio turistico 4 stelle situato direttamente su una bellissima spiaggia della costa ionica, bordata da un grande bosco di eucalipti. Sorge in Località Marinella di Cutro, a 18 km dall’aeroporto di Crotone e a 80 km da quello di Lamezia Terme.

CAMERE - Le 480 camere, poste su due piani, sono suddivise in camere Classic, Family, Premium e Comfort. Inoltre, camere bivano (senza porte fra i due vani) con 5 posti letto. Le camere al piano terra dispongono di giardino, quelle al primo piano di balconcino. Su richiesta, possibilità di camere comunicanti e per diversamente abili. Tutte le camere sono dotate di aria condizionata con regolazione individuale, Tv, mini frigo, cassaforte, bagno. Disponibili Dog Room, in cui sono ammessi cani di piccola taglia (max 10 kg).

SPIAGGIA - L’ampia spiaggia sabbiosa e privata del Serenè Village (profonda 40 m e larga 400 m) è attrezzata con ombrelloni riservati, lettini e sdraio, spogliatoi e docce, desk informazioni e servizi del Bluserena SeaSport (alcuni a pagamento) tra cui barche a vela e windsurf, canoe, pedalò, campi da beach tennis e beach volley.

11 - 25 giugno (14 notti/15 giorni) € 1.560

3° letto bambino (fino a 3 anni n.c.) in camera con 2 adulti, gratuito con quota obbligatoria di € 85 a settimana (Coccinella Baby Care e servizi dedicati: biberoneria, culla, fasciatoio, vaschetta bagno, ecc.)

3° letto bambino (da 3 a 8 anni n.c.) in camera con 2 adulti, - 80%

3° letto bambino (da 8 a 12 anni n.c.) in camera con 2 adulti, - 50% Riduzioni 4° letto su richiesta

Le quote di soggiorno sopra riportate sono riservate ai soci 50&Più Associazione Quota supplementare per i non soci 50&Più: € 50

RISTORAZIONE - Il Serenè Village offre una ristorazione ricca, varia e di qualità con menu show cooking alla scoperta del territorio regionale, delle tradizioni italiane e di proposte culinarie dal mondo. Sono presenti: un ristorante centrale con due sale climatizzate e Patio, oltre al ristorante gourmet Il Gusto (con servizio al tavolo) e il Blu Beach Restaurant (a buffet), entrambi su prenotazione.

SERVIZI - A disposizione degli ospiti: piscina di 500 mq e piscina per il nuoto, campi polivalenti, campi da tennis, campi da bocce, Parco Avventura per bambini, Area fitness ultramoderna.

L’animazione, sempre presente e mai invadente, quotidianamente proporrà: spettacoli, corsi di vela e windsurf (collettivi), acquagym, tornei sportivi, balli di gruppo e tanto altro.

INCONTRI 50&PIÙ 2023
dal 4 al 18 giugno 2023
QUOTE DI SOGGIORNO PER PERSONA (1 SETTIMANA) DOPPIA DOPPIA USO SINGOLA TERZO LETTO ADULTI 4 - 11 giugno (7 notti/8 giorni) € 695 € 870 € 555 11 - 18 giugno (7 notti/8 giorni) € 780 € 955 € 625 QUOTE DI SOGGIORNO PER PERSONA (PERIODI PROLUNGATI) DOPPIA DOPPIA USO SINGOLA TERZO LETTO ADULTI 1 - 11 giugno (10 notti/11 giorni)
€ 1.185 € 645
€ 920
1.910
1.095

ITALIA IN...CANTO

Italia In...Canto è la kermesse di 50&Più che offre la possibilità a cantanti dilettanti over 50 con la passione per il canto di esibirsi con brani celebri della musica italiana.

Le semifinali della 19ª edizione del concorso si sono tenute al Garden Toscana Resort di San Vincenzo, in occasione della manifestazione IMMAGINA 2022, decretando i 20 cantanti finalisti.

Il 26 aprile, presso il Teatro Cilea di Napoli, si svolgerà la fase finale del concorso durante la quale una giuria proclamerà i 3 vincitori della 19ª edizione. Il soggiorno sarà l’occasione per avvicinarsi al mondo della musica, partecipare alle attività proposte da 50&Più e scoprire le bellezze della città di Napoli e di luoghi inediti come Pompei dopo l’incredibile restauro.

QUOTE INDIVIDUALI DI PARTECIPAZIONE IN MEZZA

In camera doppia “classic” (vista interna)

In camera doppia uso singola “classic” (vista interna)

In camera doppia “plus” (vista mare parziale)

In camera doppia uso singola “plus” (vista mare parziale)

In camera doppia “superior” (vista mare frontale)

In camera doppia uso singola “superior” (vista mare frontale)

PENSIONE

€ 390

€ 580

€ 440

€ 650

€ 475

€ 695

Le quote di soggiorno sopra riportate sono riservate ai soci 50&Più Associazione Quota supplementare per i non soci 50&Più: € 50

Napoli vanta un patrimonio artistico, storico e culturale che non teme confronti in tutto il Vecchio Continente. L’importanza e il prestigio plurisecolare della città rivivono quotidianamente nelle chiese, nei musei, nei palazzi storici, nei castelli, nei vicoli, nelle piazze, nei resti archeologici. Un patrimonio artistico e architettonico che l’Unesco ha deciso di tutelare, includendo il centro storico di Napoli, il più esteso d’Europa, tra i siti del Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Il soggiorno è previsto presso l’Hotel Royal Continental (4 stelle), situato sul lungomare di Napoli, di fronte al Castel dell’Ovo e il Borgo Marinari, a pochi minuti di cammino da Piazza del Plebiscito e dal Maschio Angioino.

La quota comprende: Soggiorno di 4 giorni/3 notti con trattamento di mezza pensione (incluse bevande ai pasti) - Ingresso al Teatro Cilea, inclusi i trasferimentiEscursione a Pompei - Partecipazione alle attività proposte da 50&Più - Assicurazione bagaglio, sanitaria e annullamento con estensione Covid-19 - Assistenza di personale 50&Più.

La quota non comprende: Trasporti per raggiungere NapoliImposta di soggiorno - Ingressi ai siti visitati - Mance, extra personali e tutto quanto non sopra specificato.

N APOLI 24-27 APRILE (Aut. Reg. 388/87) Tel. 06 6871108/369 Fax 06 6833135 E-mail: info@50epiuturismo.it Oppure presso le sedi Provinciali
www.50epiuturismo.it
50&Più.

TOUR PORTOGALLO

dal 9 al 15 maggio 2023

(6 notti/7 giorni)

Visitare il Portogallo permette di immergersi nella sua cultura legata al ricco passato marinaro, alle sue forti tradizioni, al carattere accogliente e nostalgico dei portoghesi e alla squisita cucina. Le città romantiche come Lisbona, Porto e Coimbra, i siti Unesco con l’atmosfera fuori dal tempo, e i luoghi sacri come Fatima, affascinano da sempre i visitatori.

1° GIORNO: LISBONA

Partenza con volo per Lisbona.

2° GIORNO: LISBONA-SINTRA-CASCAIS-ESTORIL-LISBONA

Visita di Lisbona: la Chiesa di Sant’Antonio, il Monastero dos Jerónimos e il nuovo quartiere dell’Expo. Proseguimento per la visita di Sintra, Cascais ed Estoril.

3° GIORNO: OBIDOS - NAZARE - COIMBRA

Partenza in direzione di Coimbra passando per il borgo di Obidos e Nazarè, villaggio di pescatori sull’Atlantico.

4° GIORNO: COIMBRA - AVEIRO - PORTO

Visita guidata di Coimbra, sede di una delle più antiche università d’Europa, e Aveiro, detta la “Venezia del Portogallo”.

5° GIORNO: PORTO

Visita guidata di Porto, con le tipiche case rivestite di maioliche. Escursione a Guimares: antica cittadina medievale.

6° GIORNO: PORTO - BATALHA - FATIMA - LISBONA

Partenza verso Lisbona, con sosta a Batalha per la visita del monastero gotico, e Fatima, con il Santuario.

7° GIORNO: LISBONA - ITALIA

Rientro in Italia con volo.

La quota comprende: Sistemazione in Hotel 3-4 stelle - Trattamento di pensione completa (bevande escluse) - Bus a disposizione - Visite guidate come da programma - Auricolari per i musei in Portogallo - Accompagnatore in Portogallo.

La quota non comprende: Bevande, mance, extra, facchinaggio e tutto quanto non specificato ne “La quota comprende”.

Minimo 25 partecipanti € 1.590

Minimo 30 partecipanti € 1.530

Supplemento singola € 340

Assicurazione annullamento € 35

Supplemento volo da Napoli € 110 per persona

Partenze da altri aeroporti su richiesta

Le quote di soggiorno sopra riportate sono riservate ai soci 50&Più Associazione

Quota supplementare per i non soci 50&Più: € 50

(Aut. Reg. 388/87) Tel. 06 6871108/369 Fax 06 6833135 - Email: info@50epiuturismo.it www.50epiuturismo.it
INDIVIDUALE
QUOTA
DI PARTECIPAZIONE IN CAMERA DOPPIA (PARTENZA DA ROMA):

Cultura

TABACCO CLAN GIUSEPPE LUPO MARSILIO

299 PAGINE 18 EURO

Ritrovarsi insieme, e fare i conti con la propria vita e il proprio tempo.

È quello che fa il Clan, nel nuovo romanzo di Giuseppe Lupo. Con uno sguardo alla goliardia del passato e la paura per l’incertezza del futuro

SOGNI, PAURE E PASSIONI DI UN TEMPO CHE FU di

Renato Minore

Al momento dello scatto rituale, il capo clan - un chimico che non crede nei valori della tavola periodica, dubbioso di ogni formula - si volta a costo di sfocare la foto. Vuole vedere la reazione sui volti del Clan: “Come ci stiamo consegnando al tempo che verrà?”. Romanzo corale e generazionale, Tabacco clan può ricordare Del Giudice o Tondelli: ma con un tono più conciliante, teneramente malinconico, senza struggimenti, traumatiche fratture, dolori incommensurabili. Giuseppe Lupo racconta una singolare rimpatriata di un gruppo di amici provinciali che si sono conosciuti a Milano quaranta anni prima, un po’ soffocati nel rigore di un collegio cattolico. Si ritrovano per un matrimonio a Stresa, nell’albergo dove ha soggiornato Churchill con una sua amante. I ricordi danno una forma mobile e vivacissima al racconto. Ognuno dei nostri piccoli eroi senza altra gloria se non quella “dello stare insieme, proseguire il gioco dell’amicizia,” si impegna nella

affabilità dei discorsi che celano anche la complessità dei temi e l’inesorabile confronto con lo scorrere dei giorni: “Come ci stiamo consegnando al tempo che verrà?”. I sessantenni di Stresa giocano a pallone, fanno surf, riattivano il lessico della comune identità con le attese, i silenzi, gli equivoci, la liturgia dell’amore a distanza davanti alle cabine telefoniche. Sono come in un’“intercapedine”. “Ci siamo nascosti per osservare gli altri vivere e proteggerci tra un passato glorioso e un futuro incerto”. Dietro, la generazione dei padri che hanno costruito l’Italia; avanti i figli dall’avvenire incerto, nei drammi del presente. Lupo è bravissimo nel rendere il timore e il tremore di un bilancio dolce e insieme crudele. Dolce perché l’amicizia, immaginata come un sogno di vita imposto dalla vita reale, permette quasi di fissare il tempo in una buffa e indimenticabile istantanea. Crudele per tutto ciò che è sullo sfondo, senza essere detto. Inesorabile.

136 pagine

11,50 euro

L’infanzia è un mondo nel mondo, la portiamo con noi per sempre senza mai - nel bene e nel male - rimanerne davvero orfani. A suo modo è una dolce e spietata piovra, che a distanza di decenni ci avvolge o ci strozza con improvvise fiammate di struggimento o di spasimo che possono essere ricordi e momenti riaffiorati anche molto proustianamente. Questa delicatissima stanza dei giocattoli, che insegna a contentarsi sin da piccoli di quelli rotti, è il cuore pulsante del nuovo libro di Valerio Magrelli, Exfanzia. Tutto diventa il contrappunto attraverso cui riflettere - anche molto ironicamente - su quel che si è, che si è stati e si è diventati. L’in-fanzia è l’in-gresso in un tempo dal quale si è poi inevitabilmente espulsi, per diventare ex di un passato mai trascorso e sempre reinventato.

EXFANZIA
di Valerio Magrelli Einaudi
Libri
marzo 2023 | www.spazio50.org 85

VERONICA GALLETTA

Il più prestigioso tra i premi letterari italiani è lo Strega, la cui giuria è composta da oltre 400 personalità della cultura. Dopo l’iniziale proposta di opere meritevoli e la scrematura del comitato direttivo, vengono selezionati i finalisti, che rappresentano il meglio tra quanto pubblicato nell’ultimo periodo. Veronica Galletta, con il suo secondo romanzo, Nina sull’argine, è arrivata tra i magnifici sette dello Strega 2022. E già il precedente, Le isole di Norman, era stato premiato con il Campiello Opera Prima.

Quale pensa sia il segreto per scrivere un buon libro?

La scrittura deve rappresentare quell’equilibrio tra il cercare di costruire comunque una storia e l’avere fiducia in se stessi per lasciare un minimo di briglia sciolta. Spesso mi supera, scrivo anche cose di cui non mi rendo neanche conto. Anche se cerco di controllarla perfettamente, la scrittura riesce comunque a fluire in quella che chiamo “la pagina onesta”. Non è dire la verità oppure essere onesta nella scrittura o raccontare fatti autobiografici, cosa che in real-

Nina sull’argine (minimum fax, 216 pagine) ha una protagonista che è un ingegnere idraulico come lei…

«Non è autobiografia, è attingere alle mie esperienze. Nina si ritrova per la prima volta a dirigere un importante cantiere, che ho descritto per raccontare le problematiche di livello relazionale che certe opere attivano. E la cui forte interazione con il territorio mi ha permesso di fare un trasferimento tra ciò che succede alla protagonista nel privato e ciò che succede nel cantiere. È autobiografia del sentire, dello straniamento, di chi non si trova bene da nessuna parte».

tà non si fa mai perché la scrittura è a prescindere un’altra cosa, è essere quel personaggio, viverlo, dargli un pezzetto delle tue emozioni, delle tue cose, di quello che hai visto. E si sente quando si scrive in questa maniera. Lei crede che tutti noi viviamo una vita sull’argine? Su una difesa, una barriera, persino una cesura tra la nostra parte attiva e quella piena di dubbi, le due personalità di Nina?

L’argine è un’opera di difesa passiva, quindi in un certo qual modo è una sconfitta. Non si è riusciti di realizzare delle difese a monte, delle vasche, per cui ci si ritrova a dover erigere un argine. Che ha due lati, uno in cui sei protetto ma non vedi nulla, sei chiuso, e l’altro, dove vedi tutto ma sei completamente esposto e tutto ti può succedere. Ognuno deve vivere come vuole la sua vita, scegliendo quanto tempo vuole restare al di qua o al di là dell’argine. La mia protagonista l’ho messa in bilico, perché si percepisse in modo molto chiaro quali sono le condizioni e le contraddizioni della vita adulta.

www.spazio50.org | marzo 2023 86 Cultura Incontro con l’autore
di Lauro Tamburi «Scrivo cose di cui non mi rendo conto»

PERUGINO VERSO IL SUBLIME

La mostra nella sua città è l’evento di punta delle celebrazioni del quinto centenario della morte del grande pittore rinascimentale

Fu un pittore non empatico. La sua perfezione formale, fatta di compostezza, di immobilità, di eleganza, sorrette da un’interiorità impossibile da far propria, «è un tutto-tondo nel quale non possiamo entrare: la nostra partecipazione è condannata a restare “al di qua”, l’emozione rischia di tradursi in dispetto». Così Carlo Castellaneta ci rimanda a un maestro algido - e interessatissimo ai beni materiali: «per danari avrebbe fatto ogni male contratto», scriveva il Vasari - teso a creare un panorama di grazia ideale, di atteggiamenti olimpici delle figure e di spazialità infinita, sempre e tutto in equilibrata tensione verso il sublime. Pietro Vannucci da Città della Pieve, allievo del Verrocchio, compagno di studi di Leonardo e maestro di Raffaello, segnò il passaggio dalla prima alla seconda età del Rinascimento, evolvendo l’interpretazione dello spazio di Piero della Francesca come entità misurabile in funzione della figura umana verso un infinito contemplativo, privo di tensioni drammatiche.

La mostra di Perugia, che prende il

titolo da un apprezzamento coevo del banchiere-collezionista Agostino Chigi, «è il meglio mastro d’Italia», ne propone opere di grande pregio dipinte fino al 1504 (la gran parte delle successive vedono prevalentemente le mani della bottega) e ne esamina l’influenza nelle varie zone d’Italia dove ebbe a operare. In crescendo di fama a Firenze, poi a Roma, quindi, in discesa, stante l’affermarsi di Michelangelo, che non lo amava, e Raffaello, in Toscana e Lazio, fino al declino umbro in piccoli centri, quali Fontignano, dove morì di peste mezzo millennio fa.

Informazioni sulla mostra: Il meglio maestro d’Italia.

Perugino nel suo tempo

Galleria Nazionale dell’Umbria

Corso Pietro Vannucci n. 19, Perugia

Orari: 8.30/19.30 tutti i giorni

Biglietti: € 10; ridotto € 2

(dai 18 ai 25 anni); € 8 studenti

(da 19 a 26 anni); gratuito per under 18, disabili e loro accompagnatori, guide, studenti, insegnanti, giornalisti. https://gallerianazionaledellumbria.it/ mostre/5866-2

Fino all’11 giugno

BREVI PROPOSTE

A VENEZIA, CARICATURE E DEFORMAZIONI

Una grande mostra sull’alterazione della fisionomia: volti deformati, esagerazioni anatomiche, indagini fisiognomiche, caricature. Da 18 disegni di Leonardo (per la prima volta alcuni fogli dalla GB) a Tiepolo, Lomazzo, Luini, Arcimboldo, Carracci, Parmigianino, al ’900 e a Francis Bacon.

Palazzo Loredan

Fino al 27 aprile

I MITI DEL GIAPPONE A TORINO

Utamaro, Hokusai, Hiroshige. Geishe, samurai e i miti del Giappone propone oltre 300 opere, soprattutto le stampe ukiyo-e a cavallo del 1800 (fiori e uccelli, “belle donne”, attori di kabuki, guerrieri ed eroi, libri erotici e l’iconica Onda di Hokusai), poi armature di samurai, katane, kimono, kakemono. Società Promotrice delle Belle Arti Fino al 25 giugno

Arte
marzo 2023 | www.spazio50.org 87
di Ersilia Rozza

TEATRO DELLA TOSCANA, UNO SGUARDO AL FUTURO CONSOLIDANDO LA PROPRIA IDENTITÀ

Su il sipario sulle tante eclettiche proposte che i ricchi e articolati cartelloni teatrali presentano, attirando sempre più nuovo pubblico

Se non ti soffermi solo alle proposte degli spettacoli in cartellone ma vai oltre, approfondendo le molteplici attività del Teatro della Toscana Teatro Nazionale, ti renderai conto di avere davanti una gigantesca macchina organizzativa e pensante, una fucina di laboratori, scuole di formazione, workshop e progetti che danno spazio alle nuove generazioni, creano ponti culturali col resto dell’Europa sostenendo la Lingua Italiana. Il primo passo è stato segnato dall’alleanza col Théâtre de la Ville di Parigi, incentrato sulla condivisione di temi quali Arti e Scienze, Arte e Salute, Cultura e Ambiente, Educazione e Formazione, Pari opportunità e identità di genere. Come dichiara Tommaso Sacchi, presidente della Fondazione, «Il Teatro della Toscana, e in particolare il Teatro della

Pergola, stanno cambiando passo. I giovani si prendono la scena e il Teatro si apre a nuove collaborazioni internazionali». Da questo vivace fermento, desiderio di rinnovamento e con uno sguardo attento agli immortali classici, nascono le stagioni del Teatro della Pergola, del Teatro Rifredi di Firenze e del Teatro Era di Pontedera. Grandi interpreti si alternano questo mese sulle tavole della Sala Grande della Pergola: Cesare Bocci, Galatea Ranzi e Giulio Pranno nel testo di Zeller, Il figlio, regia di Piero Maccarinelli. Segue Alessandro Benvenuti nel cult Benvenuti in Casa Gori, quindi la nuova commedia di Maurizio De Giovanni, Mettici la mano, con Antonio Milo, Adriano Falivene ed Elisabetta Mirra. Giuseppe Battiston recita La valigia di Dovlatov, Paolo Genovese firma la regia di Perfetti sconosciuti.

DA NON PERDERE

ROMA

Aspettando Checco Zalone

In scena al Teatro Brancaccio Panariello con La favola mia e Giancarlo Commare con Tutti parlano di Jamie il Musical. Poi, conto alla rovescia per l’arrivo di Luca Medici. Sì, avete capito bene, Luca Medici alias Checco Zalone, il travolgente artista pugliese che, dopo undici anni, torna sul palco (8-29) col nuovo spettacolo Amore+Iva.

CAGLIARI

In scena la grande prosa

Il Teatro Massimo è tornato a splendere coi suoi spettacoli e i suoi artisti. Appuntamento quindi con Lucrezia Lante della Rovere e Stefano Santospago per La Divina Sarah , e con Emilio Solfrizzi che recita Il malato immaginario . Segue Maria Paiato, nel divertente e “scandaloso” Boston Marriage di David Mamet.

di Mila Sarti
Teatro
www.spazio50.org | marzo 2023 88 Cultura
© PH. ANNA CAMERLINGO

LE “SONGS OF SURRENDER” DEGLI

U2

Il 17 di questo mese esce la nuova antologia della band irlandese, composta da quattro cd che ne riprendono il meglio in una nuova, magica versione

In questo periodo siamo invasi dalla marea montante della musica sanremese, pop che più pop non si può nelle diverse sfaccettature. Ammesso e non concesso che sia indispensabile resistere, quello che serve è una “rockaforte” con le fondamenta ben ancorate nel passato e “lo sguardo dritto e aperto nel futuro” di bertoliana memoria.

Allora chi meglio degli U2? Dei quattro eroi irlandesi che per anni hanno chiuso i concerti con Can’t Help Falling In Love di sua maestà Elvis e che hanno reinventato il rock dopo la bufera punk, aggiungendo nel tempo tinteggiature grunge e deliri techno a ballate velenose e chitarre in bandoliera, a ritorni al passato e pulsioni in 4/4?

E U2 sia, grazie all’antologia Songs Of Surrender, la somma di 4 cd, ognuno pensato da un musicista del gruppo.

Il chitarrista The Edge, che si occupa anche della produzione, i ritmi Adam Clayton e Larry Mullen Jr. e il cantante Bono rielaborano ciascuno dei 10 brani del loro infinito repertorio, in collegamento diretto con il libro di memorie di Bono, titolato come l’album e diviso in 40 capitoli con altrettante canzoni come intestazioni. Durante il lockdown gli U2 hanno reimmaginato queste tracce con la volontà di guardare al futuro con “l’intimità che sostituisce l’urgenza del post-punk”, talvolta spostando le chiavi o immaginandole al piano, e di affrontare i testi di alcune canzoni, per completarle e renderle attuali. Capolavori come With Or Without You, One, Where The Streets Have No Name, Sunday Bloody Sunday, Pride e le altre vivono così in un universo diverso da quello in cui sono nate, mantenendo la stessa forza, lo stesso fuoco.

IL FESTIVAL JAZZ CROSSROADS

Oltre 450 musicisti prenderanno parte alla maratona musicale Crossroads, che per la 24ª volta attraverserà l’Emilia Romagna dal 3 marzo all’11 luglio. I nomi top di marzo: Bobby Watson al tour per il 70° compleanno il 7 a Piangipane (Ra); il nuovo trio di David Holland il 14 a Imola e quello di Joey Baron il 17 a Fusignano (Ra); i Quintorigo che suonano Mingus con Mauro Ottolini il 29 a Modena.

DA NON PERDERE

Narratrice del travaglio morale che attraversa il senso della vita e le regole sociali, nel 1926 Deledda fu la prima italiana a ricevere il Nobel, finora l’unica a ottenerlo per la letteratura. La corregionale Crabuzza, originale cantautrice sarda già con i Tazenda e i Chichimeca, traduce in grande musica 10 suoi romanzi in Grazia, la madre, cd con un booklet di 50 pagine con vari saggi e i testi di Stefano Starace. Una scintillante interpretazione, a volte in dialetto, di temi senza tempo.

di Raffaello Carabini
CRABUZZA RENDE OMAGGIO A GRAZIA DELEDDA Musica
CLAUDIA
© HELENA CHRISTENSEN
marzo 2023 | www.spazio50.org 89

ARMAGEDDON TIME IL TEMPO DELL’APOCALISSE

Uno spaccato autobiografico e nodi da sciogliere per James Gray, che affianca l’Armageddon time di Reagan alla storia di un’amicizia osteggiata. Con Sir Anthony Hopkins e Anne Hathaway

Il tempo dello scontro e della rivelazione, al cinema, passano per una delicata storia di formazione: l’amicizia tra un ragazzino afroamericano e un suo coetaneo di pelle bianca. Siamo a New York, negli Anni ’80, e il nascente edonismo reaganiano va ad esasperare la già spinosa questione della discriminazione razziale, dura a morire nel distretto del Queens, quello con la maggiore diversità etnica al mondo. Paul (Michael Banks Repeta) sogna di fare l’artista ma, essendo l’ultimo rampollo di una famiglia borghese, il suo futuro pare già scritto. Johnny (Jayling Webb) ambisce, invece, a una luminosa carriera per riscattarsi socialmente. Tra i due non ci sono steccati da superare né lacune da colmare; esiste un’affinità naturale

che solo le regole sociali e la morale imperante possono incrinare. Tra discriminazioni e soprusi, conflitti e crisi di coscienza, quando i coniugi Banks (Anne Hathaway e Jeremy Strong) decidono di allontanare il proprio figlio da Johnny iscrivendolo in una scuola prestigiosa, Paul inizia la sua personale presa di coscienza. Ed apprende dal nonno (Anthony Hopkins) il tempo delle origini: l’odio per gli ebrei europei e la fuga in America, nella terra dei sogni, là dove tutto è permesso. Ma non a tutti, lascia intuire il regista, che ha elaborato un film dolente e personale, ripescando dal proprio vissuto senza emettere altro giudizio che quello della Storia.

Regia: James Gray

Genere: Drammatico

FILM IN USCITA

DRAMMATICO

THE WHALE

Regia: Darren Aronofsky

con: B. Fraser, S. Sink, S. Morton, Ty Simpkins, H. Chau, H. Milner, S. Sridharan

Dall’omonima opera teatrale di Samuel D. Hunter - successo off Broadway del 2012 - The Whale mostra la difficile risalita di Charlie (Brendan Fraser), prof universitario di 250 kg, che insegna online a telecamera spenta e da anni non vede la figlia adolescente Ellie. Le chiacchiere con l’amica infermiera Liz e l’incontro con un giovane religioso convincono Charlie a riemergere dal pozzo dei ricordi.

THRILLER

L’ULTIMA NOTTE

DI AMORE

Regia: Andrea

Di Stefano

con: P. Favino,

L. Caridi,

A. Gerardi,

F. Di Leva, C. Gallo

Azione e adrenalina nel nuovo film con Pierfrancesco Favino nel ruolo Franco Amore, un poliziotto che per tutta la vita ha inseguito l’onestà professionale e che in 35 anni di specchiata carriera non si è mai macchiato le mani di sangue. In una notte, l’ultima trascorsa in servizio a Milano, Amore dovrà rivedere le sue priorità. E mettere in discussione i suoi valori: amore, amicizia e senso del dovere.

www.spazio50.org | marzo 2023 90
di Alessandra Miccinesi
Cinema Cultura
IN FARMACIA www.poolpharma.it

seguendo le stagioni

IL RESPIRO DI UN’ARIA NUOVA

Almanacco Barbanera 1817

a cura di:

MARZO

Le giornate si allungano, il clima si fa mite e una nuova energia si diffonde nell’aria. Non soltanto torna il desiderio di uscire e di passeggiare nel verde, ma c’è voglia di rinnovare la casa, di far rifiorire balconi e giardini. Tutto rinasce nel corpo, nell’anima e nella natura! Nella stagione più vitale dell’anno, l’orto ci dà appuntamento per le semine che riempiranno di verdure i cestini dell’estate. E mentre la terra invita tutti a non stare con le mani in mano e ad alimentare il buon umore, arriva la profumatissima mimosa nella Giornata internazionale della donna, ad un passo da San Giuseppe e dalle sue tradizionali frittelle che rendono più golosa la festa del papà. Fino all’Equinozio pronto a spalancare le porte alla primavera nella vigilia della Giornata mondiale dell’acqua.

LA SEMINA

L’ORTAGGIO

L’origano (Origanum vulgare L.) È una pianta erbacea perenne, rustica e resistente, originaria dell’Asia Minore. È impiegato tradizionalmente nella cucina mediterranea, anche perché le piante cresciute in clima caldo, magari in zone costiere, hanno un profumo più intenso.

Si effettua in febbraio e marzo in luoghi protetti, in contenitori con terriccio fine. La germinazione avviene ad una temperatura minima di 10 °C, e le piantine vanno fatte irrobustire gradualmente prima di effettuare il trapianto all’aria aperta. In piena terra si semina in aprile e si effettua un diradamento successivo. Meglio se in Luna crescente. Se il terreno è moderatamente fertile, non occorre concimazione. In caso contrario, l’aggiunta di compost può risultare utile. A maggio le piantine sufficientemente grandi si mettono a dimora in piena terra, anche a gruppi, o si può moltiplicare per talea, utilizzando germogli non fioriferi di circa 10 cm. Il trapianto va preferibilmente effettuato con Luna calante

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

I rametti o le foglioline da essiccare si raccolgono quando la pianta è a metà fioritura, perché più aromatici: in genere in luglio, a seconda del clima locale. Se invece si vuole produrre seme, si deve lasciare la pianta indisturbata fino a completa fioritura e maturazione autunnale.

www.spazio50.org | marzo 2023 92
«Sarà la Primavera, deliziosa Stagione, affatto diversa dalla precedente perché nella maggior parte asciutta; ciò non ostante qualche pioggia ci regalerà utile alla Campagna. Per cui godremo dei di lei prodotti».
Vivere in armonia

BUONO A

SAPERSI!

A ciascuno il suo

Difendere l’ambiente può essere facile e divertente per tutti, soprattutto se lo si fa diventare un gioco. In che modo? Affidando a turno, ad un membro della famiglia, il compito di “ecoguardia”: dovrà controllare la raccolta differenziata, l’uso di lavatrice e lavastoviglie a pieno carico, lo spegnimento delle lucine di stand-by di televisore, impianto hi-fi, stampante e computer quando inutilizzati. Ruotare il compito permette a tutti di responsabilizzarsi. Si può passare poi al secondo grado di impegno: ridurre la propria spazzatura comprando prodotti sfusi.

E FRUTTI SUL BALCONE

COLTIVARE CON LA LUNA

NELL’ORTO

Il buon clima di primavera scalda le giornate, ma chiede ancora qualche piccola accortezza nell’orto. Come quella di seminare in Luna crescente, ma protetti da tunnel o altro, fagioli, zucche, piselli nani, cetrioli e peperoncini. All’aperto, invece, vanno le aromatiche come aneto e cerfoglio. Al Sud e sulla costa, seminare zucchine, melanzane, pomodori e peperoni. Trapiantare fragole, rabarbaro e carciofi in un posto da non cambiare. Sono perenni. Potare le aromatiche come basilico, rosmarino e salvia. In Luna calante, invece, nelle regioni a clima più freddo, è tempo di seminare, ma ancora in semenzaio, indivie, radicchi, bietole, sedani e porri, da coprire poi con un mix di sabbia di fiume e terriccio. Piantare patate, topinambur, rafano e seminare lo scalogno. Zappettare e concimare la carciofaia.

NEL GIARDINO

Nel giardino che si risveglia dal lungo fermo invernale, a fine mese seminare all’aperto, sia in piena terra che in vaso e con la Luna crescente, le perenni come alissi e lupini, e le annuali rustiche come aquilegie, digitali, aubrezie, papaveri, camomilla, calendule e convolvoli. In Luna calante eliminare la pacciamatura e arieggiare il terreno sotto alberi e arbusti, zappettando leggermente. Pulire e a riportare i vasi all’aperto. È tempo di concimare, meglio se con concimazione organica, gli agrumi in vaso ancora in limonaia. Rinvasare le piante da interno come le fucsie.

CUCINA E “POTATURE”

NASTURZI BELLI E BUONI!

Occorre un normale vaso – 20 cm di diametro – e un buon terriccio. Si seminano al riparo in Luna crescente ora, per avere le piantine in estate. Amanti del sole, i nasturzi si espongono a sud, annaffiandoli una volta al giorno. I bellissimi fiori tra il giallo e l’arancio danno un’allegra nota di colore al balcone. E poi, i petali e le foglie giovani donano alle insalate un lieve sapore piccante. I semi verdi si conservano sott’aceto come i capperi.

DICE IL PROVERBIO...

Marzo asciutto dona un buon frutto.

Il bene che tu fai, non è sprecato mai.

A marzo taglia e pota, se non vuoi la botte vuota.

SE HAI ½ GIORNATA

Marzo è il mese ideale per organizzare una piacevole passeggiata in campagna, dove respirare a pieni polmoni il ritorno della primavera. Ma anche per fare scorta di “potatura”, cioè di tutti quei rami e rametti che sono stati tagliati per dare vigore alle piante. Ovvio che prima dovrete chiedere il permesso ai proprietari di frutteti, vigneti od oliveti, che spesso gettano via questa legna assai preziosa in cucina. Importante anche accertarsi che le piante da cui provengono siano biologiche se li vogliamo utilizzate in cucina. Tutti gli alberi da frutto danno legna adatta per il fuoco della griglia e del forno, ma il ciliegio è ottimo per cuocere grigliate di carni rosse, l’olivo per carni bianche, agnello e pesce alla griglia e anche per cuocere nel forno pane, focacce, pizze e torte salate. Rami e legnetti di vite sono invece l’ideale per maiale e manzo.

IL SOLE

Il 1° sorge alle 06:36 e tramonta alle 17:50.

L’11 sorge alle 06:19 e tramonta alle 18:01.

Il 21 sorge alle 06:02 e tramonta alle 18:13.

Le giornate si allungano. Il 1° si hanno 11 ore e 14 minuti di luce solare e il 31 si hanno 12 ore e 39 minuti: si guadagnano 85 minuti di luce.

LA LUNA

Il 1° tramonta alle 03:16 e sorge alle 11:50.

L’11 tramonta alle 08:04 e sorge alle 22:18.

Il 21 sorge alle 06:09 e tramonta alle 18:02.

Luna crescente dal 1° al 6 e dal 22 al 31.

Luna calante dall’8 al 20.

Luna Piena il 7. Luna Nuova il 2.

marzo 2023 | www.spazio50.org 93
FIORI

» SIMPATICO MA UN PO’ SNOB

È sempre tra color che son sospesi con quel suo far affettato e pur mordace; ciò nonostante piace per il suo gusto e la sua bontà.

INDOVINELLO Favolino

Stuzzica Cervello

TEST 1

Osservate i seguenti quattro gruppi di figure e dite, utilizzando un criterio logico da determinare, quale gruppo può essere considerato “intruso”.

TEST 2

Osservate attentamente le sottostanti sequenze di numeri e lettere e determinate le parole ad esse associate utilizzando un criterio logico.

TEST 3

Osservate attentamente le seguenti figure e le due lettere poste alla loro destra e dite, utilizzando un criterio logico da determinare, quale numero può sostituire il punto interrogativo a destra dell’ultima figura.

» ALLA FIERA DEL PAESE

Non ha ragione e neppure torto chi in questo affollamento si smarrisce: se cade in terra, poi, per la miseria col mettere radici poi finisce.

CAMBIO D’INIZIALE (7) Favolino

Soluzioni a pag. 96

www.spazio50.org | marzo 2023 94
Giochi di Lionello e Favolino di Enrico Diglio REBUS Lionello 8 1’8 REBUS Lionello 10 8 6 a) d) b) e) c) f)

a cura della Redazione

Modalità di invio

Relazioni personali

Professoressa nata a Bari, superati gli “anta”, molto attiva in tutto, agiata, con villa di proprietà, cerca signore di 70-max 75 anni, alto, serio, di classe, distinto per amicizia ed eventuale convivenza. Sono disposta anche a trasferirmi. Telefonare al 3271462387.

Signora 67 anni, cerca compagno per viaggiare fuori Europa, libero da impegni famigliari, non fumatore, con patente, possibilmente in Toscana per poterci frequentare. Telefonare al 3477892708.

Over 70, divorziata, molto giovanile, elegante, sentimentale, sensibile, amante mare, gatti e ballo, cerca potenziale partner con queste caratteristiche: distinto, educato, sensibile, non fumatore, sani principi, rispettoso, di cultura, senza figli, amante mare, animali, ballo, viaggi, seriamente intenzionato, età compresa tra i 70 e 80 anni. Non voglio un uomo a tutti i costi per riempire la mia vita. Un uomo deve piacermi e, se non lo trovo, preferisco stare da sola. Solo residenti Veneto, Friuli o confine Lombardia.

Queste pagine sono dedicate a chi cerca un’amicizia, a chi vuole affittare, comprare o vendere immobili. Qui potete assicurarvi un impiego o acquistare oggetti rari e curiosi

Le inserzioni possono essere indirizzate a mezzo posta a: 50&Più, Via del Melangolo, 26 00186 Roma, oppure tramite posta elettronica all’indirizzo: redazione@50epiu.it. Vengono accettate solo se firmate in modo leggibile e corredate della fotocopia del documento d’identità del firmatario, fermo restando il diritto all’anonimato per chi ne faccia richiesta.

No relazioni a distanza, no avventure, no perditempo.

Telefonare al 3474615097 (ore serali).

Vedovo 80enne, giovanile, sano, educato, non invadente, allegro, ironico, segno zodiacale pesci, molti interessi, laureato materie scientifiche, ex docente scuola superiore, no fumatore, no calvo, no difetti fisici, barba rasata. Cerco signora benestante, gradevole, colta, sola, snella, aperta, solare, senza pregiudizi e tabù, l’età non conta, per seria amicizia fatta di sommo rispetto senza complicanze ed eventuale convivenza. Vivo a Nocera Inferiore (Sa), casa propria panoramica. Figli laureati e sistemati. Telefonare al 3386399267 (ore pomeridiane-serali, no festivi).

Sono una sognatrice e un’ottimista, amo la natura, gli animali, adoro il mare e guidare. Ho 78 anni ben portati e non voglio stare sola. Vorrei conoscere un uomo alto, colto, benestante, che mi faccia ridere, mi guardi negli occhi e mi rapisca il cuore. Sono vedova, pensionata e indipendente.

Scrivere a: lucy.7sette@gmail.com

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Proposte

Signora 71 anni, cerca amiche per tempo libero, passeggiate, spettacoli e altro.

Scrivere a: dean.ande2023@gmail.com

di vendita o di locazione di immobili, l’indice di prestazione energetica dell’involucro edilizio globale o dell’unità immobiliare e la classe energetica corrispondente. Lo stesso D.L. ha previsto, inoltre (art. 12), che in caso di violazione di tale obbligo, il responsabile dell’annuncio è punito con una sanzione amministrativa non inferiore a 500 euro e non superiore a 3.000 euro. A tal proposito, evidenziamo che per la pubblicazione accetteremo solo annunci che riportino anche quanto previsto dal suddetto art. 6, comma 8.

marzo 2023 | www.spazio50.org 95
Relazioni | Lavoro | Collezionismo | Affitto | Vendo | Occasioni
LA REDAZIONE NON RISPONDE DEL CONTENUTO DELL’INSERZIONE. L’art. 6, comma 8, del D.L. 4/6/2013 n. 63, convertito nella L. 3/8/2013 n. 90, ha imposto di riportare negli annunci
acheca
b
TUTTE LE INSERZIONI SONO PUBBLICATE GRATUITAMENTE E NON DEVONO SUPERARE LE 50 PAROLE

Soluzioni giochi

REBUS (8 1’8)

Salvia M; O L ambi; EN tè = Salviamo l’ambiente

REBUS (10 8 6)

In stalla R è Pan N e L, lì sola RI = Installare pannelli solari

GIOCHI IN VERSI INDOVINELLO

Simpatico ma un po’ snob = Il salame

CAMBIO D’INIZIALE (7)

Stuzzica cervello

TEST 1 - Il gruppo di figure che può essere considerato “intruso” è quello contrassegnato dalla lettera d). In esso, infatti, compare un cerchio rosso che, a differenza degli altri gruppi di figure, non tocca il contorno del quadrato arancione.

Alla fiera del paese = demenza/semenza d)

TEST 2 - Le parole associate alle sequenze di lettere e numeri sono:

ARTO – OSSA – TESTA – GAMBA – BRACCIA.

I numeri che compaiono nelle cinque sequenze alfanumeriche, infatti, rappresentano le posizioni nell’alfabeto italiano delle lettere mancanti delle singole parole.

TEST 3 - La lettera che sostituisce il punto interrogativo è la S. Sottraendo, infatti, i numeri delle posizioni nell’alfabeto italiano delle due lettere che compaiono a lato delle singole figure si ottiene il numero dei lati di queste ultime.

Quindi:

BAZAR

a cura del Centro Studi 50&Più

AUTO

GUIDA AUTONOMA, UN VANTAGGIO PER I SENIOR

Lo sviluppo della guida autonoma avanza. Conoscere allora cosa ne pensano gli utenti è fondamentale. Da un sondaggio dell’Automobile Club Austriaco (ÖAMTC), ad esempio, emerge che la guida autonoma aiuterà soprattutto anziani e persone con ridotte capacità o disabilità. Tra gli 860 membri, infatti, che hanno preso parte al sondaggio, prevale l’opinione che darà un enorme aiuto alle persone disabili negli spostamenti (26%); eviterà il traffico pendolare e frequente (21%); aiuterà gli anziani al volante (15%); limiterà rischi e conseguenze di una guida in stato di ebbrezza (15%).

ASSISTENZA

UN PORTALE PER CAREGIVER INFORMALI

Il nuovo portale “Assistere in famiglia” dell’Ats Brianza - l’azienda sanitaria delle province di Monza e Lecco - è nato per supportare genitori, figli o parenti con un ruolo di caregiver informale in famiglia. È uno strumento molto utile grazie a sezioni come “Consigli e buone pratiche” (informazioni su patologie, gestione dei farmaci e movimentazione del malato), “Servizi e agevolazioni” (notizie su facilitazioni e diritti di caregiver e assistiti) ma soprattutto quella dei video in cui professionisti mostrano, tra le altre cose, le manovre per sollevare dal letto una persona. https://www.ats-brianza.it/it

Questo spazio offre informazioni, curiosità, notizie utili. Come ogni bazar, sarà luogo d’incontro e di scambio. Potete quindi inviarci le vostre segnalazioni e quesiti a: centrostudi@50epiu.it

SALUTE

QUANTI PASSI PER VIVERE BENE?

Fare almeno 10.000 passi al giorno rappresenta per l’OMS la soglia magica del benessere, ma potrebbero bastarne tra i 5.500 e i 6.000. Di recente, la rivista scientifica Circulation ha pubblicato un’indagine durata 6 anni ed eseguita su 20.152 adulti con un’età media di 62 anni. In questo periodo, nei soggetti coinvolti, si sono verificati 1.523 eventi cardiovascolari di vario tipo. I soggetti che facevano circa 5.500 passi al giorno presentavano un rischio inferiore del 38% rispetto a chi ne faceva soltanto 2.000. Salendo a 9.000 il rischio cardiovascolare era inferiore del 49%.

SOLIDARIETÀ

OPERA WHITE, LA MUSICA NELLE RSA

“Opera White” è un percorso didattico-musicale pensato per superare la solitudine degli anziani nelle RSA, incentivarne la socializzazione e l’inclusione nelle comunità. Il progetto - legato a un contributo della Fondazione Provinciale della Comunità Comasca grazie ad una raccolta fondi dedicata - prevederà un incontro di formazione musicale per gli operatori delle strutture, due incontri con musicoterapeuti per gli ospiti e uno spettacolo finale in RSA in cui sono gli stessi anziani a cantare. Un modo per stimolare le loro capacità mnemoniche e di apprendimento.

https://teatrosocialecomo.it

TEMPO LIBERO

UNA MONTAGNA

A MISURA DI ANZIANO

La montagna fa bene, soprattutto a chi ha superato gli “anta”, offrendo la possibilità di mantenersi in forma in un ambiente bello e ricco di stimoli. Anche per questo il CAI (Club Alpino Italiano) e la SSIG (Società Italiana di Gerontologia) hanno deciso di realizzare un decalogo con utili consigli per evitare problemi durante le escursioni. Prima regola, scegliere escursioni con un basso sforzo fisico, valutando l’itinerario. Per il resto: attenzione all’attrezzatura (tecnologica, primo soccorso, abbigliamento, acqua, cibo), ma soprattutto partire sempre in compagnia.

https://www.sigg.it/news/decalogo-escursionismo-seniores

FILM

45 ANNI

Regia di Haigh Andrew

Con C. Rampling e T. Courtenay Gran Bretagna, 2015 - 95 minuti Kate e Geoff Mercer sono sposati da 45 anni. Ma mentre il loro anniversario si avvicina giunge una lettera a sconvolgere tutto. La missiva comunica il ritrovamento del corpo della ex compagna dell’uomo, la donna a cui si era promesso nel 1962, inghiottita cinquant’anni prima dai ghiacciai delle Alpi svizzere. Geoff rassicura Kate sul suo stato d’animo, eppure, il passato si agita nel profondo, riemerge, compromette la loro serenità. Nel giorno del loro anniversario, Kate cerca di capire se il loro è (stato) vero amore o solo consolazione.

marzo 2023 | www.spazio50.org 97

QUEI

VOLTI IMPOLVERATI

DEI BAMBINI, CI RACCONTANO IL DOLORE DEL MONDO

Da sotto le macerie risorge la speranza. Del terribile sisma che ha colpito Turchia e Siria pensiamo a chi ce l’ha fatta, soprattutto ai più piccoli: che avranno un’altra possibilità di vivere

Gentile Direttore, le scrivo queste poche righe sotto la spinta delle terribili immagini che ci giungono dalla Turchia e dalla Siria, martirizzate da un devastante terremoto.

Io stessa ho vissuto un’esperienza analoga nel lontano 1980, quando il piccolo paese in provincia di Avellino, dove allora abitavo, venne spazzato via da un terribile sisma. Mi ritrovai, senza sapere come, sepolta da una montagna di detriti provenienti dal palazzo in cui abitavo, sbriciolatosi come fosse di carta. Un mobile del soggiorno mi cadde addosso, però fortuna volle che mi riparò dagli altri crolli ed ebbi lo spazio sufficiente per respirare finché non fui tirata fuori dalle macerie. Quelle ore che passai sepolta furono le più lunghe della mia vita e riportai ferite profonde anche a livello psichico, tanto che tuttora soffro di una forma di claustrofobia che non riesco a debellare, nonostante siano trascorsi più di 40 anni da allora. Per questo non posso che soffrire come soffre la popolazione turca e siriana, e nello stesso tempo gioisco quando giunge la notizia del salvataggio di persone anche dopo tante ore dal sisma. Una gioia che diventa felicità vera, se chi viene salvato è un bambino, speranza di un futuro che ci si augura sempre migliore.

Una testimonianza molto toccante la sua, signora Adriana, che ci ricorda quanto volatile sia questa nostra esistenza. Ma anche quante belle sorprese ci può riservare. Al momento in cui andiamo in stampa, risulta che tra Turchia e Siria sono 8mila le persone estratte vive dalle macerie, e tantissime di queste sono bambini. Tutti abbiamo negli occhi l’immagine struggente del piccolo Omran, il bambino siriano coperto di polvere e sangue estratto qualche anno fa dalle macerie causate da un bombardamento avvenuto durante la guerra civile in Siria. Oggi, per fortuna, i volti dei bambini coperti di polvere sono quelli dei piccoli estratti vivi dalle macerie del terremoto, e seppur dolorose sono comunque immagini che regalano gioia e speranza, come ha detto lei, signora Adriana. Due facce della stessa medaglia, una medaglia che, in ogni caso, faremmo volentieri a meno di possedere.

PARLIAMONE...

Chi volesse scrivere

a Giovanna Vecchiotti può farlo: per posta - C/O Redazione 50&Più Via del Melangolo, 26 - (RM) per fax - 066872597 per email - g.vecchiotti@50epiu.it

www.spazio50.org | marzo 2023 98 Lettere al direttore

Hai problemi di memoria?

Ho ritrovato fiducia in me stessa

Quando sei di fretta perdi di vista l’essenziale e arrivi a dimenticarti persino i nomi delle persone. Migliaia di persone sono affette da perdita di memoria legata all’età, ma oggi esistono le compresse naturali Clear Brain™ che ti aiutano a mantenere una buona funzione celebrale.

Una vera innovazione

Clear BrainTM, basato su nutrienti essenziali per il cervello, (noci, melograno, corteccia di pino, vitamine, minerali) aiuta a migliorare le prestazioni mentali e le funzioni cognitive come memoria, attenzione e concentrazione.

I risultati degli scanner sul cervello*

Clear BrainTM è ricco di L-teanina, un aminoacido. Gli scanner mostrano molto chiaramente che l’attività delle onde cerebrali aumenta entro un’ora dall’assunzione della compressa. Nelle zone rosse (attive) notiamo le aree celebrali della memoria e della concentrazione. In confronto possiamo distingue le zone in blu, inattive, nelle persone che hanno assunto un placebo (una compressa senza principio bioattivo).

Noci e cervello

La noce ha un aspetto che ricorda il cervello umano e contiene molti nutrienti essenziali per il corretto funzionamento di questo organo. Diversi studi scientifici hanno dimostrato che il consumo di noci favorisce una buona memoria grazie a una doppia azione di protezione antiossidante e al miglioramento della circolazione sanguigna nel cervello.

Ruth si sta godendo il suo pensionamento. “Sono sempre riuscita a mantenere il controllo, ma un giorno ho notato che non avevo più le idee chiare. È diventato difficile affrontare la quotidianità. Non ricordavo più dove stavo mettendo le mie cose e stavo perdendo fiducia in me stessa. Ora prendo le compresse di Clear Brain™ ogni giorno”.

*JOURNAL OF MEDICINAL FOOD - J Med Food 14 (4) 2011, 334–343

Clear Brain™ è disponibile in tutte le farmacie o visita il sito www.newnordic.it

Per maggiori informazioni: 02.89070845 - info@newnordic.it

L’Albero Argento è il logo di New Nordic, è un simbolo di qualità e autenticità riconosciuta da milioni di persone in tutto il mondo

Clear Brain™ 60 compresse - codice 939478400

Clear Brain 120 compresse – codice 976733978

Posso godere della compagnia dei miei amici “È molto importante per me mantenermi attiva, affrontare i problemi quotidiani, divertirmi con i miei nipoti, prendermi cura del mio giardino e giocare a carte con i miei vicini. Voglio rimanere attiva senza perdere il controllo o sentimi confusa o stanca. Non sono il tipo di persona che sta seduta tutto il giorno a guardare la TV; voglio uscire e godermi la mia famiglia e i miei amici”.

QUESTE COMPRESSE FORNISCONO I NUTRIENTI NECESSARI AL CERVELLO PER AIUTARE LA MEMORIA E LA CONCENTRAZIONE
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A TUTTI SPETTA “ESSERE LIBERI”

2min
page 53

LA SITUAZIONE ITALIANA, IN NUMERI

7min
pages 48-52

È NECESSARIO TUTELARE L’ETÀ ADULTA

3min
pages 46-47

L’ETÀ ANZIANA È UN TEMPO DI DIRITTI E RESPONSABILITÀ

3min
pages 44-45

I NOSTRI DIRITTI E I DOVERI DEGLI ALTRI

1min
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Attualità

1min
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RIFIUTI ELETTRONICI? SMALTIRLI SI PUÒ, ED È SEMPLICE

1min
pages 40-41

TORNIAMO A PARLARE D’ARTE!

5min
pages 36-39

Solidarietà

4min
pages 32-33, 35

IN AIUTO DEI MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI

3min
pages 30-31

AUMENTANO I RIFUGIATI NEL MONDO, SERVONO RISPOSTE

3min
pages 28-29

PICCOLO È BELLO? I COMUNI PIÙ VIVIBILI D’ITALIA

3min
pages 26-27

Attualità

1min
pages 24-25

IDENTITÀ DI GENERE FRA STEREOTIPI, PREGIUDIZI E CONDIZIONAMENTI

3min
pages 22-23

Società

4min
pages 20-21

LE DONNE MERITANO DI PIÙ

4min
pages 18-19

Periscopio LO SPORT DELLA GENERAZIONE DIGITALE

3min
pages 16-17

È POSSIBILE SPERARE ANCHE DA VECCHI?

5min
pages 12-15

ATTIVIAMO I NOSTRI ISTINTI MIGLIORI

3min
pages 10-11

Vuoi dare una mano a Don Silvano?

1min
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TUTTO QUELLO CHE NON DOVREMMO DIRE

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50&PIÙ E FONDAZIONE LEONARDO: INSIEME PER PARLARE DI DIRITTI E RESPONSABILITÀ

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Hai problemi di memoria?

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QUEI VOLTI IMPOLVERATI DEI BAMBINI, CI RACCONTANO IL DOLORE DEL MONDO

1min
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Soluzioni giochi

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Giochi di Lionello e Favolino Stuzzica Cervello di Enrico Diglio

3min
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IL RESPIRO DI UN’ARIA NUOVA

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ARMAGEDDON TIME IL TEMPO DELL’APOCALISSE

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pages 90-91

LE “SONGS OF SURRENDER” DEGLI

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TEATRO DELLA TOSCANA, UNO SGUARDO AL FUTURO CONSOLIDANDO LA PROPRIA IDENTITÀ

1min
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PERUGINO VERSO IL SUBLIME

1min
page 87

Cultura

3min
pages 85-86

TOUR PORTOGALLO

1min
page 84

ITALIA IN...CANTO

1min
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SERENÈ VILLAGE BLUSERENA

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LEGGE DI BILANCIO 2023

2min
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APE SOCIALE

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DACCI IL 5

5min
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PER LO YOGA NON È MAI TROPPO TARDI

3min
pages 72-73

QUANTO CONTA UN SORRISO: LA SALUTE DELLA BOCCA

3min
pages 70-71

IL TRATTAMENTO RIABILITATIVO: LA PROGRESSIONE VERSO LA GUARIGIONE

3min
pages 68-69

Geofisica

2min
pages 66-67

SOTTO IL MARE, A CACCIA DI VULCANI

4min
pages 64-65

LA POESIA CHE SALVA IL MONDO

3min
pages 61-63

LE TUTELE NON “SCADONO” QUANDO SI DIVENTA SENIOR

2min
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DIFENDERE LA FRAGILITÀ

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LEE JEFFRIES. PORTRAITS L’ANIMA OLTRE L’IMMAGINE

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TUTTO QUELLO CHE NON DOVREMMO DIRE

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50&PIÙ E FONDAZIONE LEONARDO: INSIEME PER PARLARE DI DIRITTI E RESPONSABILITÀ

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