IL PESCE
PERIODICO BIMESTRALE DEDICATO ALLE PRODUZIONI ITTICHE NAZIONALI ED ESTERE, ALLE TECNOLOGIE E ALLE ATTREZZATURE
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EUROCARNI – PREMIATA SALUMERIA ITALIANA – IL PESCE
EURO ANNUARIO CARNE – ANNUARIO DEL PESCE E DELLA PESCA
US ANNUARIO DEI FORNITORI DELLA SANITÀ IN ITALIA – EURO GENUINE FOOD
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ANNUARIO del PESCE e della PESCA
2023/2024 N. 34
Consulenti scientifici
Dr. Gaetano Arcarese – Prof. Giorgio
Giorgetti – Dr. Lucia Liddo –
Dr. Francesco Paesanti –
Prof. Remigio Rossi –
Dr. Marco Saroglia – Dr. Aldo Tasselli
Collaboratori scientifici
Dr. Alessandro De Maddalena –
Dr. Maurizio Dell’Agnello –Prof. Fabrizio Ferrari – Dr. Claudio Ghittino – Dr. Gianluigi Negroni –Dr. Paola Pierelli – Prof. Guido Razzoli – Dr. Antonio Trincanato
Collaboratori scientifici esteri Prof. R. Billard (Francia) –Dr. S. Sarig (Israele)
Annuario del Pesce e della Pesca
La banca dati internazionale del mercato ittico sempre aggiornata, utile strumento di lavoro per gli operatori del settore acquacoltura, lavorazione, commercio e distribuzione.
Edizione 2023/2024
Copia cartacea: € 60,00
«Da’ un pesce a un uomo ed egli avrà un pasto; insegnagli ad allevarlo e avrà il nutrimento per tutta la vita»
• Alimentazione per pesci prodotto in conformità con standard ecologici e proveniente da fonti sostenibili
• Cura per il benessere degli animali allevati a bassa densità, in mare
• Salvaguardia della biodiversità e degli ecosistemi
• Responsabilità sociale verso i dipendenti e la comunità
Rimini
“La Rimini sognata da Massimo Bottura si trasforma in realtà. Grandi chef diventano cuochi di strada manipolando i prodotti della nostra terra; giovani designer producono idee con le proprie mani; agricoltori e vignaioli propongono le loro eccellenze. Tutto questo è Al Mèni le cose fatte con le mani e con il cuore”. L’appuntamento per questo 2023 è il 17 e 18 giugno. Ci saranno grandi cuochi e chef stellati, artigiani, produttori di eccellenze e non mancheranno i Laboratori sensoriali per grandi e piccoli, degustazioni e conferenze per gli appassionati. “Un percorso del gusto attraverso le eccellenze del territorio emiliano-romagnolo. Dal Parmigiano Reggiano all’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, dal Culatello di Zibello al Prosciutto di Parma, passando per frutta, piada e squacquerone, i pesci del nostro mare e i funghi del nostro Appennino” (photo © facebook.com/circomercatoalmeni). www.almeni.it
Seafood Expo Eurasia, che si svolgerà a Istanbul dal 7 al 9 dicembre prossimi, è un evento atteso da tutta l’industria ittica internazionale. Grazie alla prevista partecipazione di rappresentati da oltre 120 Paesi, la fiera promette di essere un’esperienza davvero globale, in grado di abbattere barriere geografiche e politiche per riunire gli imprenditori del seafood di tutto il mondo. L’evento occuperà due padiglioni (11 e 12) al Centro fiere e congressi TUYAP di Istanbul e ospiterà prodotti di un’ampia varietà di settori, inclusa pesca e lavorazione, costruzione e manutenzione navale, attrezzature e componenti, acquacoltura, logistica e magazzinaggio, distribuzione e prodotti di mercato. Ciò che rende Seafood Expo Eurasia un evento unico è la capacità di offrire visibilità sia alle piccole e medie imprese che rischiano di passare inosservate alle fiere più grandi, sia ai grandi player del comparto ittico. Seafood Expo Eurasia è stata pensata con un approccio mirato per l’impresa, adattandosi ai bisogni specifici dei partecipanti con la massima flessibilità, per assicurare a tutti un’esperienza gratificante e senza stress.
>> Link: seafoodexpoeurasia.com/en
Novità
Speciale griglia dietetica, cucina senza fumo sul fornello di casa e da campeggio spiedini - salsicce - würstel
L’edizione 2023 di Seafood Expo Global/Processing a Barcellona è stata un record di visitatori ed espositori. Per tre giornate il mondo del comparto ittico si è ritrovato nel quartiere fieristico Gran Via per aprire nuovi mercati, cercare prodotti (e tecnologie) e attivare e consolidare relazioni commerciali. Sempre presente a questo evento a carattere fortemente internazionale è il Gruppo Erede Rossi Silvio, leader a livello europeo nell’acquacoltura. Qui in foto, da sinistra, Niccola Rossi, il fratello Carlo Rossi e i figli di Niccola Silvio, Roberto e Rodolfo. A pag. 106un ampio reportage.
A proposito di Seafood Expo Global 2023
«Seafood Expo Global, la manifestazione fieristica ittica più grande del mondo — inaugurata nel 1993 ed organizzata fi no al 2019 a Bruxelles —, da due anni è stata trasferita a Barcellona ed io, dall’inizio ad oggi, sono stato sempre presente come espositore con un mio stand realizzato sempre con mie risorse economiche. L’ITALIA, ovvero gli amministratori pubblici italiani, si sono accorti di questa manifestazione internazionale SOLO DOPO DIVERSI ANNI dall’inizio e, purtroppo, sempre in NETTO RITARDO rispetto a tutte le altre importanti nazioni del mondo, realizzando per l’occasione un’area espositiva nazionale con box rappresentativi di piccole dimensioni per le aziende partecipanti a costi economicamente importanti.
A dire il vero, L’AREA ESPOSITIVA ITALIA NON È MAI STATA UN’ECCELLENZA DI ELEGANZA E BUON GUSTO ESTETICO E, TANTO MENO, CON UN’OTTI-
MA UBICAZIONE ALL’INTERNO DELLA MANIFESTAZIONE, come logicamente meriterebbero le aziende italiane partecipanti, così come gli Italiani che tutti gli anni intervengono numerosi a questa importantissima fiera dell’ittico.
Questo è il secondo anno, dopo l’interruzione di due anni per Covid, che la manifestazione si tiene a Barcellona. Già lo scorso anno c’era stato un notevole interesse, con la numerosa partecipazione di visitatori da tutto il mondo ma, nonostante questo importante segnale, l’Italia, che l’anno scorso aveva ottenuto l’assegnazione dell’area espositiva nel Padiglione 3, dove espongono tutte le più importanti rappresentative dei Paesi più evoluti del mondo, quest’anno è stata collocata nel Padiglione 5, in fondo alla fiera e, soprattutto, insieme ai Paesi meno significativi, con un’area espositiva, a mio avviso, insufficiente, per non dire di peggio!!
A completamento di ciò, per la prima volta assoluta, dopo trent’anni di questa importantissima
esibizione fieristica mondiale, sono intervenuti, nei giorni 25 e 26 aprile, due ministri del nuovo governo italiano: quello dell’Agricoltura e pesca e quello dello Sport.
Per tutti i due giorni della loro permanenza in fiera, i ministri si sono limitati a visitare i soli box espositivi nell’area italiana, SENZA PENSARE DI ANDARE OLTRE E FARE ANCHE INTELLIGENTEMENTE UNA VISITA ALLE ALTRE AZIENDE ITALIANE che, esclusivamente con le proprie forze economiche, hanno realizzato meravigliosi stand fuori dall’Area Italia, ricevendo il plauso e l’ammirazione di tutti i Paesi del mondo presenti e innalzando così l’immagine italiana, rappresentata non adeguatamente, a mio avviso, dallo stand nazionale.
La carenza di un minimo riconoscimento da parte dell’autorità nazionale più rappresentativa nella manifestazione, oltre ad essere una mancanza di buon gusto, ha rappresentato anche il mancato riconoscimento di tutte quelle aziende che autonomamente, con propri costi, hanno SAPUTO TENERE ALTO IL TESTIMONE IMPRENDITORIALE DELLA NOSTRA NAZIONE!
Quanto sopra esposto si potrebbe interpretare come delusione e risentimento per non essere stato visitato dai ministri italiani… ASSOLUTAMENTE NO!!! Sono solo basito dal fatto che un ministro non abbia avuto l’accortezza di prendere atto della presenza di molte altre aziende italiane che, oltretutto, hanno avuto un notevole successo di presenza di visite da tutto il mondo forse anche molto più successo di tutto il Padiglione Italia.
Pertanto, mi auguro e spero che questa mia critica possa giovare al futuro sviluppo di questa interessante manifestazione ittica internazionale da parte dell’amministrazione pubblica italiana e che sappia in futuro coniugare bene l’interesse di tutte le aziende e visitatori italiani per ospitalità, bellezza e, soprattutto, IMMAGINE di buon gusto!!!
Sinceramente,
Valerio SapucciLegacoop Agroalimentare e Randstad Italia promuovono le migliori pratiche a sostegno dello sviluppo ambientale, sociale ed economico. Entrambe le realtà prendono a cuore la valorizzazione della formazione universitaria quale supporto ad una filiera produttiva che, in un mercato globalizzato, non può fare a meno di professionalità e conoscenza. La pesca e l’acquacoltura sono sempre più chiamate a fornire il proprio contributo ad una alimentazione sana, sicura e accessibile a tutta la popolazione. Nel contesto della crescita blu, diventa sempre più strategico coniugare le molteplici esigenze produttive con le sollecitazioni poste da sistemi complessi e dall’attuale momento storico. Da qui muovono le ragioni di questo premio di laurea, volto a fornire un incentivo a percorsi formativi che sappiano coniugare l’importanza dello studio e le necessità di uno sviluppo sostenibile.
• Info • Legacoop Agroalimentare • www.legacoopagroalimentare.coop info@ancalega.coop • 06 4403147
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Iniziativa realizzata nell’ambito del Programma nazionale triennale della pesca e dell’acquacoltura 2022 – 2024, annualità 2023
La realtà ha superato le peggiori previsioni: in soli due giorni, lo scorso maggio, la pioggia di due mesi è caduta sui terreni dell’Emilia-Romagna, messi già a dura prova dalla lunga siccità, provocando un’alluvione senza precedenti. Migliaia gli sfollati, morti, dispersi, ancora non quantificabili i danni alle imprese e ai raccolti, si parla di miliardi di euro. «Non c’è memoria di eventi di questo tipo in passato» dice il capo Dipartimento nazionale della Protezione civile FABRIZIO CURCIO. La Romagna, in
particolare, è in ginocchio. In questo scenario, al limite dell’apocalittico, anche le saline di Cervia sono finite sottacqua. E se, da una parte, le saline sono servite come “vasca di espansione” naturale, permettendo quindi ad una grande quantità di acqua di non riversarsi direttamente sulla parte costiera della città, dall’altra questa scelta obbligata ha messo a rischio l’intera raccolta del sale 2023.
In questa terra, vittima del cambiamento climatico, le saline dalla storia millenaria producono un sale
“dolce”, unico in Italia, la cui bassa concentrazione di potassio e dei sali più amari è molto apprezzata, non solo nell’alta cucina, ma anche nella lavorazione di salumi e formaggi. Due milioni sono i pezzi di sale venduti in un anno, un quantitativo che lascia senza fiato. L’antica salina è da sempre considerata un vero e proprio museo a cielo aperto. Da qui partiamo per scoprire una zona dal grande fascino, ai margini del Delta del Po, abitata da gente robusta, che non si arrende mai, nonostante
l’esondazione del fiume Savio abbia formato un’enorme distesa di acqua, profonda almeno un metro e mezzo.
Mosaico di terre e acque, la zona cervese è densa di memorie storiche. Le origini delle saline di Cervia si perdono nell’antichità classica; qualcuno le ricollega alla presenza etrusca, altri alla colonizzazione greca citando, a sostegno di tale tesi, il vecchio toponimo di Cervia, Ficocle , di sicura origine greca. Quel che è certo è che, già ai tempi dei Romani, la produzione del sale in queste zone era florida e fonte di ricchi commerci. Fino al XVII secolo, Cervia antica sorgeva nelle saline; poi, a partire dal 1689, fu smontata pezzo per pezzo e letteralmente rimontata più a Nord, vicino al lido della marina, in un’area decisamente più salubre. Prima del 1959 erano
144 le saline a gestione privata che prosperavano, poi il Monopolio le trasformò in un’unica grande salina di 827 ettari, dove effettuare la raccolta solo una volta all’anno con mezzi meccanici, secondo il metodo cosiddetto “francese”. L’ambizioso progetto ha, tuttavia, risparmiato la piccola Camillone, un’area contenuta, il cui sale dolce ha ottenuto l’assegnazione del titolo di presidio Slow Food. In questo bacino, il numero 89, la raccolta del sale avviene ancora con l’antico sistema artigianale cervese: la raccolta multipla. Il salinaio divideva il proprio bacino di raccolta, l’ultimo dopo i diversi passaggi in vasche di evaporazione, in cinque piccoli settori. Ogni giorno raccoglieva il contenuto di un settore e, in cinque giorni, esauriva tutto il sale.
Dal 1989, anno in cui venne fondata l’ Associazione Culturale Civiltà Salinara, formata da alcuni salinai che hanno lavorato tutta la vita nelle saline di Cervia, le acque della Camillone producono secondo il metodo antico un sale integrale “dolce” dalle caratteristiche superiori, perché ottenuto con acqua madre che non supera mai i 28,5 gradi Baumè (misura della densità salina dell’acqua).
Poco prima degli anni Duemila, decisioni governative imposero la cessazione della produzione, ma il Comune di Cervia decise di farsi ca-
rico delle saline e diede vita alla “Società di gestione Parco della Salina”. Da allora la salina è riconosciuta, per il suo alto valore naturalistico e paesaggistico, come area umida di importanza internazionale ed è divenuta parte del Parco Regionale Delta del Po Emilia-Romagna. Purtroppo la recente alluvione ha macchiato di fango l’oro bianco di Cervia, da molti conosciuto anche come “il sale del Papa”, perché la tradizione vuole che il primo raccolto venga portato in dono al Santo Padre (oltre per il fatto che le saline erano anticamente di proprietà dello Stato Pontificio).
Con l’esondazione lo stabilimento della lavorazione del sale è stato sommerso. L’acqua ha inghiottito i cumuli del vecchio raccolto, mentre quello nuovo, (il sale si produce tra giugno e agosto), sembra perduto prima ancora di partire.
GIUSEPPE POMICETTI, presidente delle saline, è a pezzi, ma non ha dubbi: «sapremo rialzarci», commenta con la voce rotta dall’emozione. Il fango ha distrutto tutto, ma non lo spirito resiliente, indomito e tenace dei Romagnoli. Spalano, con il cuore spezzato, per liberare case, edifici, imprese e negozi. Lavorano con fatica, intonando “Romagna Mia” Si danno forza a vicenda, armati di pale, scope e sorrisi. A loro vanno tutto il nostro sostegno e la nostra stima.
Chiara PapottiLa pesca ha il fascino del mestiere antico, la poesia di una tradizione secolare che si tramanda di padre in figlio attraverso la ritualità dei gesti, la sapienza di generazioni. Ma oggi tutto questo non basta più. La pesca moderna ha bisogno di conoscenza,
di capacità di leggere i mercati, di essere aggiornata su tecnologia e innovazione. Il pescatore oggi non può soltanto pescare, ma deve confrontarsi con i temi della sostenibilità, con la transizione verde e quella digitale. Aspetti, questi, fondamentali per la
sopravvivenza di un mestiere che deve adattarsi ai tempi. Sono questi i temi del convegno Blue Skills & Jobs: orientare le professioni del futuro nella filiera ittica organizzato da LEGACOOP AGROALIMENTARE nell’ambito dell’European Maritime Day in my
«Non conta che le persone sappiano soltanto fare, occorre acquisire e avere competenze per capire la realtà e affrontarla» ha detto
Cristian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare, al convegno
“Blue Skills & Jobs: orientare le professioni del futuro nella filiera ittica”, organizzato nell’ambito dell’European Maritime Day in my CountryMassimo Bellavista, Lorenza Venturi e Annalisa Buffardi, relatori al convegno Blue Skills & Jobs.
Country e nell’Anno europeo delle Competenze, tenutosi recentemente a Roma presso Spazio Europa, Ufficio del Parlamento europeo in Italia e dalla Rappresentanza in Italia della Commissione europea. Come evidenziato da CRISTIAN MARETTI, presidente di Legacoop Agroalimentare, «non conta che le persone sappiano soltanto fare, occorre acquisire e avere competenze per capire la realtà e il cambiamento, per non averne paura e affrontarli. La pesca è una grande opportunità per tutte le zone di mare, ma occorre avere gli strumenti giusti per stare sul mercato. Ad iniziare dalla gestione utile e intelligente del prodotto che non è tutto uguale. Le competenze, che devono essere seguite anche dal ricambio generazionale, servono per dare risposte ad un settore che ha bisogno di diversificarsi, a partire dagli aspetti legati al turismo, all’accoglienza e all’ospitalità».
Il convegno ha evidenziato criticità e opportunità del settore pesca e acquacoltura, ha stimolato riflessioni e confronto per costruire una concreta e reale visione del futuro, dalle criticità legate al sistema informativo veterinario (VET) alla necessità di orientare strategie politiche legate alla formazione. Oltre a condividere esperienze e buone pratiche nel campo dell’Istruzione e formazione professionale (IFP) e VET per la pesca e sostenere la partecipazione di Legacoop Agroalimentare al Patto europeo per le skills 2023. Inoltre, ha gettato le basi per favorire la creazione di un’alleanza europea per la formazione e le skills professionali nel comparto ittico e per incentivare lo sviluppo di reti di relazione tra i
diversi attori per mettere a sistema la formazione nel settore.
Le criticità del settore pesca e acquacoltura
Oltre ad età media avanzata e un basso livello di scolarizzazione, il settore deve fare in conti con lo scarso accesso alle fonti informative e alla digitalizzazione, a competenze professionali obsolete. A questo si sommano il poco tempo a disposizione a terra per la formazione, soprattutto nei fine settimana, vecchi pregiudizi e idee preconcette che danno origine ad una rappresentazione sociale del settore della pesca contraddittoria e non adeguata alla realtà di oggi. Inoltre, l’attuale sistema non fornisce un adeguato supporto informativo e orientativo agli operatori della pesca, per quanto riguarda le opportunità, al miglioramento del benessere e della qualità del lavoro, allo sviluppo economico e professionale e all’avanzamento di carriera.
Anche l’offerta formativa scolastica non è ampia. Oltre alle specializzazioni di alcuni istituti tecnici, ad oggi vi sono soltanto due corsi di laurea interamente dedicati alla filiera ittica, uno a Bologna, su Acquacoltura e igiene delle produzioni ittiche, e uno a Ferrara in Tecnologie agrarie e acquacoltura del Delta
Le risposte da dare
«Con un’età media della forza lavoro che si attesta sopra i 50 anni di età e bassi livelli di scolarizzazione, il settore è fortemente minacciato dalla mancanza di manodopera qualificata e di pro-
La pesca è una grande opportunità per tutte le zone di mare, ma occorre avere gli strumenti giusti per stare sul mercato. Ad iniziare dalla gestione utile e intelligente del prodotto che non è tutto uguale. Le competenze, alle quali deve seguire il ricambio generazionale, servono per dare risposte ad un settore che ha bisogno di diversificarsi
fessionisti competenti che possano orientare strategie mirate alla tutela ed alla salvaguardia dell’approvvigionamento ittico sulle coste europee», ha sottolineato ELENA GHEZZI, responsabile pesca e acquacoltura Legacoop Agroalimentare.
«Legacoop Agroalimentare ha aderito al Patto europeo per le competenze, in occasione dell’istituzione dell’Anno europeo per le competenze 2023, e intende perseguire l’impegno sulla qualificazione, riqualificazione e sviluppo delle competenze degli operatori della pesca e dell’acquacoltura», ha spiegato
MASSIMO BELLAVISTA, responsabile Formazione e Sicurezza Legacoop Agroalimentare.
Quali skills sono necessarie Ad un lavoratore su due, tra coloro che si stanno affacciando sul mercato del lavoro oggi o che lo faranno nei prossimi anni, saranno richieste competenze verdi. Ma sono necessarie anche apertura alla tecnologia, avere manualità e resistenza allo stress oltre che essere capaci di avere giudizio critico, capacità di problem solving e conoscenza delle lingue.
Le sfide del futuro si vincono se si incide sulle criticità e si avvia un percorso di crescita. Per Massimo Bellavista «il convegno è stata una valida occasione per gettare le basi mirate alla costruzione e implementazione di un network
stabile e permanente in grado affrontare le sfide che abbiamo di fronte ma anche di orientare, in maniera efficace ed efficiente, le strategie da perseguire».
Un convegno nel quale, ha evidenziato ancora Bellavista, c’è stata «ampia condivisione delle criticità, ma anche sulle strategie da mettere in campo assieme al MASAF, al Ministero dell’Istruzione e del Merito, al Comando Generale delle Capitanerie di Porto e anche con le Regioni. Questo per allineare i diversi sistemi di istruzione e formazione, tutti gli stakeholders e per investire sul capitale umano».
Fonte: Legacoop Agroalimentare legacoopagroalimentare.coop
Dall’Italia arriva un’altra proposta di candidatura a Patrimonio UNESCO: questa volta sono i mestieri tradizionali della pesca, con la loro storia e gestualità affascinanti e ripetute, a essere posti sotto i riflettori. Un’attenzione più che dovuta, in quanto il saper fare del mare rappresenta una vera ricchezza portata avanti da uomini che ne hanno fatto la loro vita, tra conoscenza e sacrifici. A lanciare l’idea e l’iniziativa, già nel 2017, sono stati i cosiddetti “Flag” (Fisheries Local Action Group) di sei regioni italiane. La loro azione fu poi perfezionata in un progetto unitario, dal titolo Patrimonio Culturale della Pesca, anche grazie al FEAMP, il Fondo europeo per la politica marittima, la pesca e l’acquacoltura per il periodo 2014-2020. Ma è del 20 aprile scorso l’avvio della strada verso la candidatura effettiva, presentata in Camera di Commercio. Come sempre, anche in questo caso, l’iter non sarà veloce e tutt’altro che certo ma, difficoltà a parte, è fondamentale ricordare l’obiettivo da cui tutto prende le mosse, ovvero «far conoscere e rispettare il mare e il mestiere della pesca, divulgare il nostro prodotto, quindi il nostro pescato», ha spiegato Antonio Paoletti, presidente del Flag GAC Friuli Venezia Giulia. Non solo, anche «dare un nuovo impulso al settore pesca, ad esempio affiancando attività che possano suscitare un interesse a livello turistico. Candidare all’UNESCO i mestieri della pesca significa sostenere un settore in difficoltà in termini di reddito», ha aggiunto Giovanni Dean, coordinatore del piano d’azione del Flag GAC Fvg.
Per dare ancora più risalto a questo mondo, è stato realizzato il documentario “Salsedine” che ripercorre storie, tradizioni e culture legate ai mestieri legati alla pesca di diverse regioni: Abruzzo, Marche, Emilia-Romagna, Veneto Friuli-Venezia Giulia e Toscana (fonte: Corriere del Gusto; in foto, pescatore chioggiotto che fa manutenzione alle reti, photo © Francesco Demarco).
Si è concluso lo scorso 6 maggio a Roma, all’interno dello storico mercato rionale di Testaccio, il progetto Food Hub, l’iniziativa realizzata dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste e da UNIONCAMERE che rientra tra i progetti finanziati dal Fondo europeo per la Politica marittima, la Pesca e l’Acquacoltura 2014-2020, con la collaborazione tecnico-scientifica di BMTI e Italmercati.
Organizzatore dell’ultima tappa volta a sensibilizzare i consumatori sui prodotti ittici sostenibili è stato il Centro Agroalimentare di Roma, un grande polo logistico, tecnologicamente avanzato e informatizzato, capace di dar consistenza ad un
reale processo d’integrazione tra produzione, commercio, distribuzione, export, imprese di logistica e di servizi. Un mercato che, inoltre, rappresenta hub importante per l’incontro tra domanda e offerta ma anche un luogo in cui le merci transitano, arrivano, si lavorano, si acquistano, si preparano, si distribuiscono direttamente alla città di Roma ed al resto d’Italia.
Sostenibilità, tutela e qualità al centro del dibattito Sostenibilità, tutela e qualità sono i temi che hanno legato tra loro tutte le tappe di questo tour. Un viaggio che ha attraversato la nostra Penisola da Nord a Sud e i suoi
mercati all’ingrosso che, da una parte, ha voluto sensibilizzare gli acquirenti al consumo di prodotti ittici sostenibili e poco conosciuti e, dall’altra, ha mirato ad avvicinare l’intera filiera favorendo il raccordo tra produzione, ingrosso e vendita al dettaglio.
Ottimi risultati sono stati ottenuti, nel corso delle attività del progetto, anche con le giornate di commercializzazione realizzate all’interno dei mercati all’ingrosso aderenti, grazie alle quali è stato possibile far conoscere in maniera dettagliata agli operatori la Piattaforma del progetto, uno strumento a disposizione degli operatori della filiera ittica grazie al quale è possibile
verificare la presenza di prodotti ad elevata sostenibilità nei mercati all’ingrosso di loro interesse.
Oltre 160 i concessionari già iscritti e sicuramente una grande opportunità per tutti gli attori della filiera, dal grossista, al ristoratore, al consumatore finale, che continueranno ad avere la possibilità di iscriversi ottenendo, così, informazioni importanti per la vendita e l’acquisto di prodotti ittici sostenibili.
Dopo il dibattito iniziale, in cui sono intervenuti FABIO MASSIMO PALLOTTINI, presidente di Italmercati e RICCARDO CUOMO, direttore di BMTI, lo chef FABIO CAMPOLI ha realizzato uno showcooking durante il quale è stato possibile degustare i grandi
protagonisti dell’evento, ovvero:
• le cozze, provenienti dal Parco Nazionale del Gargano e allevate nel lago di Varano;
• le seppie pescate con nassa dai pescatori di San Benedetto del Tronto, appartenenti al mercato all’ingrosso della stessa città;
• il pesce siluro proveniente dalla piccola pesca del Delta del Po e dal mercato ittico di Porto Viro.
Tre prodotti che, coerentemente con la mission del progetto, sono sostenibili grazie al ridotto impatto ambientale che i metodi utilizzati per la loro cattura comportano e che, inoltre, presentano ottime caratteristiche nutrizionali e organolettiche.
>> Link: foodhubittico.it foodhubittico.it/piattaforma
Orata (36,5%) e salmone (30,8%) si aggiudicano il podio tra i prodotti ittici maggiormente ricercati e acquistati dagli Italiani. Una scelta legata alla facilità di preparazione (uno degli elementi chiave che entrano in gioco nella scelta dei prodotti da portare a casa) e alla convinzione di una maggiore “salubrità” e/o bontà rispetto a quelli che sono considerati i “pesci poveri”, come ad esempio il pesce azzurro. A rivelarlo è un’indagine sull’evoluzione dei consumi realizzata da ISNART (Istituto Nazionale Ricerche Turistiche), anche grazie al coinvolgimento dei ristoranti aderenti al marchio Ospitalità Italiana, il riconoscimento di qualità delle strutture turistiche italiane ed estere promosso da UNIONCAMERE e da ISNART, con l’obiettivo di evidenziare le ultime tendenze in atto nella domanda di prodotti ittici in Italia. La ricerca si inserisce nell’ambito del progetto FoodHub. Al terzo posto sulle tavole degli Italiani troviamo il nasello (acquistato dal 27,2%), che prende il posto del “cugino” merluzzo nordico (quarto prodotto più venduto nel 2021, ma in nona posizione nel 2022). Proseguendo la classifica delle specie mediterranee maggiormente consumate troviamo al sesto posto il polpo (scelto dal 20,1% degli Italiani nel 2022, contro il 7,4% dell’anno precedente quando occupava l’11a posizione) e a seguire le cozze, che vengono comprate dal 19,2% degli Italiani (5,9% del 2021, 14a posizione). Tra i prodotti in crescita e maggiormente amati dagli Italiani, in particolare dai consumatori over 56, compare un altro prodotto della nostra tradizione culinaria: le alici, che passano dal 7,5% del 2021 al 10,9% nel 2022.
I prodotti ittici si confermano cibi da mettere in tavola per tutta la famiglia, con la convinzione che sia fondamentale variare il regime alimentare con un elemento nutritivo che fa bene alla salute. I prodotti ittici, infatti, non mancano sulle tavole degli Italiani (solo il 2,5% della popolazione non li mangia, prevalentemente per una questione di gusto), ma il 42,2% consuma pesce appena 1 volta a settimana, mentre il 12,2% lo mangia mediamente ogni 2 settimane. Solo 1 Italiano su 3 lo consuma con regolarità, 2 o 3 volte a settimana: un’abitudine che nel 2021 coinvolgeva 1 Italiano su 5 e che oggi, tra coloro che hanno un reddito alto, è comune a 1 Italiano su 2 (fonte: EFA News – European Food Agency).
La penetrazione del salmone nel mercato italiano è pari al 70%, con una preferenza per l’affumicato. Trend del poke: il 15% degli Italiani l’ha provato nei canali Out Of Home. Salmone è una categoria vincente nella GDO
In occasione dell’annuale seminario sul salmone norvegese organizzato dal Norwegian Seafood Council — tenutosi giovedì 11 maggio presso il Palazzo delle Stelline di Milano —, con un saluto iniziale del primo segretario della Reale Ambasciata di Norvegia, Martin Andestad , alla presenza dei rappresentanti dell’industria, del settore Retail e
HO RE CA. del mercato ittico, sono stati illustrati i trend di mercato del 2022, i consumi e le vendite del salmone in Italia, con uno sguardo agli scenari futuri del settore e alle nuove abitudini dei consumatori italiani. Nel corso del seminario è emerso come, in questi ultimi mesi del 2022 e nell’inizio del 2023, lo scenario economico internazionale e la forte
inflazione stiano influenzando i consumi degli Italiani, sempre più attenti ai prezzi: se da una parte i prodotti di largo consumo stanno registrando una crescita grazie all’aumento della frequenza di acquisto, dall’altra si evidenzia un conseguente calo dei volumi.
Per quanto riguarda il mercato del salmone, dai dati presentati è emerso che il cliente italiano rimane un consumatore fedele, con una frequenza media di acquisto pari a 7,2 atti di acquisto nell’arco dell’ultimo anno e con una penetrazione sul totale delle famiglie italiane pari al 70% (fonte: GFK Consumer Panel Italy). Questa dinamica conferma quanto il salmone sia tra gli alimenti preferiti dai consumatori italiani in tutte le sue tipologie. In particolare, si evidenzia una preferenza per il salmone affumicato (57,3% della penetrazione del mercato del salmone), a seguire per il salmone fresco (26,3%) e per quello congelato (15,1%; fonte: GFK Consumer Panel Italy).
Proprio il salmone affumicato, come confermato anche dai dati NielsenIQ, traina la crescita di mercato facendo registrare un +4,8% (fonte: NIQ Trade*Mis – Total Food Italy; anno terminante il 26 marzo 2023) del fatturato (a valore) nell’ultimo anno.
Dai dati presentati della ricerca GFK Overview of Shopper behavior
in FMCG and Salmon si conferma, inoltre, l’interesse degli Italiani verso salute e benessere, non solo pensando alla forma fisica ma, soprattutto, al benessere a tavola. Infatti, il 46% degli Italiani è orientato verso l’healthy food (fonte: GFK Consumer Panel Italy). Da evidenziare in questo contesto il fenomeno del poke, un trend sempre più diffuso in Italia in quanto rappresenta un’opzione per un pasto salutare e nutriente, preparato con ingredienti freschi: il 15% degli Italiani, infatti, ha provato il poke nei canali Out of Home (fonte: GFK Consumer Panel Italy).
I consumatori italiani, seguendo dinamiche di acquisto legate al benessere, riconoscono il salmone norvegese come pesce sano e apprezzano le sue proprietà nutritive: rappresenta un ingrediente ideale per un’alimentazione corretta ed equilibrata a tutte le età, in quanto fonte di Omega-3 e ricco di proteine nobili, sali minerali e vitamine A, D, B12. «Negli ultimi anni si è assistito ad una forte presa di coscienza del legame tra benessere, cibo e origine del
prodotto» afferma GUNVAR LENHARD WIE, direttore Italia del Norwegian Seafood Council. «Grazie al nostro marchio di origine Seafood from Norway, simbolo di provenienza di tutti i nostri prodotti ittici, proponiamo un alimento sano, versatile e allevato in maniera sostenibile nelle limpide acque fredde della Norvegia. Un prodotto, il salmone norvegese, adatto a tutte le età e perfetto in ogni ricetta».
Dagli interventi degli esperti è stato inoltre evidenziato come il salmone sia una categoria vincente nella GDO, un ulteriore fattore che ha favorito la sua costante presenza nell’alimentazione degli Italiani.
Nei banchi refrigerati il salmone viene esposto rimanendo separato dagli altri prodotti del banco del pesce, mettendolo così in risalto: il prodotto viene offerto già porzionato in pezzi più piccoli — anche in monoporzioni — e proposto in differenti modalità di consumo per soddisfare le diverse esigenze dei consumatori. Inoltre, l’etichettatura del prodot-
to riporta informazioni sulla sua origine, sull’utilizzo di tecniche di allevamento sostenibili e sulla data di pesca, oltre a quella di scadenza. Tutte informazioni che oggi il cliente, sempre più attento e sensibile, ricerca nella fase di acquisto di prodotti ittici. Nel reparto pescheria invece il salmone viene spesso presentato intero, con la pelle e le squame, o già diviso in filetti; in questo caso il cliente, oltre a conoscere le informazioni sul prodotto, ha il vantaggio di poter ricevere anche alcuni suggerimenti su come cucinare a preparare il salmone fresco.
«Il nostro principale obiettivo, come Norwegian Seafood Council, è quello di promuovere la cultura del pesce norvegese in Italia e, grazie al nostro marchio di origine, possiamo accrescere la fiducia dei consumatori riguardo l’affidabilità dei nostri prodotti ed in particolare del salmone norvegese» conclude Gunvar Lenhard Wie, direttore Italia del Norwegian Seafood Council.
>> Link: pescenorvegese.it
La vita sul nostro Pianeta inizia dagli oceani e per questo vanno rispettati e protetti attraverso le scelte di ogni giorno: è questo il messaggio di Marine Stewardship Council, organizzazione non profit che promuove la salute degli oceani attraverso il suo programma per la pesca sostenibile, per la Giornata Mondiale degli Oceani 2023. La Giornata Mondiale degli Oceani cade l’8 giugno ed è nata durante l’Earth Summit del 1992 a Rio de Janeiro. È stata riconosciuta ufficialmente dalle Nazioni Unite nel 2008 per celebrare gli oceani e il nostro personale legame con il mare e per sensibilizzare l’opinione pubblica sul ruolo essenziale che essi svolgono nella nostra vita e nella salute generale dell’ambiente.
Gli oceani ricoprono infatti due terzi del pianeta, forniscono l’ossigeno che respiriamo e il cibo di cui ci nutriamo, contengono un’immensa biodiversità per lo più ancora inesplorata e assolvono una indispensabile funzione di regolazione climatica.
Tutti aspetti che si basano su un presupposto fondamentale: che essi siano in salute, e gli ecosistemi e le risorse in essi contenuti siano equilibrio tra loro. Un equilibrio che oggi è messo in pericolo da inquinamento, cambiamento climatico e pesca eccessiva, e che deve essere salvaguardato attraverso scelte sostenibili a tutti i livelli decisionali, consumatori, aziende, attività di pesca e istituzioni.
«Vogliamo richiamare l’attenzione di tutti sugli oceani perché la vita del Pianeta è intrinsecamente legata ad essi e perché essi non solo svolgono un ruolo fondamentale a livello ambientale, ma possono svolgere anche un ruolo cruciale nella sfida per garantire la sicurezza alimentare globale» SPIEGA FRANCESCA OPPIA, direttrice del Programma MSC in Italia. «Le Nazioni Unite stimano che i sistemi alimentari debbano aumentare la propria produttività del 70% per soddisfare una crescita di popolazione che supererà i 9 miliardi di persone nel 2050.
In questo scenario, la gestione sostenibile della pesca può fornire proteine e nutrienti ai milioni di persone che oggi soffrono di carenze nutritive o di insicurezza alimentare. Per questo motivo è necessario che tutti, dai pescatori alle aziende che operano nel comparto alimentare, dai consumatori ai governi nazionali e locali, mettano la protezione degli oceani in cima alla propria lista delle priorità».
Secondo le Nazioni Unite, gli alimenti provenienti dai sistemi acquatici, detti Blue Foods (animali, piante e alghe pescati o coltivati in ambienti marini o acqua dolce) sono degli alleati fondamentali per affrontare la sfida della sicurezza alimentare globale. Secondo una ricerca di COSTELLO et al. (2016), se tutte le attività di pesca fossero ben gestite, sarebbero in grado di produrre 16 milioni di pescato in più ogni anno, che andrebbero ad alleviare la diffusa carenza di nutrienti fondamentali quali ferro, vitamina B12 e acidi grassi Omega-3.
10 ragioni per proteggere i prodotti del mare
1 – I prodotti del mare sono ricchissimi di nutrienti Pesce e frutti di mare sono ricchi di nutrienti come zinco, ferro, vitamine A e B12 e acidi grassi Omega-3. Pesci grassi come salmone e aringhe contengono più nutrienti essenziali di noci, cereali, carne, verdure a foglia o semi, che sono più assorbiti e utilizzati meglio rispetto a quelli contenuti nelle stesse verdure e negli integratori alimentari.
2 – I prodotti del mare hanno un minor impatto ambientale Rispetto all’allevamento a terra, la pesca consuma pochissima terra o acqua, né richiede fertilizzanti o mangimi. Alcuni piccoli pesci come aringhe, sgombri e spratti, hanno emissioni di carbonio inferiori a quelle del riso e del mais, oltre a essere tra i pesci più nutrienti da mangiare.
3 – Il consumo di pesce in Italia è più alto della media europea.
Gli Italiani consumano 30 kg di pesce fresco pro capite per anno, mentre la media europea si attesta intorno ai 23 kg. Le specie più consumate nel 2020 in Italia sono state il tonno pinna gialla, il calamaro, il salmone, la cozza, il tonnetto striato e il merluzzo nordico (dati: EUMOFA). I maggiori consumatori
di pesce in Europa sono i portoghesi (57 kg pro capite per anno) e i danesi (35 kg); agli ultimi posti troviamo invece ungheresi (6,5 kg) e cechi (5,7 kg).
4 – Ci sono migliaia di specie diverse da provare
Sono 2.200 le specie di pesce pescato e 600 di pesce allevato eppure la maggior parte di noi consuma le stesse poche specie. Variare le specie consumate allevia la pressione su quelle più comuni, aiutando a preservare la biodiversità.
5 – Il pesce è un’importante fonte di sussistenza
600 milioni di persone dipendono almeno in parte dal settore della pesca e dell’acquacoltura e più della metà è rappresentata da donne; la maggior parte di queste persone si trova nei Paesi in via di sviluppo. A essere coinvolte nel settore primario della pesca sono invece 58,8 milioni di persone secondo la FAO.
6 – La domanda di pesce raddoppierà entro il 2050 Per soddisfare una domanda in continua crescita è necessario sostenere pratiche di pesca sostenibile e un allevamento responsabile di prodotti ittici.
7 – Pescando meglio si pesca di più Pescare sostenibilmente e porre fine alla pesca eccessiva potrebbe far
aumentare la produzione annuale globale di pesce di 16 milioni di tonnellate, sufficienti a soddisfare il fabbisogno proteico di 72 milioni di persone in più all’anno.
8 – Mangiamo pesce da quasi 2 milioni di anni
Le prime prove del consumo di pesce da parte di un essere umano risalgono a 1.95 milioni di anni fa e sono state ritrovate in Kenya. È in questo periodo che gli esseri umani con un cervello più grande hanno iniziato a evolversi.
9 – Il pesce è una parte importante della tradizione culturale e religiosa Tradizionalmente, il pesce viene consumato il Venerdì Santo dai Cristiani, mentre nell’Ebraismo il pesce è un simbolo di fertilità e fortuna che si mangia durante il Capodanno ebraico.
10 – Tutti noi possiamo proteggere gli oceani
Come? Scegliendo di consumare prodotti ittici da pesca sostenibile, come quelli riconoscibili dal marchio MSC. Supportando i pescatori che implementano pratiche di pesca sostenibili su base scientifica si permette agli oceani di prosperare per il bene delle generazioni future.
Fonte: MSC Marine Stewardship Council
Radio Food Podcast (radio-food.it) è la prima formula di podcast in streaming tutta incentrata sul cibo. Una meraviglia! Tra le tante cose belle i podcast della giornalista
LUCIANA SQUADRILLI per la rubrica “MetePocoNote”. Un diario di viaggio per veri appassionati di curiosità. Una serie podcast sui viaggi che vorreste fare, ma ancora non conoscete e che Luciana vi porta a scoprire attraverso itinerari fatti di arte, cultura, curiosità storiche e ottime indicazioni enogastronomiche. Link: spreaker.com/ show/metepoconote (photo © radio-food.it).
All’interno del portale di EUMOFA, l’Osservatorio europeo del mercato dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura (eumofa.eu) sono disponibili i dati su base annuale degli sbarchi. Per sbarchi si intende sia la quantità di prodotti ittici al loro primo sbarco a terra in un dato Paese, effettuato dalle imbarcazioni di pesca indipendentemente dalla nazionalità dell’imbarcazione, sia i prodotti ittici sbarcati dalle imbarcazioni di un Paese UE in un Paese non UE. I dati sugli sbarchi sono riportati in peso netto e in euro.
Sia chiama Scampo Pescheria Moderna ed è a Bologna (scampopm.com). Si articola come pescheria e ristorante ed è strutturata anche per acquisti on-line, ritiri a in negozio e consegne a domicilio. Noi seguiamo Scampo su instagram.com/scampo.pm, dove si racconta l’anima di un business decisamente contemporaneo che comunica in modo efficace e piacevole, indirizzato ad un target giovane. Bravissimi!
Scoperta al Seafood Expo Global a Barcellona, la ricciola oceanica (Seriola lalandi), allevata sulla costa olandese dello Zeeland da Kingfish Zeeland è un prodotto di qualità premium. Il sito it.kingfish-zeeland.com è ricco di informazioni dettagliate sull’allevamento e sull’azienda e veramente ben fatto è il feed di instagram.com/dutchyellowtail (photo © @maaike_hk)
Si chiamano ostriche concave Golden e Black, sono tipiche del nostro territorio e fanno bene alla salute. A dimostrarlo un recente studio di Unife* che, oltre a voler favorire la competitività e lo sviluppo di mercato delle due varianti di colore, si è concentrato sull’analisi delle caratteristiche genetiche, chimiche e nutrizionali evidenziando le eventuali differenze. Nello studio le ricercatrici e i ricercatori hanno
calcolato che basterebbero due-tre ostriche al giorno per assumere la dose giornaliera consigliata di acidi grassi insaturi essenziali Omega-3, presenti anche nel giusto rapporto Omega-3/Omega-6.
«Si tratta di sostanze che svolgono un’azione preventiva nei confronti di molte patologie diffuse come le cardiopatie, ipercolesterolemia, ipertensione e aterosclerosi» spiega la professoressa Elena Tambu-
rini del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Prevenzione dell’Università di Ferrara, coordinatrice dello studio. «Grazie al progetto, abbiamo dimostrato anche l’elevata capacità antiossidante e antinfiammatoria della carne di ostriche allevate a Goro, associata ad un contenuto calorico per 100 grammi di prodotto basso.
Gli acidi grassi sarebbero anche responsabili del profilo organolet-
Nello studio di Unife — che si è concentrato sull’analisi delle caratteristiche genetiche, chimiche e nutrizionali ostriche concave Golden e Black allevate a Goro —, le ricercatrici e i ricercatori hanno calcolato che basterebbero due-tre ostriche al giorno per assumere la dose giornaliera consigliata di acidi grassi insaturi essenziali Omega-3, presenti anche nel giusto rapporto Omega-3/Omega-6.
tico peculiare delle tre varianti. In particolare, le ostriche Black e Golden sono particolarmente ricche di polifenoli, flavonoidi e carotenoidi, che, oltre ad essere importanti per la salute, sono sostanze che possono essere riconosciute anche tra le responsabili del colore viola scuro/nero e giallooro , rispettivamente» continua Elena Tamburini. «E tutto questo senza dimenticare che le ostriche, essendo dotate di guscio calcareo, mentre crescono assorbono anidride carbonica dal mare, riducendo quindi l’impatto delle emissioni climalteranti».
Le analisi sono state svolte grazie alla collaborazione tra la prof. ssa CHIARA SCAPOLI (Dip. Scienze della Vita e Biotecnologie), la prof. ssa LUISA PASTI (Dip. Scienze Chimiche Farmaceutiche ed Agrarie) e la prof.ssa MASCIA BENEDUSI (Dip. Neuroscienze e Riabilitazione ) e hanno permesso di iniziare a comprendere i processi di trasmissione
genetica del colore del guscio e delle diverse attività metaboliche legate alla crescita, e anche di verificare l’elevatissimo valore nutrizionale che caratterizza tutte le varianti allevate a Goro.
I due particolari morfotipi cromatici di ostrica della Sacca di Goro sono stati individuati grazie al lavoro del DOTT. EDOARDO TUROLLA
«Le ostriche sono comunque ancora un prodotto associato al lusso e ad un consumo legato a un’esperienza complessiva di gusto e fascinazione che deriva anche dal territorio di provenienza (immaginario attualmente legato per lo più alla Francia) e servirebbe un intervento mirato e condiviso per diffondere tra i consumatori la percezione del prodotto locale e che fa bene all’ambiente e alla salute.
La produzione di ostriche dai tratti originali e facilmente distinguibili sul mercato rappresenta perciò un’azione valorizzante del territorio, dal momento che, non solo sono alle-
vate in un’area ben precisa, ma sono le uniche ostriche completamente made in Italy presenti sul panorama nazionale».
Nota
* Lo studio “Diversificazione dell’ostricoltura regionale mediante la caratterizzazione qualitativa di due nuove tipologie commerciali di ostrica concava (Golden e Black) e potenzialità di mercato” è stato finanziato nell’ambito della Priorità 4 FEAMP 2014-2020 SSL FLAG Costa dell’Emilia-Romagna –Intervento 3.A.2 ed è stato svolto con il supporto della Cooperativa Sant’Antonio di Gorino, che produce la Golden e la Black Oyster. A partecipare alla realizzazione delle attività anche ERGO Consulting Srl, spin-off dell’Università di Bologna, Istituto Delta Ecologia Applicata Srl di Ferrara e Synaptic Srl di Firenze (fonte: ufficio stampa Università degli Studi di Ferrara, unife.it).
Ricerca per far crescere la pesca italiana: 2a edizione del Premio Tesi di Laurea “Pesca e acquacoltura sostenibili: dalla governance alla filiera”
Professionalità e conoscenza. Sono i due aspetti fondamentali per qualsiasi filiera produttiva per essere competitiva sul mercato globale. Anche la pesca italiana non può non prescindere da questi due elementi. Da questa necessità e per promuovere le migliori pratiche a sostegno dello sviluppo ambientale, sociale ed economico nasce la seconda edizione del Premio Tesi di Laurea “Pesca e acquacoltura sostenibili: dalla governance alla filiera” indetto da Legacoop Agroalimentare e Randstad Italia, gruppo leader a livello internazionale nel settore delle risorse umane, un’iniziativa promossa nell’ambito delle attività del Piano triennale pesca e acquacoltura anno 2023, per far sì che la valorizzazione della formazione universitaria di settore sia di supporto alla filiera della pesca. Per Cristian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare, «il legame con l’Università è importante per il mondo della cooperazione. Lo abbiamo visto con le tesi sull’agroalimentare che abbiamo premiato recentemente, lo è ancor di più per la pesca. È fondamentale per una corretta valorizzazione della filiera, per dare redditività ai pescatori e sostenibilità ai consumatori».
Legacoop Agroalimentare e Randstad Italia promuovono le migliori pratiche a sostegno dello sviluppo ambientale, sociale ed economico. Entrambe le realtà prendono a cuore la valorizzazione della formazione universitaria quale supporto ad una filiera produttiva che, in un mercato globalizzato, non può fare a meno di professionalità e conoscenza. La pesca e l’acquacoltura sono sempre più chiamate a fornire il proprio contributo ad una alimentazione sana, sicura e accessibile a tutta la popolazione. Nel contesto della crescita blu, diventa sempre più strategico coniugare le molteplici esigenze produttive con le sollecitazioni poste da sistemi complessi e dall’attuale momento storico. Da qui muovono le ragioni di questo premio di laurea, volto a fornire un incentivo a percorsi formativi che sappiano coniugare l’importanza dello studio e le necessità di uno sviluppo sostenibile.
• Info • Legacoop Agroalimentare • www.legacoopagroalimentare.coop info@ancalega.coop • 06 4403147
Iniziativa realizzata nell’ambito del Programma nazionale triennale della pesca e dell’acquacoltura 2022 – 2024, annualità 2023
Sara Guidelli, direttore generale di Legacoop Agroalimentare, sottolinea che «legare il mondo della pesca alla ricerca universitaria vuol dire dare un futuro ai pescatori e alle pescatrici. La pesca e l’acquacoltura sono sempre più chiamate a fornire il proprio contributo ad una alimentazione sana, sicura e accessibile a tutta la popolazione. E diventa sempre più strategico coniugare le molteplici esigenze produttive con le sollecitazioni poste da sistemi complessi e dall’attuale momento storico».
Il premio. Legacoop Agroalimentare premierà con 2.000 euro 10 tesi di laurea magistrale (discusse tra il 1o ottobre 2021 e il 31 luglio 2023) dedicate a sviluppare e approfondire tematiche connesse alla pesca e all’acquacoltura in chiave sostenibilità. Le tesi potranno avere carattere sociale-politico-economico, tecnico, scientifico e giuridico. Il premio è istituito in collaborazione con Randstad Italia e coinvolge nella gestione e negli sviluppi le cooperative associate, con l’obiettivo di creare occasioni di occupazione e di crescita professionale. Il focus della strategia comune punta su professionalità e conoscenza: per Marco Ceresa, CEO di Randstad Group Italia, attrarre e trattenere i talenti richiama tutte le aziende a dover realizzare adeguati piani di qualificazione, riqualificazione, fidelizzazione e sviluppo delle competenze degli operatori, con l’obiettivo di creare occasioni di nuova occupazione e di concreto sviluppo professionale delle persone che già operano nel settore.
* La scadenza per partecipare al bando è il 31 luglio. Per tutte le informazioni sul premio è possibile contattare la segreteria di Legacoop Agroalimentare all’indirizzo di posta elettronica info@ancalega.coop oppure al numero 06 4403147
* Il testo completo dell’informativa è disponibile all’indirizzo www.legacoopagroalimentare.coop
L’acquacoltura ha registrato enormi progressi negli ultimi decenni ed è destinata a produrre la maggior parte della sempre crescente domanda di cibo acquatico. Il settore necessita quindi delle linee guida a livello globale. Se ne è discusso all’ultima conferenza internazionale “Aquaculture Millennium +20”, tenutasi recentemente a Shanghai e promossa dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO). «Dato che l’acquacoltura attualmente fornisce circa il 50% del cibo acquatico e dato il suo potenziale per contribuire a così tanti obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, dobbiamo tutti concentrarci su come portarla avanti in modo sostenibile», ha affermato Xinhua Yuan, vicedirettore per l’Acquacoltura della FAO. «Il pesce e gli altri prodotti acquatici possono svolgere e svolgeranno un ruolo importante nel soddisfare le esigenze alimentari di tutte le persone, contribuendo a migliorare la resilienza del sistema alimentare globale, soddisfacendo anche le esigenze di sicurezza alimentare dei più poveri», ha aggiunto il dirigente.
Durante la conferenza di Shanghai sono stati illustrati otto articoli di altrettanti esperti, pubblicati sul numero speciale del Journal of the World Aquaculture Society, che ha coinciso con lo svolgimento della 12a sessione del sottocomitato per l’acquacoltura del Comitato per la pesca della FAO, il forum intergovernativo che guida l’organismo delle Nazioni Unite nel formulare pareri sulle politiche per l’acquacoltura e la pesca. Uno dei punti principali all’ordine del giorno del sottocomitato, che si è tenuto lo scorso maggio a Hermosillo, in Messico, è l’esame del nuovo progetto di linee guida volontarie per l’acquacoltura sostenibile (GSA) e la pubblicazione di queste revisioni tematiche fornisce un contesto utile per queste discussioni.
L’obiettivo è raggiungere l’ulteriore intensificazione ed espansione dell’acquacoltura in modo sostenibile, in modo da soddisfare la domanda globale di cibo acquatico e distribuire i benefici in modo equo, con attenzione alla responsabilità sociale, all’inquinamento e ad altre considerazioni, ha aggiunto. Le tecnologie innovative che possono aumentare la produttività e ridurre gli sprechi, nonché migliorare l’inclusione dei piccoli operatori nel settore, sono ampiamente disponibili ma devono essere applicate, in particolare al di fuori dell’Asia, e mirate nelle aree in cui la produzione dell’acquacoltura ha il maggior potenziale per crescita. Inoltre, le pratiche di acquacoltura producono in media meno emissioni di gas a effetto serra rispetto ad altre forme di produzione animale (fonte: EFA News – European Food Agency, efanews.eu).
L’Edizione Estiva è arricchita di antiossidanti naturali. Queste sostanze proteggono le cellule dallo stress ossidativo, con un conseguente rafforzamento delle difese immunitarie, una miglior assunzione del mangime, un maggior
La crescita dell’acquacoltura nell’UE e la sua competitività si basano in gran parte sull’accettazione sociale e sul riconoscimento dei benefici e del valore delle attività e dei prodotti da essa derivati. Ma la popolazione è generalmente favorevole allo sviluppo dell’allevamento ittico? Lo abbiamo chiesto al dott. ANDREA FABRIS, direttore di API.
Dott. Fabris, cosa intendiamo per accettabilità sociale dell’acquacoltura?
«Partiamo innanzitutto dai dati di consumo e di produzione: in Italia la produzione nazionale soddisfa, tra acquacoltura e pesca, i consumi ittici (pescherie, DO, GDO e HO RE CA.) per un 25%. Il restante 75% è pesce d’importazione. Ricordiamo
inoltre che, a livello mondiale, ma anche nazionale, il prodotto consumato di acquacoltura ha superato quello di pesca. Ciò cosa significa? Che l’acquirente medio, la casalinga, il consumatore, mangiano i prodotti di acquacoltura. E anche questa è accettabilità sociale. Resta però ancora qualche pregiudizio o una differenza di percezione tra il
Le Zone marine Assegnate per l’Acquacoltura (AZA) sono considerate uno strumento essenziale per lo sviluppo sostenibile dell'acquacoltura, in una prospettiva di “crescita blu” e “transizione verde” verso sistemi alimentari climaticamente neutri, sani e rispettosi dell’ambiente (fonte: ISPRA; in foto, la Sacca di Scardovari, photo © Ditlevsen).
prodotto di acquacoltura e di pesca. D’altra parte, se oggi togliessimo dal banco della pescheria o del supermercato salmone, trota, orata, spigola, pangasio, ombrina, rombo, senza dimenticare cozze e vongole, resterebbe poco da offrire!».
Quindi, partiamo da un dato di fatto, il consumatore accetta il prodotto di acquacoltura.
«Sì, ma risulta ancora difficile accettare l’attività di acquacoltura soprattutto se svolta in prossimità della propria area di residenza. I popoli anglosassoni hanno coniato l’acronimo NIMBY (Not In My Back Yard, non nel mio giardino), che esprime il disagio di certe persone che vedono minacciata la sicurezza della propria area di residenza dall’insediamento di opere o attività indesiderate. Noi percepiamo che c’è questa sensazione di disagio. Occorre lavorare per cambiare la percezione negativa che alcuni hanno dell’acquacoltura».
Perché si parla di accettabilità dal punto di vista sociale?
«L’attività di acquacoltura è sostenibile secondo tre pilastri: ambiente, società ed economia. Essa garantisce ricchezza in zone costiere o rurali che non godrebbero dei benefici di altre attività economiche. Pertanto, dal punto di vista sociale, è utile.
Ciò che a volte manca è la sua percezione positiva. Ci sono pregiudizi, c’è disinformazione. Capita che nell’attribuzione degli spazi non si tenga conto della sua importanza strategica, alla luce anche della forte dipendenza del nostro Paese dai prodotti ittici esteri.
L’altro aspetto riguarda una certa difficoltà a livello locale, sia in fase autorizzativa che post-autorizzativa, nel dialogare con le popolazioni del luogo, coi “vicini di casa”. Anche questo non è sempre facile e a volte porta a scontri. È come se accettassimo di buon grado di consumare spigole e orate d’allevamento ma non approvassimo al contempo che queste che fossero allevate a tre miglia dalla costa presso cui si abita! Mentre
si preferisce che queste siano allevate in Grecia o Croazia, anch’esse mete indiscusse di turismo.
Alla base dell’accettabilità sociale ci deve essere una corretta pianificazione degli spazi dell’acquacoltura e delle altre attività antropiche, con le ormai famose AZA, Zone Allocate per l’Acquacoltura. Questo concetto di Zone Allocate per l’Acquacoltura deve riguardare sia gli spazi di mare per gli allevamenti off-shore ma anche le zone costiere, lagunari, salmastre e quelle interne delle acque dolci.
Bisogna dare la priorità a certe zone piuttosto che ad altre, oltre ad un corretto “uso” dell’acqua (ricordiamoci che l’acquacoltura non consuma l’acqua, bensì la utilizza e la
restituisce) per l’attività di acquacoltura. Lo sviluppo dell’allevamento ittico non dipende solo dal livello di accettabilità da parte del consumatore ma anche dal ruolo delle autorità locali: sono infatti queste spesso ad avere l’ultima parola su un’autorizzazione, sul decidere se allocare un’area ad attività turistiche o all’acquacoltura».
Come si può operare quindi per promuovere uno sviluppo dell’acquacoltura in Italia considerando eventuali ritrosie da parte di privati e autorità locali?
«Sul fronte del consumatore si può certamente sottolineare l’importanza di un’alimentazione corretta e nutrizionalmente valida oltre dare
Tra i consumatori italiani emerge un cambiamento dell’opinione in termini positivi nei confronti del pesce d’allevamento: si parla sempre più frequentemente di sostenibilità e di attenzione all’ambiente. Ciò nonostante, c’è ancora molto da fare, soprattutto verso una certa ritrosia da parte di chi abita e frequenta aree costiere in prossimità di impianti di allevamento.
maggiori informazioni sull’impatto positivo di queste attività a livello locale.
Per gli amministratori occorre rimarcare la valenza strategica dell’acquacoltura, in termini di ricchezza per il territorio, creazione di posti di lavoro e di nuove esperienze. E far capire che si possono sviluppare sinergie tra le varie attività, tra acquacoltura, turismo e ristorazione».
Le autorità locali giocano un ruolo centrale in questo contesto, corretto?
«Assolutamente. L’acquacoltura è gestita molto a livello locale e regionale e per questo sarebbe importante avere indicazioni centrali. Ciò che manca è questa pianificazione territoriale, fondamentale per tutte le attività, per il turismo, per la pesca, per l’allevamento.
Ci sono tutta una serie di parametri da inserire all’interno di un contesto geografico marittimo così come ci sono esigenze di idoneità: per fare acquacoltura a mare, come in impianti a terra, sono necessarie
Lo scoro aprile a Bruxelles, nella sede del COPA-COGECA, Comitato delle organizzazioni agricole europee che riunisce 60 organizzazioni dei Paesi membri e 36 organizzazioni partner di altri Paesi, il presidente API-Associazione Piscicoltori Italiani, Pier Antonio Salvador, è stato eletto alla presidenza del Working Party on Fish (FISH). «Ritengo il lavoro nell’ambito di Copa-Cogeca fondamentale per tutto il comparto dell’acquacoltura europea» ha affermato il presidente dell’associazione che riunisce i piscicoltori di Confagricoltura. «Nel prossimo biennio gli obiettivi dell’ufficio di presidenza del gruppo di lavoro saranno quelli di rafforzare la collaborazione tra pesca e acquacoltura, ridurre l’impatto della burocrazia per piscicoltori e pescatori, dare informazioni migliori sul pesce consumato nei canali Ho.re.ca., aumentare la visibilità e la conoscenza dell’acquacoltura e della pesca sostenibili». Il Working Party on Fish del Copa-Cogeca è uno dei gruppi di lavoro composti da rappresentanti ed esperti delle organizzazioni affiliate in cui si affrontano problematiche e prospettive di mercato che riguardano i diversi settori agricoli ed alimentari, e in cui vengono discusse ed elaborate le posizioni congiunte di Copa e Cogeca. Il presidente Salvador resterà in carica fino alla primavera 2025 e sarà affiancato dai vicepresidenti Elena Ghezzi (rappresentante settore pesca Alleanza Cooperative Italiane) e Bernhard Feneis (DBV,Germania; fonte: Confagricoltura).
A livello mondiale il consumo del pesce ha un tasso di crescita importante e l’acquacoltura rappresenta l’unica vera alternativa all’impoverimento dei nostri mari. La scelta di consumare il pesce di acquacoltura rappresenta un atto responsabile anche per gli aspetti economici e sociali e non solo per le ricadute ambientali.
adeguate caratteristiche idriche (qualità, idrodinamica, ecc…). Concludendo, il processo è semplice da riassumere ma certamente complesso nell’attuazione: l’UE dà le linee guida
in materia di pianificazione territoriale, il Paese le recepisce e le Regioni le applicano. Definendo le zone dedicate all’acquacoltura e formando il consumatore, preserviamo le at-
tività dedicate all’acquacoltura che tradizionalmente sono caratteristica di un luogo guardando ad uno sviluppo futuro aperto e accogliente».
Elena BenedettiAPI, che non ha fini di lucro, si propone come scopo la tutela, lo sviluppo ed il consolidamento di tutte le attività di allevamento ittico sia in acque interne che in acque marine e salmastre. Pertanto promuove tutti gli interventi in campo economico, scientifico, tecnico, assicurativo, professionale, sindacale e legale che sono necessari per conseguire tale obiettivo. L’assistenza in campo economico vuole incontrare le esigenze degli allevatori sulle possibilità di ottimizzazione delle proprie risorse, ed eventuali opportunità di finanziamenti pubblici. L’interesse dell’API in campo scientifico si concretizza attraverso la collaborazione con le diverse istituzioni scientifiche per arricchire le conoscenze da mettere a disposizione delle aziende, sia per quanto riguarda le innovazioni tecnologiche che per l’eventuale assistenza veterinaria da fornire agli associati. La competenza e la professionalità dei consulenti sono caratteristiche che l’Associazione Piscicoltori Italiani ritiene necessarie per garantire agli associati un’adeguata assistenza. In campo sindacale e legale, API si impone come obiettivo un rapporto sempre più stretto con le istituzioni e gli organismi territoriali competenti in materia di acquacoltura concertando le esigenze istituzionali e quelle degli acquacoltori.
>> Link: www.acquacoltura.org
In presenza di un problema serio come l’inquinamento ambientale e il cambiamento climatico serve agire al più presto possibile. Le problematiche di inquinamento dell’ambiente marino sono svariate, compresa la consapevolezza che ad oggi la “nanoplastica” ad esempio sia entrata nella catena alimentare. Per questo è necessario abbandonare la propaganda e agire per garantire la sopravvivenza del pianeta.
La Sicilia è al centro del Mediterraneo e sembra corretto che sia la Regione siciliana a promuovere un tavolo tecnico del Mediterraneo per affrontare seriamente le soluzioni a problemi comuni. L’inquinamento è un problema di tutte le fasce costiere del Mediterraneo ed occorre attuare strategie comuni per giungere agli obiettivi e garantire le migliori soluzioni.
Senza la cooperazione di tutte le nazioni mediterranee, il Mare Nostrum non potrà essere salvato. La caratteristica di mare chiuso, l’inquinamento e i cambiamenti climatici hanno già messo a rischio la salvaguardia delle biodiversità presenti nei nostri mari: non riusciamo a salvaguardare le specie autoctone e sono già affluite specie aliene che trovano ottimo habitat per proliferare, anzi molte di queste possono essere oggi considerate in qualche modo “stabili”.
Vi è quindi la necessità di promuovere l’istituzione di una task force per monitorare l’intera costa italiana, da estendere in partenariato a tutta la fascia costiera Mediterranea, al fine di individuare e mappare tutti gli scarichi fognari abusivi, gli scarichi abusivi nei fiumi, non ultimo, attuare il monitoraggio degli
impianti di depurazione fatiscenti che scaricano i reflui direttamente a mare.
L’attuazione di dette misure restituisce la corretta balneabilità della fascia costiera, restituisce la fruibilità del mare alla cittadinanza, genera ulteriori evoluzioni di attività produttive nella coltivazione di molluschi e crostacei, soluzioni alternative che consentono la cooperazione e la sopravvivenza delle marinerie locali e sono in grado di sopperire alle difficoltà meteorologiche ed ai fermi pesca imposti da Bruxelles, che di fatto rispondono alle caratteristiche dei mari del Nord Europa, ma non tengono conto delle condizioni naturali delle singole fasce costiere italiane. Errori questi che, di fatto, hanno dimezzato le flotte di pesca e la sopravvivenza delle marinerie locali.
Armatori Siciliani Provincia di Palermo fa il punto sulla situazione e propone tecnologie per abbassare l’inquinamento ambientale marinoFoce del fiume Nocella nel comune di Terrasini (PA).
In merito ai problemi legati al cambiamento climatico, con una collaborazione tra l’Università degli Studi di Palermo (UNIPA) e la Federazione Armatori Siciliani, l’ingegner VINCENZO FRANZITTA di UNIPA ha elaborato un brevetto industriale per la produzione di energia elettrica ricavata dal moto ondoso e dalla corrente marina, cablata e collegata ad una cabina di trasformazione elettrica dotata di batterie di accumulo di nuova generazione, in grado di conservare l’energia pulita per usufruirne nel periodo diurno/notturno.
Ulteriore apporto di energia pulita deriva da mini impianti eolici distribuiti in banchina e altri pannelli fotovoltaici ubicati sulle coperture degli edifici, in grado di rendere autonoma un’intera struttura portuale. In prossimità della cabina di trasformazione e nelle immediate vicinanze della banchina necessita riservare
un’area per ubicare le postazioni di carica elettrica dei robot marini, di cui il brevetto industriale dell’ing.
PIERLUCA MARTORANA
L’utilizzo dei robot marini consente di prendere visione dei fondali; essi sono in grado di rilevare l’inquinamento ambientale marino grazie all’installazione di telecamera, sensori per il rilevamento degli inquinanti e per la misurazione della radioattività.
I robot operano sia in superficie sia in profondità ed avvistano gli ostacoli, modificando la rotta programmata in caso di malfunzionamento e/o perdita di operatività, sono facilmente rintracciabili e recuperabili. I dati rilevati nel tratto di intervento in mare vengono trasmessi tempestivamente alla postazione a terra sul PC dell’Università e alla postazione operativa di intervento, denominata piattaforma multifunzionale
I rilievi danno origine alla mappatura automatica sul monitor dei PC e consentono agli operatori tecnici la programmazione del tipo di intervento da adottare per la corretta bonifica marina.
Per completare l’intervento di bonifica ambientale e/o disinquinamento, interviene la citata piattaforma multifunzionale, brevetto industriale del perito industriale NATALE PIPITONE, presidente della Federazione Armatori Siciliani della Provincia di Palermo (federazionearmatoripalermo.flazio.com). La piattaforma multifunzionale può essere alimentata con motori elettrici di nuova generazione e/o con motori tradizionali e, grazie all’energia accumulata in cabina di trasformazione, questa viene trasferita a bordo per rendere operativa la piattaforma multifunzionale, se alimentata con motori elettrici.
La piattaforma multifunzionale è in grado di rispondere alle giuste soluzioni di intervento per l’inquinamento e la bonifica marina, è attrezzata per la pulizia dei fondali, per la tutela del patrimonio archeologico sommerso e/o il recupero dei beni, per gli studi della biologia marina, per l’acustica e il comportamento ai campi elettromagnetici nello studio del comportamento della fauna e flora marina, per le immersioni subacquee e/o scuola sub professionale; inoltre, è equipaggiata per il primo soccorso, il servizio antincendio FIFI System, il servizio raccolta dei rifiuti solidi (plastica e microplastica, legname, ecc…) e il recupero dei liquami o reflui. Infine, è equipaggiata per l’ossigenazione e la sanificazione delle acque marine ripristinando il PH naturale ed è dotata anche del servizio REC-OIL antinquinamento.
La piattaforma multifunzionale è corredata poi di un sistema di bloccaggio orizzontale e verticale che consente l’accoppiamento di ulteriori piattaforme per la realizzazione di un campo operativo in mare. Va sottolineato pure che la piattaforma multifunzionale, grazie alla sua configurazione, ha un pescaggio minimo per consente di operare nelle immediate vicinanze della costa. Sulla
copertura della piattaforma sono posizionati i pannelli fotovoltaici e i pannelli del solare termico, al fine di garantire l’apporto di energia elettrica e termica per l’autonomia delle funzionalità della stessa.
A supporto della piattaforma operano in dotazione una o più bettoline che consentono il trasferimento a terra dei rifiuti recuperati in mare nel rispetto del Codice dei rifiuti. Per lo sbarco a terra delle materie prime recuperate in mare è necessario il coordinamento con gli operatori locali e/o l’ente che dipana il trattamento dei rifiuti, nel rispetto
delle normative vigenti in materia di rifiuti normali e/o speciali.
Attualmente sono state applicate e attuate soluzioni palliative, assegnando il compito del recupero dei rifiuti in mare alle marinerie locali, ma va evidenziato che le imbarcazioni omologate per la pesca non sono idonee, in quanto non hanno le dotazioni specifiche e/o le apparecchiature per la soluzione per il corretto intervento sulle problematiche dell’inquinamento.
Non si può relegare ai pescatori la soluzione dell’inquinamento marino e/o la conoscenza del Codice
dei rifiuti e/o la corretta applicazione professionale in un settore che richiede personale specializzato. Per il recupero degli inquinanti e la corretta bonifica ambientale e/o disinquinamento marino è necessario attuare una giusta salvaguardia delle nostre coste e dei nostri mari come è certo questo progetto innovativo che, oltre a rispondere alla corretta applicazione delle norme, è mirato alla salvaguardia dell’ambiente, della fl ora e della fauna marina.
Fonte: Federazione Armatori Siciliani Provincia di Palermo
La piattaforma multifunzionale, brevetto industriale di Natale Pipitone, presidente Federazione Armatori Siciliani della Provincia di Palermo.La contaminazione nata dall’incontro e dallo scambio di idee ed esperienze di ambiti disciplinari diversi ha contribuito a generare un Master di alta formazione sulla sostenibilità in acquacoltura. A raccontare questa esperienza alla nostra Redazione sono i coordinatori IKE OLIVOTTO e GIORGIA GIOACCHINI, docenti all’Università Politecnica delle Marche e ricercatori del progetto SUSHIN, e VALENTINA CAIRO, project manager di AGER.
Professor Olivotto, per far fronte alle necessità alimentari di una popolazione in continua crescita, anche l’acquacoltura italiana dovrà aumentare velocemente le produzioni di pesci, crostacei e molluschi rimanendo competitiva sui mercati. Come sarà possibile affrontare e vincere questa sfida?
«La FAO stima che nel 2030 la pesca non sarà in grado di soddisfare il crescente aumento dei consumi e i prodotti ittici allevati passeranno
dall’attuale 45% al 62% del pesce consumato a livello mondiale. La stessa FAO ha dato anche indicazioni precise per aumentare le produzioni e l’unica strada possibile è di adottare al più presto modelli di allevamento basati sulla sostenibilità, declinata nei suoi tre aspetti principali: ambientale, economica e sociale.
Da diversi anni molti centri di ricerca, compresa la mia Università, stanno studiando e mettendo a
disposizione degli allevatori nuove tecniche, conoscenze e tecnologie per il settore acquacoltura applicando i parametri della sostenibilità. Queste ricerche sono oggi più che mai volte a favorire il benessere animale promuovendo l’impiego di prodotti naturali, alla diminuzione dell’impatto ambientale degli allevamenti attraverso molteplici strategie e a favorire elevati standard qualitativi del prodotto ittico a beneficio dei consumatori, garantendo il giusto reddito agli acquacoltori.
È ormai chiaro che l’espansione di un’acquacoltura basata sulla sostenibilità può avvenire solamente se si affi ancano alle innovazioni tecnologiche prodotte dalla ricerca nuovi professionisti di alto profilo per facilitare il trasferimento di queste innovazioni agli allevatori e per ricoprire i nuovi ruoli altamente specialistici di cui l’acquacoltura ha oggi bisogno.
Per questa ragione abbiamo dato vita al Master di alta formazione “Acquacoltura del futuro: innovazione
tecnologica e gestionale a favore di sostenibilità e redditività”, realizzato in primis grazie al finanziamento della Regione Marche (Programma FEAMP 2014-2020, Misura 2.50) e all’esperienza maturata con SUSHIN, un progetto di ricerca dove il nostro ateneo era partner e che aveva l’obiettivo di promuovere la sostenibilità degli allevamenti di trote, branzini e orate, le tre specie più allevate in Italia».
In quale modo SUSHIN ha stimolato la nascita del Master?
«Il progetto ha avuto il grande merito di raggruppare sotto un unico ombrello qualificati centri di ricerca italiani in acquacoltura, che, dopo quattro anni di sperimentazioni, sono riusciti a mettere a punto un nuovo mangime per trote, branzini e orate che non contiene farina di pesce. Un risultato molto importante in termini di sostenibilità, in quanto permette di ridurre la quantità di pesce selvatico che di norma viene trasformato in farine per alimentare
i prodotti ittici allevati. Senza alcun dubbio, SUSHIN è stato l’apripista del Master per due aspetti: l’interdisciplinarità dei centri di ricerca che hanno collaborato al progetto e i numerosi e positivi risultati scientifici e applicativi ottenuti.
Nella strutturazione del percorso formativo abbiamo quindi mantenuto l’impostazione interdisciplinare coinvolgendo molti ricercatori di SUSHIN come docenti, affinché portassero il loro bagaglio di conoscenze ed esperienze raccontando i risultati ottenuti dal progetto e aprendo gli orizzonti verso le nuove frontiere della ricerca.
Questo ha permesso di far toccare con mano ai partecipanti le molteplici sfaccettature della sostenibilità applicata all’acquacoltura, a partire dalla nutrizione dei pesci, passando attraverso sistemi innovativi di allevamenti a bassissimo impatto ambientale, per arrivare al grosso problema dei contaminanti emergenti come ad esempio le microplastiche».
Professoressa Gioacchini, lei si occupa di specie ittiche selvatiche e ha affiancato il professor Olivotto nel coordinamento del Master: questa vostra collaborazione quali ricadute ha avuto per i partecipanti?
«Quando oggi si parla di sostenibilità dei prodotti ittici è forzato distinguere tra pesca e acquacoltura, in quanto l’obiettivo dei pescatori e degli allevatori è il medesimo: immettere sul mercato un prodotto ittico di qualità, che possa sfamare una popolazione in aumento, rispettando il benessere animale e tutelando l’ambiente dove le specie ittiche crescono, visto che anche l’acquacoltura è un’attività che si
svolge direttamente in mare. E la necessità di rafforzare sempre più la collaborazione tra pesca di cattura e acquacoltura, da noi sostenuta ormai da diversi anni, emerge finalmente in qualsiasi evento convegnistico e congressuale, nazionale e internazionale, a cui partecipiamo.
Da tutto questo, è nata la necessità di affrontare in modo congiunto il tema della sostenibilità, con l’obiettivo di condividere e scambiarci le nostre conoscenze portando valore aggiunto al Master, che ha fatto dell’interdisciplinarietà un punto di forza.
Oltre a questo, non ci siamo limitati ad una formazione foca-
lizzata solo sugli aspetti tecnici legati all’acquacoltura, in quanto durante i sessanta crediti formativi del corso abbiamo inserito anche tematiche che arricchiscono le competenze trasversali, come ad esempio il marketing, la comunicazione d’impresa, i fondi europei e il loro utilizzo. Il tutto per fornire ai partecipanti il cosiddetto “bagaglio di conoscenze e competenze” che rafforza le possibilità di inserimento e di consolidamento nel mondo del lavoro, visto che il Master era rivolto a occupati e non».
Dottoressa Cairo, anche AGERAGroalimentare E Ricerca è stato invitato a portare la propria esperienza: quale contributo formativo avete dato al corso?
«Nei progetti di ricerca scientifica che sosteniamo siamo molto attenti al tema della formazione. A titolo di esempio, finanziamo solo i progetti che prevedono percorsi professionalizzanti per giovani ricercatori, al fine di facilitarne l’inserimento lavorativo. E sosteniamo solo progetti con gruppi di ricercatori afferenti a diverse discipline, in quanto anche la
L’espansione di un’acquacoltura basata sulla sostenibilità può avvenire solamente se si affiancano alle innovazioni tecnologiche prodotte dalla ricerca nuovi professionisti di alto profilo per facilitare il trasferimento di queste innovazioni agli allevatori e ricoprire quei ruoli altamente specialistici di cui l’acquacoltura ha oggi bisognoProfessori e studenti partecipanti al Master di alta formazione “Acquacoltura del futuro: innovazione tecnologica e gestionale a favore di sostenibilità e redditività” organizzato dall’Università Politecnica delle Marche di Ancona.
nostra esperienza ha dimostrato che affrontare un argomento da diversi punti di vista facilita la scoperta di nuove soluzioni e la generazione di conoscenza. Questo modello interdisciplinare è stato traslato nel Master, creando un luogo di contaminazione in cui esperti provenienti da diversi ambiti disciplinari portano le proprie conoscenze ed esperienze e si interfacciano con i partecipanti, che a loro volta acquisiscono nuove conoscenze e competenze. Questo approccio ci ha convinto e ha dimostrato che rafforzando l’integrazione di competenze tra loro diverse, si possono creare nuovi modelli formativi partendo dai progetti di ricerca scientifica che AGER sostiene.
Vista questa simbiosi, abbiamo scelto di mettere a disposizione le nostre competenze organizzando per i partecipanti al corso, che abbiamo sentito molto interessati, collaborativi e propositivi, un laboratorio esperienziale per scrivere un progetto di ricerca efficace, credibile e coerente con il bando di finanziamento sul quale candidarlo. E riservando anche particolare attenzione alla stesura di un adeguato piano di comunicazione.
Abbiamo riflettuto sul fatto che, spesso, è difficile intercettare i fondi per la ricerca perché manca una figura di riferimento interna all’ente o all’azienda in grado di curare la progettazione, perdendo quindi interessanti occasioni di sviluppo.
Col nostro contributo abbiamo voluto dare l’opportunità ai partecipanti di acquisire conoscenze e dotarli di competenze trasversali sicuramente utili sia per chi decidesse di scegliere la professione del ricercatore, sia per chi optasse per altre scelte».
A proposito di scelte professionali, il Master è terminato ed è il momento di bilanci: professor Olivotto, come sta andando dal punto di vista della ricaduta lavorativa?
«I dieci partecipanti avevano diversi profili professionali, dal biologo al naturalista al medico veterinario e questa differenziazione, voluta già in fase di selezione, faciliterà il loro inserimento lavorativo. Al momento, dai questionari di gradimento compilati dai dieci studenti partecipanti al Master è emerso che il 60% ha trovato impiego, un risultato veramente ottimo e spesso relazionato direttamente ai tirocini svolti in azienda dai corsisti.
Siamo convinti, e con me la collega Gioacchini, che queste nuove figure possano davvero favorire lo sviluppo e il consolidamento di un’acquacoltura italiana sostenibile, puntando a conquistare l’ampia fetta di mercato attualmente lasciata alle importazioni, visto che oggi circa tre quarti dei prodotti ittici consumati in Italia arrivano dall’estero».
Ci sarà una seconda edizione?
verificare la possibilità di accesso a risorse pubbliche perché vorremmo che la partecipazione fosse a titolo gratuito, al pari dell’edizione appena terminata. Posso confermare però il forte interesse del mondo dell’acquacoltura nei confronti del profilo professionale che abbiamo ideato, come ci è stato dimostrato agli eventi fieristici e congressuali internazionali a cui stiamo partecipando, dove la stessa FAO ha mostrato particolare attenzione al percorso formativo che abbiamo costruito.
Nell’ideare questo nuovo profilo siamo stati innovatori, come lo siamo stati, e lo dico con orgoglio, con il progetto SUSHIN: ricordo che nel 2020 partecipammo all’American Aquaculture, un importante congresso nazionale organizzato negli Stati Uniti che riuniva i principali enti di ricerca in acquacoltura americani. Al congresso presentammo la nostra idea di studiare la farina di insetti come ingrediente del mangime per i pesci d’allevamento. Ci sentimmo isolati, in quanto eravamo tra i pochissimi ricercatori, se non gli unici, a proporre questo tema. Oggi, a più di un anno di distanza dalla fine del progetto e con grande soddisfazione, ricevo e vedo pubblicati molti risultati di ricerche americane che riguardano proprio la farina di insetti».
«È presto per dirlo, dobbiamo
Sofrimar, impegno e sostenibilità: il nostro mare è il nostro futuro. Viviamo in uno dei posti più belli della terra: proteggere e rispettare la natura e l’ambiente fa parte del nostro DNA. Ogni cosa che facciamo, la facciamo nel rispetto della natura. Il nostro impegno è garantire un futuro sostenibile ai nostri mari, alla nostra gente, alle nostre comunità e ai nostri clienti
Fondata più di 40 anni fa, SOFRIMAR è oggi tra i leader europei nella lavorazione dei prodotti ittici, in grado di proporre ai consumatori di tutto il mondo prodotti di prima qualità provenienti dai mari d’Irlanda. Sofrimar riunisce in sé il meglio delle tecnologie del settore, generazioni di tradizione ittica e i più elevati standard di sostenibilità, per offrire prodotti del mare di qualità superiore. L’azienda è specializzata nella trasformazione di crostacei e molluschi, tra cui specie di grande
interesse come capesante, buccini, scampi, granciporri e astici blu e si impegna con orgoglio in ogni aspetto del proprio lavoro, per soddisfare le esigenze dei clienti, garantendo qualità, costanza e puntualità di consegna.
L’Irlanda è vicina alle più ricche zone di pesca degli scampi, ovvero la Porcupine Bank e la Labadie Bank. Grazie alla collaborazione coi migliori pescherecci, è quindi possibile congelare a bordo, dopo scrupolosi controlli, assicurando che
L’approccio alla pesca di Sofrimar permette di trattare un’ampia varietà di specie in modo sostenibile, assicurando così la continuità del lavoro ai pescatori, forniture costanti ai clienti e rispettando allo stesso tempo l’ecosistema.
Pescati nelle acque pure e selvagge al largo delle coste Irlandesi, i nostri scampi, congelati a bordo, soddisfano i più elevati standard di freschezza e di qualità. Sofrimar – Superior Irish Seafood.
gli scampi arrivino nelle condizioni ottimali per essere confezionati e spediti ai clienti.
I prodotti Sofrimar, in particolar modo gli scampi, sono conosciuti e apprezzati in tutta Italia dal 2007, godendo di una solida reputazione grazie alla qualità e all’esperienza degli operatori in loco. Gli impianti di lavorazione all’avanguardia permettono di conservare astici e granchi vivi in condizioni simili a quelle del loro habitat naturale, garantendo
la disponibilità di crostacei vivi per tutto l’anno. Lo stabilimento con certificazione IFS, di oltre 5.000 m2, dispone di impianti di cottura, refrigerazione, congelamento, stoccaggio a freddo e trasformazione dei prodotti destinati ad una gamma diversificata di frutti di mare, crostacei e pesce bianco.
La vicinanza dell’impianto al porto di Rosslare permette di avere rapido accesso al mercato e garantire la consegna di prodotti più freschi.
Lavorando in collaborazione con tutti i fornitori di pesce e crostacei, Sofrimar assicura ad ognuno la permanenza sul mercato, impiegando oltre 100 lavoratori locali e alimentando la cultura della sostenibilità, creando relazioni autentiche con i diversi collaboratori.
L’approccio alla pesca è flessibile e ragionato, e permette di trattare un’ampia varietà di specie, in modo sostenibile, assicurando così la continuità del lavoro ai pescatori, forniture costanti ai clienti e rispettando allo stesso tempo l’ecosistema. Trattare specie diverse consente di gestire al meglio le scorte ed evitare il sovrasfruttamento delle risorse ittiche.
Sofrimar Ltd
Kilmore Quay Co. Wexford
Y35 DFK0 Irlanda
Telefono: +353 (0) 53 912 9660
E-mail: info@sofrimar.ie
Web: www.sofrimar.ie
Invicem Srl
Viale del Lavoro 33
37036 San Martino Buon Albergo (VR)
Telefono: 045 87 91 111
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In un mercato come quello italiano, ricco di prodotti ittici e con una cultura alimentare molto forte, è sempre più sfidante trovare il giusto binomio tra qualità e convenienza. In questo scenario, si fa strada un nuovo prodotto presentato al recente salone milanese Tuttofood dall’azienda
COPROMAR e appartenente al già noto brand GLACIAL: EUROFROZEN
SMILE
GLACIAL EUROFROZEN propone i filoni di tonno pinna gialla e pesce spada decongelati sottoposti
ad una lavorazione a temperatura controllata in due diversi formati: vaschetta in atmosfera modificata o in sacchetto sottovuoto, avvolto dalla carta Oroshi per garantirne una massima protezione.
La nuova risposta “SMILE”
L’essenza del prodotto EUROFROZEN può essere riassunta nella parola “SMILE”, riscontrando infatti un’approvazione positiva per quei consumatori attenti al prezzo, a una lunga shelf-life e, al contempo,
desiderosi di mantenere una qualità del prodotto che acquistano.
I punti di forza di GLACIAL EUROFROZEN raccontati dall’azienda:
• Specialisti del settore ittico: forte di una rilevante esperienza maturata in oltre trent’anni di attività nel settore, Copromar conosce bene la materia prima e i maggiori player di settore e propone un prodotto di grande interesse per il mer-
In alto: i prodotti GLACIAL EUROFROZEN sono disponibili anche in sacchetti sottovuoto, avvolti dalla carta Oroshi per garantirne una massima protezione. In basso: grazie ad un processo di lavorazione a temperatura controllata, GLACIAL EUROFROZEN offre una shelf-life estesa, permettendo di gestire meglio i tempi di riordino.
cato nazionale e internazionale;
• Prodotto controllato e sicuro: il nostro impegno, nella selezione accurata della materia prima e nel rispetto delle normative igienico-sanitarie più stringenti, garantisce un prodotto affidabile e sicuro per i clienti;
• Shelf-life lunga: grazie al nostro processo di lavorazione a temperatura controllata, GLACIAL EUROFROZEN offre una shelf-life estesa, permettendo di gestire meglio i tempi di riordino;
• Reperibilità tutto l’anno: i consumatori potranno godere di un prodotto disponibile in qualsiasi periodo dell’anno, garantendo loro un’offerta costante indipendentemente dalla stagione;
• Grossi volumi di vendita: grazie alla nostra capacità di gestire grandi volumi di vendita, siamo in grado di soddisfare qualsiasi esigenza dei buyer. La nostra affidabilità e la nostra efficienza consentono di mantenere una costante disponibilità quantitativa del prodotto sul mercato;
• Tempi di consegna rapidi: il nostro impegno nel fornire prodotti ittici di qualità non conosce attese. Il nostro processo produttivo ottimizzato ci permette di garantire tempi di consegna rapidi e puntuali, soddisfacendo le necessità dei nostri clienti;
• Disponibile anche in private label: offriamo la possibilità di personalizzare GLACIAL EUROFROZEN con il proprio marchio. Grazie a questa opzione, i rivenditori possono offrire un
GLACIAL EUROFROZEN è la soluzione ideale per i buyer che cercano un equilibrio tra prezzo e shelf-life: Copromar garantisce disponibilità costante tutto l’anno e capacità di gestire grandi volumi di vendita, tempi di consegna rapidi e alla possibilità di personalizzazione.
Scegli GLACIAL EUROFROZEN e offri ai tuoi clienti un’esperienza di gusto e praticità senza precedenti!
prodotto di qualità con il proprio nome, creando un’esperienza unica per i propri clienti.
In conclusione… GLACIAL EUROFROZEN è la soluzione ideale per i buyer che cercano un equilibrio tra prezzo e shelf-life Con un processo produttivo controllato e sicuro, EUROFROZEN offre una qualità senza compromessi. La loro shelf-life prolungata, la disponibilità costante tutto l’anno e la capacità di gestire grandi volumi di vendita, insieme ai tempi di consegna rapidi e alla possibilità di personalizzazione, rendono questi prodotti una scelta vincente per i buyer di prodotti food. Scegli GLACIAL EUROFROZEN e offri ai tuoi clienti un’esperienza di gusto e praticità senza precedenti!
La famiglia GLACIAL si allarga
Il nuovo prodotto si affianca al già noto GLACIAL SUPERFROZEN, capace di conquistare il mercato grazie alle sue caratteristiche di pesce 100% naturale, senza additivi e senza conservanti. Un prodotto
premium di alta qualità, capace di generare zero contestazioni diventando un vero traino delle vendite e adatto a un’alimentazione sana e consapevole, anche per un consumo a crudo.
• Selezione accurata della materia prima: ogni giorno, l’azienda cerca i migliori tonni a pinna gialla, pescati con il tradizionale metodo ad amo, nel rispetto del mare e dell’ecosistema. Questa attenzione garantisce una materia prima di qualità superiore.
• Tecnologia a –60 gradi: A bordo della barca, i tonni vengono immediatamente selezionati, eviscerati, puliti e abbattuti a –60 gradi, mantenendo poi la temperatura in tutto il processo produttivo. Questa tecnologia permette di conservate tutte le caratteristiche organolettiche e nutrizionali del pesce, impedendone il naturale processo degenerativo: il risultato è un prodotto fresco e gustoso, pronto per essere apprezzato dai consumatori.
Copromar da oltre 40 anni distribuisce prodotti ittici freschi, surgelati e decongelati al servizio di GDO, Ho.re.ca., commercio all’ingrosso e al dettaglio. La crescita dell’azienda è stata continua grazie alla scelta premiante di aver riunito persone con esperienze e know-how consolidati in ambito ittico, tali da conferire all’azienda un riconosciuto “valore delle competenze” che ne rafforza la fidelizzazione dei propri clienti. Dal 2018, Copromar decide di investire in nuovi laboratori con macchinari di ultima generazione per diventare un produttore diretto attraverso aMARE CON GUSTO®, GLACIAL®, ITTIX® e BONTÀ COL GUSCIO®. Tutti i brand sono legati da una visione comune: la volontà di proporre al mercato prodotti di qualità.
>> Link: www.copromar.it
Nel marzo 2022 il presidente del Consorzio Pescatori del Polesine, LUIGINO MARCHESINI, ci aveva invitate a Porto Tolle per parlare delle difficoltà che i 1.500 pescatori rappresentati stavano affrontando a causa della moria di seme di vongole e cozze e della criticità nella gestione dei fondali nelle zone lagunari per la mancanza di stanziamento fondi.
Dopo un anno torniamo ad intervistarlo il presidente Marchesini, partendo proprio da dove ci eravamo lasciati: l’impiego dei flupsy, impianti di allevamento dei primi stadi giovanili dei molluschi caratterizzati da strutture sospese nelle quali un sistema di pompaggio dell’acqua garantisce il flusso idrico e quindi un’alimentazione costante e conti-
nua (Floating Upweller System). I 10 flupsy, ubicati nei pressi dell’impianto di depurazione e packaging del Consorzio, rappresentano uno degli impianti più grandi d’Italia e di rilevanza europea, in cui i semi di vongole veraci — provenienti da schiuditoi di Francia, Spagna e Olanda — sono svezzati all’interno di strutture galleggianti.
10 i flupsy (floating upweller system), ubicati nei pressi dell’impianto di depurazione e packaging del Consorzio Pescatori del Polesine, a rappresentare uno degli impianti più grandi d’Italia e di rilevanza europea, in cui i semi di vongole veraci sono svezzati all’interno di strutture galleggianti. L’intervista al presidente del Consorzio LuiginoL’area del Delta del Po, dove natura, storia, tradizione, cultura ed arte si intrecciano, offrendo al visitatore un paesaggio inedito e sorprendente, e dove opera il Consorzio Cooperative Pescatori del Polesine Organizzazione Produttori.
Ora che è trascorso un anno dalla messa in opera dell’impianto flupsy, che risultati di produzione state ottenendo?
«L’esperienza è sicuramente molto positiva, anche in considerazione del fatto che abbiamo una grandissima marginalità di miglioramento data dalla maggiore esperienza nell’utilizzo degli impianti e dalla messa a punto delle prassi che permettono al seme di svilupparsi nonostante le variabili di temperatura e clima.
Il dott. E MANUELE R OSSETTI , biologo specializzato nel settore ittico e responsabile qualità del Consorzio Cooperative Pescatori del Polesine, quando è arrivata la
crisi di semi che tutte le marinerie della zona hanno sperimentato, anni fa, aveva capito che bisognava attrezzarsi per far fronte al problema ed è stato uno dei primi a lavorare sullo svezzamento dei semi in Italia insieme a Veneto Agricoltura della Regione Veneto.
Questa esperienza, maturata con 2 flupsy in Val Bonello, ci ha permesso non solo di essere stati i primi a provare questa tecnologia ma anche di maturare esperienza da tramandare ai pescatori lavorando fin dagli albori sull’innovazione.
Lo svezzamento dei semi in flupsy, infatti, richiede la manutenzione quotidiana da parte dei pescatori che si occupano della pulizia degli
incubatoi con acqua dolce e garantiscono con il loro lavoro il movimento necessario allo sviluppo dei semi e senza cui, sarebbero destinati morire velocemente vanificando investimenti e lavoro. È chiaro che se il Consorzio dovesse dare da mangiare a 1.500 pescatori esclusivamente attraverso l’utilizzo di impianti di svezzamento, il lavoro da fare sarebbe tanto e di flupsy ne servirebbero almeno 200.
Dal 2010 ad oggi, in 13 anni, il Consorzio ha dimezzato la produzione di vongole veraci, per questo consideriamo i flupsy un mezzo per integrare il nostro lavoro, senza essere però la soluzione. Bisogna tutelare l’allevamento naturale del seme e per farlo è necessario intervenire prontamente sulla manutenzione del territorio vallivo dragando le lagune, per garantire il miglior ecosistema di crescita dato dalla movimentazione dei fondali che generano abbondanza di fitoplancton.
Il Consorzio dovrebbe cambiare il sistema di operatività per integrare al sistema di allevamento naturale il sistema semi-naturale, al fine di mantenere la redditività dei 1500
I flupsy aiutano ma non sono la soluzione alla crisi di semi: bisogna in primis tutelare l’allevamento naturale del seme e per farlo è necessario intervenire sulla manutenzione del territorio vallivo dragando le lagune, per garantire il miglior ecosistema di crescita dato dalla movimentazione dei fondali che generano abbondanza di fitoplanctonL’impianto flupsy ubicato nei pressi dell’impianto di depurazione e packaging del Consorzio.
pescatori coinvolti nelle attività del Consorzio stesso. Siamo convinti che l’unione delle tre variabili — l’allevamento naturale, l’allevamento in flupsy e il cambio della genetica del seme — potranno stimolare la nostra vongola verace a riprodursi come faceva una volta e per questo riteniamo che il nostro lavoro, l’esperienza che stiamo maturando, sia utile e importante per tutti».
Una volta che i semi raggiungono le dimensioni utili allo svezzamento come procede il lavoro?
«Prima viene bonificata la zona lagunare in cui verranno posti i recinti di svezzamento dai granchi blu, quindi vengono messi a dimora i recinti per proteggere le vongole veraci dai predatori e si procede con il semi svezzamento e lo svezzamento. I pescatori, in questa fase del processo di allevamento, fanno opera di controllo, manutenzione e pulizia contribuendo, insieme al lavoro delle correnti, ad evitare che si formino alghe e l’ambiente di svezzamento, resti sempre pulito e integro (nel 2022, il Consorzio ha ricevuto il riconoscimento di allevamento biologico, NdR).
L’anno scorso, quando ci siamo incontrati, eravate alle prese con il grande problema del dragaggio degli ambienti lagunari di allevamento e pesca. Cos’è successo dallo scorso marzo ad oggi in tal senso?
«Grazie allo stanziamento di circa 11 milioni da parte della Regione Veneto siamo riusciti a lavorare un pochino su tutte e tre le aree lagunari di Sacca degli Scardovari e di questo siamo contenti. È un segnale di partenza, ma è chiaro che per dare completezza a tutto l’ambito lagunare sarà necessario lo stanziamento di altri 20 milioni di euro.
Bisogna considerare che ci troviamo nel mezzo di un cambiamento climatico importante in cui è difficile prevedere l’andamento futuro: oggi stiamo passando repentinamente dalla siccità alle bombe d’acqua improvvise, da inverni miti a primavere fredde con un aumento delle temperature dell’acqua che deficita lo sviluppo del seme e la crescita delle vongole incentivando lo sviluppo di specie aliene. I dati sono allarmanti, sia per le vongole che per le cozze, ed è per questo che sarebbe importante che il Consorzio dei Pescatori del Polesine e il Consorzio dei Pescatori di Goro, insieme alla Regione Veneto e alla Regione Emilia-Romagna e alle Università di Padova e Ferrara si unissero per capire insieme perché il seme non si sviluppa — attraverso uno studio di clima, territorio e specie aliene predatrici che si protragga per almeno un anno — e per trovare insieme soluzioni approfondite e condivise».
Il cambiamento climatico negli ultimi anni ha incentivato la proliferazione del granchio blu, le cui prime segnalazioni nel Mar Adriatico risalgono al 1949, ma è solo negli ultimi anni, con l’aumento delle temperature, che il granchio ha trovato le condizioni ideali per riprodursi. Questo sta generando grandissimi problemi alla pesca e all’allevamento di vongole e cozze. La necessità di eliminare il granchio dalle zone lagunari può generare un’opportunità per i pescatori?
«Il Granchio Blu — e risale a pochi giorni fa la pesca in laguna,
del Granchio africano, nuova specie aliena — è un grandissimo predatore tanto che sta distruggendo tutte le specie vallive, dal Granchio lagunare (la Moecha) ai pesci stessi: oggi i nostri pescatori, quando tirano su le reti, scoprono che i granchi da abili nuotatori quali sono hanno seguito le barche, rotto le reti e fatto razzia di pesci all’interno delle nasse. Senza contare la predazione dei cormorani. Da ottobre infatti abbiamo trovato intrusioni anche nei recinti dove le vongole veraci crescono e si sviluppano: con le chele infatti spezzano i sifoni delle vongole e appena la vongola si apre non riuscendo più a respirare, i granchi le mangiano. Per questo guardiamo al Granchio blu non come un’opportunità ma come a un pericolo per tutti! Ad ogni modo, l’unica possibilità per far fronte a questa emergenza — ogni femmina di granchio produce da 800.000 a un 1.200.000 uova per ciclo riproduttivo — è eliminarli dalle valli pescandoli. Il mercato del pesce in questo senso ci sta dando segnali positivi con il repentino aumento dei prezzi dei Granchi blu, dovuti ai recenti acquisti di grossi quantitativi da parte del mercato cinese: i maschi di granchio infatti arrivano a pesare fino a 800 gr con un quantitativo di carne pari a quella dei nostri Granchi Porro. Questo per il mercato ittico è un buon segnale che deve essere recepito anche da parte dei ristoratori come un’opportunità, rispetto alla futura proposta gastronomica».
Chiara ZaccaroniConsorzio Cooperative Pescatori del Polesine OP SCArL
Via della Sacca 11
45018 Porto Tolle (RO)
Telefono: 0426 389226
E-mail: consorzio@consorzioscardovari.it
Web: www.scardovari.org
Diversificazione delle attività, potenziamento dell’offerta di prodotti trasformati, filiera corta e sostenibilità del territorio e dell’ambiente marino: Vincenzo Ciullo ci racconta il suo Mondo Marevivo
di Elena Benedetti
A sinistra: il mare della Baia di Castro, grazie alle sue particolari proprietà idrogeomorfologiche, è la principale risorsa, preziosa e insostituibile di Marevivo Srl. La Baia di Castro si caratterizza per la presenza di ben 34 sorgenti carsiche sottomarine di acqua dolce, i cosiddetti “citri”, che rendono questo specchio d’acqua l’habitat perfetto per la Cozza Castrense, fiore all’occhiello della produzione Marevivo. L’ecosistema marino in cui si inseriscono i vivai offshore dell’azienda salentina per la mitilicoltura della Cozza Castrense offre un ricco nutrimento naturale, grazie all’abbondanza di fitoplancton e sali minerali, che i molluschi filtrano direttamente dalla colonna d’acqua
Le operazioni di confezionamento de La Castrense sono svolte in conformità con le normative nazionali e comunitarie, attraverso metodologie all’avanguardia, studiate nei laboratori di Ricerca & Sviluppo, per garantire la sicurezza alimentare del prodotto.
In alto: sono principalmente due le opzioni di confezionamento della Cozza Castrense, la rete o biorete, realizzata in fibre naturali a base di mais, e la vaschetta in atmosfera protettiva. Quest’ultimo tipo di confezionamento sfrutta una tecnologia avanzata elaborata nei laboratori tecnici aziendali al fine di prolungare la shelf-life di prodotto fino a 8-10 giorni.
A sinistra: l’ingrediente segreto delle due friggitorie Isola del Sole a Castro è la freschezza della materia prima proveniente, in prevalenza dei pescherecci di Mondo Marevivo. Nei due locali si possono gustare fritture di paranza fresca, di calamari e gamberi dal sapore unico e croccanti al punto giusto, oltre a verdure pastellate, patatine rustiche croccanti, pesce azzurro fritto, arancini o polpette di mare (isoladelsole.eu).
Dici Salento e pensi all’imprenditoria salentina del fare le cose per bene, con l’anima e il buon gusto che caratterizzano questo territorio. Abbiamo incontrato uno dei suoi protagonisti nel comparto ittico, VINCENZO CIULLO, direttore generale di Marevivo Srl di
Castro (LE). L’azienda opera da tre generazioni ed è gestita nell’ottica della diversificazione tra prodotti ittici, ristorazione e gastronomia. Mondo Marevivo è il risultato di un percorso imprenditoriale di diversificazione del business fatto con
sapienza, passione ed esperienza nei vari comparti del settore ittico che vanno dalla trasformazione del pescato, all’accoglienza turistica, alla ristorazione. «Proprio dall’esperienza maturata nella gastronomia e ristorazione, negli
A sinistra: alla base del binomio qualità e convenienza che caratterizza le friggitorie “Parco Isola del Sole” e “Isola del Sole 365” c’è la formula self-service con cucina espressa che Mondo Marevivo ha ribattezzato formula “Take & Stay”: prendi e resti a mangiare nella suggestiva location del parco con affaccio sul mare oppure nell’accogliente sala o terrazze sul mare dell’Isola del Sole 365 (isoladelsole.eu).
Al centro e in basso: l’Hotel Panoramico a Castro Marina, splendido 4 stelle del Salento, permette di godere del mare, della spiaggia e di tutti i servizi dedicati e anche della terrazza dalla quale si ammira il paesaggio a perdita d'occhio. Tra le attività offerta dalla struttura ci sono, oltre al mare, percorsi nella natura, relax, trekking e biking (hotelpanoramico.net).
ultimi anni è stato naturale per noi sviluppare e investire sulla nuova linea dei prodotti trasformati» mi dice Vincenzo Ciullo.
La gamma di prodotti trasformati è ampia e comprende anche panati (ad esempio la cotoletta di mare, i nuggets, il polpo cotto, gli spiedini di mare, le polpette di polpo, di merluzzo, totano e spinaci).
«Un nostro punto di forza è dato dal fatto che processiamo tutto internamente: non compriamo prodotti semilavorati per completare la lavorazione e sviluppiamo i nuovi prodotti (comprese le ricette alimentari) avvalendoci del nostro reparto di R&S, producendo tutto all’interno del nostro stabilimento produttivo» sottolinea il DG di Marevivo.
«È strategico insistere sul concetto di filiera corta, per noi alla base di tutta la visione aziendale di Mondo Marevivo. Una filiera che si concretizza con due impianti di allevamento della Cozza Castrense nella Baia di Castro e un processo di trasformazione che prosegue con la depurazione,
il confezionamento dei mitili, oltre ad uno stabilimento dedicato alla produzione dei trasformati.
Gli allevamenti sono collocati ad 1 chilometro dalla costa e dal porto di Castro e l’impianto di lavorazione dista solo 700 metri» aggiunge Ciullo, rimarcando la realtà della filiera corta!
Progetti futuri? «Sicuramente il potenziamento della trasformazione, investendo sulla profondità della gamma prodotto» risponde. «L’obiettivo è ampliare e diversificare l’offerta con servizi a valore aggiunto di elevata e certificata qualità, oggi già riconosciuta dalla GDO, come attesta, fra l’altro, la produzione per filiere di qualità nazionali».
Un mondo, quello di Marevivo, che orienta i suoi valori sulla sostenibilità del territorio, dell’ambiente marino e dei suoi abitanti. Un nuovo orizzonte che punta ad una migliore qualità della vita, dell’alimentazione e del benessere della persona.
Elena BenedettiMarevivo Srl
Prov.le Vignacastrisi-Castro 10/12
Zona P.I.P. – 73030 Castro (LE)
Telefono: 0836 1955986
E-mail: info@mondomarevivo.com
Web: www.mondomarevivo.com/ castrense
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Con sede a Chioggia e circa 90 pescherecci, l’Organizzazione Produttori I Fasolari rappresenta il 100% delle imprese in Italia dedite alla pesca del fasolaro, mollusco bivalve il cui nome scientifico è Callista chione. Da anni l’OP lavora per cercare l’equilibrio tra la sostenibilità ambientale e la sostenibilità socio-economica dei suoi pescatori e oggi l’impegno dell’azienda e i suoi lavoratori è stato riconosciuto anche da Friend of the Sea®. I Fasolari ha infatti superato le varie fasi dell’audit indipendente ed ottenuto la certificazione di sostenibilità Friend of the Sea® per quel che riguarda il prodotto Callista chione
Fondata nel 2008 da Paolo Bray, la certificazione internazionale Friend of the Sea® è il principale standard globale per i prodotti (alimentari e non) e i servizi che rispettano e proteggono l’oceano e le sue risorse. Lasciando i compartimenti di Chioggia, Venezia o Monfalcone, i pescatori escono in mare prima dell’alba: il metodo di pesca del fasolaro prevede l’utilizzo di una gabbia metallica detta draga idraulica, la quale trascinata sulla superficie sabbiosa, grazie all’aiuto di getti d’acqua, che fanno alzare i fasolari, raccoglie i molluschi. Il fasolaro, pescato nell’Adriatico a profondità fino a 25 metri, arriva a dimensioni anche di 9 cm. Subito dopo la pesca, il prodotto viene sottoposto ad un processo di cernita e lavaggio, quindi confezionato e messo in retine sigillate con un’etichetta a garanzia della tracciabilità del prodotto fresco. «Negli ultimi anni il tema della sostenibilità ambientale sta avendo un ruolo fondamentale e centrale nella vita di tutti i giorni, nelle scelte politiche e nelle scelte dei consumatori, sempre più attenti a questi aspetti», ha dichiarato Paolo Tiozzo, presidente della OP I Fasolari. Dalla sua istituzione, nel 2003, l’Organizzazione di Produttori ha intrapreso una serie di azioni per il benessere della specie e contro il sovrasfruttamento. Sono stati istituiti, ad esempio, periodi di riposo biologico ulteriori rispetto a quelli previsti dalla legge, per garantire il ripopolamento della specie evitando qualsiasi tipo di rischio sull’esaurimento della risorsa. E l’organizzazione si impegna tutt’oggi, attraverso degli studi, a trasferire tutte le conoscenze che possono aiutare nell’ambito della pesca e del mantenimento della risorsa. L’azienda, inoltre, ha istituito un sistema di gestione definito “Pesca su ordinazione”: il giorno precedente alla pesca vengono raccolti gli ordini da parte dei clienti e, in funzione di questi, sono avvisati i pescherecci che dovranno uscire. Questo per ridurre al minimo gli sprechi. Attualmente lo sforzo di pesca della filiera dei fasolari è di circa il 20% rispetto al consentito dalle normative nazionali. «Come Organizzazione di Produttori avevamo bisogno che i nostri sforzi fossero riconosciuti e attestati, per questo motivo più di un anno fa abbiamo deciso di intraprendere l’iter di certificazione Friend of the Sea®, utile ai consumatori a riconoscere un prodotto e una filiera lodevole dal punto di vista ambientale e sociale»- conclude Tiozzo (fonte: Friend of the Sea; photo © facebook.com/fasolarichioggia).
Fratelli Pagani S.p.A. pioniera delle soluzioni clean label nel campo dell’industria alimentare, da oltre 110 anni rende unica e riconoscibile l’esperienza sensoriale dei prodotti alimentari, in un processo di continua innovazione.
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PRODOTTI SU MISURA PER ELABORATI A BASE DI PESCE
Le fiere sono da sempre un luogo di scambio e di informazioni potente per approfondire la conoscenza di realtà, attività e business e per noi giornalisti lo sono ancora di più. Nel corso di Seafood Expo Global a Barcellona lo scorso aprile ho raccolto informazioni sulla OP Mytilus Campaniae, la prima Organizzazione Produttori del Centro-Sud Italia che si occupa della cozza. Si tratta di una filiera che va dalla produzione alla depurazione e, infine, alla commercializzazione e distribuzione del prodotto. «L’ambito geografico della nostra produzione va dalla
Campania (da Ercolano a Varcaturo) al Basso Lazio (Lago Lungo di FondiSperlonga)» ha sottolineato il dott.
FABIO POSTIGLIONE, presidente della OP. Un progetto, questo, che è già realtà, con il riconoscimento da parte del Ministero delle Politiche Agricole datato 18 maggio 2021.
La OP Mytilus Campaniae consorzia oggi 7 aziende attive nell’allevamento di mitili nel Golfo di Napoli. In particolare, le imprese associate si occupano di allevamento e commercializzazione di mitili, raggiungendo il 28% della produzione regionale (dati 2019) in
valore di mitili della specie Mytilus galloprovincialis (dati Registro delle Imprese).
Le società aderenti alla OP Mytilus Campaniae sono le seguenti:
• Salvatore Soc. Coop.;
• La Conchiglia Soc. Coop.;
• Ittica Lago Fusaro Srl;
• La Favorita Srl;
• Eurofish Mitili Soc. Coop.;
• Giacobbe Soc. Coop.;
• Eurofish Napoli Srl.
Nello specifico, l’area interessata alla produzione è rappresentata da specchi d’acqua in concessione con allevamenti presenti lungo il Lito-
L’area
rale Domitio, nelle zone del Golfo di Pozzuoli, nel comune di Bacoli, del Golfo di Napoli (Nisida) e lungo il litorale di Ercolano.
Analizziamo brevemente qui di seguito ciascun aderente a questa Organizzazione di Produttori.
C. Salvatore Soc. Coop. Coop. C. Salvatore nasce tra la fine del secolo scorso e l’inizio degli anni 2000 grazie ad una storica famiglia di operatori del settore ittico che ottiene la concessione di uno specchio d’acqua in località Punta Cavallo, a Nisida, che si estende su un’area di 100.920 m2. Si tratta di un’area che, come per tutto il litorale costiero campano, è caratterizzata da una forte tradizione mitilicola grazie alla qualità delle sue acque che conferiscono ai mitili particolari qualità organolettiche. Identificata con codice Ateco come “Acquacoltura in acqua di mare, salmastra o lagunare e servizi connessi”, la Coop. C. Salvatore occupa da 6 a 9 dipendenti ed è disciplinata secondo il principio della mutualità senza fini di speculazione privata.
L’attività di lavorazione iniziale si incentrava un tempo sull’immissione di seme negli specchi d’acqua già dal mese di settembre e sulla sua maturazione, che avveniva da giugno in poi. L’insorgere del fenomeno dei pesci predatori che si nutrivano proprio del seme ha imposto una variazione del ciclo di lavorazione.
Con l’introduzione non più del seme — facile preda delle orate appunto — ma di cozze adulte, e quindi più difficili da predare, la società cooperativa si è orientata all’ingrasso del prodotto e ad un conseguente incremento dei volumi produttivi.
La Conchiglia Soc. Coop.
La Conchiglia Società Cooperativa svolge anch’essa attività di “Acquacoltura in acqua di mare, salmastra o lagunare e servizi connessi” (cod. Ateco 2007 03.21) e nasce come gemmazione della Coop. C. Salvatore, dalla concessione originaria di Punta Cavallo, Nisida. La superficie di attività si estende su 25.000 m2 con un affido iniziale di 5 filari, a cui si sono aggiunti impianti nel Basso Lazio attraverso l’acquisizione in concessione di uno specchio acqueo nel Lago Lungo, a cavallo tra i comuni di Fondi e Sperlonga. Un lago dalle grandi potenzialità e decisamente predisposto per la mitilicoltura.
La società Ittica Fusaro Srl è stata costituita a metà anni ‘90 su impulso di alcuni mitilicoltori storici di Bacoli a cui si affiancarono altri operatori entusiasti della bontà del progetto. Registrata con codice Ateco 2007 (03.2), identificato come “Acquacoltura”, l’azienda si estende su uno specchio d’acqua situato nel comune di Bacoli (NA), in località Lago Fusaro, su una superficie di 241.000 m2. La lavorazione consi-
ste principalmente nel prodotto già adulto che garantire resa e volumi. Il Lago Fusaro, caratterizzato da acqua salmastra (la cui salinità si aggira intorno al 33‰, vicina a quella marina del 37‰), la presenza di acqua dolce e termale in una zona del lago stesso e con la sua natura vulcanica, conferisce alle cozze una qualità organolettica che costituisce un unicum per gusto, mineralità e sapore.
Il lago rientra nelle zone SIC (sito di interesse comunitario) ed è soggetto alla tutela paesaggistica e archeologica. Pur essendo consentito l’utilizzo di barche a motore a basso impatto, Ittica Lago Fusaro ha pertanto adottato imbarcazioni elettriche e sta sostituendo le boe del campo d’allevamento con altre di colore non impattante dal punto di vista paesaggistico e di materiale ecocompatibile.
La Favorita Srl
L’attività de La Favorita Srl è in corso di avviamento con la classifi cazione dello specchio d’acqua sito nella zona di Ercolano da parte della ASL di competenza, per una superficie di 30.000 m2. Identificata
come “Acquacoltura in acqua di mare, salmastra o lagunare e servizi connessi” dal codice Ateco 2007 (03.21), l’operatività de La Favorita si concretizza in uno specchio d’acqua che si prevede adatto per un’attività tradizionale. La zona è infatti predisposta alla nascita del seme e pertanto si ipotizza una sorta di connessione tra lavorazione tradizionale, dal seme alla cozza adulta, con quella attualmente più diffusa, con immersione di cozze adulte per il solo ingrasso del prodotto.
Eurofish Mitili Soc. Coop.
Identificata come “Acquacoltura in acqua di mare, salmastra o lagunare e servizi connessi” dal codice Ateco 2007 (03.21), Eurofish Mitili Soc. Coop. ha recentemente ottenuto la disponibilità di uno specchio d’acqua in località Bacoli, tra punta del Poggio e Cento Camerelle, che si estende su una superficie di 10.452 m2. E classificata come zona “A”, rilevando la titolarità mediante art. 46 del Codice della Navigazione.
L’attività, pur non essendo ancora iniziata, si indirizzerà verso la la-
vorazione più diffusa, ovvero quella che prevede l’immersione di prodotto già adulto. La zona infatti è esposta al fenomeno dei pesci predatori e per questo motivo saranno necessari accorgimenti tecnico-lavorativi al fine di proteggere le reste dall’assalto dei predatori.
Giacobbe Soc. Coop.
Giacobbe Soc. Coop. è stata costituita alla fine degli anni ‘80 da una delle più antiche famiglie di mitilicoltori della zona flegrea, titolare di specchi d’acqua nelle zone classificate di Punta del Poggio, Cento Camerelle e Punta Terone, Capo Miseno, per un totale di superficie pari a 36.834 m2, oltre a un’area di 2.000.000 m2 a Giugliano Varcaturo in Campania. La sua attività è “Acquacoltura in acqua di mare, salmastra o lagunare e servizi connessi” dal codice Ateco 2007 (03.21) ed è prettamente tradizionale in quanto parte dalla coltivazione del seme fino alla cozza matura. Il seme è autoprodotto e lavorato nelle reste già dai mesi estivi, fino alla completa maturazione che avviene l’anno successivo a partire
dal mese di giugno. Una parte delle reste lavorate è destinata, molto prima di arrivare alla fase adulta, ad essere reimmersa nel Lago Fusaro, di cui la Coop. Giacobbe è partner commerciale, contribuendo alla maturazione particolare del prodotto che raggiunge livelli di eccellenza qualitativa. Data la prossimità della zona di coltivazione marina a quella lacustre si riesce ad ottenere un prodotto ottimo.
La restante parte, quella che raggiungerà la maturazione definitiva, viene venduta al centro di depurazione; quella proveniente da zona classificata “B” (zona Giugliano Varcaturo) direttamente ai mercati; quella proveniente da zona classificata “A” (zona Bacoli da Punta Poggio a Capo Miseno) attraverso il CSN galleggiante.
L’attività nella zona di Bacoli negli ultimi anni si è notevolmente ridotta a causa del fenomeno dei pesci predatori che assalgono le reste divorando il prodotto incalzato sia quando è allo stadio di seme sia, purtroppo, quando è già in fase adulta. Tale fenomeno si sta estendendo —
C. Salvatore Soc. Coop.
C.D. di Napoli IS. E/2 SC. A snc
80143 Napoli
La Conchiglia Soc. Coop.
Via M. Cervantes De Saavedra 55/16
80133 Napoli
Ittica Lago Fusaro Srl
Viale Olimpico 46
80070 Bacoli (NA)
La Favorita Srl
Via Palazziello 129
80040 Volla (NA)
Eurofish Mitili Soc. Coop.
Via Dei Sanniti 140
80011 Acerra (NA)
Giacobbe Soc. Coop.
Corso A. Lucci 137
80142 Napoli
Eurofish Napoli Srl
Via Palazziello 129
80040 Volla (NA) eurofishnapoli.com
anche se in misura minore — anche alla zona di Giugliano Varcaturo e ha necessitato pertanto l’adozione di una serie di azioni correttive a difesa del prodotto, come ad esempio l’apposizione di una rete esterna alla resta di cozze. Ai fini del recupero ambientale si sta attualmente sperimentando una rete biodegradabile che possa avere un modestissimo impatto.
Eurofish Napoli Srl
L’azienda Eurofish Napoli Srl ha uno specchio d’acqua in concessione situato nel comune di Ercolano (NA) che si estende su 290.083 m2 di superficie ed esercita attività di “Commercio all’ingrosso di altri prodotti alimentari, inclusi pesci, crostacei e molluschi”, come da specifiche del codice Ateco 2007 (46.38). Dopo oltre cinquanta e più anni di esperienza famigliare maturata, nel 1986 viene
fondata Eurofish Napoli e in breve tempo si colloca in tutti i mercati ittici campani con punti vendita propri, diventando un punto di riferimento per i produttori dell’intera regione grazie alla presenza capillare e alla sua forza distributiva.
Nel corso del tempo la valorizzazione delle risorse in continua formazione ha permesso di creare e consolidare una squadra motivata e selezionata, sempre pronta a cogliere le esigenze dei clienti e, in generale, di un mercato in costante evoluzione.
Una naturale combinazione di esperienza, passione e intraprendenza per uno sforzo sostenibile che valorizza le tradizioni attraverso nuove tecnologie con rispetto per le generazioni future. Un’organizzazione innovativa ed efficiente, uno spazio ampio dove l’impresa diventa luogo d’incontro coi clienti per scegliere sempre prodotti migliori e avere la conferma che la qualità prevale su tutto. I continui investimenti nello sviluppo aziendale, la trasparenza nei rapporti commerciali, l’elevata professionalità del personale, la collaborazione tra i buyer, le ottime relazioni con i venditori e le attività di consegna e trasporto integrate, premiano Eurofish Napoli con un
consolidamento della fi ducia che i clienti ogni giorno manifestano, confermando consensi sempre più elevati. Oltre alle certificazioni di qualità ISO9001 e ISO14001, l’azienda vanta la certificazione ISO22000, l’unica a tutela della sicurezza e dell’igiene alimentare dei prodotti commercializzati.
Negli anni Eurofish Napoli ha messo a punto accurate procedure di selezione dei prodotti fino a brandizzarli con Aqualife (prodotti vivi), Merce Rara (alici di Cetara Anisakis free), Bontàdamare (molluschi bivalvi), Oro di Nisida (mitili di qualità superiore), Irsvem (selezione di frutti di mare sul territorio nazionale e internazionale), Latomare (nuovo concept di pescheria, uno spazio di vendita di oltre 250 m2 in cui il prodotto fresco, quotidianamente selezionato dai mercati nazionali e internazionali, viene offerto alla clientela).
L’azienda, con 12.000 m2 di superficie, dispone di 200 m2 di celle frigo, 300 m2 destinati a vasche per prodotti vivi, 1.100 m2 di uffici e aree connesse, 3.100 m2 di carico/scarico e movimentazione merce, 5.400 m2 esterni a servizio degli automezzi in dotazione.
Elena BenedettiIl tonno rosso è la specie di tonno più diffusa nel Mediterraneo, dove giunge dall’oceano nel periodo tra maggio e giugno. Si può infatti definire un pesce “epipelagico”, poiché si tratta a tutti gli effetti di un pesce oceanico che, per fini riproduttivi, si sposta verso acque costiere più temperate.
Il comparto dell’allevamento del tonno rosso era andato perso in Italia da parecchi anni ma per riproporlo e valorizzarlo è stato fondato nel 2022 il Consorzio Tonno Rosso d’Italia, il cui nome nonché i colori usati per il marchio richiamano una forte identità nazionale che fa eco alle attuali politiche del Governo italiano.
Il Consorzio, in un contesto di sviluppo sostenibile, copre l’intera filiera del tonno rosso dalla pesca fino alla commercializzazione, passando
attraverso l’allevamento. Infatti al Consorzio aderiscono sia società che provvedono alla cattura dei tonni adulti tramite il metodo della circuizione, che società che si occupano delle successive fasi di allevamento e commercializzazione.
Al momento sono stati definiti due siti: uno di questi è stato recentemente realizzato con gabbie a mare dinanzi ad Ercolano, in provincia di Napoli, dove già quest’anno inizierà l’allevamento del tonno rosso. Nell’altro sito, sempre situato in Italia, l’attività sarà avviata nel 2024. Si tratta di siti complementari: infatti in uno verrà allevato il tonno catturato nel Mar Tirreno e nell’altro quello catturato nel canale di Sicilia e nel Mediterraneo orientale.
L’intero ciclo si svolge sotto la sorveglianza stringente dell’ICCAT,
l’International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas Nel corso della Seafood Expo Global di Barcellona c’è stata l’occasione per scambiare qualche parola con il suo presidente, oltre che con i rappresentanti delle aziende consorziate già operative da quest’anno tra le quali EUROFISH SRL, LA FAVORITA SRL, ADRIAFISH SRL e LONGLINE FISHING SRL.
Nello stand del Consorzio non sono mancate le visite di rappresentanti del Governo italiano, delle istituzioni regionali e del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste.
Il Consorzio sarà presto una società benefit ed aspira a divenire una OP, attraendo così altri operatori che intendono aderire ai propri disciplinari di qualità.
Quattro mercati - ortofrutticolo, ittico, floricolo e carni oltre a prodotti lattiero-caseari, salumi e vini - che offrono un vasto assortimento di prodotti freschi. 100.000 mq di superficie di vendita, 156 grossisti , 76 produttori agricoli, 11.000 referenze di prodotti, circa 1,5 milioni di transazioni annue.
Per maggiori informazioni consultare il sito: www.foodymilano.it scrivere a: servizioclienti@foodymilano.it Via Cesare Lombroso, 54 - Milano
Per gli orari specifici consultare la pagina sogemispa.it/mercati
L’arte di lavorare e conservare il pesce si tramanda da quattro generazioni in quel di Siracusa, capitale siciliana del Barocco, con una lunga tradizione nella pesca e nelle tonnare. È qui infatti che la famiglia Drago nasce e cresce commercialmente nel 1929, senza mai abbandonare la sua terra, anzi, mantenendo salde sul territorio tutte le fasi di trasformazione della materia prima in conserve di qualità, vasetti e scatolame.
Esempi di radicamento e made in Italy in antitesi alla delocalizzazione e anche una scelta aziendale per quest’impresa familiare che festeggia
nel 2023 i suoi ben portati 94 anni. Nata come realtà artigianale, Drago Conserve fu tra le prime in Italia a inscatolare il tonno mediterraneo grazie all’intuizione del signor Sebastiano: erano gli anni della grande crisi finanziaria internazionale — nel ‘29 la Grande Depressione fu inaugurata dal crollo della borsa di Wall Street — e valori e concetti come la “conservazione” crescevano di senso etico. Oggi invece sono tornati in auge attraverso il grande tema della sostenibilità (ambientale, economica, sociale) e l’azienda siciliana, nel frattempo cresciuta e
ammodernatasi in quasi cent’anni, li persegue mettendo in campo — e in mare — le buone pratiche di gestione e governance.
La sfida della pesca sostenibile comincia in acqua
• L’utilizzo di pescato proveniente solo da stock non sovrasfruttati in base ai dati aggiornati per ciascuna zona FAO di pesca;
• il rifiuto di acquistare risorse ittiche di riserve marine o zone candidate a diventarle;
• pescato catturato con metodi rispettosi dell’ecosistema (no pa-
langari, né grandi reti derivanti); • approvvigionamento da pescherecci con registro sanitario europeo e non inseriti nella lista “nera” IUU, quindi certificati Dolphin-Safe dall’Earth Island Institute.
Nella sede aziendale, invece, sono stati ammodernati gli impianti e ridotte le emissioni e l’impatto ambientale di consumi energetici e idrici. Nel reparto di confezionamento, ad esempio, dove il lotto di produzione assicura la tracciabilità delle confezioni, per valorizzare tutta la materia prima gli scarti sono mandati a un’azienda estera che produce farine di pesce per il comparto zootecnico. Mentre l’ultima novità, in corso d’opera, consiste adesso nello sviluppo di un fotovoltaico di ultima generazione per ridurre sensibilmente l’impronta carbonica. Dal 2014 Drago Conserve è certificata IFS Food (International Featured Standards) e BRC (British Retail Consortium).
Quando nacque, nel ‘29, il tonno mediterraneo in scatola era venduto al consumatore finale in grosse latte
sigillate, con il pesce conservato in olio d’oliva. Ma negli anni ‘60, sotto la spinta del boom economico, il signor Francesco — seconda generazione — trasferì gli stabilimenti in una struttura più grande e moderna. Un nuovo “trasloco” avvenne
nel ‘91 sotto la guida di GIUSEPPE DRAGO, nell’attuale stabilimento di via Stentinello, nell’area industriale di Siracusa. Sono gli anni in cui l’azienda entra in GDO, canale oggi molto importante. Arriviamo infine al 2017, quando la Drago avendo
ormai ampliato il catalogo prodotti e rafforzata la struttura produttiva, avvia un ulteriore percorso d’ammodernamento per consolidare il posizionamento nel comparto delle conserve ittiche: filetti di tonno, filetti di sgombro, di pesce spada, pezzetti di ricciola, sughi, creme, paté,
bottarghe, ecc…, per un totale di 130 referenze e una versatilità “artigiana” capace di soddisfare le esigenze della GDO, del canale HO RE CA. e di tanti chef stellati, riuscendo anche a personalizzare alcuni prodotti. Il pesce, pescato negli Oceani, viene congelato a bordo dei pescherecci
e trasferito nello stabilimento di Siracusa. Qui vengono effettuati i controlli documentali e di qualità, ad esempio l’analisi sulla presenza di metalli pesanti (mercurio, piombo), l’analisi sul DNA della specie ittica e quella sulla radioattività. Successivamente viene tagliato, lavato e cotto in acqua e sale per conservarne inalterate le caratteristiche organolettiche e i valori nutritivi.
Una volta raffreddato viene trasferito al reparto di monda dove è sottoposto a pulitura e selezione qualitativa. La mondatura manuale permette di trasformare i tranci in filetti e di confezionarli con un minuzioso processo artigianale. A questo punto i filetti sono messi in vasetto manualmente e riempiti con olio di oliva, di semi o acqua (per i prodotti al naturale) e trasferiti nelle autoclavi di sterilizzazione.
Conclusa il processo si fa l’analisi dei campioni: controllo dell’aggraffatura, prove di stabilità del prodotto finito, temperatura, umidità, istamina, ecc…
Massimiliano Rella>> Link: www.dragoconserve.net
La tutela del patrimonio gastronomico italiano è il nobile obiettivo che da anni Stagionello® persegue in tutto il mondo, investendo sullo studio e sull’elaborazione di progetti
che incentivino le produzioni artigianali attraverso l’alta tecnologia made in Italy. Una costante ricerca che oggi ha permesso l’incontro e la collaborazione con l’I.P.S.E.O.A.
Tor Carbone Alessandro Narducci di Roma, la realtà scolastica alberghiera più antica e affermata della capitale. Questa partnership ha origine dalla comunione di intenti,
fondata sulla valorizzazione del patrimonio gastronomico italiano e l’innovazione tecnologica al servizio della tradizione, che ha messo a confronto ALESSANDRO CUOMO, pioneristico inventore della tecnologia Stagionello®, FELICE SANTODONATO, chef, docente e divulgatore gastronomico, e CRISTINA TONELLI, dirigente scolastico dell’istituto alberghiero.
«Il futuro della ristorazione, in Italia e all’estero, è nelle mani delle nuove generazioni: sono i giovani ad avere l’importante compito di tramandare le tecniche, le ricette e l’estro italiano, con particolare attenzione all’innovazione, un trend quotidiano anche nel mondo gastronomico»: queste le parole di Felice Santodonato, fermo sostenitore di quella tecnologia che non stravolge il patrimonio della tradizione ma ne migliora l’approccio a sostegno della biodiversità e della sostenibilità ambientale, nel pieno rispetto delle vigenti normative in tema di sicurezza alimentare.
L’Istituto Tor Carbone potenzia i laboratori alimentari della carne e del pesce con gli impianti Stagionello® Meat Curing Device e Stagionello® Fish Curing Device. Studenti e professionisti avranno l’opportunità di esplorare un mondo di sapore e creatività grazie alla tecnologia che controlla, analizza e gestisce le fasi di conservazione e trasformazione degli alimenti, attraverso un metodo naturale basato sulla verifica e il governo in continuo del pH.
Un luogo dove poter apprendere come utilizzare al meglio ogni parte della materia prima, attraverso nozioni teoriche e pratiche che guideranno i presenti verso la realizzazione di alimenti Ready to Eat, prodotti sempre più noti e diffusi sul panorama gastronomico.
L’attenzione ricade sull’attuale novità rappresentata dallo studio condotto sulla cura del pesce. Sapori delicati che potranno essere valorizzati a lungo mediante una tecnologia che garantisce una shelf-life fino a 6 mesi grazie alla SEA-cuterie, salumi di pesce ricchi di gusto, qualità ed elevati valori nutrizionali.
Nuove creazioni che onorano la storia gastronomica del bel paese e al contempo abbracciano le sfide della modernità: questo il focus che lega Stagionello® Academy e l’I.P.S.E.O.A. Tor Carbone, particolarmente uniti sotto l’aspetto dell’internazionalizzazione, perché costantemente impegnati a diffondere nel mondo tradizioni culinarie in chiave innovativa.
Una nuova sede di formazione dove istruire i pionieri di un futuro gastronomico sostenibile che dà testimonianza del potenziale infinito che il futuro ci riserva.
>> Link: stagionello.com
Grazie alla disponibilità della Redazione de Il Pesce e, soprattutto, grazie al consenso dei nostri clienti, inizia da questo numero una nuova rubrica dedicata e tenuta da ASI (Adriatic Sea International), attraverso la quale vi racconteremo le nostre più interessanti installazioni di questi ultimi anni, un deciso, indubbiamente, vanto della nostra azienda!!
Iniziamo questa meravigliosa esperienza con il signor Donato della Pescheria del Corso di San Giovanni Rotondo (FG), che ci ha gratificato della sua fiducia affidandoci il mandato per progettare e poi realizzare la sua nuova pescheria.
Inizialmente i tecnici ASI, dopo un sopralluogo per verificare la disponibilità degli spazi e le sue richieste di attrezzature per lo svolgimento dell’attività, hanno elaborato e
redatto un lay-out mettendo su carta quanto richiesto espressamente dal cliente per la sua nuova pescheria. Attualmente Adriatic Sea International vanta un Ufficio Progetti composto da quattro tecnici specializzati, ovvero architetti, ingegneri e geometri che, oltre a consigliare il cliente, riescono sempre a trovare le soluzioni estetiche opportune, senza nulla togliere alle funzionalità tecniche. Il risultato? È la capacità
In alto: il banco con l’acquario vivaio molluschi Calypso 200. In basso: acquario vivaio crostaceo modello Mercury 140 DY. A sinistra: espositore pesce refrigerato modello Deluxe.
di soddisfare le esigenze di quanti si affidano alla nostra cinquantennale esperienza!
Per il signor Donato, Adriatic Sea International ha realizzato un meraviglioso banco espositivo per il pesce fresco, con angolo arrotondato, come si evince dalle immagini, costruito interamente in acciaio inox AISI 316,
con i gruppi di refrigerazione, per mantenere al meglio il prodotto in esposizione, installati esternamente al locale.
Inoltre, sono stati inclusi tutti gli accorgimenti tecnici possibili per la pulizia e la sfilettatura del pesce, installando due tavoli di lavoro, sempre rigorosamente in acciaio
inox AISI 316, con relative vasche di lavaggio e recupero degli scarti di lavorazione.
A completamento dell’arredamento tecnico della pescheria sono stati installati due Acquari vivaio per il mantenimento del prodotto ittico vivo. Nello specifico, la Pescheria del Corso di San Giovanni Rotondo si è
dotata di un Calypso 200, con relativi scomparti per la suddivisione dei vari differenti prodotti, per mantenere nei migliori modi e nelle migliori condizioni sanitarie a norma di legge i molluschi bivalvi vivi.
L’impianto è dotato delle migliori tecnologie; un protein skimmer per la sottrazione della sostanza organica con l’integrazione di un sistema di ozonizzazione e di degerminazione a raggi UVC.
Un Mercury 140 composto da due vasche, di cui una più piccola sovrapposta, per il mantenimento di diversi tipi di crostacei come aragoste, astici, scampi, granchi, ecc…
Per la gestione di tutte le apparecchiature tecniche, inoltre, è stato proposto e installato il sistema di telegestione multipramentrico Adriatron
Questo sistema di controllo gratifica notevolmente i clienti in quanto, oltre alla monitorizzazione di tutti i parametri impostati e la segnalazione di eventuali avarie in corso, trasmette direttamente i valori anche all’ufficio tecnico di Adriatic Sea International, che valuta il reale andamento degli impianti e che, avvisa in tempo reale il cliente, quando i valori escono dagli indici/setpoint programmati.
Al Sig. Donato un riconoscente ringraziamento per averci dato la possibilità di mettere in pratica la nostra cinquantennale esperienza tecnica e, soprattutto, di aver soddisfatto le sue richieste.
La Direzione di Adriatic Sea International
Adriatic Sea International Srl
Via Tavoleto 93
47832 Sant’Andrea In Casale RN
E-mail: info@adriasea.com
Web: www.adriasea.com
Al salone milanese Tuttofood edizione 2023 abbiamo incontrato GIACOMO e MARCO FABBRI, imprenditori di FABO S.I., società di consulenza dedicata ai Finanziamenti a Fondo Perduto a livello regionale, nazionale ed europeo. La sede di FABO è a Massa Lombarda (RA) e nei 30 anni di esperienza nell’attività specifica di consulenza ha individuato nelle micro, piccole, medie e grandi imprese che utilizzano gli investimenti con la capacità di poter gestire una crescita di medio-lungo periodo il proprio interlocutore. Obiettivo coadiuvare le aziende — con un focus particolare sul settore agroalimentare e ittico — ad ottenere contributi pubblici da utilizzare per i propri investimenti produttivi. È nata così, da una chiacchierata sulla crescita che coinvolgerà il settore ittico nei prossimi anni, un’utile intervista sui prossimi finanziamenti a fondo perduto.
Marco, ora che si sta concludendo la programmazione del FEAMP 2014/2020 è possibile tirare le somme del lavoro fatto in questi anni da FABO per fornire supporto alle aziende ittiche. Ce ne parli?
«Entro il 31/12/2023 dovranno essere rendicontate tutte le spese del programma FEAMP 2014/2020, quindi in questo momento le aziende che hanno avuto accesso ai fondi stanno chiudendo tutti i piani di investimento, mentre le Regioni stanno verificando le rendicontazioni a saldo dei progetti e procedendo con i sopralluoghi in sito per il pagamento finale dei contributi. Per FABO il FEAMP ha rappresentato un settennato di consolidamento in termini di sostegno alle imprese e professionalità, in cui l’aumento
dei clienti e delle figure interne alla nostra azienda ci ha permesso di operare sui bandi di settore in 14 regioni italiane. Per quanto riguarda i bandi relativa alla trasformazione e commercializzazione del prodotto in alcune regioni rappresentiamo sia in termini numerici che di volume di investimenti un’alta percentuale delle domande presentate».
Che tipo di opportunità rappresenterà il FEAMPA 2021/2027 per il comparto ittico?
«In seguito all’adozione dell’Accordo di partenariato 2021-2027 con l’Italia a fine 2022, la Commissione europea ha adottato il programma del FEAMPA – Fondo europeo per gli Affari Marittimi, la Pesca e l’Acquacoltura per attuare la politica comune della pesca dell’UE (PCP) e le priorità politiche dell’UE delineate nel Green Deal. È proprio di questi giorni il nuovo accordo tra Regioni e Ministero sia sulla ripartizione dei
fondi, sia sui ruoli che gestiranno in autonomia Regioni e Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste. I fondi a disposizione per lo sviluppo del settore ittico sono più o meno gli stessi che sono stati messi a disposizione con il FEAMP, ovvero 518 milioni di euro europei, a cui se ne aggiungeranno altrettanti nazionali e regionali per arrivare ad un totale di più di 1 miliardo di euro. C’è una suddivisione regionale con una prevalenza di fondi destinati alle Regioni del Sud, come per esempio la Sicilia che avrà 58 milioni, la Puglia 41 milioni, la Campania 35 milioni, godendo di cifre molto elevate al fine di incentivarne lo sviluppo; ma anche le regioni del Nord mantengono la stessa disponibilità di fondi distribuita nella programmazione precedente, sia ad esempio l’Emilia-Romagna che, in particolare, il Veneto. Il FEAMPA, ancora più del FEAMP, continua a puntare molto sullo sviluppo dell’ac-
quacoltura perché sia in Italia che in Europa ci sono sempre meno risorse naturali, mentre la domanda di pesce e prodotti ittici a livello mondiale è in continuo aumento. Per questo è divenuto necessario investire nel settore dell’acquacoltura che, in prospettiva futura, sarà il settore che sosterrà il comparto ittico.
In Italia però non è ancora semplice investire in acquacoltura per tutta una serie di motivazioni legate alla presentazione delle domande e alla disponibilità delle posizioni a mare. Il Programma Nazionale a questo proposito auspica che siano snellite le procedure e quindi risolte le principali problematiche a cui stanno facendo fronte le aziende, per incentivarne lo sviluppo e la produzione futura nazionale.
FABO è specializzata nella presentazione delle pratiche per l’accesso ai fondi UE, Nazionali e Regionali di tutto il settore ittico, sia per le aziende che commercializzano
e trasformano il prodotto ittico sia per investimenti legati allo sviluppo della piscicoltura e dell’acquacoltura sostenibili. Secondo noi, per lo sviluppo dell’economia del comparto, sarà fondamentale sensibilizzare i clienti che vogliono investire nella produzione, sulla qualificazione del prodotto attraverso marchi di qualità e di zona, a tutela del prodotto ittico italiano. La battaglia, secondo noi, non dovrà essere sull’immissione sul mercato di un prodotto a prezzo più basso — nei confronti dei prodotti ittici delle altre nazioni europee ed extra UE — ma sul riconoscimento di un prezzo più alto in funzione dei controlli e della qualità prodotta e introdotta, sul mercato nazionale e estero.
Fondamentale sarà quindi non solo investire sugli stabilimenti e sugli impianti produttivi, di allevamento o trasformazione, ma anche seguendo una strategia di creazione di Disciplinari — come per i salumi, formaggi o il vino — che evidenzino la maggior qualità e sostenibilità del prodotto ittico italiano. Nieddittas per esempio — la CPA Soc. Cooperativa sarda — ha qualificato un marchio che è diventato sinonimo di qualità riconosciuto a livello nazionale e europeo e che distingue il prodotto made in Italy rispetto a quello di Paesi che all’estero allevano senza applicare gli stessi controlli che applichiamo in Italia, in funzione del consumatore.
La corsa secondo noi dovrà essere fatta verso la qualità e la sostenibilità. Sarà difficile spendere i soldi stanziati per gli investimenti in acquacoltura nel FEAMPA perché è sicuramente più facile trasformare un prodotto che arriva dall’estero piuttosto che allevarlo. D’altra parte in Italia non abbiamo una produzione ittica capace di soddisfare il fabbisogno nazionale e le aziende che hanno necessità di mantenere la catena distributiva hanno bisogno del prodotto estero. Fattori questi che sottolineano quanto sia strategico investire in acquacoltura e piscicoltura sostenibile oggi, per generare un’economia sempre più circolare e competitiva anche rispetto ai mercati esteri, in futuro».
Come si devono muovere le aziende che voglio impiantare o ampliare i propri stabilimenti di piscicoltura?
«Prima di tutto, se stiamo parlando di mare, devono chiedere le Concessioni demaniali per ottenere lo spazio a mare e le autorizzazioni per poter svolgere quell’attività. È molto più semplice richiedere le autorizzazioni per creare impianti di miticoltura a mare che quelle per gli impianti di piscicoltura a mare a causa del differente impatto ambientale che producono. Per questo motivo in Italia è molto complicato ottenere i nulla osta per l’avvio delle attività di piscicoltura, ma con le giuste accortezze anche la piscicoltura può essere sostenibile per l’ambiente ed è proprio per questo che l’Europa evidenzia la necessità di snellire la burocrazia per l’avviamento degli impianti italiani, al fine di rispondere alla richiesta di prodotto sempre crescente ma anche alla necessità da parte dei Paesi Membri di essere sempre più autonomi dal resto del mondo. In Italia è quindi strategico trovare la giusta media tra la necessità di produrre e la necessità di mantenere un ambiente sano. A questo punto, una volta ottenute le autorizzazioni, avendo il progetto realizzato e prima di affrontare l’investimento — dato che l’Unione Europea e la nazione italiana hanno i fondi per sostenere le aziende — la FABO può intervenire per guidare l’azienda all’accesso dei finanziamenti del 50% a fondo per- duto previsti dal nuovo ordinamento del FEAMPA. Questi fondi sono destinati anche per la costruzione di impianti a terra e quindi per le industrie di trasformazione e commercializzazione, sia per il rinnovo tecnologico che per l’ampliamento o la costruzione di nuovi stabilimenti. Anche qui, una volta visto il progetto, FABO affianca le aziende per la partecipazione ai bandi di accesso ai fondi».
Come si devono muovere le aziende che voglio impiantare o ampliare i propri stabilimenti di miticoltura?
«Questa procedura è molto più semplice perché gli impianti di mitilicoltura hanno un impatto ambientale inferiore e molto più sostenibile rispetto alla piscicoltura.L’azienda, in questo caso, richiede la Concessione
demaniale per creare gli impianti e, una volta ottenuta, col progetto già approvato, viene affiancata da noi per la presentazione del bando per la richiesta dei fondi. Diversa è la procedura per le aziende che vogliono ampliare o creare impianti di acquacoltura a terra come per esempio le troticolture, dove una volta ottenute le autorizzazioni, anche qui intervengono questioni ambientali importanti, basta avere la disponibilità di terreni e il progetto di realizzazione dell’impianto».
Quali sono le priorità del nuovo programma FEAMPA 2021/2027?
«Sono 4:
1. la prima riguarda il finanziamento di attività dedicate alla pesca e alle attività correlate come per esempio il monitoraggio, per le quali l’Unione Europea ha stanziato 258 milioni di euro;
2. la seconda priorità riguarda gli investimenti legati all’acquacoltura ed alla trasformazione e commercializzazione dei prodotti della pesca e acquacoltura con uno stanziamento da parte dell’UE di 180 milioni di euro;
3. la terza priorità riguarda i finanziamenti di preparazione all’approccio CLLD, i FLAG, che agiscono sulla promozione e sullo sviluppo locale di tipo partecipativo nei territori marittimi, con uno stanziamento di 51 milioni di euro;
4. la quarta priorità destina 7 milioni di euro alle attività di sorveglianza e sicurezza marittima e 31 milioni di euro per il supporto tecnico alla programmazione FEAMPA 2021/2027». Alle cifre sopra indicate vanno aggiunti i fondi messi a disposizione sulle medesime priorità dal Ministero dell’Agricoltura e dalle Regioni.
Chiara R. ZaccaroniFABO S.I. Srl
Viale Risorgimento 1
48024 Massa Lombarda RA
Telefono: 0545 84488
E-mail: info@fabosi.it
Web: www.fabosi.it
L’industria ittica può essere connessa all’agricoltura grazie ad innovazioni tecnologiche che recuperano fertilizzanti bio-based da scarti di lavorazione, contribuendo a chiudere cicli e diminuire l’impronta ambientale dell’intero sistema, approvvigionando l’agricoltura di fertilizzanti alternativi. L’economia circolare si realizza, infatti, grazie a simbiosi industriali e catene del valore intersettoriali. Questo è l’obiettivo dell’azione di innovazione europea Sea2Land di 4 anni, iniziata a gennaio 2021 e finanziata con 7,7 milioni di euro dall’UE nel quadro del programma Horizon 2020.
Sea2Land mira a dimostrare sul campo soluzioni per il recupero dei nutrienti e la produzione di fertilizzanti organici dai sottoprodotti della lavorazione del pesce e dell’acquacoltura, includendo la valutazione di aspetti economici e sociali.
I dati della FAO indicano che ogni anno gli scarti dalla pesca mondiale superano i 20 milioni
di tonnellate, equivalenti al 25% pescato globale. Attualmente esistono diverse opzioni di smaltimento e gestione principalmente incentrate nel minimizzare i potenziali rischi per la salute umana e animale: i pesci morti vengono inviati a digestione anaerobica o incenerimento, mentre le viscere, teste, ecc… vengono per lo più trasformati in farina di pesce e olio per l’alimentazione animale.
Questi scarti contengono, però, minerali come azoto, fosforo, potassio, ferro, rame o zinco, così
come vitamine e altri composti, che potrebbero essere recuperati e utilizzati per la produzione agricola. I 5,2 milioni di tonnellate all’anno di scarto prodotte solo nell’Unione Europea equivalgono, ad esempio, a 0.52 e 0.1 milioni di tonnellate di azoto e fosforo, rispettivamente, che potrebbero fertilizzare circa 1.5-4,3 milioni di ettari di campi agricoli. Il progetto Sea2Land sta pertanto dimostrando la fattibilità tecnica e il potenziale agronomico di questo concetto di economia circolare
L’industria ittica può essere connessa all’agricoltura grazie ad innovazioni tecnologiche che recuperano fertilizzanti bio-based da scarti di lavorazione, contribuendo a chiudere cicli e diminuire l’impronta ambientale dell’intero sistema, approvvigionando l’agricoltura di fertilizzanti alternativi: è l’obiettivo del Progetto Sea2Land
In particolare, gli scarti selezionati della lavorazione del salmone vengono miscelati con scarti di cibo e poi lasciati fermentare per due settimane nel Mar Baltico. Si ottiene così un prodotto fertilizzante liquido e una frazione solida fermentata che può essere ulteriormente sottoposta, assieme a scarti vegetali, a vermicompostaggio o essiccata (con unità mobili alimentate da energia fotovoltaica) e poi pellettizata.
L’alto contenuto di proteine presente nelle viscere di trota è,
invece, valorizzato tramite processi di idrolisi enzimatica o chimica nel caso studio cantabrico, dopo aver rimosso la frazione oleosa che può diventare materia prima seconda per altri processi. Dopo essere separato dallo scarto non idrolizzato, il liquido viene filtrato e concentrato per poi essere impiegato nella formulazione di fertilizzanti.
Nel Mar Atlantico, invece, biostimolanti liquidi e fertilizzanti organici vengono prodotti dagli scarti di trota che sono sottoposti a frazionamento
termomeccanico chimico tramite un estrusore a doppio vite. Tra gli altri, sarà testato in campo il potere fertilizzante dei fanghi di acquacoltura che nel Mare del Nord vengono semplicemente disidratati e pellettizzati. Mentre il caso studio Mediterraneo, sempre a partire da fanghi di acquacoltura ma utilizzando membrane, osmosi inversa, crio-concentrazione e bio-essiccamento prevede il recupero di fertilizzanti minerali (sali di ammonio e acido fosforico), ammendanti e acqua.
La produzione del tonno in scatola comporta la generazione di ingenti volumi acque reflue molto saline ma ancora ricche in residui proteici. A Bilbao stanno studiando l’applicazione di nanofiltrazione e diafiltrazione per recuperare il concentrato (residui solidi) da sot-
toporre a idrolisi enzimatica ed il permeato (liquido) con cui alimentare microalghe resistenti ad alte concentrazioni saline che possano poi essere impiegate per la produzione di biostimolanti.
Il 5% dei molluschi che vengono depurati e commercializzati in
Ancona, da COPEMO, è scartato e rappresenta una preziosa fonte di carbonato di calcio utilizzabile, in agricoltura, per correggere l’acidità dei suoli.
Se trattati sinergicamente assieme agli scarti della lavorazione del pesce del circondario, possono
Giò Mare è un’azienda con sede a Rimini e Cesenatico specializzata nella vendita di pesce e in particolare nella vendita di pesce fresco. La rapidità nelle consegne, la grande professionalità degli addetti Giò Mare e ovviamente l’altissima qualità del prodotto, hanno reso la nostra attività di vendita pesce un vero punto di riferimento per tutti coloro che cercano proveniente dai migliori mercati ittici.
Il 12 maggio scorso si è tenuto ad Ancona e da remoto, presso la sede CNR, il workshop “Sostenibilità ed economia circolare nei processi di trasformazione dei prodotti ittici”, organizzato dall’Università Politecnica delle Marche in collaborazione con CO.PE. MO. (Cooperativa Pescatori Molluschicoltori), in cui si è discusso di sostenibilità ambientale ed economia circolare applicata all’acquacoltura, di scenari regionali e internazionali, prospettive ed aspettative di supporto alla policy ed è stato introdotto il progetto Horizon 2020 “Sea2Land”. CO.PE.MO. è una società cooperativa fondata da pescatori di vongole e cozze. Si tratta di un centro spedizione e depurazione molluschi, pertanto si occupa di stoccaggio, lavorazione e commercializzazione di frutti di mare. Presso la struttura è installato un impianto per il riuso interno delle acque necessarie alla depurazione e lavaggio dei molluschi ottimizzando e minimizzando, quindi, il prelievo della preziosa risorsa idrica. CO.PE.MO. commercializza annualmente circa 10.000 tonnellate di frutti di mare (anno 2020), con una parallela produzione di circa 500 tonnellate di scarto (5%) da smaltire secondo il Regolamento europeo 1069/2009. Soluzioni alternative per lo smaltimento di questi sottoprodotti, così come quelli derivanti dalla lavorazione del pescato sono sperimentate dall’Università Politecnica delle Marche e dall’Università degli Studi di Milano nel progetto Sea2Land, che mira a fornire soluzioni per superare le sfide legate alla produzione alimentare, al cambiamento climatico e al riutilizzo dei rifiuti. Sea2Land affronta questa sfida adattando e migliorando tecnologie che recuperino preziosi nutrienti, in forma di fertilizzanti, a partire dagli scarti della lavorazione del pesce e dai sottoprodotti dell’acquacoltura. Il progetto promuove così la diffusione di modelli di economia circolare trasformando i sottoprodotti del mondo ittico in sostanze nutritive per le colture contribuendo, allo stesso tempo, a rendere indipendente e più sicura la fornitura di fertilizzanti per l’agricoltura europea. Sei aree rappresentative del settore della pesca (Nord, Baltico, Atlantico, Cantabrico, Mediterraneo, Adriatico) ospitano progetti piloti dimostrativi. Le tecnologie proposte spaziano da processi ben noti (compostaggio, ecc…) che possono essere una soluzione in alcune aree grazie al loro basso costo e semplicità ad altri più sofisticati che vanno dal frazionamento termomeccanico all’idrolisi enzimatica. Le tecnologie saranno applicate a diversi sottoprodotti (tipici di ogni area di implementazione), e produrranno diversi BBF adatti alle colture e condizioni locali, e altri per l’esportazione (con alto valore ed efficacia per garantire un basso impatto). Inoltre, saranno studiati gli effetti sulla biodiversità del suolo, la sostenibilità ambientale e gli impatti socio-economici. Durante il workshop i ricercatori del progetto Sea2Land dell’Università Politecnica delle Marche hanno chiesto alle aziende ittiche presenti di partecipare ad un’indagine sui sottoprodotti della lavorazione del pesce e dell’acquacoltura per fornire soluzioni e superare insieme — attraverso la conoscenza dei bisogni del comparto — le sfide legate alla sostenibilità per produrre fertilizzanti biologici.
Anche ai lettori de IL PESCE MAGAZINE è possibile partecipare al sondaggio inquadrando il QR-Code qui sotto. I dati raccolti saranno anonimi e utilizzati al solo fine di contribuire al lavoro dei ricercatori del progetto.
dare vita anche a idrolizzati proteici da impiegare come biostimolanti o fertilizzanti organici e ad ammendante compostato arricchito con biochar per aumentarne le proprietà agronomiche e ridurre gli impatti ambientali derivanti dalla sua produzione.
Per tutti gli schemi di valorizzazione degli scarti sono in corso valutazioni di impatto economico, ambientale e sociale. Mentre sui vari fertilizzanti prodotti è stata analizzata la conformità con la legislazione corrente, sono stati condotti primi test in vaso e
sono ora in corso i primi test in campo per valutarne le potenzialità agronomiche.
>> Link: sea2landproject.eu
Seafood Expo Global e Seafood Processing Global edizione 2023: oltre 33.000 operatori dell’industria ittica (+24% rispetto al 2022) hanno visitato la 29a edizione di questa manifestazione che si conferma la più importante del settore a livello globale
Dal 25 al 27 aprile il mondo dell’industria ittica, dalla pesca e dall’allevamento fino alla lavorazione e trasformazione dei prodotti, si è ritrovato nel quartiere fieristico di Barcellona per tre frenetiche e intensissime giornate di business. È stata un’edizione superlativa per l’afflusso di visitatori, l’organizzazione complessiva — decisamente migliorata rispetto allo scorso anno — e per superficie espositiva occupata. L’Italia ha rinnovato la propria presenza ma l’ubicazione all’estremo del Padiglione 5 (e non nel più centrale 3 dello scorso anno) ha penalizzato gli espositori italiani.
Seafood Expo Global / Seafood Processing Global si conferma la più grande fiera commerciale del settore ittico a livello mondiale, raggiungendo un record in termini di spazio espositivo, numero di aziende espositrici e partecipazione totale per il suo secondo anno a Barcellona. Diversified Communications, organizzatore dell’evento commerciale, stima che oltre 33.000 acquirenti e fornitori dell’industria ittica mondiale abbiano partecipato all’evento, il 24% in più rispetto al 2022.
La tre giorni ha superato ogni aspettativa, con 2.078 aziende espositrici provenienti da 87 Paesi diversi, 68 padiglioni nazionali e regionali e un impatto economico per la città stimato in 150 milioni di euro. Con 49.339 m2 netti di spazio espositivo, il 21% in più rispetto al precedente evento più grande tenutosi a Bruxelles nel 2019, Seafood Expo Global / Seafood Processing Global 2023 rappresenta l’edizione più grande mai realizzata — in ter-
mini di dimensioni e presenze — nella storia dell’Expo.
«Sono stati tre giorni intensi e produttivi, pieni di opportunità per i decision makers del settore ittico di riunirsi e fare affari. Il numero senza precedenti di visitatori e il record di spazio espositivo continuano a posizionare Seafood Expo Global / Seafood Processing Global come l’evento globale più importante del settore», ha dichiarato LIZ PLIZGA, presidente di Diversified Communications USA. «Gli espositori e i visitatori ci hanno detto di essere rimasti soddisfatti delle esposizioni e dei contenuti dell’evento, della sede e della città di Barcellona. L’Expo è una piattaforma preziosa per il settore per fare affari su scala globale».
Al programma key buyer dell’evento hanno partecipato acquirenti di alto volume provenienti dai settori della vendita al dettaglio, del foodservice e della distribuzione, tra cui: ALDI (Austria, Germania, Irlanda, Spagna), AUCHAN (Francia, Portogallo), BIDFOOD (Australia, Hong Kong, Lituania, Italia, Polonia, Repubblica Ceca, Lettonia, Olanda, Nuova Zelanda, Slovacchia), BRAKES (Regno Unito), COOP (Svizzera, Regno Unito, Italia, Danimarca), COSTCO (Stati Uniti, Canada, Spagna, Regno Unito), DELHAIZE (Belgio), FOODBUY FOODSERVICE (Regno Unito), GROUPO EROSKI (Spagna), HELLOFRESH (Spagna, Olanda, Regno Unito, Germania), KAUFLAND (Croazia, Germania), LIDL (Regno Unito, Spagna), LOBLAW (Canada), MARKS & SPENCER (Regno Unito), M ETRO (Turchia, Serbia, Austria, Cechia, Ucraina, Romania,
Gli espositori di Seafood Expo Global hanno presentato le più recenti innovazioni nel settore dei prodotti ittici –freschi, congelati, in scatola, a valore aggiunto, lavorati e confezionati – agli acquirenti di tutto il mondo, tra supermercati, ristoranti, hotel, catering, importatori, distributori, mercati del pesce e altre aziende del settore della vendita al dettaglio e dei servizi di ristorazionePhoto © Seafood Expo
Organizzata dalla statunitense Diversified Exhibitions, questa è la seconda edizione della Seafood Expo Global che si svolge a Barcellona e la 29a dal suo inizio.
Seafood Expo Global e Seafood Processing Global costituiscono il più grande evento commerciale del settore ittico al mondo. Migliaia di acquirenti e fornitori da tutto il mondo partecipano all’esposizione annuale di tre giorni per incontrarsi, fare rete e condurre affari. Gli acquirenti presenti rappresentano importatori, esportatori, grossisti, ristoranti, supermercati, hotel e altre aziende di vendita al dettaglio e di ristorazione. I fornitori che espongono offrono i più recenti prodotti ittici, le attrezzature per la lavorazione e il confezionamento e i servizi disponibili sul mercato dei prodotti ittici. SeafoodSource.com è il media ufficiale dell’esposizione. L’esposizione è prodotta da Diversified Communications, leader internazionale nelle esposizioni e nei media del settore ittico.
>> Link: www.seafoodexpo.com/global
Hong Kong, Francia, Germania, Ungheria), OCEAN BASKET (Sudafrica, Kazakistan), REWE FAR EAST (Hong Kong, Thailandia, Turchia, Germania), SODEXO (Regno Unito, Francia, Spagna, Italia), SYSCO (Regno Unito, Francia, Irlanda, Hong Kong), TRANSGOURMET (Germania, Spagna, Austria, Svizzera), WALMART (Stati Uniti, Cina) e altri ancora.
Cosa vogliono oggi i consumatori?
Più qualità, innovazione e nuovi sapori, prodotti più speziati e ready-to-eat
Al salone sono state presentate le innovazioni in materia di attrezzature per la lavorazione e il confezionamento, controllo qualità, sicurezza alimentare e servizi di igiene alimentare. Parecchie novità sono emerse nei nuovi elaborati di seafood con sapori tipici della cucina asiatica, speziati e ispirati allo street food.
Il prestigioso Seafood Excellence Global Awards ha riconosciuto i migliori prodotti rappresentati in fiera: lo spagnolo VIČIŪNAI GROUP è stato premiato per il Best Retail Product per i suoi Gnocchi al nero di seppia con ripieno di gamberi e brodo tailandese. UNIMA DISTRIBUTION (Francia) ha ottenuto il riconoscimento Best Ho.re.ca. Product (Hotel / Restaurant/Catering) per i gamberi bio del Madagascar.
Cinque sono i macro trend emersi in questa edizione della fiera. Si parte dalla qualità: i consumatori chiedono prodotti ittici di qualità superiore
Seafood Processing Global ha riunito le migliori aziende che rappresentano tutti gli aspetti della lavorazione dei frutti di mare, compresi materiali e macchinari per il confezionamento, attrezzature e forniture per la refrigerazione e il congelamento, attrezzature per lavorazione primaria e secondaria, controllo dell’igiene e la sanificazione e i servizi di garanzia della qualità. Tante le aziende italiane presenti con macchinari, attrezzature e prodotti di forte innovazione tecnologica.
Nell’area del Seafood Expo Processing, Valerio Sapucci e il suo staff favoloso di Adriatic Sea International, che quest’anno ha raddoppiato la superficie espositiva con uno stand tra i più visitati e fotografati. Molto apprezzate anche le preparazioni sushi di due chef giapponesi. Adriatic Sea International, con sede a San Clemente (RN), è un’azienda leader a livello mondiale nella progettazione e realizzazione di acquari e banchi pesce per ristoranti, pescherie e GDO. Realizza inoltre vasche per CSM e impianti di stoccaggio e depurazione molluschi e arredi, espositori refrigerati, divisioni inox freddo e neutro e cucine professionali. In foto, da sinistra, Javier Perez, Valerio Sapucci, Ugo Caboni, Agostina Di Caterina, Mattia Spezi, Claudio Mancini, Marco Mazzoli, Alessandro Pasini, Danilo Morana e Luigi Capuano.
Un futuro sostenibile del settore della pesca passa anche dalle Organizzazioni di Produttori (OP), ovvero realtà costituite da pescatori o acquacoltori che si associano liberamente per adottare misure atte a garantire le migliori condizioni di commercializzazione per i loro prodotti. Questo l’argomento di discussione del convegno organizzato da FEDERPESCA (federpesca.it) e FEDEROP il 25 aprile a Barcellona in occasione del salone. L’incontro, dal titolo “Quale futuro per le Organizzazioni di Produttori?”, è stato ospitato presso il padiglione del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (MASAF). Moderati da VALENTINA TEPEDINO di Eurofish Market, sono intervenuti al convegno FRANCESCA BIONDO, direttrice di Federpesca, BASSO CANNARSA, presidente di FederOP, FRANCESCO SAVERIO ABATE, direttore Pesca e Acquacoltura del MASAF, FEDERICO BIGONI, vicepresidente di Federpesca. Sono state poi condivise testimonianze dirette da alcuni operatori come LUIGINO PELÀ, BARBARA ZAMBUCHINI e ROBERTO MANAI. Gli oratori hanno discusso le potenzialità delle OP e le opportunità che possono offrire, mettendone in luce il valore aggiunto che portano oggi al comparto ittico italiano.
«Le imprese che in questi anni hanno scommesso sulle organizzazioni di produttori hanno risultati visibili e sono state in grado di intercettare meglio le risorse europee» ha dichiarato Francesca Biondo. «Per questo oggi vogliamo testimoniare che la strada intrapresa è quella giusta e siamo convinti che sia fondamentale fare rete per replicare in altre realtà le migliori esperienze di valorizzazione dei nostri prodotti» (fonte: Federpesca).
Uno scatto allo spazio del Gruppo francese Delanchy, specializzato in logistica e trasporti di prodotti freschi, presso l’area dedicata al Seafood Expo Processing.
AECOC, l’associazione dei produttori e distributori spagnola (aecoc.es), ha presentato al Seafood Expo Global il rapporto “Seafood Consumer & Retail Trends 23” — realizzato per la fiera — che analizza le migliori pratiche di produttori e distributori dei mercati internazionali per promuovere il consumo di pesce. Secondo le stime, le vendite di prodotti ittici in Spagna sono diminuite del 20% nei primi mesi del 2023, il che dimostra come l’inflazione stia incidendo sul calo del consumo di pesce registrato negli ultimi anni. «Il contesto di inflazione sta portando i consumatori a cambiare le proprie abitudini, dove il prezzo è fondamentale, e ciò influisce sul consumo di prodotti freschi. Questo si aggiunge a una tendenza alla diminuzione degli acquisti di pesce, causata in parte dalla scarsa conoscenza della categoria da parte dei consumatori», ha spiegato ÀNGELS SEGURA di AECOC. Per affrontare questa sfida, il rapporto dell’AECOC passa in rassegna le soluzioni adottate da diversi rivenditori internazionali che si basano sulla convenienza, sull’educazione e su prezzi adeguati. Il rapporto si concentra ad esempio su casi come quello dell’australiano JOSH NILAND, che guida “The Fish Butchery”, ispirandosi al modello della macelleria per raggiungere un pubblico più giovane. Lo chef portoghese VASCO COELHO SANTOs ha aggiunto l’educazione alla proposta della sua “Peixaría by Euskalduna” a Porto, dove insegna ai clienti come preparare il pesce. In Spagna, campagne informative come “Llévate Pescado” di PESCA ESPAÑA comprendono un “Diccionario de Pesca”, che fornisce informazioni ai consumatori sui diversi prodotti ittici e risponde alle domande più diffuse. Inoltre, a livello globale si moltiplicano gli sforzi per diffondere il consumo dei prodotti stagionali.
Il rapporto mostra anche l’aumento nell’offerta di formati convenience, pesce pretagliato, marinato e pronto da mangiare, e di confezioni contenenti tutti gli ingredienti e le istruzioni necessarie per cucinare una data ricetta. È il caso del “Lobster Roll Kit” della statunitense LUKE’S LOBSTER, una box contenente pane, pesce pretagliato e tutte le salse necessarie per prepararsi il famoso panino con l’astice made in USA. Il prezzo è un elemento prioritario nelle decisioni di acquisto dei consumatori, oggi più che mai. Per questo motivo, sempre più distributori mettono in evidenza le loro offerte, adeguano i prezzi e lanciando nuovi formati economici per promuovere il consumo di pesce. Nel Regno Unito, ad esempio, MORRISONS vende box di tutti i tipi di pesce a cinque sterline, mentre il mercato ittico norvegese MENY ha optato per i “Martedì del pesce”, che prevedono uno sconto del 30% sull’acquisto del fresco. Il mercato asiatico offre un’interessante proposta di adeguamento dei prezzi, con scaffali dedicati alla vendita di bento ittici o spazi con crostacei vivi per attirare i consumatori. «I prodotti ittici sono essenziali per una dieta sana ed equilibrata e i produttori e i distributori di tutto il mondo hanno la sfida di rinvigorire il loro consumo rispondendo ad un consumatore che cerca convenienza, salute, sostenibilità e buoni prezzi», ha spiegato Segura (fonte: AECOC).
I mercati ittici internazionali combattono la diminuzione del consumo di pesce con convenienza, educazione e adeguamento dei prezzi
e sono disposti a pagare di più. In materia di innovazione e nuovi sapori, i produttori riconoscono che i consumatori cercano anche valore e varietà . Per soddisfare questa domanda, vengono sviluppati nuovi sapori e combinazioni di flavour innovativi. Ad esempio, prodotti a base di salmone affumicato e stagionato con processi di affumicatura più intensi e l’aggiunta di aromi più forti come liquirizia, formaggio duro e pinoli e gin.
I sapori caratteristici della cucina asiatica sono anch’essi un
trend: i sapori di Thailandia, Vietnam, Singapore, Malesia e Giappone sono stati decisamente prevalenti tra i prodotti presentati al concorso, continuando la lunga tradizione di prodotti ispirati a queste culture e cucine.
Per quanto concerne gli amanti dei gusti piccanti e speziati , la domanda di spezie è sempre più crescente da parte dei consumatori. Tra i prodotti adocchiati in fiera ricordiamo il granchio al peperoncino in Singapore style, il Katsu fish con condimento al curry, il tris di
calamari piccanti e il Jolly fish al peperoncino. Infine, lo street food domestico, con prodotti facili da preparare a casa. Qualche esempio? Il kebab di salmone, i fagottini di gamberi xiao long bao e il kit per hamburger di salmone che include tutti gli ingredienti in una box.
Conferenze e tavole rotonde
La fiera ha promosso anche un ricco programma di conferenze, con oltre 20 sessioni didattiche presentate da un’ottantina di esperti internazionali, tra cui rappresentanti
Vivere in mare l’emozione di un’esperienza simile a quella provata tra le colline della Toscana o le montagne del Trentino. Su una barca da pesca o in una casa dei pescatori come in un agriturismo. La multifunzionalità dell’impresa ittica come pescaturismo e ittiturismo è una declinazione dell’attività marinara che coinvolge sempre più pescatori. Turismo e pesca formano un binomio per offrire esperienze e provare in prima persona le attività legate al mare, come svegliarsi all’alba per andare a ritirare le reti, per conoscerlo sempre più da vicino e apprezzarne tradizione e lavoro. O come condividere cultura e tradizioni gastronomiche nelle case e nelle cucine dei pescatori. Per far conoscere le possibilità legate alla multifunzionalità della pesca, LEGACOOP AGROALIMENTARE (legacoopagroalimentare.coop) ha organizzato al Seafood Expo Global una tavola rotonda dal titolo “Turismo e pesca, una multifunzionalità sostenibile”, moderata dal giornalista RAI GIANLUCA SEMPRINI, e alla quale hanno preso parte ELENA GHEZZI, responsabile pesca e acquacoltura LEGACOOP AGROALIMENTARE e vicepresidente del gruppo Fish del COPA-COGECA, PATRIZIA CAMPANILE, comandante della motobarca La Lisca di Sanremo, e MICHELE BOSCOLO MARCHI, presidente del Consorzio per la Gestione e la Tutela della Pesca dei Molluschi Bivalvi (COGEVO) di Chioggia. All’incontro è intervenuto da remoto la ministra del Turismo DANIELA SANTANCHÈ.
«Legacoop Agroalimentare è da sempre in prima linea sui temi legati alla multifunzionalità dell’impresa ittica che non vuol dire cambiare mestiere, ma potenziare e valorizzare in chiave di reddito quanto già esiste», ha spiegato Elena Ghezzi. «Si tratta di far vivere un turismo esperienziale di tipo responsabile, coniugato con l’esigenza di riconoscere ruoli e antiche tradizioni della pesca, del sapere del lavoro dei pescatori e dei sapori dei piatti della tradizione marinara». Per Ghezzi, la multifunzionalità ittica vuol dire «offrire al turista di vivere in maniera armonica il mare e i luoghi a esso legati e tutto ciò che caratterizza le marinerie italiane». In sostanza è un modo per «valorizzare l’attività di pesca ad avere una fonte di reddito e al tempo fare rete e avere ricadute sociali». Il pescaturismo è imbarcare turisti per svolgere attività ed esperienze di pesca, mentre l’ittiturismo è l’ospitalità e la ristorazione nelle case dei pescatori. «Ovviamente — ha sottolineato Elena Ghezzi — per fare tutto questo occorre essere imprenditori ittici, con licenza di pesca. I vantaggi sono di natura socio-economica per il mantenimento dell’attività di pescatore che in quest’ottica viene rivalutato». A Barcellona è stata presentata anche Turismo con i pescatori, la prima guida, realizzata in italiano e inglese, sul settore del pescaturismo con quanto già viene proposto in Italia, dal Veneto alla Sardegna (fonte: Legacoop Agroalimentare).
dell’industria della pesca, autorità di regolamentazione, economisti, ONG ed esperti di biodiversità e sostenibilità. Tra le più seguite ricordiamo MEGAN GREENE, economista, editorialista del F INANCIAL T IMES e Senior Fellow presso il WATSON
I NSTITUTE FOR I NTERNATIONAL AND PUBLIC AFFAIRS della Brown University. Greene ha sottolineato che «la probabilità che l’inflazione rimanga persistentemente alta è elevata», una tendenza che sarà accompagnata da altri rischi plausibili come una recessione imminente o la rottura dei mercati da parte delle banche centrali. Tuttavia, l’economista sottolinea che «le aspettative delle imprese e la fiducia dei consumatori stanno migliorando» in modo esponenziale in un’era post pandemia e «i salari rimangono robusti», fatti che ci permettono di rimanere ottimisti su un futuro di incertezza economica. Le conferenze hanno affrontato le principali sfide dell’industria ittica in termini di sostenibilità e di econo-
mia globale. Altri argomenti trattati sono stati gli ingredienti per mangimi derivati dal mare, l’acquacoltura e la logistica nell’industria dei frutti di mare. La presentazione “Responsabilità sociale e allineamento con l’SDG14b: come possono le aziende affrontare le sfide dei diritti umani garantendo al contempo l’equità sociale per la pesca su piccola scala?”, ha approfondito gli aspetti della responsabilità sociale nelle catene di approvvigionamento del tonno, dei diritti umani nella pesca su piccola scala e di come le aziende possono assumersi una maggiore responsabilità nell’eliminare le violazioni dei diritti umani.
Altro tema molto dibattuto è stato quello della sostenibilità, delle nuove tendenze e soluzioni innovative per l’industria. Tra i relatori di questi approfondimenti ricordiamo JAVIER GARAT, segretario generale di CEPESCA, presidente di EUROPÊCHE e della Coalizione internazionale delle associazioni della pesca; AR-
TURO CLEMENT, COB di SalmonChile; BØRGE GRONBECH, del Norwegian Seafood Council; e MAURICIO ORELLANA, CEO del Consiglio messicano per la promozione dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura (COMEPESCA).
Nella sessione “Costruire i futuri consumatori di prodotti ittici”, Garat, Clement, Gronbech e Orellana hanno condiviso gli strumenti e le strategie utilizzate per aumentare il consumo di prodotti ittici dei rispettivi Paesi. «Il nostro principale obiettivo è quello di promuovere il consumo di pesce selvatico e di combattere le fake news che infastidiscono e indeboliscono l’industria ittica», ha dichiarato Garat nel suo intervento. I quattro relatori hanno condiviso l’idea che solo con una “buona educazione” e “l’unione delle forze tra i concorrenti” sarà possibile convincere i consumatori a integrare sempre più prodotti ittici nel loro consumo abituale.
Da citare la sessione “Pianificare
Sono state 68 le realtà italiane del settore pesca e acquacoltura che hanno preso parte a Seafood Expo Global 2023 in uno spazio di circa 1.000 m2 dedicato, sotto l’egida del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (MASAF); spazio che ha ospitato inoltre 8 regioni: Abruzzo, Campania, Calabria, Emilia-Romagna, Lazio, Marche, Sardegna e Veneto. Ogni regione ha avuto l’occasione di presentare i propri progetti di sviluppo, tutela e valorizzazione della risorsa ittica, alternando momenti di intrattenimento, showcooking e degustazioni di prodotti tipici. “Oltre a rappresentare un’importante opportunità di confronto e di approfondimento sui temi d’attualità legati alla pesca e all’acquacoltura, Seafood Expo Global è un appuntamento annuale cruciale per puntare i riflettori sul comparto ittico, che negli ultimi anni ha registrato una forte espansione, soprattutto in termini di consumo. Secondo la FAO, infatti, la domanda mondiale di pesce è in aumento del 20% annuo, un fenomeno che è stato accolto dall’Italia con un impulso all’innovazione e con l’incremento di investimenti, da parte di piccole e medie imprese, nell’acquacoltura. L’Italia si trova attualmente al quarto posto in Europa per produzione attraverso sistemi di allevamento, registrando dei livelli che ormai hanno raggiunto quelli del pescato, con circa 145.000 tonnellate tra pesci, crostacei e molluschi” riporta il comunicato stampa del MASAF al lancio dell’evento fieristico. “La centralità strategica dell’Italia a livello europeo è testimoniata anche dal suo impegno nel perseguimento degli obiettivi designati dal FEAMP 2014-2020 (Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca), strumento finanziario essenziale per garantire attività di pesca e acquacoltura sostenibili, la conservazione delle risorse biologiche marine, la sicurezza alimentare grazie all'approvvigionamento di prodotti ittici, la crescita di un'economia blu sostenibile e mari e oceani sani, sicuri, protetti, puliti e gestiti in modo sostenibile”. A Seafood Expo Global 2023 il MASAF ha presentato gli obiettivi del FEAMPA, il nuovo strumento finanziario di sostegno del settore pesca e acquacoltura per il periodo 2021-2027. A Barcellona si è parlato anche del patrimonio identitario, culturale e gastronomico rappresentato dalla pesca e dai suoi prodotti e c’è stata la presentazione del BrodettoFest (Fano, 1-4 giugno). Non sono mancati momenti di intrattenimento e animazione con balli, canti e sapori della tradizione popolare (fonte: MASAF).
di
Padiglione Italia. La loro azienda aiuta gli operatori del comparto ittico a districarsi nel labirinto dei bandi e finanziamenti ottenendo opportunità di crescita e sviluppo per la propria attività.
SAIREM, leader mondiale specializzato nelle tecnologie industriali a microonde (MO) ed ad alte frequenze (AF), ha scelto Seafood Expo Global 2023 per presentare agli operatori le sue soluzioni innovative per il trattamento dei prodotti di mare. Abbiamo incontrato Mathieu Dechamps, export manager dell’azienda francese con sede a Lione. «SAIREM offre une ampia gamma di soluzioni per il settore della sicurezza alimentare, dal temperaggio allo scongelamento passando per la pastorizzazione di piatti pronti, garantendo prodotti di ottima qualità e con maggiore durata di conservazione. Grazie alla velocità dei processi di microonde e radio frequenza, le tecnologie SAIREM consentono di massimizzare la sicurezza alimentare, un parametro fondamentale per i frutti di mare». Lo scongelamento a microonde è simile ad un processo termico ed è autorizzato dalla maggior parte delle certificazioni e delle normative in essere a livello mondiale. «Il temperaggio e lo scongelamento con MO e HF presentano numerosi vantaggi rispetto ai processi convenzionali» mi conferma Dechamps. «La tecnologia SAIREM consente in tempi davvero rapidissimi (dai 3 ai 20 minuti) di scongelare il prodotto mantenendo quest’ultimo omogeneo e senza calo peso». Eliminando le perdite e il rischio di sviluppo batteriologico, la resa del prodotto grezzo è più alta. Inoltre, l’omogeneità della temperatura all’interno del prodotto consente un migliore trattamento successivo, sia in batch che in continuo, in base alle esigenze del cliente.
«Questa è una tecnologia — sottolinea Mathieu Dechamps — che fa risparmiare perché abbassa sensibilmente i tempi di scongelamento e gli annessi costi energetici senza alterare in alcun modo il prodotto». Ma qual è la capacità di un microonde industriale? «SAIREM produce 9 modelli con una capacità di prodotto che va dai 100 kg alle 10 tonnellate».
Lo scongelamento ed il temperaggio permettono di ottenere un prodotto semi finito perfetto. SAIREM è l’unica azienda ad offrire entrambe le tecnologie, MO e HF, per garantire il miglior processo possibile per una potenza da 5 kW a 300 kW. Oltre ad offrire tempi brevi di trattamento, le tecnologie MO permettono un riscaldamento uniforme all’interno del prodotto eliminando punti caldi. Il controllo preciso della temperatura impedisce ai batteri di svilupparsi, contribuendo alla sicurezza alimentare del prodotto finale. Le caratteristiche chimiche, fisiche, sensoriali e nutritive dei prodotti sono perfettamente conservate, senza l’uso di additivi. Un altro vantaggio significativo: le tecnologie SAIREM sono efficienti e 100% elettriche, non ci sono costi aggiuntivi di gas o emissioni. Le macchine SAIREM utilizzano il 50% in meno di energia rispetto alle macchine a gas.
>> Link: sairem.com
Giacomo e Danilo Cocci insieme a tutto lo staff e ai collaboratori della Cocci Luciano di Coriano (RN), azienda leader nei sistemi e nelle tecnologie innovative per l'industria alimentare e della lavorazione e trasformazione dei prodotti ittici.
specializzata nella depurazione, lavorazione, confezionamento e commercializzazione di prodotti ittici da oltre vent’anni.
Tea Matulic e Gloria Battocchio di Cromaris, leader nella produzione e lavorazione di pesce mediterraneo di qualità premium. 3)
spazio della Erede Rossi Silvio, Gruppo leader in Europa nell’acquacoltura e nell’industria ittica, Roberto Rossi, Giacomo Candi, Silvio Rossi, Pietro Talarico e Francesca Talarico, Ufficio Pesca Regione Marche, il titolare Niccola Rossi, Andrea Maria Antonini, assessore Agricoltura e Pesca Regione Marche.
In alto: foto di gruppo per la croata Orada Adriatic d.o.o. Da sinistra, Siniša Lencović, direttore sviluppo aziendale, Ognjen Smiljanić, direttore vendite, Doris Škalamera, direttore operativo ufficio vendite, Giovanna Bertoldo, consulente per Orada Adriatic Italia, Marija Markovska, addetta alle vendite, e Momir Kovč, responsabile vendite Germania e Austria. Orada Adriatic opera in quattro segmenti principali: maricoltura, acquisto di pesce azzurro piccolo e fresco, lavorazione e commercio. In basso: foto di gruppo per Dituri al Padiglione Italia. Da sinistra, Annamaria Losacco, Giovanni Dituri, Mariella Masotti, Nicola Dituri, titolare dell’azienda barese, Alina Monti e Paola Dituri.
In alto: a sinistra, la Boni Roberto Srl di Ripalta Cremasca (CR), realtà innovativa nel commercio ittico, specializzata nell’importazione e distribuzione all’ingrosso, operante in Italia e nel mondo. In foto Andrea Boni, Itsasne Arkotxa Marrodán e Sophie Lagulle. A destra, lo spazio dedicato alle tantissime aziende scozzesi che operano nel comparto ittico, tra eventi, presentazioni stampa e showcooking. In basso: Nuno Medina, direttore commerciale di Aquasoja, e colleghi nello spazio del Gruppo Soja de Portugal.
1) Lo stand di Multivac, tra i produttori leader a livello mondiale di soluzioni di confezionamento per alimenti. 2) Grasselli Spa di Albinea (RE) ha presentato soluzioni tecnologicamente avanzate per la lavorazione dei prodotti ittici. Tra queste una linea per il taglio di tonno cotto, una porzionatrice intelligente per taglio verticale a peso e una scotennatrice per il salmone. 3) La nuova sfilettatrice MS 2750 di Marel, progettata per ottenere le massime prestazioni nella lavorazione di salmoni e trote con un peso compreso tra 1,5 e 10 kg.
La spagnola Frime, azienda di tradizione familiare, è leader nella distribuzione e commercializzazione in Europa di tonno pinna gialla trasformato. Sostenibilità, ricerca e sviluppo e qualità superiore sono i principi su cui si basano l’operatività e la crescita dell’azienda.
leader del comparto, il Gruppo Del Pesce è proprietario di sei siti produttivi a mare e a terra dislocati in quattro regioni: Lazio, Sicilia, Toscana e Liguria. A Barcellona il Gruppo ha portato i propri valori, quelli di una maricoltura che oggi è l’unica alternativa sostenibile alla pesca e all’impoverimento dei mari. In foto il gruppo che ha accolto clienti e visitatori nello spazio espositivo: da destra, Federica Giuliano, Emiliano Ragno, Ludovica Lococo, Domenico Lococo, Niccolò Collati, Pietro Lococo, Titti D’Onghia, Libero Dipaola, Michele Lococo e Andrea Astorino.
1) Gianni Lepore, amministratore della Lepore Mare, con Selly Lepore, buyer dell’azienda di Fasano (BR). Nel contesto internazionale del Seafood Expo Global di Barcellona la società pugliese ha presentato, oltre al prodotto di punta Bontonno – tonno pescato con il metodo “ami e palangari” e poi stoccato e lavorato con la tecnologia Ultrafrozen, una catena del freddo in speciali celle a –50 °C –, anche nuovi prodotti confezionati in skin e un packaging innovativo totalmente riciclabile. 2) Foto di gruppo per il COPEGO – Consorzio Pescatori di Goro: da sinistra, il presidente Massimo Genari, il vicepresidente Luca Mangolini, Paola Gianella, responsabile amministrativa, Marcella Mangolini, biologa Controllo Qualità, e Davide Crepaldi, commerciale estero. Il Consorzio si occupa di tutte le fasi della filiera, dalla produzione alla commercializzazione. 3) Anche l’Ittica Caldoli di Poggio Imperiale (FG) ha partecipato all’edizione 2023 del Seafood Expo Global di Barcellona. Nello stand: da sinistra, Filomena Minno, Leonardo Bagnardi Leonardo, consulente, e Arianna Bagnardi, amministratrice della società.
1) Un angolo del Padiglione Italia. Gli eventi organizzati al suo interno sono stati un’occasione per puntare i riflettori sul patrimonio identitario, culturale e gastronomico della pesca italiana e dai suoi prodotti. Essendo in lingua italiana erano indirizzati ai soli visitatori ed espositori del Belpaese perdendo potenza ed efficacia nel contesto fortemente internazionale della fiera. 2) Elio Brutti, public relations officer e Andrea Antognini, quality manager di CO.PE.MO. Soc. Coop., che si occupa della vendita dei molluschi raccolti dai propri soci e tratta in particolare vongole, mitili e lumachine. Provvede, inoltre, alla commercializzazione del pescato delle draghe e di alcuni operatori della piccola pesca. 3) Francesco Ceravolo, CEO di Marpesca Group Srl, e Piergiorgio Ceravolo, direttore generale di Pepito Pesca Srl. Professionisti del comparto ittico e leader nella pesca e commercializzazione di tonno rosso e pesce spada a Vibo Valentia Marina e Fano (PU). Fotografatissimo il loro tonno rosso del Mediterraneo Ikejime®, tagliato dal ministro Lollobrigida nel corso della sua visita agli espositori italiani.
In alto: Luigi Savino, titolare della SDV Srl Specialisti Del Vivo, azienda specializzata nell’importazione e commercializzazione di crostacei vivi e prodotti ittici di qualità, con Mario Cioria, reponsabile produzione e vivaio, e Simone Spina, commerciale. In basso: Vincenzo Ciullo, CEO di Marevivo, con Marika Maschio, Arianna Melone e Maria Ada Marzano. L’azienda da oltre 30 anni opera con professionalità, passione e know-how nelle varie aree del comparto ittico, dalla trasformazione del pescato all’accoglienza turistica fino alla ristorazione.
In alto: Aloia Srl rappresenta per il mercato italiano del seafood una serie di produttori ed esportatori europei ed extraeuropei tra i più rappresentativi dei rispettivi settori di appartenenza. Produttori ed esportatori affidabili, selezionati nel tempo per la precisione e serietà nel mantenere gli impegni. Qui in foto il suo CEO, Giandomenico Aloia, con Roberta Romano e Maria Francesca Sabatino, responsabili vendite. In basso: foto di gruppo dei rappresentanti di EurofishNapoli Srl, IRSVEM Srl, OP Mytilus Campaniae, La Favorita Srl e Consorzio Tonno Rosso.
Al Seafood Expo Global non poteva mancare Antonio Leone (in foto), titolare della Togie Distribution di Saint Malo. Dal 1990 l’azienda seleziona i migliori produttori per soddisfare le richieste dei suoi clienti posizionandosi come leader del mercato europeo. Ma la vera novità di Barcellona 2023 è stata una linea di cocktail da degustare esclusivamente con le ostriche Divine. Allevate nei migliori parchi della costa francese, di aspetto rotondo, con una polpa bianca e soda e un gusto unico, sono considerate uno dei migliori prodotti sul mercato delle ostriche di lusso. «Questi cocktail sono stati ideati insieme a Patrick Pistolesi, mixologist numero 1 in Italia e numero 16 al mondo, bartender e proprietario del mitico locale romano Drink Kong. Patrick ha ideato per noi 3 cocktail, uno a base di Cointreau, uno a base di gin con rosa, litchi e cocco e uno con gin e mela verde. Sono cocktail monoporzione perfetti come aperitivo, già pronti». Basta infatti preparare un bicchiere con del ghiaccio, strappare la confezione, versare il contenuto e gustare la bevanda insieme alle ostriche Divine di Togie Distribution (togie.fr).
l’incertezza: strategia aziendale per tempi economici difficili”. CLIFF WHITE, executive editor di SeafoodSource.com, ha moderato una discussione con i CEO di TRIDENT SEAFOODS, BAKKAFROST, AQUACULTURE STEWARDSHIP COUNCIL e SEA HARVEST GROUP LIMITED. I partecipanti hanno potuto apprendere come questi leader hanno gestito le loro aziende durante la pandemia e come stanno pianificando il successo futuro. Nella conferenza “I mangimi alternativi non sono più una novità o una discrezione”, i rappresentanti di BIOMAR GROUP, ENTHOS CIRCULAR FEED TECHNOLOGIES, S2G VENTURES e BENSON HILL hanno affrontato le opzioni e i vantaggi delle proteine dei mangimi alternativi, accessibili e resistenti, e di una soluzione efficace per affrontare le conseguenze ambientali delle pratiche di allevamento intensivo.
Nel corso dell’ultima giornata di si è svolta la tavola rotonda “Come possono gli ingredienti marini sostenere la crescita del settore dell’acquacoltura in un mondo di maggiore sovranità alimentare?” , che ha
fornito una panoramica delle diverse azioni per aumentare la disponibilità di ingredienti marini sostenibili, come i progetti di miglioramento della pesca in India, l’esplorazione della valutazione del ciclo di vita degli ingredienti marini e il sostegno agli sforzi per garantire la sicurezza alimentare in Africa occidentale.
Nel campo della logistica, la sessione “Global Logistics Outlook” si è invece concentrata sull’offerta e la domanda globale di trasporto e logistica da Est a Ovest e viceversa via mare e via aerea.
Collaborazione con Barcelona
Food Bank
Seafood Expo Global / Seafood Processing Global ha collaborato con la Barcelona Food Bank per raccogliere i prodotti ittici donati dagli espositori. Nel corso dell’ultima giornata di fiera oltre 50 volontari hanno fatto il giro dei padiglioni espositivi per raccogliere i prodotti ittici in veicoli refrigerati. Banc dels Aliments ha stimato un recupero di circa 14.000 kg di prodotti.
Appuntamento al 2024!
La prossima edizione di Seafood Expo Global / Seafood Processing Global si terrà a Barcellona, dal 23 al 25 aprile 2024, presso la sede della Fira de Barcelona sulla Gran Vía.
www.seafoodexpo.com/global
Metodi diversi, con risultati gastronomici diversi. Conoscere le tecniche permette di lavorare il prodotto fresco al fine di proporre trasformati tra i più diversi e dal grande pregio gustativo. Per i piccoli laboratori artigianali, ma anche per le cucine professionali
di Lara AbratiL’utilizzo del fumo per conservare gli alimenti non è cosa nuova, anzi. Insieme all’utilizzo del sale, ma anche dell’essiccazione, è probabilmente uno dei metodi più semplici ed efficaci da sempre utilizzati per combattere l’infinita lotta contro il tempo che ha impegnato gli umani nel trovare strategie al fine di garantirsi il cibo il più a lungo possibile, non solo nel momento in cui vi era la disponibilità di fresco. Proprio da questa esigenza nascono molti dei prodotti trasformati che oggi consumiamo comunemente e che cerchiamo costantemente di valorizzare per i loro pregi gastronomici.
La tecnica dell’affumicatura si è molto diffusa nelle zone più fredde del pianeta e si basa su due processi diversi: la disidratazione per effetto del calore e l’azione delle sostanze volatili presenti nel fumo, che si sviluppano durante
l’incompleta combustione di legno e trucioli. Tali sostanze, diverse in relazione alla tipologia di legno utilizzato, permettono di conferire al cibo sfumature aromatiche tra le più diverse arrivando così ad infinite combinazioni.
L’applicazione del metodo è utile anche ad esempio per il mondo della salumeria di pesce: ecco che si iniziano ad assaggiare “speck” di pesce spada, ma anche di trota o di salmerino e così via. Conoscere i metodi, applicando quelli più appropriati, permette di poter viaggiare con la fantasia e dare nuova forma e nuovi sapori ai prodotti della pesca.
La differenza di risultato dipende da più aspetti: dal legno utilizzato, dalla marinatura, dal tempo di esposizione a fumo, dalle caratteristiche stesse del prodotto da affumicare. In particolare, però, l’elemento che più incide sulle caratteristiche del pro-
dotto finale è la presenza del calore Esso stimola cambiamenti importanti a carico delle proteine e, oltre al modificare gli aspetti aromatici, sarà incisivo per quanto riguarda sapore, succosità e consistenza del prodotto finito.
Affumicare a caldo vuol dire sottoporre l’alimento ad una temperatura del fumo tra i 50 e i 90 °C: il prodotto cuoce lentamente, l’effetto aromatizzante è meno intenso e la carne de pesce si sfalda. In sostanza, è cotto! Si ottiene un prodotto perfetto da consumare tal quale, ma anche in insalata o a guarnire primi piatti.
Quando si affumica a freddo il risultato è molto diverso. La complessità del metodo a freddo è particolare, per questo motivo nella maggior parte delle cucine, anche quelle professionali, si applica il metodo a caldo.
A destra: salmerino affumicato a freddo. In basso: salmerino affumicato a caldo. Come regola generale, i pesci grassi si prestano meglio anche all’affumicatura a caldo, mentre quelli magri, preso atto che si possono affumicare a caldo, rispondono meglio all’affumicatura a freddo.
Un vero peccato perché dall’affumicatura a freddo si ottengono enormi soddisfazioni: per la preparazione di un prodotto dalle caratteristiche uniche e mai banali.
Un processo lungo, che innanzitutto necessità di una materia prima sana e freschissima (è necessario trattare il pesce come richiede la normativa dedicata al pesce da consumare crudo al fine di garantire la sicurezza alimentare) e, a questo
punto, ci si può davvero divertire e sbizzarrire. Dalla scelta della marinatura (serve a limitare la perdita di succhi eccessiva durante il processo), che può essere la classica a base di sale e zucchero e acqua, ma anche un rub o può prevedere l’aggiunta di succhi trai più diversi, fino alla scelta del legno da utilizzare, alla densità del fumo e al tempo di esposizione, che varierà in relazione alla tipologia del prodotto e al suo successivo uti-
lizzo. Alla fase di esposizione al fumo segue un periodo di riposo prima del consumo a crudo, della sua cottura o della fase di breve stagionatura nel caso dei salumi di mare. Il risultato? Un prodotto lievemente disidratato, che presenta una consistenza unica, simile al crudo, che non si sfalda, ma si presta ad essere tagliato a fette. Sentori e aromi particolari, che dipendono dall’esposizione al fumo, ma anche dagli elementi utilizzati per perfetto per essere gustato tal quale.
L’incidenza del sentore di fumo nel pesce non dipende tanto dal suo habitat, metodo con cui viene normalmente classificato, ma dalla presenza di grasso nelle sue carni. Quello magro, come trota, salmerino, luccio o merluzzo, ad esempio, presenterà un aroma delicato e leggero, mentre il pesce grasso, come il salmone, l’agone o l’anguilla, presenterà un sentore più intenso, grazie alla capacità dello stesso di assorbire e trattenere meglio le sostanze volatili presenti nel fumo.
Per questo motivo, i pesci grassi si prestano meglio anche all’affumicatura a caldo, mentre quelli magri, preso atto che si possono affumicare a caldo, rispondono meglio all’affumicatura a freddo.
Anche le uova di pesce possono dare il tocco in più se affumicate, meglio a freddo. I molluschi sono interessanti per l’affumicatura a
Speck di pesce spada in tranci.
freddo, in particolare le cozze, ma anche le vongole, i fasolari, le ostriche. Quest’ultime contengono una percentuale di grasso interessante, riuscendo così ad assorbire e trattenere bene gli aromi. I crostacei non possiedono grandi quantità di ma-
teria grassa, ma comunque possono dare soddisfazioni sia se affumicati a freddo che a caldo, soprattutto nel caso di crostacei di grandi dimensioni. Opportunità interessanti al fine di valorizzare i prodotti della pesca, per la preparazione di piatti con un
tocco unico, ma anche di trasformati conservati perfetti per diversificare la propria proposta.
Alla Locanda Zanella bisogna arrivarci quando si sa di aver tempo per intrattenersi a fare due ciacole (chiacchiere) con R ENZO M AVARACCHIO , magari intento a sgusciare granseole dopo il servizio in cucina. Preziosi minuti che servono per capire quanto sia genuina e radicata nella terra (ehm… nel limo) la cucina di questa dinastia di ristoratori iniziata con SEVERINO e in continuo divenire oggi con i due figli: LUCA e, appunto, RENZO, con il figlio MARCO
Cavallino Treporti è un affascinante spicchio di terra che affiora dalla parte settentrionale della laguna di Venezia, dove la spiaggia dorata si completa con pinete e orti, canali e barene. Anche in estate si trovano alcuni angoli di Treporti al riparo dalle orde di turisti e questo dei Mavaracchio è uno di quelli. Fuori, la veranda serve per sedersi durante la bella stagione; la collezione di Vespa all’ingresso fa da cerniera verso l’interno, fatto di mattoni e travi a vista ricreando lo stile da bàcaro. Insomma, un ambiente informale quanto basta, vezzoso il giusto.
L’orientamento del locale è il risultato di radicali ripensamenti da parte dei due fratelli, concretizzati nel 1996, quando la pizzeria venne riconvertita a locanda dove si celebra la verace cucina di laguna. Molte le esperienze in giro per il mondo che hanno permesso ai Mavaracchio di mettere in pratica un disegno tanto accattivante, a iniziare dalla Locanda Cipriani di Torcello.
Nel cascinale che risale al Settecento va così in onda una squisita proposta ittica che scova il meglio tra le reti dei pescatori locali.
Spulciando il menu, dagli antipasti va assaggiato il saòr veneziano, a base di sarde marinate in agrodolce con aceto, cipolla e uvetta, modalità sviluppata per conservare più a lungo il cibo e trasformatasi con il tempo in succulenta portata. C’è anche il poker in saòr, composto da sarde, merlano, triglia e gamberi.
Parabola simile alle schie (Crangon crangon), appena sbollentate per non perdere le caratteristiche nutrizionali: da pietanza destinata a pescatori e scaricatori di porto oggi sfama colletti bianchi e dame. Una buona quantità è accomodata sulla polenta bianca o su radicchio di Treviso IGP.
Il tegame di Cozze e vongole con pomodoro , anche se non troppo originale, è presentato in maniera esemplare, servito com’è con crostini caldi che aiutano a raccogliere il denso sugo. Poco convincente l’accostamento di Porcini con le capesante gratinate: sarà forse che il gusto dei funghi poco c’azzecca, sarà forse che non di funghi si tratta, ma di discutibile forma… cremosa di funghi.
Dalle ciacole, appunto, si sa che i clienti sono innamorati della Tagliata di tonno. Portata solitamente banale che alla Locanda Zanella è tutto fuor che banale: spesso il giusto, polpa succulenta che scardina le aspettative.
Se le paste rientrano nelle vostre scelte ci sono due portate che vi renderanno felici. Gli Gnocchetti si arricchiscono con il sugo alla granseola: la polpa del crostaceo viene spadellata con brandy, aglio, olio e prezzemolo; Renzo con le spine del rombo chiodato si è inventato una vellutata che cosparge sul piatto finale ottenendo un rasserenante amalgama di gusti marini. Gli Agnolotti di baccalà alla cacio e pepe possono rivestire un’insolita alternativa. Il saporito ripieno di pesce si mette d’accordo alla perfezione con il condimento che appartiene alla cucina romanesca.
Si fa ovviamente molta attenzione ai prodotti di stagione. La prelibatezza assoluta di queste lande sono le moeche, i granchietti di laguna che in primavera e autunno attraversano la fase di muta. All’abbandono del carapace in attesa che se ne sviluppi uno di dimensioni maggiori e più resistente, diventano indifesi, attaccabili e incredibilmente morbidi. Cucinate alla veneziana prevedono un passaggio in farina bianca e fritte in olio bollente; secondo la versione campagnola, vengono gettate prima nell’uovo, che avidamente consumano, e poi infarinate e fritte. Versione, questa, che rende le moeche troppo saporite d’uovo. Alla Locanda Zanella, infatti, si preferisce prepararle alla prima maniera. Possono entrare a far parte del fritto misto o essere presentate sole, per apprezzarne meglio il gusto.
Un altro ingrediente caduco è il cardo, presente nei piatti a primavera. Il delicato sapore amaricante esalta la polpa di alcuni pesci come l’ombrina e il branzino. I filetti al forno, deliscati,vengono ricoperti di cardi di Lio Piccolo ripassati in
tegame; accanto delle patate al forno. L’anguilla in umido, con uvetta e pinoli, ha la necessità di subire una lunga lavorazione prima di essere condotta in tavola: la patina che la ricopre (slìmego, in parlata locale) dev’essere tolta con aceto e lasciata riposare per qualche ora. Solo da quel momento si potrà pensare alla cottura. Se presenti nel menu, vale la pena scegliere anche una porzione di sarde impanate e fritte.
Con i vini della cantina, scelti da Marco, ci si diverte assai. Sono presenti anche vini introvabili come la Dorona della laguna veneta, raccolta a Saccagnana da quell’istrione ex ristoratore che risponde al nome di MAURO LORENZON. Ancor più, a fine pasto, va ordinato il caffè, torrefatto in casa da una mescolanza di bacche verdi realizzata in proprio. Antipasto, primo, secondo intono ai 50,00 euro.
Riccardo Lagorio
Locanda Zanella
Piazza Santissima Trinità 6
Cavallino Treporti (VE)
Telefono: 041 5301773
Oltre 83.000 presenze, il 20% delle quali estere, provenienti da 132 Paesi, che riportano la manifestazione milanese ai livelli del 2019. Molto apprezzato da espositori e operatori il nuovo concept espositivo che riflette la logica della Distribuzione Organizzata, con le tre macroaree “Fresco”, “Largo consumo confezionato” e “Surgelato-ittico”.
Oltre 150 eventi di elevato standing e grande riscontro sui media
È stato un anno record per l’agroalimentare, che ha visto l’export italiano crescere del +17% nel 2022 sul 2021, superando i 61 miliardi di euro in valore. In questo scenario di grande attesa per le prossime evoluzioni, gli occhi di tutti i professionisti internazionali erano puntati su Milano dove, dall’8 all’11 maggio, Tuttofood 2023 ha catalizzato gli operatori nazionali ed esteri del comparto, confermandosi la manifestazione di riferimento in Italia per l’eccellenza e l’innovazione sostenibile in tutta la filiera.
Si è chiusa una delle edizioni più partecipate dalla nascita di Tuttofood (Milano Rho, 8-11 maggio), con oltre 83.000 presenze di visitatori professionali, il 20% dei quali internazionali, da 132 Paesi. Le delegazioni più numerose sono arrivate, nell’ordine, da Spagna, USA, Francia, Svizzera, Germania, Olanda, Cina, Romania, Polonia, Regno Unito, ma erano presenti delegazioni anche da tutti e 5 i continenti: dal Vietnam al Canada, dalle Isole Faroe al Paraguay al Kazakistan. In quattro giorni di intensi scambi, con migliaia gli incontri di affari organizzati grazie alla piattaforma di matching tra i brand e i buyer selezionati, anche con la collaborazione di ITA/ICE Agenzia. Numerosi anche i giornalisti ed influencer dei media italiani ed esteri, sia tradizionali sia innovativi.
Molto apprezzato tanto dagli espositori quanto dagli operatori il nuovo concept espositivo: le macroaree che riunivano per affinità di filiera i settori verticali, rispecchiando la logica della distribuzione — Fresco, Largo consumo confezionato e Surgelato-ittico — hanno reso più semplice ed efficace l’esperienza per visitatori e buyer, facilitando l’esplorazione e la scoperta di nuovi brand
e nuovi prodotti. Nuovi prodotti che quest’anno sono stati più presenti che mai, con tantissima innovazione in termini di sostenibilità, di packaging e di processo, nuove ricettazioni che anticipano le tendenze e rispondono alle esigenze di consumo in crescita — dal plant-based al ricco in proteine — e di formati ad alto contenuto di servizio che rispondono alla richiesta di praticità degli stili di vita attuali.
L’innovazione sostenibile è stata celebrata anche dalla seconda edizione del Better Future Award, in collaborazione con GDOWEEK e MARKUP, che ha visto oltre 50 candidature. Diversi quest’anno gli ex aequo tra i premiati, a conferma dell’elevata qualità complessiva dei prodotti presentati.
L’appuntamento con la decima edizione di Tuttofood è a fieramilano dal 5 all’8 maggio 2025
>> Link: www.tuttofood.it @TuttoFoodMilano
La collaborazione con Filiera Agricola Italiana e Lidl Italia, finalizzata alla creazione di un’inedita linea di prodotti con il sigillo “FDAI – Firmato Dagli Agricoltori Italiani”, si caratterizza per l’utilizzo di materie di prime scelte, 100% italiane e tracciabili, che si distinguono per gli elevati standard di etica e trasparenza lungo tutta la filiera. I valori fondanti di questo progetto sono: rispetto della vocazione agricola dell’Italia, tracciabilità ed equa distribuzione del valore lungo tutta la catena di produzione. Il progetto ha trovato il favore dei consumatori fin dall’inizio e i prodotti FDAI sono stati inseriti stabilmente nell’assortimento dei punti vendita Lidl. Sono ben oltre 40 gli articoli FDAI presenti oggi in assortimento continuativo e promozionale, come olio evo, farina di grano italiano, miele di castagno, pasta in vari formati, sugo di pomodoro e diversi tipi di verdure surgelate e, nella cornice di Tuttofood, Lidl Italia ha annunciato il lancio del progetto del Riso Arborio “Amico dei pesci”. Questo prodotto viene coltivato nelle risaie del Ferrarese con una particolare attenzione alla salubrità dell’ambiente. Vengono infatti introdotti nelle acque delle risaie seminate gli avannotti, piccoli di pesci d’acqua dolce che, crescendo, si nutrono di larve di insetti potenzialmente nocivi alla coltura. La loro presenza contribuisce a sviluppare l’ecosistema ideale per la coltivazione del riso e a preservare le biodiversità tipiche delle risaie. «La collaborazione con Filiera Agricola Italiana è per noi estremamente importante, perché ci permette di concretizzare il nostro impegno nel rendere l’assortimento dei nostri punti vendita più responsabile» ha commentato Alessia Bonifazi, responsabile comunicazione & CSR di Lidl Italia.
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di Rosanna Floris, Gabriele Sanna, Sonia Murgia, Jacopo Culurgioni, Riccardo Diciotti, Francesco Chessa, Carlo Piga, Myriam Fiori, Francesco Sanna e Nicola Fois
Introduzione
I pesci appartenenti alla famiglia dei Mugilidae noti con il nome generico di muggini comprendono un gran numero di specie, alcune ubiquitarie nelle coste del pianeta1 . Tra quelle più rappresentative nel bacino del Mediterraneo troviamo Mugil cephalus (LINNAEUS, 1758), Chelon ramada (RISSO, 1827), Che-
lon auratus (RISSO, 1810), Chelon labrosus (R ISSO , 1827) e Chelon saliens (R ISSO , 1810) 2 . Il cefalo M. cephalus rappresenta circa il 50% della produzione mondiale di muggini1 ed è conosciuto poiché le sue uova vengono processate per ottenere un prodotto di alto valore nel mercato alimentare, chiamato con differenti nomi a seconda della
zona di provenienza: avgotaracho (Grecia), karasumi (Giappone) e bottarga (Italia)3,4 . In Italia la pesca dei muggini rappresenta un’importante attività produttiva delle lagune costiere dove viene praticato l’allevamento tramite sistemi estensivi: questi non richiedono particolari interventi in quanto basati su dinamiche e cicli naturali5,6. Le produzioni annuali medie di mugilidi in Sardegna,registrate nel periodo 2006-2021, sono risultate pari a 347 tonnellate (circa il 61,5% della produzione totale di pesce selvatico in Sardegna, fonte: Agris). Esse sono basate interamente sulla naturale disponibilità di giovanili, per cui non possono competere con l’allevamento intensivo di altre specie fondato sull’approvvigionamento di novellame da produzioni controllate.
I muggini hanno abitudini alimentari sia onnivore che erbivore7 e attualmente, in allevamento, vengono considerati adatti a ricevere un’alimentazione alternativa e “cost effective” costituita da parti animali, scarti di produzione e frazioni vegetali, contribuendo in questo modo alla realizzazione dei principi base della acquacoltura, quali la sostenibilità e la compatibilità ambientale8,9,10 .
I pesci appartenenti alla famiglia dei Mugilidae noti con il nome generico di muggini comprendono un gran numero di specie.
Gli studi portati avanti fino ad oggi dal Servizio ricerca per i prodotti ittici dell’AGRIS Sardegna, l’Agenzia di Ricerca in Agricoltura della Regione Sardegna, hanno permesso di studiare queste specie ittiche dal punto di vista chimico e microbiologico sia per conoscere le qualità nutrizionali del pesce che per monitorare l’ambiente acquatico in cui esse vivono. Lo scopo di questo
articolo è focalizzare l’attenzione sulle interessanti peculiarità dei muggini osservate nei nostri studi, contribuendo a promuoverne l’impiego in acquacoltura in un’ottica di sostenibilità ambientale. Orientare sia il pescatore/allevatore che il consumatore verso specie ittiche spesso trascurate perché considerate “povere” è uno dei modi più efficaci per salvaguardare le specie più ricercate difendendo la biodiversità delle nostre acque.
Materiali e metodi
Campionamento e area di studio
Un campione di 42 muggini appartenenti a diverse specie sono stati prelevati dal pescato locale della laguna di Santa Giusta (Sardegna centro occidentale) (coordinate WGS84: Lat. 39.879016, Long. 8.552905) in quattro diverse stagioni nel periodo compreso tra settembre 2018 e maggio 2021. I pesci sono stati trasportati nei laboratori di Bonassai dell’Agris Sardegna (SS), dove sono state effettuate le biometrie, l’identificazione tassonomica e le analisi microbiologiche e chimiche. Il muscolo dorsale (10 g) è stato utilizzato per le analisi chimiche mentre il tratto intestinale per quelle microbiologiche.
Analisi chimiche
Contenuto proteico, lipidico e metalli
I filetti dei pesci, previamente conservati a –80 °C, sono stati liofilizzati, macinati e mineralizzati tramite un forno a microonde Mars-5 (CEM). L’analisi delle proteine è stata eseguita con l’analizzatore elementare FP-528 della Leco che si basa sul metodo DUMAS. Il contenuto lipidico è stato determinato con il metodo Soxlet. I metalli Ca, Mg, Na, K, P, S, B, Zn, Cu, Fe, Cr, Ni, Mn, Co, Pb, Cd sono stati determinati in doppio per mezzo di un sistema ottico ICP (Perkin Elmer OPTIMA 7300 DV).
Analisi microbiologiche
Identificazione batteri
Lo studio dei batteri intestinali è stato condotto con metodiche di
sequenziamento del gene ribosomale 16S sia convenzionali che di nuova generazione (NGS)11,12 .
Attività biorimediatrice
Le colture microbiche intestinali dei muggini sono state analizzate per la capacità di produrre composti con proprietà biorimediatrici chiamati biosurfattanti (BS). Queste sostanze sono note per le innumerevoli proprietà benefiche in campo farmaceutico e ambientale e note per la loro biodegradabilità. Possiedono infatti attività antibiotica e fungono da detergenti naturali poiché caratterizzate dalla capacità di legare
metalli pesanti e neutralizzare composti organici quali gli idrocarburi, grazie alla loro attività emulsificante e tensioattiva13. Per l’identificazione delle proprietà biorimediatrici dei batteri intestinali dei muggini sono stati effettuati una serie di test tra i quali il saggio di emulsificazione (E24) e il “drop collapse” che determina la tensioattività 14 .
Attività antibatterica
L’attività antibatterica della microflora intestinale dei muggini è stata studiata per mezzo del metodo standard disk diffusion method (DDM)14 (Kirby Bauer test), come
stabilito dal National Committee for Clinical Laboratory Standards (NCCLS 2000)14. Sono stati utilizzati dei ceppi “target”di confronto rappresentati da batteri patogeni marini quali Pseudomonas aeruginosa, Staphylococcus aureus, Klebsiella
pneumoniae, Proteus mirabilis, Aeromonas hydrophila
Analisi statistiche È stato utilizzato il test ANOVA (software R, vers. 3.4.1) per confrontare il contenuto in grasso,
proteina e in metalli in tracce nei diversi muggini.
Risultati
Gli studi condotti hanno permesso di identificare 5 specie differenti di muggini nella laguna di Santa Giusta:
Mugil cephalus, Chelon ramada, Chelon labrosus, Chelon saliens, Chelon auratus.
Analisi chimiche
La Tabella 1 mostra i parametri biometrici e il contenuto proteico e lipidico determinati nelle diverse specie di muggini. È possibile osservare una certa variabilità nella loro composizione con una maggiore percentuale di grasso nelle specie C. saliens e M. cephalus, e un contenuto proteico superiore nella specie C. auratus. La Tabella 2 evidenzia una variabilità nel contenuto minerale dei filetti di muggine. Infatti K e Fe risultano maggiori in C. ramada e C. auratus in primavera (p<0,05) mentre la concentrazione di Cu aumenta mediamente in tutte le specie in estate. Il Pb è stato trovato solo in
due campioni di C. auratus pescati in primavera (0,02 mg kg-1±sd 0,11) ma al di sotto dei valori stabiliti per legge (0,30 mg kg-1 peso fresco) dall’International Standard Guidelines (UE 1881/2006 e emendamenti) mentre il Cd è stato quantificato a bassi livelli (0,01 mg kg-1) sempre al di sotto dei valori fissati dalle linee guida internazionali (0,10 mg kg-1) soltanto in un pesce pescato in estate e appartenente alla specie M. cephalus.
Analisi microbiologiche
Identificazione batteri
La Figura 1 mostra alcune specie batteriche coltivabili identifi cate nell’intestino dei muggini con metodiche convenzionali, mentre la Figura 2 rappresenta le famiglie batteriche identificate con tecniche di metagenetica. È possibile osservare una grande variabilità microbica tra le diverse specie ittiche durante i diversi periodi di campionamento.
Proprietà biorimediatrici
Nella Figura 3 sono rappresentate le capacità emulsificanti e tensioattive dei batteri intestinali dei muggini, studiate per mezzo di saggi di laboratorio.
Attività antibatterica
L’attività antibatterica del microbiota intestinale dei muggini nei confronti di patogeni marini
è mostrata in Figura 4. In alcuni casi le attività inibitorie osservate raggiungevano valori simili o uguali a quelli ottenuti usando l’antibiotico gentamicina.
Conclusioni
I muggini rappresentano una risorsa ittica la cui valenza commerciale varia nelle diverse parti del mondo. Sono particolarmente richiesti in alcuni paesi come la Tunisia, l’Egitto e Taiwan, mentre sono poco apprezzati in paesi come la Spagna, la Francia e l’Australia a causa del sapore non sempre gradevole delle carni; questo è infatti determinato
Tabella 1 – Tassonomia, parametri biometrici e composizione chimica dei muggini (media e deviazione standard)
Tabella 2 – Contenuto minerale dei filetti delle diverse specie di muggini (media±deviazione standard) espressi
* = g/kg
dall’ambiente acquatico in cui vivono, rappresentato spesso da porti e zone fangose15. Esiste comunque un interesse crescente verso queste specie ittiche durante la stagione di riproduzione, anche nei paesi in cui i muggini non sono tanto apprezzati.
Questo valore economico dipende principalmente dalla ricercatezza delle sacche ovariche, che vengono esportate in tutto il mondo e processate per la produzione della bottarga, specialità molto richiesta nel mercato a livello locale, nazionale e internazionale16. Lo studio presentato in questo articolo aggiunge delle informazioni sulle qualità nutrizionali dei muggini come fonte di aminoacidi, acidi grassi e nutrienti minerali essenziali. Inoltre, evidenzia un altro importante dato che riguarda la ca-
pacità naturale intrinseca di queste specie ittiche di preservare l’ambiente acquatico grazie alla presenza di un microbiota intestinale capace di produrre sostanze bioattive con proprietà biorimediatrici e antibatteriche contro patogeni marini, un prerequisito per una acquacoltura sostenibile.
Rosanna Floris
Gabriele Sanna
Sonia Murgia
Jacopo Culurgioni
Riccardo Diciotti
Francesco Chessa
Carlo Piga
Myriam Fiori
Francesco Sanna
e Nicola Fois
AGRIS Sardegna Localalià Bonassai SS 291 km 18,600 – 07100 SS
1. C ROSETTI D. (2016), Biology, Ecology and Culture of Grey Mullet (Mugilidae), 1st ed.; CRC Press Taylor & Francis Group: Boca Raton, FL, USA; 42–127 pp.
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3. CAREDDA M., ADDIS M., PES M., FOIS N., SANNA G., PIREDDA G., SANNA G. (2018), Physico-chemical, colorimetric, rheological parameters and chemometric
discrimination of the origin of “Mugil cephalus“ roes during the manufacturing process of Bottarga, Food Res. Int., 108, 128-135, doi.org/10.1016/j.fogres.2018.03.039
4. ROSA A., NIEDDU M, MASALA C. MARINCOLA F. C., PORCEDDA S., PIRAS A. (2020), Waste salt from the manufacturing process of mullet bottarga as source of oil with nutritional and nutraceutical properties, J. Sci. Food Agric.; 100: 5363–5372.
5. VALLAINC D., CONCU D., GIMENEZ G., PAPIOL G.G., LOI B., LEGGIERI F., BRUNDU G., CHINDRIS A., SANNA G., FOIS N., ANTOGNARELLI F., ROSSINI P. (2021), Producing flat-head grey mullet Mugil cephalus (Linnaeus, 1758) fries in captivity from sexually mature adults collected in Sardinian lagoons , Aquaculture Reports, 21, 100844, 10.1016/j. aqrep.2021.100844
6. PELLIZZATO M. (2011), Classic and modern valliculture, in CATAUDELLA S., SPAGNOLO M. (Eds.), The State of Italian Marine Fisheries and Aquaculture, Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (MIPAAF), 237–238 pp.
7. KOVEN W., GISBERT E., MEIRIASHKENAZI I, NIXON O., ISRAELI D., TANDLER A., SORIA H.N., SOLOVYEV M., ROSENFELD H. (2020), The effect of weaning diet type on grey mullet (Mugil cephalus) juvenile performance during the trophic shift from carnivory to omnivory, Aquaculture, 518, 734848.
8. C ATAUDELLA S., T ANCIONI L., C ANNAS A. (2001), L’acquacoltura estensiva , in Acquacoltura Responsabile verso le Produzioni Acquatiche del terzo Millennio, CATAUDELLA S., BRONZI P. (eds.), Unimar-Uniprom; 283–306 pp.
9. FAO (2011), Review of the state of world marine fishery resources, FAO Fisheries and Aquaculture Technical Paper n. 569, 336 pp.
10. B OYD C.E., D’A BRAMO L.R., GLENCROSS B.D., HUYBEN D.C., JUAREZ L.M., LOCKWOOD G.S.,
MCNEVIN A.A., TACON A.G.J., T ELETCHEA F., T OMASSO J.R. Junior, 2020, Achieving sustainable aquaculture: Historical and current perspectives and future needs and challenges, J. World Aquacult. Soc., 51, 578–633.
11. FLORIS R., SANNA G., SATTA C., PIGA C., SANNA F., LUGLIÈ A., FOIS N. (2021), Intestinal Microbial Ecology and Fillet Metal Chemistry of Wild Grey Mullets Reflect the Variability of the Aquatic Environment in a Western Mediterranean Coastal Lagoon (Santa Giusta, Sardegna), Water, 13, 879.
12. F LORIS R., S ANNA G., M URGIA S., BATTAGLIA G., DE PASCALE F., VEZZI A., FOIS N. (2022), A metagenetic study on intestinal microbial communities of grey mullets from a Mediterranean coastal lagoon (Santa Giusta, Sardegna), XXVI Congresso AIOL Associazione Italiana di Oceanologia e Limnologia, 27 giugno – 1o luglio 2022.
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14. FLORIS R., SANNA G., MURA L., F IORI M., C ULURGIONI J., D ICIOTTI R., RIZZO C., LO GIUDICE A., LAGANÀ P., FOIS N. (2021), Isolation and Identification of Bacteria with Surface and Antibacterial Activity from the Gut of Mediterranean Grey Mullets, Microorganisms, 9, 2555, doi.org/10.3390/microorganisms9122555
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16. BLEDSOE G.E., BLEDSOE C.D., RASCO B. (2003), Caviars and fish roe products, Crit. Rev. Food Sci. Nutr. 43: 317–356, dx.doi. org/ 10.1080/10408690390826545
La sostenibilità ambientale e la gestione responsabile delle risorse naturali sono diventate sempre più importanti nell’attuale contesto economico globale. La Blue Economy sta emergendo come un settore cruciale per la gestione e lo sviluppo sostenibile delle risorse del mare. Le aziende ittiche sono tra le principali attività
economiche che rientrano in questo settore, e la tracciabilità alimentare è diventata un tema centrale per garantire la sicurezza alimentare e la sostenibilità delle filiere di produzione. Nella Blue Economy la ricerca scientifica e tecnologica lavorano insieme per migliorare la qualità dei prodotti e ridurre l’impatto
ambientale dei processi produttivi. In questo contesto, ZUFFELLATO TECHNOLOGIES ha sviluppato Track Ittico, una soluzione software ERP progettata per le aziende di allevamento ittico che garantisce la tracciabilità alimentare e la rintracciabilità dei prodotti ittici, dalla produzione alla distribuzione.
La soluzione Track Ittico permette ai produttori ittici di monitorare l’intera catena di produzione, dalla produzione all’imballaggio, alla distribuzione e alla vendita, fornendo informazioni dettagliate sulla provenienza, la qualità e la freschezza dei prodotti Track Ittico rappresenta un importante contributo alla Blue Economy , poiché consente alle aziende di allevamento ittico di adottare pratiche di gestione sostenibile e di garantire la sicurezza alimentare, il rispetto delle normative in materia di sicurezza alimentare e la tracciabilità dei prodotti ittici. Questo aiuta a mantenere la fiducia dei consumatori nei prodotti ittici e a garantire la sostenibilità della filiera di produzione. Progettato con la collaborazione di diverse aziende ittiche, l’obiettivo di Track Ittico è quello di creare un sistema capace di rispondere alle importanti esigenze dell’allevamento ittico.
La soluzione software di Zuffellato Technologies ha fatto propria la mission di aiutare il mondo dell’acquacoltura, con processi che puntino alla sostenibilità.
L’impegno di Zuffellato Technologies nel settore della tracciabilità alimentare Track Ittico è la soluzione software progettata da Zuffellato Technologies, azienda operante in ambito ICT dal 1975 con un know-how ad alta specializzazione per la realizzazione di soluzioni integrate su misura. Zuffellato Technologies ricerca, progetta e sviluppa soluzioni che si adattano alle metodologie operative delle aziende, aiutandole a crescere sul mercato.
È il 2001 l’anno che segna l’inizio dell’interesse di Zuffellato Technologies verso la tracciabilità e rintracciabilità alimentare, diventato oggi il core business dell’azienda con la suite Track.
Quattro soluzioni verticali di cui Track Ittico è il fiore all’occhiello.
Come il software ERP supporta la gestione degli allevamenti ittici Track Ittico permette di avere sotto controllo tutti i processi di lavoro dell’acquacoltura: dall’allevamento alla lavorazione, dal confezionamento alla distribuzione GDO/HO.RE.CA., nel pieno rispetto dei protocolli di
qualità. Il software ERP può essere utilizzato per monitorare la qualità dell’acqua, i processi produttivi (come l’approvvigionamento di cibo e la quantità di nutrimento), la gestione e movimentazione degli stock di pesci, la gestione delle attrezzature e il monitoraggio della salute dei pesci.
Costituisce un valido aiuto per gestire l’intero processo di vendita, dalla preparazione degli ordini alla fatturazione e alla gestione delle consegne.
Inoltre, il software ERP può essere utilizzato per monitorare le quantità di pesci venduti e la relativa fatturazione, contribuendo a garantire la corretta gestione della contabilità aziendale.
La soluzione sviluppata da Zuffellato Technologies consente inoltre di gestire:
1. le tipologie di pesci: creando categorie di interesse a seconda della specie allevata o dello stadio di vita. Ogni tipologia ittica è gestita come uno specifico lotto.
Lotto che rimarrà lo stesso per tutta la durata di vita, a meno che la massa non venga mescolata con
altre. Il nuovo numero di lotto tiene conto del precedente, creando uno storico sempre consultabile. A seconda della tipologia codificata, il software registra le nascite assegnando al nuovo gruppo nati un numero di lotto;
2. l’anagrafica e le vasche: l’elenco delle vasche presenti in azienda, la planimetria, la capacità massima, la temperatura e quali tipologie di pesce sono presenti in vasca al momento dell’interrogazione. Ogni dato relativo alle vasche è disponibile nell’interfaccia di Track Ittico in tempo reale;
3. gli spostamenti: durante il ciclo di vita si tracciano gli spostamenti nelle vasche diverse da quella di partenza, si registra la movimentazione e il calcolo delle masse, come anche le somministrazioni di cibo, di medicinali e gli eventuali decessi;
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somministrazione di mangimi e medicinali è collegata alle scorte del magazzino, che può essere gestito quindi con semplicità e riducendo gli errori.
Tutte le informazioni e i dati che è possibile interrogare con Track Ittico sono esportabili. Inoltre, uno specifico algoritmo fornisce un previsionale di crescita, un valido aiuto per la valutazione del proprio budget e di eventuali investimenti.
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prodotto high-tech: i moderni materiali termoretraibili sono infatti estremamente sottili e composti da diversi strati che conferiscono all’imballaggio le sue speciali proprietà. L’imballaggio termoretraibi-
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Nel portafoglio del Gruppo austriaco adapa, il sacco termoretraibile è un importante pilastro strategico, di grande attualità grazie al suo enorme potenziale di risparmio di risorse. Una ragione sufficiente per adapa per espandere ulteriormente le proprie capacità di produzione con forti investimenti. In foto, il nuovo stabilimento di Kempten, in Germania, produce sacchi termoretraibili perfettamente adattati alle esigenze dei clienti.
In alto: la produzione di materiali termoretraibili è un processo molto impegnativo. Si inizia con l’accurata selezione delle materie prime e si prosegue con l’estrusione, la finitura e la produzione di sacchi: tutte fasi del processo svolte internamente da adapa. In basso: grazie ai suoi circa 40 anni di esperienza, lo specialista dell'imballaggio flessibile fornisce soluzioni di termoprotezione perfette, con film di tutti i tipi, le forme e gli spessori.
I sacchi termoretraibili sono utilizzati anche per la stagionatura di alcuni prodotti e, dal punto di vista estetico, la confezione termoretraibile è “onesta”: presenta cioè il contenuto in modo chiaramente visibile e tangibile da tutti i lati. Inoltre, la sua buona stampabilità offre diverse possibilità per una presentazione accattivante del marchio, sia al banco che sugli scaffali self-service nella Grande Distribuzione.
Aumento dell’automazione, modifica dei requisiti
Le sequenze del processo di confezionamento dei sacchi termoretraibili sono oggi ampiamente automatizzate. I sacchi vengono aperti nelle macchine, riempiti col prodotto, messi sottovuoto, sigillati e infine ristretti. La tecnologia robotica è sempre più impiegata per il riempimento delle buste. Questo elevato grado di automazione ha aumentato in modo massiccio il tasso (confezioni/minuto) di ciascun ciclo e, negli ultimi anni, ha consentito di raddoppiare la velocità di confezionamento. L’alta velocità, unita a cicli più brevi, lascia meno tempo per la sigillatura, quindi i materiali sono stati adattati a finestre di lavorazione sempre più limitate. Inoltre, per questi processi di confezionamento altamente automatizzati, i sacchi termoretraibili richiedono un’adeguata resistenza meccanica e giunture particolarmente solide, poiché sono esposte a carichi elevati nel processo di riempimento. In generale, il grado di automazione e, quindi, la velocità di confezionamento dipendono fortemente dal prodotto da riempire: mentre i prodotti uniformi e solidi possono essere confezionati in modo relativamente automatico, ciò non è sempre possibile, e non lo è nella stessa misura, per i prodotti morbidi con dimensioni variabili, come la carne fresca.
Sorprendentemente sostenibile grazie al risparmio di materiale Nello spirito della conservazione delle risorse e della difesa del clima, adapa si impegna, con il suo intero portafoglio di soluzioni di imballaggio flessibili, a combinare
le migliori prestazioni di imballaggio e l’utilizzo di quantità minime di materiale. Nel segmento dei sacchi termoretraibili questo risultato è stato raggiunto grazie a molti anni di lavoro di sviluppo, che ha portato a realizzare film sempre più sottili, i quali hanno reso questo tipo di imballaggio una soluzione estremamente sostenibile. I sacchi termoretraibili uniscono una protezione affidabile del prodotto — che contrasta al contempo lo spreco di cibo — e un utilizzo minimo di materiale.
Prestazioni di sviluppo premiate – VACUshrink(re) MEX 55, progettato per il riciclo Nell’ambito dell’impegno del settore a sviluppare soluzioni più sostenibili, il classico sacco termoretraibile può sfruttare appieno le sue vantaggiose proprietà. Nella sua iniziativa di ristrutturazione aziendale, il Gruppo adapa collabora con i propri clienti per promuovere la sostituzione degli imballaggi convenzionali con alternative più sostenibili. Un esem-
I sacchi termoretraibili di adapa combinano una protezione affidabile del prodotto – che contrasta al contempo lo spreco di cibo – con un utilizzo minimo di materiale.
pio lampante è il VACUshrink(re)
MEX 55: il sacco termoretraibile ad alta barriera che non richiede alcuna polimerizzazione. È privo di strati di PA o barriere PVDC ed è certificato come riciclabile. Il sacco in PE è certificato come riciclabile e può essere facilmente lavorato con attrezzature convenzionali. Per questo, il VACUshrink(re) MEX 55 ha ricevuto l’ambito WorldStar Award 2023 nella categoria Materiali e componenti per l’imballaggio. Ha inoltre vinto il German Packaging Award 2022 nella categoria Sostenibilità e il PackTheFuture Award 2023 nella categoria Design per il riciclo.
Recentemente, è stato inserito nella lista dei candidati all’Environmental Packaging Award
Sacchi termoretraibili in tutte le varianti immaginabili e ora con capacità maggiori I materiali termoretraibili del Gruppo adapa sono disponibili sia come sacchi preconfezionati che come film piatti. Per i sacchi termoretraibili sono disponibili diverse forme di giunzione, ad esempio sul fondo o laterali e in diversi design, oltre a configurazioni speciali. I sacchi termoretraibili, forniti sfusi, impilati, nastrati o in rotoli perforati, possono
adapa Group, con sede a Wiener Neudorf, in Austria, è specializzato in soluzioni di imballaggio innovative, di alta qualità e personalizzate ad alta barriera per i settori alimentare, del tabacco, dell’igiene e farmaceutico. Con la sua catena del valore integrata che va dall’approvvigionamento delle materie prime, all’estrusione, alla stampa e alla trasformazione, l’azienda, nata come SCHUR FLEXIBLES nel 2012 e rinominata nel 2022, genera un fatturato annuo di circa 700 milioni di euro, che la rende una delle aziende leader del settore in Europa. adapa impiega circa 2.200 persone in 22 siti in tutta Europa, che sono centri di eccellenza altamente specializzati e godono dello status di leader tecnologico nel loro settore. La sostenibilità è al centro delle attività dell’azienda.
>> Link: www.adapa-group.com
essere lavorati in modo ottimale su tutte le comuni macchine confezionatrici, in quanto presentano eccellenti proprietà meccaniche e un’ottima saldabilità. Questa soluzione di imballaggio, collaudata ma molto moderna, ha davanti a sé un grande futuro, grazie all’ottima protezione del prodotto che garantisce e al risparmio di risorse che determina. Questo ha motivato il Gruppo a effettuare investimenti sostanziali in due sedi: innanzitutto, è stato effettuato un significativo aggiornamento del centro di eccellenza adapa per i materiali termoretraibili a Kempten, nel sud della Germania, che consente di aumentare la capacità produttiva; inoltre, il sito di UK St Helens Limited, nel nord dell’Inghilterra, è in fase di ampliamento per includere due linee di produzione di sacchi termoretraibili all’avanguardia, destinate ad offrire ai clienti britannici una disponibilità ancora più rapida e il miglior servizio locale. Il primo impianto è già in funzione, mentre il secondo dovrebbe diventare operativo a fine maggio. adapa continuerà quindi a garantire ai propri clienti la fornitura di soluzioni di imballaggio moderne e di alta qualità.
Frodi alimentare, contraffazione e violazioni del sistema di tracciabilità dei prodotti hanno un peso enorme sull’economia pubblica, ledono gli interessi di produttori, aziende e consumatori, e mettono a rischio la salute collettiva. Lo afferma la Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), intervenuta lo scorso fine maggio al convegno “Food Security: strategia difensiva e tutela della tracciabilità nella filiera agroalimentare” organizzato a Milano. «Tra le varie condotte fraudolente, particolare attenzione va prestata al crescente fenomeno delle contraffazioni di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari, purtroppo sempre più frequenti nel nostro Paese» spiega l’avvocato Antonio Bana, responsabile SIMA Lombardia. «Illeciti che non solo danneggiano economicamente il made in Italy e migliaia di aziende del settore, ma rappresentano anche un inganno per i consumatori, alterandone le scelte e i consumi. È necessario rafforzare sempre di più l’attività investigativa, che oggi più che mai deve viaggiare su diversi livelli di efficienza, attraverso una forte individuazione della merce falsa da porre sotto sequestro e delle filiere illecite da un punto di vista organizzativo e strutturale, individuando i canali di finanziamento e riciclaggio e di reinvestimento dei prodotti derivanti dalle condotte criminose, nonché studiando un adeguato recupero e tassazione dei proventi illeciti. Una filiera garantita, infatti, è la migliore protezione contro la contraffazione, e in tal senso una novità estremamente importante è la recente approvazione al Parlamento europeo del nuovo regolamento UE che prevede l’obbligo di indicare sull’etichetta di qualsiasi prodotto DOP e IGP il nome del produttore e l’origine della materia prima principale, anche beneficiando di protezione ex officio on-line» (fonte: SIMA – Società Italiana di Medicina Ambientale).